is there a cure for boredom?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    162
    Reputation
    +433

    Status
    Anonymes!
    «Tom Montgomery, stampa. England's Journal of Mediwizardry Un cazzo di settimanale. La strega seduta al tavolo, all'ingresso della Sala Conferenze, gli porse il suo badge, che Tom appuntò sul taschino della camicia azzurra. Era così tipicamente da Mitchum, cazzo. Mentre si guardava attorno, vagamente disgustato dalla calvizie incipiente e dai pantaloni color cachi e mocassini degli altri colleghi giornalisti, Thomas malediceva con crescente insistenza prima se stesso, per essersi rivolto a suo padre, e poi quest'ultimo, per non aver perso l'occasione di umiliarlo come suo solito. Okay, forse umiliazione poteva essere un termine un po' troppo forte. Dopotutto c'era un buffet, al lato della sala, che aveva già attirato le fameliche attenzioni dei vari medici, studenti e padri di famiglia di mezza età tutti inspiegabilmente indossanti la stessa montatura di occhiali. Forse esiste una sorta di contratto che firmi nel momento in cui entri nella paternità che ti obbliga a passare tutti i mercoledì mattina ad ascoltare tediosi convegni, indossando golfini e polo e sorseggiando caffè istantaneo, chiacchierando con una certa dose di qualunquismo di questioni politiche di cui evidentemente non sai molto se non qualche nozione assorbita passivamente o intravisto, sbirciando il giornale che tua moglie stava leggendo mentre facevate colazione, prima di uscire per recarti al suddetto convegno. Si intuiva, che non gli andasse proprio per niente trovarsi lì?
    La questione era ovviamente più complicata di così: non erano semplici noia e disinteresse a spingere Thomas alla repulsione e all'insofferenza. Era la consapevolezza che quelle esatte sensazioni erano state sapientemente previste da suo padre, e che non potesse sottrarvisi. Un patto era un patto, e Tom non si trovava in una posizione in cui gli fosse possibile venire meno alla parola data al padre; non perché non ne fosse capace – nessuno al mondo era capace di deludere Mitchum Montgomery come il suo primo ed unico figlio ed erede – ma perché non gli conveniva, in quel particolare periodo. Ovviamente, il padre non era a conoscenza dei piccoli e sconvenienti problemini con la legge che il giovane di casa Montgomery aveva avuto modo di crearsi durante il suo lungo quanto intenso soggiorno negli Stati Uniti, e Tom si sarebbe assicurato che le cose rimanessero così ancora per un po'. Ma prevenire era meglio che curare, e preferiva, pur riconoscendo quando sospettoso quel suo comportamento dovesse apparire al padre, ingraziarselo per quanto possibile, giusto in caso venisse fuori che, per caso, si era ritrovato coinvolto in un sequestro e omicidio di persona – babbana, per la precisione. Soltanto l'idea, soltanto pronunciare mentalmente quelle parole, gli causavano nausea e un certo senso di panico. Ma doveva rimanere calmo, continuare la sua vita come sempre, e soprattutto per nessun motivo al mondo poteva permettersi di contrariare il padre, una fonte di protezione preziosa e indispensabile. Ora non ti fa poi così schifo essere un Montgomery, vero? E così aveva fatto l'impensabile: aveva bussato alla porta dello studio del pater familias, e aveva calpestato ufficialmente la propria dignità, rinunciando per sempre alla propria capacità di guardarsi allo specchio da quel momento in poi, e accettando di strisciare. Era uno dei numerosi prezzi che Tom stava pagando per gli errori commessi, ma quel tirocinio, ottenuto non senza dover insistere per convincere il padre che ci si sarebbe applicato con la giusta serietà, aveva rapidamente scalato la vetta, raggiungendo il podio dei peggiori.
    La sala conferenze, con il pavimento rivestito da moquette rossa e polverosa e le pareti grigie, conferiva a quella deprimente mattinata dal sapore di sottomissione e naftalina. Non si aspettava che il padre gli affidasse articoli rilevanti, o lo assegnasse ad una redazione rispettabile come quella della Gazzetta. Riconosceva che esistesse una certa gerarchia, in un ambito come quello del giornalismo, e qualche parte remota di lui riusciva ad essere riconoscente al padre per non avergli fatto fare la figura del raccomandato, scavalcando coloro che per raggiungere una certa posizione avevano lavorato sodo. E almeno non era una rivista. Tuttavia non riuscì a rintracciare dentro di sé quella stessa riconoscenza mentre prendeva posto nella penultima fila, dedicata ai giornalisti e indicatagli da una delle hostess, in attesa che il congresso “Dittamo: miracolo o maledizione?” cominciasse. Com'era ovvio, non era venuto particolarmente preparato. Era consapevole del fatto che il padre non si sarebbe preoccupato di rileggere ciò che avrebbe scritto prima di pubblicarlo, ma che avrebbe delegato il compito a qualche altro tirocinante, troppo viscido per contrastare il figlio del proprio capo; l'England's Journal era un settimanale di Medimagia che ormai era caduto praticamente nell'oblio. Soltanto pensionati e casalinghe ipocondriache incapaci di revocare il proprio abbonamento rimanevano tra i lettori del giornale, per cui a Tom toccava farsi la sua gavetta, scribacchiare un paio di stronzate, e starsi zitto e buono, senza fare capricci. Prima o poi quella storia sarebbe finita, e mentre le luci si spegnevano e un medico stempiato e identico a tutti gli altri medici lì presenti saliva sul palco, Tom si chiese quando.
    tumblr_inline_nxme8cxxBB1to4gd2_250

    Si mise comodo, sfoderò penna e taccuino dalla borsa, e lasciò, noncurante, che questi volteggiassero sulla sua testa per qualche istante. Ovviamente, non si sarebbe messo a prendere davvero appunti. Per fare scena avrebbe lasciato il lavoro sporco alla penna incantata, così da trascrivere citazioni interessanti qui e lì, e magari avrebbe chiesto a qualche giovane studentessa di medicina di passargli i propri appunti così da avere un sommario degli argomenti trattati che gli facesse da guida per la stesura dell'articolo. Un gioco da ragazzi.

    «Wow. Hai preso un sacco di appunti. Fammi indovinare: scrivi per Il Cavillo a giudicare dall'inconfondibile prolissità» Con una certa spavalderia, mentre si versava del caffè, Tom buttò uno sguardo agli appunti di una ragazza mora, accanto al tavolo del buffet, durante l'intervallo di metà mattinata. Fu soltanto quando la guardò in viso che la riconobbe. «Ma... Eris, giusto? Eris MacBride! Ma certo! Uscivi con Nate!» Fece, con la sua solita totale assenza di tatto. Tom la conosceva soltanto di vista, grazie ad un breve ma intenso periodo di frequentazione della mora con l'amico. Non avevano mai avuto modo di parlare, e fu sorpreso, in effetti, di ricordare il nome completo. «Senti, devo chiederti un favore. Convieni con me che l'unica cosa al mondo che possa portarti a sopportare e seguire attivamente un convegno del genere è del puro e semplice sadomasochismo? Non sono riuscito a tenere entrambi gli occhi aperti neanche per cinque minuti di seguito. Ottimo soporifero.» Soffiò sul caffè, ridacchiando. «In onore dei vecchi tempi, Hogwarts, etc etc.. Non è che mi passeresti gli appunti? Aiuta un vecchio compagno di scuola, dài!» Sfoderò il suo sorriso migliore, con aria supplichevole.
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    352
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    bo9zlVS
    « Prego si accomodi signorina MacBride. » Il professore di erbe mediche l'aveva convocata nel suo ufficio con brevissimo preavviso, Eris aveva inizialmente temuto che ci fosse qualche problema con il suo esame, ma aveva subito accantonato quell'idea; si era preparata con impegno per quell'esame e non era assolutamente possibile che l'avesse fallito. « Grazie professore. » Era più che curiosa di scoprire per quale motivo l'avesse mandata a chiamare, ma non voleva mostrarsi troppo ansiosa. « Innanzitutto devo farle i complimenti per l'esame, il suo, quello del signor Carrow e del signor Marchand sono indubbiamente tra i migliori scritti che mi siano capitati quest'anno.» Tirò un sospiro di sollievo, rincuorata dai complimenti del professore. « Per questo motivo volevo chiederle se le facesse piacere essere la mia assistente. I compiti sono abbastanza semplici per gli assistenti del primo anno, dovrebbe assistere alle conferenze e stilare una relazione a riguardo. Inoltre affiancherà gli assistenti più anziani nella correzione di compiti ed eventuali tesine. » Una proposta che non si aspettava minimamente, ma che in quale modo la gratificava. Aveva sempre lavorato duramente, più che convinta che il duro lavoro era alla base di qualsiasi conquista. Eris non aveva alle spalle una famiglia in grado di supportarla, i suoi genitori appartenevano ad un altro mondo e si erano sempre disinteressati di lei; motivo per cui si era sempre fatta in quattro. « Mi farebbe molto più che piacere. » L'impegno di assistente avrebbe sicuramente occupato quel poco di tempo libero che le rimaneva, da quando era iniziato il college si barcamenava tra lavoro, impegni da senior e studio; spesso arrivava alla sera talmente stanca che crollava sul letto senza nemmeno coricarsi sotto le coperte. « Potrebbe iniziare partecipando a questa conferenza. » Lo vide frugare tra le numerose carte che occupavano la sua scrivania, molto probabilmente alla ricerca di qualcosa legato alla conferenza di cui stava parlando. « Ecco qua, "Dittamo: miracolo o maledizione?". Il suo compito sarà quello di prendere appunti e poi procedere nella stesura di una relazione che verrà distribuita al resto dei tuoi compagni. » Era una prospettiva che la metteva sicuramente in agitazione, era più che conscia delle sue capacità, ma non per questo si credeva infallibile. Era sicuramente un compito impegnativo, ma che avrebbe preso con la massima serietà. Il preavviso era poco, avrebbe dovuto spostare il suo turno in cartoleria, ma fortunatamente la proprietaria l'aveva letteralmente presa sotto la sua ala protettrice e la trattava quasi come una sorella minore a cui badare. « Assolutamente, le farò avere l'elaborato al più presto. » Prese on sé il fascicolo della conferenza e abbandonò l'ufficio del professore emozionata e gratificata. Erbologia medica era sicuramente una delle sue materie preferite, Eris credeva fermamente nei poteri curativi delle piante e sin da bambina ne era affascinata. Sul piccolo balconcino della sua camera cresceva una piccola selezione di erbe officinali, utili per i disturbi più comuni come mal di testa, dolori muscolari e indigestioni. Il dittamo era sicuramente uno dei medicinali più usato nel loro campo, ma una nuova filologia di pensiero stava prendendo piede; un gruppo di medici sosteneva infatti che alcune piante costituivano una valida e più efficace alternativa nel trattamento di molte patologie. Era più che felice che il professore avesse scelto lei per assistere a quella conferenza. Avvisò con un messaggio Margareth, informandola della novità, la donna le risposte con una serie di emoticons; condividendo con lei l'entusiasmo per quella nuova responsabilità. Con un permesso speciale di smaterializzò nella hall del san mungo, il luogo che un giorno sarebbe potuto diventare il suo luogo di lavoro. Per Eris la medimagia era quasi una vocazione, quando si era iscritta il college infatti non aveva avuto alcun dubbio su quale sarebbe stato il suo indirizzo. Prendersi cura degli altri era sempre stata la cosa che sapeva fare meglio, per lei era importante aiutare e rendersi utile. Era un lavoro che richiedeva un grande sacrificio, durante il loro primo giorno il direttore del corso li aveva avvisati che molto probabilmente la loro vita privata sarebbe andata a rotoli; che molto probabilmente la maggior parte di loro sarebbe finita ad aver solamente la compagnia del proprio gatto. Aveva elencato loro tutti gli aspetti negativi di quello che più che un lavoro era una missione di vita, con lo scopo di testare il loro vero interesse nei confronti di quella carriera. Alcuni studenti si erano alzati e aveva fatto dietro front, forse spaventati di fronte a quella prospettiva, ma Eris era rimasta seduta; nemmeno per un minuto aveva preso in considerazione l'idea di mollare tutto e prendere una strada più semplice. « Buongiorno, sono qui per la conferenza sul dittamo. MacBride, studentessa di medimagia. » La segretaria scorse un lungo elenco, alla ricerca del suo cognome, quando lo trovò fece un piccolo segno a penna e le consegnò un pass da tenere al collo. « La conferenza inizierà a breve, aula magna numero 5. » Prese il pass ringraziando e seguì le indicazioni per l'aula che le era stata comunicata. La sala era gremita di gente, molti portavano un immacolato camice bianco, mentre altri un elegante completo giacca e cravatta. Si fece largo tra le persone mentre uomini e donne si stringevano mani e si complimentavano tra di loro per l'operato dell'ultimo anno. Quella sala sembrava fornire un esatto specchietto di ciò che era la medicina; una missione di vita che molto spesso si incrociava con affari che prevedevano un ingente investimento di galeoni. Si sedette a metà sala, cercando il posto ideale per permettere alla sua scarsa statura di non avere ostacoli. Sistemò il suo blocco degli appunti e cercò all'interno della borsa la sua penna a sfera, benché avrebbe potuto incantare una penna e limitarsi ad ascoltare, Eris preferiva un approccio più babbano. In quel modo avrebbe sicuramente potuto dare un taglio più personale alla relazione richiesta dal professore. Le luci in sala si abbassarono leggermente, mentre si accentuarono quelle sul semplice pulpito al centro della stanza; segno che la conferenza stava iniziando. Il medimago che teneva banco era il viceprimario del san mungo, esponeva gli argomenti in maniera chiara concisa. I disinteressati lo avrebbero sicuramente definito soporifero, ma per una studentessa di medimagia appassionata di erbe medicinali era sicuramente avvincente. Quasi di si dispiacque quando il medimago concesse loro una piccola pausa caffè. Avrebbe sicuramente potuto rimanere seduta ed analizzare i suoi appunti, ma le nottate di studio si facevano ancora sentire e solamente un buon caffè avrebbe potuto donarle l'energia giusta per affrontare il resto della conferenza. Era impegnata ad esaminare la piccola pasticceria esposta al buffet quando la sua attenzione venne attirata da un volto conosciuto. « Wow. Hai preso un sacco di appunti. Fammi indovinare: scrivi per Il Cavillo a giudicare dall'inconfondibile prolissità » Lo guardò con un sopracciglio alzato per poi scuotere la testa. « Assolutamente no, io e il giornalismo siamo due mondi molto diversi. » Eris era convinto che il giornalismo era una questione di personalità, non che lei non ne avesse, ma quest'ultima doveva spiccare dagli scritti; essere in grado di avvincere il lettore, spingendolo ad arrivare fino ala fine dell'articolo. Per quanto ciò che scriveva poteva essere corretto dal punto di vista lessicale, mancava di quel quid in più che ci si aspettava da un giornalista o futuro giornalista. « Ma... Eris, giusto? Eris MacBride! Ma certo! Uscivi con Nate! » Si ritrovò nuovamente ad annuire, benché avesse qualche obiezione in merito alle sue uscite con Nate. « Possiamo dire così, anche se in realtà era qualcosa di molto più semplice. » Dopo il loro piccolo chiarimento avvenuto prima di Natale non avevano più avuto modo di parlare, si erano incrociati per il campus, ma erano giusto stati in grado di scambiarsi un semplice cenno di saluto. « Tu invece sei Thomas. » Un'affermazione quella della ragazza perchè certa della sua identità. Lo aveva visto spesso in compagnia di Nate, sin dai tempi di hogwarts, il che faceva pensare che i due fossero legati da un'amicizia. « Senti, devo chiederti un favore. Convieni con me che l'unica cosa al mondo che possa portarti a sopportare e seguire attivamente un convegno del genere è del puro e semplice sadomasochismo? Non sono riuscito a tenere entrambi gli occhi aperti neanche per cinque minuti di seguito. Ottimo soporifero. In onore dei vecchi tempi, Hogwarts, etc etc.. Non è che mi passeresti gli appunti? Aiuta un vecchio compagno di scuola, dài! » Eris arricciò il naso divertita, sapeva che Thomas non era uno studente di medicina perchè non lo aveva mai visto a lezione o durante gli esami, il ché significava che la sua presenza lì fosse una vera e propria tortura che gli era stata inflitta. Non biasimava assolutamente la sua noia palesata, solamente coloro interessati alle erbe mediche potevano apprezzare una conferenza del genere. « Diciamo che più che masochismo per me è puro interesse, a mia discolpa posso dire che sono una studentessa di medicina e se trovassi tutto ciò noioso molto probabilmente dovrei rivalutare le mie scelte accademiche. » Dopotutto erbe mediche era una materia che l'avrebbe accompagnata durante tutto il percorso di studi, non apprezzarla avrebbe significato sottoporsi ad un supplizio del tutto inutile. Allungò il suo blocco verso il ragazzo ma lo tirò indietro non appena cercò di afferrarlo. « Sono disposta a condividere se sarai così gentile da cedermi il caffè fumante che ti sei appena servito. » Dare per avere. La fila che si era formata davanti al dispenser del caffè era così lunga che se Thomas non le avesse ceduto il suo sarebbe sicuramente rimasta senza. « Tu per quale motivo sei qui? A medicina non ti ho mai visto, la tua palese noia indica che non sei un appassionato di erbologia. » Quindi o hai un sacco di tempo da perdere o sei stato praticamente obbligato a partecipare. « Per partecipare ad una conferenza così lunga che no ti interessa devi aver combinato qualcosa di grosso. »
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    162
    Reputation
    +433

    Status
    Anonymes!
    «Assolutamente no, io e il giornalismo siamo due mondi molto diversi» Idem, si ritrovò a pensare Tom. Eppure eccomi qua. Chissà per quale motivo. Ma lo sapeva, il motivo. «Possiamo dire così, anche se in realtà era qualcosa di molto più semplice» Più semplice di uscire? Ouch, un'altra strana situazione alla Nate. «Diciamo che più che masochismo per me è puro interesse, a mia discolpa posso dire che sono una studentessa di medicina e se trovassi tutto ciò noioso molto probabilmente dovrei rivalutare le mie scelte accademiche». Thomas sorrise, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza. Credeva di avere perfettamente in mente il tipo di persona davanti a cui si trovasse: la tipica studentessa modello, che usava la parola “passione” all'interno di un auditorium che puzzava di caffè vecchio e sogni falliti, ad un orario del mattino in cui era decisamente inaccettabile uscire di casa, figurarsi ascoltare una conferenza sul dittamo. «Sono disposta a condividere se sarai così gentile da cedermi il caffè fumante che ti sei appena servito» Lo sguardo di Tom, sorpreso e compiaciuto, sembrò comunicarle un “Davvero? Il prezzo per degli appunti è uno schifoso caffè che sa di cartone?” «Wow, che meraviglia corromperti. Dittamo e caffè scadente... Sei una donna dai semplici bisogni» – fece sorridendo, e porgendole il bicchiere di carta bollente. L'altra faccia della medaglia, però, era che seppur disgustoso a Tom quel caffè serviva, viste le drammatiche circostanze. E non è che non gli fosse venuta in mente l'idea di schiacciarsi un pisolino di cinque minuti, magari nello stanzino adiacente o nel guardaroba, ma sarebbe stato tremendamente poco professionale, persino per uno come lui. «Tu per quale motivo sei qui? A medicina non ti ho mai visto, la tua palese noia i
    tumblr_pl32ts9led1qfhvpzo1_400
    ndica che non sei un appassionato di erbologia. Per partecipare ad una conferenza così lunga che non ti interessa devi avere combinato qualcosa di grosso.»
    «Qualcosa del genere» commentò, lasciando vagare lo sguardo oltre la spalla della ragazza. Picchiettò il badge che portava al collo, stringendo le labbra. «Stampa. Uno come me a medicina non durerebbe più di mezzo semestre, e detto fra noi io stesso sono sorpreso di essere ancora iscritto a Giornalismo. E purtroppo è il triste destino di ogni degno tirocinante di mio padre presiedere a noiose conferenze di cui non potrebbe fregartene meno neanche impegnandotici.» Scrollò le spalle. L'ultima cosa al mondo che si sarebbe aspettato di fare un anno fa, se glielo avessero chiesto, sarebbe stato svolgere un tirocinio per il magazine del padre sulla Medimagia, ma tante cose erano cambiate in quell'ultimo anno. Tantissime. «Ehi, hai da fare dopo? Potrei doverti chiedere un altro favore, ma accetta soltanto se ti va». Il medico dalla calvizie incipiente picchiettò le dita sul microfono un paio di volte, per richiamare l'attenzione e invitare i presenti a riprendere i propri posti. «Mi sto occupando di un articolo che raccolga consigli e suggerimenti di studenti di medicina su come superare i test; la quintessenza della banalità, lo so, ma eseguo solo gli ordini. Se hai qualche minuto, più tardi, magari posso farti qualche domanda. Non posso garantirti del caffè istantaneo in cambio, ma magari un sandwich alla mensa universitaria, altrettanto scadente». «Se potreste riprendere i vostri posti, continuerei con la seconda parte della conferenza, dove il Dottor Patel presenterà un elisir curativo per i peggiori casi di psoriasi, orticaria e scottature da esposizione al sole.» Col il pollice, a sentire quelle parole, mimò il movimento di un coltello premuto contro il collo, roteando gli occhi al cielo. «Va be', magari pensaci su e poi più tardi mi dici se hai voglia. Ci vediamo dopo» Si dileguò con un occhiolino.

    E alla fine l'inevitabile, come volevasi dimostrare, accadde. Col capo ricaduto in avanti e il respiro lento e sommesso, nella penultima fila dell'auditorium Thomas si addormentò, destando l'indignazione dei colleghi seduti lì vicino e provocando qualche occhiata di disapprovazione. Nel frattempo, se non altro, la penna incantata continuava a scribacchiare danzante, sospesa in aria, parole che probabilmente non si sarebbe preso la briga di rileggere. Si risvegliò dal pisolino improvvisato solo quando i primi applausi si sollevarono dalla platea. Aggrottando la fronte e stropicciandosi gli occhi, Thomas tirò su la testa, cogliendo l'occhiata di traverso che la signora alla sua destra gli stava lanciando. «Come se non l'avresti fatto anche tu se avessi potuto, Marge! Dài!» Sbottò lui di risposta. La stanza iniziò a svuotarsi mentre lui rimase seduto, vagamente intorpidito. Eris comparve accanto a lui, e Tom le rivolse una rapida occhiata mentre infilava la giacca e indossava la tracolla. «Allora, cosa hai deciso di fare? Andiamo a pranzo e ti faccio qualche domanda?»
     
    .
2 replies since 21/2/2019, 23:54   137 views
  Share  
.