Nodo alla gola

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    ..mi troverai all'Emporio per tutta la mattina fino al primo pomeriggio, se ti andasse una passeggiata a Diagon Alley. Con questo caldo, non disdegnerei un ghiacciolo alla menta piperita! Atterra su un cassonetto della spazzatura. Le sue caviglie ammortizzato perfettamente la caduta mentre salta giù in strada sotto gli occhi stupefatti di un ragazzino che stratona la manica della madre per attirare la sua attenzione. Da dove è piovuta quell'ombra? Di certo il bambino non l'aveva vista arrivare. Non somiglia minimamente ai supereroi che colorano le sue pagine preferite a fumetti. No, lì ci sono uomini possenti in tutine attilate che dicono frasi fatte come quello di cui Londra ha bisogno è un vero eroe in un momento di autointrosprezione che durerà un battito di ciglio. Questa ombra caduta dal cielo indossa scarponi da traking, un paio di jeans logori e una maglietta scarggiante su cui vi è impresso il logo della metropolitana di Londra. Lo slogan sul retro è stato sbandierato sui cartelloni per qualche mese ovunque in città. London'Subay. Londra a portata di mano. Vi era stata una grossa manifestazione un paio di mesi fa con palloncini festosi e iniziative di ogni sorta per celebrare la riapertura di una fermata al centro rimasta chiusa per parecchi mesi. La belva caduta giù dal cielo ne aveva so tratto un paio di quelle magliette semplicemente per non tornare a casa e raccattare i propri di vestiti, quasi come se, quel luogo a cui apparteneva fosse diventato nuovamente una chimera. La maglietta, legata in vita, risultava comunque troppo ampia per il suo corpo snello; doveva essere di almeno un paio di taglie più grossa persino dei suoi soliti indumenti già parecchio ampi; penzolava da un spalla permettendo di intravvedere qualche fascia sospetta sotto il cotone blu elettrico leggermente macchiato da una leggera pattina di rosso ruggine. Aveva lunghi capelli leggermente scoloriti dal sole, arruffati; una massa informe, raccolta a tratti in un semi cipollotto che lasciava ricadere sulle spalle larghe della creatura ciocche crespissime solleticate dal leggero filo di vento che circolava quel giorno.
    Scomparve dietro l'angolo, ma il bambino ebbe il tempo di realizzare che no - quella selvatica ragazza ruspante non aveva niente a che vedere con Spider o Batman e nemmeno come controparti femminili di un certo calibro. Le donne, nei fumetti di Georgie erano sempre presenti, ma erano sempre bellissime, delicate, dal seno prosperoso e le labbra sempre tinte di rosso. Seppur ai suoi venerandi sette o otto anni, non era in grado di concretizzare in maniera lucida quel pensiero, con enne innocentemente che quella ragazza, se di una ragazza si trattasse, non poteva essere un supereroe, e allora non poteva piombare così dal cielo. Beatrice Morgenstern scomparve dal campo visivo di Georgie poco dopo svoltando l'angolo e imboccando una stradina parallela. Aggrappatasi al cornicione di una palazzina, inizia quindi a scalarla, ignorando la presenza delle scale antincendio sul lato, afferra un davanzale, mette il piede sul cornicione, e via via in una danza di mani e piedi che si aggrappano ad ogni incavo giunge sul tetto, sotto gli occhi strabuzzati di una casalinga disperata che si affaccia, e di un uomo particolarmente grasso, dalla canottiera unta che la intima dal pianterreno a scendere da lì prima di farsi ammazzare. Giunta in cima del palazzo, una costruzione a quattro piani in un quartiere residenziale che perde le proprie tracce nel bel mezzo del centro, Tris guarda in basso e sospira soddisfatta, prima di osservare la vastità di tetti che si distende di fronte ai suoi occhi. Una pista da jogging posta unicamente alla sua mercè. Che meraviglia, si ritrova a pensare mentre si asciuga qualche gocciolina di sudore dalla fronte lasciando circolare l'aria attraverso la maglietta, controllando l'effettiva mobilità della spalla che ad ogni rotazione tende a fare un piccolo crick di avvertimento. Di fronte a sé una distesa di case e palazzi, scaldati da una luce contrastata; immagini in un naturale quanto moderno technicolor si distendono di fronte ai suoi occhi. « Ehi! Peste! Scendi giù da lì, il tetto è pericolante. » Non sa nemmeno come il grassone abbia fatto ad arrivare così in fretta al quarto piano; la sua testa calva spunta dal vano delle scale antincendio, obbligando Tris a voltarsi nella sua direzione. E' tempo di andare, asserisce di scatto mentre riprende a correre, saltando sul cornicione. In perfetto equilibrio lo percorre meticolosamente di corsa nonostante le imprecazioni del tipo dalle calvizie oleose. Giunta quasi al capolinea acquista velocità e poco dopo atterra con uno slancio da felino sul tetto accanto. « MA TI SEI BEVUTA IL CERVELLO? » In tutta risposta Tris solleva il proprio medio scoppiando a ridere. In fondo il cervello forse se l'è bevuto davvero.
    Ma cos'era successo? Cos'era davvero. Beatrice aveva davvero accettato la sua inadeguatezza? Si era davvero abbandonata all'idea di essere troppo preziosa per questo mondo? Nah! Se c'era una cosa che in fondo non riusciva a fare, era proprio l'idea di rimanersene ai margini. Se le si chiedesse perchè ha fatto tutto ciò che ha fatto, direbbe che lo ha fatto perché è stata costretta a farlo. Ma nessuno mente meglio di chi pensa di non mentire, e persino Beatrice Morgenstern sapeva che lì sotto sotto, c'era qualcos'altro. Sotto la piega di tutte le scuse la verità è che essere messa alle strette le piaceva tanto quanto le piaceva slanciarsi dalle stesse costrizioni che tendevano a levarle le mani in una direzione o un'altra. Cosa stiamo facendo, Beatrice? Dove stiamo andando? le avevano chiesto due anni prima, poco dopo la rinascita del branco. Quante cose sono successe da allora.. Aveva mentito, tradito, aveva ucciso e aveva combattuto, più e più volte fino all'ultima goccia di energia che aveva nel corpo. Ma soprattutto - stiamo andando in guerra - era andata in guerra. Aveva sfoderato le lame celate che ora scattano per aggrapparsi a una parete liscia e attutire l'imminente caduta nel vuoto, e aveva lottato, ancora e ancora. Più volte era crollata durante quei due anni, ma non si era mai fermata. Non davvero. E ora, ancora una volta scrollatasi di dosso il peso di una società che tentava a tutti i costi di tapparle la bocca e legarle le mani dietro la schiena, quell'incombente grido di battaglia lo sentiva nuovamente.

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    « La menta piperita è davvero un gusto socialmente accettabile? » Asserisce mentre osserva dall'alto la testa biondiccia di Greg Olivander sul retro della sua famosa bottega. E' arrivata fin lì a piedi, saltando di tetto in tetto come se si trattasse di uno sport nazionale di prima categoria. Ad un certo punto si era pure presa una pausa sedendosi comodamente sul retro di un camion che trasportava merci fresche presso un ristorante vicino al Paiolo Magico. Ora si trova seduta comodamente sul davanzale di uno degli appartamenti contenuti nello stabile alle spalle della locanda, osservando di tanto in tanto con interesse l'arredamento spartano della stanza da letto alle sue spalle. « Sapevi che uno dei tuoi vicini è un.. divinatore? » Asserì osservando ancora una volta con attenzione sul tavolo vicino alla finestra diversi mazzi di carte, erbe miracolose, e persino un set completo di dadi e rune per l'Aritmanzia. Beatrice ne aveva riconosciuto quasi istantaneamente la natura; ne aveva utilizzato uno poco prima di diplomarsi, sotto le insistenze di Raphael Gecko, che aveva tentato di scoprire i suoi segreti. « ..o magari è solo un fenomeno da baraccone. » Non che ci sia poi molta differenza tra le due categorie, completò mentalmente stringendosi nelle spalle, prima di saltare giù dal davanzale del secondo piano, prima su una specie di cassonetto dell'immondizia, e poi ancora direttamente di fronte al ragazzo, sorridendogli con un che di meccanico. Che non fosse prettamente una persona socievole, non era certo una novità. In tal senso, non era mai stata del tutto certa di come comportarsi con il giovane Olivander. Che fosse un ragazzo estremamente intelligente e ligio al dovere le era risultato piuttosto chiaro sin da quando aveva messo piede a Inverness. Tuttavia, il suo essere decisamente esuberante e sopra le righe riusciva a metterla facilmente a disagio. Greg era il perfetto figlio di papà; raccomandato fino al midollo, cresciuto da sempre in mezzo a signorotti della portata di Douglas, Watson, Montgomery e compagnia ballante, e decisamente troppo espansivo. Aveva sentito tuttavia su di lui, sufficienti cose da dargli quanto meno il beneficio del dubbio. Greg aveva aiutato i ribelli, si era reso disponibile a fornire bacchette e rifornimenti a così tanti di loro. Non sapeva dove si trovasse la sua realtà attualmente - d'altronde si sa, in questa società, le lealtà tendono a cambiare con una certa facilità - ma la loro comune presa di posizione spingendo i propri destini al di là delle mura di Hogwarts, li metteva in una posizione piuttosto simile. Una parte di lei vorrebbe chiedergli se ha visto Percy, ma la Beatrice razionale glielo impedisce. Non sono qui per frignare come una ragazzina ferita. « E' un pessimo momento? Se preferisci, posso ripassare.. oppure.. » Per cercare di snocciolare la tensione che si sente addosso di fronte al peso dei rapporti civili, Beatrice fa l'unica cosa che sa fare meglio di ogni altra cosa: tenta di rendersi utile. « ..posso darti una mano.. qualunque cosa tu stia facendo.. » Si stringe nelle spalle. Si appoggia a una colonna sul retro del negozio e incrocia le braccia al petto osservandolo con attenzione. Dovrebbe chiedergli come sta, come va la vita. E' questo ciò che fanno i vecchi compagni di avventure, gli ex colleghi.. insomma la gente che volente o nolente ha condiviso qualcosa che lo volessero o meno. Di scatto erge lo sguardo sulla locanda alle sue spalle. Ha qualche ricordo lì dentro, ricordi che preferirebbe non far riecheggiare. Scaccia infatti quella tentazione, scuotendo la testa mentre rivolge al biondo un altro sorriso, cercando di depistare la situazione, guidandolo ovunque ci siano gelati, dolci e campanellini - con conseguenti possibili bambini starnazzanti di cui lamentarsi e massaie dai discorsi tipici da inglese medio di fronte ai quali alzare gli occhi al cielo. « In alternativa, ti lascio l'onore di farmi strada. Sicuramente conosci meglio di me i posti in cui si mangia questo famoso ghiacciolo alla mente piperita. »



     
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    Diagon Alley era un vero e proprio labirinto ma anche questo contribuiva ad accrescerne la bellezza. Vederla a undici anni lasciava i giovanissimi maghi folgorati dall'aura di mistero e meraviglia che il quartiere magico di Londra emanava. Nascere e crescere a Diagon Alley era tuttavia un dono.. o almeno così la pensava Greagoir Olivander. L'urbanistica del quartiere era qualcosa di difficilmente spiegabile, tanto che perdersi durante gli acquisti era molto facile se non si mantenevano i piedi ben saldi su Main Street, la strada maestra che partiva dalla Gringott e si perdeva ben oltre l'entrata nascosta nel retro del Paiolo Magico. Fatta eccezione per una zona residenziale poco distante dalla banca, nel cuore pulsante del quartiere commerciale non erano molti i caseggiati che potevano vantare un fazzoletto di terra perché, perlopiù, si trattava di edifici ammassati l'uno sull'altro. Il retrobottega degli Olivander, dunque, rappresentava una piacevole eccezione: delimitato dagli alti muri dei palazzi adiacenti, era nascosto un giardino che Melissa Olivander amava curare nei momenti morti e in cui un occhio esperto avrebbe potuto notare diverse qualità di piante officinali e ingredienti pozionistici. Un occhio altrettanto attento avrebbe notato qua e là fiori e erbe spezzati; se la passione della madre di Greagoir era coltivare piante, quella del padre era fumarsele. Un signore smilzo e allampanato se ne stava chino sulla base di una fiorente cascata d'Edera, intento a scegliere per sé le foglie più secche - per curare e potare un po' la pianta, s'intende! - per pigiarle dentro la pipa stretta fra i denti. Quando fu soddisfatto, si pulì le dita appiccicaticce nel grembiule da lavoro in pelle di drago e accese con la punta della bacchetta la pipa dalla quale iniziò a fluire un rigagnolo di fumo blu. Era il bel momento di un bel periodo, per Gawen Olivander: tutto era tornato finalmente come doveva essere. Gli occhi grigi vagarono assorti sulla porta del retro-bottega. Già da qualche settimana Greg aveva deciso di lasciare il college - un'idea bislacca, a sentire il padre - per ritornare al proprio nido e alla sua vera vocazione; da allora, aveva prodotto diverse decine di bacchette, chiuso nel laboratorio nascosto nella cantina del caseggiato. Saperlo laggiù, o a riordinare le proprie creazioni tra gli scaffali o nella sua camera al piano superiore, lo confortava. Aveva perfino ripreso tutti i kili persi nei mesi in cui aveva creduto il suo unico figlio morto, le occhiaie erano sparite quasi del tutto. Rubare un po' delle erbe di sua moglie, poi, aveva aiutato il processo. Quando sentiva una delle finestre dei piani superiori aprirsi, con i riflessi di un unicorno in pericolo, nascondeva dietro la schiena la pipa e la ricacciava in bocca quando l'allerta cessava. Se Melissa scopre lo scopre, è la volta buona che dormo sul divano. Di mio padre. Catturò l'attenzione del mago un'ombra più strana del solito, che rimase ad osservare con gli occhi stupiti di un bambino: si aggirava sui tetti dei palazzi un'ombra rapida che non apparteneva ad un tecnico o un operaio. Più si avvicinava, più gli sembrava di vedere una graziosa ragazza arrampicarsi sui cornicione e discendere dalle scale di sicurezza per poi calarsi sui terrazzi. Sempre più vicino. « Che mi venga un colpo, Merlinobbono! » Si tolse dalla bocca la pipa e la guardò con aria complice. « Sei bella tosta te ah? Ahi ahi Gawen, niente più edera per la tua veccha materia grigia! Non vedevo belle ragazze da quella volta nell'86 in cui mi sono tracannato cinque Bevande della Pace. » Per gioco, s'intende. Una stupida scommessina tra amici, che però aveva fatto uscire fuori dai gangeri suo padre Garrick. "A chi lo dovrei lasciare il mio Emporio, ad un baccalà che si droga di pozioni?" Alla fine, sì, aveva dovuto lasciare il suo Emporio ad un baccalà, che però aveva smesso di drogarsi di pozioni. Oddio, qualche filtrino di tanto in tanto.. Buttò fuori dalle labbra un cerchio di fumo perfetto e rientrò nel negozio dopo aver svuotato e fatto sparire la pipa; addosso gli si sentiva chiaramente odore di fumo e erba bruciata. Incontrò suo figlio nel piccolo dirimpetto in cui si incrociavano porta di servizio, corridoio che conduceva alla parte di bottega aperta al pubblico e un paio di stanze posteriori, mentre saliva su dal laboratorio seminterrato. « Non dirlo a tua madre, ma ho appena visto una bella ragazza! » sghignazzò Gawen euforico, riavviandosi i folti capelli brizzolati in un eterno ritorno del Peter Pan che era in lui. Greagoir sollevò entrambe le sopracciglia. « Sono certo che anche mamma veda tanti bei ragazzi, di qua e di là! » Ma Gawen si porse verso Greg in una delle sue solite confidenze tra padre e figlio, aumentate gradatamente ogni anno che portava Greg ad essere un uomo. Oramai entrambi adulti, suo padre non perdeva occasione di intavolare discorsi tra uomini. « No, non è che ho visto una bella ragazza, s'intende. Ho "visto" una bella ragazza, capisci? » e fece sbucare dalla tasca anteriore del grembiule la sua pipa. Il suo piccolo sporco segreto. Come se mamma non lo sapesse. Se la ficcò in bocca lasciando che ne sgorgassero innocentissime bollicine; Melissa era stata chiara, svapare blande pozioncine non avrebbe recato alcun danno ma per carità del cielo Gawen, niente più erbette!! L'ha detto anche il guaritore! Greg si poggiò al muro con le braccia strette al petto e un'espressione di puro, inguaribile divertimento. « E com'era questa bella ragazza? Sentiamo! » Ah, se la dico a mamma questa! « Mah, figliolo, mora, formosa, saltava sui tetti. Bella, no? » Chiaro. Per Gawen Olivander, e in generale per pressoché tutti i membri della sua famiglia, bello spesso era sinonimo di strano. Per Greagoir, "strano" quel giorno era sinonimo di compagnia. « Puoi occuparti tu dei clienti? Esco per qualche ora. » Si sfilò il grembiule in pelle di drago, identico a quello che indossava il padre, e lo fece levitare elegantemente su un gancio nascosto in una delle diverse stanzette sul retro.
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    Fece per uscire dalla porta vetrata che dava al cortile quando, sullo stipite, si fermò per rivolgersi nuovamente a Gawen. « Papà? Ci sono dei brownies alla menta di là. Magari riescono a nascondere un po' il delicato sentore di edera. » Gawen colse la palla al balzo.

    La voce di Beatrice Morgenstern gli fece alzare gli occhi verso uno dei balconcini del vicinato. E non se ne stupì affatto: l'aveva vista fare ben altro nei lunghi mesi di prigionia dentro Hogwarts. E Beatrice aveva visto lui essere ben altro rispetto all'eterea immagine che gli piaceva dare di sé. Aveva mostrato di essere ben lungi dalla perfezione che alcuni gli attribuivano. Greagoir Olivander non era mai stato così umano come quei mesi. Ma quei mesi erano finiti e, una volta tornati alle loro rispettive vite, Beatrice aveva continuato a saltare sui tetti e Greg, avvolto nella sua bianca camicia di lino, nei suoi pantaloni chiari senza la minima piega e con i suoi capelli biondi avviluppati in dolci onde, sembrava essere tornato al suo quieto status di perfezione. Simulare era per lui una dote naturale. « La menta piperita è davvero un gusto socialmente accettabile? » La squadrò con un sorriso nascente sulle labbra, capace di creare deliziose fossette. Fare un qualunque commento sul suo abbigliamento sarebbe stato come sparare uno schiantesimo sulla Croce Rossa, nonché terribilmente banale: la Morgenstern era vestita talmente male che sembrava volergli servire la controbattuta su un piatto d'argento. « E da quando Beatrice Morgenstern si preoccupa di ciò che la società accetta? Io, personalmente, ho smesso di farlo al terzo anno. Poi è arrivata la pubertà. » Come a voler rimarcare il concetto, inforcò sulla testa un cappello di paglia chiara, così estivo da sembrare un turista in vacanza, e il sorriso scandì per un secondo solo una punta di malizia. Greg non era mai stato colto da uno "scandalo ormonale" ai tempi della scuola e anzi, quasi nessuno lo vedeva in compagnia compromettente. Ma quanto mi sono divertito! « Sapevi che uno dei tuoi vicini è un.. divinatore? ..o magari è solo un fenomeno da baraccone. » disse, ancora una volta, la ragazza che camminava sui tetti e che si lasciò cadere nel giardino degli Olivander come fosse la cosa più naturale del mondo. « Chi, Leroy? Entrambe, suppongo: si vanta di avere "il terzo occhio più aperto di tutto il paese a sud del Cheshire", ma si guadagna da vivere al Circo Babinski come cartomante. » Tuttavia, non c'era neppure l'ombra di scherno nel tono della sua voce. La cosa, semplicemente, lo lasciava divertito. « Ma la definizione di "fenomeno da baraccone" suppongo sia piuttosto.. soggettiva, non trovi? Leroy non è neppure il tipo più strano che vive qui. La vedi quella finestra? » Le indicò una palazzina all'altro lato di un vicolo stretto e nascosto. « La signora Ji-Lin alleva vermicoli nella vasca da bagno - già, ough. Pare che i loro escrementi siano considerati semplicemente mi-ra-co-lo-si dalle streghe cinesi! » Le inchiodò quindi i grandi occhi di cobalto nei suoi, così selvatici. Aveva sempre trovato interessante Beatrice e l'aura di mistero che emanava. Col senno del poi, ne era affascinato. Affascinato da lei, da Inverness, dalla sua gente. Così strani. « Ma nessuno qui cammina sui tetti. A Diagon Alley il fenomeno da baraccone sei tu. Non è divertente?! » Si lasciò scappare una risata, alzando le mani in segno di pace. Non voleva prenderla in giro, nessuno sano di mente avrebbe voluto prendere in giro una persona suscettibile e forte come Tris, ma questo a Greg sembrava importare poco. La realtà era che la realtà stessa è relativa e come avrebbe potuto la realtà offendere Tris? « E' un pessimo momento? Se preferisci, posso ripassare.. oppure.. posso darti una mano.. qualunque cosa tu stia facendo.. » Le sventolò una mano davanti al viso, con noncuranza. « Oh, non essere sciocca Tris! Ti ho detto io di venire! E anche volendo non potresti aiutarmi: potresti entrare per questa porta solo passando sul mio cadavere. Cosa che non stento a credere tu possa fare ma questo renderebbe la giornata davvero sgradevole, non trovi? » E su questo sì che non scherzava! Il caseggiato alle spalle di Greg, da cui si accedeva attraverso un'apparentemente innocua porta a vetri, era disseminato di allarmi di sicurezza. Poche cose contavano per la famiglia Olivander e i segreti sulla fabbricazione delle bacchette erano tra questi. Nessuno che portasse un cognome diverso poteva accedere al laboratorio seminterrato, figurarsi aiutare! Greagoir non l'avrebbe permesso a nessuno, neppure ad una regina. « In alternativa, ti lascio l'onore di farmi strada. Sicuramente conosci meglio di me i posti in cui si mangia questo famoso ghiacciolo alla mente piperita. » Annuì, questo sì che poteva farlo! Fosse stata un'altra persona, l'avrebbe presa cordialmente a braccetto per il tratto di strada che già Greg aveva scelto, ma con Tris si limitò ad indicare il cancelletto di ferro all'estremità del piccolo giardino sul retro. Dava sul vicolo scuro che le aveva fatto notare pochi istanti prima, solo un pertugio di strada nascosta tra i palazzi ammassati l'uno sull'altro, un intrico di capillari che li avrebbe portati sulla strada maestra di Diagon Alley in un batter d'occhio. « C'è un solo posto dove mangiare il miglior gelato che l'umanità abbia mai concepito! » e lo raggiunsero in una manciata di minuti. La storica gelateria Fortebraccio li aspettava sulla strada maestra e Greg scelse uno dei tavolini all'esterno, il più riservato che potesse. Con la sua solita prontezza nonostante gli anni, il gelataio Regan Fortebraccio li raggiunse. « Il solito per il signor Olivander.. e per la sua graziosa amica? » Greagoir sollevò una mano per bloccare in contropiede le possibili scelte di Tris. « Il solito anche per lei. La voglio condurre verso un sentiero di freschissima perfezione! » e chiuse gli occhi, al solo pensiero. Sembrava un guru nell'intento di parlare del suo Dio. Avete due minuti per parlare del nostro signore e salvatore ghiacciolo alla menta piperita?

     
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    « E da quando Beatrice Morgenstern si preoccupa di ciò che la società accetta? Io, personalmente, ho smesso di farlo al terzo anno. Poi è arrivata la pubertà. » Touchè! Successivamente tentò di celare un sorriso di troppo che si manifestò sul volto di lei nel vedere Greg Olivander impugnare un capello di paglia con la stessa fierezza con cui Tris impugnava i suoi amatissimi pugnali. « Da sempre immagino, come tutti. » Una verità profonda, detta con una disinvoltura unica. Ed era proprio così; per quanto Beatrice Morgenstern volesse celare agli occhi altrui il suo interesse nei confronti del parere degli altri, la verità è che il presupposto del vivere nella società civile è proprio quella marcata necessità di essere percepiti, nel modo giusto. Dopo una breve presentazione dei suoi vicini di casa, Greg rincara la dose sui metodi decisamente inusuali di Tris di attraversare la città. Qualcosa che per lei è più che poetico, l'aiuta a schiarirsi le idee e rilassarsi. Non c'è cosa più bella del saltare da un palazzo all'alto calcolando il dislivello tra un edificio e l'altro, arrampicandosi e saltando da un cornicione a quello immediatamente successivo, osservando la vita sotto di lei scorrere. Tutte quelle persone stipate come formichine sulle strade, dirette in varie direzioni, a volte dirette assieme alla corrente, a volte controcorrente. « Ma nessuno qui cammina sui tetti. A Diagon Alley il fenomeno da baraccone sei tu. Non è divertente?! » Beatrice lo osserva con aria suscettibile. L'atmosfera tra i due sembra gelarsi per un istante e lei sembra avere un fuoco nascente negli occhi ambrati. « No. Non è divertente. » Lapidaria lo osserva per qualche istante con la stessa autorità con cui guarderebbe un prigioniero prima della sua decapitazione. Poi scoppia a ridere. Improvvisamente scuote la testa e si stringe nelle spalle. « Sto scherzando, rilassati. » In realtà se ha deciso di vederlo è piuttosto chiaro che è di buon umore. Non si metterebbe mai in una situazione che ha come protagonista un tipo sopra le righe come Olivander se non fosse in ottime condizioni adatte a un po' di convivialità. Una Tris di cattivo umore, potrebbe tranquillamente spiattellare la tempia del biondo contro il primo muro utile o essere decisamente sgradevole. Ma sa in fondo che non gli conviene. Greg si è dimostrato un'ottima risorsa, indipendentemente da suo carattere decisamente vivido; seppur qualcuno tentava di accusarla di poca lungimiranza e mancanza di strategia, la giovane Morgenstern sapeva bene quando e chi tenersi sufficientemente vicino da poter eventualmente appellare a supporto in condizioni di particolare necessità. Al cuore di Greg non sapeva si ci era arrivata - probabilmente no, ma sapeva di avergli dato più di un motivo tanto per essere incuriosito da ciò che aveva visto dentro Inverness, quanto da ciò che gli aveva donato in seguito al piano di espansione della stessa città. E tutto ciò era più di un segnale di reciproco apprezzamento nonché di eventuali opportunità e scambi. Sono affari, il più delle volte la vita stessa è un affare, un continuo scambio di favori, e questo Tris iniziava a comprenderlo; in parte iniziava persino a imparare come sfruttare quella labile debolezza dell'animo umano. Incrocia le braccia al petto mentre attende una sua conferma in merito ai piani della giornata; non ha intenzione di rubargli troppo tempo, ma ha bisogno sì, di tutta la sua attenzione. « Oh, non essere sciocca Tris! Ti ho detto io di venire! E anche volendo non potresti aiutarmi: potresti entrare per questa porta solo passando sul mio cadavere. Cosa che non stento a credere tu possa fare ma questo renderebbe la giornata davvero sgradevole, non trovi? » « Mi riferivo più a cose come salire su una scala e sistemare scatole sugli scaffali in alto, però.. » ..concetto afferrato. Alza le mani a mo di arresa e gli sorride bonariamente prima di sollevare lo sguardo verso l'alto osservando i palazzi dalle strane geometrie del quartiere. Diagon Alley è davvero un luogo strano. Non vi è simmetria alcuna tra quelle strade, segno che, il quartiere londinese dei maghi è stato letteralmente incastrato a forza sotto il naso dei babbani. Man mano che negli anni si era allargato diventando più di una semplice strada colma zeppa di negozi poi, le forme si erano fatte ulteriormente strane. Palazzi curvi, incrinati nelle più disparate posizioni. Un vero spettacolo per un'appassionata d'arte. In quel momento le verrebbe l'istinto di chiedergli un blocco da disegno e una matita, sedersi a terra e osservare con l'occhio del fumettista quelle false prospettive quasi psichedeliche. È con quella fascinazione che muove i suoi passi fuori dal cortiletto interno dello stabile di proprietà degli Olivander, lasciandosi tentare dall'idea di imprimere nella propria mente almeno alcune di quelle forme per poi riprodurle sul suo blocco non appena sarà tornata a casa, magari distorcerle ulteriormente lasciandosi guidare dalla fantasia, ricreando un mondo fuori dal comune, dalle stradine intricate e i vicoli ciechi. Un labirinto. Il labirinto. Labirinti. Con stanze buie. Piccole stanze stipate in mezzo al nulla, di cui nessuno abbia cognizione. Asfissianti cubicoli simmetrici in mezzo a quell'asimmetria. Qualcosa che odori di.. cantiere. Cemento fresco. Qualcosa che odori di.. buio. « C'è un solo posto dove mangiare il miglior gelato che l'umanità abbia mai concepito! » Si ridesta da quell'alienazione solo quando la voce di Greg risuona nella sua mente sopra al brusio di fondo. Scuote la testa e si passa una mano tra i folti capelli sorridendogli. Ogni tanto uno sguardo di troppo lì osserva e non sa se sia perché lei effettivamente stona al fianco di Olivander o semplicemente perché lei è lei. Nah! Nessuno mi conosce qui. Immagino. Scommetto che tutta questa gente è scappata alla Corte è lì sono rimasti fino agli sgoccioli della guerra. « Perchè nel mentre non mi racconti di quel legno che ti avevo consegnato. Sono curiosa di sapere se hai trovato qualcosa di particolare. » E sono anche curiosa di sapere se la mia terra è così speciale come dicono. Una cosa che in fondo avevano potuto constatare con i propri occhi. Inverness era sì speciale, ma Tris, scettica di natura, non era certa che fosse poi così unica. Un posto valeva l'altro in fondo, no? I suoi antenati avrebbero potuto stanziarsi ovunque e il tutto si sarebbe eretto alla stessa maniera. Le strade della città sarebbero state costruite con lo stesso gusto dei suoi architetti, le risorse sarebbero state impiegate in maniera eco sostenibile alla stessa maniera e la ratio della vivibilità sarebbe rimasta immutata. Era incredibile; dopo tutto ciò che aveva visto e vissuto, Tris continuava a non avere affatto a cuore la predestinazione. Remare contro la Provvidenza, sembrava il suo passatempo preferito.
    Ed eccoli arrivati. Fortebraccio. La giovane Morgenstern seguì il suo strampalato compagno di viaggio fino al tavolo da lui prescelto, lasciandogli l'onore di fare il padrone di casa; una cosa che si rendeva conto lo rendeva estremamente fiero, nonché di buon umore.
    Luom6KJ
    Lei dal canto suo non poteva essere considerata propriamente una brava padrona di casa. Certo, aveva riconsiderato la sue capacità una volta vista casa sua invasa da centinaia di stranieri da ogni parte d'Inghilterra, eppure, in un certo qual modo, non aveva mai provato quel piacere nel mostrare i suoi luoghi, nel lasciare che gli altri si beassero e restassero colpiti dalle bellezze e l'unicità del posto in cui si trovavano. Greg ordinò per due, e in tutta risposta Tris sorrise al gelataio con un che di imbarazzato. Avrebbe voluto chiedergli se era normale vedersi recapitare i ghiaccioli al tavolo, ma in fondo non voleva passare per una che non capiva fino in fondo come funzionasse la logica del locale. Portate le ordinazioni al tavolo, Tris si concede un assaggio del ghiacciolo e solleva le sopracciglia sorpresa. Il sapore è particolare, fresco, decisamente sopra le righe come il commensale che l'accompagna in quell'esperienza culinaria del tutto nuova. « E' diverso da come me lo aspettavo. » Asserisce infine osservando il biondo con un sorriso divertito. « E'.. particolare. » Ne assaggia un'altro po' prima di guardarsi attorno per assicurarsi che nessuno pone particolare attenzione su quella strampalata accoppiata seduta a un tavolo qualunque, sotto un ombrellone qualunque di una gelateria qualunque. « Comunque.. avrai già intuito che questa non è solo una visita di cortesia. » Decide di andare al sodo. In fondo non abbiamo poi tutta questa confidenza. « Non so se ti sei aggiornato su quanto successo a Hogwarts dopo l'assemblea, però ecco.. è stato un viaggio parecchio strambo. » Decisamente insolito. Non che ci sia più qualcosa di prettamente normale tra le mura di quel castello che un tempo chiamavano casa. « Tra le tante cose, alcuni dei tuoi amici hanno quasi rischiato il volo dell'angelo » Stringe i denti al ricordo. L'averla fatta passare liscia a Douglas ancora non le va giù. Quello spocchiosetto buono a nulla con la puzza sotto il naso ancora non si è visto recapitare la sua lezione, ma Tris di certo non è poi così lontana da Hogsmeade. Il momento migliore potrebbe arrivare da un momento all'altro. « Ma non è questa la parte più rilevante della questione. In sintesi dopo un po' ho deciso di mettermi in proprio. Sto considerando altre strade, motivo per cui ho fatto richiesta di rinuncia agli studi. » Pausa, tempo in cui segue le reazioni del ragazzo ad ogni sua parola, per assicurarsi che ha ancora tutta la sua attenzione. « Il problema è che.. Derek Yaxley, il nuovo preside, ha deciso di negarmela. Non l'ha firmata. Vorrei sentirmi lusingata da tutto ciò, pensare che Yaxley ha visto in me una specie di astro nascente di cui Hogwarts ha bisogno, ma oggettivamente - guardiamoci negli occhi - chiunque sano di mente tirerebbe un sospiro di sollievo all'idea di essersi liberato di me. » Abbassa lo sguardo sospirando. Sono successe troppe cose negli ultimi tempi per non ipotizzare che potrebbe esserci - forse - anche qualcos'altro di mezzo. L'ex Preside si nasconde ancora nel cuore di Inverness, nessuno la sta più cercando. Dichiarata morta. Chiuse le indagini. Così: improvvisamente. « Volevo chiederti di persona se anche tu hai richiesto la rinuncia e se - nel caso - hai già ricevuto una risposta in merito. » E poi.. « E poi.. c'è un'altra cosa. Che tu sappia, Greg, le tracce che Norwena Zabini ha imposto su tutte le bacchette con la fondazione dei distretti dell'oro, sono ancora attive? Possono ancora esistere, oppure sono state cancellate? Che - che cosa ne è stato? Come funzionano? O funzionavano. »


     
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    er bacchetta


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    Quando Reggie tornò con la loro ordinazione, il biondo incrociò le dita tra loro e rimase in contemplazione di una Beatrice alle prime armi con qualcosa di "nuovo". « E' diverso da come me lo aspettavo. » si sbilanciò infine la scozzese, lasciando Greg su due piedi ad elaborare l'informazione. Sì, lo so, ma ti è piaciuto o no?« E'... particolare. » Greg poté quindi ritenersi soddisfatto, annuendo con l'aria solenne di chi ha appena concesso al proprio interlocutore un segreto millenario. Probabilmente il giovane Olivander era l'unico fruitore di quel tipo di gelato in tutta Diagon Alley, per via del suo gusto più forte rispetto ad un normale e banalissimo ghiacciolo alla menta ma questo non lo rendeva forse un gelato più speciale? « Particolare è bello! » puntualizzò quindi, pienamente soddisfatto, avventandosi con la dovuta dignità sul premio delle proprie fatiche. Quando ne gustò il primo assaggio, alzò gli occhi al cielo estasiato. « Aaaaaah! E' come una vacanza al Polo! E poi mi riporta alla mente tanti ricordi.. » Quanti pomeriggi, estivi e non, aveva passato seduto in uno di quei tavolini! Ma, ripensandoci, c'erano molti altri angoli di Diagon Alley a cui poteva associare un ghiacciolo. Sulla panchina ai piedi della scalinata della Gringott, dove aveva dato il primo bacetto inesperto a Morgana Crouch alla tenerà di tredici anni; a gambe incrociate davanti alle vetrine del Serraglio Stregato, intento a guardare una gabbia di variopinti ed esotici Fwooper e immaginando quali mirabolanti avventure avrebbe potuto vivere se non fosse stato costretto ad ereditare il pesante fardello della bottega di famiglia - errori di gioventù! oppure ancora sul tetto dell'alta palazzina di casa, da dove si poteva vedere tutta Diagon Alley fino ad Hemlock Grove, il quartiere residenziale poco oltre la banca, abitata dai maghi più abbienti del circondario. « Comunque.. avrai già intuito che questa non è solo una visita di cortesia. » Quando mai lo è, con Beatrice Morgenstern? Avevano avuto dei rapporti più che pacifici per molti mesi, ma questo non li aveva certo resi amici. « Ne avevo giusto il vago sentore. » ma non ne era affatto oltraggiato. Dopotutto, la visita di Tris gli aveva dato modo di staccare un po' dal lavoro e gustarsi un bel gelato in una altrettanto bella giornata estiva. « Non so se ti sei aggiornato su quanto successo a Hogwarts dopo l'assemblea, però ecco.. è stato un viaggio parecchio strambo. » Olivander inarcò appena un sopracciglio. Sei venuta fino a Londra per parlarmi del College? Wow, Tris, è davvero così noiosa la vita di una regina guerriera?! « Tra le tante cose, alcuni dei tuoi amici hanno quasi rischiato il volo dell'angelo » e, a quelle parole, sì che Greg rise di gusto! Una cascata di riccioli biondi ricadde all'indietro mentre il mastro artigiano se la rideva grossa. « Ah, questa sì che era bella! » sospirò, rassettandosi la camicia. « Beh, che resti fra noi, non penso che farebbe loro male un volo o due! E' molto bello giocare e a loro piace davvero tanto il gioco, ma fuori da Hogwarts.. sai come si dice? Il gioco è bello quando dura poco. » Greagoir aveva giocato tanto nel corso degli anni e molto spesso dalla parte dei suoi "amici", atteggiandosi a monarca illuminato di una ristretta elité di giovani prescelti. Ma il diploma era arrivato e, fuori dalla scuola, si era ritrovato a vestire i panni di un imprenditore che ha a che fare quotidianamente con decine e decine di persone, da clienti a fornitori, vicini di casa e altri commercianti del quartiere, per non parlare degli ispettori del Ministero della Magia! E con ognuno, aveva imparato a sorridere e ad averci a che fare perché tutti facevano parte dell'ecosistema che avrebbe permesso all'Emporio Olivander di tirare avanti fino alla prossima generazione. L'atteggiamento chiuso e classista dei suoi "amici" non li avrebbe portati lontano, questo era il suo pensiero. Ma lo capiranno da soli. « Ma non è questa la parte più rilevante della questione. In sintesi dopo un po' ho deciso di mettermi in proprio. Sto considerando altre strade, motivo per cui ho fatto richiesta di rinuncia agli studi. » Schiuse le labbra, questa volta davvero sorpreso. Non tanto dalla rinuncia agli studi - era bizzarra la sola presenza di una figura come Tris in tale contesto - quanto il suo volersi mettere in proprio: i Morgenstern gli avevano dato l'impressione di poter campare di rendita per venti generazioni ancora, prima di dover iniziare a preoccuparsi per il futuro. « Ma dai, anche tu?! » e Beatrice proseguì. « Il problema è che.. Derek Yaxley, il nuovo preside, ha deciso di negarmela. Non l'ha firmata. Vorrei sentirmi lusingata da tutto ciò, pensare che Yaxley ha visto in me una specie di astro nascente di cui Hogwarts ha bisogno, ma oggettivamente - guardiamoci negli occhi - chiunque sano di mente tirerebbe un sospiro di sollievo all'idea di essersi liberato di me. » Naturalmente sapeva dell'elezione di un nuovo Preside e Rettore a Hogwarts, da quando l'illustre strega che l'aveva preceduto era misteriosamente scomparsa. La Gazzetta del Profeta però aveva omesso però particolari personali quali "è un grandissimo stronzo". Le sorrise candidamente, senza aggiungere altro: Greg non era ipocrita, non avrebbe cercato di dissuadere Beatrice da quella che lei stessa sapeva essere la verità. La Morgenstern era un pilastro, una figura su cui poter contare, una leader e una combattente nonché una vera e propria eroina di guerra.. ma era altrettanto scomoda in contesti lontani dal campo di battaglia. Le sue soluzioni propendevano più per il volo dell'angelo che per un tavolo di discussione. Ciò nonostante, la stima che nutriva per lei era rimasta immutata nel tempo. Siamo ciò che siamo, nel bene e nel male. « Volevo chiederti di persona se anche tu hai richiesto la rinuncia e se - nel caso - hai già ricevuto una risposta in merito. » Arricciò le labbra, pensieroso. Perché non avrebbe dovuto? Era quella di Tris la situazione paradossale, non la sa. « Certo che sì, in duplice copia come piace a loro. Sono a tutti gli effetti un onorato e semplice cittadino della Comunità! Forse in me nessuno ha visto un astro nascente di cui Hogwarts ha bisogno. » Alzò le spalle, divertito dalle proprie parole. E con una punta di orgoglio, sì, anche quello. Greagoir non era poi così perfetto come amava mostrare. « Ma almeno non dovrò preoccuparmi di Storia e teorie della Magia che mi ero lasciato volutamente per Settembre. » Mai focalizzarsi sul bicchiere mezzo vuoto, o è la fine. Dopotutto, non sono stato considerato un astro nascente perché un astro lo sono già, fatto e finito! Non ho bisogno delle lusinghe di nessun presiducolo. « E poi.. c'è un'altra cosa. Che tu sappia, Greg, le tracce che Norwena Zabini ha imposto su tutte le bacchette con la fondazione dei distretti dell'oro, sono ancora attive? Possono ancora esistere, oppure sono state cancellate? Che - che cosa ne è stato? Come funzionano? O funzionavano. » La personalissima vanagloria nella mente di Greg venne accantonata dall'ultima domanda dell'ex collega, la quale riguardava un aspetto molto settoriale e per certi versi misterioso della magia. Era tuttavia una domanda molto interessante: lo stesso Olivander non ci aveva più pensato, da quando il regime era ufficialmente caduto e la Restaurazione aveva preso piede. Ciò nondimeno.. « Non possiamo saperlo: possono essere state cancellate come essere ancora attive. » Una risposta vaga e insufficiente, se ne rese conto prima ancora di notare un certo filo di delusione negli occhi di Beatrice. Provò a spiegarsi meglio, carpendo dalle proprie conoscenze in merito alle bacchette e dai recenti studi collegiali. « Come tu ben sai, la magia si fonda sull'energia di chi la invoca, no? Io e te non lanceremo mai incantesimi perfettamente uguali. Anche se noi fossimo alla pari, perfettamente bilanciati, e i nostri incantesimi avessero pari potenza, ad un'attenta analisi scopriremmo che i nostri incanti saranno diversi. Perché diverse sono le nostre bacchette e la nostra magia intrinseca, la nostra energia. Questo è il fondamento della Traccia. » Si interruppe qualche secondo, accertandosi che Tris seguisse il filo di quel contorto ragionamento. « Questo assioma è vero soprattutto per gli incantesimi istantanei, sono strettamente correlati all'evocatore. Se riesco a bloccarti mentre lanci un Expelliarmus, l'incanto di disarmo cade nel vuoto. Non è altrettanto vero però per gli incantesimi a lunga durata: sarebbe impensabile che uno o più maghi rimangano con una bacchetta puntata, a tenere attivo l'incantesimo! Ecco perché si sfruttano dei vettori fisici - un oggetto di potere, un artefatto magico, un luogo carico di energia - in modo tale che fungano da.. da batterie. Mi segui? » Forse no, si premurò così di cercare degli esempi concreti. « Per esempio, la palazzina dove abito. Sembra piccola da fuori, vero? Invece ha dentro di sé un incanto di estensione permanente. L'energia necessaria perché la casa e il negozio continuino ad essere più grandi, deriva proprio dall'elevato numero di bacchette e ingredienti magici conservati all'interno! Questo rende il mio negozio un luogo particolarmente ricco di energia magica. Oppure.. pensa all'Incanto anti-babbani su Hogwarts: il castello stesso è il vettore e la continua magia che si pratica al suo interno, i fantasmi, il trilione di oggetti magici racchiusi hanno permeato le mura di energia nel corso dei secoli. » Tutto chiaro, e sfruttò quel passaggio per arrivare al nocciolo della questione. « La Traccia sfrutta lo stesso identico meccanismo, per cui la morte di Norwena Zabini non ha inficiato in alcun modo l'incantesimo, così come Hogwarts continua a non essere visibile sebbene siano morti i Fondatori. La Traccia è un incantesimo di localizzazione permanente ed è indelebile fino a prova contraria. Ovvero, qualcuno al Ministero deve aver sciolto l'incantesimo o distrutto l'oggetto di potere.. sempre che i ministeriali non abbiano collegato le bacchette al Ministero stesso, che è esso stesso un luogo carico di magia. Non oso pensare alle diavolerie che nascondono nell'Ufficio Misteri.. » Ma questi rimanevano dettagli accessibili solo agli addetti ai lavori e Greg Olivander avrebbe potuto continuare a parlare solo sulla base di supposizioni e fantasticherie. La verità stava solo nelle mani del Ministro della Magia.

     
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