πάντα ῥεῖ

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    Unexpected Virtue of BEAUTY



    E' un sabato qualunque. Un sabato pomeriggio tranquillo. Lo stesso sabato pomeriggio in cui Fitz decide di tornare a Portland. Non appena entra nella sua vecchia casetta, capisce subito che c'è qualcosa di diverso. Un profumo dolciastro nell'aria e i mobili vecchi sono stati rimpiazzati da nuove opere in legno di noce che, insieme al resto dell'arredamento, vanno a ricreare il tipico calore di una casetta di montagna. Che deve risultare così famigliare agli occhi del giovane. Attaccato al retro della porta, vi è un post - it azzurro.

    "Ti piace come ho sistemato la casetta? Tutto per te. Soltanto per te."



    Non appena il ragazzo finisce di leggere la riga, il famigliare suono dell'arrivo di un messaggio si alza dalla tasca dei suoi pantaloni.



    @disaster.artist - fitzwilliam gauthier? Ciao Fitz. Io e te non ci siamo mai conosciuti direttamente e questo è davvero un peccato. Ultimamente sono così terribilmente annoiata, da sentire l'irrefrenabile desiderio di scriverti, per potermi beare della tua tanto decantata intelligenza. Adoro l'acume nei ragazzi, è così sexy avere qualcosa di interessante da dire. E tu, mio caro, mi sembri davvero, davvero attraente. E lo è anche la tua nostalgia per i bei vecchi tempi andati. E' per questo che sei tornato al campus, non è così? Sicuramente è per questo che ho arredato tutto ciò che vedi intorno a te secondo quelle belle foto che ho trovato a casa dei tuoi. Era la casetta dove alloggiavate quando andavate a sciare tu e Lynn con le vostre famiglie, non è così? Eravate così dolci, in quelle vostre tutine gonfie e soffici. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere rivivere certi ricordi, dato che sembri essere così devoto alla tua memoria, tanto da non volertene assolutamente liberare. Anche se il resto dei suoi amici ti ha imposto di farlo. Ma tu disubbidisci agli ordini. Ti piace giocare con il fuoco, andando contro i tuoi stessi amici. Chissà cosa direbbero se sapessero chi stai aspettando. Saresti una tale delusione per loro. E non ti rimarrebbe nulla, perché senza i tuoi amici, cos'altro ti rimane? Per questo, in cambio del mio silenzio, vorrei soltanto il tuo aiuto artistico. Lo faresti per me?
    Prima sfida. Accetta di giocare.



    Se Fitz dovesse accettare di giocare, un secondo messaggio arriverebbe sul suo cellulare.



    @disaster.artist - fitzwilliam gauthier? Sono così contenta che tu abbia deciso di aiutarmi. Ho sempre apprezzato le tue fotografie, ma oggi mi sento estremamente romantica, per questo vorrei vederti dipingere. Devi essere un tale splendore mentre ti accingi a scegliere le giuste sfumature di colore dalla tua tavolozza. Per questo, ti ho lasciato tutto l'occorrente nel cassetto della scrivania. Una tela, dei pennelli adatti e un'ampia scelta di colori. Che ne dici di cominciare con un bel Caput mortuum per gli occhi? Un sabbia per i capelli? Un blu di Persia per le onnipresenti occhiaie intorno al suo sguardo tenebroso? Cominci a capire chi è il soggetto che vorrei dipingessi? Potrebbe essere un inaspettato regalo, che il tuo ospite potrebbe gradire, no? Ma forse non te lo ricordi troppo bene, visto il tanto tempo passato separati. Non sei nemmeno andato a trovarlo, nei suoi giorni peggiori e bui. Che bell' amico, non c'è che dire. Ma voglio aiutarti, perché sono estremamente magnanima, ormai dovresti saperlo. Quindi, nell'altro cassetto della scrivania, troverai una foto alla quale ispirarti, per fare un ritratto degno da essere appeso alla..come la chiamate voi? Domus Aurea, dico bene? Buon lavoro, mon ami.



    Dentro il cassetto destro della scrivania, magicamente incantato, Fitz troverà tutto l'occorrente che gli tornerà utile per fare il ritratto nello stile di quelli che si trovano appesi nella Domus del Clavis. Nell'altro, c'è una delle prime foto segnaletiche di un Edric smunto e provato dal Lockdown, nei primi giorni del suo internamento al CIM.

     
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    Una lettera. Un dannato pezzo di pergamena, intinto del pregiato inchiostro che Fitzwilliam utilizzava per la corrispondenza più raffinata, rappresentata con il tipico carattere tondeggiante ma non perfettamente ordinato come si sarebbe potuto immaginare, ha dato inizio a un qualcosa di decisamente diverso da quello che si aspettava. Quelle parole, Fitzwilliam le aveva vergate con apparente disattenzione, con una casuale consequenzialità che sembrava metterlo in una cattiva luce rispetto ai suoi compagni d'avventure. L'anello debole, in ogni gruppo, esiste. Sempre. Per molto tempo, chiunque li guardasse dall'esterno, avrebbe potuto collocare come anello debole il giovane Thomas Montgomery, perfettamente inserito in quel loro contesto, eppure in un certo qual modo reticente a molte loro abitudini. Poi fu la volta di Percy Watson, scacciato e umiliato dagli alti vertici dell'Astra. Ci fu la volta dei gemelli Carrow, precipitati nel baratro dei chiacchiericcio per scelte di natura affettiva. Fitzwilliam, non è mai stato tacciato di ignominia, nessuno ha mai volto lo sguardo nella sua direzione accusandolo di cattiva condotta. Nemmeno quando si era volutamente distaccato dai suoi compagni durante il Lockdown, intraprendendo scelte completamente differenti dai suoi amici e compagni, dedicando le sue giornate a passatempi ben diversi dal cercare di sopravvivere sulle spalle degli altri. Non li aveva mai additati, come molti altri avevano tentato di fare, persino in quegli ultimi giorni, a più di un anno da terribili fatti di cronaca che li avevano visti coinvolti. Si era semplicemente distaccato, seguendo quella che per lui era una linea diversa, né più giusta, né più sbagliata di quella di altri. Fitzwilliam Gauthier era un fiero membro del Clavis; lì, tra le mura della Domus è cresciuto, ha imparato molte cose su se stesso e ha stretto amicizie che forse resteranno forti nel tempo indipendentemente dai fattori esterni. Ma nonostante ciò non si è mai omologato. Ha prestato giuramento di fedeltà e si è prestato al Patto Infrangibile, ma nonostante ciò non si può dire che sia sempre rimasto in riga. I suoi dubbi nei confronti dei propri compari non li ha mai espressi. Mettere qualcun altro in discussione non faceva parte della sua indole. Non era un rivoluzionario, se non nei riguardi di se stesso. Non prospettava un mondo migliore per nessuno al di fuori di se stesso e di chiunque orbitasse attorno a lui. In fondo era egoista, viziato ed estremamente individualista, fino al punto in cui risultava odioso. Chiunque lo conoscesse a sufficienza, poteva quanto meno immaginare che, avrebbe tranquillamente pugnalato alle spalle quasi chiunque, se ciò facesse sì che il suo tornaconto personale ne avesse da guadagnare. Fitzwilliam non ha mai chiesto niente a nessuno; non fedeltà, né amicizia, né tanto meno conforto e supporto. Si è forgiato da sé nella speranza che in questo modo non avrebbe mai dovuto niente a nessuno. I debiti lo disturbano, lo annoiano, lo spazientiscono. Sanno di questioni in sospeso, di cui non vuole minimamente saperne. In fondo è davvero prevedibile, questo Gauthier. Persegue la compiutezza e il senso, in fondo, come qualunque altro essere umano. Cercare Edric Sanders si poteva facilmente ascrivere nella categoria dei capricci di Fitzwilliam Gauthier, quindi non ci mise molto ad arrabattare una scusa con i suoi amici, eclissandosi quel sabato pomeriggio come suo solito senza dare spiegazione alcuna sulle sue mosse.
    Si smaterializzò nei pressi di Portland al calar del sole. L'isola era rimasta esattamente come se la ricordava. Decide di scie di casette di legno tutte uguali, piscine e campi sportivi, aree adibiti al ristoro e spazi verdi dove passare gentili ore sotto il sole, gli ricordarono quanto Edmund Kingsley si fosse impegnato per tenerli letteralmente in una gabbia dorata. Ai tempi non potevano neanche lontanamente sospettare quanto sarebbe accaduto una volta tornati tra le mura di Hogwarts. Si lamentavano della loro incapacità di tornare a casa, ma tutto sommato, sembravano persino lieti di non doversi sorbire per un'estate intera le rotture dei loro genitori. Fitz si ricorda di averlo pensato. Si ricorda di aver provato sollievo all'idea di non doversi sorbire le cure maniacali dell'apprensiva signora Gauthier così come i continui discorsi affaristici del padre. A conti fatti, avrebbe preferito di gran lunga un'estate nel Quebec, nonostante tutti i suoi contro. Tutto ciò appartiene al passato, si dice tuttavia, mentre percorre il viale principale del campo estivo dirigendosi verso la sua vecchia casetta. L'aveva condivisa con un ex Tassorosso, scomparso durante il lockdown in circostanze misteriose. Chissà come è morto il povero Kevin; forse vittima di un demogorgone, oppure di qualche doppio particolarmente dispettoso. Forse è morto di fame, oppure qualche trappola è diventata la sua tomba. Aveva ritrovato la sua lapide poche settimane dall'inizio dell'inferno tra le file dei mucchietti di terra radunati del cortile. Quel cortile, divenuto per un paio di mesi un vero e proprio cimitero al limitare della foresta proibita. Giunto di fronte alla sua casetta tira un lungo sospiro; la porta schiusa gli dà l'impressione sin da subito che qualcosa non è precisamente come l'ha lasciato. Azzarda un passo all'interno del confortevole ambiente, solo per ritrovarsi di fronte a uno scenario completamente differente rispetto a quello che ricordava. Ricorda quel posto, ma non dall'estate scorso. Ha il sapore dell'infanzia, di altri tempi e altre storie, che Fitzwilliam ha seppellito da qualche parte assieme alla sua controparte più ignara e docile, quella di un piccolo bimbo dagli occhi color carbone e i riccioli ingestibili. "Ti piace come ho sistemato la casetta? Tutto per te. Soltanto per te." Sospira scuotendo la testa mentre si richiude la porta alle spalle. Il primo pensiero è che Edric abbia deciso di accettare la sua proposta adornandola di un tocco sadico, ma quando il cellulare squilla, e la notifica dello Shame riemerge sul suo schermo, il giovane Gauthier si rende conto di ritrovarsi di fronte a uno scherzo sì, ma non da parte di Edric.
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    Sta cercando di pizzicarlo. Chissà cosa direbbero se sapessero chi stai aspettando. Saresti una tale delusione per loro. E non ti rimarrebbe nulla, perché senza i tuoi amici, cos'altro ti rimane? Una risata fragorosa si libera nell'aria, mentre in tutta risposta Fitz si siede su una delle comode poltroncine scuotendo la testa. Nessuno sa per quale motivo Fitz ha convocato Edric lì; una cosa che si è premurato di mantenere unicamente per sé. Non aveva palesato alcun tipo di intento nei confronti di quella mossa, e non lo avrebbe fatto nemmeno in quella circostanza. Decise quindi di accettare in modo impassibile, ben consapevole di riuscire quasi a sentirsi riecheggiare nella testa la voce della compagna Corvonero. Cassiopea aveva ragione. Bisogna giocare. E quindi Fitz avrebbe giocato. « Vuoi che dipinga Sanders? » Fu la sua unica domanda con un tono divertito mentre si accingeva a dirigersi verso il luogo dallo Shame indicato in cui avrebbe trovato tutto il materiale necessario per completare la sua opera. Ciò che di certo riesce a smuovere e disturbare il suo senso di completo controllo è il nominare la Domus. Sa della Domus, probabilmente sa del Clavis. Come diavolo fa a sapere del Clavis? A meno che.. A meno che chiunque ci sia dietro non è stato o è attualmente un membro del Clavis. Parlarne con un altro membro presente o passato non ha mai certo inficiato l'integrità del patto infrangibile. Si annota quelle informazioni mentalmente mentre si siede di fronte alla tela, sorridendo piuttosto soddisfatto, mentre aprendo il secondo cassetto estrae la foto che lo Shame gli ha indicato. Ritrae un Edric effettivamente in fin di vita. Non sembra tuttavia particolarmente smosso da quell'immagine. Un tempo lo sarebbe stato. Ma non ora. « Il fatto che nessuno dei due è ancora morto, fratello, riduce di molto il campo della tua identità. » Asserisce mentre afferra una delle matite appuntite iniziando ad abbozzare il dipinto che lo Shame gli ha chiesto. «Ad astra per aspera. Ci sto pensando: anche tu devi essere una grande delusione per i tuoi confratelli. Chissà cosa direbbero se sapessero cosa stai facendo ai tuoi stessi simili. » Un leggero sorriso si dipinge sul suo volto mentre continua imperterrito e senza particolari oscillazione emotive a eseguire quanto gli è stato chiesto. « Vedi, fratello, non vorrei metterti di fronte a un'ovvietà quasi ridicola, ma esporre gli altri porta nella maggior parte dei casi ad esporsi a sua volta ancora di più. » E tu di certo ti stai lentamente fregando da solo.



     
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    « stupor mundi »

    Fitzwilliam è già uscito di casa da un po' quando il suo amico Nate viene raggiunto da un piccolo barbagianni alla cui zampetta è legato un rotolino di pergamena. Una lettera, quella, che non è stata scritta per lui, gemella di un'altra già spedita giorni addietro al corretto destinatario. Nulla più che una copia. Ogni parola è chiaramente leggibile, eccezion fatta per la firma, nascosta da una grossa macchia di inchiostro che sembra essersi depositata lì come un deus ex machina a coprire l'identità del mittente.

    CITAZIONE
    Non so se il mio gufo sarà in grado di scovarti. So che non sei più al CIM già da un po', motivo per cui affido queste mie parole al fato. Se ti scoverà saprò che è un compagno più fedele di quanto immaginassi. A essere sincero la notizia della tua guarigione mi ha piacevolmente stupito. Non so per quale motivo sento il bisogno di stendere queste parole - forse perché dopo aver trovato un tuo vecchio origami sul fondo di un cassetto, mi è venuto spontaneo chiedermi cosa stessi facendo. Spero che ovunque tu sia te la stai passando bene.
    Semmai avessi voglia di parlare con qualcuno, ti aspetto questo sabato nella mia mia vecchia cassetta a Portland. Dovresti riuscire a ricordarti qual è. Hai passato parecchio tempo a spiarmi fuori dalla finestra. Aspetto tue notizie.

    Una volta letto il contenuto della lettera, il suo telefono del ragazzo segnala con un riconoscibile suono l'arrivo di una notifica.

    @therealnatedouglas - nate douglas? Caro Nate, conoscendoti ci avrai messo non più di una frazione di secondo a capire chi sia il vero destinatario di questa lettera. Tranquillo, anche lui l'ha ricevuta. Quella che tu tieni tra le mani altro è una copia..ma anche una prova. Se hai capito il destinatario, quanto meno dovresti aver cominciato a farti domande anche sul mittente. Piccolo aiuto: si tratta di qualcuno legato a te da un vincolo molto forte, infrangibile addirittura. E non vi eravate forse promessi di ostracizzare certe personalità? Macchiare la Domus Aurea di un simile precedente, infangandola con legami del genere..inaccettabile! Non c'è nulla di peggiore dell'essere un traditore nei confronti dei propri confratelli - ma evidentemente chi va con lo zoppo impara a zoppicare.
    Ora ti aspetterai un ricatto, vero? Ti aspetterai che io ti obblighi a smascherare il mittente e fare chissà cosa. In realtà, Nate, penso tu mi abbia inquadrato male. La scelta spetta solo ed esclusivamente a te: puoi decidere di non credermi ed ignorare l'accaduto, oppure puoi andare a vedere con i tuoi occhi cosa sta accadendo alle tue spalle e chiedere spiegazioni al diretto interessato. Se decidessi di presentarti all'appuntamento, troverai la casetta con semplicità: sarà quella con una x rossa fluttuante sul tetto, visibile solo a te dall'istante in cui hai toccato il foglio di pergamena che ti ho mandato.
    A te la scelta dunque: una spiacevole verità o una rassicurante menzogna?



    Nel caso in cui Nate dovesse accettare la sfida, riceverà solo questo messaggio:

    @therealnatedouglas - nate douglas?
    Tanto è ladro chi ruba quanto chi tiene il sacco.




    Nel caso in cui Nate non dovesse accettare, riceverà questo messaggio:

    @therealnatedouglas - nate douglas?
    Rileggi nuovamente la lettera.

    Se Nate dovesse rifiutare, una volta letto il messaggio e ripresa la lettera in mano, la macchia di inchiostro che nascondeva la firma del mittente si sarà dissolta e mostrerà ciò che vi è scritto sotto: -F.C.G. . A quel punto Nate potrà scegliere nuovamente se accettare o meno la prima sfida. Se dovesse accettarla, riceverà il messaggio che avrebbe ricevuto se avesse accettato la prima volta. In caso contrario non accadrà nulla.


     
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    Deve aver già letto quella pergamena almeno due o tre volte, quando il cellulare nella sua tasca squilla, senza tuttavia sorprenderlo più del dovuto. Il modus operandi dello Shame l'hanno già imparato da un po', e quel messaggio dai toni minatori, considerata la lettera ricevuta appena qualche istante prima, non lo coglie impreparato. Il contenuto sicuramente è di tutt'altro genere, però. L'espressione del giovane Serpeverde s'incupisce sempre di più, man mano che i suoi occhi chiari scorrono rapidi sullo schermo del telefono e proseguono nella lettura di quel messaggio. C'è un istante in cui si ritrova a rabbrividire, del tutto all'improvviso. A questo, però, non era preparato. In questo caso gli basta vagliare quelle righe una sola volta, prima di posare il proprio telefono sulla scrivania alla quale è seduto, e sollevare lo sguardo verso il soffitto. Tutto poteva aspettarsi dallo Shame, tutto, tranne che quelle parole: eppure non c'è modo di interpretarle diversamente, non esiste una chiave di lettura di quel messaggio che possa avvalorare l'ipotesi che la persona dietro a quell'applicazione balorda non sappia di loro.
    Le dita affusolate del ragazzo si stringono intorno alla breve lettera, mentre la esamina per l'ennesima volta alla luce della propria lampada da studio. Non ha troppe difficoltà a riconoscere quella calligrafia, anche se la firma sembra essere stata oscurata da qualcuno. Le curve eleganti ed ordinate della scrittura di Fitzwilliam gli sono facilmente riconoscibili, così come d'altra parte sarebbe in grado di distinguere dei manoscritti di tutti i suoi compagni più fidati. Resta il fatto che non è certo si tratti di un autentico. Se ha interpretato bene il contenuto di quella lettera, il mittente sta invitando Edric a vedersi a Portland, per qualche motivo, e lo fa con un benestare che, senza ombra di dubbio, non può essere di nessuno dei suoi amici. Non di Fitzwilliam. Non dopo quello che avevano discusso mesi prima con gli altri, non dopo le storie raccontate da Greagoir. « Specialis Revelio. » La bacchetta puntata contro il piccolo foglio, rimane ad osservarlo in silenzio dopo aver pronunciato quella formula con tono sicuro, quasi tranquillo. Come se si aspettasse che un semplice incantesimo di rivelazione smascherasse quello scherzo di cattivo gusto fatto dal gioco. Ma non succede nulla. La pergamena rimane pergamena e la grafia aggraziata di cui sono composte le lettere tace, mentre Nathan si acciglia di più. Si rigira il foglio tra le mani, e comincia a interrogarsi sul da farsi. Per quanto lo Shame sembri avergli dato ampio margine di scelta, il giovane Douglas sa benissimo che non è così: non può semplicemente starsene con le mani in mano, ad attendere che accada qualcosa, quando sa - ormai per certo - che il segreto del Clavis Aurea non è più al sicuro come tutti loro credevano. Probabilmente la persona che gestisce il gioco non ha alcuna intenzione di rivelare quel segreto (o, più semplicemente non può?) ma l'idea di rischiare non gli piace.
    È con il cuore pesante che si smaterializza nella piccola cittadina di Portland, lì dove qualche anno prima lui e gli altri compagni di Hogwarts avevano trascorso l'estate, in una sorta di campo-prigionia istituito da Kingsley, in modo da tenere tutti loro sotto controllo. Ha pensato, per qualche momento, di avvertire uno degli altri, magari Greg o Percy, ma si è detto che sarebbe inutile. Quante sono in fondo le probabilità di incontrare
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    Edric Sanders nel bel mezzo di Portland, grazie ad una (presunta) lettera di Fitz? Probabilmente si tratta dell'ennesima trappola inconsistente del gioco, in cui lui, stupidamente sta cadendo come un bambino. Mentre cammina a passo regolare verso il villaggio, si chiede se non potrebbe fare altrimenti: se quel messaggio ricevuto poco prima, in effetti, gli lasci un margine di scelta; se il segreto suo e dei suoi amici sarebbe ancora al sicuro, se non deciderà di seguire le istruzioni del master; se tutto quello sia davvero un gioco innocente, oppure una partita a scacchi pianificata incredibilmente bene, da qualcuno che deve voler ottenere più di qualche semplice risata alle spese della dignità altrui. Cammina e si chiede se non sia semplicemente caduto in una stupidissima trappola che avrebbe potuto fiutare da solo.
    Raggiunge rapidamente la casa indicata dal messaggio, e riesce a distinguerla grazie al segnale rosso che fluttua sul tetto di quest'ultima. Non lasciano proprio niente al caso. Un secondo sguardo alla pergamena che tiene fra le mani, prima di ripiegarla e riporla nella tasca posteriore dei propri pantaloni. Il cellulare, nel frattempo, ha squillato per l'ennesima volta, per recapitargli un ultimo, criptico, messaggio dell'applicazione: Tanto è ladro chi ruba quanto chi tiene il sacco. Serra i denti, per poi conservare anche l'aggeggio, e tirare fuori la bacchetta, per ogni evenienza. Non è sicuro di quello che troverà all'interno dell'abitazione, ma sa con certezza che non gli piacerà: d'altronde, l'obiettivo dello Shame deve essere quello di giocare con la sua mente e, in qualche modo, farlo inalberare. Piantare indizi chiaramente falsi sotto i suoi occhi per dipingere una realtà diversa da quella che è realmente. Quella lettera è falsa, senza ombra di dubbio. Riesce ad avvertire una certa trepidazione mentre chiude le dita intorno al pomello della porta principale dell'abitazione. E se dovesse esserci Edric dall'altra parte? Non esita, e apre con uno scatto la porta, il braccio che tiene la bacchetta ben teso in avanti, pronto a difendersi da qualsiasi minaccia.
    Ma il salottino della casa è invitante, perfettamente ordinato, eccezion fatta per un angolo in particolare, in cui gli occhi chiari del ragazzo incontrano la figura familiare del suo coinquilino, che si volta di scatto a quel rumore. Nel vederlo, Nate abbassa la bacchetta all'istante. Compie qualche passo in avanti, mentre è intento a studiare lo spazio intorno a sé. Tira fuori il telefono, rigirandoselo per una mano sotto lo sguardo del compagno. Non sembra preoccupato: se Fitz è lì, probabilmente lo è per una studiatissima coincidenza. Lo Shame vive di queste cose. Ha forgiato la lettera e adesso vuole farti credere che Fitzwilliam vi stia tradendo tutti quanti. « Perdona l'irruzione. » Le prime parole che gli vengono in mente, in quegli attimi di confusione, mentre attraversa la sala con estrema calma. « Non puoi immaginare che stronzata colossale si sono inventati questa volta... » Il sorriso sereno che era apparso sul suo volto nel vedere il compagno, però, pare sparire all'improvviso quando, a metà strada, mette a fuoco il quadro su cui il giovane Gauthier sta lavorando. E le parole sembrano morirgli in gola. Riconosce all'istante quei lineamenti, seppur provati, e quel volto pallido - e se anche non fosse in grado di distinguerli dalla tela, accanto vi è appesa una foto segnaletica di Edric Sanders, a cancellare qualsiasi tipo di dubbio. Il passo di Nate si arresta, gli occhi chiari si spostano lentamente dal ritratto incompleto al suo autore. « Fitz » chiede, il tono improvvisamente indagatorio. Si guarda intorno per un istante, come a volersi accertare, per una seconda volta, che siano davvero soli. « Che cosa ci facciamo qui? » Che stai facendo? Perché dipingi lui? Scuote piano la testa, mentre si avvicina di più all'amico, senza voler credere a quello che inizia a frullargli nella mente. Deve essere una coincidenza. Tutto una stupida coincidenza. Ma allora perché lo dipinge? Non c'è nessuno che gli punta una bacchetta contro e lo costringe a farlo. Che lo stia davvero aspettando per un incontro, organizzato senza dirci niente? Quando è abbastanza vicino al ragazzo, si ferma un istante a osservare il suo ritratto incompleto. Dopodiché, con una certa calma apatica, infila la mano libera nella tasca dei jeans ed estrae la pergamena ricevuta poco prima, per poi dispiegarla e riporla sulla scrivania, sotto gli occhi di entrambi. « Immagino che si siano inventati tutto quanto. » Lo incalza, come a volergli suggerire la risposta che vorrebbe sentirsi dire, sebbene, in cuor suo, quell'orrido dubbio abbia già preso piede. « Che sta succedendo? »


     
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    Poco prima dell'arrivo di Nate, il cellulare di Fitz prende a squillare, con l'ennesimo messaggio.

    @disaster.artist - fitzwilliam gauthier
    ? Ti svelerò un segreto, mio caro Fitz, solo perché, ammetto candidamente, credo tu abbia un certo ascendente su di me. Sarà forse la tua fine testa, il tuo animo romantico o forse il ritratto che stai facendo per me. Sta venendo proprio bene, non è così? Eppure tu sei così dannatamente fuori strada. Perché, fratello, chi sta davvero voltando le spalle ai suoi simili, tra di noi, non sei altro che te. Da quanto non ti confessi? Il dire falsa testimonianza è uno dei Dieci Comandamenti, non te l'ha insegnato l'amico di tua sorella - ops, so forse qualcosa di tua sorella? -durante il tuo periodo estivo a casa dei lupi, mentre tutti i tuoi simili erano schierati dalla parte opposto? Ahia, ahia, ricadi sempre negli stessi errori. Continui a scegliere tutti, tranne i tuoi fidati amici che, per te, darebbero anche la vita. Che comportamento oltremodo irrispettoso. Però io sono buona, ormai devi averlo capito da solo, quindi ho deciso di darti un'ennesima seconda possibilità. Finisci per me questo meraviglioso quadro e ti prometto che ti verrà data la possibilità di far vedere ai tuoi amici dove risiede la tua lealtà.



    roman candle

    Quel tardo pomeriggio di sabato, appena passate le 19, Tom rientra in casa e non trova nessuno dei suoi amici. Gironzola per le varie stanze, prima di entrare in camera propria, lì dove trova un origami adagiato sul letto, con affianco un post it verde con su scritto "Non toccarmi." Poco dopo, un trillo improvviso lo avverte dell'arrivo di un messaggio.

    @theonetommo - thomas montgomery?Dillo che ti sono mancata. Non crederei al contrario perché io ho sentito tanto la tua mancanza. L'ultima volta ti sei comportato davvero male. Mi hai ferita, quando hai deciso di non aiutarmi e quindi eccomi qui, pronta a ricordarti quanto sia forte la nostra amicizia. Quanto io sia entrata a far parte del gruppo dei tuoi bros, tanto da sapere cose che nessuno degli altri sa. E il silenzio, il riserbo e la lealtà sono le basi di un'amicizia forte e duratura, dico bene? No, perché sembrava, ma forse mi sto sbagliando, che tu non ricordassi troppo bene quanto sia stata brava nel non dire a nessuno quanto puzzi lo scheletro che hai nell'armadio. Ora, appurato ciò, ho deciso di renderti un grande favore, proprio in virtù dell'amicizia che ci lega. So che hai dei serpenti che ti strisciano intorno e sono pronti a morderti alle spalle. Ma io non lo permetterò. Devi sapere, devi aprire gli occhi su chi hai veramente intorno, così da potertene tenere a distanza. Quello che vedi è un origami che un tuo amico ha ricevuto in dono due estati fa, al campus di Edmund Kingsley. Gliel'ha fatto una persona a cui il tuo caro amico non riesce proprio a fare a meno, tanto da avergli dato appuntamento per questo pomeriggio. Una persona che ha fatto male ad alcuni di voi, che è venuto meno al giuramento che fate voi..com'è che vi fate chiamare? Clavis Aurea? Una persona che avete deciso di ostracizzare, ma che il tuo amico si ostina a vedere, in gran segreto, alla faccia vostra. Proprio un birichino, questo compagno, non è così? Beh, sono certa che tu voglia vedere con i tuoi occhi chi sia la vipera in seno e io ti aiuterò. Perché sono una cara amica e so mantenere certi segreti.
    Prima sfida: tocca l'origami.


    Non appena toccherà l'origami, Tom si ritroverà sul porticato della casetta di Portland di Fitz. Poco dopo aver varcato la soglia, lo stesso messaggio arriverà sia a Nate che a Tom.


    @therealnatedouglas @theonetommo?Nate, ora che hai anche il tuo miglior amico a farti da spalla, è il momento di mettere sotto torchio il caro Fitz. Spiega a Tom del tradimento che c'è in atto, per poi mettere alle strette il canadese. Tu sarai il poliziotto cattivo, Tom quello buono. Fatevi dire perché ha chiesto a Sanders di vedersi, proprio lì, lontano dai vostri occhi. Voi, i suoi leali coinquilini. Cosa significa tutto questo? Ricordategli cosa Sanders ha fatto ad uno di voi. Ricordategli perché è stata applicata per lui la damnatio memoriae e costringetelo a confessare. Non lasciatevi impietosire e abbindolare da quelle che, sono certa, saranno delle scuse belle e buone da parte sua. Vi sta tradendo, sta venendo meno al vostro sacro giuramento e io vi ho appena fornito tutte le prove schiaccianti.


     
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    Quando una settimana prima di quel sabato pomeriggio Thomas Montgomery aveva deciso di rifiutare la sfida dello Shame, l'aveva fatto accecato dall'orgoglio, dalla rabbia, e da una portentosa quantità di disgusto. Con le labbra increspate in una smorfia, aveva soltanto reagito, dando ascolto a quella vocina nella sua testa che, incuriosita, voleva vedere cosa sarebbe successo se si fosse permesso di rifiutare. E così aveva rilanciato, improvvisamente lucido aveva corso quel rischio, sentendo che in fondo non gli sarebbe importato più di tanto cosa fosse successo; l'orgoglio valeva più di ogni altra cosa, e c'era qualcosa di così massacrante e umiliante nello starsene ad ubbidire alle regole di qualcuno che non aveva neanche le palle di metterci la faccia. A te, aveva bisbigliato, assottigliando gli occhi e lasciando cadere il telefono sul letto. E così era rimasto a vedere. E ogni giorno che passava senza che lo Shame reagisse a sua volta a quel rifiuto, senza che Thomas venisse liberato dall'informale contratto stipulato fra loro, era un giorno in cui il fiato tendeva a mancargli un po' di più, impercettibilmente. Com'era chiaro, Tom era ben distante dal raggiungere la sua soglia di sopportazione, ma iniziava a spazientirlo quell'interminabile attesa del prossimo passo, del giorno in cui si sarebbe svegliato scoprendo che tutto il mondo fosse a conoscenza di che cosa avesse fatto, ma in cui avrebbe potuto sentirsi liberato da quella vile manipolazione.
    Si smaterializzò a casa, dall'ufficio della redazione, poco dopo le 19. «È strano, però, perché a me avevano dato completa disponibilità per una deposizione. Non capisco» La valigetta, che gli conferiva un'aria sorprendentemente rispettabile, era stata abbandonata all'ingresso, lanciandola via noncurante mentre si sfilava le scarpe e allentava il nodo della cravatta. A ogni capo di abbigliamento che sfilava, una parte della maschera che indossava in redazione volava via. Ad un occhio attento non sarebbe sfuggito però che quell'aria sarcastica e rilassata che pian piano veniva mostrata fosse altrettanto costruita. «No, questo lo so. La notizia dev'essere pubblicata, Neal, questo è chiaro. Se non hanno più intenzione di dare a noi l'esclusiva, allora ci toccherà produrne una tutta nostra, ti pare?» Si strofinò gli occhi con pollice e indice, stancamente, mettendosi a sedere sul divano. La voce metallica di Neal gli ricordò una cantilena. Lo lasciò in vivavoce, a parlare all'arredamento del salotto, mentre Tom stappava una birra in cucina con l'aiuto di un cucchiaio. Di Nate e Fitz, stranamente, non sembrò esserci ombra. Non se ne preoccupò particolarmente, perché francamente faticava a tenere a mente chi sarebbe stato impegnato quando e chi no. Quando tornò nel salone, la voce di Neal continuò a gracchiare dal cellulare. Sorseggiò la birra e sospirò lentamente.«Neal? Non ti sento...» Si coprì la bocca con una mano, producendo suoni che maldestramente avrebbero dovuto assomigliare a interruzioni del segnale. «Sto entrando in una gall-...-ia.... Ci sent-...-omani... » Quindi chiuse la telefonata, e si diresse al piano di sopra.
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    Attraversando il corridoio, non si fece troppi problemi a buttare un occhio alle stanze dei suoi coinquilini, per assicurarsi che non ci fossero. Qualcosa, in quell'assenza immotivata, gli parve stranamente sospetto, ma nonostante ciò ciabattò fino alla sua camera, incollato alla bottiglia. Si arrestò improvvisamente, però, quando i suoi occhi captarono la presenza di un oggetto che non lo colpì tanto per il fatto di essere fuori posto o estraneo, ma al contrario per il suo preciso collocamento. «Ci risiamo, dunque» mormorò, avvicinandosi all'origami meticolosamente adagiato sul suo letto. Forse mi ci vorrebbe qualcosa di più forte si ritrovò a pensare, incapace di sentirsi sorpreso o arrabbiato nel costatare che lo Shame non aveva alcuna intenzione a lasciarlo andare con tanta facilità. Era stato sciocco da parte sua credere che un singolo «no» sarebbe bastato a scollarselo di dosso. Sospirò, dunque, rientrando nella modalità giocatore che gli causava tanta repulsione. Lesse il messaggio scuotendo la testa per l'irritazione, aggrottando la fronte nel decifrare informazioni segrete che nessuno al di fuori del Clavis avrebbe dovuto conoscere. Si sentì stanco ancor prima di sentirsi confuso davanti a un messaggio che faceva chiaro riferimento ad un individuo che Thomas credeva morto o disperso chissà dove per il mondo. Nella sua testa il nome Edric Sanders non compariva da un pezzo, ormai, e quasi si sentì sorpreso di quanto poco gli importasse di una persona che, almeno nella teoria, avrebbe dovuto essere per lui come un fratello. A prescindere da tutto, nonostante la sua personalissima superficialità, avvertì come inesorabile il passo successivo. Sfilò via la cravatta, e vuotò la metà della bottiglia di birra che suo malgrado non avrebbe potuto sorseggiare con calma. Espirando seccamente, si tirò in piedi, e toccò la passaporta.
    Vi fu un violento fruscio, che sembrò tagliare l'aria. Thomas non era certo di dove si trovasse, o di se quella fosse stata o meno una saggia scelta. Di nuovo, aveva assecondato quella vocina nella sua testa che si lasciava incuriosire ma, a prescindere da tutto, credere di avere davvero una scelta in quella situazione significava illudersi. Si guardò intorno. Niente del paesaggio che lo circondava gli risultò familiare. Soppesò il legno scricchiolante del porticato su cui si era ritrovato dondolandocisi un paio di volte, senza nessun particolare motivo. Forse stava temporeggiando. Forse era addirittura intimorito. «O la va...» bisbigliò, afferrando la maniglia della porta di fronte a sé e varcando la soglia dell'abitazione, l'altra mano serrata attorno alla bacchetta che teneva in tasca. La puntò verso quelli che solo successivamente riconobbe essere Nate e Fitz. Abbassò l'arma, dunque, scrollando le spalle e spalancando le braccia. «Ma si può sapere che succede? Che fate voi qui?» Si fece più avanti, guardandosi attorno per cercare di fare chiarezza in tutta quella confusione. Si passò una mano sul volto, ma attraverso le dita i suoi occhi catturarono un'immagine che lo turbò. Era Sanders quello della foto? Fitz lo stava dipingendo? Che razza di situazione bizzarra e perversa era quella?! Avrebbe posto quelle e innumerevoli altre domande ma fu interrotto da un altro messaggio dello Shame.
    Il suo sguardo incontrò quello di Nate, accanto a lui, e poi viaggiò verso Fitzwilliam. Alzò il telefono, mostrando lo schermo al canadese. «Che storia è questa? Sei tu che hai appuntamento con Sanders, oggi? Qualcuno mi può spiegare che stracazzo sta succedendo?!» Sbottò, irritato dalla sensazione di essere lasciato all'oscuro da tutti; di essere ridotto, per l'ennesima volta, a nient'altro che uno stupido pupazzo, mosso da un burattinaio onnisciente.
     
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    Finisci per me questo meraviglioso quadro e ti prometto che ti verrà data la possibilità di far vedere ai tuoi amici dove risiede la tua lealtà. Sta eseguendo quel lavoro con minuzia, ma non con passione. Come un ritratto a commissione, quello che esegue è la triste opera di un autore che si sente espropriato della propria sapienza artistica. I tratti ad acquerello iniziano a seguire dopo un po' le linee demarcate dalle matite, con una sorta di sottile disinteresse. Gli occhi scuri come il carbone, oscillano di tanto in tanto dalla tela al cellulare rimasto al suo fianco, e poi verso la porta alle sue spalle, e poi ancora verso la finestra. Quella finestra dove dopo molto tempo ha capito di aver intravisto più e più volte Edric Sanders spiarlo. Ai tempi erano in buoni rapporti. Fitzwilliam lo considerava ancora un'anima piperita, dai sapori peculiari. Credeva di non essersi sbagliato sul suo conto, di aver visto sotto le pieghe di quel principio di follia, un animo sensibile e raffinato. Ma non c'è nulla di raffinato nella follia. L'eleganza è ordinata, segue un'armonia precisa, uno stile di colori e forme perfettamente organiche. Il caos è altro. La follia è altr. Qualcosa di tanto bello quanto pericoloso. Fitz non era stato bravo a capire il leggero spartiacque tra l'interessante e il pazzesco - ma non nel senso buono. Sanders non era la follia che ti spara adrenalina a tutto volume nelle vene, Sanders ti portava piuttosto sull'orlo del precipizio portandoti a schiantarsi assieme a lui. Forse era questo ciò che aveva destato interesse in Fitz, oltre al suo intrinseco desiderio di essere osannato - cosa in cui, Edric, era decisamente bravo. Si era lasciato tentare da lui perché era pericoloso, e in fondo lo sapeva. Gli piaceva quel intrinseco brivido che portava con sé la presenza del ragazzo. Quando tuttavia, quella sera gli aveva dato appuntamento, le sue idee in merito erano piuttosto chiare, e se per questo, anche i suoi intenti. Sotto le pieghe del perenne disincanto, Fitz aveva deciso di portare avanti la propria crociata. Chi meglio di lui sarebbe stato in grado di fare giustizia al Clavis? Chi meglio di colui verso il quale, Edric aveva già dimostrato un interesse che andava ben oltre l'amicizia? Di tutto ciò, Fitz, aveva intenzione di approfittarsene, come una serpe in seno, pronta a ricavarsi il proprio pezzo di giustizia. Sì. Si era detto. Se c'è qualcuno che può scovarlo, quello sono io. Egocentrico come qualunque artista, Fitzwilliam pensava di avere tutto sotto controllo. E ce l'aveva, finché oltre la soglia della porta ci trovò qualcuno di completamente diverso da chi si aspettava. La bacchetta puntata nella sua direzione mentre con lentezza si alza dalla seggiola con le mani alzate. Incontra lo sguardo di Nate e ride appena silenziosamente con un misto di sarcasmo e amarezza. Ah me l'hai proprio fatta. Non c'è solo il fastidio di essere stato scoperto prima che egli stesso vuoti il sacco con gli altri; c'è anche la palese realizzazione che semmai Edric si fosse mai presentato, appena avrebbe visto movimenti altri, non solo si sarebbe allontanato, ma avrebbe anche pensato che Fitz stava tentando di tendergli un'imboscata. Cosa non del tutto falsa. A meno che.. A meno che quell'irrazionale senso di sospetto nei confronti dello Shame non si stesse automaticamente estendendo anche a Edric. Aveva utilizzato metodi tradizionali per comunicare con lui. Una semplice lettera, mandata tramite un gufo anonimo, con niente altro che le sue iniziali. Che abbia mandato lui la soffiata? O peggio ancora.. che ci sia anche lui dietro a tutto questo? Un salto piuttosto lungo, che Fitzwilliam tuttavia, decise di non scartare totalmente. Se c'era qualcuno nel campus che aveva motivi per dare la caccia a lui e i suoi amici, Edric Sanders compariva in cima alla lista. « Perdona l'irruzione. Non puoi immaginare che stronzata colossale si sono inventati questa volta.. » Un sorriso stirato compare sul volto del giovane Fitzwilliam mentre osserva lo schermo del cellulare dell'amico. Comprese all'istante che qualcosa stava cambiando nell'aria nel momento esatto in cui Nate si accorse del ritratto che Fitzwilliam aveva quasi completato. « Fitz. Che cosa ci facciamo qui? » Si sente montare la rabbia dentro all'idea di essere stato colto con le mani nel sacco. Lo Shame sullo schermo di Nate parlava di una lettera. Forse l'hanno intercettata. Lui non ha parlato con nessuno di tutto ciò e per giunta sta dipingendo niente meno che il soggetto a cui ha dato appuntamento nella sua impeccabile calligrafia. Mi hai proprio fregato eh? Tutte le prove a mio sfavore. D'altronde Fitzwilliam non dice bugie; non le ha mai dette. Forse elude molte verità e forse ancora tende a manipolare la realtà a suo piacimento, ma non è mai stato un tipo da falsità. Prostrarsi quindi in un'orazione sull'autenticità fasulla della lettera non è da lui. « Mi sembra ovvio che siamo qui per ammirare le mie doti pittoriche. » Asserisce lapidario, facendosi da parte per lasciar campo libero a Nate di osservare più attentamente il dipinto, mentre si dirige verso il tavolino accanto alla tela per ripulirsi le mani con una lentezza impressionante. Sta pensando. « Immagino che si siano inventati tutto quanto. » Fitz dà una veloce occhiata alla lettera, sospirando profondamente, mentre abbandona lo straccio sopra la lettera sedendosi con calma sul divano al centro della stanza. « Se ti riferisci alla lettera che ho mandato a Edric, lo Shame non si è inventato niente. L'ho mandata proprio io. » Quelle parole hanno un che di indifferente seppur dentro Fitzwilliam p chiaro stia montando un cumulo di rabbia impressionante. Sbatte il piede a terra con ritmo mentre osserva Nate con uno sguardo eloquente. Serio. Grave. Nulla a che vedere con i soliti toni amichevoli e maliziosi che si scambiano solitamente. Man mano che i secondi passano, sente aumentare il sospetto. « Che sta succedendo? » Ma prima che Fitz possa rispondere, ecco che non sono più soli. La chioma ramata di Thomas compare sulla scena, a sua volta con la bacchetta puntata.
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    Fitz assottiglia lo sguardo con fare sospettoso, mentre lo sguardo oscilla dall'uno all'altro. Fantastico! « Ma si può sapere che succede? Che fate voi qui? » Fitz sospira scuotendo la testa. Due contro uno. Una bella situazione decisamente equa. « Che storia è questa? Sei tu che hai appuntamento con Sanders, oggi? Qualcuno mi può spiegare che stracazzo sta succedendo?! » A questo punto sarebbe estremamente facile spiegare loro tutto il suo piano. Del modo in cui aveva intenzione di far uscire Edric allo scoperto per poi occuparsene. Dopo la sua uscita dal CIM d'altronde, nessuno ne ha più sentito parlare. Sì, sarebbe estremamente facile. Ma se Sanders è in contatto con lo Shame allora, farei saltare tutto il piano. Spera quindi che in fondo, i due riescano a ricordarsi della fiducia che li lega, del fatto che nonostante tutto Fitz non si è mai tirato indietro da quell'amicizia. Spera insomma che la fiducia in lui superi l'apparenza che dipinge lo Shame ai loro occhi. « E' vero.. un appuntamento è stato fissato. » Pausa mentre guarda entrambi con uno sguardo da infante colto con le mani nel barattolo dei biscotti prima di cena. « Da me. » Altra pausa mentre si sfrega nervosamente le mani. « Ma non ha più importanza. E' chiaro che non si presenterà con voi due qui. » Si stringe nelle spalle e abbassa lo sguardo. Povero imputato sulla sbarra. « Non lo trovavo poi così scandaloso. E' solo che, non si hanno notizie di lui da tanto tempo.. » La frase resta a metà mentre solleva nuovamente lo sguardo scuro verso i suoi due amici e ormai compagni di vecchia data. « Il quadro però, non è una mia iniziativa personale. Pare dovrebbe permettermi di far vedere ai miei amici dove risiede la mia lealtà. » Stringe i denti, deglutisce e a sguardo basso si risiede sullo sgabello, completando in silenzio gli ultimi dettagli del quadro rimasti in sospeso, sotto lo sguardo di Nate e Thomas.



     
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    « Che storia è questa? Sei tu che hai appuntamento con Sanders, oggi? Qualcuno mi può spiegare che stracazzo sta succedendo?! »
    L'arrivo di Thomas sembra metterlo in allerta. Non è tanto la figura del ragazzo che lo preoccupa, quanto ciò che significa la sua presenza lì. Istintivamente tira di nuovo fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, e scruta con gli occhi chiari lo spazio intorno a sé. Se lo Shame ha scelto di farli trovare tutti e tre lì, nello stesso punto, un motivo deve esserci. « Calmati. » È l'unica parola che pronuncia, glaciale, prima di spostare lo sguardo dal Serpeverde nuovamente su Fitzwilliam, in attesa. Lui, senza dubbio, sembra sapere molto di più rispetto a loro due sul perché si trovano in quel luogo. Sul perché lo Shame abbia deciso di mandare lui quella lettera che, Nathan non riesce ancora a crederci, il giovane Gauthier conferma di aver firmato di proprio pugno. Sul perché stia dipingendo il volto di Edric Sanders su quella maledettissima tela. Il giovane Serpeverde respira profondamente, mentre fa qualche passo che lo porta al centro della stanza, ad equa distanza fra Thomas e Fitzwilliam. Conosce l'indole focosa di Thomas, spesso in grado di farsi governare da istinti momentanei, così come ha già nozione della lingua biforcuta e tagliente di Fitzwilliam, utilizzata prima di tutto per provocare. Non che creda che si debba venire necessariamente ad un confronto - forse i presupposti sono quelli che lo Shame vuole porre, ma loro sono più intelligenti e svegli di così. Ciò nonostante, per qualche motivo, forse per un semplice sesto senso, Nate è portato a frapporsi fra i due, come a voler fare da paciere in una situazione che non si è ancora del tutto esplicata pienamente.
    Una domanda legittima però è stata fatta: cosa sta succedendo. Nessuno di loro lo capisce, e probabilmente il primo istinto è quello di incolpare Fitz, che sembra essere appena stato colto con le mani nel sacco, ma se così non fosse?, si ritrova a chiedersi il giovane Douglas, mentre i suoi occhi chiari si posano sull'amico, che pare voler prendere tempo per riflettere. Nel suo piccolo, ha già sperimentato il tipo di inganno e di atteggiamento subdolo che lo Shame è in grado di portare avanti, e il tentativo di metterli uno contro l'altro, forse, è uno dei suoi obbiettivi di quella sera. Ciò nonostante, ancor prima di sforzarsi in ragionamenti più contorti, sceglie di dare tutta la sua attenzione a Fitzwilliam, e concedergli di spiegarsi, come minimo, per chiarire a entrambi quella situazione quanto mai confusa.
    « E' vero.. un appuntamento è stato fissato. Da me. » Nathan aggrotta la fronte, dapprima assumendo un'espressione di scetticismo, che poi lentamente lascia spazio al suo essere visibilmente frastornato da quella notizia. Serra la mandibola, prima di scambiare uno sguardo fuggevole con Thomas, alla propria destra. « Ma non ha più importanza. E' chiaro che non si presenterà con voi due qui. Non lo trovavo poi così scandaloso. E' solo che, non si hanno notizie di lui da tanto tempo... »
    « Non lo trovavi poi così scandaloso? » ripete il ragazzo, una chiara nota di indignazione nella voce. Forse quell'informazione non dovrebbe stupirlo così tanto: in fin dei conti Fitzwilliam ed Edric sono sempre stati particolarmente uniti, in un modo o nell'altro, eppure... Eppure aveva immaginato che le cose fossero cambiate. Si era convinto che dopo tutto quello che era successo, dopo tutto ciò che avevano passato, perfino Fitzwilliam fosse riuscito a vedere il marcio che c'era - e che a quanto pareva c'era sempre stato - in Sanders. D'altro canto vederlo uccidere a sangue freddo quel ragazzino, uno dei loro, era stato sufficiente a far capire ai ragazzi quanto si fossero sbagliati sul suo conto. Una chiamata al risveglio, in poche parole, per tutti loro.
    « Il quadro però, non è una mia iniziativa personale. Pare dovrebbe permettermi di far vedere ai miei amici dove risiede la mia lealtà. » A quelle parole Nathan assottiglia lo sguardo, posandolo per più di qualche istante sulla tela dipinta dal giovane artista. L'intento dello Shame, a questo punto, è abbastanza chiaro. E se da una parte è convinto che sarebbe da idioti dargliela vinta in questo modo, piegarsi al volere di qualcuno di esterno che essenzialmente non vuole far altro che controllarli, dall'altra sente davvero il bisogno di capire. E così come lui, anche Thomas.
    « Fitz... Mi spieghi che cosa ti è saltato in mente? » domanda, pacatamente, allargando leggermente le braccia. I morbidi lineamenti del suo volto sono induriti da un'espressione di pura rassegnazione, sconfitta. Qual è il punto di tutto, del Clavis, del patto, della nostra amicizia, se non possiamo fidarci gli uni degli altri? « Ci spieghi per qualche diavolo di motivo hai pensato che questa fosse una cosa da niente? Come rivedere un vecchio amico? » Una smorfia amareggiata compare sulle sue labbra, prima che rivolga uno sguardo di puro ribrezzo in direzione del volto dipinto sul quadro. « Ma tu ti sei davvero reso conto di quello che ha fatto questa persona? » Aggrotta la fronte, facendo un passo in direzione del ragazzo, fino a fronteggiarlo con decisione. « Hai capito quello che è successo lì dentro? Hai capito quello che ha fatto a Greagoir e a tutti gli altri prigionieri che sono rimasti lì dentro? Hai capito che ha ucciso a sangue freddo Morgan? Ti sei già dimenticato di tutte queste cose, Fitz? » Sospira, prima di scuotere leggermente la testa, a occhi socchiusi, già visibilmente stanco di una situazione che dura da pochi minuti. In fondo Fitz è sempre stato così: un'anima solitaria, che ha difficoltà a fare gruppo, egocentrico ed egoista. Ma quel tipo di indole non è mai stato un problema, in un posto come il Clavis Aurea, dove il narcisismo è sempre stata una delle caratteristiche comuni a tutti i membri. E forse uno degli aspetti più divertenti e interessanti di quel piccolo loro gruppo era proprio quello di trovare un punto in comune tra quei loro caratteri così distinti e inclini alla solitudine e all'autocelebrazione, costringerli a diventare qualcosa di più rispetto a sé stessi, una piccola comunità. Un luogo che forgiava i loro caratteri in modo quasi brusco, che smussava gli spigoli delle loro personalità obbligandoli a capire che le opinioni degli altri potevano essere valide quanto le loro; e anche se un Presidente esisteva, era sempre un Primus inter pares, una figura che mai sorpassava le altre. Forse la lezione più importante che quegli anni nella Domus Aurea aveva dato loro era l'uguaglianza: una nozione di uguaglianza un po' distorta dalla realtà, certo, che li vedeva tutti comunque al di sopra di chiunque altro, ma che li aveva resi capaci di ascoltarsi, dare valore alle idee e ai giudizi altrui e stimarsi a vicenda. Forse, ecco, è proprio quella mancanza di rispetto di fondo, intrinseca nella decisione di Fitz, che più ferisce Nate in quel frangente. « La damnatio memoriae non conta proprio nulla per te? Che ci stai a fare tra di noi se fai di testa tua, Fitz, me lo spieghi? Qual è il punto di tutto quanto se la nostra opinione non conta più niente? Se quello che ha passato Greg in quei mesi è così facilmente sorvolabile? La nostra amicizia ha veramente perso così tanta importanza, per te? »
     
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    @therealnatedouglas @theonetommo?Ops, mi dispiace ragazzi: tempo scaduto. Penso che per oggi questa rivelazione da parte del vostro compagno sia sufficiente a farvi riflettere sulle vostre amicizie. Purtroppo, però, dovrete rimanere sulle spine ancora per un po', perché il tempo stringe. Ma tranquilli, ci terremo in contatto. E per la prossima volta vi do un compito a casa: chiamate all'adunata anche gli altri membri - è giusto che anche loro siano messi al corrente della situazione.



    Non appena i due ragazzi avranno finito di leggere il messaggio, tre persone incappucciate faranno irruzione nella casetta, castando uno stupeficium su ciascuno dei presenti. Venendo sbalzati con forza contro il muro, i tre perderanno i sensi per venir trasportati in una location di cui non conosceranno la posizione.
     
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