Back from the edge

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    Albus Potter era pian piano entrato a far parte di quella folta categoria di studenti universitari chiamati cacciatori: quelli che vivevano il college come se fosse il Far West. Pistoleri indomiti, senza scrupoli di coscienza, che si sarebbero dati anche alla prostituzione se essa gli avesse garantito qualche G.R.A.M.O. in più. Stupiti, vero? Perché il Serpeverde non era di certo famoso per la sua competitività accademica - tutt'altro. Ad Hogwarts aveva sempre tirato a campare, strappando la sufficienza anche quando le sue capacità gli avrebbero permesso di ottenere molto di più. Ma ora le cose erano completamente diverse, e Albus non si poteva di certo permettere di bighellonare. Il suo obiettivo era finire i propri studi nel minor tempo possibile e con buoni risultati, così da ottenere un posto di lavoro con paga soddisfacente che gli permettesse di essere completamente indipendente nel mantenimento di una famiglia sempre più allargata. C'era dunque poco spazio per i festini, il cazzeggio e le paturnie psicologiche con le quali aveva perso già sin troppo negli anni passati. Ora la sua vita era scandita da ritmi a tratti inumani, così veloci e così precisi da rendere il suo tempo una macchina ben oliata e particolarmente preziosa. Per questa ragione si era fatto avanti con particolare zelo quando era stato aperto il bando per dare una mano al professore di DCAO di Hogwarts: si trattava di poche ore settimanali, ma i punti che c'erano in palio avrebbero fatto gola a chiunque, specialmente a lui che ne aveva bisogno quanto dell'ossigeno. Non ci aveva pensato due volte, e immediatamente si era reso disponibile per una fetta di quella golosa possibilità.
    Alla fine la cosa in sé non si era nemmeno rivelata particolarmente odiosa. La maggior parte delle sue responsabilità si concentrava sull'aiutare ragazzini dei primi anni a correggere la postura, o l'impugnatura della bacchetta, oppure la dizione. Cose piccole, ma importanti, che non gli pesavano affatto - specialmente dato che non era davvero nuovo a quel tipo di impegno. Anzi, col senno del poi, il ruolo che aveva svolto per mesi nel lockdown era forse la miglior referenza che chiunque potesse vantare per un simile incarico. Coi ragazzi degli ultimi anni, tuttavia, le sue mansioni erano di gran lunga ridotte, e per lo più si limitavano alla manovalanza o alla pratica di duello. Insomma: l'importante era rendersi utile. E Albus lo faceva..evidentemente anche abbastanza bene, dato che il professore lo aveva raccomandato ai ragazzi come referenza nel caso avessero bisogno d'aiuto per prepararsi nella materia in vista degli esami di fine anno. Altri G.R.A.M.O. nelle sue tasche, nel caso in cui lo avessero davvero contattato.
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    Quel giorno di inizio Marzo, il ragazzo aveva appena finito la sua ora di assistenza con la classe del settimo anno quando decise di fermare una Betty Branwell sulla via di uscita dalla stanza delle necessità in cui avevano tenuto l'esercitazione. "Ehi, Betty.." aveva proferito con un sorriso, avvicinandosi alla bionda in procinto di rimettere in ordine il proprio materiale nella tracolla. "Nella prima ora del pomeriggio avrei assistenza con un'altra classe, quindi pensavo di trattenermi qui in pausa pranzo per non fare avanti e indietro. Ti andrebbe di farmi compagnia? Sempre che tu non abbia altri impegni, sia chiaro." Col tempo i rapporti tra lui e la Tassorosso si erano distesi molto più velocemente e qualitativamente di quanto si sarebbe mai aspettato. Pian piano erano riusciti prima a tornare in conversazioni civili e poi a riprendere il filo dell'amicizia che li aveva legati prima ancora di stare insieme. In fin dei conti, lui stesso era stato il primo a dirlo: a Betty non voleva rinunciare. Perché era innegabile che, dopo tutto ciò che avevano passato insieme, lei fosse comunque una delle persone più importanti della sua vita: qualcuno di cui si fidava ciecamente, e con cui sapeva di poter parlare in totale onestà senza essere giudicato. Erano davvero in pochi a conoscere Albus tanto bene quanto lo conosceva lei. Così, rivolgendole un sorrise, la incalzò con un cenno della mano a proseguire per prima oltre la porta dell'aula, condividendo tra una chiacchiera e l'altra il percorso che li divideva dal gazebo nella tenuta esterna. D'altronde la primavera sembrava arrivata con straordinario anticipo quell'anno, e sarebbe stato davvero un peccato starsene al chiuso quando il capriccioso clima inglese offriva una di quelle poche giornate soleggiate con una temperatura abbastanza mite da permettere di stare all'aria aperta per più di dieci minuti senza rischiare il congelamento. Così, una volta sistematosi su uno dei tavoli, inforcò gli occhiali da sole sul naso, estraendo dallo zaino il pranzo che si era preparato in mattina prima di partire da casa: pasta fredda con pomodorini, capperi e mozzarella..un vero e proprio must delle sue giornate universitarie. "Ti dirò.." iniziò, puntando la forchetta di plastica in direzione della Branwella prima di infilzarsi un paio di farfalline di pasta, mettendosele in bocca e masticandosele accuratamente per poi proseguire "..mi fa un sacco strano questa cosa di non essere più prettamente compagni di scuola. Però suppongo che a questo punto sia solo una questione di mesi prima di recuperare lo scarto." Si strinse nelle spalle, riempiendosi la bocca di altra pasta. "Hai già pensato a cosa fare dopo? Sai..non ti ho visto in giro per l'orientamento, quindi immagino tu abbia già un'idea abbastanza solida, no?" Si interruppe, come se avesse appena pensato a qualcosa. E abbassandosi di poco gli occhiali sul naso le rivolse uno sguardo inquisitorio, sollevando appena il sopracciglio. "Perché continuerai gli studi, vero?!" Sarebbe un vero spreco se dovessi fare diversamente.

     
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