Rock this party

festa clandestina: venghino sijori, venghino!

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  1. ;mudblood
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    Hogsmeade offriva una serie numerosa e piuttosto diversificata di svaghi ai giovani che, dopo un'intensa settimana di studio e scarsissime ore di sonno, optavano per fare qualcosa di diverso il sabato sera, qualcosa che andasse al di là della tipica riunione di un ristretto gruppo di amici, magari con l'aggiunta di elementi caratteristici che contribuissero a rendere un momento degno di essere ricordato negli annali della storia.
    Ebbene, tra la discoteca e la sala giochi che Hogsmeade offriva, i giovani e brillanti studenti del college avevano di che scegliere generalmente, ma tra i ranghi vi era chi, purtroppo, non riusciva ad accontentarsi di una semplice e banale serata di svago, dove le regole venivano rispettate e nulla avrebbe compromesso l'esistenza di quei ragazzi all'interno delle quattro mura della scuola. Così, senza sapere chi avesse organizzato il tutto e come unica regola quella di non fare alcuna domanda, parte degli studenti universitari ricevettero un invito alquanto particolare, un frammento di pergamena che, una volta lette le poche parole con cui era stato sporcato, tornava pulito come se nessuno lo avesse mai utilizzato. Un trucchetto banale, si disse Diane dopo aver raccolto quello che sostava sul pavimento, a pochi centimetri dalla porta chiusa a chiave. Era certa che fosse stato fatto scivolare attraverso la fessura, poiché era rientrata da pochi minuti in stanza e, chiudendosi a chiave la porta alle spalle, era andata a farsi una doccia certa che non vi fosse nessun altro; era certa di non aver visto alcun bigliettino prima di andare in bagno, motivo per cui la sua compagna di stanza, assente da quella mattina, non doveva saperne nulla.
    Che sia un invito per lei? - si era chiesta prima che l'inchiostro svanisse, ma sulla pergamena era specificato che solo chi avesse letto l'invito avrebbe potuto partecipare all'incontro che si sarebbe tenuto quella sera a mezzanotte presso la stanza sulla cui porta vi era inciso il numero 394.
    Un invito bizzarro, non c'era che dire, motivo per cui Diane, impegnata com'era a tamponare i capelli bagnati con l'asciugamano, abbandonò il biglietto ormai intonso sul proprio letto, tornando in bagno per finire di asciugarsi.
    Dopo una quindicina di minuti abbondanti, vestita e con i capelli finalmente asciutti, la ragazza tornò in camera lasciandosi cadere sul materasso, sospirando soddisfatta e chiudendo gli occhi per un momento, portandosi l'avambraccio sulla fronte; si sarebbe addormentata da un momento all'altro se quanto aveva letto poco prima non avesse continuato a tormentarla, impedendole di portare a termine il principale scopo della serata: riposare.
    Si tirò su sbuffando spazientita, afferrando quel pezzo di pergamena che aveva abbandonato sul letto e lo osservò prima da un lato, poi dall'altro. Non c'era scritto nulla, sembrava non esservi alcun pericolo che qualche altra parola spuntasse e la rassicurasse che non ci fosse nessuna festa clandestina a cui andare (il termine incontro voleva dire questo per lei), motivo per cui tanto valeva rendere quel sabato sera più interessante di quanto non si prospettasse essere.
    Convinta dunque a dare una possibilità a quell'anonimo organizzatore, si portò di fronte all'armadio che condivideva con Cindy, sua fastidiosa compagna di stanza, e ne tirò fuori qualcosa che non avrebbe fatto comparire alcun sospetto circa l'eventualità che la ex Tassorosso si stesse recando a una festa: un paio di jeans neri che, seppur aderenti e con qualche strappo, lasciavano scoperta solo una piccola porzione di pelle delle ginocchia e delle cosce, un top bordeaux e degli anfibi. Diane non era una ragazza che amava gli artefici, motivo per cui si limitò a un lucidalabbra e a un po' di mascara come trucco et voilà, il gioco era fatto. L'invito era stato chiaro sul fatto che l'incontro si sarebbe tenuto presso una delle stanze del campus, motivo per cui non avrebbe portato con sé la giacca; raccolse la piccola borsa a tracolla che portava sempre con sé, al suo interno il necessario per sopravvivere a una serata al di fuori della propria stanza e, non senza un minimo cenno di riluttanza, si chiuse la porta alle spalle.
    Conosceva ormai abbastanza bene l'alto e moderno edificio che svettava su Hogsmeade da sapere dove fossero le stanze che recavano ben tre cifre in ottone sulla propria porta, motivo per cui nel giro di pochi minuti arrivò nel luogo stabilito per l'incontro e, dopo aver seriamente pensato di tornare indietro, si disse che si era giovani una sola volta nella vita; mise su il suo miglior sorriso e, senza neppure bussare, spalancò la porta.

    Rock this party
    dance everybody
    make it hot
    in this party


    Il fatto di non aver udito alcun rumore all'esterno non l'aveva sorpresa: a scuola aveva imparato che gli incantesimi per non rendersi visibili o udibili erano innumerevoli, motivo per cui non si sconvolse più di tanto nel trovare all'interno della stanza molta più gente e molta più musica di quanto in teoria dovesse contenerne; probabilmente un incantesimo di estensione che da fuori non avrebbe destato alcun sospetto ne era stato l'artefice e grazie ad esso la stanza pareva poter accogliere un numero di ragazzi ben superiore alla media. Le luci soffuse e l'odore di birra tipicamente babbana lasciavano intendere che quella fosse realmente una festa clandestina, motivo per cui se fossero stati beccati sarebbe finita male per tutti loro, ma, in fondo, non erano forse quelle le feste più divertenti e a cui valeva la pena andare? Diane decise di mettere da parte la razionalità e, con un'espressione che era il perfetto mix tra entusiasmo e aspettativa, si recò verso quello che pareva essere il punto di raccolta per chi voleva bere e afferrò al volo un bicchiere colmo fino all'orlo.
    giphy
    Nel passare attraverso la folla che pareva essersi interamente stipata nello stretto corridoio che conduceva agli abbeveraggi, la ragazza sollevò lo sguardo e notò festoni appesi insieme a candele che volteggiavano in aria come se danzassero, ottenendo un effetto simile a quello che aveva visto per anni nella Sala Grande di Hogwarts, seppur non così perfetto e armonioso; in fondo alla stanza rettangolare si era sistemato il dj e, appunto, alla sua sinistra l'angolo bar, se così poteva essere definito. Nell'angolo in fondo a destra si sollevava una scala a chiocciola che conduceva alle camere da letto, o così immagino dato che non vi erano letti o armadi nella stanza di cui, a ben pensarci, non conosceva affatto il proprietario.
    Si guardò intorno mentre prendeva il primo sorso di birra, accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse assetata e bevendo più di quanto non credesse necessario; strano, e dire che lei non aveva mai amato la birra, ma quella era... buona, molto buona. Se non avesse avuto altro per la testa, se non fosse stata attirata da pensieri più piacevoli, probabilmente avrebbe temuto che fosse stato aggiunto qualcosa nella bevanda, una qualche sostanza assuefacente o, più semplicemente, si sarebbe fatta troppe paranoie, molte delle quali inutilmente.
    Continuò a bere e nel mentre riuscì a trovare un angolo della stanza in cui riprendere a respirare, lasciando però che la musica la coinvolgesse a tal punto da spingerla a muoversi secondo il suo ritmo e volere, per poi chiamare con una pacca sulla spalla una ragazza lì vicino e domandarle: Ehy, sai per caso di chi sia la festa?
    Lei e la sua sincerità, totalmente disarmanti.

    Edited by ;mudblood - 12/5/2019, 20:03
     
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  2. Christopher Willhunting Winchest
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    Erano passate esattamente trentacinque ore dall’ultima volta che aveva dormito, e in questo frangente si era nutrito di tredici caffè, otto barrette al cioccolato bianco, due al cioccolato a latte e mezza barretta di cioccolato fondente, oltre ad altre schifezze varie, quando un insolito bigliettino segnava la pagina successiva che si preparava a studiare in vista di un esame. Lo prese tra indice e pollice leggendone il contenuto appena in tempo prima che l’inchiostro ne venisse magicamente cancellato.


    La vita del college era tutt’altra rispetto ad Hogwarts, non vi erano più le quattro casate a separarli o a classificarsi e ciò da un lato era un bene e dall’altro una vera e propria tragedia.
    Onestamente da quando aveva finito la scuola e sua sorella aveva iniziato ad avere la fissa per la moda, iniziava a rimpiangere la divisa scolastica. Ormai non passava giorno in cui non sentisse quel borbottio fastidioso in cui lei gli dava consigli di moda e lo invitava a cambiarsi. Il culmine era stato quando si era presentata in camera sua mentre si stava lavando, e dopo avergliela rassettata gli aveva preparato sopra il letto degli abiti che gli aveva scelto personalmente.
    Uscendo dalla porta dal bagno con una asciugamano in vita e uno in mano per strofinarsi i capelli, il diciottenne fu accolto dalla voce odiosa della sorella.
    ” Will… guarda qui che amore di vestito che ti ho portato”
    Inizialmente rimase immobile, poi provò ad adottare la tattica di ignorarla, di solito funzionava sempre, ma era difficile ignorarla quando ti bloccava per affiancare al tuo viso una camicia troppo elaborata per i tuoi gusti.
    “Perfetto come avevo immaginato. Guarda ed è pure abbinato a me, insieme saremo i più fashion del college, e guarda”. Totalmente incapace di lasciarla perdere seguì il suo movimento guardandola mentre prendeva il suo orrendo cagnolino “ anche Lilly Boo è abbinato a noi, non è adorabile… ad ogni modo su vestiti o faremo tardi, e togliti quella barba prima che lo faccio io. Qui sanno che siamo gemelli e se sembri un vecchio di ottantenni pensano che anche io sia vecchia e questo non va affatto bene, e poi guardati…. quelle occhiaie non hai mai sentito parlare di correttore? Da quanto tempo non dormi? Ma si può sapere cosa stai facendo? “
    Sebbene aveva smesso di ascoltarla da quando aveva usato la parola adorabile, quando alzò la voce mentre gli poneva l’ultima domanda ascolto quello che gli chiedeva, infine mostrando una faccia da schiaffi annunciò “sto cercando la mia bacchetta per ucciderti”
    “Ah ah divertente. Sopra il comodino, comunque stavo dicendo…”
    Una volta messe le mutande vide che nella scrivania non c’erano più i libri su cui stava studiando
    “ma qui non c’è niente al suo posto”
    ”Will non interrompermi quando parlo”
    Paonazzo iniziò a mettere a soqquadro la stanza, e furente di rabbia chiese
    ”Abigayle dove sono i miei libri, e la mia scorta di cioccolata…. Quante volte ti devo dire di non ordinarmi la stanza” in preda alla furia iniziò ad uscire i cassetti e svuotarli per terra cercando di controllarsi per non prendere per la cola la sorella.
    “ Ma era una topaia e puzzava di calzini sporchi, e inoltre era tutto in disordine come facevi a trovare le cose. Ma stai mettendo di nuovo tutto in disordine…” disse avvicinava per fermarlo mentre stava per buttare l’ennesimo scaffale pieno di libri per terra.
    Will aveva finalmente trovato il libro che gli serviva per la lezione lo aprì alla ricerca di un block notes ” dov’è il block notes, era in mezzo a questo libro”
    Aby si avvicino alla scrivania e da uno scompartimento ne estrasse il block che cercava il fratello, porgendoglielo con un sorriso smorfioso. Seguito da una serie di inutili chiacchiere che riuscì a far cessare buttando fuori dalla camera la gemella.


    Occhi smeraldo scosse bruscamente la testa per togliersi dalla mente quell’orrende ricordo, e successivamente osservò l’orario nell’orologio. Notando che mancava solo un mezzoretta dall’orario indicato nel bigliettino. Il giovane chiuse il libro e lo ripose malamente nella tracolla, estraendo da quest’ultima un Kinder Bueno.
    Mentre divorava la leccornia raggiunse la propria camera in cui, una volta entrato lasciò cadere a terra la tracolla. Dopo aver fatto ciò alzò il braccio sollevando la stoffa sotto l’ascella sentendone l’odore, subito storse il naso e se la tolse per poi appallottolarla e gettarla in un angolo della stanza. A torso nudo si avvicinò alla cassettiera e ne tirò fuori una canottiera bianca che indosso. Dopo di ciò si avvicinò all’armadio da cui estrasse una camicia blu scuro che indosso senza abbottonarla e facendo i risvolti nelle maniche.
    Una volta pronto prima di uscire dalla camera per raggiungere la 394 si spruzzò un po’ di deodorante nelle ascelle e si scompigliò i capelli per arruffarli ancora di più.


    Una volta arrivato aprì la porta pronto per prendere una sbronza che gli permettesse di crollare in un sonno profondo di cui sentiva la necessità. Una volta entrato si chiuse la porta alle spalle ed usò la sua altezza per individuare l’angolo bar, e soprattutto per controllare che la chioma bionda che caratterizzava sua sorella non fosse in vista, per quanto la disprezzasse non voleva che lei frequentasse feste di questo tipo, non voleva che qualche deficiente la ronzasse intorno.
    Dopo aver setacciato il perimetro due volte senza vederla finalmente si fece strada verso la zona bar da cui prese due bicchieri di birra. Senza troppi rituali trangugiò il contenuto del primo bicchiere posandolo sul tavolo prima di dedicarsi al secondo di cui aveva tutta l’intenzione di gustarsi. Tuttavia la sua attenzione fu attirata da una ragazza che ballava, lasciò perdere il suo proposito di gustare la birra e ingurgitò anche il secondo bicchiere prima di posare anche quest’ultimo nel tavolo e raggiungere la ragazza. Senza nemmeno presentarsi iniziò a ballare con lei, tanto in quelle feste la cosa importante era divertirsi. Tuttavia essa venne interrotta da una che sembrava essere fuoriposto “Ehy, sai per caso di chi sia la festa?”.
    -Se solo quei due bicchieri bevuti di fretta non avessero fatto effetto.-
    Solitamente quando si ubriacava tendeva a essere, se possibile, più acido del solito. “ Ha importanza? Ricevi dei crediti extra se scopri di chi sia la festa? Inoltre piccola Scout non vedo torte di compleanno, quindi dubito che ci sia un festeggiato. Casomai la domanda adatta sarebbe dovuta essere: sai chi ha organizzato la festa e non di chi è la festa. Se davvero pensi che sia una festa di compleanno sei davvero fuori strada e ti consiglio di andartene perché qui le cose potrebbero diventare troppo per una piccola scout come te. Una volta terminata la sua risposta da perfetto coglione, come se nulla fosse riprese a ballare.
     
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    « Devo ancora capire perché ti ostini a presenziare a queste serate da quattro soldi. » Il moro sbuffa pesantemente, slacciando entrambi i bottoni del proprio blazer, mentre si avvia per le strade acciottolate di Hogsmeade. Inizia a fare caldo, perfino in Scozia. « E soprattutto, perché mi faccio trascinare ogni volta da te. » Thomas, al suo fianco, gli sorride con fare ironico, nel catturare con lo sguardo la sua espressione scocciata. Che la vita collegiale del paesino di Hogsmeade stia stretta ad uno come Nate, alla fine, è scontato: è anzi abbastanza peculiare, dal suo punto di vista, che Tom, conoscendo la natura delle serate della vita mondana del Distretto dell'oro, sia piuttosto incline a trascorrere il proprio sabato sera nel dormitorio maschile dei Corvonero.
    « Punto primo, saranno anche serate da quattro soldi ma ogni tanto è giusto mescolarsi un po', studiare, interessarsi a cosa fa la gente fuori dalle feste dell'Astra Society. Ti farà bene, vedrai. » Il giovane Serpeverde rotea gli occhi al cielo. Una parte di lui sa perfettamente quanto Thomas abbia ragione, per quanto gli costi ammetterlo. Osservare gli altri dall'alto può essere una posizione privilegiata solo in alcuni casi. « Punto secondo, lo sai benissimo perché mi vieni dietro. Greg è internato al negozio, Jude e Percy ormai stanno mettendo su famiglia, Fitz ha le sue cose e tu non hai così tanti amici quanti credi di avere. »
    Mentre il biondo ridacchia, Nate alza gli occhi al cielo, in una finta espressione esausta, seppur sia alquanto divertito. Non che si trovi ad essere del tutto d'accordo con l'amico: mentre fanno il loro ingresso nel piccolo palazzo dedicato ai dormitori di Corvonero, Nate inizia a pensare che quella roba di Fitz sulla Performance Art indonesiana, in fin dei conti, non doveva essere tanto più insopportabile della serata che si prospetta dinnanzi a loro. « Come dici tu... » Sospira, mentre si avvia insieme al ragazzo su per le scale, in direzione della stanza che è stata da loro indicata come luogo della festa, preceduti da qualche altro gruppo di ragazzi.
    « E smettila con quella faccia da snobbone, che mi sembri tuo padre. Lo sai anche tu che non ti giova in nessun modo. » Vero.
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    Non che abbia bisogno di qualcuno esterno che gli ricordi di fare qualcosa di cui è sempre stato perfettamente in grado, ma Nathan capisce quanto Thomas non faccia riferimento unicamente al celare la propria espressione sprezzante quando necessario. Gli ultimi mesi sono stati abbastanza difficili da gestire, in fatto di reputazione, ed il biondo è ben consapevole dell'importanza che Nate dà a quest'aspetto della sua vita, specie in vista della propria carriera, e in particolar modo da quando è diventato Senior della casata di Serpeverde. Se un tempo era facile entrare nelle grazie dei propri compagni, gli avvenimenti recenti hanno reso complicato il mantenimento di un'immagine pubblica quanto meno apprezzata dai propri concasati. Unico modo per restaurare tutto ciò, dopo tutto, è attraverso il rapporto diretto.
    « Vabbè, vedi di non sparire: tempo un'ora e ce ne andiamo. » Chissà, magari potrebbero anche fare in tempo per quella festa a Kensington Palace. Una volta dentro, vede Tom sparire tra la folla, pronto a salutare qualche conoscente, e si ritrova a sospirare tra sé e sé. Sebbene capiti assai raramente, Nate comunque detesta ammettere quando l'amico ha ragione. Così recupera un bicchiere di Whiskey Incendario alquanto scadente, e inizia a passeggiare per la stanza, salutando i conoscenti, intrattenendosi in brevi conversazioni e rispondendo alle domande di cui di solito lui e Percy vengono invasi: « E le mattonelle rotte nei bagni del quarto piano? State pensando a farle riparare? » « Nate, alla fine cosa ti ha detto il professor Jenkins sui G.R.A.M.O. per il suo corso? » « E le clessidre? ». Una sfilza di questioni, insomma, che lo tengono occupato per almeno una decina di minuti, ma che nonostante tutto riesce ad affrontare con la calma, la pacatezza ed il sorriso affabile di sempre.
    Si sta dirigendo verso il tavolo delle bevande, intenzionato a darvi quanto meno un'altra chance, quando la sua attenzione viene colta da uno scambio al centro della stanza, in quella pista da ballo improvvisata in cui gli invitati della festa si muovono a ritmo di musica. Una ragazza pare aver disturbato una coppietta intenta a scatenarsi per chiedere un'informazione, cosa che non sembra entusiasmare particolarmente il ragazzo, che risponde a tono. « ...Se davvero pensi che sia una festa di compleanno sei davvero fuori strada e ti consiglio di andartene perché qui le cose potrebbero diventare troppo per una piccola scout come te. » Inarca un sopracciglio, alquanto stupito dalla reazione del compagno di casata. Lo conosce appena di vista, un po' come tutto il resto dei Serpeverde, eppure la sua risposta suona alle sue orecchie così inadeguata e incivile da dover necessariamente aprire bocca per commentare.
    « Suvvia, Winchester, le buone maniere dove le abbiamo lasciate? » Rivolge al ragazzo un sorriso sardonico, prima di spostare gli occhi chiari sulla malcapitata, alla quale regala un sorriso cordiale. « Scusalo, a quanto pare riceve degli extra G.R.A.M.O. per la maleducazione. » Una rapida occhiata in direzione del compagno, per poi tornare sulla ragazza. È abbastanza certo di averla già vista in giro per il campus, come è altrettanto sicuro che non faccia parte dei Serpeverde, né segua Magisprudenza. « Comunque, la festa l'ha organizzata Phil Howard, è quel ragazzo laggiù, dietro la consolle. Come mai chiedevi? Hai bisogno di qualcosa o per pura curiosità? » Aggrotta la fronte, mostrandosi interessato a quello scambio. Dopodiché, allunga la mano nella sua direzione, perché la stringa. « Sono Nate, comunque. » Classica mossa della finta modestia. Nate sa quanto sia improbabile che all'interno del campus non si conosca il suo nome, ma l'impressione viene prima di tutto. « E tu invece sei? »
     
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  4. ;mudblood
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    Diane era una ragazza a modo ed estremamente tollerante e, se di buon umore, persino comprensiva, anche nei confronti di chi non se lo meritava per niente; per fortuna non era irascibile -non troppo- e prima di scoppiare contava fino a ben oltre del dieci, ma era eccezionalmente permalosa e questo comportava il dovere morale di rispondere a sua volta a chi la provocava senza alcun motivo. Il tutto, però, per amore della patria, con un bel sorriso e lasciando intendere di non essersela presa affatto, o almeno questo era il messaggio
    che lei voleva passasse.
    Per tale motivo, quando si rivolse alla ragazza che ballava di fianco a la vide avvicinarsi per rispondere, evitò di riversare il contenuto del proprio bicchiere in faccia al ragazzo che prese la parola. Diane, con estrema calma ma con uno sguardo che avrebbe potuto ferire più di una lama bene affilata, mantenne salda la presa sul bicchiere, pensando che la birra sarebbe stata molto meglio nel suo stomaco che sulla faccia di quel tizio e inoltre si riteneva troppo ben educata e civile per ricorrere a tali mezzi.
    Decise invece di rispondere al giovane che, dopo un'occhiata più attenta, le sembrò di riconoscere; erano mesi che non lo vedeva, il che era piuttosto normale avendo scelto due facoltà differenti e non ritrovandosi più tanto spesso a percorrere gli stessi corridoi di Hogwarts insieme, come i ragazzi del loro anno avevano spesso fatto in passato. Lo conosceva eccome, l'ex Serpeverde, ma poteva affermare con una sana dose di orgoglio di non averci mai avuto a che fare più del dovuto e, dato il modo in cui le si era rivolto, o non l'aveva riconosciuta o era semplicemente strafatto.
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    Quasi volle avvicinarsi al ragazzo per permettergli di guardarla al di là delle luci soffuse, ma fece appena in tempo a schiudere le labbra e dire qualche parola - I crediti extra li ricevo se ti prendo a calci nel sedere, Winchester.- che un'altra voce si insinuò tra di loro e lo sguardo diamantino della giovane si spostò inevitabilmente su colui che aveva aperto bocca.
    Lei, orgogliosa a tal punto da risentire di quel gesto cortese e convinta di essere in grado di sapersi difendere da sola, si trovò costretta a sorridere in risposta all'espressione e alla gentilezza del ragazzo, anche lui viso noto ma di certo meno rispetto a quello dell'altro Serpeverde; a quanto pareva, quella era una serata tutta verde e argento, cosa che lasciava alquanto indifferente la ragazza che, a onor del vero, non aveva mai dato troppo valore alla suddivisione in Case.
    Quindi, scusarti per conto loro è un altro dei tuoi doveri, eh? - accennò un sorriso divertito e si scolò il resto della birra senza distogliere lo sguardo dal Senior. - Nessun problema, immagino che l'arroganza sia il rovescio della medaglia di voi serpi. - inarcò le sopracciglia come a voler sottolineare l'ovvio, ma non abbandonò l'espressione solare che fino a quel momento pareva averla accompagnata, insieme a un tono gentile e l'intenzione di dire esattamente ciò che le vagava per la testa; poi si guardò intorno, alla ricerca di un tavolino o semplicemente di un appoggio a poca distanza da dove si trovava, con l'intento di allungare il braccio sinistro e poggiarvi il bicchiere ormai vuoto. Nel mentre si rese conto di non aver ringraziato il nuovo arrivato per averla difesa e, detto francamente, non aveva alcuna intenzione di farlo, non tanto per mancanza di educazione, quanto perché non aveva bisogno della protezione di nessuno, mai.
    Nel sentire ancora la voce del ragazzo, la scozzese scosse il capo sollevando le mani quasi in segno di resa. - Semplice curiosità. Dicono sia il mio peggior difetto. - poi notò la sua mano allungarsi verso di lei, che la strinse di rimando in una sorta di riflesso incondizionato. - Sì, so chi sei.
    Lo sapeva davvero, in fondo il suo nome era uno di quelli sulla bocca della maggior parte degli studenti e per svariati motivi; quanto a lei, che non aveva mai dato peso alla popolarità e che aveva trascorso i sette anni di scuola per lo più nell'ombra, illuminata unicamente dalle fiamme di chi considerava amico, non si sentì particolarmente onorata di fare finalmente la sua conoscenza, ma di certo non le dispiacque.
    Diane, sono al primo anno di Pozionistica.
    Mise la forza necessaria in quella stretta, poiché suo padre le aveva insegnato che quel gesto lasciava intendere molte cose alla persona che si aveva davanti, e alzò abbastanza la voce mentre si faceva più vicina, in modo da farsi sentire nonostante la musica ad alto volume.

    Edited by ;mudblood - 13/5/2019, 12:38
     
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  5. Christopher Willhunting Winchest
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    Il genio abita semplicemente al di sopra della follia.
    Schopenhauer





    Diversamente da quanto si possa pensare Will non ha mai problemi a conversare con le persone, sua nonna gli ha sempre fatto leggere almeno un libro per ogni argomento in modo tale che la conversazione sarebbe potuta andare da una direzione ad un'altra. Onestamente non gli dispiaceva conoscere diverse lingue, spesso le aveva usate per affascinare le ragazze, tuttavia avere la mente piena da tutte queste informazioni non gli permetteva di assimilare la cosa più semplice, come affiancare un nome ad una faccia nota. L’unica cosa che era riuscito a sperimentare durante gli anni era quella di dare soprannomi, poichè difficilmente un corpo mutava talmente tanto da costringerlo a cambiare soprannome durante il corso degli anni, cosicchè potesse dare l’illusione di ricordare il suo nome o meglio soprannome affibiato senza effettivamente sapere quale sia il vero nome. Tuttavia come ogni cosa, per quanto strepitosa possa sembrare mostra sempre dei difetti, come quello di iniziare una relazione con qualcuno e chiamarlo sempre per soprannome senza sapere mai il vero nome.


    Quando il cavalier verde arrivò per salvare la donzella in pericolo avrebbe tanto voluto mettersi le mani nel capelli, poiché addio divertimto, anche se c’era un che di divertente nel bisticciarsi con le persone. A malincuore prese la mano della compagna di ballo e le baccio il dorso facendogli un segnale in cui le diceva che l’avrebbe raggiunta dopo. Il nuovo arrivato sembrava conoscerlo, ora doveva capire come mai veniva riconosciuto… Per danni recati alla scuola? Per amicizia? Per essere compagni di stanza? Di una cosa era certo, il suo volto gli era molto familiare quindi doveva per forza essere un concasato.
    Che merilino me la mandi buona. ” le buone maniere hai detto? Um… vediamo” fece finta di rifletterci e di fare dei calcoli prima di continuare ” se non sbaglio l’ultime volta che le ho viste erano a King's Road circa nove anni fa, mi faresti davvero un piacere se riuscissi a trovarle e me le portassi. Di solito le buone maniere richiedano che io ti dica qualcosa di gentile per questo favore, ma aimè non ricorso di che parola si tratti spero non ti dispiaccia, sono sicuro che dopo che me le avrai riportate mi ricorderò quella parolina che credo di avere sulla punta della lingua. Se proprio la vuoi sentire ti esco la lingua e vidi se riesci a leggerla lì. Che ne pensi?” Il suo volto sembrava molto interessato alla risposta del compagno, anche se sapeva che quello che aveva detto non era certo una domanda che meritasse risposta, ma chi lo sa, forse i due bicchieri di birra, la caffeina presente in corpo o un semplice calo di zuccheri dovuto al fatto che li aveva bruciati ballando… ma chi vuole prendere in giro per chi avesse avuto la sfortuna di conoscere i gemelli Winchester sapeva che cose di questo tipo erano proprio alla loro portata. Forse Will si era un po’ calmato dopo i primi anni di scuola, soprattutto dopo aver anche rischiato di essere espulso, ma quando c’era di mezzo la sorella ecco che arrivava il tuffo nel passato. Forse aveva ancora dei residui dal dibattito avuto con la gemella qualche giorno prima, o ne iniziava a sentire la mancanza, perché, per quanto la odiasse gli faceva piacere vederla almeno una volta al giorno e donare al mondo un'altra litigata delle loro. Forse era proprio perché aveva bisogno di un po’ di sano botta e risposta giornaliero che si era spinto a tal punto da far pensare alla ragazza che le gerarchie delle casate fossero ancora linee guida per la personalità di chi ne faceva parte. A essere sincero nemmeno lui ci credeva. Sebbene potesse sembrare che lui fosse una persona con la puzza sotto il naso, o comunque un classico serpeverde lui non era affatto così. Sapeva essere buono e gentile, per tutti i gargoyle stava studiando medicina, voleva diventare un medico, salvare delle vite, che cosa c’era di cattivo in una persona che vuole proteggere la vita. Forse avrebbe dovuto migliorare il relazionarsi con le persone, ma nessuno è perfetto in questo mondo.
    Non sapendo se sarebbe finita, osservò le successive mosse del ragazzo, individuando la fonte che gli avrebbe finalmente dato un suggerimento per il soprannome. Sebbene si fosse rivolto alla Scout era suo dovere rispondere. ” Uh… mi hai scoperto, ho fatto davvero un grande affare con l’amministratore dell’università, ma non farlo sapere in giro. Praticamente con questa serata se gioco bene le mie carte dovrei riuscirmi a laureare prima dell’estate con tutti i crediti extra che intendo guadagnarmi”.
    La ragazza doveva aver bevuto più del solito, perché invece di usare il buon senso e lasciarlo perdere classificandolo come un coglione si era avvicinata, e fu proprio allora che notò il bicchiere che teneva in mano. Tuttavia aveva molta strada da fare se pensava di riuscirlo a minacciare con così poco. In tutta la sua vita solo due persone riuscivano a tenerlo in riga, la prima era sua nonna e la seconda era sua sorella, quando lo congelava con lo sguardo era davvero nel guai e iniziava a rigare dritto come un cagnolino.
    “Non sei molto intelligente vedo. No piccolina, così perdi i tuoi preziosi punti da Scout
    Sebbene con queste note avrebbe potuto riprendere il suo ballo con la sconosciuta, ormai si stava divertendo troppo e quando la vide avvicinarsi il bicchiere alla bocca fu più forte di lui. Gli sfilò agilmente il bicchiere dalle mani. ”Non ti hanno spiegato le regole, non vorrei che perdessi punti anche per questo, lo faccio solo per te, non vorrei che ti costringessero a tornare tra le coccinelle.” Con la mano libera si tocco il petto ”Ma che sta succedendo? Forse mi stanno tornando le buone maniere se mi preoccupo di questa giovane Scout…. Uhh… ti chiami Nate… perché non gli lasci il tuo volantino e ti fai propaganda da qualche altra parte mentre spiego le regole alla Scout?”

    Le successive parole che uscirono dalla bocca della mora gli fecero curvare gli angoli della bocca verso l’alto, ma li nascose avvicinandosi alla bocca il bicchiere di birra appena rubato. Se ne sarebbe volentieri andato, ma dato che il tizio si era presentato adesso lui era curioso di sapere quale fosse il nome della Scout.
    Il nome della ragazza non gli disse niente, ma fu interessato dall’indirizzo di studio intrapreso. ”Come mai proprio pozionionistica? le chiese puntando gli occhi smeraldo sui suoi.
     
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  6. Message Man
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    "Ma quindi fammi capire..sul serio stai facendo questa cosa del college? Io e gli altri avevamo tutti scommesso su un massimo di due, tre mesetti..bo, cioè, adesso come stipuliamo chi ha vinto?" Con il telefono premuto tra la spalla e l'orecchio, Xavier si portò la sigaretta alle labbra, aspirando una lunga boccata di fumo e sbuffandola in piccoli cerchi concentrici mentre l'amico continuava a parlare. "Vince chi ci è andato più vicino, no? Oppure rifate la scommessa alla luce dei nuovi fatti." rispose, senza nascondere la nota di noia nel tono di voce, ulteriormente aggravata dalla classica pesantezza che l'erballegra lasciava dietro di sé. "Lo sai cosa intendevo dire! Cioè, sì, per la scommessa il modo lo troviamo, però insomma..hai davvero intenzione di continuare con il college? Non mi sembra molto da te come cosa - svegliarsi presto la mattina, andare a lezione e studiare." Non aveva tutti i torti, George, batterista della band e grande amico di Xavier. Quella mossa sembrava completamente fuori dal suo personaggio, e infatti lo era; o meglio..non era poi nemmeno una mossa, se contiamo che Xavier a lezione non si faceva vedere quasi mai e i libri nemmeno li aveva comprati. Pagava la retta e se ne stava parcheggiato lì, nella casetta che si era acquistato accanto al campus, prendendo solo la parte divertente di quella vita universitaria. D'altronde cosa gliene poteva importare a lui di prendersi un pezzo di carta? Soprattutto se quel pezzo di carta attestava delle conoscenze che già aveva da sé, per esperienza; più che studente, avrebbe dovuto essere nel corpo docenti, semmai. Ma sebbene le domande a riguardo fossero molte, specialmente da parte delle testate giornalistiche, Xavier al suo solito si limitava a dare risposte vaghe o a prolungarsi in giri di parole che non avevano ne' capo ne' coda. Il tutto perché, sostanzialmente, quella domanda non aveva alcuna risposta logica se non che la sua decisione scaturiva dall'ennesimo capriccio di un ragazzino annoiato con troppi soldi e fama per le mani. "Per ora penso di rimanere. Non so quanto: due giorni, due mesi, due anni..bo. L'ambiente non è male, nessuno mi mette pressione - confido che nel giro di non molto tempo, disintossicandomi da tutta la merda del business, ritroverò l'ispirazione. Aspetta un attimo che hanno bussato alla porta." Con un sospiro si alzò dalla poltroncina, strascicando i piedi nudi fin verso l'ingresso e aprendo il portone solo per trovarsi davanti letteralmente nessuno. "Mi sa che è tornato in voga il suona e scappa." E stava per richiudersi la porta alle spalle quando il suo sguardo smeraldino incontrò un piccolo foglio strappato di pergamena lasciato sul tappetino dell'uscio. Si chinò a raccoglierlo, leggendo velocemente quelle poche righe che andarono a scomparire non appena l'ultima parola formò un senso nel suo cervello. Sorrise tra sé e sé, drizzando la schiena come se si fosse davvero svegliato solo ora. Una festa! Mi stavo giusto annoiando un po' questi giorni.

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    "Comunque se fa troppo cagare io vado al Pandemonium, ti avviso." sentenziò, lanciando un'occhiata eloquente a Florian, che ovviamente aveva coinvolto nella cosa solo per poi scoprire che anche lui aveva ricevuto il medesimo pezzo di carta. Ne aveva dedotto che doveva trattarsi di una cosa abbastanza allargata, e ciò lo aveva rincuorato non poco. Perché ecco, di ritrovarsi a una festa di compleanno sfigata e passare la serata a farsi i selfie con la gente che "puoi mandare un vocale a mia sorella? E' tua fan numero uno!" proprio no, ecco. Cose che in ogni caso potevano capitare lo stesso, ma che quanto meno si sarebbero ridotte in maniera notevole all'interno di un ambiente più caotico; senza contare che ormai la gran parte del campus che voleva una foto o un autografo l'aveva già ottenuti nei mesi passati. In teoria sarebbe dovuta essere zona franca, quella.
    Una volta entrati nella stanza designata, il volume alto della musica li colpì di botto, così come l'odore inconfondibile di alcool misto ad erba e sudore. Una calca di gente si ammassava nella stanza, dimenandosi al ritmo di musica commerciale. Sollevò appena un sopracciglio, evitando tuttavia di commentare; in fin dei conti non se la sentiva nemmeno di ritrovarsi nella situazione di ascoltare le proprie stesse canzoni. "Vabbè..roba seria: l'alcool." batté le mani tra loro, incurvando le labbra in un grosso sorriso prima di utilizzare la classica tecnica gomito destro-gomito sinistro per farsi largo tra la gente, noncurante delle lamentele che si lasciava dietro nel passaggio. Fermatosi al tavolo su cui erano disposti gli alcolici analizzò con occhio critico le scelte proposte. Prese in mano una bottiglia di incendiario, rigirandosela tra le mani per leggerne l'etichetta con fare guardingo. Vabbè, questo è tossico proprio. Con un sospiro la rimise a posto e optò per la scelta più sicura: la birra, a cui aggiunse un po' dell'Incendiario - quello buono - che teneva nella fedele fiaschetta. Mostrò il tutto a Florian, sollevando le sopracciglia con aria compiaciuta. "Impreparato solo alle interrogazioni." ridacchiò, rivolgendogli un occhiolino giocoso prima di prendere un altro bicchiere, fare lo stesso e poi passarlo all'amico. "Al fegato, e anche a quello nuovo che mi trapianteranno tra qualche anno!" fece quindi cozzare il bicchiere di plastica contro il suo, buttandone successivamente giù un lungo sorso. Intercettata con la coda dell'occhio una ragazza al suo fianco, passò velocemente lo sguardo tra lei e Florian, rivolgendo all'amico un cenno piuttosto eloquente del capo, traducibile con un semplice "mica male". Quanto necessario a far comprendere all'amico la situazione che si stava per dispiegare. Velocemente si voltò in direzione della bruna, la quale sembrava in procinto di prendere l'Incendiario da lui scartato. Appoggiandosi al tavolo con una mano, indicò la bottiglia che lei teneva tra le mani con un cenno del mento. "Consiglio spassionato: se non sei una fan delle ventiquattro ore passate sul cesso, io al posto tuo non lo berrei. Ti offrirei pure il mio, ma immagino che uno sconosciuto che ti offre dell'alcool dal nulla sia un tantino sospetto. Quindi, a scanso di equivoci, io opterei per la birra." sciorinò fluidamente, concludendo il tutto con un sorriso cordiale e un sorso di birra corretta, questa volta più piccolo del precedente. "Xavier.." disse, come a rispondere a una domanda mai posta, indicandosi, e passando poi la mano verso l'amico "..Florian. Te invece?"
    Interagito con Florian e Cece

     
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  7. #Cece
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    Se le avessero detto che un giorno, terminati i suoi studi a Hogwarts, avesse seriamente deciso di continuare con il college, probabilmente avrebbe riso istericamente – un po’ come faceva ogni qualvolta che prendeva un voto decente, decisamente più alto delle sue aspettative. D’altronde anche il suo stesso padre si era mostrato più che sorpreso della decisione presa da Cece, al contrario di Constance che aveva subito esternato quanto fosse felice di quella notizia – visto che, così facendo, la sorella le sarebbe stata fra i piedi il meno possibile; era abituata a quel comportamento nei suoi riguardi, quindi non ci era nemmeno rimasta tanto male, aveva semplicemente alzato le spalle ed abbassato lo sguardo, tornando poi a concentrarsi sul padre che – era ovvio – le avrebbe organizzato le finanze in quel senso.
    Dal momento in cui la diciannovenne aveva messo piede al Campus ed aveva cominciato a seguire le prime lezioni, non aveva avuto un minimo risentimento circa la decisione da lei presa; stranamente, non ne aveva avute nemmeno dopo aver sostenuto il primo esame della sua carriera universitaria, cosa che le aveva (e non aveva alcun problema nell’ammetterlo) fatto piegare la testa di lato leggermente stranita. Era risaputo, in fin dei conti, che Cecelia Pendleton si stancasse facilmente delle situazioni – nonché delle persone stesse. Così come il suo vecchio – che probabilmente non le avrebbe mai rivelato quel pensiero –, Cece era sicura che prima o poi, o molto presto, avrebbe deciso di cambiare corso di studi – o addirittura di abbandonarli. Sarebbe stato un peccato, lo sapeva, e si odiava per via dei suoi repentini cambiamenti di “umore”. La stabilità, la routine, non faceva affatto per lei, ma molto spesso a risentirne erano le stesse persone che le stavano attorno, quelle che inevitabilmente vi sarebbero rimaste profondamente deluse dal suo comportamento.
    Quella sera, dopo un intenso pomeriggio di studio ed una corsa attorno al Campus per tenersi in forma (a pranzo aveva mangiato troppo sformato di patate e si era sentita in colpa dieci minuti dopo averlo digerito), era tornata in stanza ove vi aveva trovato la compagna impegnata in un’intensa discussione con il proprio ragazzo: lui, a quanto aveva potuto capire, la sera prima si era intrattenuto in camera di un’altra ragazza, un’amica della sua fidanzata per giunta. Stupido idiota. Non trascorse molto tempo prima che i toni si alzassero più del dovuto, cosa che portò Cece ad alzare gli occhi al cielo infastidita: recuperò dei vestiti puliti, li mise dentro una borsa insieme ai prodotti da bagno e si diresse fuori dalla camera, dirigendosi ai bagni per farsi una doccia e togliersi di dosso quella lunga giornata sfiancante. Si stranì di non aver trovato nessuno (non sapeva neanche che ora fosse in realtà), ma fu felice di poter avere quello spazio tutto per sé; perciò si denudò, preparò una tovaglia pulita accanto la doccia e richiuse la tendina alle spalle, aprendo il rubinetto. Scivolò sotto l’acqua tiepida alzando la testa, lasciando che i muscoli del corpo si rilassassero al contatto con il calore; si strofinò il corpo ed i capelli, poi la schiuma scivolò via una volta risciacquatasi.
    Aperta la tenda della doccia, uscì solo un braccio per acciuffare la tovaglia, poi se la sistemò attorno al corpo ed infine uscì fuori, infilandosi le ciabatte rosa confetto. Mentre pettinava i capelli con la mano destra, quella sinistra avrebbe ricercato il reggiseno e le mutandine dentro la borsa: tuttavia i polpastrelli entrarono in contatto con qualcosa di ben diverso dal cotone. Cece, corrugando la fronte curiosa, estrasse il pezzetto di pergamena spiegazzato dalla tracolla; non aveva idea di come fosse finito lì, né riuscì a riconoscere la calligrafia che aveva vergato quel messaggio.
    Stanza 394, ore 00:00.
    Piegò la testa di lato quando le informazioni sparirono pian piano, lasciando il foglio vuoto.
    Era forse uno scherzo? Meno male che a lei non dispiacessero quel tipo di situazioni, per cui era sicura che ne avrebbe preso parte.
    Non seppe bene perché, ma una volta tornata in stanza – con la sua compagna in lacrime, la cui testa era poggiata sulla spalla del fidanzato – decise di non far parola con nessuno dei due circa l’incontro (segreto?) al quale era stata invitata. Guardò velocemente l’orologio: erano le 23:30.
    « Uhm.. ti dispiace, William? Dovrei cambiarmi. »
    Fece presente al ragazzo, indicandogli la porta così che potesse lasciarle la sua privacy; non le importava della presenza di Cindy, ma quella del ragazzo certamente non era necessaria. Chiaro che Cece, di fronte alle domande dei due sul perché avesse tirato fuori dall’armadio un vestitino nero con dei piccoli fiori rosa sparsi qui e là, non avesse loro risposto.
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    Una volta vestita indossò anche dei sandali, mise un po’ di mascara e del lucidalabbra e poi indossò un cardigan rosa sulle spalle prima di uscire dalla stanza. Senza pensarci aveva inoltre infilato in borsa il foglio sul quale era stato riportato il messaggio a lei rivolto, giusto per sicurezza: non sapeva se le avrebbero chiesto una prova dell’invito, o se per entrare fosse necessario presentarlo – anche se oramai non riportava alcun segno d'inchiostro.
    Raggiunse la stanza 394 qualche minuto più tardi rispetto all'orario indicato, bussò alla porta e, dopo un accenno di sorriso al ragazzo alto e muscoloso che le aprì, finalmente poté vedere a cosa aveva deciso di andare in contro: una festa che di legale non pareva avere proprio nulla. Scontato, forse, ma invitante. La musica che le giungeva alle orecchie le faceva muovere i fianchi seguendo il ritmo mentre, lentamente, andava sempre più avvicinandosi al tavolo delle bibite; afferrò, senza nemmeno preoccuparsi di cosa fosse, la prima bottiglia che le capitò a tiro ed un bicchiere di carta, ma prima di potersene versare un po’ un ragazzo le si rivolse con tono amichevole. Cece dovette avvicinarsi un po’ di più a lui per riuscire a capire – per via della musica – cosa stesse dicendo, per poi comprendere che si fosse riferito all’intruglio di cui si stava servendo. Appreso il suo consiglio, alzando il sopracciglio sinistro, la ragazza allontanò la bottiglia e la ripose sul tavolo.
    « Chi ti dice che non accetterei nulla di ciò che mi offri? Non so nemmeno di chi sia questa festa, cosa contengano queste bottiglie, eppure me ne stavo servendo senza pensarci due volte. Quante probabilità ci sono che ciò che mi offri tu sia tanto peggio di ciò che avrei potuto bere qui? »
    Conclusa quella frase, poggiò la mano sinistra sul fianco ed avvicinò il bicchiere vuoto al ragazzo, come ad esortarlo a servirla.
    « Xavier? Aspetta.. credo di conoscerti. »
    Ci pensò su un attimo, alzando gli occhi al cielo: ovviamente non aveva bisogno di pensarci per davvero più di tanto, sapeva già chi lui fosse, ma non aveva realmente intenzione di farglielo capire. Per cui alla fine, puntandogli l’indice contro, disse in una risata:
    « Sei il tipo che si è fatto la pipì addosso a mensa l’altro giorno? Brutta cosa avere certi problemi alla nostra età. »
    Alzò un sopracciglio e ripropose il bicchiere, agitandolo leggermente, in attesa.
    « Io sono Cece, e non mi sono mai fatta la pipì addosso. Non da quando sono qui, almeno. Molto piacere! »
    Disse infine, rivolgendo lo sguardo prima all’altro ragazzo – presentatole come Florian – e poi a Xavier, al quale riservò un sorriso appena accennato.
     
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  8. The smuggler.
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    « Eddai Chan, nun c'è bisogno de fa tutto 'sto dramma pè 'na cazzatella simile » Mugugnó sfacciatamente, Florian, sedendosi sul letto dell'amico mentre, sotto al naso, continuava a sventolargli l'invito che aveva trovato appiccicato sulla porta della stanza con una gomma da masticare - esempio di artattack elegantissimo, pratico ed apprezzato, per giunta. Il collegiale stava girando il coltello nella piaga quando invece avrebbe dovuto dare una tregua al povero compagno di stanza che, per la disperazione, non la smetteva di battere istericamente i pugni ed i piedi sul materasso, profondamente ferito dal fatto di non aver ricevuto lo stesso pezzetto di carta consunto « cosa io ho che non vlá? » Magari Florian avrebbe potuto portare il ragazzo con sè, o almeno evitare di ferire ulteriormente i suoi sentimenti - sentimenti per giunta asiatici, a detta sua, moltomoltomolto piú fragili di quelli occidentali perchè, oh, quella di Chan è una popolazione che se muore il primo ministro piangono pe' una settimana; pè l'invito mancato ad una festa potrebbero tentare il suicidio - ma per quanto provasse ad avere tatto, lui e l'empatia rimanevano due estranei abitanti due pianeti distinti e distanti anni luce « È normale che invitino me e non te, perchè obiettivamente io so' simpatico... » ed il suo grado di simpatia era stato largamente testato all'assemblea studentesca «...tu sei solo cinese, nun te fai capí, canti le canzoncine tue, non bevi alcolici che non siano grappa de mandarino fatto nella vasca del bagno e fai tutorial di makeup su tik tok. » Florian si strinse semplicemente fra le spalle, quasi ad esplicitare un sottile: "mi spiace, ma non mi spiace veramente, ed anche se mi dispiacesse davvero non potrei comunque farci nulla" e, posate un paio di poderose pacche sulla spalla dell'amico, iniziò a prepararsi per quella serata pazzesca che lo avrebbe atteso fuori di lí, nella camera 394.
    « Comunque se fa troppo cagare io vado al Pandemonium, ti avviso.» - « Che è, 'na minaccia? Me lo stai a di' come se l'avessi organizzata io 'sta festa, non è che m'offendo se te fa schifo e te ne vuoi anná» Ridacchió, rivolto a Xavier che era passato a prenderlo giusto cinque secondi prima che il russo uscisse dalla camera, esordendo con un: "Floriandevivenireanchetefestaedalcolicigratis", rimanendo, forse, impercettibilmente deluso nello scoprire che non era stato l'unico ad essere invitato - ma non perchè Xavier avesse qualcosa contro Florian, giusto per la sua politica che metteva in proporzione la quantità dei presenti con la qualità degli alcolici offerti: "Ricorda che qualità e quantità sono inversamente proporzionali, Florian. INVERSAMENTE PROPORZIONALI!" « Tanto sicuramente qualcuna scopabile la troviamo... basta questo per rialzare la serata, no? Lo sai che il Pandemonium a me non piace, ci sono solo un sacco di fighe che te la fanno annusare e non te la danno. Pè me è solo 'na sofferenza evitabile.» Ma non è lo stesso per il Buddahsiddartahgesucristo del rock, giusto? A te la darebbero pure i muri. Vedi quanto c'avrei guadagnato suonando la chitarra piuttosto che fabbricá bacchette, le fortune sempre all'altri. Florian, confidava davvero nel fatto che quella serata sarebbe decollata e, se non con le ragazze, almeno con l'alcol o qualche droga leggera che, no, non disdegnava affatto in occasioni simili. Dopotutto una volta ogni tanto si poteva anche trasgredire e, benchè non sembrasse, almeno con le droghe, Gregorovitch era un tipo abbastanza responsabile; ne assumeva davvero poche e raramente: era molto piú facile che si ubriacasse piuttosto che si sparasse qualche pasticca per sballarsi. Trascinato dall'amico, una volta che entrambi furono sul lungo corridoio del terzo piano, a Florian venne da chiedersi se, da quelle parti, stessero dando davvero una festa. Non si sentiva assolutamente niente, nè musica, nè schiamazzi. « Ma non è ch'era un invito a 'na prima comunione e non ce ne siamo accorti? » Bonfonchiò, mollando un leggero calcio alla porta d'ingresso per aprirla e scoprire che, in realtà, tutto quel silenzio era solo frutto di un incantesimo riuscito fin troppo bene. Anvedi, questi hanno pensato proprio a tutto. « Vabbè..roba seria: l'alcool» Xavier sembrava voler andare dritto al sodo, senza fermarsi a commentare i particolari così come, invece, avrebbe fatto quell'energumero di russo che adesso se la ridacchiava a bocca aperta, guardandosi attorno. Lo seguì in mezzo alla folla accalcata, incrociando le braccia non appena giunti davanti al tavolino delle bevande ed inarcando un sopracciglio, critico.
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    [« Vediamo che me combini adesso » Non c'era che dire, anche in quell'occasione le previsioni di Xavier riguardo l'alcol si erano avverate, ed eccolo, infatti, che subito sfilò la sua prode fiaschetta dai jeans slavati per correggere due bicchieri colmi di birra. A Florian in realtà non interessava affatto bere roba cancerogena o roba buona, Viakal o vino genuino del nonno contadino random, a lui interessava solamente mandare giù per l'esofago qualcosa che non fosse acqua. Ma questo all'amico non l'avrebbe detto. « Al fegato, e anche a quello nuovo che mi trapianteranno tra qualche anno!» o a quello che trapianteranno a me fra qualche giorno. Mandato giù il primo sorso, l'attenzione di Florian venne catturata dal caos generale, dalla gente che ballava al centro della stanza e da quelli che già cercavano posti appartati dove poter limonare. Quando lo sguardo del collegiale tornò verso quello di Xavier, notò che quest'ultimo già avesse messo gli occhi su una ragazza che, silenziosamente, aveva raggiunto il tavolo degli alcolici e si stava servendo. Caruccia, ma decisamente non il mio tipo. « Xavier? Aspetta.. credo di conoscerti. Sei il tipo che si è fatto la pipì addosso a mensa l’altro giorno? Brutta cosa avere certi problemi alla nostra età. » C'ha pure la lingua lunga, perfetto Xav, è decisamente tutta tua. « Uuuuhhhh, l'ha toccata piano » Fece eco alla ragazza, arricciando appena il naso per poi congedarsi con un breve cenno del capo, evitando di fare il terzo incomodo o, più semplicemente, la spalla di quello figo e famoso. « Ho appena trovato la mia gallina dalle uova d'oro, scommettiamo su chi per primo fa touchdown? » Biascicò ad un orecchio di Xavier al proprio passaggio, puntando effettivamente lo sguardo verso qualcuno: una roscia che già aveva notato all'entrata, e che adesso aveva semplicemente avuto la fortuna di ripescare tra la folla. « Guarda chi si vede...» Miagolò, avvicinandosi alla ragazza che, indirettamente, aveva già avuto modo di conoscere «...una delle mie più grandi sostenitrici durante l'assemblea. Sai che avresti almeno dovuto darmi il tuo numero dopo quel casino? Me lo sarei meritato visto che le minacce della Morgqualcosa me le sono beccate io e non tu; sarebbe stato gradito, ti ho riscaldato il pubblico e dato una sostanziosa spinta al tuo intervento » Inarcò un sopracciglio, affabile, sfilando dalle mani della sua interlocutrice uno dei tanti volantini che tratteneva fra le dita. « Che è, hai perso il cane o ti sei data al volantinaggio abusivo? »
    Interagito con Xavier e Jacky
    citata Cece
     
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7 replies since 11/5/2019, 21:07   203 views
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