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    « Buon pomeriggio, stella del firmamento. » E' così che richiama l'attenzione di Harry l'esuberante Mandy. Gli scaraventa sulla scrivania tre fascicoli, tutti dello stesso colore prima di sedersi alla sua poltrona e guardarlo, sorridendo. « Moore dice che il caso Ivanovic lo dobbiamo ripulire noi. » Ripulire che in gergo auror vuol dire solo una cosa: liberarsene il prima possibile perché troppo scomodo. Roman Ivanovic, classe 80', beccato con le mani nel sacco dopo un'esplosione sospetta di uno stabile abbandonato, nei sobborghi di Londra. Dopo averlo preso in custodia e ore e ore di interrogatorio, non erano riusciti a cavare un ragno dal buco, se non alcune informazioni non di troppo conto, qua e là. « Poliziotto cattivo io e tu quello buono questa volta? » Toglie i piedi dal tavolo, per avvicinarsi i fascicoli con la mano destra. Apre il primo e scorre velocemente la scheda dell'uomo. « Questa Elizabeth deve entrarci qualcosa, per forza. La sta proteggendo. » Punta più volte il nome della donna che è cerchiato in rosso su quel foglio compilato più volte. « Anche perché un'esplosione d'Ardemonio in una vecchia fabbrica dove sono stati rinvenuti manufatti oscuri, implica per forza il coinvolgimento di altre persone. Le tracce di magia nera che abbiamo trovato non corrispondono con la bacchetta di Ivanovic. » Mandy annuisce, con l'espressione che, lentamente, si fa più seria e circospetta. « La protegge perché? » Il volto di Harry si fa dubbioso, mentre continua ad osservare i fogli di fronte a sé, con una mano che va a carezzare la barba, lentamente. E' un tic, questo, che sembra aiutarlo a concentrarsi meglio. « E' l'amante? La moglie, in fondo, dice che ha sempre avuto dubbi a riguardo. » Rimangono in silenzio, per qualche minuto, mentre ognuno dei due pensa e lascia che il proprio cervello si metta in moto. Dubbi, obiezioni, strategie. « Non abbiamo ancora fatto l'ultimo passo da manuale. » I loro sguardi si incontrano, mentre gli angoli delle labbra dell'uomo si alzano all'insù. L'ultimo gradino della scala che porta ad una piena e totalizzante confessione del pregiudicato. Il calcio d'angolo, l'atto in extremis, tutto perfettamente legale, che lascia però sempre un po' di titubanza nel cuore di Harry. Una violazione della volontà altrui. « Dici che siamo arrivati a quel punto? » Si stringe nelle spalle, il moro, mentre si mordicchia il labbro inferiore, prima di alzarsi in piedi. Si allenta il collo della camicia, mentre tenta di capire come voler precedere. « Facciamo così: proviamo a spremerlo un altro po'. Se non dice nulla, sono sicuro che vorrà bere un po' di tè per schiarirsi la gola. » [..] Alla fine non hanno avuto bisogno di quelle 3 gocce di Veritaserum nella bevanda servita ad Ivanovic. E' bastato toccare i punti giusti per poter compilare al meglio la lista dei capi d'accusa. Gli occhi verdi di Potter la scandaglia velocemente, per la quarta volta, prima di passarla a Mandy. « Sono sicuro che Malfoy si divertirà moltissimo con lui. » Il foglio, però, come passa dalla sua mano a quella della donna al suo fianco, fa anche il viaggio contrario, tornando da lui. « Non crederai mica che sarò io a portare la documentazione a quello yeti, vero? » Lo sguardo di Potter scatta velocemente verso di lei, prima di cominciare a scuotere il capo. « No, non sta a me. Tocca a te questa volta. » Le sopracciglia scure si inarcano, rendendo lo sguardo accigliato e piuttosto torvo, mentre Mandy si stringe nelle spalle, con fare angelico, prima di picchettare l'unghia dell'indice sul proprio orologio. « Il tempo vola quando ci si diverte, eh? Lo sapevi che avevo un impegno. » Assume una faccia contrita, la più plateale e finta del mondo. « Devo vedere tua figlia, la mia adorabile figlioccia e andare con lei a fare qualche commissione. Siamo donne impegnate noi. » Sbuffa, con la lingua che scocca contro il palato, a rendere palese il suo fastidio. « Me la paghi, Brocklehurst. » « Su, Potter, non frignare. Sei il Prescelto dopotutto! » La mora si allontana, lasciandolo lì, come un fesso, con l'espressione vuota e persa da triglia. « Cazzo! » Impreca, per poi prendere a camminare verso gli ascensori. Non è mai entusiasta di portare i suoi casi all'Ufficio Applicazione della Legge sulla Maggia, ma lo è ancora meno quando sa che il signor Malfoy è in ufficio. I dissapori che sono sorti tra di loro, tra i banchi di scuola, si sono andati lentamente affievolendo, dopo la Seconda Guerra Magica, ma non sono mai scomparsi del tutto. C'è civiltà tra di loro, essendo ormai due uomini grandi e vaccinati, eppure, ci sono delle volte in cui la bile torna su per la gola del moro, pronta a riversarsi addosso al biondo con tutta l'acidità e la prepotenza che il caso richiederebbe di fronte alle sue palesi frecciatine da quattro soldi. Deglutisce, non appena l'ascensore si ferma al piano, le porte dorate si aprono e la melodiosa voce femminile gli
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    indica l'ufficio nel quale si trova. Cammina lungo il corridoio sul quale sboccano le porte di questo e quell'altro studio legale. Vede qualche testa affacciarsi, incuriosite, per poi salutarlo con un sorriso tirato. Tutti pali in culo, qui, come al solito. Magico! Pensa, mentre, con fierezza e disinvoltura, scivola sul pavimento fin quando i piedi non si arrestano nell'entrare nell'ufficio di Draco. Dà un veloce sguardo alla segretaria che sta per dire qualcosa, ma che lui ferma all'istante, con lo scuotere del capo. « Sono certo che non sia in riunione anche questa volta. Ha tempo per ricevermi, si fidi di me. » Sorride. Uno di quei sorrisi falsi che ha imparato a fare, nel corso degli anni, nuotando in quel mondo spesso finto ed edulcorato, un mondo al quale non si è mai davvero abituato. Bussa due volte, con le nocche della mano destra, prima di entrare con lo stesso sorrido di qualche istante prima. Malfoy! « Draco. » Lo saluta invece, resistendo all'impulso di chiamarlo per cognome, così come faceva sempre in tempi addietro. Gli riserva un'occhiata, prima di avanzare verso la scrivania, dimostrando nonchalance nei suoi confronti. « Nuovo caso. » Distaccato, senza alcuna voglia di mettersi a discutere con lui, prende a parlare. « Moore si raccomanda caldamente di chiudere la situazione quanto prima. Qui - gli passa il fascicolo di Ivanovic e il rapporto finito di compilare appena qualche minuto prima - vi sono tutti i capi d'accusa. Un processo per uso improprio di Magia Oscura, fondamentalmente. » Si morde la lingua per cercare di non aggiungere un "Dovresti conoscere bene la materia, no?" Si stringe nelle spalle, per poi guardarlo negli occhi. « Dentro al fascicolo c'è un po' tutto, ma se ti serve qualche altro dettaglio che ti può tornare utile per fare al meglio il tuo lavoro... - apre le braccia, con un sorriso beffardo sul volto, che sembra volergli suggerire quanto si senta misericordioso in quel momento - .. sono qui, pronto a darti una mano, avendo interrogato personalmente Ivanovic. » Ma devi chiederlo, Malfoy. Devi chiedermi di aiutarti.

     
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  2. Mr.Ferret
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    La prima volta in cui era entrato in quell’ufficio, Draco Malfoy aveva sentito un orgoglio smisurato per quello che era riuscito ad ottenere: a differenza di quanto si potesse pensare, lui non era un favorito, anzi. Dopo la Seconda Guerra Magico lui e tutti come lui avevano avuto non pochi problemi e rientrare nella società civile. Digrignava ancora i denti quando pensava al suo ultimo di Hogwarts, quando alla scuola erano rientrati tanti ragazzi orfani di genitori o in lutto per i fratelli morti durante il conflitto. E quegli adolescenti rabbiosi con chi avrebbero mai potuto prendersela, se non con i Malfoy, Nott e Zabini di turno?
    Da lì, Draco aveva compreso che sarebbe stato in tutto in salita. Nonostante il Clavis, nonostante Astra, nonostante tutti i suoi soldi. I tempi di suo padre erano conclusi e la sua famiglia non aveva più una buona reputazione all’interno del Mondo Magico.
    Toccava a lui rimboccarsi le maniche e riportarli agli antichi fasti e, quando era riuscito ad ottenere il posto di responsabile per l’applicazione della legge magica, aveva creduto che quello sarebbe potuto essere un buon punto di partenza.
    Invece, si era reso conto con orrore qualche mese fa, era un punto di arrivo.
    E da allora entrare in quell’ufficio, ogni mattina di ogni giorno della settimana, era diventato motivo di insoddisfazione e nervosismo.
    Niente a che vedere con l’ufficio di Giudice Capo del Wizengamot, che aveva occupato per più di un anno, prima che gli venisse dato il ben servito per lasciare il posto a Greengrass.
    Sulla carta, la posizione di Giudice Capo e quella di Responsabile dell’Ufficio per l’applicazione della legge magica si equiparavano.
    Anzi, forse a livello di stipendio guadagnava anche qualcosa in più. Ma dal momento che Draco aveva tanti soldi da rendere difficile anche solo quantificarli, l’aspetto economico non gli interessava affatto.
    La differenza era che quella di Giudice era una posizione in vista, mentre quella di Capo Ufficio era solo quella di un burocrate ancorato dietro una scrivania. Non il posto migliore per sperare di poter fare il salto verso il vertice del Ministero della Magia.
    Gli sarebbero voluti altre dieci o quindici anni anche solo per sperare di poter ambire al ruolo di Ministro, se continuava così. E vista la facilità con cui il Mondo Magico veniva sconvolto, era probabile che servisse anche di più, dal momento che lui e la sua famiglia avevano la rara capacità di stare sempre dalla parte sbagliata della barricata.
    In realtà, nell’ultimo conflitto Draco era stato piuttosto neutrale. Ma neutrale non era eroico, non era in vista, non faceva la differenza.
    Appallottolò un foglio di carta, dove non aveva fatto altre che scarabocchiare da quando era arrivato, un paio d’ore prima. Invece di gettarlo nel secchio che aveva sotto la scrivania, lo lanciò contro quello che teneva davanti alla porta di ingresso, per gli ospiti.
    Il pezzo di carta entrò perfettamente, ma Draco non ebbe il tempo di gioire di quella piccola prova di destrezza dal momento che, proprio mentre il foglio entrava nel secchio, la porta si aprì, per fare spazio a niente meno che Harry Potter.
    Potter, che era il primo nome della lista di persone per cui Draco era sempre in riunione. La sua segretaria lo sapeva bene, ma a quanto pare non era riuscito a trattenerlo, dal momento che da dietro le spalle dell’auror gli fece un gesto rassegnato con le spalle, segno che quel giorno aveva fallito la sua opera di trattenimento.
    Draco non gliene faceva una colpa: per tenere lontani scocciatori del calibro di Potter, non sarebbe bastato un cane a tre teste.
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    “Potter.” lo salutò a sua volta, ma con tono più cortese di quanto ci potesse aspettare. Aveva usato il cognome solo perché non chiamava con il nome di battesimo nemmeno i suoi più vecchi amici, non perché avesse ancora qualche residuo di rabbiosa ostilità verso il Primo Salvatore del Mondo Magico.
    “Primo”, perché a quanto pareva il mondo Magico aveva bisogno di essere salvato molte e molte volte e di conseguenza il suo ruolo di Prescelto aveva perso la sua patina luccicante da molto tempo.
    In più, per quanto a Potter piacesse rimarcarlo quando ne aveva bisogno, non aveva fatto, a parere di Draco, un uso intelligente della sua nomea. Infatti, era ancora un semplice Auror, nemmeno a capo del suo ufficio, quando se avesse avuto un minimo di ambizione avrebbe potuto essere il Ministro della Magia più giovane della storia.
    Tanto meglio per Draco: non avrebbe mai potuto reggere il confronto in popolarità con Potter, era inutile fingere il contrario.
    Se lui fosse diventato davvero Ministro, per avere la speranza di esserlo in seguito avrebbe dovuto ingraziarselo in qualsiasi modo, ed era una cosa che avrebbe sopportato mal volentieri.
    Invece, agli inizi dei loro quarant’anni, Potter era praticamente un suo dipendente, considerando che il ruolo di Draco comprendeva un controllo diritto sugli auror e il loro operato.
    Uno di quei dipendenti contro cui Draco non avrebbe mai potuto fare questioni, ma di certo non suscitava in lui nessuna invidia, come invece era accaduto ai tempi della scuola.
    Anzi, i loro rapporti sarebbero anche potuti essere buoni, se solo Potter non fosse stato così terribilmente irritante.
    “Non so più come dirtelo: non mi puoi disturbare ogni volta che il tuo capo ti mette fretta. Come vedi, siamo sommersi di lavoro e i tuoi casi non hanno la precedenza.” disse, indicando la pila di fascicoli che teneva sul bordo della scrivania, accanto alle foto di sua moglie, bellissima nel suo abito da sposa, che gli sorrideva maliziosa prima di abbassare gli occhi, come infastidita dalla luce del flash; di sua figlia, che spegneva la sua prima candelina; e una foto di famiglia, il giorno in cui Lyra si era diplomata ad Hogwarts. Erano gli unici elementi ancora sopportabili in quell’ufficio.
    Per quanto riguardava i fascicoli, per quanto volesse far credere il contrario, non li avrebbe neanche guardati. Erano scartoffie noiose per i suoi tirocinanti, non certo cose in cui si sarebbe cimentato personalmente.
    Sospirò. Dubitava che sarebbe riuscito a scollarselo facilmente. “Siamo in piena estate. Non hai in programma qualche vacanza in famiglia?”
    Draco si.
    Si era imposto di andare in ufficio quell’ultimo giorno, ma poi avrebbe voluto raggiungere Astoria e Lyra in Francia. Anche se prima aveva promesso a sua madre di andare a trovare la piccola Lestrange.
    Insomma, aveva tutt’altro da fare che perdere tempo per una stupidaggine come “uso improprio di Magia Oscura”, ma se per Potter non era così, non ci sarebbe stato modo di farlo desistere.
    Sfogliò il fascicolo, con aria annoiata.
    Era un fascicolo tozzo, e leggerlo gli avrebbe impiegato più tempo di quanto non fosse disposto a spendere.
    Guardò Potter, poi di nuovo la pila di fogli.
    “Fammi un riassunto e sbrighiamocela in fretta.” ordinò in tono secco, accavallando le gambe dietro la scrivania e prendendo un foglio per appuntare i fatti rilevanti per il capo di accusa che avrebbe dovuto stilare.
     
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    “Potter.” Constatare che Draco è sempre, ancora, il vecchio caro Draco lo conforta ogni volta che deve averci a che fare. Fa sempre il distaccato, come dai tempi di scuola. Usa il cognome, come se non ci fossero ormai più di vent'anni di conoscenza tra di loro. Harry immagina che sia una forma di difesa, la sua, un modo per sentirsi ancora parte della casta, la parte elitaria della loro società magica che, esiste ancora, è vero, ma che traballa, ogni giorno di più, sotto il peso dell'ugualitarismo e del bene comune. Così, ogni volta che si rivolge a lui con tanta sufficienza, Harry prova sempre un po' di tenerezza nei suoi confronti, tenerezza che usa sempre nel chiamarlo, al contrario suo, per nome. Vedi, Malfoy? Tu pensi di essere finalmente superiore a me, ma io ti ricordo che non sei altro che un collega. Senza rancore, s'intende. “Non so più come dirtelo: non mi puoi disturbare ogni volta che il tuo capo ti mette fretta. Come vedi, siamo sommersi di lavoro e i tuoi casi non hanno la precedenza.” Sorride, di nuovo, mordendosi appena la lingua per ricordarsi il modus operandi da adottare con il biondo di fronte a lui: sorriso smagliante al di fuori, imprecazioni come se piovessero nella testa. « Si dà il caso che questo rientri perfettamente nell'area di competenza del tuo lavoro. » Ergo, tesoro, preferirei essere da tutt'altra parte che qua, ma ehi, è lavoro, per entrambi. « O magari sei stato spostato ad un altro dipartimento e non lo sapevo? » Aggiunge con tono dichiaratamente sarcastico per fargli capire l'entità della sua battuta. “Siamo in piena estate. Non hai in programma qualche vacanza in famiglia?” Oh, andiamo per le chiacchierette, okay. « Abbiamo tutto Agosto per quelle. » Che poi, a dirla tutta, ancora lui e Gin non hanno effettivamente deciso dove andare, quello è un altro paio di maniche. I figli, nemmeno a parlarne, partono tutti e ovviamente senza di loro. I nipoti stanno con i figli e loro, per il primo anno, si ritrovano a passare le vacanze da soli. Cavolo, non ci avevo pensato prima d'ora. Una linea dritta si forma perpendicolare tra le sue sopracciglia. « Tu? Astoria non ha ancora deciso in quale casa sparsa per il mondo vuole alloggiare quest'estate? » Un gioco, il loro, pieno di botta e risposta, fin da quando erano due semplici ragazzini che varcavano la porta della Sala Grande di Hogwarts, per la prima volta. “Fammi un riassunto e sbrighiamocela in fretta.” Senza chiedergli il permesso, gira intorno alla poltroncina, davanti alla scrivania di Malfoy e vi scivola sopra, con un sorriso serafico e soddisfatto. « Roman Ivanovic, residente nel Regno Unito dal 1990. L'abbiamo ritrovato, stordito e a tratti incosciente, nei pressi di uno stabilimento fuori Londra, che ha preso magicamente fuoco. » Si sporge in avanti, verso di lui, mentre punta un dito all'inizio del foglio che il biondo sta guardando. « L'Ardemonio ha bruciato gran parte dell'edificio, con oggetti all'interno annessi, ma una squadra Spezzaincantesimi è arrivata in tempo per salvare la situazione. » Continua, diventando improvvisamente serio. Quando si tratta di lavoro, Harry Potter è forse uno dei più più instancabili e stacanovisti all'interno del Ministero. Meticoloso e sempre attento ai dettagli, cerca di essere un passo avanti e mai uno indietro, per poter
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    risolvere i casi nel minor tempo possibile. E' felice del suo lavoro? Ovviamente, anche se ci sono giornate in cui si ritrova a pensare di quanto sarebbe stato bello proseguire nella carriera di giocatore di Quidditch professionistico oppure imbarcarsi nel sogno di poter lavorare a stretto contatto con il Velo della Stanza della Morte dell'Ufficio Misteri. « Abbiamo trovato prove sufficienti a poter affermare che quello era un covo di nostalgici..mangiamorte. » Prosegue, mantenendo il tono di voce invariato, nel pronunciare quell'ultima parola. Per quanto non sia mai scorso buon sangue tra i due, Harry è pur sempre una persona abbastanza ragionevole da ricordare che un uomo non è gli errori del proprio padre e non è definito dagli errori del proprio passato. Esiste la conversione, la redenzione, cosa che ha sempre visto sgorgare nei tremolanti occhi azzurri di Malfoy. « Ivanovic è stato cruciato, così dice, stiamo aspettando la perizia medimagica, e, dopo un'attenta revisione della storia della sua bacchetta, è venuto fuori che l'evocazione dell'Ardemonio non è presente. » Si stringe nelle spalle, scivolando poi nuovamente all'indietro, come a voler annunciare che il riassunto è ufficialmente concluso. « Come uno dei tuoi tirocinanti scoprirà, leggendo il fascicolo attentamente compilato..- e via di nuovo di frecciatine senza alcuna pretesa di malizia - ci sono prove a sufficienza per poterlo incriminare per concorso di reato per uso improprio di Magia Oscura. » Conclude, con un sorriso sbieco. « Stiamo lavorando per trovare la complice, Katerine McKannon, la presunta amante. » Lo fissa per qualche istante, prima di accavallare a sua volta le gambe, sotto la scrivania. Si mette un po' più comodo, con il gomito appoggiato sulla poltroncina in pelle scura e la mano che si accarezza la barba. « La moglie di Ivanovic ha dato la sua assoluta e completa disponibilità a testimoniare contro, beh, l'ex marito a questo punto, non appena il divorzio sarà ufficiale e lei sarà libera dalla comunione dei beni e quindi dall'invalidazione di una sua possibile testimonianza in causa avanzata del coniuge. » Sorride soddisfatto, guardandolo dritto negli occhi. « E ora che, praticamente ti ho già montato tutta la causa con tutti i capi d'accusa - tra parentesi, prego, non c'è di che -, me lo offri un drink oppure credi che sia chiedere troppo per un dipendente? »
     
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2 replies since 26/7/2019, 14:50   103 views
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