Il gioco dell'affogato

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    Quel sabato sera, mentre nelle loro rispettive case si preparano per uscire con gli amici, Samuel Scamander e Beatrice Morgenstern ricevono il medesimo messaggio. Al giovane giocatore dei Falcons viene recapitato tramite l'app del Dare you defy, mentre la Senior di Grifondoro scorge appollaiarsi sopra il davanzale della propria finestra un gufo, alla cui zampa è stato legato un foglio di pergamena.

    @morningstar @magicsam?Tic tac.
    Avete mai letto Peter Pan? Nel libro si parla di un coccodrillo famelico che insegue i personaggi e il cui arrivo è preannunciato dal suono delle lancette di una sveglia che ha ingoiato. Tic tac. Tic tac. Il tempo scorre e la tua fine è vicina. Tic tac. Tic tac. Stai attento perché arrivo a mangiarti.
    Cari Sam e Beatrice, sono molto delusa. Ero convinta avessimo fatto un patto. Sono stata buona e magnanima con voi, vi ho dato molte scelte, ma invece di seguire una delle mie opzioni, accettando le conseguenze, avete deciso di prendere un'altra strada, tutta vostra. Pensate di essere più furbi di me? Pensate che non mi sarei accorta che avete cercato di prendermi in giro? Potete già immaginare quanto poco mi sia piaciuto il vostro giochino da quattro soldi.
    È proprio per questo motivo che la vostra punizione si duplica, e questa sera non una, ma due persone saranno costrette a subirla. Un vero peccato, sognavo davvero di veder fiorire la promettente carriera da avvocato di un ragazzo così brillante come Percy Watson, e d'altronde che dispiacere spegnere così presto la fiamma della dolce Malia, che da poco sembra aver coronato il suo sogno di entrare in una squadra di Quidditch professionale. Proprio un gran peccato.
    Ma l'avete voluto voi. Come si suol dire, ogni scelta equivale ad una rinuncia. E poche settimane fa voi due, miei cari, nello scegliere di salvare la vostra indegna preside avete ucciso Malia e Percy.
    Ma, forse, chissà, se farete i bravi, sarò talmente magnanima da concedervi, se non il perdono, per lo meno del tempo. Una via d'uscita per tentare quanto meno di salvare le loro vite. Dovrete però fare esattamente quello che vi dirò.
    Tic tac. Il tempo passa e i vostri cari sono legati e imbavagliati davanti a me. Tic tac. Non è un coccodrillo stavolta, ma anche il Lago Nero ospita mostri poco benevoli nelle sue acque. Allora, volete giocare?
    Prima sfida. Incontratevi nella piazza di Hogsmeade il prima possibile. Non parlate con nessuno né riferite di questa sfida.
    Tic tac. Avete tempo fino a mezzanotte per salvarli.
    D'altronde ve l'avevo promesso.

    Una volta conclusa la lettura del messaggio, Sam riceverà un audio vocale in cui si potranno chiaramente distinguere le urla disperate di Percy e Malia. Beatrice, in allegato al proprio messaggio, troverà delle foto magiche in cui i due ragazzi, incatenati insieme in un luogo indefinito, tentano di divincolarsi senza successo. Se i due ragazzi accetteranno la sfida, quando si saranno incontrati nel punto indicato dallo Shame, verrà dato loro appena qualche minuto per confrontarsi, fino a quando il telefono di Sam non squillerà, con un nuovo messaggio.

    @morningstar @magicsam? Devo dire che questa vostra accoppiata non mi dispiace affatto. Certo, mi state facendo un po' penare, ma si può dire che vi voglio anche un po' bene. D'altronde, se non ve ne volessi, pensate che vi concederei mai quest'ultima opportunità per rimediare ai vostri errori?
    Seconda sfida. A questo punto, dovete abbandonare le vostre bacchette. Non facciamo scherzi, sappiate che vi osservo e, se non seguite alla lettera le mie istruzioni, lo saprò. Vi suggerisco di lasciarle sulla panchina alla vostra destra. Me ne prenderò cura io, non preoccupatevi.


    Sia che Beatrice e Sam rifiutino le sfide precedenti, sia che le accettino, dovranno attendere indicazioni ulteriori da parte dello Shame.



     
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    « Dean, quindi? » Urla, affacciandosi oltre il ciglio della porta della sua camera. Non ottiene una vera e propria risposta dalla stanza dell'amico, ma solo un mugolio non ben identificato. « Ce l'hai te il mio giacchetto di pelle? » Chiede ancora, prima di tornare verso l'armadio. Raccatta una maglietta a maniche corte, dai colori bizzarri e se la infila, sistemandosela sopra la cinta che gli tiene su i jeans strappati sulle ginocchia. Si guarda allo specchio e sorride. E' contento perché, finalmente, la ciurma torna ad uscire tutta insieme. Non c'è più alcuna divisione, né tanto meno schieramenti che tengano. La banda è al completo e pronta a fare nuovi casini. Come quella sera, dove l'intenzione generale sembra essere il prosciugare anche l'acqua dei cessi. « Insomma? Sei morto e non te ne sei accorto? » Urla all'amico, con la solita risata a coronare quel suo tono divertito, per poi venir interrotto da il suono di un messaggio. « Dai che Mals ha già cominciato a scrivere dove siamo! » Lo intima ancora una volta, prima di sentirsi gelare il sangue nelle vene, accorgendosi che no, non si tratta del messaggio della mora. La risata gli muore in bocca, così come muore il suo buonumore circa la serata. Non di nuovo cazzo, non di nuovo si ritrova a pensare, sospirando pesantemente. Cari Sam e Beatrice, sono molto delusa. Ero convinta avessimo fatto un patto. Sono stata buona e magnanima con voi, vi ho dato molte scelte, ma invece di seguire una delle mie opzioni, accettando le conseguenze, avete deciso di prendere un'altra strada, tutta vostra. Pensate di essere più furbi di me? Pensate che non mi sarei accorta che avete cercato di prendermi in giro? Potete già immaginare quanto poco mi sia piaciuto il vostro giochino da quattro soldi. Pensa a come sia possibile
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    che l'abbia scoperto. Inverness ha alzato le proprie difese, il nonno di Tris ha promesso che nessun apparecchio tecnologico avrebbe vorticato in quei luoghi, così da non far diffondere la notizia. E' invece lei sa. Anche quando pensano di essere stati abbastanza furbi, eccola lì, pronta a stare sempre un passo avanti a loro. E' sconfortato, mentre sospira con rassegnazione. Tic tac. Il tempo passa e i vostri cari sono legati e imbavagliati davanti a me. Tic tac. Non è un coccodrillo stavolta, ma anche il Lago Nero ospita mostri poco benevoli nelle sue acque. Allora, volete giocare? E' un senso di oppressione e angoscia quello che lo prende. Non pensa lucidamente, come suo solito, per questo prende dalla sedia la prima felpa che gli capita a tiro, la giacca di jeans da dietro la porta e si fionda fuori dalla camera. « Mi hanno chiamato da Falmouth! C'è stato un casino, poi ti spiego. » Urla la prima stronzata che gli viene in mente, in direzione di Dean, prima di uscire di casa, senza guardarsi più indietro. Ed è proprio quando è in strada, che riceve l'ennesimo messaggio. Una stretta alla bocca dello stomaco lo costringe a bloccarsi, in preda ad un'ondata di nausea nel riconoscere i toni di voce di Malia e Percy in quelle urla disperate. Un moto di rabbia cieca lo guida, verso la piazza principale di Hogsmeade, lì dove prende a passeggiare, su e giù, fin quando non vede comparire la sagoma di Tris qualche metro più in là. Deglutisce, avvicinandosi a lei, con aria funerea. « Dimmi che hai altri trucchi da poter usare per sfuggire a questa pazzoide. » Prova a dire qualcosa, seppur non sia convinto più di nulla. « Credi abbia davvero loro? » Le chiede poi, senza troppi giri di parole. Immagina che sei lui ha ricevuto un vocale delle loro urla, lei debba aver ricevuto sicuramente dell'altro. Un nuovo squillo annuncia un altro messaggio. « Io credo che impazzirò, prima della fine di tutta questa stronzata. » Scrolla il capo, tirando fuori il cellulare, per poi metterlo tra lei e la mora, affinché possa leggere a sua volta. « Che fortuna, le piacciamo come accoppiata. » Ironico e tagliente, lancia un'occhiata a Tris, per poi tornare al messaggio. « Beh, che dire..sembra fin troppo facile. » Sentenzia alla fine, tirando fuori la propria bacchetta, per poi osservarla sotto il fascio di luce del lampione più vicino. « Credi che dovremmo far qualcosa? » Le domanda poi, voltandosi a guardarla. « Non so, una specie di assicurazione sulla sicurezza. Lei dice che se ne prenderà cura e io penso solo al fatto che potrebbe farci qualsiasi cosa. E sai bene che è possibile tracciare la lista degli ultimi incantesimi. » Fa una smorfia. « E sai bene come sarebbe facile far ricadere la colpa su di noi. » Alza le sopracciglia, in maniere eloquente. « Insomma, né tu né io siamo l'esempio massimo di irreprensibilità. » Anzi. « Chi ci crederebbe mai? »
     
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    Prima tappa. La prima cosa a cui pensò è che Holden l'avrebbe certamente sgridata una volta giunta nel suo ufficio. Tuttavia, in seguito alle ultime esperienze con lo Shame aveva deciso di essere scrupolosa prima di dare per scontato che si trattasse di un semplice tentativo di giocare con la sua testa. Due settimane. Due settimane erano passate da quando la Preside risiedeva a Inverness senza che lo Shame si facesse sentire. Per un po' pensò addirittura che ci aveva creduto, poi si era semplicemente rassegnata al sentimento vittorioso di aver fregato quel meccanismo del demonio. Aveva iniziato a fare domande, a cercare di capire per quale ragione lo Shame volesse così ardentemente la Preside. Nulla da fare. Per ora tutto sembrava un buco nell'acqua. Aveva mantenuto una faccia di bronzo con tutti. Non aveva mancato una lezione, si era presentata agli allenamenti e aveva continuato con i suoi lavori socialmente utili, presentandosi a ogni dannato club che Hogwarts avesse da offrire. Si era occupata delle necessità più infime dei suoi compagni senza battere ciglio e aveva tentato in tutti i modi di remare dritto nonostante l'incidente con Gregorovich durante l'assemblea continuava a darle qualche problema di comunicazione con molti dei suoi colleghi. « Ha visto la mia amica? Malia Stone.. secondo piano, terza porta sulla destra.. non ricordo il numero.. » Il portinaio di quell'umile stabile le sorrise con gentilezza. Era un signore sulla settantina con una lunga barba argentea e un paio di occhiali minuscoli che manteneva sul naso nell'intento di leggere l'edizione del giorno della Gazzetta. « Oh, Malia.. ma certo. Cara ragazza. Oggi non l'ho vista. » Picchetta la mano sul vetro rivolgendosi a un quadro minuscolo alle sue spalle. « George? Hai visto Malia? Malia Stone.. la moretta. Quella carina.. » Nel quadro appare un signore altrettanto anziano che somiglia dannatamente al portinaio. « Porco Merlino, secondo te può ancora uscire di casa??? Dopo quello che le è successo questi giorni.. » « Quello che le è successo questi giorni? » Domanda Tris con una nota di sospetto. Ha bussato alla porta di Malia per almeno dieci minuti. Alla fine aveva semplicemente sfondato la serratura. L'appartamento risultava vuoto. Tris aveva ricomposto i pezzi in fretta e furia quindi, ed era scesa per chiedere ulteriori informazioni di sotto. « VANDALI! QUEI MASCALZONI! Le hanno dato il tormento per tutta la settimana. » Tris annuisce decisamente confusa. Non sa cosa pensare di tutto ciò. Durante la settimana lei e Malia non avevano avuto molto tempo di vedersi. Tra il suo cercare di risultare la studentessa modello e l'impegno sempre più pressante di Malia col Quidditch, si erano date appuntamento per quella stessa sera dopo la sessione di correzione dei compiti del settimo in compagnia di Holden. Di una cosa era certa: di Malia non c'era traccia. Avrebbe voluto approfondire la questione ma a quel punto, avrebbe preso con più cautela le avvertenze dello Shame. « Beh grazie.. ritenterò domani. » Lungo il tragitto verso la sua seconda tappa, tenta un paio di colpi di telefono dal cellulare di un suo ex compagno Grifondoro che incontra a Mielandia. Il cellulare di Malia è staccato. E' staccato anche quello di Percy e così succede con quello di qualunque persona tenti di contattare.
    Seconda tappa. Varcò la soglia di quel signorile stabile dopo una corsa non indifferente sui tetti di Hogsmeade per evitare l'ingorgo di persone. La porta schiusa e un pungente odore di fumo. Si addentrò nel salotto con cautela, trovandosi semplicemente di fronte a un elfo domestico intento a ripulire il casotto di un gruppo di ragazzi che doveva aver passato tutto il pomeriggio a giocare a carte e oziare. « C'è qualcuno? » L'elfo la raggiunge diligentemente. Ha l'aria scossa. « Chi sta cercando, Signorina? I padroni non ci sono. » Tris si schiarisce la voce mentre penetra nell'ambiente osservando il tavolo da poker rimasto lì alla bell'e meglio. Le sigarette di Percy sono lì, di fronte a una delle sedie. Non va mai da nessuna parte senza le sue sigarette, specie quando si tratta di un pacchetto appena cominciato. Altri effetti personali sono rimasti lì incustoditi. Un pregiato orologio, un paio di libri ancora aperti con gli appunti rimasti ancora a metà al fianco. « ..sto cercando Percival Watson. » Asserisce con voce incerta. « Il signorino Watson andato via. Smaterializzato. » Tris corruga la fronte mentre continua a osservare l'ambiente. « C'è qualcun altro con cui posso parlare? Nathan? Fitzwilliam? Judah? Thomas? Qualcuno di loro c'è? » L'elfo scuote la testa. « Andati. » « Dove? » Chiede piuttosto impaziente la Morgenstern. « Potsy non sa. Spariti tutti. » « Spariti? » « Smaterializzati.. Miss. » « Tutti quanti insieme? » « Oh no no, prima Potsy non ha più visto il signorino Fitzwilliam, poi il signorino Judah non c'era più nella sua stanza, poi il signorino Nathan andato. E poi il signorino Watson ha smesso di studiare e andato anche lui. » « Quanto tempo fa? » Potsy conta sulle dita, smuovendo l'impazienza di Tris. « Un'ora fa non c'era più nessuno. » Una fottuta ora. Infine sul tavolino da caffè osserva altri due bicchieri rimasti a metà. Scotch, a giudicare dall'odore. In mezzo una bomboniera aperta e un biglietto gettato lì in mezzo. Ho capito di aver fatto la scelta sbagliata, ma spero di non averlo capito troppo tardi. Non sono più sicura di quello che sto facendo, e lo sto dicendo a te perchè non saprei a chi altro dirlo quindi, ti prego, non parlarne in giro. Ho pensato che questo fosse il modo più semplice per comunicarti che possiamo tornare indietro e riprovarci. Ma dovremo farlo senza parlarne e farci beccare, tanto da adesso in poi basterà uno sguardo - Mun. Solleva un sopracciglio con fare scettica, prima di sventolare la pergamena per aria. E' tutto paradossale. Non capisce. Che cosa stava succedendo attorno a lei? « E questo? » « Signorino Potter passato a lasciare un invito al Padrone. Padrone non contento e nemmeno signorino Potter. » Non riuscì a trovare un nesso a tutto ciò che aveva per le mani. Vandali, sparizioni e dichiarazioni d'amore palesemente finte. A meno che la Carrow non ci ha ingannati tutti. Sospirò affondo e a quel punto prese a correre verso il punto d'incontro. Stava iniziando a crederci, e più grave, stava iniziando a preoccuparsi per più di una persona. Quante probabilità ci siano perché tutti siano non reperibili nello stesso momento?

    Giunse al luogo dell'appuntamento col fiatone. Un'espressione ansiogena, tormentata da un vero e proprio coccolone nel petto. « Dimmi che hai altri trucchi da poter usare per sfuggire a questa pazzoide. Credi abbia davvero loro? » Tris è stranamente silenziosa, pensierosa. Sta ancora cercando di trovare un qualunque nesso che la porti a rifiutare quella sfida. Sa perché Sam glielo sta chiedendo. Sta cercando conferme. L'ultima volta Tris si è mostrata scettica, ha affrontato la situazione più per scrupolo che per una reale convinzione insita nel proprio animo. Si era detta che, prevenire è meglio che curare. « Io credo che impazzirò, prima della fine di tutta questa stronzata. » Ed ecco che, prima che Tris possa dirgli di mantenere la calma - una calma che ormai non riesce a mantenere nemmeno lei, una nuova notifica giunge sul cellulare del ragazzo. Leggono insieme le istruzioni dello Shame, e alla fine lei sospira. Sembra una tomba Tris, non parla, quasi non respira. A questo punto, dovete abbandonare le vostre bacchette. Non facciamo scherzi, sappiate che vi osservo e, se non seguite alla lettera le mie istruzioni, lo saprò. Vi suggerisco di lasciarle sulla panchina alla vostra destra. Me ne prenderò cura io, non preoccupatevi. « Che fortuna, le piacciamo come accoppiata. Beh, che dire..sembra fin troppo facile. Credi che dovremmo far qualcosa? Non so, una specie di assicurazione sulla sicurezza. Lei dice che se ne prenderà cura e io penso solo al fatto che potrebbe farci qualsiasi cosa. E sai bene che è possibile tracciare la lista degli ultimi incantesimi. » Tris non ha più una bacchetta. Nelle ultime settimane ha utilizzato una bacchetta di riserva tra quelle rimaste a Inverness, raccolte dai maghi dispersi durante le ronde nell'upside down. Se ne erano trovati con più di una tra coloro i cui corpi non erano riusciti a recuperare. Non era certa di chi fosse il proprietario della propria, ma di certo rispondeva in ogni caso da cani ai suoi comandi. In tutta risposta la impugna, e la spezza in più punti. Sembra quasi non stia nemmeno ascoltando le parole di Sam, mentre gli da le spalle, spargendo i pezzi della bacchetta nei quattro punti cardinali. Non ti lascerò nulla di mio. Si ritrova a pensare, chiaramente non disposta a lasciare allo Shame il beneficio di custodire la sua bacchetta - seppur si tratta di una provvisoria. « E sai bene come sarebbe facile far ricadere la colpa su di noi. Insomma, né tu né io siamo l'esempio massimo di irreprensibilità. Chi ci crederebbe mai? »
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    In tutta risposta, Tris si piega appena sulle gambe, girata di spalle rispetto al ragazzo. Sentirlo così agguerrito non la sta aiutando. Sam tenta ancora di combattere, forse convinto che Tris tratterà anche quella situazione con la stessa suscettibilità dell'ultima volta. Ma non è così. Le viene da piangere, e arrabbiata, e preoccupata. Se l'è presa con la sua migliore amica e con il suo ragazzo. Se l'è presa con Malia e Percy. Se l'è presa con due delle persone che le sono sempre rimaste accanto nonostante tutto. Non bastava un paio di liti, qualche parola di troppo o un breve periodo di lontananza per dimenticare quanto avesse costruito, quanto ci teneva, quanto sarebbe stata disposta a strapparsi il cuore dal petto per ciascuno di loro. « Smettila! » Sbotta infine, voltandosi verso di lui. Gli occhi lucidi, mentre cerca di scacciare una lacrima che porta con sé altre. Sta iniziando a realizzare Tris. Sta iniziando a prenderla davvero sul serio. Non ha creduto finché non l'ha visto, ma seppur non l'ha ancora visto, un paio di ustioni e due settimane passate in perenne stato di stress, cambiano parecchio prospettiva a chiunque. « Sai cosa faremo, Samuel? Esattamente ciò che dice. Nessuna assicurazione, nessuna precauzione, perché lei ha Percy, e ha Malia. » Scuote la testa e si passa le mani tra i capelli cercando di calmarsi. « Non ci sono. Sono spariti. Nessuno sa dove sono andati. » Pausa. « E non sono nemmeno gli unici. Non c'è traccia di Douglas, di Carrow, Gauthier o Montgomery. Spariti. E nessuno di coloro che ho tentato di chiamare risponde. Olympia, Albus, Mun, Theo.. cazzo ho tentato di chiamare persino mio fratello. Quante possibilità ci sono perché tutto il fottuto mondo abbia il telefono staccato? » Sta alzando sin troppo la voce. E allora si morde l'interno della bocca e abbassa lo sguardo a mo di rassegnazione. « Fai come ti dice. » E gli indica la bacchetta con freddezza, cercando di ritrovare la calma, mentre lo osserva con uno sguardo implorante. Ti prego.. io non voglio perdere altre persone a cui tengo. « Spezzala! Non la lascerei in sua custodia, fossi in te. » A quel punto prende dalle mani di Sam il suo cellulare, in attesa che il ragazzo decida il destino della propria bacchetta e preme sullo schermo accetta. Nessuna remora. Non finché non dovesse vedere Malia e Percy al sicuro.





     
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    @morningstar @magicsam?Sono davvero, davvero, felice che iniziate a comprendere come girino le cose con me; ci è voluto un po' per addestrarvi a rispettare le mie regole, ma alla fine ci sono riuscita. O quasi. Bea, tu sei troppo complicata, troppo ribelle, anche quando credo di averti in pugno tu scegli di fare di testa tua: come l'iniziativa di spezzare le bacchette. Dimmi, ti ho chiesto di farlo? E' proprio più forte di te avere l'ultima parola, e benchè rispetto all'altra volta tu sia migliorata in quanto ad ubbidienza, il tuo comportamento di sfida nei miei confronti mi fa incazzare terribilmente. Col tuo atteggiamento intraprendente stai solamente peggiorando le cose e, se non fosse troppo tardi, chiederei a Sam di farti abbassare le penne ma,ops, ho già fatto danni. Quindi direi che siamo pari, e non sarò più specifica di così giusto per lasciare libero sfogo alla vostra immaginazione.
    Continuiamo a giocare: Vi ricordo che il tempo continua a scorrere, miei cari, ed ogni secondo perso qui, è un secondo in meno al tempo che separa i vostri amici dall'avere una tragica fine. Tic-Tac. Affrettatevi a raggiungere il lago nero, ovviamente prendendo la strada più breve - se siete furbi -, ed una volta arrivati alle sue sponde cercate un forziere. Dovrete aprirlo senza l'uso della magia, ed al suo interno troverete degli oggetti: ognuno di voi dovrà scegliere un solo oggetto da portare con sè.

    Una volta arrivati al Lago Nero, Sam e Beatrice troveranno il forziere nascosto dietro ad un mucchio di pietre e, una volta aperto, al suo interno troveranno: un deluminatore, un pugnale, una corda e dell' estratto di dittamo chiuso in una fialetta. Ognuno di loro dovrà prendere con sè un solo oggetto e, una volta che entrambi ne saranno provvisti, il forziere si chiuderà nuovamente con un lucchetto ed arriverà un nuovo messaggio dello Shame. Un nuovo messaggio arriverà sui cellulari di entrambi:

    @morningstar @magicsam? Spero abbiate preso le vostre scelte accuratamente, perchè di certo non si può tornare indietro. Avete pensato all'utilità di ogni singolo oggetto? Probabile di sì, probabile di no, magari avete agito d'impulso appropriandovi della prima cosa che vi è capitata fra le dita. Ebbene, ricordate di avervi detto di aver già fatto danni? No, non mi sono dilungata adeguatamente, ma credo che adesso sia arrivato il momento giusto per farlo: accidentalmente ho commesso un grave errore di calcolo. Non è colpa mia se la scienza mi ha tratta in inganno e vi giuro di essermi informata adeguatamente prima di agire; sapevate che un corpo umano può resistere per poco meno di due minuti sott'acqua? Dopo averlo sperimentato, posso dirvi che non è così. Beh, a mia discolpa posso dirvi che non mi aspettavo affatto che andasse a finire così, soprattutto perchè immagino che la morte per annegamento non sia una morte eroica. Uno dei miei due ostaggi, sott'acqua, ha sprecato il fiato nel tentativo di slegarsi e tornare in superficie, mentre l'altro ha semplicemente fatto ciò che gli ho ordinato. Vedi cosa significa seguire le mie direttive, Beatrice? A volte si tratta proprio di vita o di morte. Mi stavo divertendo con loro due, eravamo entrati così in sintonia che ho voluto festeggiare con un tuffo notturno, ed uno dei due ha voluto rovinarmi i giochi. Ho provato a rianimarlo, perchè in fondo anche io ho un cuore, ma è stato inutile. Proprio per questa ragione, ho scelto di lasciarvi liberare la persona rimasta viva - seppur malconcia, così che possiate andare a recuperare il cadavere e tornarvene a casa a compiangere la vittima. So che adesso nelle vostre testoline inizierà a rimbombare la seguente domanda con conseguente supplica: chi sarà morto? Fai che non sia Percy; fai che non sia Malia. Voglio che scopriate da soli chi sia stato il più debole, anche perchè adesso mi servite lucidi, e dovete unire le forze per arrivare a salvare il sopravvissuto. Aiutatevi con gli oggetti che avete con voi.


    In lontananza, proprio al centro del lago, apparirà una barchetta illuminata, sulla quale è inginocchiata una figura incappucciata con un sacco di iuta e con le mani legate dietro alla schiena. Tris e Sam dovranno trovare un modo per salvare il prigioniero, ricordando che il Lago Nero è infestato da avvincini e maridi.


     
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    Sono davvero, davvero, felice che iniziate a comprendere come girino le cose con me; ci è voluto un po' per addestrarvi a rispettare le mie regole, ma alla fine ci sono riuscita. O quasi. Bea, tu sei troppo complicata, troppo ribelle, anche quando credo di averti in pugno tu scegli di fare di testa tua: come l'iniziativa di spezzare le bacchette. Dimmi, ti ho chiesto di farlo? E' proprio più forte di te avere l'ultima parola, e benchè rispetto all'altra volta tu sia migliorata in quanto ad ubbidienza, il tuo comportamento di sfida nei miei confronti mi fa incazzare terribilmente. Stringe istintivamente i denti, Tris, osservando l'amico mentre tira su col naso e tenta di rimettersi in sesto, nonostante la stretta allo stomaco. « Andiamo. » Asserisce sospirando prima di gettarsi assieme a Sam in una corsa verso le sponde del Lago Nero. Giunti di fronte al forziere, all'ombra del castello, Tris si guarda attorno con fare circospetto prima di sfilarsi i due pugnali gemelli dalla cintura porgendoli a Sam. Per un istante, la tentazione di urlare e mettere in guardia l'intero castello è fortissima, ma alla fine desiste, scuote la testa e lo intima a impugnare una delle armi. « Svitiamo le cerniere, poi facciamo leva con le lame.. se non è incantato dovrebbe cedere.. » Anche una delle sue lame, stretta attorno al polso scatta, mentre l'argento si insinua tra le crepe della chiusura. Dopo un po' di sforzi e dopo aver armeggiato per un po' con le cerniere svitandole ad una ad una, un po' per uno, alla fine il forziere si apre. Al suo interno non c'è molto. Sul fondo dello stesso non c'è altro se non una corda, un pugnale, una boccetta e un oggetto strano dalla forma allungata. La prima cosa che attira la sua attenzione è proprio ciò che non conosce. Allunga le dita nella direzione dell'oggetto e se lo gira tra le dita per qualche istante. Per sbaglio lo aziona e dal suo interno scatta una luce che prende a fluttuare sopra le loro teste. Mentre attende che Sam scelga a sua volta qualcosa, Tris continua a guardare quell'oggetto strano che ha tra le mani assottigliando appena lo sguardo. « Che cos'è? » Gli chiede in tutta fretta, mentre se lo rigira tra le mani. « Hai mai visto qualcosa del genere? » E nel dire ciò glielo lancia con particolare disinteresse, non sapendo cosa farsene di preciso. Ma soprattutto a cosa mai potrebbe servire una simile cosa? Sarà l'ennesima fregatura. Poco dopo il forziere scatta magicamente e torna alla sua forma originale, nonostante gli atti vandalici dei due ragazzi. E a quel punto una nuova notifica attira la loro attenzione. Ascolta Sam mentre legge, guardandosi attorno, percorrendo la buia superficie del lago nero senza riuscire a vedere assolutamente nulla. « Non è vero! » Asserisce in tutta emergenza Tris appena la lettura del messaggio si è conclusa. « Stanno bene entrambi. Vedrai. Percy terrà al sicuro Malia. Vedrai. » Vedrai.. E nel dire ciò annuisce mentre col fiato corto si piega per un istante sulle ginocchia. « Non possiamo farcela a nuoto. Non sappiamo nemmeno dove andare. » Gli occhi di Tris scattano istintivamente in direzione della Rimessa delle Barche. Il tempo impiegato per raggiungerla sarà comunque minore del continuare a nuotare a destra e manca senza alcuna cognizione di causa. Le indica quindi la casupola appena illuminata da un paio di fiaccolate e infine lo intima a correre in quella direzione. La Rimessa. Un luogo così speciale.. infangato da così tanti brutti ricordi. Corre e corre, senza mai fermarsi. Nella sua mente continuano a rimbombare le stesse parole: So che adesso nelle vostre testoline inizierà a rimbombare la seguente domanda con conseguente supplica: chi sarà morto? Fai che non sia Percy; fai che non sia Malia. Voglio che scopriate da soli chi sia stato il più debole, anche perché adesso mi servite lucidi, e dovete unire le forze per arrivare a salvare il sopravvissuto. Vista dalla prospettiva di Tris però, non c'è una prospettiva migliore di un'altra. La migliore amica - la prima vera amica che ha mai avuto contro il suo ragazzo. Forse avevano litigato, forse non stavano nemmeno più insieme, ma ciò non significava che la giovane Morgenstern era anche solo lontanamente pronta a vederlo ferito - peggio ancora morto. Quell'ipotesi non esisteva nella sua testa. L'idea che uno tra Malia o Percy non c'erano, era troppo persino da immaginare, figuriamoci accettarlo come dato di fatto. Una barca galleggia accanto al molo. Per sicurezza, vi getta dentro una fune. trovata all'interno della rimessa. Se lo Shame ci teneva così tanto, forse potrebbe essere utile. Non ha la più pallida idea di cosa potrebbe ritrovarsi in quell'oscurità, ma incalzata da una certa emergenza, si appresta ad agganciare alla barchetta una fiaccola, salendo in fretta e furia sull'instabile imbarcazione, mentre afferra uno dei remi malridotti. Non sa esattamente in quale direzione andare. « Puntiamo verso il centro? » Chiede di conseguenza mentre inizia a remare guardandosi intorno. Tenta di stare attenta a qualunque rumore, qualche segnale di vita. Un battito del cuore, un fruscio diverso; qualunque cosa che possa mutare nell'aria oltre al rumore dell'acqua spinta dai remi. Non si vede niente. Non si sente niente. Ad un certo punto è persino pronta a gettare la spugna. La fiaccola, per quanto riesca a illuminare lo spazio che li circonda, non permette loro di vedere poi molto. Ad un certo punto però, qualcosa in quella piatta oscurità cambia. Riescono finalmente a vedere il punto di luce che emana la piccola imbarcazione. Lentamente di fronte ai loro occhi si palesa la figura di una barchetta molto simile a quella su cui si trovano i due. « Sam! » Punta la piccola imbarcazione indicandola all'amico, affinché entrambi remino in quella precisa direzione, e quando finalmente sono abbastanza vicini, Tris scavalca la loro barchetta per salire sull'altra passandosi attorno al torso il giro di corda che hanno raccolto all'interno della Rimessa. Attende che Sam faccia altrettanto, incastrando uno dei due remi tra i ganci di metallo di entrambe le imbarcazioni, per non vedersi allontanare troppo la loro. Non si sa mai. Di fronte a loro una figura inerme. Mani e piedi legate e il volto coperto. Ce ne è davvero solo uno. A giudicare dalla stazza del corpo, illuminato sufficientemente dalla fiaccola, Beatrice riesce a farsi un'idea ben precisa, ma nonostante ciò osserva Sam deglutendo, mentre attende una sua presa di posizione. Lei non sa se vuole vedere. Questa volta non è certa di voler sapere niente. [...]

    Lui non c'è. E per quanto sollevata di vedere Malia, una parte di Beatrice sembra interrompersi. Passa automaticamente la propria giacca attorno alle spalle della ragazza sentendole il battito cardiaco. « C'è polso.. » Ma è debole. Una parte di Tris si è allineata mentre osserva la calma superficie del Lago Nero cercando di capire cosa fare. Sta tremando, il respiro affannato mentre si copre il volto con un braccio. Per un istante si è bloccata. Non sa cosa fare. Non ha la più pallida idea di come agire. Una parte di sé sembra quasi attendere un'altra notifica da parte dello Shame. « Andiamo, andiamo. Qual è la prossima mossa. Dov'è? » Non c'è. Si sta aggrappando con forza al braccio di Sam tentando di non perdere equilibrio le ginocchia la stanno già abbandonando. Non riesce ad accettare quell'eventualità. Percy è un lycan. E' un ottimo mago. E' il migliore di noi. Lo è sempre stato. E se lo Shame fosse migliore? In fondo, una serie di azioni non indifferenti sono state compiute da quel meccanismo del demonio. Ha manomesso le clessidre, è quasi riuscita nell'intento di uccidere una strega di indubbie capacità decisamente superiori a quelle di qualunque studente. No. Percy è pronto. Lui è intelligente. Sa sempre cosa va fatto. E' impossibile che sia.. caduto. "Cadere" la massima azione a cui riesce a pensare. « Sam.. lui c'è. Te lo giuro che lui c'è. Ti giuro che non gli è successo niente. Dobbiamo trovarlo. Non può non esserci. Io.. io... lo avrei sentito. Avrei sentito se gli fosse successo qualcosa. Noi ci sentiamo.. tutti quanti ci siamo sempre sentiti. » La verità è che i lycan hanno un legame particolare, ma dopo la chiusa delle Logge, quale vincolo li unisse ancora, nessuno l'ha mai capito. C'era la lealtà, una predisposizione naturale l'uno verso l'altro. Ma oltre a quello, nessuno sapeva se era rimasto qualcosa. Continuavano a restare uniti per un semplice istinto naturale, non riuscivano a nuocersi l'un l'altro, ma nessuno sapeva dire se fosse per un vincolo altro o semplicemente perché sceglievano che fosse così. Sembra restare senza fiato, nell'intento di convincere Sam che Percy sta bene. O forse, non sta nemmeno cercando di convincere lui, forse in realtà sta solo tentando di convincere se stessa. « Che cos'ha detto? Ha detto.. ha detto.. ha detto che è lì sotto.. ha detto questo vero? Ha detto che.. » Si passa le mani tra i capelli e si libera della cintura che ha addosso senza nemmeno pensarci. Fa altrettanto con i gli stivali e la corda che si è portata appresso dalla rimessa delle barche. Le lame scattano nuovamente in automatico mentre stringe i denti e osserva la superficie oscura dell'acqua. « Vado a cercarlo. » E prima che possa sentire qualunque cosa potrebbe farla desistere dalla mossa più stupida di sempre salta in acqua, dirigendosi verso il basso. E' fredda, estremamente fredda e buia. L'unica fonte di illuminazione sono le due fiaccole in alto sulle rispettive barchette, non sufficienti per illuminare il suo percorso di discesa negli inferi. Ma lei continua a nuotare verso il fondo, tagliando di netto la vegetazione che sembra quasi volersi arpionare attorno ai suoi arti.
    YUDMFPY
    Si guarda attorno per qualche istante, Destra, sinistra, davanti e dietro. Tenta di percorrere la più ampia area possibile, che comunque è troppo poco perché possa considerarsi minuziosa e poi, giunta alla conclusione di dover risalire per riprendere aria, torna verso la fonte di luce, controllando attentamente il fondo della barchetta per scrupolo. Nessuna traccia di presenza umana - o non umana, per quel che può valere. Sa che lì da qualche parte ci sono tante creature che odiano essere disturbate. Fa leva solo sulla sua conoscenza delle Maridi - creature estremamente fiere e pericolose all'occorrenza, ma non per questo necessariamente ostili. Trattare con loro richiede solo un gran rispetto e riverenza, molto simili ai Centauri da quel punto di vista - almeno nei giorni buoni. Risale poco dopo; l'espressione esasperata. Beatrice Morgenstern, improvvisamente un cucciolo smarrito, messa di fronte alla sua peggiore paura. Perdere qualcuno che ama.« Non c'è. Non si vede niente. » Asserisce col fiato corto mentre si arpiona alla barchetta. Lo sguardo di lei si volge automaticamente verso Malia, ancora priva di sensi. « Ascoltami Sam.. Malia va portata in infermeria capisci? » Si morde istintivamente il labbro chiudendo per un istante gli occhi. « Prendi la barca e torna alla rimessa. Portala subito a farla visitare da un Medimago. » Non abbiamo scelta. Non abbiamo alcun modo per chiamare rinforzi, non possiamo fare niente. Io non posso fare niente. « Io torno con l'altra, quando ho trovato Percy. E' qui da qualche parte. » Sì. Lui è qui. Lui sta bene. Benissimo. Devo solo trovarlo e riportarlo a casa. Così staranno entrambi bene. Così avremmo salvato entrambi.


     
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    Mentre i giovani tentano di capire come muoversi successivamente, le due piccole imbarcazioni dondolano a destra e a sinistra, seguendo il profilo di qualche onda più pronunciata che li raggiunge. Non ci vuole molto per capire che delle onde, all'interno di un lago, possono essere provocate soltanto da qualcosa che vi sta all'interno. Non riescono a racimolare nemmeno i secondi necessari per confrontarsi, perché presto un sonoro crack cattura le loro attenzioni: il legno della barca vuota esplode sotto la pressione di un paio di tentacoli enormi che affiorano dall'acqua scura, mentre le schegge schizzano da tutte le parti. Le onde provocate dall'attacco del Kraken spingono Beatrice lontano dai due amici, e non appena la ragazza tenta di nuotare per raggiungerli, qualcosa le arpiona la caviglia. Un branco di maridi si è affollato intorno a lei, le blocca gli arti, la graffia e la ferisce, mentre tenta di trascinarla giù, verso il fondo del lago.
    Nel frattempo, più in là, il Kraken ha già designato l'obiettivo successivo: un altro colpo di tentacolo spezza la seconda barca. La pressione scaraventa i corpi di Malia e Sam in due direzioni opposte, e l'ennesimo colpo della creatura lancia più lontano il corpo della ragazza, ancora incosciente. La giovane Stone si trova adesso ad una trentina di metri dagli altri due, i quali possono vedere il suo corpo, incapace di opporre resistenza, venire assalito dalle creature del lago. Presto Malia scompare tra le acque scure, negli abissi del lago.



     
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    « Smettila! » Non crede di aver mai visto piangere Tris. Nemmeno durante il lockdown, si è mostrata fragile. Nemmeno ai suoi occhi di amico. Non l'ha mai vista crollare, così come invece vede di fronte al suo sguardo, in quel momento. Perciò inspira ed espira con cautela, mentre lei parla, in preda al nervosismo. Quello stesso che anima ogni cellula del suo corpo, ma che tiene a freno perché lo sa: almeno uno dei due deve rimanere lucido. E se lei si lascia andare alle sue emozioni, per una volta, allora sarà lui la sua roccia. « Spezzala! Non la lascerei in sua custodia, fossi in te. » Così annuisce, incrociando il suo sguardo, mentre le si avvicina, per poi stringersi a lei, in quello che pare, dal di fuori, un abbraccio sbilenco. La tiene stretta, mentre sente i loro battiti accelerati viaggiare sulla stessa frequenza. « Ce la faremo. » Sentenzia, con quella sicurezza che sbalordisce persino lui. Ma ne è stranamente convinto. « Ma tu devi restare con me. » Sussurra, prima di scivolare via dalla sua presa. La fissa per qualche istante, prima di lasciare andare la bacchetta sulla panchina. Nessuna garanzia, niente di niente. Perché ha ragione Tris: lei ha preso Percy e Malia ed è questa l'unica cosa che conta. « Prendere la strada che ci sembra più comoda, facendo di testa nostra, come hai visto, non ripaga in fondo. » Per questo, decide di piegarsi alle regole dello Shame, riponendo fede in un qualcosa di totalmente delirante, se ne rende conto, ma è l'unica speranza che ha al momento. Nell'esatto momento in cui posa la bacchetta, arriva un nuovo messaggio. "O quasi. Bea, tu sei troppo complicata, troppo ribelle, anche quando credo di averti in pugno tu scegli di fare di testa tua: come l'iniziativa di spezzare le bacchette. Dimmi, ti ho chiesto di farlo? E' proprio più forte di te avere l'ultima parola, e benchè rispetto all'altra volta tu sia migliorata in quanto ad ubbidienza, il tuo comportamento di sfida nei miei confronti mi fa incazzare terribilmente. Col tuo atteggiamento intraprendente stai solamente peggiorando le cose e, se non fosse troppo tardi, chiederei a Sam di farti abbassare le penne ma,ops, ho già fatto danni. Quindi direi che siamo pari, e non sarò più specifica di così giusto per lasciare libero sfogo alla vostra immaginazione." Deglutisce, accogliendo l'invito di Tris con una prima falcata verso il Lago Nero. Corrono come forsennati, senza parlare, senza mettersi troppo a pensare a fare meno rumore. Corrono e basta, con il vento che sferza loro il volto, fin quando non arrivano a ciò che gli ha indicato lo Shame: un forziere. « Svitiamo le cerniere, poi facciamo leva con le lame.. se non è incantato dovrebbe cedere.. » Prende i due pugnali che gli porge la mora e, dopo qualche minuto di resistenza, riescono a far aprire la cassa di legno, con le cerniere che saltano, lasciando andare le viti.
    « Quanta roba utile.. » commenta con un cipiglio che gli fa inarcare il sopracciglio, mentre sposta la corda da sopra una fiala. Seppur sia sempre andato piuttosto male in Pozioni, quella particolare pozione è sempre stata presente nella sua vita, prima solo per colpa del Quidditch, poi anche per colpa della sua nuova natura. Dittamo. « Che cos'è? Hai mai visto qualcosa del genere? » L'oggetto che gli lancia la ragazza atterra sulla sua mano, andando a stuzzicare la sua curiosità. « E' un Deluminatore. » Risponde, sicuro della risposta. Un aggeggio che ha sempre visto usare da suo padre per lavoro. I ricordi di una spedizione in Amazzonia, alla ricerca di Mooncalf, tornano alla sua memoria, proprio grazie all'oggetto che ruota tra le sue dita. « Se carico.. - e fa una prova, lasciando scattare il pulsante sul dorso in metallo, lasciando che un fascio di luce esca dalla sua sommità, per qualche istante, prima di spegnerlo -..come è stato opportunamente caricato, rilascia la luce che ha catturato da qualche parte. » Le spiega, mentre il forziere scatta, tornando a chiudersi sotto i loro occhi. Qualcosa che so io e non Beatrice Morgenstern. Magia pura. Un nuovo messaggio arriva in quell'istante. Prende a leggerlo, fin quando la consapevolezza non si fa strada attraverso la sua lucidità, e capisce dove vuole arrivare. « Vedi cosa significa seguire le mie direttive, Beatrice? A volte si tratta proprio di vita o di morte. Mi stavo divertendo con loro due, eravamo entrati così in sintonia che ho voluto festeggiare con un tuffo notturno, ed uno dei due ha voluto rovinarmi i giochi. Ho provato a rianimarlo.. » Gli si strozza la voce in gola, non riuscendo a continuare. Rimane a fissare il cellulare, con freddezza e apatia, troppo sotto shock anche solo per pensare che ciò che ha letto sia effettivamente una possibilità concreta. « Non è vero! Stanno bene entrambi. Vedrai. Percy terrà al sicuro Malia. Vedrai. » La voce della ragazza arriva ovattata alle sue orecchie, mentre quel momento di stasi comincia a sciogliersi, scivolandogli addosso. Si lascia guidare dall'istinto, chiudendo, per quei minuti successivi, i propri pensieri. Lui, fin troppo emotivo, non può abbandonarsi al pensiero che lo Shame gli vuole instillare nel cervello. Malia potrebbe essere morta. No, col cazzo. Così segue in silenzio la mora, infilandosi nella barchetta già galleggiante sul pelo dell'acqua. E cominciano così a remare, verso il centro del lago, fin quando non intravedono una barca illuminata, poco distante. Si avvicinano, in tutta fretta, completamente guidati da quella forza di sopravvivenza, quella spinta che li muove a continuare e andare avanti. Aspetta che sia Tris la prima a muoversi verso la seconda imbarcazione, prima di seguirla a sua volta. La stazza è minuta, non sembra essere decisamente quella di Percy ed è allora che gira il viso verso di Tris, stringendole la mano con la propria. Vado io. Si inginocchia di fronte alla persona, lasciando scivolare via il sacco di iuta, per poi scioglierle le mani. Il volto incosciente di Malia compare di fronte ai suoi occhi e per un attimo, brillano, lucidi. Prova a scuoterla, come a volerla far rinvenire, ma lei non si sveglia. « C'è polso.. » Una consolazione, quella, che viene annunciata da una voce spezzata. Si volta allora verso Tris. E' in preda al panico. « Tris..non.. » Non cosa, Sam? Cosa vorresti dirle? Se fosse stata Malia e non Percy, tu cosa avresti voluto sentirti dire? Nulla. « Andiamo, andiamo. Qual è la prossima mossa. Dov'è? Sam.. lui c'è. Te lo giuro che lui c'è. Ti giuro che non gli è successo niente. Dobbiamo trovarlo. Non può non esserci. Io.. io... lo avrei sentito. Avrei sentito se gli fosse successo qualcosa. Noi ci sentiamo.. tutti quanti ci siamo sempre sentiti. » Per un attimo si interroga se anche lui avrebbe potuto sentirlo. Il suo legame con Percy è durato poco, non si sono mai crepati di vedere, prima, ma poi, quel filo che legava un lycan al suo sin eater li aveva avvicinati, quel tanto da renderli indissolubili. L'avrei sentito? Se si fosse spento, avrei sentito il suo ultimo respiro con l'acqua che gli entrava nei polmoni? « Sì, sta bene. » Sentenzia allora. « Hai sfidato l'Onnipotente e lei vuole giocare con la tua mente ora. Vuole fotterti il cervello. E' vivo, Tris, credimi. » Spera quasi di essere riuscito nel rassicurarla, mentre cerca di raccattare un remo per darle l'altro, convinto che l'abbia ascoltato. Ma non è così. « Che cos'ha detto? Ha detto.. ha detto.. ha detto che è lì sotto.. ha detto questo vero? Ha detto che..Vado a cercarlo. » Non fa in tempo a obiettarle quella mossa decisamente stupida, così tanto da lui, che lei si butta in acqua. « No..dove cazzo vai? » Le urla dietro, spronandosi appena oltre il bordo della barca, come a volerla riprendere, con la mano che si chiude intorno al nulla. E' allora che si volta verso Malia. E' ancora rigida e inerme, allora la stringe tra le sue braccia, sperando di infonderle un po' di calore, grazie a quella sua abitudinaria temperatura corporea più alta. « Mals, svegliati. » L'avvolge, socchiudendo gli occhi, con le labbra che le sfiorano la fronte. La barca prende a dondolarsi, così come fa lui, in quella ninna nanna accorata. « Torna da me. » Le sussurra, aspettando. Aspettando l'inevitabile. Aspettando che Tris riemerga, aspettando quella morte certa che si preannuncia per loro, di fronte ai suoi occhi cristallini. La notte in cui tutto troverà una fine. Perché noi stiamo per morire. Come Percy. La barca sobbalza, non appena le braccia di Tris si arpionano al suo bordo.
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    « Non c'è. Non si vede niente. » E' morto. Cazzo Percy, come hai fatto a morire? Non è possibile. Sei il più furbo e abile di tutti. Non è possibile. In completa negazione, lascia andare il corpo di Malia e si allunga verso la miglior amica. Le braccia si immergono nell'acqua congelata, pronte a stringerle i fianchi per aiutarla a risalire. « Ascoltami Sam.. Malia va portata in infermeria capisci? » Annuisce, ma continua a ferrare la presa su di lei. « Sali. » Le ordina perentorio, guardandola con gli occhi fiammeggianti, per la fiaccola all'interno della barca. « Prendi la barca e torna alla rimessa. Portala subito a farla visitare da un Medimago. Io torno con l'altra, quando ho trovato Percy. E' qui da qualche parte. » Scuote la testa, facendo forza contro la sua pelle, sotto la maglia. « Torniamo tutti insieme a riva. Ti ho detto sali. » Deglutisce, cercando di farsi ascoltare dalla parte più razionale di lei. « Dammi retta per una buona volta. Ha detto che li aveva davanti a lei, imbavagliati e legati. Lei la vedi? » Le domanda, prontamente, mentre, stranamente, i neuroni nella sua testa prendono a muoversi velocemente. Certo, è tutta una finzione. Continua a giocare con le nostre menti. « Forza! » Le dice, cominciando a tirarla su. Ma un rumore secco, dall'altra barca, cattura la loro attenzione, facendo sì che Sam lasci la presa. Le onde si fanno sempre più mosse, mentre l'imbarcazione si piega su se stessa, cominciando a far volare ovunque schegge di legno, tanto da costringere Sam a proteggersi il volto con un braccio. « Trisss! » Urla a pieni polmoni, vedendola allontanare tra le acque scure. Fa per buttarsi a sua volta, per raggiungerla, ma anche la loro barca viene presa di mira dai tentacoli appiccicosi del kraken. In preda alla confusione e al caos generale, Sam cade in acqua, tra i detriti. Con la coda dell'occhio, riesce a scorgere il corpo di Malia che viene avviluppato dalle spire delle creature marine, che la portano verso il basso. E il ragazzo urla, come un forsennato. Urla, mentre rimane a galla. « Tris, usa la lama! » La intima, mentre si sente prendere la caviglia da un avvincino e poi da un altro e un altro ancora. L'eredità del suo bisnonno gioca a suo favore, nel momento in cui si ricorda che per combatterli, basta fare pressione sulle loro lunghe dita affusolate. Così mette tutta la forza che ha in corpo per stringere le loro ossa, quel tanto che basta per farli distaccare e andare oltre, nuotando verso il punto dove ha visto affondare Malia. Poi si immerge, con la mano destra che corre alla tasca a prendere il deluminatore. Non vede niente, nemmeno con i suoi sensi acuiti, per cui ha bisogno di una fonte di luce. Fa in tempo a prenderlo, che una schiera di maridi lo accerchia. Le caviglie vengono agguantate dalle loro mani palmate e si sente trascinare inesorabilmente verso il basso. Comincia a sentire bruciargli la gola, con l'aria che si prosciuga lentamente nei suoi polmoni, quando apre la bocca, ingoiando acqua, mentre si dimena per staccarsi di dosso tutte le creature che lo assalgono. Come un pesce fuor d'acqua, sguscia tra di loro, ma scrollatosene di dosso una, altre tre lo prendono. Ed è proprio nel caos generale che, poco prima di farselo sfuggire dalle dita, accende il deluminatore, per puro caso. Da esso fuoriesce un fascio di luce che si propaga velocemente attraverso l'acqua, creando intorno a lui un'aureola luminosa. Gli esseri, che contendono ogni parte del suo corpo, cominciano a dimenarsi, con sibili stridenti che fuoriescono dalle loro bocche taglienti. E così come sono arrivati, velocemente lo lasciano andare e lui, con un paio di colpi di gambe, riemerge oltre il pelo dell'acqua. Prende fiato per qualche secondo, con i polmoni che sembrano ribellarsi, infuocati da quel momentaneo blocco d'aria. « Tris! » Urla girandosi verso il punto in cui la vede dimenarsi, sotto il fiocco pallore lunare. Prova a puntare verso la sua direzione il deluminatore, ma è troppo lontano per raggiungerla. Prima Malia, che è indifesa e senza sensi. Si annota e, dopo aver preso un gran respiro, si immerge nuovamente. Con il fascio di luce sempre di fronte a sé, si inoltra attraverso gli abissi lacustri, alla sua ricerca. La trova poco distante, ancora attaccata da alcuni avvincini. Alla vista della luce, essi scappano via, lasciandogli campo libero per poter stringere il braccio della mora e riemergere. Con fatica, fa ampie bracciate in direzione dei suoni che percepiscono i suoi sensi ferini ed è soltanto quando la vede ad occhio nudo, che le punta addosso il deluminatore. La luce la investe e le creature la lasciano libera, nell'immediato. « Andiamo a riva. ORA! » La intima a fare, con un tono che non accetta obiezione, e solo dopo averla vista cominciare a nuotare, si avvia dietro di lei, con Malia ancora stretta a sé. Una volta arrivati ad avere la terra sotto i piedi, deposita Malia sul bagnasciuga e si tasta la giacca, alla ricerca della fialetta. La lancia a Tris, affinché possa servirsene per le sue ferite e poi guarda la mora, ancora immobile a terra. « Tris..» prende a dire, mentre carezza il collo di Malia, per accertarsi che ci sia ancora il polso. « Percy non c'era. Non era lì sotto, deve essere da qualche altra parte. Ed è vivo. » Commenta asciutto. « Lei gioca con la tua mente, perché sei testarda e ribelle. Devi piegarti. » Alza lo sguardo verso di lei e c'è durezza nei suoi occhi verdi. « E' più grande di te, devi accettarlo. Devi mettere da parte il tuo orgoglio e devi stare al suo gioco, alle sue regole. » E' stanco, stanco morto, mentre parla, riprendendo fiato di tanto in tanto. « Lo devi fare per Percy. Qualsiasi cosa ci dirà di fare, da ora in poi, noi la faremo. Così come ci dice di fare. Perché lei ha Percy e la tua testardaggine non vale la sua vita. »
     
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    Passano appena pochi minuti dal ritorno a riva dei ragazzi, che la giovane Malia inizia a dimenarsi, e a sputare acqua insistentemente, per poi finalmente riprendere a respirare. Si mette a sedere e si guarda intorno confusa, per qualche secondo, prima di posare lo sguardo su Sam, ed infine su Beatrice. Dopo qualche momento di silenzio, estrae dalla tasca dei jeans una bacchetta, che punta con mosse repentine prima sulla ragazza e poi sul giovane, colpendo entrambi con una luce rossastra. Quando i due sono privi di sensi, l'uno disteso accanto all'altra, le fattezze di Malia Stone cominciano a mutare, trasformandosi in altro. Nel buio di quella notte inoltrata, si sente scagliare un ultimo incantesimo. « Oblivion. »

    Sam e Beatrice ricorderanno alla perfezione tutti gli eventi della serata appena trascorsa, così come tutto ciò che è accaduto loro nelle ultime settimane. La loro memoria, insomma, rimarrà pressoché intatta, con una singola - ma importante - variazione. Non ricorderanno più la conclusione della precedente sfida assegnata loro dallo Shame, riguardante la Preside di Hogwarts: non avranno memoria di aver trovato un modo per salvarla, di averla portata a Inverness e averle risparmiato la vita. Al contrario, nelle loro menti verrà instillato il ricordo falso di aver piuttosto assistito all'uccisione della donna, avvenuta per mano dell'altro.

    Ricordo di Beatrice:
    « ASPETTA! » Beatrice urlava, nel disperato tentativo di farsi ascoltare dal compagno, che suo malgrado non sembrava voler sentire ragioni. Scosse la testa con decisione, serrando la presa sul braccio del ragazzo, e bloccando, per un momento, la sua avanzata. « Non deve per forza andare così, Sam. Possiamo trovare una soluzione, aggirare il problema... » Lo strattonò con forza dalla sua parte, così da tenerlo lontano il più possibile dalla donna. Il giovane strinse i denti, mentre un ghigno alieno, uno che Beatrice non aveva mai conosciuto sul suo viso, illuminava la sua espressione. Quello non era il Samuel che conosceva. « Aspetta - ripeté con urgenza - possiamo portarla ad Inverness. Lì sarà al sicuro e nessuno verrà a saperlo. Lo diremo a Holden, e a lui soltanto. Puoi smaterializzarti tu e- »
    Il ragazzo la interruppe, divincolandosi dalla sua presa con una violenza che non aveva mai visto. « Ma non capisci? » sbottò, furente, mentre si arrampicava sul corpo della donna, finendo per sovrastarla. Lanciò alla ragazza uno sguardo carico di risoluzione. « Non abbiamo altra scelta, Tris. Questa è la nostra unica opzione. » Tris non credeva a quelle parole. Proprio lei, che aveva posto fine a più di una vita nonostante la sua giovane età, era ben consapevole di come ci fosse sempre un'alternativa. Ma Sam aveva già deciso per entrambi. La Preside doveva morire. La Grifondoro non fece in tempo ad avanzare, che vide le grandi mani dell'amico chiudersi con determinazione intorno alla gola della Preside e stringerla sempre con più forza e ferocia, fino a quando la donna non smise di divincolarsi nel sonno, mentre la vita l'abbandonava. Quella siringa che lo Shame aveva consegnato loro scivolò via dalle dita della giovane, emettendo un tintinnio agghiacciante non appena si scontrò con il pavimento.
    Ogni volta che ripensa a quella sera, Beatrice, non si dà pace. Non sa spiegarsi a pieno il perché delle proprie azioni: non capisce perché non abbia fatto nient'altro per fermarlo, perché sia rimasta lì, paralizzata, a guardare quella povera donna divincolarsi nel sonno sotto la morsa spietata di chi non si era fatto alcuna remora a fare di sé un assassino. Quello non era Sam. Ripercorre quegli eventi col cuore pesante, e si rivede tra i boschi, insieme a lui e a quell'inspiegabile ghigno sadico che indossava, diventare complice di quel reato, e concludere quella terribile nottata occultando insieme il cadavere della defunta.

    Ricordo di Sam:
    Tris aveva negli occhi una luce aliena. Sam conosceva bene l'impetuosità e l'ardore che guidavano la giovane, eppure in quel momento lo spaventò la cieca determinazione che l'amica aveva assunto di colpo, dopo aver letto il testo dell'atroce sfida che lo Shame aveva appena posto loro. Uccidete la preside. Beatrice non batté ciglio: forse aveva ragione lei, era stupido perdere tempo a porsi questioni di tipo etico quando c'erano a rischio le vite dei loro cari; ma quella freddezza di fronte alla prospettiva di mettere fine ad una vita innocente gli sembrava del tutto inconcepibile.
    « Forza! » La sentì urlargli contro, in preda ad una furia che non le aveva mai visto addosso, mentre gli porgeva quella piccola siringa. « Devi essere tu, hai capito? Devi ucciderla adesso. Solo così avremo l'immunità. » Il Serpeverde serrò i denti, spostando lo sguardo dall'arma all'amica. Era davvero così semplice uccidere qualcuno? Così immediato come diceva Tris?
    « Riflettiamo un attimo » si risolse a dire, iniziando a guardarsi intorno alla ricerca di una via d'uscita. Deve esserci un modo per evitarlo. Per quanto anche a lui paresse impossibile poter risolvere quel problema semplicemente passando in rassegna la stanza con lo sguardo, dovevano almeno tentare un'altra strada. « E se la nascondessimo da qualche parte? » tentò. « Oppure andiamo dagli altri - Dean, Malia, Percy, Holden, tutti quelli che ha minacciato di colpire. Li mettiamo in guardia e... »
    « E cosa, Sam? COSA? » La mora fece un passo verso di lui, l'espressione sul suo volto improvvisamente minacciosa. « Sei solo un cazzo di codardo. » Queste furono le ultime parole che gli rivolse, prima di marciare convinta verso il corpo della donna. Con una mano le trattenne fermamente la testa, e con l'altra, dopo aver estratto dalla propria cintura un coltellaccio, le tagliò la giugulare. Sam si irrigidì, mentre guardava impotente i rivoli di sangue scivolare lungo la gola della donna, macchiando i vestiti che indossava e le mani di Beatrice. Il pugno del ragazzo si strinse forte intorno a quella siringa ormai inutile, unico strumento che avrebbe potuto donare alla donna una morte clemente. Lo Shame, per quanto sadico e crudele, aveva offerto loro il modo meno cruento per portare a termine quella sfida. Ma Beatrice, come al solito, aveva fatto di testa sua, e stavolta l'aveva fatto scegliendo la violenza, l'assassinio cruento. E Sam era rimasto lì, inerme, a guardare.



     
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