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« Che cosa vorrebbe dire devi migliorare il tuo equilibrio? » Aggrotta le sopracciglia, raddrizzando la schiena e allontanando leggermente il busto dal tavolo. È sulla difensiva: niente di nuovo, dopo tutto - un po' come tutte le volte in cui qualcuno critica apertamente qualcosa che sa di saper fare meglio degli altri. « Che devi migliorare il tuo equilibrio? Sfrecci da una parte all'altra del campo come una trottola: sei velocissima, ma se ti becca un bolide ti disarciona in un secondo, perché non hai abbastanza stabilità. Anche perché i bolidi che usiamo alla Lega non sono come i pezzi di stoffa che vi facevano usare a Hogwarts, lo sai. » Corruga la fronte, incrociando le braccia al petto. Chiusura. Non che non riesca a capire cosa James stia cercando di dirle, ma, semplicemente, in questo momento, non vuole sentirselo dire. Tra le tante cose di cui potrebbero discutere, i suoi difetti in volo, che potrebbero costarle l'entrata ai prossimi provini della Lega di Quidditch Britannica, non sono esattamente l'argomento preferito di Malia - anzi, per la precisione sono proprio l'ultimo che vorrebbe affrontare. Ma il più grande dei Potter, che in fin dei conti si è offerto di aiutarla con l'allenamento e che dopo tutto non fa altro che impartire preziosi consigli, decide di continuare, nonostante l'occhiata stremata della giovane possa già suggerirgli che, almeno per oggi, preferisce abbandonare quell'argomento, che a tratti è quasi frustrante. « Per non parlare del fatto che, ovviamente, alle partite dei grandi i bolidi sono colpiti da gente che ha effettivamente superato la pubertà e che ha nelle braccia un attimino di forza in più rispetto a qualche ragazzina di Tassorosso che è capitata a fare la battitrice in squadra per caso. » Sospira, la giovane, prima di prendere un sorso della propria tisana, senza nemmeno preoccuparsi di rispondere alle sue provocazioni. Già, una tisana: ha perfino smesso di bere bevande altamente caloriche e mangiare schifezze per trovarsi davvero in forma per il giorno X, che si avvicina sempre di più. E nel frattempo aumentano anche la tensione ed il nervosismo nel suo corpo - motivo in più per darsi alle tisane rilassanti. « Hai finito? » domanda, fiacca, abbassando lo sguardo. « Mi spieghi com'è possibile che più passa il tempo e meno mi sento pronta per questa cosa? » Scuote leggermente la testa, lo sguardo, assente, fisso sui guanti da cacciatrice che le ha regalato Fred, questo Natale, che ha poggiato sul tavolino non appena sono arrivati lì. Hanno trascorso le ultime due ore al campo di Hogwarts ad allenarsi, e hanno deciso di concedersi qualcosa da bere prima di salutarsi. Lei è ancora in tenuta sportiva, la fronte imperlata dal sudore dell'allenamento e da quella piccola quantità di afflizione: cosa può esserci di peggio in confronto alla prospettiva di peggiorare ogni giorno di più, proprio in quell'unica disciplina in cui si ambisce alla perfezione? Perfetta: ecco ciò che vorrebbe essere Malia, quando si libra in volo, un falco inafferrabile, dall'incontestabile bravura. La cosa migliore che c'è mai stata. Ingenuamente, non pensa al fatto che l'eccellenza non è davvero di fatto raggiungibile, ma che ogni miglioramento fatto può solo avvicinarla di più al proprio scopo. « Vabbè. Vado a casa adesso. Ho bisogno di una doccia. » Lo saluta con una punta di amarezza nella voce, non prima di essersi accordata per un altro allenamento nei giorni successivi. Mentre si dirige a grandi falcate verso l'entrata del locale, spera tra sé e sé che il ragazzo la perdoni per i suoi modi un po' bruschi, e per la sua offesa apparente. L'ultimo desiderio di James è scoraggiarla: ne è ben consapevole, così come sa benissimo quanto tempo libero gli porti via quel favore che ha deciso di farle da amico. Non vuole essere ingrata: semplicemente, a volte, tutto sembra essere... troppo. « Malia? » Persa nei suoi pensieri, le sembra di sentire pronunciare il suo nome, ma tarda a voltarsi: si arresta sul posto, incerta, ed è costretta a guardarsi intorno qualche istante, prima di individuare alla propria sinistra, proprio accanto la soglia del locale, un ragazzo che la guarda con espressione insistente. Aggrotta la fronte, improvvisamente colta da uno strano presentimento: s'irrigidisce di colpo. Come se, in qualche modo, il suo corpo volesse consigliarle di assumere una certa diffidenza. « Sei Malia, giusto? » Il ragazzo deve ripetere la propria domanda prima che lei riprenda effettivamente coscienza di ciò che le accade intorno e risponda al suo nome. « Sì, sono io! Dimmi pure. » Si volta, in modo da fronteggiarlo, e inarca le sopracciglia verso l'alto, in attesa di un suo imput. « Mi dispiace romperti le palle, davvero, però ho trovato questo libro in aula e mi sembrava giusto che tornasse fra le tue mani. E' stata una fortuna incontrarti, stavo quasi per arrendermi: sono sempre impegnato e girovagare per il college per giocare alla caccia al tesoro mi riesce complicato. » Prende il libro dalle mani del ragazzo, e ne studia curiosa la copertina: Aritmanzia. Se lo rigira fra le mani, un po' incerta, e solo quando, una volta sollevata la copertina, riconosce la propria calligrafia sulla prima pagina, può confermare a se stessa che quello è, effettivamente, un suo libro come dice il ragazzo. Oh, e quindi mi ero persa un libro? Ma quando? « Veramente stavo per darlo ad una tua amica, ma lei non ha voluto prenderselo. Magari ti avrei risparmiato l'imbarazzo...ed il pedinamento. Quando ti ho chiesto se fossi Malia sembravo un agente segreto, vero? Ti hanno solo descritta piuttosto bene. » Sorride a quelle parole, improvvisamente quasi imbarazzata dal disturbo che questo sconosciuto si è preso pur di riconsegnarle un libro che, lui non può saperlo, ma nemmeno le serve più. « Oddio... Grazie. Sei stato davvero gentilissimo a portarmelo fino a qui, non dovevi. Ma quando l'hai trovato? » chiede, curiosa, mentre lo infila nell'enorme borsone in cui porta con sé la scopa e tutta l'attrezzatura da Quidditch. « E poi chi è questa stronza che si è rifiutata di portarmelo? Davvero, mi scuso a suo nome. » Gli rivolge un sorriso un po' impacciato, mentre si stringe nelle spalle. « Soprattutto perché in realtà qualche settimana fa ho lasciato il college e adesso non mi serve più... Ma ehi, tu hai bisogno di un libro di Aritmanzia? Perché, insomma, se lo vuoi è tuo. » Si stringe nelle spalle, con semplicità, sorridendogli. « Mi occupa comunque troppo spazio. Ma senti, piuttosto, noi ci conosciamo vero? Cioè, a me sembra di averti visto in giro. Tipo all'assemblea, l'altro giorno, c'eri no? » Gli punta l'indice contro, assottigliando leggermente lo sguardo. È certa di averlo già visto: anzi, di aver incrociato il suo sguardo già un paio di volte a Hogwarts, in più occasioni. « Non mi sembra molto corretto che tu sai il mio nome e io non il tuo, specie se ti sei preso la briga di venirmi a cercare fino al villaggio per restituirmi il mio libro. Cerchiamo di rendere le cose eque, no? » Scherza, e attende che le riveli il suo nome, giusto per poterlo ringraziare a dovere di quel pensiero anche fin troppo gentile per uno sconosciuto. « Mmmh, io devo andare di qua in ogni caso » indica la piccola strada acciottolata di fronte a sé, che conduce a casa sua. « Tu fai la stessa strada? »
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