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  1. T.Moony
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    Teddy avrebbe voluto poter dire che fosse la prima volta che faceva qualcosa di così… poco legale, ma sarebbe stata una bugia bella e buona. In realtà, Teddy aveva sempre vissuto sfidando qualsiasi regola o autorità gli venisse imposta, qualora ritenesse più importante il fine ultimo per cui agiva. E c’era da dire che le bastava davvero poco per maturare quella convinzione. Non si trattava solo della disobbedienza civile, che era stata ben felice di esercitare quando il mondo magico era caduto nel caos più totale ed era stato necessario che un gruppo di persone rette e coraggiose prendessero in mano la situazione, per evitare di ricadere un regime oppressivo e dittatoriale. In quel caso, non rispettare le leggi era un obbligo morale a cui nessun individuo con un minimo di coscienza avrebbe potuto negarsi.
    Ma, anche prima di quegli incresciosi eventi, Teddy era piuttosto avvezza a piegare le regole a suo piacimento. Succedeva anche ai tempi di Hogwarts, quando era convinta che il coprifuoco fosse un’imposizione ingiusta e repressiva, o quando si diceva che, diavolo, non aveva intenzione di diventare medimago, quindi non era necessario che seguisse proprio tutte le lezioni di pozioni. Una tendenza ribelle che aveva ereditato da sua madre, a detta di Andromeda. E, proprio come Tonks, era avvantaggiata in questo da un’abilità più unica che rara ,che le rendeva incredibile facile eludere qualsiasi controllo. Perfino i controlli della Gringott, la Banca dei maghi più sicura al mondo. Una definizione che avrebbe potuto anche farla ridere, considerato quanto in realtà fosse stato facile intrufolarsi lì dentro. E non era stato nemmeno necessario architettare chissà quale piano geniale: le era bastato utilizzare le sue incredibili doti, come faceva sempre. Non subito, però. Prima aveva dovuto chiedere un'informazione. Aveva lasciato la sua Harley a diversi chilometri di distanza dal Paiolo Magico: visto che era tornata a vivere da diversi mesi nel suo appartamento nella Londra babbana, era tramite quel passaggio che accedeva al Mondo Magico.
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    E, non appena era spuntata a Diagon Alley, con uno zainetto sulle spalle e il suo solito aspetto, si era diretta alla Gringott con fare molto tranquillo. Si guardò un momento intorno, come se stesse cercando qualcuno in particolare. In realtà, cercava solo di individuare il goblin dall'aria più svampita, distratta e stressata che ci fosse all'ingresso. Una volta trovato, gli si parò davanti con aria fintamente spaesata. "Salve, avevo appuntamento con il Signor Carrow questa mattina, ma non ricordo il piano del suo studio." "Ultimo piano, ma il Signor Carrow non è ancora arrivato." rispose il goblin in modo automatico, troppo concentrato dalle scartoffie di cui era sommerso. Poi, probabilmente, si ricordò che non avrebbe dovuto dare quell'informazione con tanta leggerezza e alzò la testa per chiederle il nome, di modo da poter segnalare la sua presenza ai goblin dell'ultimo piano. Ma a quel punto Teddy gli aveva già voltato le spalle, ma non in direzione degli ascensori: stava uscendo dalla banca, così che il bravo impiegato non sentisse il bisogno di segnalarla da nessuna parte.
    Che Deimos non fosse ancora arrivato, Teddy lo sapeva bene. Aveva studiato molto bene gli orari di arrivo del "Signor Carrow". Si era quasi strozzata per aver dovuto chiamare Deimos in quel modo. Per lei, al massimo, era "quell'idiota di Carrow"; oppure "quel maledetto bastardo opportunista"; o ancora, in giorni in cui si sentiva particolarmente infantile, "quella caccola". Insomma, non gli era mai capitato di avere parole gentili nei suoi confronti, fin dal loro primo incontro. Successo, a pensarci bene, in una situazione abbastanza simile a quella della mattinata corrente. Teddy aveva sentito odore di qualcosa di marcio, quando aveva appreso della morte del compianto Signor Carrow. Beh, compianto da qualcuno che non fosse lei, chiaramente, ma aveva il sospetto che nemmeno suo figlio si fosse strappato i capelli per la morte del vecchio: era diventato l'unico erede di una fortuna invidiabile, e suo padre era stato trovato morto in un vicolo di Nocturne Alley, non certo per cause naturali. Teddy si chiedeva perché gli auror non fossero riusciti a fare due più due ma per lei, per qualche motivo, la verità era risultata evidente. In quel frangente, però, Carrow era riuscito a fare in modo che venisse tagliata fuori: aveva chiamato qualcuno dei suoi amici potenti, per tenerla d'occhio e assicurarsi che venisse ostacolata costantemente nella sua ricerca di prove. Teddy non si sarebbe rassegnata facilmente, nonostante quelle interferenze, se poco dopo non fossero subentrati problemi ben peggiori. E, anche in quei problemi, c'entrava Carrow. A lei non aveva impressionato il fatto che, alla fine dei giochi, avesse deciso di aiutare i ribelli, e glielo aveva detto in faccia più volte. Aveva sicuramente avuto qualche tornaconto per farlo, o altrimenti avrebbe lasciato morire Babbani e mezzosangue senza il minimo rimorso. E aveva detestato il fatto che, nonostante tutti i danni provocati da lui e da persone come lui, nessuno avesse subito delle vere conseguenze per quello che era successo due anni prima. Addirittura, a Carrow era stato permesso di acquistare la Gringott! Tutti i risparmi dei maghi erano nelle mani di quell'uomo e, se mai ci si fosse trovati davanti ad un'altra guerra civile, era certa che non avrebbe esitato ad usare i soldi pubblici per favorire i suoi amici mangiamorte. Non poteva essere una cosa accettabile.
    E probabilmente non era nemmeno legale. Anzi, era sicura che, una volta entrata nel suo ufficio, sarebbe riuscita a scovare qualche traccia di ingerenze indebite e magari, oltre che Carrow, sarebbe riuscita a portare nel fango anche qualche altro suo vecchio amico. Ma per farlo non poteva certo presentarsi in quel modo. E non parlava solo dei vestiti da motociclista. Lasciata la banca, si nascose dietro un vicolo, tirando fuori il contenuto del suo zainetto: un completo maschile, che grazie ad un incantesimo era rimasto perfettamente stirato. Lo indossò velocemente e, non appena si fu infilata la camicia, le maniche che fino a un momento prima le penzolavano sui polsi, le calzarono perfettamente.
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    Non era cambiato il vestito, era cambiata lei. Ed erano le mani di Deimos Carrow che allacciarono la cravatta di quel completo, prima che Teddy tornasse nella Gringott con l'aspetto del suo proprietario. Immaginando lo stile del personaggio, avanzò spedita senza salutare nessuno e anzi, guardando dritta davanti a sè come se non vedesse altre persone intorno. Chiamò l'ascensore e non si sorprese nel notare che, anche coloro che erano in fila prima di lei, non si azzardavano a salire nell'ascensore insieme a Carrow. Che non fosse proprio una personcina simpatica, Teddy lo sapeva bene, ma le faceva specie che incutesse addirittura timore. Si trattenne dallo sbuffare e attese che l'ascensore salisse. A quel punto, i sistemi di sicurezza della Gringott avrebbero individuato qualsiasi impostore, smascherato qualsiasi incantesimo, annullato qualsiasi pozione. Ma questo non valeva per lei: la sua dote era un potere che non poteva essere contrastato. Di fatti, raggiunse l'ultimo piano senza alcun problema e non ebbe nemmeno difficoltà a trovare l'ufficio, visto che era l'unica stanza con la porta chiusa. Posò le mani sulla maniglia, ma per aprire la porta non incontrò alcuna resistenza: sapeva che era incantata di modo che solo Deimos potesse aprirla, ma anche la porta credette al suo inganno e la lasciò passare. A quel punto, Teddy non si soffermò ad osservare la stanza: si chiuse la porta alle spalle, e iniziò a guardarsi intorno, cercando qualcosa che potesse aiutarla a mettere insieme i pezzi del suo prossimo articolo.


    Edited by T.Moony - 18/10/2019, 10:20
     
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    Deimos era un grande sostenitore del detto "chi ha tempo non aspetti tempo", le sue giornate erano organizzate meticolosamente per ottimizzare ogni secondo, una chiara espressione della sua personalità perfezionista, quasi maniacale. Poche ore di sonno erano più che sufficienti per riposare la sua mente e prepararlo ad un'intensa giornata lavorativa. Ogni mattina si ritagliava un'ora, un'ora e mezza, per del sano esercizio fisico; utile per riordinare le idee e sfogare la frustrazione. Da quando aveva comprato la Gringott era stato risucchiato nell'occhio del ciclone, i media analizzavano ogni sua mossa; osservavano al microscopio ogni suo affare,alla ricerca dell'ennesimo motivo per metterlo alla gogna. Una gogna pubblica a cui Deimos era più che abituato e a cui non si sarebbe mai piegato, nel male e nel bene l'importante era che se ne parlasse. Proprio quella mattina aveva avuto una colazione di lavoro con un giornalista di un quotidiano economico, interessato a far sapere quali fossero i suoi futuri progetti alla guida della più importante banca inglese. Incontro che forse sarebbe servito a calmare le acque. Aveva ricevuto accuse su accuse, era stato definito un avvoltoio, un ladro che si era indebitamente appropriato dei risparmi dei clienti della Gringott, quando l'unica cosa che aveva fatto era stato acquisirne il controllo. «Bene Signor Carrow direi che è tutto...» Il giornalista ripose la penne incantata e chiuse il taccuino su cui aveva annotato le sue risposte. «Bene, mi aspetto una copia della bozza prima che venga pubblicata, sono stanco di dovermi difendere da teorie campate per aria.» Cosa che capitava ormai fin troppo spesso, nel suo ufficio aveva una collezione di articoli infamanti da cui aveva provato a difendersi che facevano leva sul suo cognome e sulla storia passata della sua famiglia. Lasciò la caffetteria e raggiunse a piedi il suo nuovo ufficio, erano da poco terminati i lavori di ristrutturazione e aveva finalmente trasferito tutte le sue cose all'interno dell'edificio. Quando varcò l'entrata della Gringott e attraversò l'ingresso indifferente ai saluti garbati e ossequiosi dei suoi dipendenti, Deimos era abituato a tenere le persone alla larga e proprio per questo poteva apparire come freddo e distaccato. La sua segretaria lo guardò di sottecchi, tenendo gli occhi incollati ai fascicoli che stava esaminando. Non gli interessava costruire un rapporto di confidenza con loro, sin da piccolo era stato abituato a tenere le distanze, sopratutto quando si trattava di affari. L'unica cosa che si aspettava dai suoi dipendenti era la completa dedizione al lavoro; che portassero a termine i propri compiti nel modo più efficiente possibile. Deimos doveva potersi fidare delle persone con cui lavorava, motivo per cui avrebbe passato al vetriolo l'intero staff, dal primo all'ultimo; alla ricerca di imperfezioni che avrebbero potuto minare i suoi obiettivi. Era un uomo d'affari capace, con un particolare fiuto per quest'ultimi, dote che in pochi erano disposti ad ammettere; preferivano dipingerlo come il cattivo della storia. Era solito a vedere il suo nome affiancato a parole come assassino, squalo, qualche ex dipendente frustrato lo aveva addirittura definito un tiranno, quando la realtà era ben più semplice. Deimos era un perfezionista, pretendeva il massimo da sé stesso e di conseguenza faceva lo stesso con chi lavorava per lui; chiunque era o sarebbe stato trovato inadempiente e inefficiente sarebbe stato messo alla porta. «Signora Connor non voglio essere disturbato per tutta la mattinata, sposti il mio appuntamento delle undici a domani.» La donna prese velocemente nota delle sue direttive e si adoperò per informare del rinvio il cliente. Lasciò la donna ai suoi compiti e prese l'ascensore che portava direttamente al suo ufficio. Doveva controllare i primi report di alcuni analisti, inoltre doveva assolutamente parlare con sua sorella. Quando aprì la porta del suo ufficio fu sorpreso e infastidito dal trovarlo occupato da un'evidente falsa copia di sé stesso. «Sono davvero curioso di sapere quale sia la ricompensa che ti spinga a commettere una serie di reati di cui sarei più che felice di informare il corpo auror...» Era un uomo geloso della sua privacy e se non fosse stato completamente padrone di sé non avrebbe reagito in maniera così pacata di fronte a quella sgradevole effrazione. «Non mi sento particolarmente magnanimo verso i ladri e le spie, non so di quale categoria tu faccia parte e sinceramente non mi interessa...» Si appoggiò alla porta con le braccia conserte, tenendo a freno l'irritazione di fronte all'ennesima bravata. «Mi interessa però sapere per quale motivo ti sei introdotto nel mio ufficio, sempre che tu non preferisca parlare direttamente con il corpo auror...» Non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a denunciare quell'intrusione; l'ennesimo attacco da cui era più che deciso di difendersi. «Ovviamente gradirei parlare vis a vis con chiunque abbia pensato che questa fosse una buona idea.» Dato che parlare con sé stesso sarebbe stato abbastanza strano addirittura per lui.
     
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