{CHAPTER THIRTEEN} WATCHER//PLAYER

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    Fawn non poteva di certo dirsi contenta del fatto che fossero rimasti in pochi, sebbene fosse stata la prima a fare un tentativo di tenere alte le speranze e trovare un lato positivo anche in quella situazione, che di positivo aveva ben poco. Quella, però, era chiaramente una delle sue specialità: trovare il lato positivo, sempre e comunque. Un'altra sua personale dote, era quella di essere in grado di non scoraggiarsi purché avesse un modo per tenere la mente impegnata. E quindi ci mise poco a scollarsi di dosso il broncio e concentrarsi subito sull'ambiente circostante e su quanto ognuno dei presenti avesse da dire. Cosa che cercò di fare senza pregiudizi, relegando momentaneamente in un angolo le proprie preferenze in fatto di simpatie ed antipatie personali, dato che - come l'esperienza aveva avuto modo di insegnare alla maggioranza dei presenti -, una mancanza di affinità nell'ambito prettamente privato, non voleva obbligatoriamente dire che l'altro fosse - come dire? - un cretino. Così, sempre rimanendo di fianco ad Erik come ormai era abituata a fare, dedicò tutta la sua attenzione ad ognuno dei presenti mentre faceva una cernita mentale dell'utile ed inutile, del costruttivo e non troppo. Furono le parole di Douglas prima, ed il dissenso di Mals ad attirare la sua attenzione, nell'immediato. Com'era prevedibile che fosse, ovviamente, non tutti potevano andare subito d'accordo a prescindere, e stavano venendo a galla i primi dissensi. « Mi sta bene lasciare indietro i dissapori eccetera eccetera- quello che avete detto tutti quanti voi. E sono d'accordissimo con il fare gruppo: per questo motivo, io dico che se dobbiamo andare a lamentarci con quelli del Ministero, ci veniamo tutti quanti. Non significa questo fare squadra? » In effetti, tutti i torti non poteva darglieli. Perché, per quanto Douglas si fosse detto d'accordo, non aveva mancato - a suo parere - di appoggiare la causa, sì, ma rimarcando comunque la propria posizione di apparente privilegio. Chiaro che le conoscenze facciano comodo. Questo non significa, però, che adesso ci sia bisogno di portarsi il piedistallo pure in un gruppo che dovrebbe essere compatto. In fondo, stiamo facendo gli interessi di tutti. « Anche perché, sarete anche i principi di Svevia o quello che è, ma io di voi non mi fido. » Ecco, magari nemmeno sbatterglielo in faccia così, però. Tuttavia non si espresse ancora, aspettando pazientemente che anche altri dessero voce al proprio punto di vista. L'idea di Dean di raccogliere firme, per esempio, era più che sensata a suo parere. Ma avrebbe preso tempo. Cosa che, a ben guardare, non era necessariamente un malus. « Contaci pure la Herondale. » Aggiunse quindi, con un mezzo sorriso. Chissà perché, ma aveva come l'impressione che la donna non si sarebbe lasciata pregare per appoggiare una causa più che legittima. «Non sono d'accordo, Stone. Non ha senso presentarci tutti lì. Fare numero può servire a comprendere la gravità della situazione, ma non è efficiente se l'intenzione è avere una conversazione civile, come abbiamo appreso dalla pagliacciata di oggi. Tutto al più si può presentare una raccolta firme. È necessario scegliere tra noi dei rappresentanti degli studenti – possibilmente che non si mettano a picchiarli e a sbatterli contro i tavoli. Qualcuno che sappia farsi ascoltare e abbia le giuste conoscenze. Dev'essere chiaro che non si tratta di una ragazzata, che qui c'è in ballo la violazione della più basilare privacy, che la questione è seria: presentarci tutti lì significa creare solo rogne e iniziare col piede sbagliato, per come la vedo io. Quanto ai professori, sono d'accordo. L'appoggio di figure con una certa autorità fa sempre comodo. Ma la Preside?» E ti pareva. « Eh, la preside boh. » E pensate che bello quando dovranno farle il resoconto del marasma di oggi. Sicuro esce di testa. « Comunque, sentite... » Cominciò pacata, cercando di mantenere un tono cordiale. « Checché se ne dica, non possiamo andare a sfondare la porta del Ministero domattina appena svegli, e non importa se siamo in tre, dieci, o tutti quanti. Per il semplice motivo che non abbiamo un piano adeguato e che - come qualcuno ha fatto notare - vogliamo essere presi sul serio.» Un attimo di pausa, poi continuò. « Una squadra compatta, però, è fatta di persone che riconoscono le proprie debolezze ancor prima dei punti forti. Io, per esempio, sono irascibile e mi infervoro molto facilmente. Non posso andare a rappresentare proprio nessuno. » Fece spallucce, perché in fondo il vero era vero. « In più non possiamo andare domani anche perché siamo tutti incazzati neri. E questo non aiuta. E sì, penso anche io che non possiamo andare tutti a parlare con una persona sola, che probabilmente ci darà udienza solo perché presa per sfinimento e ci sbatterà fuori alla prima parola sbagliata. Quello che credo, però, è che tutti possiamo fare qualcosa perché quest'iniziativa vada in porto nella migliore delle maniere. Sfruttiamo i nostri punti di forza. » Li soppesò con lo sguardo tutti quanti per qualche attimo. « Per esempio, se sappiamo che qualcuno di noi sarebbe in grado di vendere il ghiaccio agli eschimesi, mandiamolo a raccogliere altre firme. Anche di gente che all'assemblea non c'era, che tanto male non fa. E magari riusciamo a far accodare qualcuno. Poi - serve preparare un discorso tenendo conto di tutte le possibili domande che ci verranno fatte e magari avere un elenco di come questa cosa violi la legge. E qui, anche, vedo gente che potrebbe essere più che utile. » Un cenno a coloro che sapeva studiare Magisprudenza, o avere un minimo di preparazione sul campo. « A me personalmente è indifferente chi va a parlare con le autorità, ma assicuriamoci che sia un gruppo sia vario che competente. » Così magari non sembra una riunione di condominio di piccoli lord offesi. Ma questo, com'era ovvio, non lo disse.


    fatto un secondo intervento, sksatemelo]


    Edited by lust for life - 6/4/2019, 22:43
     
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    Prevedo cavallette agguerrite. Non si era immaginato Fitzwilliam che le cavallette sarebbero davvero state così agguerrite. Uno spettacolo osceno che a tratti si era dimostrato a dir poco ridicolo. Uno spettacolo al quale assiste con il solito aplomb disinteressato, scuotendo la testa e commentando di tanto in tanto i fatti con le cugine con un che di prettamente sarcastico. Sembra disinteressato, ma in fondo, Fitzwilliam, seppur si sia sempre tenuto ai margini, conosce bene le dinamiche di ciò che è stato. Non riesce a fare a meno di corrugare la fronte non appena inizia a sentire alcune delle rimostranze della sala, ricordando con orrore la paura che ha provato risvegliandosi nel suo loft accanto a una pozza di sangue che si mischiava alla melma nera dei peccati che sua sorella aveva, volente o nolente, rigettato in onore di quella guerra santa che col tempo ha imparato a rispettare e nella quale ha persino imparato a riconoscersi. Non ha mai dato sfoggio delle sue convinzioni; Fitzwilliam non lo fa mai. Non giudica, non si indigna, non si batte col pugno contro il petto per niente e per nessuno, semplicemente perché è convinto che le convinzioni di nessuno possono essere effettivamente cambiate. Eppure, in cuor suo, sa che ciò che è stato l'ha cambiato radicalmente, fino al punto di riconoscersi più, fino al punto di dubitare persino della sua stessa essenza. E' talmente preso dalla foga, che ad un certo punto, decide semplicemente di alienarsi riprendendo tra le mani il proprio libro e ripercorrendo con un certo interesse passi scelti. Non presta poi molta attenzione a ciò che succede dopo, e persino il gesto più che discutibile della Morgenstern, lo accoglie con un alzata di occhi al cielo, prima di tornare ad abbassare lo sguardo tra le righe di Kafka, aspettando lentamente che la sala si svuoti. Non mi muovo da qui solo perché qualcuno dice che sono costretto a farlo. Quello l'unico movente che lo costringe a eludere quella richiesta, che normalmente avrebbe compiuto di spontanea volontà prima ancora che gli venisse chiesto di farlo. Saluta Harry con un veloce cenno della testa, farfugliando un veloce, ci vediamo dopo, coadiuvando quelle parole da una leggera carezza sull'esile braccio della bionda. Infine, rimasti ormai in pochi, lo sguardo di Fitzwilliam si solleva, per incontrare quello chiaro di Elizabeth ancora seduta al tavolo dei Tassorosso. Decide quindi allora di richiudere il libro e raggiungerla. « Non ti facevo una giocatrice. » Asserisce mentre si siede di fronte a lei, in quell'angolo di sala ancora lontano dal nucleo centrale di quella discussione tra pochi intimi. I primi interventi a quel punto, sembrano riscontrare la sua simpatia. « Li hai sentiti Elizabeth? A quanto pare ormai siamo sulla stessa barca. » Le sorride mentre le indica i discorsi fatti in fondo alla sala, per poi osservarsi attorno. Ormai la sala è deserta, fatta eccezione per quel gruppo strampalato e pochi altri individui che si avvicinano a loro volta verso il cuore della nuova squadra d'assalto. Tutto ciò è ridicolo, pensa alquanto sconsolato. « Sono d'accordo. Andiamo noi al Ministero domani stesso. Dovremmo riuscire a prendere appuntamento con il Capo dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia - siamo stati ad una serata di beneficienza organizzata da lui giusto due sabati fa. » E' quell'intervento a scatenare una reazione a catena nel gruppo. Quel noi che a molti deve sembrare con niente più il solito identificarsi di un gruppo qualsiasi, Fitz sa già a cosa alluda. « Andiamo a sentire. » Asserisce infine mentre tende l'orecchio sempre di più prima al battibecco tra Thomas e la Stone, poi all'intervento di Moses. Affianca il giovane Potter a cui da una leggera gomitata correlata da un'alzata di sopracciglia, prima di rivolgergli un sorrisino colmo di malizia. Scommetto che gradisci molto questi discorsi. Se solo sapessi cosa c'è dietro. Infine scuote la testa e si morde il labbro inferiore alzando la mano sempre con estremo rispetto nei confronti degli altri, attendendo educatamente il proprio turno.
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    « Acta non verba » Asserisce infine osservando ciascuno dei partecipanti a quella ristretta riunione. « Senza offesa ma qui ho sentito discorsi sul restare uniti, e spalleggiarci, ma poi non riusciamo a restare sullo stesso piano nemmeno ora che nessuno di noi è stato ancora in alcun modo minacciato da questa cosa. Non prendiamoci in giro. Non siamo una squadra - a tratti non siamo nemmeno in grado di tollerarci. » Figuriamoci cosa succederà nell'esatto momento in cui il primo culo verrà messo sulla graticola dallo Shame. Non prendiamoci per il culo. « Senza offesa ma al momento non mi farei rappresentare da nessuno qui dentro, e a mia volta non rappresenterei nessuno. Non prendetela a male ma io non mi fido di nessuno di voi e non trovo ragioni per cui qualcuno dovrebbe fidarsi di me allo stato attuale. » Una semplice constatazione dei fatti. « Nessuno di noi ha davvero la faccia pulita. So per certo che molti di noi, tra il giocarsi la faccia oppure il futuro e il buttare sotto un treno qualcun altro, non avrebbe poi molti dubbi su quale strada prendere - la piccola Carrow ha già palesato le sue intenzioni in merito e posso metterci la mano sul fuoco sul fatto che non è l'unica, perché vi conosco. Sugli altri lo penso a maggior ragione dato non vi conosco. » Conosce bene i suoi amici; conosce le loro storie, le loro ambizioni e anche l'asticella della loro moralità. E conosce anche se stesso. Sa bene che allo stato attuale non c'è davvero nessuno lì dentro per il quale cederebbe a un raptus di altruismo pur sapendo di giocarsi la propria faccia, o il proprio futuro. Molti di loro hanno obiettivi specifici, hanno una reputazione da salvaguardare, e fino a quel momento nessuno di loro ha mai dimostrato di pensare a qualcun altro tranne a loro stessi e ai loro personali comodi. Una decisione quanto mai sacrosanta di fronte alla quale, Fitzwilliam in primis non si sentiva colpevole. Non aveva mai sentito di dovere davvero qualcosa a nessuno; si era volutamente tenuto lontano da qualunque forma di impegno e legame di fedeltà nei confronti di chiunque. « Concordo sul dover avere qualcosa di più sostanzioso per le mani prima di agire ma per il resto, senza offesa Stone, il Ministero non è un circo in cui ci si presenta con gli striscioni dipinti a mo di arcobaleno in cinquanta bussando alle porte del Ministro della Magia col pugno di ferro. Altrettanto ad essere sincero non mi va di farlo a mo di inciucio sotto banco. E' un fallimento di tutta la Restaurazione tornare a contrattare con gli amici degli amici. » Non possiamo poi lamentarci se insorgono i "terroristi"/"poveracci" contro i soliti gruppi illuminati. E a quel punto guarda in particolar modo Tom, Jude, Nate e Percy. Non scherzavo quando ho detto che ero fuori da questa pagliacciata. E questo perché in fondo, seppur Fitz fosse ancora uno di loro, nei mesi che aveva passato lontano da quel mondo, dal Distretto dell'Oro, dalla Corte dei Miracoli, era diventato anche qualcos'altro. Ha sempre avuto un grande rispetto nei confronti dei suoi amici, dei suoi compagni. Li ha sempre protetti, indipendentemente da ciò che si diceva in giro, indipendentemente da cosa facessero o come decidessero di portare avanti le proprie esistenza, cosa che a loro volta hanno fatto loro con lui. Ma non avevano più quindici anni; non erano più il gruppo di adolescenti intenti a far sempre baldoria e sminuire i lupi solitari. « Volete fare gruppo? Avere le spalle coperte e farvele coprire a vostra volta? Non promettiamoci assolutamente nulla. Questa cosa si costruisce giorno per giorno, dimostrando che di ciascuno di noi ci si può fidare. Non basterà nemmeno un patto di sangue per vincolare alcuni di noi affinché restino in riga, e a dirla tutta, non ne capisco nemmeno il bisogno. Lasciamo le cose a coscienza di ognuno. Chi si dimostrerà più meritevole, ci rappresenterà tutti.. e a quel punto non sarà nemmeno necessario che si voti affinché ciò avvenga, perché i fatti parleranno da sé. » Si stringe nelle spalle con naturalezza; non si sente minimamente in colpa per quel discorso. E' ciò che pensa, e le sue idee, Fitzwilliam le ha sempre esposte senza remora alcuna. « Nel mentre cerchiamo di tenere un profilo basso. Costruiamo una rete di contatti e individuiamo un canale di comunicazione alternativo. Non abbiamo comunque niente di più solido al momento. E questa cosa va fatta in modo giusto questa volta, altrimenti tra tre mesi, ci ritroveremo uno Shame 3.0 e a essere sincero, concordo con Greg. Questa cosa ha un po' rotto il cazzo. »

    Nel dubbio Fitz si dissocia.
    Interagito con Betty e tutti alla fine; nominati Harriet, Albus, Tom, Jude, Nate, Percy e Greg.
    Player per modo di dire.


     
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    « Rilassati, questa ha solo voglia di lanciare benzina sul fuoco. Davvero vuoi darle questa soddisfazione? » No che non voglio, ovviamente. Dare corda ad una palese troietta del cazzo non sarebbe da me. Con i gomiti già piegati e le mani pronte a far leva contro la superficie legnosa del tavolo, Theo dovette ricacciare indietro con tutte le forze la voglia di saltare via come una molla, in direzione della rossa che aveva sollevato tanto inutile baccano. Dovette mordersi la lingua per non dire la propria, ed alzare la voce a sua volta: tanto a cosa servirebbe? Parole buttate al vento. Era risaputo che le persone come lei, le cheerleader e chi ocheggiava un po' troppo in generale, non avessero libertà di parola in contesti come quello in cui era immersa. Ma davvero parli tu che non dici cose intelligenti nemmeno se ti sforzi a tal punto da farti uscire le budella dagli occhi? Quello dell'ex serpe sarebbe stato un intervento immerso nel coro, a cui nessuno avrebbe dato alcun fottutissimo peso, troppo poco serio e pensato.« Peccato non abbia portato la bacchetta con me, perchè un Languelingua non glielo avrebbe risparmiato nessuno » Soffiò, poco prima di aggrottare la fronte nel sentire tutti i cellulari squillare contemporaneamente ed alcuni volantini iniziare a piovere dal soffitto; immaginavoche lo Shame non avrebbe chiuso i giochi con un'assemblea. Senza afferrare il proprio cellulare, la mora si sporse verso quello di Landon, facendo capocella al disopra della sua spalla solo per poter sbirciare e prendere visione del messaggio che tutti quanti stavano leggendo. «Che porcheria è questa? Mi spiace, ma non c'ho proprio sbatti di continuare sta cosa. So che tanto non mi ascolterai, però non lagnarti da me se sta pazza furiosa ti prende di mira » - « Sì, ma stai calmo » Watson non ebbe tempo a sufficienza nemmeno per interiorizzare l'ultimatum che già l'intera Sala Grande era tornata ad agitarsi e l'amico seduto al suo fianco, risoluto, le scuotesse i capelli prima di alzarsi « ...Davvero? » Commentò con fare stranito vista la sua scelta di andarsene, allargando appena le braccia per poi afferrare un volantino e trattenerlo fra le dita. Watcher or Player? A questo punto anche lei si tirò in piedi tra gli altri, ma non per andarsene, giusto per raggiungere il tavolo dei Senior, in modo da sentire i loro pareri e riavvicinarsi giusto a quello che lei considerava il suo posto. Tra Percy e Greg, tra tutti quelli che un po' erano stati etichettati come i favoriti. « Se posso dire la mia, sono d'accordo con Malia Stone. »
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    Greg levò la voce in lontananza, carpendo da subito l'interesse della ragazza che si arrestò tra una panca e l'altra, nell'attesa di sentire ciò che avesse da dire; ti prego, non farti sottomettere anche tu. Theo non aveva la benchè minima idea di cosa avesse sostenuto la Stone, ma sperava infinitivamente che l'amico non scegliesse di uscire dalla sala: levare le tende non lo vedeva un atteggiamento proficuo, giusto perchè secondo lei significava darla vinta alla supremazia di quel qualcuno. Lei era intenzionata a rimanere. « Questo Shame mi ha veramente rotto il cazzo. Mi hanno anche veramente rotto il cazzo le dita puntate e le interminabili filippiche sull'ovvio. Dunque, se volete scusarmi....quando avrete deciso come e quando denunciare, da adulti, mi trovate a Diagon Alley. Credo che la strada la conosciate tutti. » Theo sapeva quanto Greg sapesse essere permaloso, ed ancora di più sapeva quanto fosse importante per lui il ruolo di Senior: lo faceva con passione, si spremeva per far andare le cose per il meglio. Nessun imbecille che gli da addosso qui dentro lo ha capito. Theo, impotente, lo seguì semplicemente con lo sguardo mentre questo guadagnava l'uscita a grandi falcate. Le labbra rimasero schiuse quasi a volerlo chiamare, ma non lo fece, rimase semplicemente immobile, indecisa su quello che doveva fare. Da una parte dichiarare guerra allo Shame, dall'altra dare sostegno all'amico. Inutile sottolineare quanto la seconda opzione contasse più della prima. « Mun! » Afferrando velocemente la propria roba, Theo si precipitò verso la ragazza, vicina a lei, mettendole una mano sulla spalla. Aveva ascoltato gli interventi dei pochi rimasti, e si sentiva estremamente d'accordo con ognuno di loro « Sto dalla vostra parte, dopotutto più siamo e meglio è ma...devo correre da Greg » Agitò il cellulare fra le mani prima di poter scegliere la voce player, tornando a guardare la compagna e fare una conta mentale dei presenti « Tienimi aggiornata se dovesse accadere qualcosa mentre non ci sono, ti chiamo dopo. »



    PLAYERRRR
    Chiesto a Mun di tenermi aggiornata perchè sono corsa dietro Gregvitamia per solidarietà
     
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    La tentazione di Erik, come probabilmente quella di chiunque altro, era stata di preme quel tasto, quella scritta watcher che pulsava a intermittenza sullo schermo del suo cellulare. Sarebbe così semplice.. Ma allo stesso tempo, lo era davvero? Uno come lui non avrebbe dovuto avere motivi di dubitarne: lo Shame gli aveva offerto una via di fuga e nessuna ragione per dubitarne. Forse, però, è troppo semplice. Pensieri che nel giro di pochi istanti si accavallarono uno sopra all'altro, concludendosi poi in una scelta che di cosciente aveva ben poco: player. Una parte di lui se ne pentì immediatamente, l'altra tuttavia, sperava che quella scelta lo ripagasse a lungo andare, perché la dignità agli occhi altrui poteva pure permettersi di perderla, ma l'integrità..quella no.
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    "Che dici, andiamo a vedere più da vicino?" si riscosse, stirando un sorriso in direzione della ragazza e annuendo distrattamente. Ancora una volta nella sua vita, non sapeva se avesse preso la strada giusta; la sua coscienza, in fin dei conti, lo aveva ingannato più di una volta, e più di una volta si era rivelato difficile districare i nodi di situazioni intricate come quella. Vedere gli studenti aizzarsi contro i Seniors, vedere Beatrice incollare la faccia di Gregorovitch al tavolo..quelle erano tutte cose che, pur se in termini diversi, Erik aveva già visto. Come una sorta di deja vu. Ho visto come queste cose iniziano, e ho visto anche come finiscono. Non bene. Si scrollò tuttavia quella pesantezza di dosso, cercando di concentrarsi sulla discussione tra i pochi rimasti - che prevedibilmente erano tutte facce ben note. Si sorprese nel vedere lì Cassie, coinquilina di Fawn, verso la quale si sporse per stirarle un cordiale sorriso di saluto e un cenno del capo. "Non ci costa nulla, e sono sicuro che i professori a noi più vicini non ci negheranno questo aiuto. Parlo di Pervinca Branwell, Alek Marchand e Byron Cooper." Annuì con fermezza alle parole di Dean. "Sono più che certo che mio padre ci darà una mano in merito. Intendo parlarne con lui stasera stessa." Da quel punto in poi il problema andò a cambiare dal cosa fare al chi mandare. Problema sul quale, indubbiamente, le opinioni sembravano delle più divergenti: da una parte i suoi compagni del Clavis più propensi a gestire la cosa tramite le proprie connessioni, dall'altra personalità che non se la sentivano proprio di essere escluse dai giochi. "Ci sta non andarci in massa, ok, ma ve lo dico fin da subito: io ho intenzione di essere presente in quell'ufficio quando sarà il momento. Patti chiari, amicizia lunga." fu il lapidario commento - affatto sorprendente - di Albus Potter, che passò il proprio sguardo serio su tutto il gruppetto di persone prima di lasciare la parola a Fitz. "Lasciamo le cose a coscienza di ognuno. Chi si dimostrerà più meritevole, ci rappresenterà tutti.. e a quel punto non sarà nemmeno necessario che si voti affinché ciò avvenga, perché i fatti parleranno da sé." Aggrottò appena la fronte a quelle parole. "Quindi scusate, ma che intenzioni abbiamo? Aspettare che lo Shame ci bastoni tutti quanti fino a quando il suo gioco non mostrerà chi è più virtuoso? In pratica è come lasciar scegliere lui - o lei." Sbuffò una piccola risata, scuotendo appena il capo. "A me non interessa il numero o il nome delle persone che andranno al Ministero - l'importante è agire per tempo. Non dico domani, ma quanto meno nell'arco della settimana. Cerchiamo di mettere su un gruppo eterogeneo che sia rappresentativo di tutti, così quelle persone avranno tempo di prepararsi adeguatamente al colloquio mentre gli altri si danno da fare su altri fronti. Insomma, compatti, ma efficienti - così che ognuno possa mettere sul piatto ciò che sa fare meglio per contrastare questa situazione. Le comunicazioni, ad esempio -" disse, indicando Fitz con un cenno della mano come a riallacciarsi alla problematica portata in campo da lui "- potrebbero essere affidate ai messaggi di fuoco, quanto meno quelle importanti. Auror e Inquisizione li hanno sempre utilizzati, essendo l'unico modo al cento per cento non rintracciabile."

    Interagito con Fawn e i rimasti. Salutata Cassie. Fatto intervenire brevemente Albus.
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  5. Sleeping sun
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    << Cassie... Andiamo! Vuoi davvero passare quest'ora in mezzo alle Corvosecchie noiose e perderti il divertimento del nostro tavolo? >>. E pensare che Cassie si era sforzata di comportarsi in maniera cordiale, accantonando momentaneamente il fastidio per la situazione, nella speranza di ricevere un briciolo di sostegno. “Sul serio? Questa giornata è un completo disastro!”. << Già, hai indovinato. Era proprio questo il mio piano >> il commento le sfuggì immediato, con una lieve nota sarcastica, accompagnato da un breve cenno d’assenso. Cortese nell’impostazione, senza scatti improvvisi. In fondo non era colpa di Malia, ad essere onesti nemmeno la conosceva, quindi poteva risparmiarla e contenersi. “Un cambio non renderà la situazione più divertente! Andarmene, essere lasciata in pace, ecco cosa potrebbe aiutarmi!”. << E poi, come dice lui, ti posso assicurare che è un testardo di prima categoria. Se si è messo in testa che ti vuole da noi, dovrai venire. Con le buone o le cattive.>>. Istintivamente lanciò un’occhiataccia verso Dean, affrettandosi a tornare sulla ragazza. << Ma non mi dire! D’accordo, va bene. Se questo può servire a renderlo meno fastidioso…! >> l’ultima cosa che voleva, era rendersi protagonista di una sceneggiata in mezzo a quella folla di studenti. “Hai voluto partecipare? Ora ne paghi le conseguenze”. << Moses sarà anche un gran rompipalle, ma ti assicuro che non è così male come sembra, eh. Lo sai che studia letteratura? E non sembra, ma è un ottimo studente. Legge anche un sacco di libri...>>.E quindi?”. Cassie aggrottò la fronte, piuttosto spiazzata da quel resoconto inaspettato. Sul serio? Che doveva farsene? Non l’aveva mica chiesto. E comunque non le importava. “Io ho un QI elevato, sembro e sono un’ottima studentessa e leggo moltissimi libri. Ma non lo sto dicendo in giro!”. Non ancora. Perché di solito, ogni occasione era buona per mettere in mostra il suo talento. Tuttavia, ebbe la decenza di non esternare il pensiero, giusto per non alimentare quello strano contesto. << E allora? Scusa, ma credo di non capire il punto. Dovrei fargli un applauso? >> per qualche misteriosa ragione, avvertì l’impulso di sussurrare all’indirizzo di Malia, non nascondendo una nota dubbiosa. Scrollò debolmente la nuca, prendendo infine posto, giusto in tempo per l’inizio dell’assemblea.

    << Ricordatemi ancora la ragione per cui la democrazia è il sistema vigente. E pensare che i nostri antenati ci sono morti, per darci certi diritti. Pft! >>. Cassie sciolse l’intreccio delle braccia, portando le mani a massaggiarsi le tempie. Esclusi i primi e composti interventi, la riunione era degenerata velocemente, trasformandosi in un vero e proprio putiferio. Urla, insulti, commenti alquanto discutibili e imbarazzanti. Il caos. Logico. In che altro modo avrebbe potuto concludersi? Non l’aveva immaginato fin dal principio? Insomma, era venuta proprio per quello. Confermare la sua teoria, dimostrando di avere ragione. << Probabilmente perché, in mezzo a una massa di stolti, c’è sempre qualcuno capace di usare il cervello. Ed è giusto dargli la possibilità di esprimersi >> stranamente, una volta ogni tanto, riuscì a controbattere senza essere acida. Quasi meditabonda, spostando gli occhi da un lato all’altro della Sala. Sì, la vicenda era davvero desolante, caratterizzata da livelli d’idiozia assurdi. Destinati a crescere con l’attivazione a sorpresa di una moltitudine di suonerie e vibrazioni, seguita da una pittoresca invasione di volantini. Inarcò un sopracciglio, sollevando un braccio per acciuffare uno di quei fogli cadenti, affrettandosi a recuperare il suo telefono. Lo Shame. Perfetto. “Di bene in meglio!”. << Spettatori? Perché cos'è, questo - uno spettacolo? E i giocatori chi sarebbero, allora? I martiri al Colosseo? >>. La Corvonero alternò lo sguardo tra la notifica e la carta, contemplando il contenuto di entrambe. Piegò le labbra in una smorfia contrariata, per poi spingersi le lenti sul naso. << Esatto, questo è uno spettacolo. Il suo spettacolo >> dondolò il cellulare a mezz’aria, per indicare l’applicazione, con la visuale ancora fissa sullo schermo. Cinque minuti. Il tempo a disposizione per decidere la prossima azione. Allontanarsi o restare? Ironico. Non avrebbe dovuto porsi il dilemma. Non lei, che aveva criticato aspramente quel raduno, imponendosi la partecipazione. Lei, che aveva trascorso l’intero periodo con la tentazione di levare le tende. Caspita, le era stata offerta l’opportunità di mollare tutto. E che faceva? Esitava. Sì, in circostanze normali sarebbe uscita al volo. Ma quelle, sfortunatamente, non lo erano. Non poteva semplicemente fuggire. Non davanti a una sfida del genere. Giustizia? Onestà? Dovere? Belle parole, che purtroppo esulavano dalle sue motivazioni. No, si trattava di un confronto e Cassie non era tipa da tirarsi indietro. Mai. Non senza combattere. Il suo ego non l’avrebbe permesso. Annuì a quella muta presa di posizione, per poi pigiare sul tasto di Giocatore. Fulminea, così da bloccare potenziali ripensamenti sul nascere. Tornò a sollevare la testa, ammirando la performance di Beatrice, accompagnata dal progressivo svuotarsi della Sala Grande. << Bell'idea di spettacolo che hanno questi stronzi! >>. Gli occhi saettarono verso Dean, riservandogli la prima occhiata pacifica della giornata. Nessuna traccia del fastidio precedente. << Probabilmente non lo apprezzi perché non sei un maniaco del controllo con deliri di onnipotenza. Oppure un sadico attratto dalle sofferenze altrui…>> prese una piccola pausa, inquadrando uno dei numerosi gruppetti di fuggitivi << O semplicemente perché non gongoli all’idea del “meglio a loro che a me”. Come faranno molti di quei poveri illusi che stanno scappando ora >> terminò il discorso, liberando un sospiro esasperato. Paradossalmente, il nuovo stravolgimento, aveva il potere di rendere Cassie più socievole. Almeno in teoria, per un brevissimo frangente, finché non riprese a fissarlo, cogliendo la sua occhiata stupita. << Che c’è? Sì, ho accettato. Qualche problema?! >> la protesta affiorò istantanea, chiaramente stizzita. “Potevi tirartene fuori tu e farmi un favore!”. Girò lo sguardo seccata, adocchiando le figure di Fawn ed Erik. Si mise rapidamente in piedi, recuperando la tracolla, approfittando di quel tacito invito per allontanarsi dal tavolo. Tuttavia, se sperava di aver risolto il dilemma, si sbagliava di grosso. << Il fronte americano sempre compatto. Non deludi mai, Moses.>>. Si scoprì a trattenere il fiato, dilatando le pupille in uno slancio sconcertato. Guardò prima uno e poi l’altra, mordendosi la lingua per placare le critiche che premevano bramose di farsi sentire. “Ovviamente! Non potevano non conoscersi!”. Era una cosa scontata. Avrebbe dovuto immaginarlo, fare due più due. Ecco il prezzo da pagare per il suo voler ignorare le questioni sociali. << Che le hanno fatto? Io ci convivo: se vuole uccidere qualcuno, è bene che lo sappia ora. >>. Fu scossa da un fugace tremore, sgranando ancor di più le palpebre. Potendo, in quel preciso istante, si sarebbe scavata una fossa e seppellita dentro. Così, per sparire dallo spiacevole quadretto. << Grazie Fawn. Sei sempre così premurosa. Mi ero dimenticata di dire a tutti dove alloggio. Come farei senza di te? >> dovette appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non apparire caustica, addolcendo le frasi con un sorriso tiratissimo. << E' solo un po' esasperata dalla mia soffocante voglia di vivere - lo sai come funziona. >>. Sorrisetto che si spezzò prontamente, sostituito da una smorfia irritata. << Solo perché potresti andare a soffocare qualcun altro! >> a discapito del suo impegno, non riuscì a trattenere una sfumatura inviperita. Rilasciò un versetto snervato, per poi incamminarsi verso il tavolo dei seniors e i pochi rimasti che si stavano radunando. << Su, andiamo a sentire che è meglio! >>. Tutto era meglio di quel siparietto, no? Magari. Sarebbe stato troppo bello. Élite? Conoscenze? Restare uniti?. “Veramente?! Sono queste le idee dominanti?”. << No, dubito che molti si uniranno a noi, Fawn. Perché dovrebbero farlo, quando credono di essere al sicuro nel ruolo di spettatori? Sdegno, protesta, menefreghismo, sono solo alcune delle tante motivazioni che hanno portato gli altri a lasciare la sala. Tutte scuse. La verità, è che per loro è meglio assistere che partecipare. Stare nascosti dietro le quinte, invece che sul palcoscenico. Perché, qualunque cosa capiti, noi rimaniamo comunque il bersaglio principale. Quindi, meglio a noi che a loro >>. D’accordo, intavolare una conversazione con il gruppo di sopravvissuti non rientrava nei suoi piani. Ma ormai, i progetti di Cassie erano andato in fumo da un pezzo. Tanto valeva mettersi in gioco, visto che tutti sembravano così smaniosi di dire qualcosa. E dato che, a conti fatti, aveva scelto di farsi coinvolgere. << Malia ha ragione sulla questione della fiducia >> puntò un indice verso la Grifondoro, per poi spostarlo in direzione di Fitz. << E lui ha centrato il punto >>. Si portò i palmi in grembo, intrecciando le dita, per poi iniziare a muovere alcuni passi davanti alla tavolata principale. << Siccome non ho niente da nascondere, voglio essere onesta. Sono un’individualista, odio il gioco di squadra e ho l’abitudine di mettermi sempre al primo posto >> una descrizione poco carina, illustrata con il massimo della naturalezza. Senza preoccupazioni, come se fosse normale. << Probabilmente, dovendo scegliere tra voi e me, non esiterei nel sacrificarvi. Questo significa che non potete fidarvi >> sbrogliò le mani dall’intreccio, sollevandole per portarsi qualche ciocca bionda dietro alle orecchie. << E io non mi fido di voi >>. Fece una pausa, muovendo un cenno verso Fawn << Tu ovviamente non conti Fawn. Sei un’eccezione con riserva >> avvertì il bisogno di sottolinearlo, continuando a camminare avanti e indietro. << Come ha detto lui…>> un nuovo movimento della mano rivolto a Fitz senza nome << Noi non siamo una squadra. Certo, adesso parlate di unità, sostegno, aiuto reciproco. Un mucchio di belle parole >> smise di passeggiare, facendo slittare lo sguardo sui vari presenti lì radunati << Quanto pensate che durerà? Fino al primo affondo dello Shame? O forse al secondo? Volete farmi credere che non tradireste gli altri, per difendervi e difendere coloro a cui tenete maggiormente? È davvero poco credibile. E poi guardatevi, non riuscite ad andare d’accordo nemmeno ora >> guardatevi esatto, poiché Cassie non si considerava parte di quel guazzabuglio. D’altronde lei era diventata calmissima, perdendo l’astio che l’aveva caratterizzata prima di cominciare il discorso. << Per quanto riguarda le conoscenze…sul serio? Pensate che basti essere ricchi, famosi, con qualche aggancio, per risolvere il problema? >> emise uno sbuffo divertito, alzando un palmo e impattandolo sulla fronte con fare scenico. “Poveri noi! Siamo messi proprio male!”. << Forse non l’avete notato, ma vi è sfuggito un particolare. Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, lo Shame è intelligente. Molto intelligente. Non si tratta di una semplice applicazione per ragazzini idioti, anche se trova comodo spacciarsi come tale. Insomma, guardate l’utenza che ha a disposizione >> allargò entrambe le braccia, a indicare metaforicamente l’ambiente che si era svuotato. “Ovviamente l’idiota, nell’equazione, non sono io”. << Foto discutibili, gossip da quattro soldi, sono soltanto l’inizio. Un modo per confondere le persone. Quanto accaduto alle clessidre, per esempio, ci dimostra che non è così trascurabile come sembra. E che dire della stessa applicazione, improvvisamente comparsa su tutti i cellulari? No, dietro allo Shame si nasconde una mente astuta, manipolatrice e subdola. Magari qualcuno con deliri di onnipotenza e forti manie di controllo. Non so a cosa punti, non ancora. Ma di certo non si tratta di uno sprovveduto qualsiasi, che si diverte soltanto a mettere zizzania. Ne sono sicura, anzi sicurissima >> incredibile, probabilmente Cassie non aveva mai speso così tante parole per tratteggiare qualcuno nel corso della sua intera esistenza << Di conseguenza, credete davvero che tutti questi…chiamiamoli “privilegi”, aiuteranno? Probabilmente non vi permetterà nemmeno d’incontrare quelli del Ministero. Oppure troverà il modo di ritorcervelo contro >> ed eccolo, l’immancabile tono da maestrina saccente, somma portatrice della ragione, accompagnato da una scrollata di spalle. << Sono d’accordo sul cercare qualcosa di più concreto. Ci servono delle prove. E forse, il modo più facile per ottenerle, è giocare. Dopotutto, come ci ha gentilmente ricordato, “con lo Shame chiunque ha sempre una scelta”. Quindi possiamo assecondarla completamente, facendo la figura degli stupidi. Oppure possiamo rifiutarci, opporci, rendendola una bambina vendicativa e capricciosa. Però…>> una cortissima interruzione, puramente teatrale << C’è anche una terza opzione. Giocare e cercare di metterla in difficoltà. Non dobbiamo fare tutto quello che ci dice. Non a modo suo. È una nostra decisione. Nulla ci vieta di punzecchiarla, mettendola sotto sforzo. Caspita, magari qualche imprevisto potrebbe anche piacerle! E, per quanto creda di essere perfetta, non lo è. Commetterà pur qualche errore. Vediamo fin dove è disposta a spingersi >> scioccò la lingua contro il palato, per poi intrecciare le braccia al petto << Non siamo una squadra…>> percepì il bisogno di ribadirlo, nell’eventualità che qualcuno se lo fosse perso << Ma un gruppo di persone con un obiettivo comune. Perciò sono disposta a collaborare. Senza prendere nessun impegno serio >>.


    Interagito con Dean, Malia, Fawn e praticamente tutti quelli rimasti. Scusate, sono spaventata da quanto ha parlato Cassie!
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    Betty non aveva fatto altro che ascoltare con attenzione tutto ciò che i senior e i vari studenti avevano detto nel corso dell'assemblea, un botta e risposta che non li aveva sicuramente aiutati a fare passi avanti. Erano varie le linee di pensiero che cercavano di portare avanti; i più agguerriti non volevano assolutamente lasciare che tutto passasse in sordina, volevano fermare lo Shame e volevano farlo subito. Speravano che rivolgendosi al ministero avrebbero potuto ottenere l'aiuto necessario per mettere fine a tutto ciò. I pragmatici preferivano aspettare, avere modo di capire chi muovesse i fili e poi agire. Betty dal canto suo non sposava nessuna delle due opinioni, credeva che affrontare lo shame a muso duro avrebbe solamente spinto chiunque ci fosse dietro ad usare il pungo di ferro, dando via ad una sequela di attacchi verso chiunque. Era una situazione che bisognava affrontare con astuzia, cercare di battere quella macchina per pettegolezzi al suo stesso gioco. Per il momento invece erano tutti più che interessati a fare lo scarica barile; decisi a sfogare la propria frustrazione. Il continuo botta e risposta venne interrotto da sonori bip che spinsero tutti a guardare il proprio telefono. Quanto a questo triste incidente di percorso in cui avete tentato di gettare fango su di me, sono comunque disposta a chiudere un occhi, anche due se necessario, a patto che rompiate le fila e chiudiate questa irragionevole riunione di partigiani in prepensionamento. Spettatore o Giocatore? Betty iniziava a chiedersi per quale motivo non fosse scappata su qualche bella spiaggia caraibica, alla ricerca di un po' di sole e tranquillità; lasciandosi alle spalle tutti questi drammi che in passato avevano minato la sua sanità mentale. Forse scegliere spettatore le avrebbe reso tutto più semplice, una scelta sicura e in qualche modo passiva. Una scelta che in futuro le si sarebbe potuta ritorcere contro, facendola pentire di aver rifiutato la possibilità di decidere da sé quale battaglie combattere. Il pollice virò velocemente sulla scritta player lampeggiante, quasi come se fosse guidato dal suo subconscio. Dopo aver confermato la propria scelta si prese qualche minuto per maledirsi mentalmente e poi si crogiolò nella sensazione di aver appena commesso uno degli errori più grandi della sua vita. « Non ti facevo una giocatrice. » La vista di Fitz la rincuora, facendola sentire un po' più sicura di sé. « Lo sai che ultimamente punto a sorprendere le persone. » Facendo tutte quelle cose da cui in passato sarebbe scappata a gambe levate. « Li hai sentiti Elizabeth? A quanto pare ormai siamo sulla stessa barca. » Annuì sconsolata anche se dai battibecchi che aveva avuto modo di ascoltare poco prima era più che certa che se ne avessero avuto l'occasione si sarebbero spinti giù da quella barca l'un l'altro per salvare la propria pelle. « Ho capito solo che non riusciamo a rimanere tranquilli per un solo anno scolastico. » Segue Fitz verso il tavolo dei senior, curiosa di scoprire ciò che gli altri compagni hanno scelto e di cercare di capire cosa ciò comporterà. « Senza offesa ma al momento non mi farei rappresentare da nessuno qui dentro, e a mia volta non rappresenterei nessuno. Non prendetela a male ma io non mi fido di nessuno di voi e non trovo ragioni per cui qualcuno dovrebbe fidarsi di me allo stato attuale. » Parole che in qualche modo la feriscono, conosce Fitz e sa benissimo che è una persona che raramente concede la propria fiducia, ma sperava di aver fatto breccia in quella corazza; spingendolo a fidarsi di lei. Un chiaro specchio di ciò che lo Shame stava facendo a tutti loro, li spingeva a dubitare dei propri amici. Fitza aveva ragione quando parlava di come sarebbe stato facile voltarsi le spalle l'un l'altro, ma Betty sperava che tutto ciò che avevano passato l'anno prima li avesse fortificati e non fatti a pezzi. Una speranza che si sarebbe dimostrata vana o concreta solo con il tempo. « Siccome non ho niente da nascondere, voglio essere onesta. Sono un’individualista, odio il gioco di squadra e ho l’abitudine di mettermi sempre al primo posto. Probabilmente, dovendo scegliere tra voi e me, non esiterei nel sacrificarvi. Questo significa che non potete fidarvi » Questo significa che abbiamo perso in partenza. Rimanere disgregati avrebbe significato perdere, lasciare che lo Shame si intrufolasse in quelle crepe facendoli letteralmente a pezzi. Era d'accordo con la ragazza bionda sull'intelligenza dello Shame, i gossip erano pettegolezzi che in qualche modo avrebbero potuto sviare la loro attenzione, alimentando la loro rabbia e impedendo a tutti di concentrarsi sul fatto che avessero di fronte qualcuno abbastanza sveglio da seminare il caos indisturbato. « Io penso solo che siamo stati affamati, rinchiusi tra queste stesse mura a lottare per la nostra vita e se adesso non facciamo altro che dubitare di chi ci sta di fianco vuol dire che non abbiamo imparato niente. » L'unione fa la forza non è solamente un detto tanto per... Era davvero convinta che collaborando avrebbero potuto far fronte allo shame, ma se solo uno di loro avrebbe preferito giocare in solitaria sarebbero andati contro una disfatta sicura.
    Interagito con Fitz e un po' tutti
    citata Cassie
    playerrrrrrrr

     
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    « Eris..credo tu abbia ragione nel credere che ai piani alti non verremmo presi sul serio. E' facile liquidare questa cosa come una ragazzata [...] Magari non saremo la priorità, ma se ce ne stiamo zitti non saremo mai nemmeno un'opzione. » Eris comprendeva benissimo il punto di vista di Erik, sottovalutare lo shame e le assurde sfide poteva essere il loro più grande sbaglio, ma allo stesso tempo loro stessi non sapevano ancora con cosa avessero a che fare. La sua poteva sembrare una decisione più codarda, ma era quella logicamente più pragmatica. Capire con cosa avessero a che fare era fondamentale. “Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.” Un insegnamento di Sun Tzu che in quel momento avrebbe sicuramente giovato tutti. « Lo so Erik, ma lo Shame non è stupido...se ci rivolgessimo subito agli auror potremmo scoprire le nostre carte troppo pesto. Cosa vieta allo shame di sparire nel nulla giusto per farci sembrare dei ragazzini petulanti e poi tornare alla carica una volta scemata l'attenzione degli auror? » Avrebbero fatto la figura di chi grida al lupo al lupo per niente per poi rimanere da soli nel vero momento del bisogno. I loro discorsi vennero interrotti da una marea di volantini che presero a vorticare per la stanza, sovrastati dal suono ininterrotto delle notifiche dei messaggi. Lo shame aveva colpito ancora una volta, rendendo il loro compito di senior ancora una volta più difficile. Alcuni studenti guardavano verso di loro, alla ricerca di una risposta, di un suggerimento di come comportarsi, ma quell'assurda scelta era personale; mai avrebbe consigliato loro uno schieramento piuttosto che un altro. Era una decisione che dovevano prendere in piena autonomia, con la consapevolezza che ognuno avrebbe esclusivamente potuto incolpare sé stesso. « Mi hanno anche veramente rotto il cazzo le dita puntate e le interminabili filippiche sull'ovvio. Dunque, se volete scusarmi....quando avrete deciso come e quando denunciare, da adulti, mi trovate a Diagon Alley. Credo che la strada la conosciate tutti. » L'uscita di scena di Greag la lasciò basita, ma in qualche modo le diede la spinta giusta per scegliere lo schieramento dei giocatori; non avrebbe lasciato soli gli studenti che si rendevano prede succulente agli occhi dello shame. « Quindi scusate, ma che intenzioni abbiamo? Aspettare che lo Shame ci bastoni tutti quanti fino a quando il suo gioco non mostrerà chi è più virtuoso? In pratica è come lasciar scegliere lui - o lei. A me non interessa il numero o il nome delle persone che andranno al Ministero - l'importante è agire per tempo. » Una visione disfattista che cozzava con la proposta di Malia che tutto sommato era più che logica. « Non si tratta di non fare niente, però Malia ha ragione quando dice che dobbiamo essere tutti dalla stessa parte...altrimenti non faremo altro che dividerci ancora di più. » In questi i casi restare uniti era forse la mossa più intelligente, ma persino Eris sapeva che era un'idea quasi irrealizzabile; un'utopia che la faceva sentire sconfitta in partenza. Era un gruppo eterogeneo di persone e per questo motivo non sarebbe rimasta sorpresa del fatto che una o più persone non si sarebbero fatte scrupoli nel passare sopra i loro compagni per salvarsi la pelle. « Sono d’accordo sul cercare qualcosa di più concreto. Ci servono delle prove. E forse, il modo più facile per ottenerle, è giocare. Dopotutto, come ci ha gentilmente ricordato, “con lo Shame chiunque ha sempre una scelta”. Quindi possiamo assecondarla completamente, facendo la figura degli stupidi. Oppure possiamo rifiutarci, opporci, rendendola una bambina vendicativa e capricciosa. Però…C’è anche una terza opzione. Giocare e cercare di metterla in difficoltà. Non dobbiamo fare tutto quello che ci dice. Non a modo suo. È una nostra decisione. Nulla ci vieta di punzecchiarla, mettendola sotto sforzo. Caspita, magari qualche imprevisto potrebbe anche piacerle! E, per quanto creda di essere perfetta, non lo è. Commetterà pur qualche errore. Vediamo fin dove è disposta a spingersi. » Cassie aveva centrato in pieno quello che Eris aveva cercato di spiegare in precedenza, avrebbero potuto denunciare lo Shame solamente nel momento in cui avrebbero avuto un'idea di cosa si stesse divertendo a metterli in difficoltà. Per ora sapevano solamente che aveva un accesso più che privilegiato ai loro telefoni, una sorta di occhio divino da cui non potevano nascondersi. « Non sappiamo niente del nuovo Shame, in questo momento stiamo combattendo contro i mulini a vento e non caveremmo un ragno dal buco... » Finiremmo solo per dividerci ancora di più. « Ovviamente non potremo affrontare tutto ciò da soli nel lungo periodo, ma prima dobbiamo capire con cosa abbiamo a che fare. Dobbiamo collaborare e cercare di raccogliere più informazioni possibili....più persone giocano, più lo Shame avrà da fare e questo potrebbe essere un punto a nostro favore. » Mentre lo Shame era impegnato a infierire sui giocatori, gli spettatori potevano osservare, analizzare e cercare di cogliere indizi invisibili gli studenti presi dalla frenesia del gioco.

    Interagito con Erik, Cassie e un po' tutti in genetale
    citato Greag e Malia.
    Playerssssssss

     
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