In the heat of the moment

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    « Cassiopea Partridge? » La voce del Serpeverde risulta squillante nel leggere il nome della ragazza. La segretaria, dall'altra parte della scrivania, lo guarda da sopra il bordo degli occhiali, annuendo. « Cassiopea Partridge, sì. E' quello che c'è scritto. » Gli dà conferma, come se stesse trattando con un caso perso in partenza. Il moro rimane lì, per qualche secondo, mentre continua a fissare il nome in alto a destra, sul foglio che stringe tra le mani. « E dove la trovo? » Torna a guardare la strega di mezz'età, che sembra essere decisamente spazientita da quel suo continuare a parlare e farle domande che, ai suoi occhi scuri, devono apparire decisamente dalla ovvia risposta. « Cioè, in teoria, non è il tutor che deve cercare il tutorato? » Continua, cercando di avvalorare la sua tesi per non sembrare un completo deficiente. La donna sbuffa, sonoramente. Oh wow, comportamento davvero carino ed educato. « E questa volta è diverso. Considerando, sopratutto, che lei non la cerca in veste di tutor, ma in veste di collegiale del Corso Ricerca e sviluppo magici. Lei le darà solo le informazioni basi della facoltà, per avere un'idea più completa per poter poi scegliere il suo percorso di studi. » E quindi? Che cambia? A me nemmeno piace il corso, già dal nome. Il ragazzo si rende conto di passare per il coglione della situazione, ma davvero non capisce perché debba partecipare a quelle "lezioni" faccia a faccia su corsi che mai nella vita sceglierà un giorno. Il professor Lewis, d'altra parte, gli aveva indicato il corso di Ricerca e sviluppo magici come uno di quelli in cui lo vedrebbe piuttosto centrato, l'anno successivo. Dovrebbe mettere gli occhiali, è evidente. Si ritrova a pensare, mentre fa una smorfia. «Okay, sì, ho capito, ma io non ho nemmeno idea di chi sia questa ragazza. Come faccio a trovarla? » A quel punto, la donna si toglie gli occhiali e lo fissa. « Ragazzino, devo insegnarti io a stare al mondo? Chiedi in giro, per la miseria! »
    [..] Alla fine, si era dato allo spionaggio spicciolo. Aveva chiesto a quello e a quell'altro, cercando di farsi un'idea su chi fosse davvero la ragazza dietro il nome di una costellazione. Si era sentito dare - e ci si era sentito davvero, in tutta onestà - dello stalker, più di una volta, ma alla fine era arrivato alla risoluzione di quello che ormai era diventato più di un enigma. Un qualcosa di talmente elaborato e complesso da ottenere la sua più indiscreta attenzione. Ha tra le mani, oramai, vari indizi. Cassiopea Partridge è una ez Corvonero. Bionda, con gli occhi chiari, non meglio identificati da un colore preciso. Porta gli occhiali, questo è un punto che, tutti coloro che ha interpellato, gli hanno riportato, quindi uno di quelli più sicuri e certi. E' una gran secchiona, secondo alcuni, secondo altri ha "un po' un palo su per il sedere". E secondo una studentessa del suo stesso corso, la ragazza è una frequentatrice assidua della biblioteca del campus, tanto da averla descritta come una ragazza "tutta scuola e libri", difficile da trovare al di fuori di quei due luoghi. E' per questo che si trova proprio nella biblioteca, in quel momento. Rintanato tra gli alti scaffali pieni zeppi di polvere e libri, si aggira furtivo, con una mano stretta intorno allo skateboard e lo sguardo di chi sta per fare qualcosa di losco e non ben identificato. Gli occhi bicolori si muovono di qua e di là, pronti a captare qualsiasi forma di vita umana, per poi passarla in rassegna, da capo a piedi, per vedere se effettivamente rientra nei parametri che gli sono stati dati. Gira da circa dieci minuti buoni, destando il sospetto della bibliotecaria più di una volta, quando crede di averla trovata. Ha gli occhiali, è bionda, è assorta e presa dallo studio. E' così che decide di avvicinarsi, munito del suo solito sorriso e quella tinta velata di rossore che serve a sporcargli il volto appena. Si siede di fronte a lei, senza chiedere nemmeno se fosse occupato o meno per qualcun altro. « Ciao, sono Sebastian. Non so se la segreteria ha informato anche te, o solo me, ma sono qui per sapere tutto del tuo fantastico corso. » La bionda alza lo sguardo dal libro nel quale è immersa e lo guarda storto, con espressione accigliata. E forse leggermente annoiata. « Non ho idea di chi tu sia. » Grazie, vienimi a dire una cosa che non so.
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    « E nemmeno io ho idea di chi tu sia. Mi è stato dato soltanto il tuo nome e il tuo cognome. Cassiopea Partridge, no? » Prova a rispondere, gentilmente, prima di sentire il pesante fiato della bibliotecaria - che lo odia ancora per la storia del lockdown avvenuto lì per colpa sua - sul collo. « Se ti sento dire un'altra parola a voce alta, ti bandisco da questo posto sacro. » Si aspetta una sberla sul collo, Seb, tanto da irrigidirsi immediatamente, rinchiudendosi nelle spalle, ma questo non accade. La sente allontanarsi, sopra i suoi tacchettini e dopo qualche istante, fa un sospiro di sollievo. « Sta un po' fuori » dice alla bionda, andando ad agitare in tondo l'indice vicino alla tempia. « Come te, d'altronde, se mi hai scambiato per la Partridge che, tra parentesi, è quella laggiù. » Lo sguardo del riccio segue l'indice di lei che punta verso una ragazza poco lontana, seduta ad un tavolo in solitaria. E sì, in effetti, tutto ha più senso. Lei sembra esattamente la Cassiopea che stava cercando. « Oh, cioè io..mi dispiace di aver interrotto la lettura di.. - si alza velocemente, inclinando la testa di lato per poter leggere il titolo del libro. 50 sfumature di nero, davvero? -..del tuo interessantissimo libro. Buona giornata! » E così dicendo si alza, di scatto, per poi avvicinarsi al tavolo giusto. « Ehm, ciao. Scusa il disturbo. » Le dice, con un sorriso imbarazzato a stagliarsi sul suo volto. « Cassiopea? » Chiede poi, per accettarsi fino in fondo che sia davvero lei. Sospira, sollevato, quando capisce di trovarsi di fronte alla giusta persona, sedendosi di fronte a lei, dopo un frettoloso "posso?" « Mi hanno dato il tuo nome in segreteria per una specie di open day a tu per tu, per così dire. » Si stringe nelle spalle, come a volerle chiedere scusa per l'enorme scocciatura. « Se ti può essere di qualche consolazione, credo ti daranno dei punti bonus per illustrarmi il tuo corso. » Può aiutare la causa? « E giuro che non ti farò nemmeno troppe domande..in fondo non è che mi sembri così interessante come indirizzo di studio. » Si blocca, per poi stringere le labbra in una linea orizzontale. « Senza offesa eh! »
     
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  2. Sleeping sun
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    << Io non mi occupo di orientamento! >>. La giornata era cominciata bene, nel migliore dei modi, ovvero scandita da compiti e lezioni. Il massimo della vita, l’apice dell’entusiasmo, secondo l’ottica distorta di Cassiopea Berenice Partridge. Questo, finché la professoressa Schiff non l'aveva invitata a fermarsi per un annuncio. Una comunicazione, esatto. E lei, dall'alto del suo essere una studentessa irreprensibile, non si era fatta pregare. Doveva trattarsi di qualcosa inerente al suo percorso accademico. Forse l'ennesimo successo, con tanto di complimenti al seguito. Non c’erano altre motivazioni per chiederle di attendere. Almeno non nella sua mente, dove si era già immaginata l'intera scena. Un'illusione destinata a spezzarsi contro le crudeli variabili del mondo reale, imperfetto e perennemente intenzionato a metterle i bastoni tra le ruote. No, la notizia non riguardava il voto di qualche esame, bensì l'orientamento di uno studente. Cassie era stata scelta per un incontro di formazione, finalizzato a fornire una panoramica generale sul corso di Ricerca e Sviluppo Magici. Una totale perdita di tempo. Certo, non dubitava che qualcuno potesse trovarlo divertente, specialmente gli sfaticati che non avevano voglia di fare nulla. Ma non lei. << Professoressa Schiff, deve esserci un errore! >> esclamò costernata, sistemandosi la tracolla sulla spalla destra. Squadrò la donna di mezza età, con i suoi lunghi e biondi capelli cotonati, rifilandole un'occhiata perplessa. << No, nessun errore. Mi dispiace >> la docente si aggiustò le lenti sul naso aquilino, lasciando trapelare il suo disagio. Fantastico, la situazione non faceva impazzire nessuna delle due. << Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ho forse preso un brutto voto? È per questo che volete punirmi? >> sgranò le palpebre, non nascondendo una nota allarmata. Il suo cervello stava correndo avanti, disegnando i risvolti più terribili. Per i suoi standard, logico. E cosa poteva esserci di peggio che un brutto voto, ossessionata com'era dall'intelligenza e dalla conoscenza? “No, non può essere questo. Io non prendo brutti voti!”. Come non detto. L'orgoglio fu rapido ad intromettersi, bloccando la negatività sul nascere. << No, lo escludo. Io prendo sempre il massimo in tutte le materie >> avvertì il bisogno di esternare le sue riflessioni, rilassando i lineamenti del volto. << Esatto, i tuoi voti sono eccellenti. Ed è proprio per questo che sei stata scelta. Sei una delle studentesse migliori del corso. È giusto che sia tu a rappresentarlo, dando risalto alla facoltà >>. Probabilmente sperava di addolcirla, comprandola con qualche banale elogio. << Se è per questo, posso fornirle i nomi di due o tre studenti abbastanza competenti da sostituirmi >> Cassie fu velocissima nel replicare, cogliendo al balzo l'occasione per levarsi dall'impiccio. Dondolò leggermente sulle gambe, aprendo la bocca in un piccolo sorriso. “E comunque io sono la migliore dell’intero corso” brontolò mentalmente, stringendo i pugni per non confessare la sua critica. Sicuro, nessuno dei suoi colleghi era talentuoso come lei. Però poteva sforzarsi e tirare fuori alcuni nomi, canditati accettabili per quell'incarico. << Sai che non funziona così. La decisione è già stata presa >>. Il sorriso le morì sulle labbra, sostituito da un broncio infastidito. “Io non ho preso nessuna decisione!”, rimbeccò tacitamente. Odiava le sorprese, soprattutto se sgradite come quella. << L'incontro è questo pomeriggio. Tieni, qui ci sono le indicazioni sullo studente >>. Afferrò il foglio allungatole, senza nemmeno controllarlo. << Questo pomeriggio? >> sussultò leggermente, spiazzata dall'ennesima informazione. “È uno scherzo?! Una congiura nei miei confronti?!”. Sì, doveva essere un piano malefico atto a disturbarla. Qualcuno ce l'aveva con lei e si stava vendicando. “Ma io non sono stata avvisata! Non ho preparato nulla!”. << Com'è possibile? Nessuno mi ha anticipato niente. L'ho saputo soltanto ora, senza il giusto preavviso! >> diede fiato a parte dei suoi pensieri, condendoli con una nota indignata. << Lo so. L'idea era proprio quella. Dirtelo all'ultimo momento, così da coglierti alla sprovvista >>. In poche parole l'avevano incastrata, troncando potenziali tentativi di fuga. << Bene, non ho altro da aggiungere. Puoi andare >>. “Oh io avrei tantissime cose da aggiungere!”. S'impose di stare zitta, ricacciando indietro la moltitudine di rispostacce che affollavano il suo intelletto. << Perfetto. Buona giornata, professoressa Shiff >> borbottò, incamminandosi frettolosa verso l'uscita. << Ah, Cassie? Dimenticavo…>> disgraziatamente non fu abbastanza svelta, immobilizzandosi proprio sulla soglia. Ad un passo dalla libertà. << Sì, professoressa? >> deglutì con forza, ruotando la testa al suo indirizzo. << Cerca di essere gentile e disponibile, se ci riesci. Intese? >>. Ecco, aveva appena mandato a rotoli i suoi progetti. Di nuovo. << Non le prometto nulla. Cercherò di fare del mio meglio. Arrivederci >> sparì lungo il corridoio, prima di diventare il bersaglio di altre raccomandazioni.

    Per quanto detestasse l'intera faccenda, Cassie non aveva intenzione di tirarsi indietro. C'era in gioco la sua carriera. Il suo futuro. Non poteva rifiutarsi. Non l'aveva fatto in precedenza, non avrebbe cominciato ora. Tuttavia, nulla le vietava di aggirare l'ostacolo. Ignorando l’allievo, tanto per cominciare. Lei non lo voleva, gliel'avevano imposto, di conseguenza non si sarebbe messa a cercarlo. Niente comitato di benvenuto. Al contrario, come ogni pomeriggio, si ritirò in biblioteca. Optò per un tavolo solitario, il più lontano possibile dall'ingresso, perso tra gli alti scaffali ricolmi di libri. Chissà, forse il tizio si sarebbe arreso, proseguendo per la sua strada. “Sarà il solito studente svogliato, a cui non importa niente e che non vede l'ora di andare a divertirsi”. D'accordo, era partita prevenuta, creando un ritratto spiacevole del ragazzo che avrebbe dovuto incontrare. Confortata dalla sua mancata comparsa, si rilassò sulla sedia, abbassando la guardia e concentrandosi sugli appunti che stava sfogliando. << Ciao, sono Sebastian. Non so se la segreteria ha informato anche te, o solo me, ma sono qui per sapere tutto del tuo fantastico corso. >>. Fu proprio in quel frangente, mentre le sue difese erano calate, che avvertì l'improvviso trambusto. Inevitabile, calcolato il silenzio che regnava nell'ambiente. Non riuscì a trattenere un debole sobbalzo, dilatando le pupille. “No, no, no, no, no! Non è possibile! Non può essere lui! Non sta cercando me!”, il suo cervello scattò immediatamente, attaccando con l'immancabile trafila di lamentele contrariate. Incurante di non averlo ancora messo a fuoco. Si sforzò di sollevare lentamente gli occhi azzurri, il minimo indispensabile, rifilando uno sguardo al nuovo arrivato. L'aspetto non aiutava, ma il nome purtroppo sì. Nonostante i suoi propositi, aveva comunque sbirciato la carta della professoressa Schiff. Tanto per sapere l'identità del potenziale disturbatore. E Sebastian, sfortunatamente, figurava sul documento. La sola nota che aveva captato. “Non è giusto! Che ho fatto di male per meritarmi una giornata come questa?!”. I suoi programmi erano andati in fumo, così come lo studio. Però non poteva semplicemente alzarsi e allontanarsi, poiché avrebbe attirato l'attenzione, facendosi riconoscere. Quindi fece l'unica cosa possibile: gli diede le spalle, piegando la nuca di lato, spostandosi alcuni capelli sul volto. Alzò anche una mano, poggiandola sulla fronte, nel tentativo di passare inosservata. Magari avrebbe ripercorso i suoi passi, abbandonando quel luogo e lasciandola in pace. “Vattene, vattene, vattene, vattene”, cominciò a cantilenare, nel più profondo mutismo. << E nemmeno io ho idea di chi tu sia. Mi è stato dato soltanto il tuo nome e il tuo cognome. Cassiopea Partridge, no? >>. Come?! Cosa?! Smise di respirare, trattenendo il fiato, spiazzata da quell'uscita inaspettata. Sul serio? L'aveva scambiata per Darla Nichols, la lettrice di romanzi altamente discutibili e spesso sgrammaticati? “Ma che problema hai? Ti sembro forse io quella svampita? Fatti visitare gli occhi e il cervello!”. Si morse la lingua, spingendosi gli occhiali in faccia. Sicuro, entrando aveva notato il volume che la giovane stava divorando con tanta passione, spinta da un briciolo di curiosità. E se n'era subito pentita. “Cinquanta sfumature di nero”. Roba che non si sarebbe mai sognata di leggere. Neppure nel peggiore degli incubi. O in preda ai deliri della febbre. “Al suo posto, con un libro del genere, anch'io mi nasconderei da qualche parte”. Resistette allo stimolo di voltarsi, tirando un sospiro di sollievo nel percepire l'intervento della bibliotecaria. << Come te, d'altronde, se mi hai scambiato per la Partridge che, tra parentesi, è quella laggiù. >>. Una sensazione fugace, cancellata dalle indicazioni della stordita. “No, ti prego. Non venire qui! Non sono io! Non ci sono!”. Chinò ulteriormente la testa sul suo lavoro, passando in rassegna il quaderno fitto di annotazioni. << Ehm, ciao. Scusa il disturbo. >>. Ottimo! Voleva proprio scocciarla. Attese mezzo minuto, nella vana speranza che sparisse, per poi emettere uno sbuffo esasperato. Sollevò la nuca, scoccandogli un'occhiataccia stizzita. << Ciao a te. Figurati, nessun problema…>> si concesse una breve pausa, adottando un tono all'apparenza pacato e cortese. Gentile e disponibile. Così aveva detto la Shiff. << Hai soltanto disturbato mezza biblioteca, oltre alla sottoscritta. Cosa vuoi che sia? >> ecco, aveva svolto il suo incarico, interpretando il ruolo della persona affabile. Quindi, poteva riprendere con il suo normale atteggiamento inviperito. << Cassiopea? >>. Assottigliò lo sguardo, contraendo le labbra in una smorfia risentita. Si drizzò sulla seggiola, chiudendo bruscamente il quaderno, per poi portarsi le ciocche bionde dietro alle orecchie. << Cassie >>. La correzione partì lapidaria e decisa, piuttosto perentoria nell'inflessione. << Solo Cassie. Oppure Cass. Anche Partridge va bene. Nessuno mi chiama Cassiopea, tranne i miei genitori e qualche professore. Tu non sei incluso nella lista >> una spiegazione istintiva, alquanto piccata, accompagnata da un rapido cenno d'assenso. Smise di fissarlo, allungando una mano verso la tracolla, infilandovi dentro gli appunti. << Visto che ormai sei qui, accomodati pure >> acconsentì a quella domanda frettolosa, dandogli il permesso di sedersi. Era indispettita, ma almeno non l'aveva cacciato. Non ancora. << Già, purtroppo anche a me hanno dato il tuo nome. Sebastian, giusto? >> arricciò il naso, dimostrando per l'ennesima volta il suo malumore. No, non riusciva ad essere carina. Anzi, non voleva. << Se ti può essere di qualche consolazione, credo ti daranno dei punti bonus per illustrarmi il tuo corso. >>. Liberò un versetto carico di sarcasmo, destreggiandosi tra il contenuto ordinato della sua borsa. << Credimi, vorrei che lo fosse. Ma al momento non mi è di alcuna consolazione >> scrollò delicatamente le spalle, continuando ad evitare la sua figura. << E giuro che non ti farò nemmeno troppe domande..in fondo non è che mi sembri così interessante come indirizzo di studio. >>. Recuperò un foglio perfettamente liscio, spingendolo sul tavolo, all'indirizzo di Sebastian. Il manifesto del corso di Ricerca e Sviluppo Magici. Serrò lo zaino, tornando finalmente a guardarlo. << Nessuna offesa. Apprezzo la sincerità >> ricambiò immediata, assumendo una sfumatura più accondiscendente. “Non avevo dubbi sul fatto che ti sembrasse poco interessante”. << A tal proposito, visto che siamo in tema, io non dovrei essere qui. Mi hanno avvisata all'ultimo momento, incastrandomi in questa scomoda situazione >> ed eccolo, il piglio da maestrina saccente, assolutamente convinta di avere la ragione dalla sua parte << Ci tengo a spiegartelo, per farti capire che la mia… >> scioccò la lingua contro il palato, cercando il termine più adatto a descrivere le circostanze << Scontrosità, non dipende da te. Certo, mi hai chiamato Cassiopea e soprattutto scambiato per quella…>> mosse un lieve cenno del capo, indicando la bionda immersa nella lettura del suo capolavoro erotico <<…sul serio, come hai fatto a scambiarmi per quella stordita? >> sì, lo scambio di persona l'aveva piuttosto irritata, tanto da indurla a chiedere spiegazioni. Che poi Darla sembrasse perfettamente a posto, almeno all'esterno, era un altro discorso. Così come il fatto che lei e il Serpeverde non si erano mai visti prima. << Comunque, non è colpa tua. Potrei dirti che ti sbagli riguardo al corso, il che è vero, ma temo di non essere la persona più qualificata ad illustrartelo >> come sottolineare gli errori del prossimo, in maniera del tutto naturale, senza sentirsi in imbarazzo. Perché lei poteva, ovvio<< Non fraintendermi. Sono molto intelligente, ma trattare con la gente non è il mio forte. Non ha senso mettermi alla formazione. Sono sprecata! >> incrociò le braccia al petto, sottolineando la sua avversione per la vicenda. Probabilmente stava divagando, ma ahimè, non poteva esimersi dal complimentarsi e difendersi. << Quindi facciamo così: tu leggi il manifesto del corso >> puntò gli occhi sul volantino che gli aveva rifilato, in un muto invito a guardarlo << O fingi di leggerlo. Come preferisci >>sempre che tu sappia leggere, chiaro”. Un pensiero che ebbe la decenza di omettere. << E se hai qualche domanda, puoi chiedere. Altrimenti sei libero di….>> gettò una scorsa allo skateboard, inarcando un sopracciglio dubbioso <<…andare a giocare >> concluse quella che aveva tutta l'aria di essere una proposta, atta a raggirare la situazione. “Tanto non hai niente da chiedermi, quindi possiamo tornare entrambi ai nostri programmi, felici e contenti”. << Diremo che abbiamo avuto una bella chiacchierata. Io sono stata gentile, ho spiegato in maniera esauriente e tu hai ascoltato con attenzione. Fine della storia >> ok, forse non era un'offerta, ma una vera e propria strategia. Elaborata e approvata in assenza del suo consenso.
     
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    << Ciao a te. Figurati, nessun problema…Hai soltanto disturbato mezza biblioteca, oltre alla sottoscritta. Cosa vuoi che sia? >> Trattiene a fatica l'istinto di roteare gli occhi verso il cielo, mentre constata, con estrema felicità, che la signorina Partridge non fa nessuna fatica nel rientrare perfettamente nella categoria in cui tutti sembrano averla messa. Palo su per il sedere. « Diciamo che avevo pochi indizi a disposizione per poterti riconoscere. » Anche se avrei dovuto essere più sagace, in effetti. Era così evidente. « Mi sono già scusato con gli altri. » Si sente in dovere di giustificarsi, neanche si trovasse in presenza di sua madre, mentre capisce perfettamente che non sarà una giornata facile, neanche per idea. Dovevo prendermi un caffè doppio. << Cassie. Solo Cassie. Oppure Cass. Anche Partridge va bene. Nessuno mi chiama Cassiopea, tranne i miei genitori e qualche professore. Tu non sei incluso nella lista. >> Un "ooookay!" sussurrato esce dalle sue labbra, mentre cerca di sdrammatizzare un po' la situazione, sedendosi di fronte a lei. << Già, purtroppo anche a me hanno dato il tuo nome. Sebastian, giusto? >> Annuisce, sorridendo amabilmente, come se quel "purtroppo" non abbia sortito nessun effetto su di lui. Anzi, è proprio come nemmeno l'avesse sentito. « Sebastian, Seb..chiamami come vuoi. Hai le autorizzazioni adeguate per rientrare in entrambe le liste di coloro che possono chiamarmi così. » Fa dello spirito, sapendo consciamente che, con ogni probabilità, la bionda non apprezzerà assolutamente il suo humor. Ma io ci provo lo stesso, che vuoi che sia essere preso a pesci in faccia per una buona ora? << Credimi, vorrei che lo fosse. Ma al momento non mi è di alcuna consolazione >> Ancora una volta, reprime la voglia di sbuffare e continua a sorridere. Perché anche tutto l'acidume e il cinismo di Cassie non riusciranno a destabilizzare. Però certo, figlia mia, qua nemmeno la scusa dell'esserti svegliata male stamattina regge. << Nessuna offesa. Apprezzo la sincerità >> Osserva il volantino - dalla grafica ignobile, speriamo che non l'hanno pagato quello sciagurato che ha messo su questo scempio - con un sopracciglio inarcato, mentre la bionda sembra in vena, inaspettatamente, di parlare. Chissà cosa dirà per giustificare tutta questa rabbia repressa verso il mondo. << A tal proposito, visto che siamo in tema, io non dovrei essere qui. Mi hanno avvisata all'ultimo momento, incastrandomi in questa scomoda situazione. Ci tengo a spiegartelo, per farti capire che la mia…Scontrosità, non dipende da te. Certo, mi hai chiamato Cassiopea e soprattutto scambiato per quella..sul serio, come hai fatto a scambiarmi per quella stordita? >> Si stringe nelle spalle, come a volersi giustificare di quell'errore che deve averla fatta innervosire non poco. « Non avevo visto ciò che aveva tra le mani. » Ridacchia, scrollando la testa. Non che la stesse giudicando..o forse sì, giusto un pochino, perché dai, davvero ti leggi una roba del genere in mezzo alla biblioteca? Seriamente? Perché vuoi dare alla gente il coltello dalla parte del manico per percularti a vita? Sono le basi della sopravvivenza per chi ha certi guilty pleasure. « Mi pento e mi dolgo per questo errore imperdonabile. » Abbassa il capo, in segno di religioso e sentito pentimento, prima di tornare a guardarla, con un sorriso ampio sul volto. << Comunque, non è colpa tua. Potrei dirti che ti sbagli riguardo al corso, il che è vero, ma temo di non essere la persona più qualificata ad illustrartelo Non fraintendermi. Sono molto intelligente, ma trattare con la gente non è il mio forte. Non ha senso mettermi alla formazione. Sono sprecata! >> Inarca le sopracciglia, Sebastian, piuttosto divertito da quelle parole. « Però.. » commenta, stringendo poi le labbra in una sottile linea. « Sicuramente potresti tenere dei corsi sul come avere un buon livello di autostima. » Finisce la frase, con un sorriso beffardo sulla bocca, mentre si appoggia con le spalle alla sedia, piuttosto soddisfatto. << Quindi facciamo così: tu leggi il manifesto del corso >> Il moro accenna un saluto cameratesco, con tanto di indice e medio portati alla fronte. Signor sì! << O fingi di leggerlo. Come preferisci >> Fa una smorfia. « So leggere. » Anticipa quella domanda che, non sa come, ma sente che sta circolando nella testa della bionda. Sarà forse che mi sta guardando come se fossi un povero profugo, appena sbarcato in Inghilterra, che non conosce nemmeno la lingua. << E se hai qualche domanda, puoi chiedere. Altrimenti sei libero di….andare a giocare >> Vede il suo sguardo abbassarsi, a livello del suo skateboard e allora, non può trattenersi dal roteare gli occhi, vistosamente. « Davvero? Un po' deboluccia come cattiveria. Mi aspettavo di meglio, lo ammetto. » Non che l'abbia effettivamente ferito. Il suo andare in giro con lo skateboard non è un gioco per lui. Non è nemmeno un passatempo, ma è
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    una vera e propria liberazione. Il sentire il vento sferzargli il volto, andando ad arrossirgli le gote, quell'estrema sensazione di libertà e svago che riesce a fargli tornare il buonumore, persino dopo una giornata decisamente buia, sono tutto per lui. « Anzi, sai che ti dico? Che dovresti proprio farci un giro. Ti aiuterebbe a scioglierti un pochino. » Le rivela, con estremo candore, piuttosto convinto di ciò che le ha appena detto. E una volta salita, potresti anche non voler più scendere nuovamente a terra. Perché il suo skate è un po' come un manico di scopa: ebrezza allo stato puro. << Diremo che abbiamo avuto una bella chiacchierata. Io sono stata gentile, ho spiegato in maniera esauriente e tu hai ascoltato con attenzione. Fine della storia >> Annuisce, silenziosamente, mentre è cosciente di essere tutt'altro che d'accordo con quello che lei ha appena detto. Comincia a leggere il volantino, cercando di reprimere l'esteta che c'è in lui. Ma più va avanti, più il font, i colori scelti e la simmetria generale lo disturbano.« Prima domanda: chi ha fatto questo schifo di volantino? Non ha azzeccato una semplice regola grafica, per la miseria. Per non parlare dei font, Dio ce ne scampi e liberi. E' come volersi dare la zappa sui piedi volutamente, per non far aderire nessuno a prescindere. » In fondo, non c'è davvero niente d'interessante a prima vista su quel foglio ben steso. C'è un motivo preciso per cui comincia a farle domande? Forse per costringerla a rivolgersi a lui. Forse perché, più semplicemente, vuole punzecchiare lei e la sua filosofia "Facciamo finta di aver avuto una produttiva chiacchierata e chi si è visto si è visto." Eh no, li vuoi quei crediti? Devi guadagnarteli, signorinella. Riabbassa lo sguardo, per poi rialzarlo immediatamente. « Toglimi un dubbio: su cosa state lavorando al momento? Alla ricerca di qualcosa in particolare? » Le domanda, mordendosi il labbro inferiore. Dai, dammi una gioia, una sola. E' chiedere troppo? Nell'attesa che lei decida o meno se è degno di una sua risposta, scorre velocemente le ultime righe, assumendo poi un'espressione quantomeno colpita. « Questo sì che è interessante. » Indica la parte finale con l'indice. « Quindi passate molto tempo sullo studio dell'alchimia e di pozioni? » Una domanda che sorge spontanea, così come è ormai evidente la sua curiosità in materia, tanto gli brillano gli occhi bicolore. « Ho sempre avuto un debole per le materie scientifiche, è probabilmente per questo che amo tanto la fotografia. Tutto un gioco di reazioni chimiche, di leggi fisiche, di catalizzatori e conseguenze sempre certe e facili da prevedere. » E' palesemente dentro il discorso, mentre la fissa. « E tu? Perché hai scelto una facoltà così scientifica e razionale? » Alza le sopracciglia, sbilanciandosi in avanti, sui gomiti. « La tua intelligenza deve essere pur stata stuzzicata da qualcosa. » Provare a lusingare la finezza del suo cervello: che sia questa la carta vincente?
     
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  4. Sleeping sun
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    << Diciamo che avevo pochi indizi a disposizione per poterti riconoscere. >>. Cassie inarcò un sopracciglio, aumentando la stretta al petto. “Non sapevo di essere dentro a una stupida caccia al tesoro!”, protestò silenziosamente, scoccandogli un’occhiata indispettita. Tanto per sottolineare il suo malumore. << Che cos’è? Una specie di gioco a premi? E adesso che mi hai trovata, qual è la ricompensa? >> la replica le sfuggì immediata, velocissima, condita da una nota piccata. “Di sicuro non il piacere della mia compagnia”, puntualizzò la sua mente. Sì, sapeva di essere scorbutica. Non aveva problemi ad ammetterlo. Perché avrebbe dovuto negarlo? In fondo, si stava impegnando per fare del suo peggio. Chissà, forse questo l’avrebbe spinto ad allontanarsi. La Corvonero ci sperava. << Mi sono già scusato con gli altri. >>. Ruotò la testa da un lato all’altro, osservando l’ambiente circostante. Cassie non era una persona cattiva. Non si svegliava nervosa, irritata, pronta a prendersela con il mondo intero. No, le sue giornate cominciavano bene. Di solito. Finché si manteneva nei confini della sua stanza. Un ambiente controllato, tranquillo, confortevole. I guai sorgevano nel momento in cui doveva uscire, entrando in contatto con la gente. C’era sempre qualche intoppo, qualcuno pronto a disturbarla. Come adesso. “Complimenti! Abbiamo un gentiluomo tra noi!”. Prese un bel respiro, socchiudendo le palpebre, sforzandosi d’ingoiare il commento. Non era colpa di Sebastian se l’avevano incastrata con l’orientamento. Insomma, anche lui era una vittima della vicenda. Riportò lo sguardo sul ragazzo, giusto in tempo per vederlo accomodarsi. Istintivamente si drizzò sulla sedia, premendosi contro lo schienale, manco volesse incrementare la distanza tra loro. Non riuscì a mascherare un cipiglio stupito, a tratti deluso. “Sei ancora qui”. Le sue aspettative erano andate in frantumi. << Sebastian, Seb..chiamami come vuoi. Hai le autorizzazioni adeguate per rientrare in entrambe le liste di coloro che possono chiamarmi così. >>. Assunse un’espressione corrucciata, accompagnata da un sospiro stizzito, senza preoccuparsi di celare il disappunto. Sebastian era una presenza sgradevole. << Sebastian è più che sufficiente, grazie >> affermò telegrafica, ignorando le altre opzioni. Non dipendeva da lui. Cassie non usava soprannomi o troncature. Troppo confidenziali. Certo, esistevano delle eccezioni, ma si contavano sulle dita di una mano. E il Serpeverde non era incluso. << Sicuramente potresti tenere dei corsi sul come avere un buon livello di autostima. >>. Prego? Sgranò le palpebre, un po’scombussolata da quell’uscita a sorpresa. D’accordo, lei non era carina. Non si stava nemmeno applicando per esserlo. Però lui, dal canto suo, non voleva collaborare. << Non credo proprio. Non è il mio genere. Non mi occupo di casi disperati e non faccio beneficienza >> fu veloce nel riprendersi, sganciando una serie di frasi piuttosto inviperite. “Che assurdità!”. La Corvonero che teneva dei corsi di sostegno? Davvero ridicolo. Impensabile. Cioè, non riusciva ad occuparsi della formazione di un solo allievo, figurarsi un gruppo intero. << Invece tu potresti tenere dei corsi di simpatia. Mi sembra il tuo genere >> avvertì il bisogno di aggiungere, sfruttando un pizzico d’ironia. Le labbra si schiusero in un sorrisino sarcastico, manco volesse imitarlo. Per un fugace attimo, una questione di secondi, sembrò persino più sciolta. “Corsi di simpatia? Sul serio? Ora ti metti anche ad assecondarlo?” la rimbeccò pungente l’intelletto, mettendo fine a quel breve spettacolo. Slegò le braccia dall’intreccio, allungandole e appoggiandole sul tavolo. Lo sguardo iniziò a scivolare dal volantino alla sagoma di Sebastian, facendosi insistente. << So leggere. >>. Per la seconda volta, nell’arco di pochi minuti, restò turbata dagli eventi. Strabuzzò gli occhi, modellando la bocca in una piccola O di stupore. Una reazione che valeva più di mille parole. Una dichiarazione di colpevolezza. Sì, era stata beccata. Le occhiatine scettiche, a tratti supponenti, costituivano un indizio lampante. “Caspita, adesso sì che sono colpita. Potevi dirlo subito!”. << Immagino di doverti fare i miei complimenti. Sono contenta per te. Si tratta di un traguardo importante >> mimò addirittura un applauso, avvicinando i palmi senza scontrarli. Nessun imbarazzo, nessuna vergogna, nessun senso di colpa. L’aveva scoperta ma questo non la metteva a disagio. << Davvero? Un po' deboluccia come cattiveria. Mi aspettavo di meglio, lo ammetto. >>. Sfarfallò le ciglia a più riprese, fissandolo con aria vagamente perplessa. << Cattiveria? >> non poté fare a meno di ripetere, alzando un indice per indicarsi il petto. Il ritratto dell’innocenza. << Quella non era una cattiveria, ma una semplice descrizione. Non vado in giro a insultare la gente >> obbiettò con il suo famigerato slancio saccente, annuendo con vigore. Convintissima di quanto dichiarato. Offendere il prossimo? Lei? Ma quando mai? Nella sua ottica, si limitava a evidenziare i difetti. Che poi lo facesse in maniera schietta, diretta e priva di fronzoli, era un'altra storia. << Anzi, sai che ti dico? Che dovresti proprio farci un giro. Ti aiuterebbe a scioglierti un pochino. >>. La visuale scivolò sullo skateboard, fissandolo abbastanza schifata. Neanche fosse un rifiuto ambulante. “Quel coso te lo brucio”. Le labbra si contrassero in una smorfia risentita, emettendo uno sbuffo esasperato. << Io lì sopra non ci salgo! >> ribatté istantanea, quasi scandalizzata, calcandosi le lenti sul naso. << E comunque non ho bisogno di sciogliermi. Sto benissimo così! >> precisò caustica, roteando le pupille con fare snervato. La rappresentazione del benessere. L’importane era crederci. E lei ci credeva. Alla faccia dell’essere perennemente inasprita, costantemente sul punto di scoppiare. Dettagli trascurabili. Non era colpa sua. Erano gli altri a istigarla. << Starei anche meglio, se ci sbrigassimo a finire l’incontro. Allora hai letto il manifesto? >> lo incalzò spazientita, sporgendosi in avanti. “Quanto può volerci a leggere un piccolo volantino?”. << Prima domanda: chi ha fatto questo schifo di volantino? Non ha azzeccato una semplice regola grafica, per la miseria. Per non parlare dei font, Dio ce ne scampi e liberi. E' come volersi dare la zappa sui piedi volutamente, per non far aderire nessuno a prescindere. >>. A malincuore, si ritrovò a contemplare il pezzo di carta che gli aveva consegnato. Ecco, una domanda. Lo faceva di proposito? E pensare che era stata così carina ad offrirgli la possibilità di andarsene. “Però ha ragione”. Increspò le labbra, passandosi una mano tra i biondi capelli. Ok, gli aveva dato ragione. Tacitamente, ma l’aveva fatto. Insomma, quel comunicato era inguardabile. << Vero? Lo so, è semplicemente orrendo! >> per la primissima volta, dacché quel bizzarro incontro era iniziato, gli diede il suo appoggio. Non solo mentalmente, ma anche a voce. Una rarità. << Sono contenta che qualcuno l’abbia notato. Certo, non mi aspettavo fossi tu...ma suppongo vada bene lo stesso >> come elargire frasi ambigue e non rendersene conto. Era un complimento? Oppure un insulto? O forse una contorta via di mezzo? Impossibile affermarlo con certezza. << L’ho fatto presente anch’io. E per tutta risposta, sono stata ripresa. Assurdo, non credi? >> non poi così tanto, calcolando la delicatezza che mostrava nell’esprimersi. Dichiarare il lavoro inguardabile, davanti al diretto interessato, era un gesto crudele. Peccato che la Corvonero, dall’alto delle sue scarse doti sociali, non l’avesse compreso. << Però alla fine non è così importante. Si tratta solo di un volantino. Gli studenti non dovrebbero farsi condizionare dall’estetica di un pezzo di carta. In caso contrario, è meglio che scelgano altro >> percepì il bisogno di puntualizzare, scuotendo il capo, ponendo termine a quella sorta di appoggio. Era durato anche troppo. << Toglimi un dubbio: su cosa state lavorando al momento? Alla ricerca di qualcosa in particolare? >>. Corrugò la fronte, arricciando il naso, costringendosi a trattenere il fiato per qualche secondo. Un altro quesito. Allora voleva proprio importunarla. “Non hai niente di meglio da fare?”. << Dipende dal gruppo di ricerca. Ne abbiamo diversi. Non puoi pretendere che tutti si concentrino sullo stesso argomento. Sarebbe uno spreco di tempo ed energie >> una spiegazione celere, fornita con la sua peculiare cadenza da maestrina, come se fosse la cosa più scontata del mondo. Incurante che Sebastian, probabilmente, era un neofita in materia. Tamburellò i polpastrelli sulla dura superficie, visibilmente combattuta tra il rispondergli o meno. << Quello che m’interessa, si occupa di studiare un sistema per incrementare le capacità intellettive di una persona >> accantonò le sue rimostranze, in favore di un racconto appassionato. Perfino l’accento subì una trasformazione, rendendosi più concitato. << A quanto pare, i precedenti tentativi sono falliti. Le pozioni, oltre ad essere inefficaci, spesso risultavano pericolose. Potevano causare danni celebrali. Cioè l’effetto opposto >> a discapito dell’argomento, si esibì in un sorriso soddisfatto, picchiettandosi un dito sulle tempie. Tanti saluti a quelli che ci avevano rimesso la salute. << Questo sì che è interessante. >>. Si sporse ulteriormente, concentrando gli occhi sulla zona indicata dal ragazzo. << Quindi passate molto tempo sullo studio dell'alchimia e di pozioni? >>. Alzò lo sguardo, inchiodandolo al suo volto. “È uno scherzo?”. L’espressione si fece dubbiosa, per non dire sospettosa. << Ho sempre avuto un debole per le materie scientifiche, è probabilmente per questo che amo tanto la fotografia. Tutto un gioco di reazioni chimiche, di leggi fisiche, di catalizzatori e conseguenze sempre certe e facili da prevedere. >>. Lo fissò accigliata, tirandosi indietro, tornando ad appoggiarsi alla seggiola. Muta. Per alcuni, lunghissimi istanti, non disse assolutamente nulla. Silenzio radio, anche a livello cerebrale. << Mi stai prendendo in giro? >> infine diede sfogo alle sue riflessioni, manifestando una crescente perplessità. Dopotutto, l’aveva etichettato come sciocco. E continuava a sostenerlo, oltre che a comunicarlo tramite il linguaggio del corpo. << Sei interessato alle materie scientifiche? >>. Aveva capito male? Possibile? A guardarlo, sembrava sincero. << Scusa, sono un po’scettica al riguardo >> confessò candidamente, sprovvista di remore o esitazioni. Deglutì con forza, contrastando altre aggiunte, per poi muovere un cenno d’assenso. << Comunque sì, il corso tratta in maniera approfondita alchimia e pozioni. Si parte da un discorso generico, per poi entrare sempre più nel dettaglio, fino ad arrivare alla sperimentazione vera e propria >> in ritardo sulla tabella di marcia, decise di offrirgli il beneficio del dubbio. Finalmente, considerato il tempo trascorso a denigrarlo. << E tu? Perché hai scelto una facoltà così scientifica e razionale? >>. I lineamenti parvero rilassarsi, facendo spazio ad un minimo di partecipazione. << Mi piacciono le materie scientifiche. Sono cresciuta in una famiglia di studiosi e ricercatori. È stata una scelta naturale >> una risposta pacata, concisa, priva di stizza. Generica, senza alcun approfondimento. Ok, aveva smesso di osteggiarlo, ma questo non li rendeva automaticamente amici. << La tua intelligenza deve essere pur stata stuzzicata da qualcosa. >>. Per un attimo la sua faccia fu attraversata da un rinnovato guizzo di fastidio, completo di occhiata al soffitto. << Dalla possibilità di diventare ancora più intelligente? >> domandò retorica, manco fosse un dato di fatto. E in effetti, per lei lo era. << È sempre stato il mio sogno, fin da bambina. Essere la più intelligente, sapere tutto quanto, vantare una conoscenza infinita >> un modo come un altro per appagare il suo ego, regalandosi apprezzamenti gratuiti. Altro che obiettivi semplici e modesti. Lei mirava in grande. Fece spallucce, dondolando leggermente le gambe. << E tu? Hai qualche idea? Prospettive per il futuro? >> ebbe la decenza di chiedere, sforzandosi di mostrare un briciolo di curiosità. Evidentemente scettica. No, non nutriva molta fiducia in tal senso. Ma almeno ci stava provando.
     
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    << Non credo proprio. Non è il mio genere. Non mi occupo di casi disperati e non faccio beneficienza. Invece tu potresti tenere dei corsi di simpatia. Mi sembra il tuo genere. >> L'unica cosa che riesce a pensare il Serpeverde, mentre rimane a fissarla per un paio di secondi, con gli occhi sgranati è un grandissimo e sontuoso "Chill, girl!!" Ha bisogno evidente di relax, la biondina che ha di fronte. Si sente superiore a tutti, una primadonna che non intende ricredersi sui propri ideali, ha sempre ragione lei e preferisce avere il naso incollato al libro che avere delle sane relazioni umane. Seb non è certo lì per giudicare, ma un po', giusto un pochino, prova della compassione nei suoi riguardi. Deve esserle capitato qualcosa di davvero brutto la giustifica, nella sua testa, facendola già diventare l'antieroina del fumetto che riesce a figurarsi, con lei, ovviamente, protagonista. Un'antieroina decisamente poco Deadpool e molto Daenerys Targaryen, visto come procede quella loro botta e risposta continua, che va, via via, facendosi sempre più piccante e tagliente. << Quella non era una cattiveria, ma una semplice descrizione. Non vado in giro a insultare la gente >> Annuisce. Perché ovviamente fare una descrizione accurata ad alta voce non è insultare, chiaro. Inarca la sopracciglia, decidendo che la mossa migliore, in quel caso, è tacere e lasciare che quel suo comportamento irritante rimanga tale. Tanto non è che avrò a che fare con lei, oltre questa, si spera, mezz'ora. Si mette l'anima in pace, mordendosi la lingua per non lasciarsi andare all'istinto che vorrebbe portarlo a proseguire quel battibecco che, ne è certo, si risolverebbe in un nulla di fatto.
    << Io lì sopra non ci salgo! >> Oh, poco ma sicuro. << E comunque non ho bisogno di sciogliermi. Sto benissimo così! >> Sì, certo, si vede proprio. << Starei anche meglio, se ci sbrigassimo a finire l’incontro. Allora hai letto il manifesto? >> E così, dopo momenti critici in cui aveva dovuto respirare a fondo per non risponderle male, Seb viene condotto su un territorio decisamente meno pericolante. Passa così da dover affrontare Daenerys dal "Dracarys" decisamente troppo facile sulla punta della lingua, alla più ragionevole biondina di qualche stagione prima. Sembra calmarsi, per modo di dire, per quanto Cassie possa rilassarsi, per l'impressione che ha dato di sé fino a quell'istante. Anche se, ovviamente, non mancano gli insulti velati e gratuiti. Ma oh, non si può mica voler tutto dalla vita, in fondo. << Sono contenta che qualcuno l’abbia notato. Certo, non mi aspettavo fossi tu...ma suppongo vada bene lo stesso. L’ho fatto presente anch’io. E per tutta risposta, sono stata ripresa. Assurdo, non credi? >> Alza un sopracciglio, vagamente incuriosito. Non le piace essere contraddetta, è evidente, e quando il suo pensiero viene messo in discussione non la prende molto bene. Così decide di assecondare quella sua vena vagamente narcisista. « Assurdo davvero! E per quale motivo? Insomma, mi sembri essere la persona che ha la giusta concezione di ciò che è giusto e ciò che è decisamente sbagliato. » Alza appena un angolo delle labbra, a mo' di rafforzativo. << Però alla fine non è così importante. Si tratta solo di un volantino. Gli studenti non dovrebbero farsi condizionare dall’estetica di un pezzo di carta. In caso contrario, è meglio che scelgano altro >> Sebastian, ovviamente, non è precisamente d'accordo. L'estetica è il primo impatto che si ha con un determinato soggetto ed è proprio quello che deve vendere, per primo, così da avere un bacino più ampio di utenza. E' la prima regola del marketing, in fondo, ma forse per Cassie vale la regola "meglio pochi ma buoni", regola che non è certo abbia lo stesso valore per i professori della sua facoltà, sempre per una questione di numeri. Meno sono gli iscritti, più il corso è a rischio di non essere rinnovato per gli anni a venire. Ma anche questo pensiero rimane nella testa del moro, che si stringe semplicemente nelle spalle, per passare alla successiva domanda. << Dipende dal gruppo di ricerca. Ne abbiamo diversi. Non puoi pretendere che tutti si concentrino sullo stesso argomento. Sarebbe uno spreco di tempo ed energie >> Attende, Seb, per capire se otterrà o meno una vera risposta. La vede tentennare e allora la incalza con lo sguardo, come a volerla invitare a mostrarle una parte di sé, una parte che non verrà di certo ignorata, ma che verrà custodita. << Quello che m’interessa, si occupa di studiare un sistema per incrementare le capacità intellettive di una persona. A quanto pare, i precedenti tentativi sono falliti. Le pozioni, oltre ad essere inefficaci, spesso risultavano pericolose. Potevano causare danni celebrali. Cioè l’effetto opposto >> La faccia che gli esce fuori, ne è certo, è di puro stupore. In poche parole, la bionda è riuscito a fare ciò che quel volantino non ha fatto in dieci righe fitte di informazione, con tanto di disegnini oscenamente inguardabili a fianco. Ha tutta la sua completa attenzione, in quell'istante, tanto da portarlo ad allungarsi leggermente in avanti, con i gomiti ben puntati al tavolo. « Okay, forse non c'entrerà niente con ciò che stai studiando in questo momento, ma non è vera la credenza che usiamo solo il 10% del nostro cervello, vero? » Le chiede, sciabolando le sopracciglia verso l'alto, così da andare ad aggrottare leggermente la fronte. Com'è che conosce questo falso mito? Dal film Lucy, con l'unica e sola Scarlett Johansson, ma non è questo il vero punto. Perché infatti, dopo aver visto quel film, ha cominciato a documentarsi, sia attraverso ricerche babbane, che saggi di medimaghi famosi, così da provare a trovare una vera e propria correlazione tra le due vie parallele. « Finora avete trovato qualcosa che sembra aiutare ad incrementarle? Sempre se queste non sono informazioni classificate come altamente confidenziali e top secret. » E se sì, di che percentuale di apprendimento stiamo parlando? Domanda che tiene per sé, un po' per non risultare troppo invadente e asfissiante, un po' per non risultare del tutto un nerd di prima categoria. << Mi stai prendendo in giro? Sei interessato alle materie scientifiche? Scusa, sono un po’scettica al riguardo. >> Accoglie quell'ultima affermazione con un mezzo sorriso, che si trasforma in una risata e una scrollata dei riccioli neri che gli ricoprono il capo. « Oh ti prego, non sforzarti troppo a mascherare il tuo stupore. » Replica tranquillo, per poi sospirare. « Amo le materie scientifiche e questa, mia cara Cassandra, è la lezione numero 109: mai giudicare un libro dalla copertina..suppongo! »[/color Stessa cosa che sto sinceramente provando a fare con te, ma me lo stai rendendo decisamente impossibile. [color=#DABAD0]<< Comunque sì, il corso tratta in maniera approfondita alchimia e pozioni. Si parte da un discorso generico, per poi entrare sempre più nel dettaglio, fino ad arrivare alla sperimentazione vera e propria. Mi piacciono le materie scientifiche. Sono cresciuta in una famiglia di studiosi e ricercatori. È stata una scelta naturale. >> Annuisce, apprendendo quei piccoli frammenti di lei, in silenzio. << Dalla possibilità di diventare ancora più intelligente? È sempre stato il mio sogno, fin da bambina. Essere la più intelligente, sapere tutto quanto, vantare una conoscenza infinita >> Assottiglia lo sguardo bicolore a quelle parole. La fissa, gli occhi azzurri limpidi e sinceri nel regalargli quella perla. Non ha alcuna vergogna nel rivelargli quel suo sogno, così tanto maestoso da sembrare leggermente inarrivabile agli occhi del giovane.
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    « E poi? » Se ne esce poi, con un sopracciglio inarcato a suggerirle quanto sia scettico a riguardo. « Se davvero arrivassi ad essere la più intelligente, che faresti dopo? » Sebastian è sempre stato convinto che l'onniscenza non sia davvero una cosa buona. « Vuoi diventare come Dio? » Le chiede infine, fissandola. Non che si aspetti una vera risposta, viste le sue riserve circa il poter affrontare un discorso intelligente con lui, ma tentar non nuoce, in fondo.
    << E tu? Hai qualche idea? Prospettive per il futuro? >> A quel punto, è costretto a portarsi indietro, con le spalle che vanno a toccare la sedia. Un chiaro segnale di quanto quel discorso non sia uno tra i suoi preferiti, considerando che no, non ha alcuna prospettiva futura. Ha tante idee, ma nulla di certo. Nulla che possa perlomeno competere con il sogno di grandezza di lei. Entra quindi in posizione di difesa, storcendo le labbra in una smorfia che ha del poco naturale. « Mi piacerebbe trovare una risposta intelligente che ti faccia rimangiare tutto lo scetticismo che vedo sul tuo volto, ma ahimè.. » apre le braccia, come a volersi giustificare. « Ho idee, ma niente di concreto. » Riprende a dire, leggermente più rilassato a quel punto. « Mi piace la fotografia. Sono anche piuttosto bravino in materia, ma non esiste una vera e propria facoltà in materia, così ho pensato che potrei candidarmi come fotografo freelancer per la Gazzetta, ma senza una vera e propria esperienza, non so quanto potrebbero prendermi. » Considerazione, quella, che ha fatto più e più volte in presenza dei suoi amici, amici che hanno sempre cercato di vedere il risvolto positivo della cosa, spronandolo a perseguire quel sogno. Ma è certo che Cassie possa dargli una lettura vagamente meno paradisiaca, con tanto di unicorni. Qualcosa di quantomeno più veritiero e attinente alla realtà dei fatti. Sarai un disoccupato che vive sotto i ponti a vita. « Non mi vedo inquadrato bene in nessuna delle facoltà che il college mette a disposizione, sinceramente. Non potrei mai fare il medimago perché non amo la vista del sangue.. » Uomini duri noi Grindelwald, eggià! « L'avvocato, ma che scherziamo? Non so tenere un discorso senza impappinarmi davanti a quattro o cinque persone, figuriamoci di fronte all'aula del Wizengamot. » Davvero impensabile. « Spettacolo etc, nemmeno a dirlo. Non so cantare, né ballare, né niente di tutto quello. Storia dell'Arte sì, ma non so. » E' una sfilza di parole libere quella che esce dalle sue labbra piene, mentre è certo di starla annoiando a morte. « L'unica in cui forse mi vedo davvero è il Corso Auror, ma anche lì, partirei completamente da zero. » Una sfida che però, lo sa, gli risulterebbe assolutamente affascinante, tanto da portarlo ad alimentare la curiosità, giorno per giorno. « Anche se, devo ammettere, non avevo ancora valutato Ricerca e sviluppo magici.» Sentenzia con un mezzo sorriso. « Allora..se mi dovessi convincere ad iscrivermi al tuo corso - sì, lo so che non lo vorresti mai fare, ma diciamo che saresti costretta anche in quel caso da forze maggiori - la blocca subito, preventivando una sua possibile risposta, con una risata - cosa mi diresti della tua facoltà? Che parole useresti per descrivermela al meglio? »

     
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