The Drunken Oyster.

fawn.

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    «Daffy.. Ehy, Daphne, forza..» Qualcuno la stava scuotendo ma il suo corpo sembrava materialmente incapace di reagire in qualsiasi modo a tale stimolo. Forza.. Si, sarebbe stato tutto più facile se avesse potuto usare la Forza. Insomma, a quell'età sarebbe stata già un'allieva di qualche Maestro Jedi e ora girerebbe il mondo sculettando qua e là combattendo i nemici con la sua fantastica spada laser colorata. Chissà se ce l'avevano di altri colori oltre il rosso, il rosa, il blu e il verde. In tal caso ne avrebbe chiesta una gialla. Il giallo era senza ombra di dubbio il suo colore preferito. E' un colore solare, non trovate? Mette allegria. Fateci caso: un muro giallo strappa sempre un sorriso. Certo, se non lo vedete e vi ci scontrate invece che un sorriso potrebbe strappare un'imprecazione, ma è più facile evitare un muro giallo piuttosto che uno marrone. Se fosse stato impossibile averla gialla si sarebbe accontentata di un altro colore. L'avrebbe abbinata con lo smalto anche se le sue unghie mangiucchiate non facevano una bella figura. Ehy, signori, lei era Daphne la futura campionessa del mondo di Quidditch, mica Daphne la reginetta di bellezza! Ci aveva provato una volta e diventare Reginetta, oh, si che lo aveva fatto. Durante un ballo scolastico, era al quinto anno. Le scuole in America sono esattamente come si vedono nei film. Ci sono le sventole e ci sono le reiette. Parlando in percentuali, il 98,73% delle sventole proviene da una famiglia ricca, hanno un ragazzo con una bella macchina, hanno un'autostima grande quanto un dirigibile e se indossassero un sacco dell'immondizia il giorno dopo ne indosserebbero tutti uno. Le reiette sono quelle che stanno ai margini. Sono quelle che passano inosservate per i corridoi e che se ti scontri con una di loro non le chiedi neanche "scusa". Ogni giorno sembrava di essere nel film "Mean Girls", con la sola differenza che una reietta non passerà mai tra le sventole. La scuola fa questo: appena entri ti viene spiaccicata un'etichetta in fronte così che tutti sappiano da che parte stai. Nessuno perde tempo con te se la tua etichetta è più bassa della sua. Tornando a noi quell'anno si era preparata di tutto punto. Aveva risparmiato per mesi interi per comprarsi quel bel vestito azzurro che le lasciava le braccia scoperte. Susan, la sua compagna di stanza, le aveva legato i capelli in un elegante crocchia intorno alla quale aveva sistemato dei piccoli fiori di ciliegio rosa. L'aveva aiutata a truccarsi e le ripeteva continuamente di non dire parolacce. Poteva farcela. Per una volta nella vita si sentiva bella. «Baker, svegliati.» Naturalmente ad essere incoronata fu Regina Johnson. Già il nome dovrebbe suggerire qualcosa. Il nome della bella bionda fu seguito da un sacco di applausi, ma anche da un sacco di insulti che uscivano direttamente dalla bocca di Daphne Baker. Il suo amico Johsua glielo aveva detto: per essere una reginetta non si deve avere solo un bel faccino! Ci vogliono un mucchio di altre cose femminili che ad Daffy mancavano. Come la grazia, il sex appeal e molto altro ancora. Se nasci mela non puoi morire banana. Così le aveva detto. Perla di infinita saggezza. «OH... OH MIO DIO! LA TUA COLLEZIONE DI FIGURINE DI QUIDDITCH STA ANDANDO A FUOCO!!!!!» Poi accadde tutto velocemente. Daphne spalancò gli occhi agitandosi come se fosse stata appena morsa da una tarantola cercò alla cieca la bacchetta che trovò nella tasca dei pantaloni, ma nel farlo il materasso le mancò letteralmente da sotto i piedi e la Grifondoro cadde a terra con un sonoro tonfo. Ma in un attimo era già in piedi, puntando la bacchetta a destra e a sinistra in cerca del presunto incendio. Ma nella stanza non c'era nessun fuoco. Neanche uno piccolo piccolo. C'era solo Sarah, la sua compagna di stanza, che la fissava a braccia incrociate. «DOV'E'?» esclamò la giovane Baker particolarmente preoccupata, continuando a guardarsi intorno, gli occhi ancora non del tutto aperti, la vista sfuocata. «Cosa?» Sarah la fissò, alzando un sopracciglio. «COME "COSA"!?!? La mia collezione di figurine di Quidditch!!» esclamò la brunetta, con un'espressione palesemente sconvolta. Ma Sarah non sembrava capire la sua agitazione. Era calma. Fin troppo calma. «Nel primo cassetto della scrivania. Come al solito, Daffy.» Con un balzo felino la ragazzina si gettò in direzione della scrivania, evitando per poco di inciampare ancora. Aprì il cassetto e, mentre un coro d'angeli cantava celestialmente nella sua testa, l'album delle figurine di Quidditch apparve di fronte a lei. Lo afferrò tra le mani, rigirandolo, quasi per assicurarsi che fosse tutto ok.. Neanche un graffio. Si girò verso Sarah con gli occhi ancora carichi di una cieca disperazione. «Tu... Avevi detto che... Il fuoco...» Ok, Daphne, respira e cerca di mettere in fila due parole, mhm? Sarah la fissava quasi divertita, sforzandosi visibilmente di restare seria. «Non ti saresti mai svegliata se non avessi usato misure estreme..» La mascella della Grifondoro cadde praticamente a terra.. «E TI SEMBRA IL CASO DI..... PORCO MERLINO MI E' VENUTO UN INFARTO! IO....» farfuglia e farfuglia ancora. «...Devo sedermi..» sospirò lasciandosi cadere sul materasso con un sonoro sbuffo. «Ma che diamine ti è saltato in mente!?» era sicura di aver sentito il suo cuore fermarsi per un attimo. Glielo aveva regalato suo fratello qualche settimana fa e teneva a quell’album come alla sua stessa vita. Le mancavano solo ventisette figurine per completarlo e non si sarebbe data pace fino ad allora. Avrebbe potuto saltare al collo di chiunque si fosse azzardato a torcere una sola pagina di quella sacra reliquia. Come un lupo, come un animale selvatico che protegge i propri cuccioli indifesi. Sarah alzò le spalle, sbirciandola da dietro il libro che stava leggendo. Aveva un sopracciglio alzato, la bocca arricciata in un’espressione sarcastica. «A pranzo hai detto che alle 16 volevi andare a quel nuovo pub a Diagon Alley..» Ah, già. Per promuovere il locale quel pomeriggio le donne avevano uno sconto del 50% su qualsiasi tipo di bevanda o cocktail. Come diamine poteva permettersi di perdere un’occasione simile? «Oh, hai ragione. Bel lavoro Harrison!» alzò il pollice d’approvazione in direzione della compagna di stanza che, di tutta risposta, roteò gli occhi per poi immergersi nuovamente nella propria lettura. Indossò un comodo paio di jeans, un bel maglione pesante – quello a strisce nere ed arancioni che le piaceva tanto – ed uscì dalla stanza salutando Sarah. Si era messa in testa la sua bombetta. Si la bombetta, perché fa molto Londra. Non che rinnegasse il suo sangue americano. Sia mai! Daphne Baker sprizzava stelle e strisce praticamente da ogni poro. Le sue parole strascicate, i suoi slang che nessuno sembrava capire a parte lei. Però la bombetta le piaceva. Oh, si. Aveva del carattere e le donava un certo non so che. Era gagliarda. La primavera era arrivata portando con sé una ventata di gioia. Le piaceva la primavera, le piaceva l’idea di un nuovo inizio dopo il gelido inverno. I prati erano ricoperti da piccole margherite che spuntavano qua e là timidamente.
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    C’era il sole, o almeno qualcosa che lo ricordava, una sorta di surrogato. Non era affatto come a New York. Là il cielo è di un azzurro cristallino. In quella città, invece, sembrava fosse calata una nebbia perenne. A quanto pareva, però, per gli inglesi quella era una così detta “bella giornata”, perciò aveva tutta l’intenzione di godersela a fondo. E non c’era modo migliore per farlo che chiudersi dentro un pub a scolarsi un po’ di alcolici. Quella si che era una gran bella prospettiva. “The Drunken Oyster”. Non si era ricordata il nome del locale fino a quando non l’aveva visto ben scavato nell’insegna di legno sopra l’ingresso. Vicino alla porta un tipo corpulento e non la barba incolta distribuiva braccialetti alle fanciulle. Quando fu il suo turno, Daffy sfoggiò l’esile polso ed un sorriso che le arrivava da un orecchio all’altro. L’uomo le legò un bracciale verde smeraldo, senza degnarla di uno sguardo. All’interno la musica era alta e le luci soffuse. La Grifondoro fu costretta a socchiudere gli occhi, arricciando il naso, per mettere a fuoco la situazione. C’era un sacco di gente, studenti di Hogwarts e del College, soprattutto ragazze. Si avvicinò subito al bancone, facendosi spazio scivolando silenziosamente tra la gente. Glielo aveva insegnato suo fratello. Era un modo per arrivare in prima fila ad un concerto senza però dover presentarsi con almeno otto ore di anticipo. Funzionava sempre. Lei era una candidata perfetta per quel genere di tattica: era piccola e minuta. Il segreto comunque era non dare nell’occh... «Damn!» Il rumore di un bicchiere che si frantumava a terra. Holy shit! Piano fallito. Rimandata a settembre, Daffy.


     
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