Mischief managed!

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    Giochiamo a nascondino, dicevano. Ogni volta che James Sirius Potter si offriva di fare da balia al nipote qualche santo cadeva giù dal paradiso. E non cadeva in un posto qualunque, bensì proprio nella Città Santa. Il ragazzo aveva ormai imparato a conoscere quelle strade come il palmo della propria mano. Sapeva quali fossero le scorciatoie, dove si trovavano i parchi più belli e quali strade evitare per non incorrere in qualcuna delle guardie della città. Purtroppo, a forza di capitare sempre all'ombra dell'imponente maniero dei Morgenstern, era impossibile non incorrere nei guai. Qualche volta si trattava del fratello di Beatrice, altre volte della regina dei rompicoglioni in persona, altre volte ancora era il suo consorte, nonché altrettanto re dei rompicoglioni. Qualche volta vedeva entrare dentro quella casa, mentre sedeva col suo solito fare pigro sul portico della casa di Mun e Albus, qualcun altro. La sorella di Watson - che a quanto pare ora si chiama Lancaster, ma mica s'è capito perché - oppure un anziano signore decisamente gentile e saggio, con cui aveva persino avuto modo di scambiare qualche parola ogni tanto. Il nonno di Tris e Holden l'aveva preso parecchio in simpatia, seppur, James fosse piuttosto certo che l'ha anche catalogato quasi sicuramente come un giovane decisamente ingenuo, nonché sopra le righe. Ma James a tutto ciò ormai era abituato; a essere catalogato come lo scemo del villaggio non ci faceva più nemmeno caso. Se ne stava lì sul dondolo con gli occhiali da sola puntati sul naso e un libro tra le mani. Wallace, Roth, Kerouac, Poe - qualunque cosa Albus e Mun avessero tra gli scaffali, appartenente soprattutto alla letteratura americana, rientrava perfettamente nelle preferente di un James che, nelle sue vesti ufficiose di nanny, trascorreva a volte i sabati o le domeniche a casa del fratello, ammazzando il tempo. Seppur se ne lamentasse spesso, amava stare lì, passare del tempo con Jay, e al contempo dare una mano al fratello e alla sua futura moglie. Lo faceva sentire leggermente più responsabile, ma lo portava anche alla sempre più solida consapevolezza di non essere affatto votato per una vita fatta di figli e cani. In fondo in fondo però, quell'idea sembrava stuzzicarlo; seppur non l'avrebbe mai ammesso, James riusciva già a vedersi con la propria casa nella prateria e una bella famigliola degna del mulino bianco. In fondo era un Potter, e quella accezione ormai poteva solo essere sinonimo di un certo ascendente verso la vita sedentaria e monogama. Qualcosa che James sembrava rifiutare ad ogni costo, e che pure si presentava come una piovra gravante sulla sua testa, ovunque si girasse. Olympia era sposata, Albus era in procinto di diventare a sua volta il signor Potter, e persino Sirius sembrava potare avanti una relazione piuttosto solida. L'unica pietra millenaria della mancanza di obiettivi solidi sul piano personale restava James. Giochiamo a nascondino, dicevano. Quella volta avevano forse un po' esagerato. Era facile che Jay gli sgusciasse da sotto gli occhi; non era né la prima, né l'ultima volta in cui l'avrebbe perso. Ma infondo, questa è Inverness. Un buco del culo. E Jay di certo non è così intelligente da scappare fuori dalle mura della città; motivo per cui si prendeva quelle ricerche con calma, seppur sapesse che, se Albus e Mun avessero avuto l'idea di quanta libertà James dava al nipote, probabilmente avrebbero chiesto un ordine restrittivo. Jay gli stava sempre attaccato; in un certo qual modo era quasi certo che sotto sotto, James stava lentamente diventando il suo eroe. E ancora non avete visto niente, cari mamma e papà; aspettate che vostro figlio compi quattordici anni. Oh, quello sarebbe stato il momento di gloria di James. Quando il piccolo Jay inizierà a odiare inesorabilmente i suoi genitori per le troppe restrizioni, mettendolo tra l'altro in punizione ogni due per tre, lì inizierà davvero il regno di zio James. Si sposta tra le bancarelle del mercato giù al forum con un giacchetto minuscolo tra le mani, chiedendo a persone di passaggio se l'hanno visto. E' domenica e il mercato pullula di gente. Aquirenti e artigiani si scambiano pareri e merci sotto gli occhi curiosi di un James perennemente distratto dalla propria ricerca del bambino. « Ehilà.. mi scusi.. » Un vecchio mastro armaiolo lo fissa sollevando un sopracciglio con fare piuttosto spazientito. Simpaticissimi quanto un palo su per il culo da queste parti. « .. sì senta, io sto cercando un bambino biondissimo, alto più o meno così.. ecco fino all'altezza del suo banco.. no forse un po' meno alto.. » Si passa la mano tra i capelli piuttosto confuso di fronte al simpaticissimo silenzio del signore. « Parla un sacco e sorride tanto.. » Tipo me ecco, ma molto più basso. « E attacca subito bottone con tutti. Fa tante domande.. ha presente? » No, non l'ha visto e allora sospira passandosi una mano in faccia ormai stanco di quel giochetto. Si promette che è l'ultima volta che lo perderà di vista. Seppur sia quasi sicuro che a Jay nulla potrebbe succedere dentro Inverness, sta iniziando a sentire un leggero nodo all'altezza dello stomaco. Preoccupazione? Ma no, si ricorda solo che ha già una leggera fame e 'sto bambino rincoglionito gli fa saltare l'ora della merenda. Continua a chiedere un po' in giro, finché non si ritrova a picchettare sulla spalla di una tipa, che non appena si gira nella sua direzione riconosce senza poi molti problemi. Non si sono mai davvero parlati lui e la Watson. Se la ricorda più o meno dai tempi della scuola e ha avuto modo di vederla più di una volta in giro per Inverness, ma da cui a dire di conoscere qualcosa sul suo conto è un azzardo.
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    « Ehilà, ciao. » Ehilà ciao. Un ottimo inizio di merda. E allora per tentare di rimediare al suo provare in fondo in fondo un po' di preoccupazione per questa improvvisa mancanza di Jay, sorride con il suo solito fare paraculo. Non c'è nulla con un sorriso di James non possa sistemare. « Tu sei Theodora vero.. Watson. La sorella di Percy. Vivi accanto ad Albus e Mun.. » Un po' di coordinate per metterle in chiaro che non è un molestatore seriale, tanto meno uno stalker. E non lo è davvero. « Sono James. Potter. Non so se ti ricordi di me. » Va beh dai, adesso non esageriamo. Non vivi mica su un altro pianeta Watson. Però in fondo, un po' di falsa modestia non può che far bene alla sua causa. « Senti, non voglio importunarti o disturbarti da.. qualunque cosa tu stia facendo, ma hai presente Jay, mio nipote? Il bambino biondo rumorosissimo, che vive assieme ad Albus e Mun - va beh insomma è mio nipote. E al momento l'ho leggermente perso. » Leggermente è ormai un eufemismo. Devono essere già venti minuti buoni che non vede Jay, che nell'ottica di Albus e Mun probabilmente è già un bello e grosso guaio. Mamma mia e chi la sente la Carrow se le dico che le ho perso il "topolino" per le strade pericolossissime di Inverness. Vorrebbe alzare gli occhi al cielo e sospirare, ma non è prettamente il momento. « Non è che magari l'hai visto correre in giro? » Si morde il labbro inferiore prima di scoccare la lingua contro il palato. E' carina. Ok James, torniamo alle priorità, grazie. « Potresti salvarmi la vita visto che mio fratello e la Carrow potrebbero seriamente mettermi al patibolo per il resto dei miei giorni se non riporto loro il batuffolo a casa sano e salvo. »


     
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    Era da tempo immemore che Theo non si svegliava rilassata come quel giorno, estremamente di buon umore, con una bottiglia vuota d'incendiario abbandonata alla propria destra e Greg alla sinistra, con la testa ancora affondata sul cuscino e gli occhi socchiusi. Forse erano passati mesi dall'ultima volta che i due avevano fatto seriamente baldoria assieme, senza dover pensare troppo alle responsabilitá ed alle conseguenze delle loro azioni, e Theo aveva dimenticato quanto potesse essere liberatorio. Non aveva ricordi lucidi su ciò che fosse accaduto - come accadeva la maggiorparte delle volte - ma sapeva di essersi divertita talmente tanto che sentiva ancora l'euforia appiccicata addosso e le risate quasi sfuggirle dalle pancia. Si sentiva bene, stava bene, e sapeva di doverlo a Greg; anzi, paradossalmente quel senso di benessere lo doveva allo Shame che, in qualche maniera, aveva regalato ad entrambi l'occasione giusta per riavvicinarsi dopo un periodo nel quale avevano dato alla loro esistenza decisamente altre prioritá: la scelta della facoltá da seguire, lo studio, da una parte la squadra di cheerleading e dall'altra il comitato Seniors, il semplice quanto complicato diventare grandi. Theo era stata di parola, aveva detto al suo migliore amico che si sarebbe fatta perdonare decentemente per non avergli parlato della questione James Potter - benchè non lo avesse fatto per cattiveria: sapeva che Greg avesse un debole per il giocatore di quidditch, e la Watson aveva volutamente evitato di andargli a sbandierare in faccia il fatto che fosse rimasta stupita del suo inaspettato commento con conseguente follow su instagram. Dando una rapida occhiata alla sveglia poggiata sul comodino, si alzó con una certa fretta dal materasso, cercando di essere il piú delicata possibile per non svegliare l'amico. Dopo quella sbronza epica Greg aveva sicuramente bisogno di riposare, piú di Theo, visto che con ogni probabilitá era fuori allenamento dopo aver ridimensionato i fine settimana dall’ hashtag misballotantissimo all’ hashtag devostudiare.

    ”Semmai ti svegliassi con mal di testa e nausea, prendi questo,
    evita il caffè e qualsiasi antidolorifico, non funzionano.
    Io ho dei Morgenstern da non far incazzare.
    Bevi tanto - intendo acqua-
    Ti voglio bene
    - Theo”

    Gli lasciò un frullato dalla ricetta segreta pronto sul tavolo della cucina, al disotto del quale aveva incastrato il bigliettino scritto con calligrafia impeccabile. Sparí da casa di Greg in meno di cinque minuti, smaterializzandosi alla volta di Inverness dove l'attendeva lui, la causa d’un piú che probabile giramento di coglioni di Holden e forse di Tris. Crucio, il bulldog francese che Theo aveva adottato qualche mese prima, non era proprio un simpaticone di prima categoria: era un rompipalle e, per di piú, non andava d'accordo con nessun altro se non con lei ed il gemello. Era un cane parecchio reattivo, scostumato e viziato -proprio come la padrona-, ed aveva degli orari sacrosanti in cui pretendeva d’essere portato a passeggio, altrimenti era capace di mettere a soqquadro l'intera casa. « Forza, andiamo » Solitamente Theo chiedeva a Percy di badare a Crucio quando lei non poteva occuparsene, ma stavolta il fratello le aveva chiaramente detto di volere il weekend libero perchè non è che io faccio il babysitter alle cose tue quando sono libero, quand'è che metterai la testa sulle spalle e rispetterai gli impegni che prendi? La veritá era che Theo non poteva nemmeno dargli torto, poichè riconosceva il fatto che il fratello avesse perfettamente ragione e, benchè la voglia di rifilargli un gnegnegne in faccia fosse tanta, di certo non avrebbe avvalorato la sua posizione di “donna matura” che voleva dar l'impressione di essere. Assicurato il guinzaglio alla pettorina del cane, la mora sgusciò fuori dalla residenza dei
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    Morgenstern, scendendo verso il piccolo villaggio affollato piú che mai. Giorno di mercato? Perfetto. Con quasi riluttanza abbassò gli occhiali da sole sul volto, facendosi largo fra i banchi per raggiungere i campi poco lontani, cercando di avere meno contatti possibili con tutte quelle persone che, nella calca, sembravano letteralmente lanciarsi addosso a lei. « Ehilà, ciao. » Sentendosi picchiettare sulla spalla, Theo non potè fare a meno di aggrottare la fronte e ruotare su sè stessa, inclinando appena il capo. Di primo acchitto sperò non si trattasse di un barbone che le chiedeva qualche spiccio, ma non appena mise a fuoco il volto di James Potter quasi iniziò a rimpiangere d'aver desiderato una cosa simile. Preferivo il barbone, mille volte. Un po' pietrificata e forse anche un po' stizzita, la giovane Watson riservò al giocatore uno sguardo che parlava da solo, sospeso tra il "sai che dovresti sentirti in colpa?" ed il "ma ti rendi conto che sei diventato quasi un incubo?". No, forse non le andava ancora giù la discussione avuta con Greg - tralasciando i benefici che ne aveva comportato, litigare con la sua metà per eccellenza le accoltellava sempre il cuore - ed il tutto era partito proprio da James. Proprio da quello che adesso le sorrideva incerto, con il quale la ragazza aveva giurato di non aver nulla a che fare, nè ora nè mai. Eh no, io per colpa tua con Greg non ci discuto di nuovo « Tu sei Theodora vero.. Watson. La sorella di Percy. Vivi accanto ad Albus e Mun...Sono James. Potter. Non so se ti ricordi di me.» Guarda, sarebbe tutto più semplice se potessi davvero non ricordarmi di te « Mh, è una partita ad indovina chi? Trova la vicina di casa di tuo fratello? Che c'è in palio? » Biascicò, tirando il guinzaglio del cane per tenerlo vicino alla propria gamba, mentre questo tentava di addentare un lembo dei pantaloni dell'altro « E comunque è Theo, solo e semplicemente Theo » Continuò con tono saccente, passando gli occhi sul suo volto per poi focalizzarlo sul piccolo giacchetto che tratteneva fra le braccia, decisamente troppo piccolo per lui. « Senti, non voglio importunarti o disturbarti da.. qualunque cosa tu stia facendo, ma hai presente Jay, mio nipote? Il bambino biondo rumorosissimo, che vive assieme ad Albus e Mun - va beh insomma è mio nipote. E al momento l'ho leggermente perso. » La mora inarcò le sopracciglia prima di sfilarsi gli occhiali da sole che alzò sul volto, trascinandoli fra i capelli. Istintivamente sondò l'area circostante con una breve quanto minuziosa ricerca visiva, tornando infine su di lui col sincero impulso di farsi tenere il guinzaglio solo per dedicargli un sonoro applauso. Mun ne sarà davvero strafelice, complimenti, sei lo zio dell'anno. « Non è che magari l'hai visto correre in giro? Potresti salvarmi la vita visto che mio fratello e la Carrow potrebbero seriamente mettermi al patibolo per il resto dei miei giorni se non riporto loro il batuffolo a casa sano e salvo.» Se Theo avesse avuto più confidenza con il ragazzo, sicuramente lo avrebbe rimproverato con la tipica frase fatta del caso "ma come cazzo hai potuto perderti un ragazzino in un buco di paese?", ma invece si limitò ad arricciare le labbra in un breve sorriso, scuotendo poi il capo « Di certo se lo avessi visto correre allo stato brado in mezzo a tutta questa gente, come minimo lo avrei fermato e riportato a casa, di certo non avrei fatto finta di nulla » però lasciatelo dire, sei davvero un coglione. Theo si concesse una frazione di secondo per poter riflettere, prima di chinarsi a prendere il cane fra le braccia e sospirare sonoramente, quasi a sbuffare al proprio buon senso che la incitava a collaborare alle ricerche. Lo doveva fare per Amunet, ed anche per Jay che era diventato quasi il suo migliore compagno di giochi quando scappava nel giardino dei Morgenstern. « Facciamo che ti aiuto a cercarlo, e facciamo anche che vedrò di non raccontarlo nè ad Albus e tantomeno alla Carrow, seppur lo meriteresti. Tuo nipote è facile da corrompere, ed a me non basta una caramella per farmi restare in silenzio, quindi ritieniti abbastanza fortunato, perchè mi ha beccata di buon umore. Altrimenti il prezzo sarebbe stato piuttosto alto, ma hai la mia benevolenza » diciamo che il motivo per cui stavolta Theo non cercò un guadagno, non era tanto il fatto d'essere di buon umore, quanto per il non voler avere trascorsi di alcun genere col giocatore. « Almeno sai dirmi dove lo hai visto l'ultima volta? Gli piace nascondersi, magari si è ficcato sotto qualche bancone » Risoluta ed evasiva, sgusciò via dalla traiettoria di James, quasi a sfuggirgli, cominciando a muoversi nuovamente tra la verdura appesa e le casse di pesce. Questo a Greg avrebbe dovuto raccontarlo?
    Sembrava una presa per il culo.

     
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    « Mh, è una partita ad indovina chi? Trova la vicina di casa di tuo fratello? Che c'è in palio? E comunque è Theo, solo e semplicemente Theo » E tu sei decisamente una Watson.. o una Lancaster. In qualunque modo vi chiamate di questi tempi. Non si poteva dire che James aveva una conoscenza capillare degli Watson. Non ricorda di aver mai avuto grandi tangenze con nessuno dei loro ai tempi di Hogwarts, senza contare che forse non li ha mai visti. La loro fama era letteralmente piombata alle sue orecchie quando, durante i mesi di occupazione a Hogwarts, il nome di entrambi è iniziato a risuonare tra i membri del branco. Lei non si trova, lui sta con l'alfa. La scoparsa di Theo sembrava aver colpito più di qualche persone. James ci si era ritrovato più e più volte a prendersi una birra con qualcuno di loro dopo il turno, percependo la preoccupazione nel parlare dell'assenza della ragazza che sembrava essere finita letteralmente nel nulla. Ma se neanche la conosci. Cazzo, nemmeno io la conosco. Perché stiamo parlando di gente che non conosciamo? Non ne abbiamo forse a sufficienza delle preoccupazioni per quelle che conosciamo? Ma all'incirca ciascuno di loro rispondeva nello stesso modo: non puoi capire. No, James non capiva, a ben guardarla ora capiva ancora di meno. Bellissima ma con un palo in culo lungo mezzo metro. Saccente e decisamente sulle sue. Si ritrova di conseguenza a sollevare un sopracciglio osservandola piuttosto divertito. « Ok semplicemente Theo, spero di non aver disturbato il tuo quieto vivere. » Ti ho fatto qualcosa oppure tratti tutti in ugual misura? Questa domanda se la risparmia magari per quando avrà raggiunto il suo scopo, convinto che, mettere la Watson sulla difensiva non aiuterà più di tanto la sua causa. Conosce ancora troppo poco i segreti di Inverness così come la sua gente. Che il branco sia un po' ostile nei confronti dei Potter non è certo una novità. Tutti sono rimasti alquanto sorpresi quando la futura famigliola ha deciso di mantenere la residenza nel nuovo stato appena formatosi, anche se in fondo, dopo spostamenti su spostamenti, decidere di restare, era la cosa più logica da fare persino dal punto di vista di un nomade come James. Tuttavia, alcuni, la questione non l'avevano vista di buon occhio, come ad esempio lo stesso coinquilino di semplicemente Theo, il maggiore dei fratelli Morgenstern, che sembrava essere intenzionato a ricordare loro quanto poco fossero i benvenuti da quelle parti, ogni qual volta incontrasse uno di loro. « Di certo se lo avessi visto correre allo stato brado in mezzo a tutta questa gente, come minimo lo avrei fermato e riportato a casa, di certo non avrei fatto finta di nulla » Si inumidisce le labbra mentre la fissa con un'aria piuttosto scettica. Tu.. hai più l'aria di una che Jay se lo mangerebbe per colazione solo perché ti ha toccato i vestiti con le manine appiccicaticce. Altro pensiero che si tiene per se stesso.. più o meno. « Ma certo! Non volevo certo mettere in dubbio la tua buona fede. Sono certo che lo avresti fatto. » Appunto.. più o meno. « Facciamo che ti aiuto a cercarlo, e facciamo anche che vedrò di non raccontarlo nè ad Albus e tantomeno alla Carrow, seppur lo meriteresti. Tuo nipote è facile da corrompere, ed a me non basta una caramella per farmi restare in silenzio, quindi ritieniti abbastanza fortunato, perchè mi ha beccata di buon umore. Altrimenti il prezzo sarebbe stato piuttosto alto, ma hai la mia benevolenza » E sei anche tosta. Tutte caratteristiche che piuttosto che mettere James sulla difensiva o costringerlo a girare i tacchi e rivolgersi a qualcun altro, sembrano piuttosto incuriosirlo. « Almeno sai dirmi dove lo hai visto l'ultima volta? Gli piace nascondersi, magari si è ficcato sotto qualche bancone » « Lo so che gli piace nascondersi. » Asserisce liquidando la cosa con un leggero fastidio, per quel caratterino decisamente scivoloso del bambino. Ora va bene che ti lasci l'onore di trattarmi da idiota, ma non offendermi. Conosco bene i miei polli, e Jay più di chiunque altri. Non ha segreti per me.. tranne quando si nasconde. Ha quanto meno la decenza di mordersi la lingua ancora una volta, stringendosi nelle spalle, mentre si guarda in intorno cercando di mettere a fuoco l'ultimo momento in cui l'ha visto. « Stavamo lì, a quella bancarella di dolciumi e poi, l'ho perso. » Si schiarisce appena la voce e si avvicina appena per parlarle sottovoce. « Ecco se potessimo evitare anche questo dettaglio riguardante i dolciumi non sarebbe affatto male. Jay è un po' iperattivo e non dovrebbe mangiare troppi zuccheri. Quindi ecco.. » La Madama mi ammazza.
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    Le fa cenno di seguirlo mentre torna di fronte alla bancarella multicolore, salutando con un leggero cenno il ragazzo con cui si è fermato a scambiare quattro chiacchiere mentre comprava qualche schifezza per se stesso e per Jay. Ecco, il dettaglio più significativo è che potrebbe averlo perso mentre chiacchierava un po' troppo animatamente con il tizio. Aveva scoperto fosse un tifoso sfegatato dei Falcons, ed ecco lì che il mistero diventa decisamente più chiaro agli occhi di tutti. Preso nello spiegare schemi e dinamiche di gioco a un suo coetaneo, James si è perso Jay attirato probabilmente da qualche farfalla da inseguire, o qualunque altra stronzata che assomiglia anche lontanamente a uno pterodattilo.« Per curiosità, cosa mi sarebbe costato se non fossi stato sfacciatamente fortunato.. » Va beh, dai, non esageriamo. Io sono sempre sfacciatamente fortunato. « Non sono bravo a restare debitore, quindi, se alla fine lo troviamo - preferibilmente non in una pentola assieme allo stufato - sono pronto a pagare il mio debito. Come i Lannister hai presente? » Oh, a casa Potter erano davvero grandi menti elette, fan sfegatati del Trono di Spade. E di tutto ciò sembravano vantarsene alquanto. Erano ragazzi semplici che amavano beccarsi tutti sotto lo stesso tetto per condividere di tanto in tanto passioni comuni. « I Lannister pagano sempre i loro debiti. » Scuote la testa ridendo tra se e se prima di abbassarsi appena per guardare sotto la bancarella dei dolciumi. Niente. Jay deve essere scappato altrove, attirato probabilmente da qualcosa di più interessante rispetto ai dolciumi. Il che è tutto dire, considerando che è uguale a quel coglione di Albus che mangia più di un posso senza fondo. « Qui non c'è. Ci siamo fermati un attimo a parlare con Jimmy lì al banco, e poi è scomparso. » Sbuffa appena alzando gli occhi al cielo. « Non è che magari puoi usare tipo uno di quei vostri hocus pocus? Tu sei una di loro.. - i santissimi, gli angelicati.. boh se lo chiedi a me non è che ci ho capito poi molto di queste vostre cose - però non so magari.. » E dicendo ciò gli mostra la giacca del bambino che ha ancora tra le mani, allungandogliela con uno sguardo eloquente. Perché ho l'impressione che se te lo chiedo mi predi a calci? E in fondo in fondo, non voleva davvero rischiare. « Sai magari, riesci a.. rintracciarlo? » Non menarmi. « Che poi spiegami un po', com'è che ci sei finita in mezzo? Tu.. mio fratello, tuo fratello.. un sacco di gente di punto in bianco si è ritrovata qui dentro. E nessuno di voi ha proprio l'aria di fungere in mezzo a gente che si prende a capocciate e ha arsenali in casa. » Si stringe nelle spalle. « Messa così, sono alquanto offeso di non aver ricevuto la chiamata divina. » Aria scherzosa e un occhiolino nella direzione della mora, prima di risistemarsi gli occhiali da sole sul naso, iniziando a perlustrare la piazza ghermita di gente.

     
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