Got a secret can you keep it?

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    Dopo una lunga giornata di studio, Cassie torna nel suo dormitorio negli alloggi Corvonero trovandosi sul letto una scatola con sopra un biglietto. La lettera cita: "Sappiamo quanto per te sia importante il tuo futuro. Metti in carica il tuo cellulare e aspetta nuove istruzioni. Non te ne pentirai."

    @supernovaecho - cassiopea partridge? Sappiamo quanto per voi di Ricerca e Sviluppo sia difficile trovare un tirocinio con i fiocchi. Il campo sperimentale che avete scelto rende complicato attualmente un vostro collocamento nei canonici uffici. Non da ultimo, deve essere stata una grande delusione per voi tutti scoprire che gli Indicibili si sono rifiutati di offrire tirocini agli studenti di Hogwarts. Tuttavia, la fama dei vostri successi sta iniziando a riecheggiare anche ai piani alti del Ministero e, potremmo essere a conoscenza del fatto che l'Ufficio Misteri è in procinto di aprire un bando per alcuni di voi. Non possiamo assicurarti un posto - ma siamo piuttosto certi che non vorresti nemmeno lo facessimo - però possiamo assicurarci che il tuo nome finisca tra i candidati. Così come in alternativa possiamo assicurarci che il tuo nome non venga minimamente preso in considerazione. Con tutte le personalità egocentriche che popolano la scuola e farebbero di tutto per soffiare i posti anche ai più meritevoli, non è cosa da niente. Tutto ciò che dovrai fare è dedicarci qualche ora del tuo tempo. E' giusto aggiungere che, oltre al premio finale, per ogni sfida che accetterai d'ora in avanti, riceverai un piccolo bonus.
    Prima sfida. Accetta di giocare e indossa i vestiti che trovi nella scatola. [Ricompensa: Accesso prioritario dalle 7:00 alle 24:00 presso la Biblioteca Centrale di Hogsmeade.]

    Se Cassie dovesse accettare, ciò che le viene chiesto di indossare è un semplice paio di jeans neri, una canottiera blu notte e un giubbotto di pelle scura. Dentro la scatola c'è anche una bacchetta, una torcia, qualche fermaglio per i capelli e un paio di bracciali metallici. Una volta indossato il tutto Cassie riceverà un secondo messaggio.

    @supernovaecho - cassiopea partridge? Siamo contenti che tu abbia deciso di guardare al tuo futuro. Sei una persona lungimirante. Non te ne pentirai. Alle 19:30 in punto, tocca i bracciali che hai trovato nella scatola. Ti porteranno in un posto che dovresti riconoscere con una certa facilità. [Ricompensa: Guida alla Pozionistica Avanzata con le annotazioni originali e inedite di Horace Lumacorno]


    Una volta toccati i bracciali, Cassie si sarebbe trovata in un vicolo a Londra dal quale era facile intravvedere una delle tante cabine telefoniche incantante che portano dentro il Ministero della Magia.
     
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    << E tu da dove sbuchi?! >> Cassie si bloccò davanti alla sua camera, una mano appoggiata allo stipite, ritrovandosi a fissare la scatola sul letto. La domanda le sfuggì istintiva, immediata, accompagnata da un leggero sussulto. Era appena rientrata da una lunga sessione di studio, una tipica giornata in stile Cassie, pronta a dedicarsi al seguito. Ovvero altri appunti, compiti e volumi, tanto per non smentirsi mai. Questo prima di accorgersi dell’intruso, un intoppo sulla sua personalissima tabella di marcia. “Tu prima non c’eri!” fu il commento che le attraversò il cervello, inducendola ad arricciare il naso. Piegò la schiena all’indietro, ruotando la nuca da un lato all’altro, contemplando l’ambiente. Vuoto. Logico, chi avrebbe dovuto esserci? Qualcuno pronto a confessare il suo crimine? Sbuffò rumorosamente, costringendosi ad entrare, chiudendosi l’uscio alle spalle. “Qualcuno è stato in camera mia!” si lamentò silenziosamente. Lei ci teneva ai suoi spazi, alla sua privacy, motivo per cui consentiva l’accesso soltanto ad un ristrettissimo gruppo d'individui. Uno, volendo essere precisi, dopo mesi di accurate e sfiancanti trattative. Di conseguenza, come ci era finita quella cosa sulle sue coperte? Chi ce l’aveva messa? << Se questo è uno scherzo, non è affatto divertente! >> borbottò a voce alta, in uno slancio lamentoso, appoggiando la borsa piena di libri accanto alla sua scrivania. Riprese a squadrare l’elemento di disturbo, circospetta, avvicinandosi al giaciglio. Un passo dietro all’altro, con estrema lentezza, fino a raggiungere il bordo. << Su Cassie, non c’è motivo di preoccuparsi. Qualcuno si è introdotto nella tua camera, ha lasciato una scatola, ma va tutto bene. Sono cose che capitano! >> una normalissima conversazione tra lei e la sua mente, condita da un dondolare agitato delle braccia. Probabilmente avrebbe dovuto ignorare il tutto, buttare l’intero bagaglio, procedere con i suoi programmi. Sarebbe stata la scelta più saggia, la più sicura, ma sapeva di non poterla mettere in pratica. Non ancora, non prima di aver controllato. Un’occhiatina, giusto per placare la sua curiosità. Altrimenti non le avrebbe dato tregua, impedendole di concentrarsi in maniera adeguata. Solo pochi secondi, niente d’irrecuperabile. Acciuffò il biglietto, leggendone il contenuto. Mettere in carica il cellulare? Attendere nuove istruzioni? Liberò un sospiro contrariato, sollevando gli occhi al cielo. Perfetto, il pacco era di quello stupido gioco! << Ma per favore! Non ho tempo da perdere! >> accartocciò il foglio, buttandolo nel cestino. Non si sarebbe fatta coinvolgere in simili sciocchezze. Aveva di meglio da fare. “Io ci penso al mio futuro, a differenza di qualcun altro”. Scoccò un’occhiataccia al baule, intatto al suo posto, per poi iniziare a svuotare la sacca. Non aveva alcuna intenzione di schiuderlo. Il mistero era stato risolto, l’interesse scemato, fine della storia. Prima avrebbe sistemato il suo materiale, poi si sarebbe occupata di smaltire l’ostacolo. Sicurissima nelle sue intenzioni, cominciò ad ordinare i quaderni e i tomi, finché non sentì la vibrazione del cellulare. Un messaggio. E adesso chi voleva scocciarla? Si strofinò le mani, recuperando l’apparecchio e controllandolo. << Ancora?! >> il commento fu istantaneo, in anticipo sull'apertura del testo. Che cosa voleva? Doveva proprio leggerlo? Avvertì la tentazione di cancellarlo al volo, poiché certe vicende non meritavano neppure un briciolo della sua attenzione, ma la scrupolosità glielo impedì. Si obbligò a scorrerlo, aggrottando progressivamente la fronte. Un bando per l’Ufficio Misteri? Sul serio? Un’espressione confusa balenò sul suo volto, dilatandole lo sguardo e spalancandole la bocca. Si scoprì a trattenere il respiro, imbambolata in mezzo alla stanza, intenta a contemplare la comunicazione. << Certo, come no! >> esclamò di colpo, scuotendo con forza il capo, riprendendosi dal momentaneo turbamento. “Non sono così sciocca da cascarci. Un tirocinio per l’Ufficio Misteri? Ma con chi credono di parlare?”. Fece alcuni passi verso il letto, pestando i piedi per terra, accomodandosi proprio accanto alla scatola. << Non ci credo! >> si rivolse al telefono, neanche potesse ascoltarla, spingendosi le lenti sul naso. No, lei non avrebbe dato credito a quelle frasi. Non si sarebbe fatta incastrare. Era super impegnata, piena di nozioni da apprendere. Capitolo chiuso, tanti saluti, si poteva passare al prossimo della lista. Però…”no, nessun però! È tutta una farsa!” impettita, intrecciò le braccia al petto, contraendo la bocca risentita. Per quanto fosse sbagliato, per quanto sapesse che era un inganno, non riuscì a non considerare il contrario. Cioè la possibilità che fosse vero. Insomma, si parlava di un bando per l’Ufficio Misteri! Era qualcosa che le faceva gola. Chi non l’avrebbe desiderato? Era intelligente, anzi molto intelligente, quindi se lo sarebbe meritato. Sarebbe stato il posto perfetto per lei. La degna ricompensa per tutto il suo impegno. In fondo, il messaggio non aveva torto. Esistevano i raccomandati, quelli che avrebbero pagato pur di ottenere uno spazio su quella lista, minacciando di escluderla. E Cassie non poteva permetterlo. Lei se l’era guadagnato, ne aveva più diritto di chiunque altro. Per non parlare dell’accesso prioritario alla Biblioteca centrale di Hogsmeade. Le avrebbe fatto davvero comodo! << Non lasciarti coinvolgere. Smettila di pensarci! >> aumentò la stretta al petto, gettando un’occhiatina al pacco diventato improvvisamente invitante. D’accordo, non ci credeva. Ma avrebbe potuto acconsentire, tanto per assicurarsene di persona. Mettersi la coscienza in pace, andare sul sicuro, sbarrare la parentesi. Se fosse stato reale, un grandissimo se, allora… << Non è giusto! >> sciolse l’intreccio, prendendo una grossa boccata d’aria, premendosi i palmi contro le tempie. << E va bene, proviamo! >> accettò d’impeto, velocemente, perché quello era l’unico modo in cui avrebbe potuto aderire. Tolto il dente, tolto il dolore. “Me ne pentirò, me ne pentirò, so già che me ne pentirò…” la muta cantilena partì all’attacco, presagendole il peggio, fino all’apertura del recipiente. Sì, finalmente si era decisa, solo per pentirsene all’istante. << Che robaccia è questa? >> il tono salì di una tacca, assumendo una sfumatura costernata. Si ritrovò a guardare un paio di jeans neri, una canottiera blu notte e un giubbotto di pelle scura. L’esatto opposto del suo guardaroba. Schizzò in piedi, piuttosto schifata, ritraendo le mani. << Io non li metto! >> scosse la nuca, lasciando ciondolare i capelli biondi, per poi mettersi a camminare avanti e indietro. “Questi non sono vestiti, sono stracci!”. Un’altra persona avrebbe potuto indossarli tranquillamente, senza proteste, ma non Cassiopea Berenice Partridge. No, per lei era una tragedia. Afferrò la canotta, sollevandola, arricciando il naso e aggrottando le sopracciglia. Va bene, si trattava di un dispetto nei sui confronti. “Ecco, te ne sei pentita!” la apostrofò il suo intelletto, rigirando il coltello nella piaga. Ma aveva acconsentito, non poteva tirarsi indietro subito. Non prima di capire dove si sarebbe spinta quella pagliacciata. “Una pagliacciata a cui hai deciso di partecipare”. Già, forse ben le stava. “Almeno spero che non siano usati” perché sì, sarebbe stato pure peggio. Da dove venivano? Erano di prima scelta? Strinse le palpebre, recuperando tutto l’abbigliamento. Basta con le domande, doveva prepararsi.
    << Una lungimirante accattona! >> un quarto d’ora dopo, speso tutto a cercare di vestirsi e caricarsi del materiale fornitole, ricevette il secondo messaggio. E la critica non si fece attendere, con l’ennesima controllata allo specchio. No, Cassie non si piaceva proprio. I jeans erano troppo stretti, la maglia era troppo aderente e la giacca non aveva alcun senso, se non quello di farla sentire ancor più sciroccata. Inoltre si era messa delle scarpe da ginnastica che, per completare il quadretto, le stavano antipatiche. E in tutto questo, s’inserivano le nuove istruzioni. “Vero, non me ne pentirò. Perché l’ho già fatto”. Inserì i fermagli tra i capelli, così da trattenere le ciocche, aggiustandosi gli occhiali. A quelli non avrebbe rinunciato, poco ma sicuro. Storse le labbra, aspirando nervosamente dalle narici, ammirando il suo riflesso imbronciato. Almeno come premio, a livello teorico, avrebbe ricevuto il libro di “Guida alla Pozionistica Avanzata”, compreso di annotazioni originali e inedite di Horace Lumacorno. Un bonus alquanto allettante per i suoi standard. “Che me ne faccio di una torcia e di una bacchetta non mia?” mentre si accertava di avere tutto, la riflessione non poté trattenersi dal fluttuare nel suo cervello. Insomma, aveva già la sua bacchetta, perché sfruttarne un’altra? “Sembro una delinquente, una di facili costumi!” strinse le gambe, irritata dal tessuto, per poi tirare i lembi della giacchetta. Operazioni ripetute, assieme alle proteste, fino allo scoccare delle sette e mezza. Cellulare in mano, toccò i bracciali come da spiegazione, venendo catapultata di colpo in un anonimo vicolo. << Accidenti! >> mugugnò spiazzata dal repentino cambio, sbattendo le palpebre a più riprese e cozzando le braccia contro i fianchi. Mosse qualche passo, guardandosi frettolosamente attorno, alla ricerca d’indizi. E poi eccola, come un faro di segnalazione, la cabina telefonica. La riconobbe al volo. Non era più a Hogsmeade, bensì a Londra, vicina ad uno degli ingressi per il Ministero della Magia. “E ora? Che cosa dovrei fare? Cercare di entrare? A quest’ora? Così vestita? Lo sapevo che non dovevo accettare!” si crucciò mentalmente, nei pressi della struttura, in attesa di ulteriori istruzioni.
     
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    Dopo l'ultima lezione della giornata, Shannon Plenty riceve una lettera da un anonimo gufo grigio assieme a un pacchetto che contiene un semplice paio di jeans neri, una canottiera blu notte e un giubbotto di pelle scura. Dentro la scatola c'è anche una bacchetta, una torcia, qualche fermaglio per i capelli e un paio di bracciali metallici. La lettera cita: "Da un bacio mancato a un futuro rovinato, il passo è breve. Metti in carica il tuo cellulare, non parlare con nessuno e aspetta nuove istruzioni. Manca uno dei passaggi, e gli incidenti intravvisti in precedenza sui tuoi compagni, potrebbero abbattersi su di te."

    @iamtitanium - shannon plenty? I 40 galeoni non sono stati la mia mossa migliore. Errore mio, spesso sono posta di fronte a una superficialità divagante. Ma a te i contenitori vuoti non piacciono vero? No che non ti piacciono. Ho anche appreso che la strada della scandalistica, con te non funziona. Clap clap per me, Shannon. Mi stai insegnando nuove cose. Ma non pensare nemmeno per un istante che io mi sia scordata della tua insolenza. Hai rifiutato una cosa così semplice, e così innocente. Sono costretta di conseguenza a punirti. Quale valore ha dunque per te, Shannon, la tua carriera, il tuo futuro? Scommetto che avendo tu viaggiato così lontano da casa, qualcosa dovrà pur significare. Ora, seguimi in questo semplice ragionamento. Frequenti tanti posti nel campus; biblioteche, aule, bagni. Immaginati quante tracce ciascuno di noi lascia ovunque mette piede. Immaginati quanto facile sia, raccogliere una di queste tracce e usarle con scopi ben poco gradevoli. Siamo in possesso di una tua ciocca, e c'è una persona, da qualche parte, pronta a utilizzarla per compiere qualche malefatta a tuo nome. Potresti anche combattere ciò che ti aspetta, se solo potessi verificarne l'effettiva gravità - ma in fondo.. servirebbe davvero? Guarda come sono finiti i tuoi amici Senior, disprezzati persino da persone che fino al giorno prima provavano per loro una profonda stima. Questa volta non ti metteremmo di fronte a un obbligo, bensì di fronte a una scelta. Accetta di giocare con noi, o preparati a scoprire che cosa avrà fatto la tua copia uguale identica domani mattina. Ti assicuro che faremmo in modo che tutti lo sappiano, e dopo le clessidre, chissà cos'altro potrebbe rompersi. Forse un'intera carriera accademica, forse l'intera carriera accademica di un intero corso. Forse di più. Accetta, e non dovrai mai scoprirlo.


    Se Shannon dovesse accettare di giocare riceverà un secondo messaggio. Altrimenti, deve aspettare ulteriori direttive.

    @iamtitanium - shannon plenty? Indossa quanto trovato nella scatola e raggiungi l'atrio del Ministero della Magia, usando la Metropolvere. Non sarà necessario ricordarti che non puoi parlare con nessuno del nostro piccolo accordo. Aspetta ulteriori istruzioni una volta giunta a destinazione.



     
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    La giornata era sembrata infinita, un lungo susseguirsi di lezioni che aveva finito con l'appesantire la coscienza ed il corpo. Tornare a casa era l'unico pensiero che frullava a quel punto nella mente dell'americana, mentre a passo svelto percorreva la stradina che l'avrebbe condotta all'appartamento in cui da qualche mese viveva. Si sarebbe concessa una tazza di latte e cereali, una veloce doccia e se il sonno in fosse arrivato ad appesantire le palpebre, magari un film da vedere comodamente stesa sul piccolo divano che occupava gran parte del salone. Non era certo un programma elettrizzante, eppure la mente stanca sembrava non bramare altro. Il rumore delle chiavi nella toppa risvegliò l'attenzione del pingue gatto rosso con cui la giovane condivideva l'appartamento, portandolo ad agitare appena la pelosa coda nell'aria mentre con passo pigro si strusciava contro le caviglie esili di Shannon, prontamente ricompensato con una distratta grattata tra le orecchie a punta. « Buonasera anche a te, Max. » Per tutta risposta l'animale le dedicò un lamentoso miagolio, avvertendola che il suo non era un semplice gesto altruista, ma un invito a nutrirlo il prima possibile. Proprio come lei, Max sembrava incapace di non pretendere, certo che il mondo intero fosse al suo servizio... e forse proprio per quelle somiglianze l'enorme felino non era stato cacciato di casa il giorno in cui rientrando dalle prime lezioni, Shannon l'aveva semplicemente trovato acciambellato sul divano, quasi fosse sempre stato lì. Con ancora la borsa a tracolla recuperò una lattina di cibo con cui riempire la ciotola vuota, così da potersi poi dedicare in tutta libertà ai selvaggi piani della serata senza avere l'animale tra i piedi. La pesante borsa piena di libri venne abbandonata sul tavolo e le mani erano già intente a tirar via il maglione che aveva addosso quando un altro miagolio la raggiunse, accompagnato dal rumore di frenetiche zampate contro il vetro. « Cosa vuoi ora? Giuro che sei hai vomitato di nuovo la cena... » La minaccia venne lasciata a metà quando nel voltarsi gli occhioni incontrarono l'arruffata figura di un gufo appollaiato proprio sul davanzale della finestra contro la quale Max si era scagliato. « Cosa cazzo... »
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    Chi mandava più gufi, con l'avvento degli smartphone babbani? Veloce afferrò la palla di pelo, lasciandola poi andare sul pavimento per non rischiare che una volta aperta la finestra decidesse di banchettare con il pennuto che stringeva un pacco ed una lettera tra le zampe. Solo a quel punto socchiuse l'anta in vetro il tanto necessario ad afferrare tutto quello che qualcuno aveva deciso di recapitarle alla vecchia maniera. Con ancora il pacco stretto tra le mani si avvicinò al tavolo della cucina, prendendo posto su una delle sedie in legno prima di aprire la leggera lettera.

    Da un bacio mancato a un futuro rovinato, il passo è breve. Metti in carica il tuo cellulare, non parlare con nessuno e aspetta nuove istruzioni. Manca uno dei passaggi, e gli incidenti intravvisti in precedenza sui tuoi compagni, potrebbero abbattersi su di te.



    Il volto sembrò accartocciarsi su se stesso, scurito da una rabbia bruciante ed improvvisa davanti a quelle poche parole. Qualcuno sembrava non aver apprezzato il suo non stare al gioco nella serata passata in compagnia di Samuel Scamander. L'americana aveva bellamente ignorato la sfida che le proponeva di rubare un bacio al moro... e forse, con il passare dei giorni, era davvero arrivata a credere che la questione fosse semplicemente andata a morire con il suo rifiuto. Posizionò il cellulare sul tavolo, frugando poi nel pacco che le era stato recapitato con gesti resi rigidi da quel senso di frustrazione che era già tornato ad annidarsi alla base dello stomaco. Qualcuno, ancora una volta, pensava di poterla usare alla stregua di una bambola di pezza, pedina di uno stupido gioco. Non passarono che pochi minuti prima che la vibrazione del cellulare l'avvertisse dell'arrivo di un nuovo messaggio. « ...che figli di puttana. » Pensavano di essere furbi, forse di averla in pugno... e per qualche minuto, quella certezza sembrò far presa anche su di lei. Se erano stati abbastanza scaltri da riuscire a manomettere le clessidre dei punti ad Hogwarts, chissà cosa avrebbero potuto fare di una perfetta sconosciuta come lei. « Che gran figli di puttana. » Contro ogni previsione un sorriso arrivò a quel punto a stirare la bocca carnosa, seppur con evidente risentimento. Sarebbe stata al loro gioco, alle loro regole, almeno per un po'... ma chinare il capo, quello non era qualcosa che rientrava nelle corde della Plenty. Prima di recuperare dalla borsa la polaroid con cui era solita andare in giro si assicurò di chiudere bene le finestre e di tirare le tende, così che nessuno dalla strada potesse vederla sistemare il cellulare sul tavolo, il messaggio dello Shame in bella vista sullo schermo e la macchinetta fotografica tra le mani. Le servì più di uno scatto per riuscire a rimediare una foto in cui il testo risultasse ben visibile. Solo a quel punto accettò la sfida. Subito un nuovo messaggio con nuove indicazioni si sostituì al primo. Il piano, il vero piano, prevedeva lo stare al gioco fino a quando le cose non avessero iniziato a farsi troppo complicate... indossare qualche straccio e recarsi al ministero era di certo ancora nella zona del fattibile. Appena qualche minuto più tardi, stringendosi nella giacca per ripararsi dal vento freddo e con gli occhi fissi sul cellulare, Shannon si ritrovò a pensare che quella non era certa la serata programmata. Cosa diavolo le era passato per la testa?
     
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    @supernovaecho - cassiopea partridge? Molto bene Cassie. Sapevo che avresti avuto a cuore il tuo futuro. Come dicono sempre i tuoi prima il dovere e poi il piacere. Non chiedermi come faccio a saperlo; è mio compito sapere. In questo puoi facilmente empatizzare con me. Alla tua destra in un cassonetto troverai una scatola con due pozioni. Un'ampolla di colore verde, un'altra di colore viola. Usa la verde e getta la viola, non ne abbiamo più bisogno. Ci sei? Ora bevila. Si tratta di una semplice Polisucco; potrai constatarlo da te non appena ne avrai sentito l'odore. Se ti stai chiedendo per quale ragione ti chiediamo tutto ciò, Cassie, la risposta ci sembra alquanto ovvia. Teniamo molto alla tua privacy. Non vogliamo certo che tu venga invischiata in qualche scandalo, e di certo non lo vuoi neanche tu.


    Se Cassiopea dovesse accettare la sfida, bevendo la Polisucco, il suo aspetto cambierà drasticamente, diventando Theodora Watson, ricevendo di conseguenza un nuovo messaggio. Altrimenti, deve aspettare ulteriori direttive

    @supernovaecho - cassiopea partridge? Ragazza graziosa, non trovi? Oh, quegli occhi blu! Così intensi. Ora che ci siamo attrezzati nella maniera più adeguata, possiamo passare alla prossima fase. Incontra Malia Stone nell'atrio del Ministero. Ormai dovresti conoscerla; il tuo nuovo amico Dean - a proposito incantevole ragazzo - dovrebbe avertela presentata all'assemblea. Ovviamente, non è necessario ricordarti che non puoi rivelarle la tua vera identità e non puoi parlare con lei dei fini della tua sfida.




    Huyana

    @iamtitanium - shannon plenty?Credi davvero di essere così scaltra? Mia cara Shannon, spero vivamente che tu non tenga molto alle restanti foto su quella pellicola, perché non le rivedrai. Non capisco per quale ragione abbiamo iniziato con un piede di guerra. Non sono una tua nemica; chi mi conosce già da un po', sa bene che posso essere crudele, tanto quanto so essere estremamente gentile. Per spianare le nostre diversità ti mostrerò infatti la mia buona fede nei tuoi confronti. Tengo molto alla tua privacy, motivo per cui, ti invito a dirigerti verso l'area ristoro sul piano dell'atrio. L'impiegato alla cassa ti consegnerà un piccolo pacchetto. Non aprirlo finché non ti ritroverai nei bagni; se non sai orientarti per trovarli, basterà seguire i cartelli - questi inglesi sono davvero precisini quando si tratta di orientare le persone. Fatto? Bene. Ora puoi aprire la scatola. Al suo interno troverai un'ampolla rossa e un'altra viola. Conserva la rossa e getta la viola. Come potrai notare dall'odore della pozione che abbiamo preparato per te, si tratta di una semplice Polisucco. Questo perché ciò che ti chiederemo di fare questa sera, non ha niente a che fare con te e perché in fondo, credo giocherà comunque a tuo favore e a favore di tutti i tuoi compagni giuristi. Non voglio però anticiparti troppo. Bevila.


    Se Shannon dovesse accettare la sfida, bevendo la Polisucco, il suo aspetto cambierà drasticamente, diventando Malia Stone, ricevendo di conseguenza un nuovo messaggio. Altrimenti, deve aspettare ulteriori direttive

    @iamtitanium - shannon plenty? Come lo trovi questo cambiamento? A essere sinceri qui in redazione, tifiamo comunque per la versione originale. Siamo ancora disperati dalla tua mancanza di tatto nel aver rifiutato quei 40 galeoni. Ma non importa - water under the bridge, come dicono gli inglesi. Ora che ci siamo attrezzati nella maniera più adeguata, possiamo passare alla prossima fase. Incontra Theodora Watson nell'atrio del Ministero. Ovviamente, non è necessario ricordarti che non puoi rivelarle la tua vera identità e non puoi parlare con lei dei fini della tua sfida.



     
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  6. Sleeping sun
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    Ma quanto sono scomodi questi abiti?! Li detesto!”. Cassie iniziò a camminare avanti e indietro, muovendosi all’interno del vicolo. Un’operazione svolta a più riprese, per ingannare l’attesa, accompagnata da qualche borbottio incomprensibile. Il riverbero delle sue lamentele, impegnate a tartassarle la mente. L’abbigliamento. Ecco ciò che la disturbava maggiormente. Un look lontano dai suoi standard, qualcosa che di solito avrebbe evitato. In condizioni normali, esatto. Non in quelle. Perché aveva deciso di farsi coinvolgere, partecipando volontariamente, quindi doveva mostrare un briciolo di collaborazione. Non poteva tirarsene fuori, non subito almeno. Ritirarsi, avrebbe significato arrendersi e lei, sfortunatamente, non era disposta a cedere. Strattonò per l’ennesima volta la giacca di pelle, finché non percepì la vibrazione del telefono. Un nuovo messaggio. Abbassò velocemente gli occhi, puntandoli sullo schermo, cominciando a scorrere il testo. Una prima lettura. Una seconda. E infine anche una terza. Socchiuse le palpebre, aggrottando la fronte, per poi alzare la nuca e ruotarla verso destra. Non ci mise molto ad adocchiare il cassonetto. C’era già passata accanto, senza degnarlo di molta attenzione. “Ottimo! Dopo gli abiti da sciroccata, passiamo ai cassonetti!”. Arricciò il naso, affrettandosi a raggiungerlo. “Forza Cassie, rimani concentrata!” la rimbeccò prontamente il suo cervello, inducendola ad allungare un braccio e a sollevare il coperchio. Come da scritto, la scatola era presente. Fu rapidissima nell’acciuffarla, risistemando il tappo. << D’accordo, allora vediamo…>> spalancò il contenitore, ritrovandosi a contemplare le due pozioni. Una verde, l’altra viola. “Non chiedermi come faccio a saperlo; è mio compito sapere. In questo puoi facilmente empatizzare con me.”. La Corvonero scioccò la lingua contro il palato, emettendo un versetto infastidito. “Vero, sapere è anche il mio compito”. Già, lo Shame aveva ragione. La conoscenza era il suo principale obiettivo. La sua ossessione. Cassie viveva per conoscere tutto il conoscibile, per dimostrare di essere la più intelligente. Non poteva farne a meno. Intellettualmente, avvertiva la costante necessità di primeggiare. E di conseguenza, in tal senso, la persona dietro a quel meccanismo rappresentava un nemico da sconfiggere. Non per giustizia, non per onore, ma per sfizio personale. Una questione di orgoglio. Doveva dimostrare di essere superiore. Insomma, era per questo che aveva premuto il tasto “giocatore” durante l’assemblea. Ed era sempre per questo, che si era lanciata nell’impresa. La possibilità di un tirocinio all’Ufficio Misteri? L’accesso prioritario alla Biblioteca Centrale di Hogsmeade? Il libro di Guida alla Pozionistica Avanzata, con le annotazioni originali e inedite di Horace Lumacorno? Certo, erano premi che le facevano gola. Tuttavia, in fondo sapeva che si trattava soltanto di scuse. Pretesti a cui aggrapparsi, per nascondere la reale motivazione. Ovvero il puro, semplice ed egoistico bisogno di vincere. Una corda che lo Shame era andato a pizzicare. “Bene, se vuoi giocare, allora giochiamo”. Fece un respiro profondo, dando un’occhiata all’ambiente, giusto per assicurarsi di essere sola. << Sei intelligente, quindi forse riesci a sentimi, oltre che vedermi >> cercare d’intavolare una conversazione non rientrava nei suoi progetti. Non l’aveva calcolato, non l’aveva previsto, ma stava improvvisando. Alzò una mano, portandosi il telefono all’altezza del volto. << In caso contrario, se serve, puoi sempre leggere il movimento delle mie labbra. Perciò presta attenzione, perché devo parlarti >> una premura, dato che ignorava il sistema utilizzato dallo Shame. Poteva sentirla? O solo vederla? Sull’elemento visivo, era piuttosto sicura. Altrimenti che senso avrebbe avuto orchestrare una sfida e non seguirla in diretta? Si spinse gli occhiali sul naso, in un gesto istintivo e nervoso, per poi produrre un piccolo colpo di tosse secca. << Hai ragione, posso capirlo. Il tuo compito è sapere. Ed è anche il mio…>> a discapito del tono pacato, le labbra di Cassie si piegarono in una smorfia risentita. Non doveva essere acida, ma neppure il massimo della cortesia. Anche perché, considerato il suo temperamento, sarebbe stata poco credibile. Lei non era simpatica. Con nessuno. << Ma in questo caso, sono costretta ad ammettere che sei in vantaggio. Tu sai tante cose di me, mentre io non so niente di te, tranne il fatto che sei molto astuta >> non riuscì a trattenere una nota di disappunto, scuotendo debolmente la nuca. Ovvio, le bruciava riconoscere l’evidenza. Non erano sullo stesso piano. Anzi, alloggiavano su due livelli diversi. E il suo, disgraziatamente, non era quello più in alto. Non ancora. << Penso che anche tu possa empatizzare con me. Non conoscere è davvero frustrante! >> approfittò di una delle frasi del messaggio, cercando di rigirarla a suo favore. Magari era una pessima mossa, magari se ne sarebbe pentita, ma non le interessava. Doveva provare. << Quindi, ti propongo un cambio. Non voglio il mio nome sulla lista di quel bando per l’Ufficio Misteri. Non voglio il libro di Guida alla Pozionistica Avanzata, completo di annotazioni. E non voglio l’accesso prioritario alla Biblioteca Centrale di Hogsmeade. Preferisco degli indizi su di te >> sì, pur di trionfare Cassie avrebbe gettato quelle ricompense, scambiandole con delle prove su cui lavorare. << Non mi aspetto dei nomi. Sarebbe chiedere troppo, lo so. Però voglio delle informazioni, qualcosa che possa aiutarmi a capire. Vedilo come un gioco nel gioco. O una sfida dentro la sfida. Una cosa privata, solo tra noi due, se lo preferisci… >>. D’accordo, l’ultima proposta contrastava con quanto deciso al raduno, tra i pochi che erano rimasti, offrendosi di giocare. Però, ad essere onesti, Cassie aveva detto che era disponibile a cooperare, senza fare promesse. Inoltre, li aveva informati sul discorso della fiducia. E poi, a suo modo, stava tentando di rendersi utile. << Potrebbe essere un modo per mettere alla prova la tua intelligenza. Sempre che tu non abbia paura di rischiare, ovvio >> immancabile la provocazione, con un piglio convinto, per poi allungare un palmo verso l’ampolla verde. La pozione polisucco. Quella che avrebbe dovuto bere. In teoria, appunto. “Una pozione difficile da preparare. Almeno che non sia stata rubata”. Stappò la fiala, non fingendo neppure di annusarla, per poi chiuderla e riadagiarla nella confezione.Integra. << Ecco fatto! >> annunciò con fin troppa enfasi, mentre un sorriso tiratissimo le affiorò sulla bocca. Ok, lo Shame non aveva torto. Bere l’intruglio, cambiare aspetto, le avrebbe permesso di essere più tutelata. Assumere le sembianze di qualcun altro. Già, ma di chi? Vero, si era appena buttata di getto, provando a creare un canale più produttivo, però questo non la rendeva meno accorta. O comunque non stupida. Non avrebbe trangugiato quella roba alla cieca, senza saperne l’appartenenza. In più, non c’era alcuna garanzia riguardo all’esatta preparazione. “Non dirmi quello che voglio o non voglio fare<< Apprezzo la premura, ma ho deciso che correrò il rischio. Le cose troppo facili non ci piacciono, giusto? Dove sarebbe il divertimento? >> fantastico, ora parlava anche al plurale, tanto per coinvolgere il misterioso avversario. Si morse la lingua, irrigidendosi lievemente, allo scopo di contenere le critiche che le stavano scuotendo l’intelletto. Cassie adorava le cose sicure, stabili, prevedibili. Aveva una routine precisa, serrata, dalla quale solitamente non si discostava. Ciò che si stava imponendo di fare, andava contro questo spaccato del suo carattere. Un versante soffocato dallo scoppio di superbia, ma ugualmente presente e intenzionato a farsi avvertire. Una tentazione che non doveva assolutamente ascoltare, pena il tornare sui suoi passi. << Tornando al discorso precedente…indizi come premi e bonus. Accetti? >> inarcò un sopracciglio, passandosi un paio di dita tra i capelli. << Se non ho contato male, e non l’ho fatto, al momento me ne devi due. Per incoraggiarti, prometto che cercherò di fare del mio meglio per rendere questa situazione il più avvincente possibile. Solo non trattarmi come un giocatore qualsiasi, perché non lo sono >> concluse quella sorta di proposta alternativa, approfittando dell’opportunità per regalarsi un complimento. “Io sono più intelligente”, aggiunse mentalmente, tanto per dare un contentino al suo ego. “Sempre che abbia seguito il discorso”, un’altra vocina, più subdola, la indusse a guardarsi attorno. Non poteva scartare l’ipotesi di aver parlato da sola, a vuoto, per tutto quel periodo. E l’ultima cosa che desiderava, era uno spettatore occasionale.


    Edited by Sleeping sun - 14/4/2019, 01:46
     
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    Poco dopo aver completato la sua proposta allo Shame, sullo schermo del cellulare di Cassie iniziano a comparire a intermittenza immagini live della vita delle persone che conosce. Le sue coinquiline, i suoi colleghi, persino immagini dei suoi genitori. Infine una nuova notifica oscura le immagini.

    @supernovaecho - cassiopea partridge? Ecco il tuo primo indizio: le regole le detto io. E poiché sembra che i miei generosi doni non ti fanno poi molta gola, ritiro la mia gentilezza. A caval donato non si guarda in bocca, Cassiopea, ma poiché ti comporti da ingrata, da tale ti tratterò. Le immagini che hai appena visto, ti danno la dimensione di quanto io sia in grado di vedere. Ti basta come indizio? E' l'unico che avrai per adesso. Non posso dire di non aver apprezzato il tuo sforzo, ma non tirare la corda. Posso essere decisamente gentile, così come posso smettere di esserlo in un batter d'occhio. E poiché è chiaro che i miei incentivi non sono stati sufficienti affinché tu ti senta pronta a eseguire un compito quanto mai semplice, te ne darò degli ulteriori. Fai come ti è stato chiesto, altrimenti inizierò a sganciare colpi molto più bassi sulle persone a cui tieni di più. Per quanto tu possa non andare d'accordo con i tuoi, sei davvero pronta a scoprire che cosa potrei farne di loro? E Fawn? Mi sembra che voi due stiate parecchio legando. Vuoi davvero vederla soffrire più di quanto non succeda già? Noto con delizia che prende con una certa reticenza anche i compiti più semplici che deve svolgere. Sei pronta a vederla reagire ai più pesanti? Immaginati quanto ne resterebbe devastata. Sei davvero pronta a tutto ciò? Sei pronta a vederla soffrire mentre si crogiola, senza nemmeno poter essere certa se la colpa è di questa tua insubordinazione o meno? Non calcare la mia mano, cara. So per certo che per quanto tu sia abituata a pensare unicamente a te stessa, non riusciresti mai a convivere con l'idea che la tua sopravvivenza è costata l'incolumità di qualcun altro. Ora fai la brava e fai come ti è stato chiesto. [Ricompensa: la salvaguardia delle persone a te vicine.]


     
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    Nonostante le buone intenzioni, Cassie cominciò a dondolarsi leggermente sulle gambe. Non angosciata, non spaventata, ma semplicemente irrequieta. Dominata da un miscuglio di attesa e tensione. Era stata sfidata dallo Shame, aveva accettato, si era infilata in degli abiti alquanto discutibili e infine presentata in quel vicolo. E da ultimo, tanto per non farsi mancare nulla, aveva pizzicato un po’la corda, cercando d'istigare una risposta. Troppo da affrontare in una volta sola, specie per una come lei, il cui massimo del rischio consisteva nel vedere quante pagine di studio ci sarebbero volute prima di crollare. Non proprio la stessa cosa. A conti fatti, si trattava di una situazione inappropriata. Ma questo non l’avrebbe comunque indotta a scappare, impedendole di proseguire. Fuggire non era un'opzione tollerabile. Quindi, se una dose di sana frenesia era il prezzo da pagare per continuare, allora avrebbe sopportato, scaricando l’energia attraverso quel debole dondolio. Un movimento di breve durata, destinato a cessare con il nuovo intervento dello Shame. Si bloccò istintivamente, rivolgendo lo sguardo al telefono. Immagini. Una sequenza di foto in rapida successione. Frammenti di vita appartenenti ad altre persone. Le sue coinquiline, i suoi conoscenti, ritratti nella loro quotidianità. In diretta. Inarcò un sopracciglio nel vedere persino i suoi genitori, un’anomalia in confronto al resto delle diapositive. Smise di respirare davanti alla scomparsa delle figure, prontamente sostituite da un’altra notifica. Gli occhi passarono in rassegna il contenuto, rileggendolo a più riprese. “Traduzione del messaggio: non hai gradito l’affronto, ti sei offesa e ora stai facendo i capricci”. La mente fu rapidissima nel trarre le sue conclusioni, anticipando qualsiasi reazione sul piano fisico. Emise un lungo e rumoroso sospiro, per poi aggrottare la fronte. Sì, lo Shame si era inviperito. Logico, c’era da aspettarselo. Cassie l’aveva schernito, tentando di rigirare la vicenda a suo vantaggio. << D’accordo, va bene, non te la prendere >> un esordio piuttosto tranquillo, quasi noncurante, in contrasto con il tono minaccioso del comunicato. Scosse la nuca un paio di volte, alzando e sventolando alcune dita nel vuoto, neanche stesse cercando di scacciare degli insetti invisibili. << Ho capito il messaggio. Tu comandi e dirigi il gioco, mentre io mi limito a eseguire quanto richiesto >> la voce assunse una nota di disappunto, accompagnata da una visibile smorfia contrariata. “Certo, come no! So che ti piacerebbe tanto”. Fu costretta a mordersi l’interno di una delle guance, contenendo l’impulso di esternare una moltitudine di commenti acidi. Mostrarsi arrabbiata non avrebbe risolto la questione. E neppure farsi prendere dal panico. Anzi, come rivelato dal messaggio, l’avrebbe solamente peggiorata, rendendola merce per ricattare altri soggetti. << Almeno hai apprezzato lo sforzo. Non puoi biasimarmi per averci provato >> fece spallucce, distendendo le labbra in un sorrisino palesemente falso. Senza fare nulla per nasconderlo. Perché avrebbe dovuto? Non erano amici, dunque non aveva senso fingere il contrario. “Grazie per aver apprezzato lo sforzo! Ora mi sento molto meglio!”, commentò silenziosamente, roteando le pupille in un estro esasperato. Il sorriso morì velocemente, rimpiazzato da una linea orizzontale, segno del suo scontento. Ora veniva la parte delle minacce. Sul serio? Voleva giocarsela in quel modo? “Complimenti per la maturità!”. << Minacce? Sul serio? >> si passò una mano tra i capelli, approfittandone per darsi un'occhiata intorno. No, intimidirla non era il sistema più adatto per ottenere la sua collaborazione. Cosa sperava? Di vederla supplicare, vittima dell’angoscia? Forse non aveva capito con chi stava parlando. << Complimenti per il discorso costruttivo >> ormai ci aveva preso gusto nel conversare con l’apparecchio, conscia di essere ascoltata. “Cassie, va tutto bene. Non lasciarti spaventare. Non ne hai motivo”. Prese una boccata d’aria, nel tentativo di eliminare potenziali dubbi. Doveva restare focalizzata sulla missione. E in tal senso, preoccuparsi era un’inutile distrazione. Sarebbe stata disposta a sacrificare gli altri per il suo benessere? Guardarli soffrire, con la consapevolezza di essere responsabile del loro dolore? Il nemico sembrava sicuro della risposta. Buon per lui. Perché lei, dal canto suo, non poteva garantirlo con altrettanta certezza. Troppe variabili da tenere in considerazione. Inoltre, la sopravvivenza sapeva giocare brutti scherzi. << Sto tremando di paura! >> esclamò con enfasi, sollevando un palmo e appoggiandoselo al petto. Quello non era il frangente adatto per immergersi in complessi dilemmi morali. Ci sarebbe stato tempo, più avanti, per analizzare la faccenda. Ora non aveva importanza. Anche perché, minacce o meno, sarebbe andata ugualmente avanti. C’era in ballo il suo orgoglio. << Ho accettato di giocare e ho intenzione di farlo. Forse dovresti riascoltare la conversazione, perché sono certa di non aver affermato il contrario >> dichiarò con convinzione, annuendo per avvalorare il concetto. Gli occhi si alzarono, puntando la scatola contenente le due pozioni. D’accordo, per adesso poteva bastare. L’aveva punzecchiata a sufficienza. Insistere nel remarle contro poteva rivelarsi controproducente. Era il momento di assecondarla. << L’incentivo di vincere è più che sufficiente, grazie. Anzi, è l’unico che conta al momento. Dovresti saperlo, visto che conosci tante cose sul mio conto >> allungò un braccio verso la fiala verde, stappandola nuovamente e avvicinandosela al naso. La pozione polisucco. Continuava a non fidarsi di quell’intruglio. Avrebbe funzionato? La preparazione era corretta? Di chi avrebbe assunto le sembianze? Il bracciò le tremò lievemente, spingendola ad aumentare la stretta. “Smettila di cincischiare e bevi quella brodaglia!”. << Se devi scrivermi per sfoggiare le tue minacce, allora evita di farlo, limitandoti allo stretto necessario >> sottolineò piccata, sfruttando il suo atteggiamento da maestrina saccente. Un modo per ribadire che no, almeno esternamente, non si sentiva inquieta. Inspirò profondamente, serrando le palpebre, per poi trangugiare il contenuto della boccetta. Di getto, tutta d’un fiato, così da togliersi il pensiero e troncare il suo marasma di obiezioni. “Sperando di non morire”. La reazione fu pressoché immediata. Le sue viscere iniziarono a contorcersi, la pelle a formicolarle e le membra a tendersi per modellarsi nelle fattezze finali. Cassie si piegò in avanti, poggiando entrambe le mani sul ventre, lasciando cadere a terra l’ampolla vuota. Non durò molto. Una volta terminato, come prima cosa, liberò il respiro trattenuto, rimettendosi lentamente dritta. Combattendo contro la tentazione di non guardare, s’impose di aprire gli occhi, per verificare il cambiamento. Le dita scivolarono a tastare il suo nuovo corpo, percependo subito qualche differenza. ”I miei capelli!”. Sussultò, producendo un versetto costernato, ritrovandosi a fissare una ciocca scura. Ben lontana dal suo biondo naturale, di cui andava piuttosto fiera. Si portò il telefono al livello del viso, accantonando il testo per aprire la fotocamera. Doveva controllare e quello era il sistema più veloce. Ammirò la propria immagine, osservandosi mentre dilatava lo sguardo. Blu. I suoi occhi erano diventati blu. Più scuri del suo colorito naturale. E la chioma, come anticipato, si era plasmata in una massa corvina. << Soddisfatta? >> domandò stizzita, assumendo un’espressione meditativa. Conosceva quel volto, quella persona. L’aveva già vista. “Ma tu chi sei?”. I polpastrelli salirono a pungolare le gote, picchiettando sulle tempie, stiracchiando gli angoli della bocca. Manco stesse provando un abito. “Theresa? Thelma? Thea?”. Iniziò a snocciolare un elenco mentale di nomi, alla ricerca dell’esatta soluzione. No, Cassie non soffriva di perdite di memoria. Sfortunatamente, aveva il vizio di archiviare ciò che non le interessava, seppellendolo sotto montagne di altri dati. E ricordare l’identità di una ragazza con cui aveva interagito in poche occasioni, perlopiù di sfuggita, finiva di diritto nel suo vastissimo archivio. “Qualcosa che inizia con la T. Non è Thea…ci assomiglia…Thea…Theo…Theodora!”. Theodora Watson. Indovinato. “Fantastico”. Un’illuminazione sprovvista di entusiasmo poiché, assieme alla scoperta, giunsero le altre notizie immagazzinate. Esito? Lei e Theodora Watson erano due personalità abbastanza agli antipodi. A partire dall’aspetto, passando per l'abbigliamento e arrivando infine all'atteggiamento. Borbottò qualcosa d’incomprensibile, recuperando la pozione viola e gettandola con sdegno, così da esaudire l’ultima richiesta. << Ok, ho fatto >> allargò le braccia, ricacciandole di peso contro i fianchi, per poi compiere qualche passo indietro e girare la testa verso la strada. Alcune dita raggiunsero gli occhiali, sfilandoli seppur controvoglia. Da quanto aveva visto, la tipa non li portava, dunque non ne avrebbe avuto bisogno. << Allora qual è la prossima mossa? >> incalzò lo schermo, deglutendo con forza e ricacciando indietro le numerose aggiunte.
     
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