The bond of family gives us strength

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    L'acquisizione della Gringott non era stata una mossa azzardata, ma attentamente ponderata e pianificata, nonostante ciò non si faceva altro che parlare di un'acquisizione ostile che metteva a rischio la posizione dei membri del consiglio; consiglio a cui Deimos doveva rendere conto solo per rendere noto l'andamento dell'attività. « Abbiamo svolto qualche indagine interna e per ora il sessantacinque per cento dei dipendenti crede che la banca subirà un tracollo nei prossimi sei mesi. » Una risata amara si aprì sul volto di Deimos perchè sapeva benissimo che quel giudizio era influenzato dal fatto che il suo cognome fosse Carrow e non un cognome qualsiasi non gravato da quello che era il passato della sua famiglia. Per sua fortuna Deimos era un uomo molto abile e avrebbe fatto funzionare la Gringott con o senza il supporto dei dipendenti, non avrebbe assolutamente permesso che stupidi preconcetti mettessero i bastoni tra le ruote a quelli che erano i suoi progetti per il futuro della banca. Seymour era il suo uomo di fiducia, era stato un membro della squadra degli indicibili e da quando si era dimesso dal ministero aveva iniziato a lavorare per lui; si occupava delle questioni più urgenti che necessitavano di una certa discrezione. « Voglio un profilo per ogni dipendente che fa parte di questo sessantacinque per cento sulla mia scrivania entro lunedì. » Il suo obiettivo era quello di capire che la sfiducia o il timore di questi dipendenti era fondato era semplicemente fondato su ciò che loro pensavano di sapere su di lui e la sua famiglia. « Inoltre risulta ancora vacante la posizione di capo delle pubbliche relazioni, un posto fondamentale ora come ora...la Gringott non può permettersi di perdere credibilità. » Un punto su cui Deimos non poteva fare a meno che concordare, non aveva rilevato la guida della banca per vederla crollare; ma per darle nuovo lustro e renderla ancora più appetibile per i grandi investitori. « Ci sto lavorando e penso di avere la persona giusta per questo ruolo, avrai una risposta certa a breve. » Seymour lo guardò sospettoso, come se cercasse di carpire il nome che frullava nella testa di Deimos da qualche tempo a questa parte. « Spiacente ma non avrai nessuna anteprima, lo saprai al momento opportuno. » L'elegante orologio che teneva al polso emise un suono, ricordandogli che aveva un appuntamento con Mun quello stesso giorno a pranzo. Non vedeva sua sorella da un po' e una parte di lui doveva ammettere che era curioso di vedere quanto Lily fosse cresciuta e quanto Mun si fosse adattata ai panni di giovane madre di famiglia. « Ci aggiorniamo domani mattina Seymour e mi raccomando quei profili, voglio lavorare con persone obiettive che non si lasciano offuscare da cose banali come un cognome e il fardello che si porta dietro. » Deimos era sempre stato il primo a riconoscere il bagaglio che rappresentava far parte di quella famiglia, ma non per questo lo avrebbe mai rinnegato; era parte di sé e ripudiarlo avrebbe significato ripudiare sé stesso. Si sistemò il colletto della polo blu e prese il sacchetto che conteneva diversi pacchi al suo interno. Non era ancora abituato a vestire i panni dello zio, i bambini erano un mondo del tutto estraneo per lui, ma ci stava provando e forse questa era la cosa più importante. Manteneva sempre la sua algida aria impostata, ma con il tempo stava imparando a lasciarsi andare un pochino. Si smaterializzò a pochi passi dall'abitazione Mun, una casa che in passato non avrebbe mai pensato potesse rispecchiare i sogni di sua sorella; ma era stata lei a fargli capire che era tutto molto di più di ciò che si sarebbe mai sognata. Percorse i pochi passi che lo separavano dall'ingresso e bussò alla porta, quando l'uscio si aprì si ritrovò faccia a faccia con il piccolo Potter; il bambino che per Mun era diventato un figlio a tutti gli effetti. Con lui Deimos si sentiva ancora un po' rigido, non perchè non lo accettasse, ma semplicemente perchè si sentiva sempre sotto l'esame di quello sguardo attento e ancora innocente. « Ciao Jay...c'è la mamma? » Inizialmente gli chiedeva sempre di Mun, ma con il tempo aveva capito che per lui non era più Mun. Il piccolo annuì guardandolo per poi indicare il grosso sacchetto che pendeva al suo fianco. « Guarda qui dentro c'è qualcosa anche per te...però prima devi chiamare la mamma... » Un compromesso che serviva a toglierlo dall'imbarazzo di dover ammettere che con i bambini non sapeva come comportasi. All'interno del pacchetto c'erano i cioccolatini preferiti di Mun, un sonaglio finemente decorato per Lily e un dinosauro di pezza per Jay; regali che aveva scelto con non poche difficoltà. Quando vide spuntare la chioma corvina della sorella non poté fare a meno di sorriderle, la strinse in un breve abbraccio e le posò un bacio sulla fronte. « Mi perdonerai se ti parlo di una cosa di lavoro vero? So che abbiamo detto un pranzo in famiglia, ma è una cosa importante... »
     
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    A discapito del suo essere una signorina d'alto borgo, Mun era brava a cucinare. La sua Nana glielo aveva insegnato sin da quando era bambina. Restava lì, nella cucina di Alexandria, in sua compagnia per ore, impastando con lei dolci e infornando prelibatezze di tutto rispetto. Certo i piatti di Mun erano pressochè semplici e riaprcchiavano ancora ricordi dell'infanzia, ma ciò che sapeva fare, lo sapeva fare piuttosto bene. Cibo casalingo cucinato con amore e prodotti freschi comperati lo stesso giorno al mercato locale, che sembravano deliziare i palati di tutti i suoi ospiti. Avrebbe potuto permettersi di assumere qualcuno che pensasse tanto alla casa quanto alla cucina, ma a dirla tutta né Mun voleva che i suoi figli crescessero in quella maniera, né pensava che Albus l'avrebbe gradito, considerando il modo in cui lui era stato cresciuto a sua volta. Un giusto compromesso era uscire a cena piuttosto spesso, questo perché in fondo non solo a volte i due neogenitori avevano bisogno di una pausa dai figli, ma oltretutto a Mun piaceva mettersi in ghingheri per il suo fidanzato. Per il resto, quella casetta al centro di Inverness era gestita in maniera indipendente. Niente elfi domestici, nè personale estraneo alla famigliola, aveva la prerogativa di curarsi di quel piccolo gioiello dalle ampie vetrate e una vista mozzafiato. È quel panorama verdeggiante che Mun osserva dopo aver informato la Shepard's Piè appena preparata per il pranzo con il fratello. Gli aveva chiesto di passare da quelle parti per passare un po' di tempo insieme. Con la Gringott di mezzo, i suoi esami, i bambini e una casa da mandare avanti, con traumi passati ancora da superare e una serie infita di paranoie da fronteggiare, Deimos e Mun si erano leggermente persi di vista. Di scatto il campanello tuona facendo trasallire appena, mentre un Jay pronto, scatta come una molla dal suo posto sul divano dove ha passato l'ultima ora a costruire un ramificato labirinto con le lego magiche. « Vado io! » Sa già che si tratta di Deimos, puntuale come un orologio svizzero, e allora Mun sorride appena permettendogli di dirigersi verso la porta d'entrata mentre lei dal canto suo si avvicina al tavolino da caffè dove Jay ha finto di fare il piccolo ingegnere per più di un'ora. Per un istante corruga la fronte mentre osserva l'intricato modello creato da Jay, deglutendo appena. Un labirinto. Specchi. Specchi.. Specchi. Labirinto. Diverse voci si incrinano nella sua testa assumendo un tono quasi maligno, per poi trasallire di colpo non appena coglie la presenza del fratello alle sue spalle. « Oddio! Perdonami. Ogni tanto mi perdo nei miei stessi pensieri. » Mun gli va incontro lo abbraccia teneramente e sorride appena al contatto delle labbra di lui con la sua fronte. A volte non riesce nemmeno a capire come ha fatto a fare a meno di tutto ciò. Deimos è famiglia, così come lo è Judah, e a Mun mancano. Le mancano le così tante genuine emozioni che nonostante tutto scorrono tra loro. « Vieni, vieni. Accomodati. » Asserisce mentre con un colpo di bacchetta ripone i giocattoli di Jay in un grande baule colorato alle spalle del divano invitandolo a sedersi.
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    « Ci vorrà ancora un po' per il pranzo. Stamattina ci ho messo davvero un sacco a far addormentare Lily, quindi ho fatto tardi. Le stanno crescendo i dentini quindi a volte passa intere nottate dormendo pochissimo, povera piccina. » Asserisce con una nota di dolore che la neo mamma sembra quasi di provare a sua volta, quasi come se fosse suo. « Ti offro qualcosa da bere? Sei ancora un tipo da Bourbon? » Agita appena la bottiglia di liquore prima di versarne un po' in due bicchieri. Lo sguardo si solleva per un attimo verso la rampa di scale che porta al piano di sopra. Rumori molesti la obbligano a scuotere la testa, convinta che Jay sta di nuovo tentando di far fare ad Arthas il cavalluccio. Per fortuna ha insonorizzato la stanza di Lily per assicurarsi che la troppa energia di Jay non le avrebbe disturbato il sonno. Si siede quindi di fronte al fratello porgendogli uno dei due bicchieri per poi acavallare le gambe piuttosto curiosa di conoscere qualche novità da sul fronte. Quello di Mun era ormai piuttosto semplice da intuire, ma Deimos? Cosa fa Deimos Carrow di preciso da quando non viviamo più sotto lo stesso tetto? Tra loro c'era sempre stato un divario di età tale da non permettere loro un misurarsi da pari a pari. Ormai però Mun era un'adulta, un fiore sbocciato che si stava facendo a sua volta strada nel mondo. Non sempre stava facendo le cose giuste, non sempre le sue decisioni erano condivisibili, ma tutto sommato era notevole il suo tentare di migliorare giorno dopo giorno. « Mi perdonerai se ti parlo di una cosa di lavoro vero? So che abbiamo detto un pranzo in famiglia, ma è una cosa importante... » Lavoro? Mun corrugò per un istante la fronte piuttosto scettica. L'unica cosa che poteva venirle in mente era.. « Se ti riferisci al fatto che Greengrass non mi ha offerto il tirocinio estivo, non m'importa. C'era da aspettarsi. Ho rotto le uova nel paniere ad alcuni dei suoi conoscenti in maniera abbastanza pesante. » Si stringe nelle spalle. Quel piccolo incidente di percorso le aveva portato tanto dispiacere, ma alla fine si era detta che era stato per il meglio. La sua incapacità di dimenticare e perdonare probabilmente l'avrebbe portata a guardare tutti in cagnesco in ogni caso. « C'era da aspettarsi, ora che è stato nominato Presidente dell'Astra. Però, Deimos, davvero non mi capacito! Quelli che ha scelto sono bravi - bravissimi, e probabilmente hanno avuto la testa su queste cose molto più di me, però a loro non interessa l'amministrazione della giustizia. Sono più improntati sulla politica. So per certo che sono più brava di loro in questo. Però evidentemente ormai ho la fedina sporca non sono più eleggibile. Di certo deve essere troppo per Basil Greengrass accettare una quasi-ex-ribelle al suo fianco. » Scuote la testa con sdegno sospirando profondamente. Si porta istintivamente il bicchiere alle labbra osservando il fratello con attenzione, quasi volesse cogliere le sue reazioni prima ancora che avvenissero. « O forse, dico solo forse, il problema è che sono una donna. E una madre. A nemmeno vent'anni. Forse la vede come una debolezza. Non sarebbe di certo né il primo, né l'ultimo. » Basil Greengrass rientra nella generazione di Abraxis Carrow. Se anche solo un briciolo di quella mentalità è parte integrante delle fibre dell'Inquisitore, non si stupirebbe certo se quella fosse la vera motivazione. Suo padre in fondo non ha mai visto Mun come altro che una risorsa. Forse l'amava, a modo suo, ma non come Mun avrebbe voluto che lui le volesse bene. « Comunque, basta parlare di me. Dimmi di te. Voglio sapere della vita nell'alta finanza. E, visto che è comunque un pranzo di famiglia, magari mi racconti anche com'è al di fuori della finanza. » Mun conosceva sufficientemente la vita di Deimos da sapere che quelle domande andavano fatte con cautela. Jolene era scomparsa dalle loro vite da quasi un anno. Una perdita che continuava a gravare sulle loro vite. Quasi istintivamente Mun si roteò l'anello di fidanzamento sul dito. Deimos lo aveva regalato ad Albus affinchè venisse dato a Mun. Di scatto il volto della piccola Carrow si ammorbidì, si morse il labbro inferiore e sospirò. Avrebbe voluto chiedergli se stava andando avanti, se era riuscito a superarla, ma quella era una questione piuttosto spinosa. Non solo Deimos e Jolene erano fratelli, una cosa che Mun non aveva mai del tutto digerito, ma ora la sorella non c'era nemmeno più. Come si fa a giudicare una situazione quando questa svanisce prima ancora di averla metabolizzata? Scuote di conseguenza la testa e sorride con una pattina quasi impercettibile di imbarazzo. Tenta quindi di slisciare su quell'argomento, rimanrggiandolo con delicatezza. « Insomma, quando sono andata a trovare la mamma, ha detto che lavori troppo. Che novità! »


     
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    « Vieni, vieni. Accomodati. Ci vorrà ancora un po' per il pranzo. Stamattina ci ho messo davvero un sacco a far addormentare Lily, quindi ho fatto tardi. Le stanno crescendo i dentini quindi a volte passa intere nottate dormendo pochissimo, povera piccina. » Una realtà famigliare a cui Deimos non era abituato, la sua famiglia erano sempre e solo stati i suoi fratelli; Jolene in particolar modo. I coniugi Carrow invece erano stati solamente presenze nelle loro vite, presenze fin troppo ingombranti. Abraxis li sottoponeva ad una ferrea disciplina, ben più severa di quella militare, mentre Sagitta preferiva affogare i suoi dispiacere nell'alcool e nei dispiaceri. Deimos non ha un solo ricordo che implichi una madre dolce e premurosa, una carezza che fosse pensata per consolarlo o semplicemente come segno d'affetto. Tutto ciò lo spinge a chiedersi dove e come Mun abbia imparato ad essere madre, a fare il genitore; considerando che gli unici esempi che hanno avuto non avevano il minimo istinto genitoriale. Ci era nata con quelle doti o le aveva sviluppate nel corso del tempo? Lui sarebbe stato altrettanto capace di imparare o era troppo danneggiato per essere un buon genitore? Domande che per ora non necessitavano di una risposta; dal momento in cui avevano avuto la notizia della morte di Jolene si era richiuso in un bozzolo in cui era quasi impossibile entrare. « Ti offro qualcosa da bere? Sei ancora un tipo da Bourbon? » Annuisce sorridendo brevemente a quella domanda, Mun conosce infatti perfettamente i suoi gusti in fatto di liquori. Benché vanti una collezione di tutto rispetto, il suo preferito è sempre stato il bourbon, con le sue note speziate ed il retrogusto amarognolo che pizzica leggermente la gola. Accetta di buon grado il bicchiere offerto dalla sorella, saggiando con le labbra l'ottima qualità che Mun serba in casa. « Se ti riferisci al fatto che Greengrass non mi ha offerto il tirocinio estivo, non m'importa. C'era da aspettarsi. Ho rotto le uova nel paniere ad alcuni dei suoi conoscenti in maniera abbastanza pesante. » Di fronte a quello sfogo non vorrebbe fare altro che prendere quel burattino di Greenrass per il collo e scuoterlo, Mun è sempre stata ambiziosa e nonostante i mille impegni della suo nuova vita non era rimasta indietro con gli studi e dava il meglio di sé in qualsiasi materia. « Ovvio che hai rotto loro le uova nel paniere e non sarà l'ultima volta che ti sbatteranno la porta in faccia...ma ciò non ti ha mai fermato o sbaglio? » Era più che certo che Mun avesse già programmato la mossa successiva e che quel piccolo intoppo non avrebbe rallentato la sua brillante carriera. « C'era da aspettarsi, ora che è stato nominato Presidente dell'Astra. Però, Deimos, davvero non mi capacito! Quelli che ha scelto sono bravi - bravissimi, e probabilmente hanno avuto la testa su queste cose molto più di me, però a loro non interessa l'amministrazione della giustizia. Sono più improntati sulla politica. So per certo che sono più brava di loro in questo. Però evidentemente ormai ho la fedina sporca non sono più eleggibile. Di certo deve essere troppo per Basil Greengrass accettare una quasi-ex-ribelle al suo fianco. » Deimos non può fare a meno di chiedersi come faccia a conservare quella piccola fetta di ingenuità, quella speranza nel genere umano che lui non ha mai avuto. Era un pessimista convinto e non si crogiolava nella fantasia di un mondo giusto. Amunet era diversa e nonostante tutto ciò che aveva passato non faceva altro che aspettare il nuovo sorgere del sole. « Mun non vogliono persone interessate alla giustizia...o meglio preferiscono persone che abbiano i loro stessi valori e che vogliano mantenere le cose immutate per conservare i propri privilegi. » Una visione della vita che Deimos in parte condivideva, nessuno si era mai preoccupato di chiedere cosa succedesse tra le mura del maniero Carrow; tutti sapevano che Abraxis era un violento eppure nessuno si era fatto avanti per difenderli e sottrarli da un mostro del genere. « O forse, dico solo forse, il problema è che sono una donna. E una madre. A nemmeno vent'anni. Forse la vede come una debolezza. Non sarebbe di certo né il primo, né l'ultimo. » Ridusse le labbra ad una smorfia di disgusto di fronte a quell'arcaica visione del mondo, ma l'Astra era quello e molto altro; un lascito di altri tempi che difficilmente sarebbe cambiato per essere al passo con i tempi. Lui stesso era un membro dell'Astra dagli anni di Hogwarts e grazie a quel gruppo era stato in grado di stringere accorsi e legami che avevano giovato al patrimonio famigliare. « Allora brindiamo al fatto che non sanno cosa si perdono e poveri loro quando si accorgeranno di che perla stiano lasciando andare...quando hai scelto questa vita sapevi che saresti stata macchiata con una lettera scarlatta e l'unica cosa che puoi fare ora è portarla con orgoglio e mostrargli che non hai bisogno di loro. » Perchè siamo Carrow e non abbiamo bisogno di niente all'infuori della famiglia. Una famiglia che ultimamente si era più che allargata. Deimos invece si sentiva più solo che mai, da quando aveva perso metà del suo cuore...una perdita che condivideva solo in parte con i suoi fratelli perchè per lui e Jolene avevano sempre avuto un rapporto unico, sconosciuto al mondo, ma profondo e ancestrale. « Comunque, basta parlare di me. Dimmi di te. Voglio sapere della vita nell'alta finanza. E, visto che è comunque un pranzo di famiglia, magari mi racconti anche com'è al di fuori della finanza. Insomma, quando sono andata a trovare la mamma, ha detto che lavori troppo. Che novità! » Era contento che Mun avesse riallacciato i rapporti con Sagitta, da quando era ricoverata era nettamente migliorata, ma gli anni di alcool e antidepressivi aveva lasciato strascichi di cui non si sarebbe mai liberata. Andava a trovarla quasi ogni fine settimana, portandole un mazzo di fiori e i suoi dolcetti preferiti, per quanto arida fosse stata era semplicemente un'altra vittima di quel mostro che lui chiamava padre. « Non è una novità...continua a dirmi di vedermi sciupato... » Quando Deimos era tutt'altro, si allenava costantemente e manteneva una sana e calibrata alimentazione. « Però quello di cui ti voglio veramente parlare è il mondo dell'alta finanza come dici tu... » Poggiò il bicchiere di bourbon e fronteggiò la sorella guardandola negli occhi. « L'acquisizione della Gringott è stata piuttosto ostile e ora come ora stiamo fronteggiando dipendenti diffidenti e giornaletti da quattro soldi che non fanno altro che accusarmi di voler scappare con i soldi dei risparmiatori. » Quando entrambi sapevano benissimo che non avevano assolutamente bisogno di quei soldi per vivere, la ricchezza dei Carrow era stata accumulata nel corso dei secoli ed era andata sempre ad aumentare e mai a diminuire. Deimos, Mun , Jude e i loro figli avrebbero potuto vivere di rendita; avevano semplicemente scelto di non farlo. « Inoltre l'addetto alle pubbliche relazioni è un incompetente... » Non era stato in grado di svolgere neanche uno dei compiti che Deimos gli aveva sottoposto. « E qui pensavo che potessi entrare in gioco tu...so che non è legge, ma sei capace di arrivare alle persone e io in questo momento ho bisogno di ciò... » A nessuno interessava che lui avesse contribuito a salvare le persone da quel periodo buio, per lui era e sarebbe stato sempre e solamente il figlio di suo padre. « E' vero che non hai ancora tutta l'esperienza necessaria per lavorare in maniera del tutto autonoma...ma sei brillante e impari in fretta. » Inoltre era una delle poche persone di cui si fidava ciecamente.
     
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    « Ovvio che hai rotto loro le uova nel paniere e non sarà l'ultima volta che ti sbatteranno la porta in faccia...ma ciò non ti ha mai fermato o sbaglio? » Per un istante Mun abbassa la testa colta da un profondo dissidio. Fare cose per convenienza era una cosa insita nel loro DNA. Sorridi e annuisci, le avrebbe detto sua madre, dà loro ciò che vogliono, così otterrai qualunque cosa tu vuoi. Ma Mun ha mentito e finto per tanto tempo e ora non riesce più a farlo. Non riesce a lasciarsi preda a una tale forma di regressione. Una parte di sé è convinta che non potrà fare altro se non batterli al loro stesso gioco. È questo ciò che vuole: batterli al loro stesso gioco. Per un istante solleva lo sguardo in quello del fratello. Più di tutti gli altri Carrow, le sue parole hanno sempre fatto breccia nel suo cuore. Deimos ha fatto tanto per lei, anche se non ha la più pallida idea di quanto tutto ciò sia costato tanto a entrambi quando a tutta la famiglia. E per un istante, mentre quel pensiero si materializza nella sua mente, un senso di colpa impressionante le stringe il cuore in una morsa. Mun lo ha usato; non sapeva in quel momento di farlo, ma lo ha fatto comunque. Ha usato suo fratello per salvarsi. Forse Deimos avrebbe fatto comunque le stesse scelte con o senza l'intervento di Ryuk, ma quel dubbio, a Mun l'attanaglierà sempre. « Mun non vogliono persone interessate alla giustizia...o meglio preferiscono persone che abbiano i loro stessi valori e che vogliano mantenere le cose immutate per conservare i propri privilegi. » E da quando tu, signor membro dell'Astra, hai iniziato a parlare così? Mun gli propina uno sguardo scettico ma al contempo divertito, prima di scuotere la testa. Ha ormai capito come funzionano certe cose, eppure sentir parlare così suo fratello la rincuora. « Non lo so, Deim. Forse ha ragione Jude. Mi sono discostata troppo e ora mi odiano. So per certo che lui sì che mi odia.. » Quelle parole fuoriescono dalle sue labbra con un leggero filo di amarezza. Si stringe nelle spalle e lo osserva con uno sguardo piuttosto rassegnato. Ad un certo punto ha fatto anche i conti con il muso perenne di suo fratello. Non può e non vuole vivere in condizione dei suoi capricci. Per quanto stargli alla larga le faccia male, Mun ha una vita propria di cui occuparsene. Non può semplicemente pregare per il resto della sua vita Jude di riconsiderare la portata del suo orgoglio. « Forse dovrei riconsiderare l'Astra. Ciò che ne deriva. Fare buon viso e cattivo gioco. Forse entrambi - io ed Albus - dovremmo farlo. » Vallo a convincere, però. « Ti confesso che una parte di me vuole questo - ciò che ho - ma anche tutto il resto. Rivoglio il mio rispetto, la mia posizione. Voglio tornare a entrare in una stanza ed essere riconosciuta. » Rivoglio il mio titolo. Voglio tornare a essere la reginetta del ballo. Voglio il mio fottuto titolo da queen bee e anche di più. « E poi i loro giudizi sono assurdi. Non sposerò Albus per convenienza, ma sto comunque sposando il figlio del Prescelto. Lasciamo stare quello che dice la mamma. Quello è comunque il fottuto figlio del Prescelto. » Perchè sto facendo questi ragionamenti? Cosa me ne importa? Perchè m'interessa così tanto. Ma Mun sa in fondo perché. Né lei, né Albus sono mai stati rispettati davvero, nonostante la loro provenienza, nonostante le loro origini sono sempre stati outsiders, costretti in un modo o nell'altro a restare ai margini dei giochi. Eppure erano brillanti, avevano ottenuto così tanto, sia a livello individuale che insieme. La musica deve cambiare. Basta nascondere la testa sotto la sabbia. « Allora brindiamo al fatto che non sanno cosa si perdono e poveri loro quando si accorgeranno di che perla stiano lasciando andare...quando hai scelto questa vita sapevi che saresti stata macchiata con una lettera scarlatta e l'unica cosa che puoi fare ora è portarla con orgoglio e mostrargli che non hai bisogno di loro. » Il bicchiere di Mun colpisce il cristallo di quello del fratello. Se lo porta di conseguenza alle labbra con un sorriso e uno sguardo di intensa. Non se ne era nemmeno accorta di quanto bisogno avesse di quella conversazione finchè non l'aveva fatta. « Al riscatto e alla riconquista. » Asserisce a sua volta prima di bere ancora qualche sorso di quel delizioso Bourbon.
    « Però quello di cui ti voglio veramente parlare è il mondo dell'alta finanza come dici tu.. L'acquisizione della Gringott è stata piuttosto ostile e ora come ora stiamo fronteggiando dipendenti diffidenti e giornaletti da quattro soldi che non fanno altro che accusarmi di voler scappare con i soldi dei risparmiatori. » Mun corruga le sopracciglia di conseguenza. Non capisce dove il fratello vuole arrivare ma lo ascolta con attenzione annuendo di tanto in tanto. Seppur il pacchetto azionario dei Carrow sia stato diviso prettamente in quote eque, né Jude, né Mun se ne erano particolarmente interessati. Di certo il suo estratto conto parlava e cantava anche, una musica così dolce che a tratti gli occhi di Mun brillavano. Era passata dall'avere niente, all'avere più di quanto potesse spendere in una vita, finanze che in realtà utilizzava in maniera parsimoniosa. Non le piaceva dare l'idea di essere una spendacciona e a dirla tutta lì aveva già tutto ciò che le servisse. Quanto di superfluo lo coprivano con lo stipendio di Albus, ricorrendo a quelle superflue finanze solo in caso di necessità o nel caso in cui volessero davvero concedersi uno sfizio e un capriccio di troppo. In fondo, quelli, si era detta Mun, sarebbero stati soldi dei suoi figli. In caso di necessità. Con le vite che io e vostro padre abbiamo avuto fino a questo momento, non si sa mai. Un'ipotesi che Mun non contempla nemmeno lontamanete, ma che più o meno consapevolmente ha considerato di incidere persino con un testamento.
    « Inoltre l'addetto alle pubbliche relazioni è un incompetente.. E qui pensavo che potessi entrare in gioco tu...so che non è legge, ma sei capace di arrivare alle persone e io in questo momento ho bisogno di ciò.. E' vero che non hai ancora tutta l'esperienza necessaria per lavorare in maniera del tutto autonoma...ma sei brillante e impari in fretta. » Lo shock negli occhi di Mun si trasforma in sorpresa, poi in stupore. Non sa cosa dire di preciso. Non sa come comportarsi, non se lo aspettava, ecco la verità. In tutto quel tempo, Mun non ha mai pensato alla Gringott come un posto che poteva ridisegnare il suo futuro. Si vedeva in un tribunale a controbattere con arringhe argute le ipotesi avversarie, si vedeva a intervistare personaggi famosi, appioppando loro critiche pesanti. Mai la Gringott. La banca dei maghi era piovuta in capo a lei come una pioggia estiva. Deimos aveva portato avanti un'ottima mossa di riscossa della famiglia oltre a investire decisamente in modo intelligente gli ingenti capitali dei Carrow, ma lei non ci aveva mai pensato a quali potessero essere le conseguenze per se stessa. In quel momento vorrebbe chiedergli se sta parlando sul serio, ma la verità è che se sta scherzando non vuole saperlo. Assume una posizione professionale sospirando, seppur di fondo ci sia una certa aria scherzosa. Nella sua testa si immagina già per un istante in conferenze stampa a fare da portavoce per la banca dei maghi del Regno Unito. Roba grossa, da prima lega. Altroché un tirocinio poveraccio a portare caffé gratuitamente ai giudici dell'Wizengamot. C'è una nota di improvviso orgoglio e persino una punta di egocentrismo nella postura eretta che assume. Attira a sè i post it rimasti sul tavolo dall'ultima sessione di studio e con una matita scrive una cifra. « Beh, in questo caso, se consideri che le mie qualità sono adatte al ruolo, questo è quanto ti costerò, e non accetterò una falce di meno. » In realtà la somma che Mun scrive è nettamente inferiore alla media di un PR, ma ha la consapevolezza del fatto che in realtà prima di diventare una vera responsabile avrà molto da imparare. 500 galeoni a settimana sono una miseria rispetto a quella posizione, e infatti Mun gli propina un sorriso scherzoso. Quello che chiede sono briciole, ma quello è un buon modo per suggellare un patto professionale di cui non avrebbero nemmeno bisogno. « Firmerò un contratto a tempo determinato part time della durata minima di sei mesi. Ovviamente vorrei ottenere da te la promessa che i termini potranno essere ridefiniti qualora il mio lavoro dovesse essere di tuo gradimento. » Mun ha voglia di fare la gavetta. Vuole sporcarsi le mani, non vuole risultare l'ennesima raccomandata. E quindi si alza in piedi con la stessa nota professionale e lo osserva ancora una volta con aria scherzosa, mentre va a controllare le cibarie nel forno. Lo spegne e si volta verso di lui. « Ovviamente prenditi tutto il tempo del mondo per decidere. Mi rendo conto che le richieste sono piuttosto ferree, ma questo è il minimo che posso accettare. » Perché io valgo. Questo è il minimo che valgo. Posso valere molto di più, ma voglio dimostrarlo. « Perchè la gente pensa che sei sul punto di espatriare coi loro fondi? L'hanno vista casa nostra? Anzi - le case. Da quando in qua i Carrow sono diventati dei morti di fame? » Pausa. Incroccia le braccia al petto e sospira chiudendo gli occhi con una nota di fastidio per la domanda che sta per fare. « Hai provato a parlare con la nonna? Lo sai - lei è molto in nei salotti. Potrebbe almeno informati su che aria tira. » E poi ancora si sente di rincarare la dose. « L'Astra? Sei finito anche tu nel girone delle ultime ruote del carro, oppure semplicemente vuoi fare al solito da solo? Perchè insomma, non mi piacciono, ma tu hai bisogno di loro. Non puoi mettertici contro o ritrovarti ai margini dell'alta società. Metà delle camere blindate le posseggono loro. » Purtroppo.


     
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    « Forse dovrei riconsiderare l'Astra. Ciò che ne deriva. Fare buon viso e cattivo gioco. Forse entrambi - io ed Albus - dovremmo farlo. Ti confesso che una parte di me vuole questo - ciò che ho - ma anche tutto il resto. Rivoglio il mio rispetto, la mia posizione. Voglio tornare a entrare in una stanza ed essere riconosciuta. » Deimos sapeva che prima o poi a Mun sarebbe mancato l'ambiente in cui erano cresciuti e che avevano imparato a modo loro a dominare. Quando si era schierata con i ribelli e Albus, Deimos l'aveva messa in guardia; aveva cercato di farle capire che non c'era modo di tornare indietro. Il loro mondo aristocratico era il retaggio di tempi arcaici e quando qualcuno se ne tirava fuori era quasi impossibile che gli sarebbe stato concesso di rientrare. « Mun ricordi quando ci siamo visti dopo la liberazione da hogwarts? » Era stato un incontro freddo e quasi impersonale, in cui la ragazza non aveva esitato a palesare quanto si sentisse delusa per essere stata messa alla gogna semplicemente perchè aveva scelto di amare e schierarsi con Potter. « Ti dissi che non saresti potuta tornare indietro, che una volta presa questa decisione non ti avrebbero più guardata con lo stesso rispetto di prima... » Un preconcetto idiota, ma tremendamente reale nel loro ambiente elitario. Deimos non rivangava quei ricordi per ferirla, ma semplicemente per farle capire che lei stessa aveva deciso che dopotutto non aveva bisogno di loro; motivo per cui non aveva avuto dubbi quando si era lasciata tutto alle spalle. « E poi i loro giudizi sono assurdi. Non sposerò Albus per convenienza, ma sto comunque sposando il figlio del Prescelto. Lasciamo stare quello che dice la mamma. Quello è comunque il fottuto figlio del Prescelto. » Sorrise amaramente perchè figlio del prescelto o meno Albus rappresentava il motivo per cui lei aveva voltato loro le spalle; poco importava se era il figlio di colui che aveva salvato il mondo magico, o che addirittura lo stesso Albus aveva giocato un ruolo fondamentale durante il periodo oscuro. Con il tempo avrebbe trovato il suo nuovo posto nel mondo, perchè prima o poi avrebbe realizzato che quello che aveva occupato tempo prima le era stato usurpato. Lo stesso Deimos occupava una posizione ambigua, a metà tra due mondi che continuavano a strattonarlo, non era tanto ipocrita da rinnegare ciò che aveva fatto in passato; lui riconosceva e accettava l'oscurità che aveva dentro di sé. Allo stesso tempo non rinnegava quella parte più soft che lo spingeva sempre a pensare agli interessi della sua famiglia in primis. Era un egoista e non si sarebbe mai scusato per questo, era l'educazione che gli era stata imposta; educazione che aveva spogliato della violenza con cui Abraxas si divertiva ad impartirla. Questo era anche uno dei motivi che lo spingeva a chiedere a Mun di entrare a far parte della sua squadra, oltre che essere intelligente, era la sua famiglia e avrebbe sempre lavorato duramente per il suo bene. « Beh, in questo caso, se consideri che le mie qualità sono adatte al ruolo, questo è quanto ti costerò, e non accetterò una falce di meno. » Prese il piccolo post-it e lesse interessato il prezzo che Mun aveva stabilito, la sua era una presa di posizione e Deimos era contento che nonostante tutto non avesse ancora perso il suo smalto. La conosceva bene e sapeva benissimo che se avesse provato a trattare al ribasso lei si sarebbe semplicemente rifiutata di accettare. Il vecchio e inutile Pr veniva pagato una cifra decisamente più alta, soldi che alla fine aveva praticamente buttato via. « Firmerò un contratto a tempo determinato part time della durata minima di sei mesi. Ovviamente vorrei ottenere da te la promessa che i termini potranno essere ridefiniti qualora il mio lavoro dovesse essere di tuo gradimento. » Ovviamente. Ripeté Deimos nella propria testa. Erano clausole fattibili, che lavoratori più navigati avrebbero certamente preteso, ma che pochi alle prime armi si sarebbero sentiti in grado di imporre. « Vada per i 500 galeoni, per il contratto determinato part-time e la possibilità di rinegoziarlo solamente alla fine dei sei mesi...come ti accorgerai tu stessa sei mesi sono una vera inezia in un vero e proprio business. » L'ultima cosa che voleva era che Mun si presentasse nel suo ufficio dopo ogni successo per chiedere un piccolo aumento o condizioni più favorevoli. « Fra sei mesi avremo un faccia a faccia in cui analizzeremo il tuo operato e se ti dimostrerai all'altezza potremmo riaprire le trattative. » Ciò che doveva spronarla a lavorare sempre meglio era la possibilità di crearsi un nome e una carriera da sé, avrebbe sì lavorato per suo fratello, ma sarebbe partita dal basso come tutti gli altri. Lo stesso Deimos aveva dovuto fare per anni il galoppino del padre, inizialmente preso dal desiderio di compiacerlo e renderlo orgoglioso; successivamente perchè assaporare il successo gli aveva fatto capire che aveva un ottimo fiuto per gli affari. « Ovviamente prenditi tutto il tempo del mondo per decidere. Mi rendo conto che le richieste sono piuttosto ferree, ma questo è il minimo che posso accettare. » « Non ho bisogno di pensarci, ho già la mia decisione. Ma sappi che come verranno premiati i tuoi meriti, non passeremo sopra i tuoi demeriti, ma sono sicuro che non ti aspettavi niente di meno. » Sarebbe stata trattata come un dipendente qualsiasi perchè le ossa doveva farsele da sola, Deimos le aveva dato un'opportunità ma stava a lei decidere come giocarsela. Qualcuno avrebbe potuto dire che forse avrebbe fatto meglio a scegliere qualcuno con più esperienza, ma lui cercava qualcuno che lavorasse davvero per gli interessi dei Carrow e non per il semplice stipendio. « Perchè la gente pensa che sei sul punto di espatriare coi loro fondi? L'hanno vista casa nostra? Anzi - le case. Da quando in qua i Carrow sono diventati dei morti di fame? » Deimos sbuffò insofferente, perchè quello dopotutto era il vero nocciolo della questione, nonostante non ne avessero assolutamente bisogno tutti pensavano che lui sarebbe scappato via con tutti i risparmi nel corso della notte. « Sono quei giornaletti da quattro soldi, non fanno altro che decantare quanto questo sia il mio piano malvagio per lasciare tutti sul lastrico. » Un'eventualità che non si sarebbe mai realizzata, era un uomo d'affari e lavorava quasi ventiquattro ore su ventiquattro affinché avesse successo. « Hai provato a parlare con la nonna? Lo sai - lei è molto in nei salotti. Potrebbe almeno informati su che aria tira. » Sì come no, quella mi aspetta al varco. Nonna Carrow era un'istituzione e i salotti erano il suo regno personale, nonostante i suoi novant'anni e passa riusciva ancora a tenere testa a chiunque. « Nel momento in cui varcherò la porta di casa inizierà a parlarmi di come debba sposarmi, che devo metter su famiglia e che non posso continuare a fare la vita dello scapolo impenitente... » Il discorso famiglia era sempre spinoso per lui, ma in qualche modo sapeva che sua nonna non aveva nemmeno tutti i torti; non per questo non aveva meno timore di affrontarla. « L'Astra? Sei finito anche tu nel girone delle ultime ruote del carro, oppure semplicemente vuoi fare al solito da solo? Perchè insomma, non mi piacciono, ma tu hai bisogno di loro. Non puoi mettertici contro o ritrovarti ai margini dell'alta società. Metà delle camere blindate le posseggono loro. » Deimos vuotò il suo bicchiere di bourbon e scosse la testa. Il suo posto nell'Astra non era mai stato messo in discussione perchè nonostante ciò lui continuava a perseguire molti quelli che erano obiettivi comuni. « Non ti preoccupare Mun, il mio posto è rimasto invariato e così continuerà ad essere. Ma questo non vuol dire che non continuerò a fare la maggior parte delle cose da sola...ricorda sempre che solo noi sappiamo ciò che è meglio per la nostra famiglia. » Avrebbero potuto accusarlo di essere un'individualista, ma in realtà aveva degli obiettivi ben chiari e non si sarebbe lasciato distogliere da essi. Prima ancora che potesse parlare si sentì un piccolo e acuto vagito provenire dal piano superiore. Spostò lo sguardo sulla sorella e gli sembrò di leggere un suo invito nello sguardo, un invito che non si sentì di rifiutare. Lasciò il suo bicchiere sul tavolo e salì le scale fino a raggiungere la cameretta che sapeva appartenere a Lily. La piccola si rotolava nel suo lettino, impegnata in una lotta con i suoi stessi piedini, si avvicinò e si perse ad osservarla. Quando alzò lo sguardo su di lui non poté fare a meno di sorridere, di regalarle uno dei suoi brevi e rari sorrisi. « Ehi piccolina...avrai fame vero? » Lily gli regalò un sorriso bavoso da cui si sentì conquistato, ora che era cresciuta notava quella somiglianza con Mun che prima non riusciva a non cogliere. Quando allungò le braccia grassocce verso di lui non poté fare a meno di prenderla tra le braccia. Si sentiva ancora impacciato a tenere una bambina piccola tra le braccia, ma aveva sicuramente fatto grandi passi avanti nel corso dei mesi. Scese nuovamente al piano inferiore con Lily tra le braccia, impegnata ad esaminare il velo di ricrescita di barba che gli copriva le guance. « E' piccolina, ma è già una chiacchierona...chissà da chi mai avrà preso. » Le regalò un'occhiata di traverso perchè Mun era sempre stata abile nell'arte oratoria, sin dai suoi primi anni di vita aveva imparato tenere le redini della conversazione.
     
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    « Mun ricordi quando ci siamo visti dopo la liberazione da Hogwarts? Ti dissi che non saresti potuta tornare indietro, che una volta presa questa decisione non ti avrebbero più guardata con lo stesso rispetto di prima... » Quelle frasi di Deimos le risvegliarono un sorriso, riportandola con i piedi per terra. Voleva davvero tornare indietro? La risposta risultava alquanto complessa. In primo esame un secco no sarebbe bastato; Mun non era mai stata così libera socialmente come in quel momento della sua vita. Forse la sua strada era meno agevole, ma a ciò che aveva adesso non avrebbe mai rinunciato. La botte piena e la moglie ubriaca; il proverbio perfetto che poteva descrivere l'irrefrenabile desiderio di Mun di avere tutto. Era disposta a scendere a compromessi per ciò, ma non di certo sacrificare ciò che aveva conquistato con lacrime di sangue. Tornare indietro significava rinunciarvi, significava tornare a essere la ragazzina sottomessa e accondiscendente alla mercé di uomini che potessero metterla in mostra come una specie di eccezione alla regola. E' brillante.. per essere una donna; decisamente carina, un peperino in grado di riscaldare l'atmosfera. No. Mun a quello status non sarebbe mai tornata, un trattamento che molte sue conoscenti erano sottoposte ogni giorno. Il sorriso si fece lentamente più tenero. Pecchi di molta ingenuità, fratello.. a modo tuo tendi a leggere solo la superficie sperando che il mondo sia diventato più trasparente, limpido come in fondo lo sei tu. « Ho detto che forse dovrei riconsiderare l'Astra.. » Asserì con un sorriso sornione. Una scelta precisa di parole; mai saltare nella partita con un giurista se non si è pronti a leggere il sottotesto delle sue parole. « ..non tornare indietro. Non si torna mai indietro. » Tornare indietro è per stolti, per vigliacchi, e Mun non si sentiva di certo sufficientemente minacciata da decidere di fare un passo indietro talmente ampio. « E ad essere sincera.. perché dovrei farlo? » Lasciò fluttuare nell'aria quel discorso con una carica non indifferente di mistero. Non era molto paziente di natura, Mun, ma in quel particolare momento della sua vita era pronta a tessere in sordina le sue ragnatele, come in fondo ha sempre fatto. Non le ha portato molto l'impeto che ha avuto durante la ribellione. Tornare sui vecchi passi quindi, no, tornare alle vecchie abitudini tuttavia, con una consapevolezza maggiore e una mente più limpida, era un'ipotesi che stava considerando senza se e forse. Posti quindi i termini del loro accordo, Mun suggella il patto con una stretta di mano e gli sorride. Un primo tassello, una prima pietra. Non più un castello di carte bensì una costruzione solida fatta di concretezza e la consapevolezza di conquistarsi ogni piccola vittoria col sudore della fronte. « Tranquillo.. sarai tu a voler ricontrattare prima del termine, Deimos, perché prima o poi, ottengo sempre ciò che voglio. » Che si tratti di un affare, una conquista personale, un oggetto, un desiderio, Amunet Carrow ha sempre dato sfogo di grande determinazione. Un reminder quello che sembrò fissarsi nuovamente in testa, come se per un istante l'avesse dimenticato; come se per un po' quella nuvola rosa l'avesse sottratta dall'idea che, oltre quelle quattro mura c'erano ancora tante cose da desiderare, per se stessa, per Albus, per Jay e Lily. « Né Albus, né la maternità mi hanno ammorbidita così tanto. Anzi.. » ..in loro ho scoperto il pezzo mancante. Qualcosa che prima mi impediva di dare il massimo. « Mi sono solo presa una pausa, ma.. la vacanza è finita. » Ascolta quindi con un certo interesse le vicissitudini che sembrano essersi accavallate sulla testa dei Carrow in sua assenza e con l'imminente acquisto della banca da parte della famiglia. « Sono quei giornaletti da quattro soldi, non fanno altro che decantare quanto questo sia il mio piano malvagio per lasciare tutti sul lastrico. » Alzò gli occhi al cielo e sospirò. Non c'era da stupirsi, tuttavia. I Carrow avevano perso lustro molto prima che Mun decidesse di voltare le spalle alla famiglia. Negli ultimi anni della sua esistenza, Abraxis Carrow, sempre più ossessionato da ciò che sembrava attenderlo nello scantinato di Alexandra, non aveva fatto altro che campare di rendita, sempre meno incline a curare quello che era il lustro della famiglia. Una famiglia di ex mangiamorte, deve di continuo redimersi agli occhi della società. « Non mi stupisco. Papà aveva già da tempo dimenticato che la fama dei Carrow andava edulcorata. Ad un certo punto è come se si fosse addormentato. Sognava ad occhi aperti.. solo che il mondo attorno a lui non dormiva. E non dorme nemmeno quello che circonda noi. » Lo osserva con uno sguardo eloquente, prima di sciogliersi in un leggero sorriso. « Non ti preoccupare Mun, il mio posto è rimasto invariato e così continuerà ad essere. Ma questo non vuol dire che non continuerò a fare la maggior parte delle cose da sola...ricorda sempre che solo noi sappiamo ciò che è meglio per la nostra famiglia. » Mun storce appena il naso. Ha i suoi dubbi in merito, non tanto perché Deimos non è in grado di gestire quelle faccende quanto piuttosto perché i suoi pregi sono un'arma a doppio taglio. Uomo mite, pacato, di spiccata intelligente ma tendente a curarsi più dei suoi affari che di come quest'ultimi vengano percepiti all'esterno. Un errore che sembrava costargli adesso la rispettabilità del suo nuovo affare. « Con tutto il rispetto, ma dubito fortemente che il tuo posto sia rimasto invariato. E' indubbio il fatto che le mie azioni, forse in parte anche quelle di Jude, il tuo tenerci nonostante tutto uniti.. l'avranno sicuramente notato. » Si porta alle labbra il bicchiere di bourbon e solleva un sopracciglio. « Altrimenti ti coprirebbero le spalle. » Non tenta di seminare in lui il dubbio di una mancanza di lealtà dei suoi compari. Sta solo analizzando freddamente un dato di fatto. « Vedi tu potrai anche ricordarti in maniera appannata come erano le cose alla mia età, ma sappiamo entrambi che ciò che tu ora stai vivendo, non è altro che frutto di saldi rapporti collaudati proprio quando tu e i tuoi coetanei avevate la mia età. E' a Hogwarts che iniziamo la partita. » Di questo Mun era piuttosto certa; non c'erano dubbi sul fatto che lei e i ragazzi avevano iniziato a giocare prima ancora di essersene resi conto. « Io sono certa che i miei amici mi vogliono bene, o che comunque, mi rispettano. Ma ho visto con altrettanta velocità come, nel momento in cui si diventa sconvenienti, si allontanano. Ho sempre avuto il loro supporto, e loro hanno avuto il mio, finché.. siamo diventati sconvenienti gli uni per gli altri. » A mente lucida Mun è arrivata a comprendere cosa fosse successo. Forse qualcosa di personale c'era, ma per molto di personale non c'era proprio niente. Semplicemente nessuno vuole gettarsi in una missione kamikaze a meno che non ci sia qualcosa di realmente importante da perdere. Lei poteva diventare un pezzo importante sulla scacchiera, ma in fondo, nessuno è indispensabile.. e in fin dei conti uno in meno significa meno concorrenza.
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    Prima che Mun possa concludere il discorso Deimos sale di sopra. Riesce a sentire i rumori di Lily attraverso il baby monitor, ma nonostante ciò lo lascia fare, attendendo con un leggero sorriso sulle labbra il ritorno del fratello in compagnia di sua figlia. Inizia quindi a preparare di buon grado anche il suo pasto, non prima di aver intimato Jay a salire di sopra per lavarsi le mani. Il sorriso di lei si allarga non appena incontra lo sguardo della bambina. Le fa una buffa smorfia mentre sta preparando la sua pappa, pronta per un pranzo degno di una principessa. « Rispetto il tuo attaccamento alla tradizione.. capisco quello di molti altri, però in questo momento tu stai tenendo in braccio mia figlia e se pensi anche solo per un istante che io la crescerò con i principi con cui siamo stati cresciuti noi, ti sbagli di grosso. » Compie una leggera pausa tempo in cui si inumidisce le labbra. « Io so di aver sfidato forse più di quanto potessi affrontare, ma guarda quella creatura negli occhi e dimmi che tra vent'anni avrai il coraggio di dirle che deve volare basso per via del cognome che porta o le scelte che ha fatto. Dimmi che avrai il cuore di dirle che essere una donna non è sufficiente, che essere una madre è una condanna, che innamorarsi della persona sbagliata le precluderà il resto della vita. » Scuote la testa e porta lo sguardo sulla meravigliosa creatura inconsapevole tra le braccia di Deimos. « No.. i miei figli impareranno a volare alto, anche a costo di bruciarsi, costi quel che costi. Dovessi anche farlo a pezzi questo mondo, fratello, Jay e Lily Potter vivranno in un mondo migliore di quello dei loro genitori, e di certo migliore di quello dei loro nonni.. » Non è una minaccia, né una sogno intangibile. E' una promessa. « Volare come Suuuuupelman? » « Molto meglio.. » Asserisce posando un bacio tra i capelli biondi di Jay che le viene incontro intento a scrutare Deimos da dietro il bancone. « ..volare come papà. » « Papà vola? » « Certo che vola! » Continua divertita mentre inizia a prendere i piatti dalla credenza facendoli fluttuare in aria fino al tavolo in sala da pranzo. « Zio Deimos anche tu voli? » E allora scoppia a ridere, Mun. « Zio Deimos sta appendendo le ali al chiodo, topolino.. o forse le sta solo lucidando. » Un sorriso complice prima di stringersi nelle spalle, tirando fuori dal forno il pasticcio. « E tanto per essere chiari, ormai volo anche in cucina, io! Beccati questo! »




     
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    « Ho detto che forse dovrei riconsiderare l'Astra...non tornare indietro. Non si torna mai indietro. E ad essere sincera.. perché dovrei farlo? » Deimos la guardò in maniera eloquente, chiedendosi come mai si facesse così tanti problemi. L'Astra era sicuramente un supporto importante, ma Mun non ne aveva mai avuto veramente bisogno. Dentro di sé Deimos pensava che la ragazza lo desiderasse per un semplice senso di rivalsa, una prova tangibile che lei valeva tanto quanto i suoi compagni e non di meno. Una prova di cui non aveva veramente bisogno. Lui non avrebbe mai dato voce a quel pensiero, non perchè temesse la reazione di Mun, ma semplicemente perchè prima o poi se ne sarebbe resa conto da sola. « E allora smettila di concentrare tutti quegli sforzi su di loro, mi sembra che hai già abbastanza cose a cui pensare... » Una famiglia, un tirocinio e ora anche un lavoro; senza contare il corso universitario. Dava troppo peso ad una cosa che importanza non ne aveva. « Tranquillo.. sarai tu a voler ricontrattare prima del termine, Deimos, perché prima o poi, ottengo sempre ciò che voglio. Né Albus, né la maternità mi hanno ammorbidita così tanto. Anzi.. Mi sono solo presa una pausa, ma.. la vacanza è finita. » Ed ecco che in quelle parole rivide la Mun che aveva sempre conosciuto, quella fiera e combattiva che non piegava la testa di fronte a nessuno. In quel lato fiero della ragazza rivedeva molto Jolene, entrambe si rifiutavano di piegarsi di fronte ad un mondo che continuava a dir loro di non essere abbastanza. Erano le sue sorelle, sangue del suo sangue e se solo glielo avessero chiesto avrebbe raso al suolo il mondo per loro. Nonostante l'algida corazza, Deimos era sempre stato guidato da quel forte legame che lo univa ai suoi fratelli; il sangue sopra ogni cosa. « Sono più che felice di sentirlo, perchè il tuo cognome e la tua giovane età non ti aiuteranno; anzi potranno esserti addirittura d'ostacolo ad un certo punto. » Ognuno prima o poi doveva ricevere il proprio battesimo di fuoco, battesimo a cui nemmeno Mun poteva scampare, ma da cui sarebbe uscita più forte; forse con una nuova consapevolezza di sé stessa. « Con tutto il rispetto, ma dubito fortemente che il tuo posto sia rimasto invariato. E' indubbio il fatto che le mie azioni, forse in parte anche quelle di Jude, il tuo tenerci nonostante tutto uniti.. l'avranno sicuramente notato. Altrimenti ti coprirebbero le spalle. » L'uomo alzò gli occhi al cielo perchè per quanto lo riguardava il suo interesse per l'Astra era molto cambiato. Non aveva mai fatto mistero del suo lato più opportunistico, avrebbe sfruttato quelle connessioni fino al momento in cui gli avrebbero giovato; esattamente come gli altri membri facevano per lui. Inoltre l'Astra era parecchio cambiata, lui stesso faticava a riconoscersi all'interno di quel gruppo che sembrava aver perso un po' la bussola. « Mun devi capire che il supporto dell'Astra garantisce sicuramente un vantaggio, ma se dovessi all'improvviso ritrovarmi senza non andrei in rovina. » Ogni suo affare era il frutto di decisioni ponderate, a cui corrispondeva un piano b, c, d e così via. Se c'era qualcosa di utile tra gli insegnamenti del padre era proprio quello di non fare troppo affidamento sulle relazioni di natura economica; perchè si rivelavano durature finché entrambe le parti ne ricavavano qualcosa. « Vedi tu potrai anche ricordarti in maniera appannata come erano le cose alla mia età, ma sappiamo entrambi che ciò che tu ora stai vivendo, non è altro che frutto di saldi rapporti collaudati proprio quando tu e i tuoi coetanei avevate la mia età. E' a Hogwarts che iniziamo la partita. » Una verità che non avrebbe sicuramente messo in dubbio, molti dei suoi conoscenti erano membri dell'Astra e prima di quello erano stati i suoi compagni di casata o figli di famiglie aristocratiche che i Carrow erano soliti frequentare. Le relazioni erano importanti perchè portavano allo scambio di interessi e alla condivisione di affari, ma allo stesso tempo erano un'arma a doppio taglio; motivo per cui aveva sempre pensato di tenere ben separate la sua vita privata da quella lavorativa. Lasciare che si contaminassero a vicenda era un rischio, rischio che gli sarebbe potuto costare caro. « Io sono certa che i miei amici mi vogliono bene, o che comunque, mi rispettano. Ma ho visto con altrettanta velocità come, nel momento in cui si diventa sconvenienti, si allontanano. Ho sempre avuto il loro supporto, e loro hanno avuto il mio, finché.. siamo diventati sconvenienti gli uni per gli altri. » Una realtà difficile da accettare ma pur sempre vera. Alla fin della fiera Deimos si era sempre ritrovato a poter contare solamente sulla famiglia e forse proprio per questo motivo ne era morbosamente attaccato; un attaccamento che dopotutto lo spingeva a vivere una vita alquanto solitaria, una crudele ironia che si faceva beffe di lui. « Vorrei poterti dire che le cose cambieranno quando crescerete, ma in realtà è più probabile che diventeranno solo più crude. Nel bene o nel male prima o poi compirai altre scelte che i tuoi amici odieranno, per cui probabilmente potrebbero anche voltarti le spalle. » La vita non era una passeggiata e, per quanto Deimos lo odiasse, Mun lo aveva scoperto in tenera età. Avere una famiglia da proteggere però le dava qualcosa per cui lottare, a discapito degli amici che prima o poi avrebbero potuto voltar loro le spalle. L'aveva osservata spesso con Jay e Lily, proprio per questo sapeva che nessuno avrebbe potuto metterle i bastoni tra le ruote, soprattutto se ciò metteva in pericolo o a rischio il futuro di quei due bambini. « Io so di aver sfidato forse più di quanto potessi affrontare, ma guarda quella creatura negli occhi e dimmi che tra vent'anni avrai il coraggio di dirle che deve volare basso per via del cognome che porta o le scelte che ha fatto. Dimmi che avrai il cuore di dirle che essere una donna non è sufficiente, che essere una madre è una condanna, che innamorarsi della persona sbagliata le precluderà il resto della vita. » Forse non era il momento esatto per dire a Mun che se mai si fosse presentata l'occasione l'avrebbe fatto, così come aveva fatto con lei in passato. Deimos si atteneva ai fatti e per quanto potessero essere ingiusti non si sarebbe mai tirato indietro dall'esporli così com'erano. « Smettila di credere che ogni ostacolo che incontri sulla tua via è dato dal fatto che non hai un cromosoma y. Che ti piaccia o no le scelte hanno conseguenze e non puoi pretendere che tutti le accettano senza dire ba. » Lei aveva sicuramente diritto di scegliere ciò che pensava fosse meglio per lei, ma non poteva vivere nella pia illusione che gli altri avrebbero semplicemente fatto spallucce. « E per quanto sia crudele non siamo sempre liberi di amare chi vogliamo. A volte può essere la persona giusta per noi e sbagliata per l'intero mondo e per quanto tu ti possa sforzare non lo accetteranno mai. » Potter e Carrow avevano sicuramente un non so ché di comico, ma prima o poi tutti si sarebbero lasciati alle spalle il piccolo caos generato da quel giovane amore. Deimos sapeva più che bene cosa voleva dire amare qualcuno in modo struggente, di un amore che il mondo non avrebbe mai accettato; quello di Mun e Albus era la classica favola di due mondi diversi che si incontrano all'improvviso destabilizzando gli equilibri. « No.. i miei figli impareranno a volare alto, anche a costo di bruciarsi, costi quel che costi. Dovessi anche farlo a pezzi questo mondo, fratello, Jay e Lily Potter vivranno in un mondo migliore di quello dei loro genitori, e di certo migliore di quello dei loro nonni.. » E Deimos se lo augurava con tutto il cuore, perchè il mondo in cui lui era cresciuto lasciava ben poco spazio alla libertà. Un mondo che né lui né i suoi fratelli avevano potuto scegliere, ma che alla fine dei conti aveva contribuito a renderli ciò che erano oggi. « Zio Deimos anche tu voli? » Di sicuro non con la fantasia. Un privilegio che nemmeno il Deimos bambino aveva mai avuto. « Zio Deimos sta appendendo le ali al chiodo, topolino.. o forse le sta solo lucidando. » Si abbassò vicino all'orecchio del bambino mentre Mun prestava attenzione a ciò che aveva infornato qualche tempo prima. « In realtà ho ordinato un paio di ali nuove...che sono la fine del mondo, ma non raccontarlo a nessuno mi raccomando. » Gli fece segno di chiudersi la bocca con una zip e poi gli fece un occhiolino. Deimos non aveva mai volato veramente, era sempre stato una persona molto realista, con i piedi ben piantati a terra e dubitava che a trent'anni passati sarebbe cambiato. La razionalità faceva parte di sé, era parte dell'educazione che aveva ricevuto e forse proprio per questo aveva sempre avuto una visuale ben definita di ciò che lo circondava e di quali fossero gli obiettivi da raggiungere. « E tanto per essere chiari, ormai volo anche in cucina, io! Beccati questo! » Guardò piacevolmente stupito il pranzo che Mun aveva preparato per lui. Se solo avesse detto alla Mun di qualche anno prima che si sarebbe mossa in cucina come la più esperta delle matriarche sarebbe scoppiata a ridere asserendo ad una sua temporanea incapacità mentale. « Forse avrei dovuto assumerti come cuoca invece che come addetta alle pubbliche relazioni. » Anche se i pasti che Deimos consumava durante le ore di lavoro spesso si riducevano a grosse tazze di té o caffè; raramente infatti si concedeva una pausa pranzo degna di questo nome. « Sviscerata la questione lavoro vorrei sapere come vanno le cose in generale...sai le lezioni, se riuscite a gestire i bambini con l'università e tutto il resto. » Di sicuro il fatto che Potter avesse alle spalle una famiglia numerosa era un vantaggio; di certo non poteva telefonare a Sagitta e chiederle se poteva gentilmente guardarle i bambini per il pomeriggio. La clinica stava sicuramente facendo miracoli e Deimos non aveva mai visto la madre così informa, ma restava sempre sotto stretta osservazione perchè ciò che l'aveva portata a quelle dipendenze non era ancora scomparso. Le avevano diagnosticato una grave forma di depressione e data la sua dipendenza da farmaci e alcool non poteva essere curata con i classici antidepressivi. I medici però si mostravano positivi e non facevano altro che dire che sua madre fosse collaborativa, ben disposta a seguire le raccomandazioni dei medici. « Hai avuto modo di vedere nostra madre? » Sapeva che la ragazza si era più volte recata alla clinica, ma ciò che voleva sapere era come stessero andando le cose tra di loro; se avessero entrambe trovato un modo di costruire un rapporto che era stato lacerato e fatto a pezzi.
     
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