Heads on a science apart

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  1. icarus
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    "Gabriel..?" la voce docile, velata da una flebile preoccupazione, della sorella lo riscosse dalla lettura, facendolo voltare verso la porta della stanza, dove la ragazza stava ferma a guardarlo con lo sguardo di chi stava cercando di trattenersi in tutti i modi dal mostrare pietà. "Oh..non ti avevo sentita entrare. Dimmi tutto." Un istante di silenzio si frappose tra loro, tra gli occhi incerti della ragazza e quelli impenetrabili di lui. "Ero solo venuta per chiederti in prestito uno dei tuoi vecchi libri di Durmstrang. Mi farebbe comodo per una ricerca. Quello di Arti Oscure, per la precisione." Senza muoversi dalla sedia, il giovane estrasse la bacchetta, richiamando a sé il volume citato e facendolo fluttuare fin nelle mani della sorella, rivolgendole un piccolo sorriso. "Grazie.." "Figurati, basta che me lo riporti intatto." Forzò un secondo sorriso, cercando di troncare lì il discorso, conscio del fatto che lei avesse probabilmente altro in mente - qualcosa di relativo alla situazione in cui lo aveva trovato impegnato. E infatti la giovane non si mosse, rigirandosi il libro tra le mani e mordendosi le labbra con fare titubante, portando Gabriel a sollevare un sopracciglio con fare inquisitivo. "Hai bisogno di qualcos'altro?" chiese quindi gentilmente. La sorella, a quella domanda, indugiò con lo sguardo sul diario che lui teneva ancora aperto di fronte a sé, prendendo poi un respiro profondo e colmando a passo sicuro la distanza tra loro. Non appena mosse il primo passo, il Serpeverde chiuse di scatto il diario malconcio, assumendo un'espressione più dura. "Gabriel..penso davvero che ti farebbe bene parlarne. Da quando sei tornato non hai voluto aprire bocca a riguardo, ma ne' io ne' mamma e papà siamo degli stupidi: riusciamo a distinguere un animale comune da un maledictus, e vederti sempre impegnato a leggere quel diario compulsivamente..beh, non ci vuole molto a fare due più due. Se ti tieni tutto dentro farai solo peggio. Per piacere..lascia che ti aiuti." Le iridi della ragazza si spostarono febbrili sul falco che se ne stava appollaiato sulla spalliera della sedia occupata da Gabriel, ma scapparono presto via da quel contatto visivo, come se sentissero di essersi intromesse in qualcosa di troppo privato. Gabriel rimase in silenzio per qualche istante, fissando la sorella in volto con uno sguardo indecifrabile. "E' il suo diario, quello, vero?" Sì, lo era. In quel diario erano contenute le memorie degli ultimi due anni di vita umana di Blake - la sua versione della storia. E da un certo punto in poi, Gabriel era citato in ogni pagina. Se vi era ancora rimasto qualcosa a testimonianza del fatto che quel falco fosse stato un tempo una persona, era proprio quel diario - e proprio per questo lui lo custodiva con tanta gelosia. "Non voglio parlarne. Quando ne avrò intenzione, sarai la prima a cui mi rivolgerò, ma per ora preferirei che ne' tu ne' i nostri genitori mi facciate pressione sull'argomento." Una risposta impeccabile, in cui sarebbe riuscito arduo a chiunque scorgere una qualsivoglia traccia di sentimento o nervosismo. Dal modo in cui parlava, sembrava quasi che l'argomento fosse una semplice magagna scolastica. Lui era così, e sua sorella lo sapeva bene: strappargli una reazione diversa dalla calma era estremamente difficile. Ciò, dunque, rendeva anche arduo capire quale fosse il limite oltre il quale non era più consentito spingersi con lui. In tale consapevolezza, quindi, la ragazza si limitò solo ad annuire rispettosamente, facendo un passo indietro. "Va bene." disse flebile, avvilita dall'ennesimo rifiuto. Scosse il capo, come a cambiare discorso, cominciando a frugare nella borsa a tracolla. "Tanto che sono qui ti lascio questi. Olympia deve esserseli dimenticati l'ultima volta che mi ha fatto ripetizione e credo che tu la vedrai sicuramente prima di me. Se potessi restituirglieli mi faresti un gran piacere. Ah, e ringraziala moltissimo da parte mia: con il suo aiuto ho preso il massimo al compito di Erbologia. Anzi, sto quasi facendo un pensierino sul prenderlo come indirizzo universitario." A quelle parole, il sorriso di Gabriel si fece più sincero. "Sono molto fiero di te. E credo che Olympia sarà felice di sapere dei tuoi risultati. Non preoccuparti - la vedrò oggi pomeriggio e le riferirò tutto." Il viso della giovane brillò raggiante, mentre con titubanza si avvicinava per schioccare un velocissimo bacio sulla tempia del fratello e corrersene subito via verso la porta con una risatina vittoriosa. "Questa volta sei stato troppo lento. Ciaooooo." Ridacchiò appena, Gabriel, strofinandosi la manica della camicia sulla tempia e scrollando il capo tra sé e sé, volgendosi poi verso il falco, ancora appollaiato sulla spalliera. "Che ti avevo detto? Non ha il senso dello spazio personale. Fosse per lei, sarebbero tutti baci e abbracci." Dopo averlo detto, lo sguardo del ragazzo si spense pian piano, sfociando in una sfumatura più amara mentre avanzava una mano per accarezzare appena il piumaggio dell'animale. Tu su questo mi hai sempre capito, però. Per te non era un problema. Era forse una delle poche cose in cui eravamo simili.
    Aveva portato con sé i due volumi di Erbologia avanzata all'appuntamento già fissato con Olympia da qualche giorno prima. Ormai arrivati alle soglie della sessione estiva, con l'esame di Magibiologia che incombeva sulle loro teste come la spada di Damocle, i due si vedevano abbastanza spesso per ripassare, scambiarsi appunti e schemi, e in generale alleggerire l'ansia per uno degli esami più importanti di quel primo anno. Quel duo si era rivelato vincente sin dall'inizio, dato il modo in cui i rispettivi corsi di studio offrivano l'opportunità di condivide e completare le reciproche conoscenze con studi più approfonditi - la prospettiva che mancava a lei ce la metteva lui, e quella che mancava a lui la offriva lei. Inutile dire che i professori avevano incoraggiato caldamente quel connubio, invitandoli a condividerlo anche con i compagni.
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    Arrivato in anticipo come al suo solito, ordinò quel classico tè alla menta che lo caratterizzava e si prese la libertà di ordinarne uno alle erbe per Olympia - di cui ormai conosceva bene le ordinazioni. Anche lei, come lui, non beveva caffè - altra cosa che li aveva portati simpaticamente vicini in quel mondo di persone che rimangono scioccate da simili abitudini. La ragazza non si fece comunque attendere, e arrivò pochi istanti dopo che Gabriel avesse preso posto; tra di loro un piattino di biscotti e i due tomi prestati alla sorella. Sorrise all'arrivo della rossa, alzandosi in piedi e rimettendosi a sedere quando l'ebbe fatto anche lei. "Hai fatto proprio colpo su mia sorella. Stravede per te alla grande. Oggi mi è venuta a trovare e mi ha detto di riferirti che grazie a te ha fatto un figurone al test di Erbologia e che pensa di scegliere il tuo stesso indirizzo universitario, dopo il diploma." Sorrise, portandosi il tè alle labbra e facendo scivolare più vicino a lei sul tavolo i due tomi. "Mi ha anche detto di ridarti questi. Mi sorprende non mi abbia mandato a chiederti anche un autografo." Ridacchiò appena, prendendo un biscotto dal piatto, che divise in due. Ne sbriciolò una parte, porgendola sul palmo di una mano al falco appollaiato allo schienale di una sedia vuota tra lui e Olympia. Questo cominciò a beccare il biscotto ben volentieri, facendolo fuori piuttosto velocemente. Una volta finito, Gabriel si pulì velocemente le mani su un tovagliolino di carta e prese un nuovo sorso di tè. "Sei riuscita a studiare qualcosa questi giorni? Ho saputo che tra la scomparsa della preside, le clessidre e questa app di cui tutti parlano, hai avuto il tuo bel da fare." Si interruppe un istante. "Sembri stravolta." Chi non lo sarebbe, al tuo posto?

     
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    « Sì insomma, in giornata dovrei tornare a Falmouth, ma poi questa sera, come promesso, ci sono. » La voce di Malia le rimbomba nelle orecchie, mentre la mente di Olympia è palesemente da un'altra parte. Con tutti i casini che sono successi ultimamente, con tutte le responsabilità che le sono ricadute addosso, dopo la famosa assemblea, non riesce davvero a dare più i resti e a rimetterci, il più delle volte, sono le sue relazioni interpersonali. E la cosa peggiore è che, onestamente, l'idea di distaccarsi, lentamente, rialzare una sorta di muro, tra lei e il mondo esterno, non le dispiace più di tanto. E' da tanto che non parla apertamente con un suo amico, è da tanto che non si confronta con un famigliare, è da tanto che non parla e basta. Ascolta, interiorizza i problemi altrui, le lamentele degli studenti, le critiche dei collegiali e si crogiola in quel momento di stasi, in cui c'è una parte di sé che vorrebbe urlare al mondo la sua verità e un'altra che preferisce continuare a nascondersi. Probabilmente perché ha paura della reazione. Ha paura di essere vista per com'è realmente, quando è la prima a non voler accettare la realtà dei fatti, alla fine dei conti. Tutta quell'aura di perfezione che le è sempre stata attribuita, la stessa che non ha mai voluto, ma alla fine ha cominciato ad interiorizzare come propria, potrebbe crollare da un momento all'altro, lasciandola lì, a doversi rimettere in gioco per la terza, la quarta, la quinta volta. Lasciandola lì, ad accettare il nuovo cambiamento, lo stesso a cui lei resiste, con tutta se stessa. « Lympy, quindi? » Ritorna alla realtà, la rossa. Davanti agli occhi smeraldini si configura il vicoletto di Hogsmeade nel quale sta camminando da qualche minuto. I ciottoli si spostano appena, lungo la strada, sotto la pressione dei suoi tacchi, uno spiraglio di improbabile luce illumina diagonalmente la via e lei è lì, con un braccio a stringersi il petto, l'altra mano a reggere il cellulare, con la tracolla che le tamburella ritmicamente contro il fianco destro. « Io... » prende a dire, mentre è sicura di stare arrossendo, con le guance che si surriscaldano inevitabilmente di fronte a quell'ammissione di colpa. « Scusa, Mals, ho un casino in testa e mi sono persa un attimo. Dicevi? » Sente dell'esitazione dall'altra parte, dopo uno schiarire di voce. « Lympy, mi devi dire qualcosa? E' da un po' che sei strana..se vuoi stasera, ci vediamo da te o da me e parliamo, che dici? Un po' di cibo spazzatura e passa la paura. » Scrolla prontamente la testa, Olympia, mentre svolta l'angolo. « Solite cose del college di cui mi sono anche stufata di parlare, sinceramente. » Una risata cristallina ha la presunzione di uscire dalle sue labbra, mentre è tutt'altro che un sorriso quello che piega le sue labbra. « Poi non si può parlare di simili sciocchezze quando Malia Stone ha firmato il contratto con i Falcons. Dici che dovrò cominciare a fare un giro di telefonate per cercare di assumere una guardia del corpo che mi tenga lontana dai tuoi paparazzi? Ci seguiranno anche in bagno ora, mh? » La butta sul ridere, mentre avvista in lontananza Starbucks. « Quindi, ci vediamo questa sera alla fermata delle Passaporte? Hai già sentito Tris e Dean? » Continua a parlare, a raffica, come se non volesse darle il tempo di capire e reagire in alcun modo. Infatti, dall'altra parte si sente un sospiro rassegnato a quell'uragano di felicità improvvisa. « Ricordati la felicità naturale, mi raccomando. » Olympia ridacchia, questa volta sinceramente, mentre apre la porta della caffetteria, tenendola aperta con le spalle. « Potrebbe mai mancare a dei festeggiamenti in tuo onore? Giammai. » Le risponde, prima di salutarla, spiegandole che stanno per cominciare le sue classiche ore di chiusone pre esame. Così spegne il cellulare, per non avere ulteriori distrazioni, guardandosi per qualche istante intorno, alla ricerca del suo compagno di studi. Lo individua, poco dopo, sul fondo della sala e gli si avvicina con un sorriso raggiante. E' stato strano entrare in collisione con quel ragazzo. Un'armonia, quella che condividono, nata principalmente da un metterli insieme da parte del professor Carlyle, durante l'ora di Pozioni Avanzate. Una simbiosi che è continuata ad esistere per loro volontà, proprio in funzione del fatto che, insieme, formano un team eccezionale di menti che si capiscono e riescono a lavorare alla perfezione, insieme. Lui si alza, rispettosamente, non appena gli è vicina e un sorriso imbarazzato sfugge sulle labbra di lei. Nel suo immaginario, Gabriel è sempre stato dipinto come un ragazzo d'altri tempi. Estremamente rispettoso, elegante, dai principi morali forti e dalle premure altrettanto ricercate. Il Mr. Darcy che ogni ragazza, almeno una volta nella vita, si è ritrovata a sognare ad occhi aperti. E lui, come lei, sembra non amare troppo il contatto, tanto da non farla sentire assolutamente a disagio nel non avvicinarsi a salutarlo con due baci. « Comincio a pensare di essere diventata un'incognita piuttosto scontata per te » si ritrova a commentare, lasciando che gli occhi chiari si posino sul tè alle erbe che lui, gentilmente, le ha già ordinato. « Ma grazie, sei stato davvero previdente. Ne ho assoluto bisogno. » Sorride, poggiando la tracolla nella sedia accanto alla sua, per poi prendere un sorso dalla tazza color pastello posata di fronte a sé. "Hai fatto proprio colpo su mia sorella. Stravede per te alla grande. Oggi mi è venuta a trovare e mi ha detto di riferirti che grazie a te ha fatto un figurone al test di Erbologia e che pensa di scegliere il tuo stesso indirizzo universitario, dopo il diploma." Le gote si infiammano, con suo enorme disappunto, mentre si stringe in un sorriso imbarazzato. « E' davvero un piacere studiare con lei. Ha una mente davvero brillante, soprattutto considerate le domande geniali che riesce a tirare fuori. Ammetto che mi ha messo in difficoltà un paio di volte e mi ha costretto ad interrogarmi su cose cui non avevo mai prestato troppa attenzione, prima. » E' bello ricredersi, è bello vedere il mondo da più di una sola angolazione. E' bello farsi domande e rimanere estasiati di fronte alle risposte inaspettate che si riescono ad ottenere. La sorella di Gabriel, in questo, è un vero asso, ha ancora gli occhi tipici di una ragazza che ama meravigliarsi e continua ad esplorare, andando oltre la mera superficialità. "Mi ha anche detto di ridarti questi. Mi sorprende non mi abbia mandato a chiederti anche un autografo." Si ritrova a ridacchiare, come una bambina colta con le mani nel sacco. E' piacere quello che prova. Puro e semplice piacere nel sentire di essere stata d'aiuto e, forse, anche d'ispirazione. « Sono davvero fiera di lei, poi le scriverò un messaggio per congratularmi e ringraziarla » dice, picchettando con le unghie sopra i due tomi che le ha parato di fronte il moro. Percorre il profilo della costa con il polpastrello, per poi tornare a guardare il ragazzo. « Ma spero vivamente che ci ripensi sull'indirizzo universitario » continua, inarcando un sopracciglio ramato. « Le hai parlato dell'esame in tre parti di Magibiologia? Se qualcuno me ne avesse parlato prima, è probabile che mi sarei buttata bellamente su Storia dell'Arte. » Ride, per poi perdersi nel seguire i movimenti del ragazzo, mentre dà da mangiare al suo falco. « Non credo di avertelo mai davvero chiesto..come si chiama? » Gli domanda, curiosa nel vedere, ancora una volta, quel rapporto quasi simbiotico tra i due. Non l'ha mai visto senza quel corvo e l'animale non si vede mai, se non c'è il suo padrone. Si sofferma a guardarlo, inclinando di lato il capo, e ancora una volta è come se trovasse in quel dolce animaletto un qualcosa di strano, di sbagliato per la sua natura. Sbatte le palpebre, un paio di volte, dopo essersi incantata a rimirare il luccichio nel suo sguardo rapace e si prende la briga di agguantare il pezzo rimanente del biscotto che ha lasciato sul piattino Gabriel.
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    "Sei riuscita a studiare qualcosa questi giorni? Ho saputo che tra la scomparsa della preside, le clessidre e questa app di cui tutti parlano, hai avuto il tuo bel da fare. Sembri stravolta." Sorride, amaramente, a quelle parole, prendendosi del tempo, continuando a mangiare con estrema lentezza. « Mi vuoi dire che dovevo truccarmi, prima di uscire di casa? » E' un modo carino per dire che sono un disastro ambulante, dì un po'. Sorride la rossa, ben cosciente dei due aloni violacei che adornano il suo sguardo smeraldini. Non ha nemmeno avuto troppo tempo - e voglia - di stare a pensare a come rendersi presentabile. E' sotto sessione estiva, è sotto pressione, ha un milione di pensieri per la testa e non ha voglia di truccarsi. Preferirebbe starsene a casa, con i pantaloni della tuta e una vecchia maglia di Rudy, con i capelli tirati su in una coda sbilenca e un bel secchio di gelato tra le gambe. Ma non si può volere tutto dalla vita. « Diciamo che non è semplice. » Ammette con un sospiro, per poi portarsi nuovamente la tazza alle labbra. « E come se non bastassero tutte le responsabilità che vengono naturalmente dallo status di "senior" ..- virgoletta, con le dita -..ci si mette quella stupida app e la gente che pensa che sia soltanto una ragazzata, un qualcosa di poco conto. E non lo è. Non quando riesce a manomettere un funzionamento ancestrale e di magia superiore come quello che teneva in piedi il gioco delle clessidre. » Scuote la testa. « La gente è proprio con i paraocchi, alle volte. » Si ritrova a commentare, mentre l'assemblea le torna alla mente. « Lo sai che Corvonero ha eletto la tua coinquilina come nuovo senior? » La stessa che se n'è uscita con discorsi talmente qualunquisti, durante l'assemblea, da aver convinto la maggior parte della nostra assurda colpevolezza. Ma non è tutta colpa sua, Olympia ne è cosciente. La bionda ha solo cavalcato l'onda dello scontento generale, a suo favore, come ogni politico, in fondo, fa. E se non ci fosse stato quel dissenso interno, di certo non avrebbe avuto niente a cui aggrapparsi. « Credi che farà un buon lavoro, facendo lavoro di squadra con noi o continuerà con quelle sue assurdità sulla casta? » Inarca le sopracciglia, così che linee sottili si formino sulla sua fronte d'alabastro. Si è documentata sulla ragazza, dopo quel giorno. Ha scoperto le sue origini, da dove spunta fuori e, cercando di allontanare ogni pregiudizio indotto soltanto dal suo cognome, Olympia ha cercato di farsi una propria idea sulla bionda, cercando di farsela descrivere da chi sa esserle più vicino. Come Gabriel, che ci abita a stretto contatto, ogni giorno. « Perché se dovremo fronteggiare anche una guerra interna, tra di noi, è la fine. Posso dire addio a tutto il poco tempo che ho a disposizione per studiare. » Si stringe in una risata, andando a dividere l'ennesimo pasticcino, questa volta al cioccolato. « Tutto questo per farti capire che non sono andata oltre il quarto capitolo, del volume I e il 14 si avvicina inesorabilmente. » Un sospiro rassegnato fuoriesce dalle sue labbra, mentre il conto di quanto poco abbia fatto, in confronto a quanto deve ancora fare, le fa montare un'ondata d'ansia dentro. « Però...c'è un però, sì. » Punta contro di lui l'indice accusatorio, prima di ridere e allungarsi a cercare qualcosa dentro la tracolla. Ne tira fuori il suo blocco degli appunti, per poi aprirlo di fronte agli occhi azzurri di lui. « Ho riscritto tutti gli appunti presi a lezione, integrandoli alle domande che, dopo attente ricerche notturne, ho scoperto essere quelle che solitamente chiede la professoressa per la prima parte scritta. Se magari possono interessarti. » Sciabola le sopracciglia, in maniera allusiva, spingendo il blocco verso di lui, per poi arrestarsi di scatto. « Sempre che pure tu abbia qualcosa per me. S'intende. »
     
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