Mano negra clandestina

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    « MA SEI STUPIDO? Hai sbagliato di nuovo strada. Cazzo ma perché a te il navigatore sta sul cazzo! A82 J! Dritti sulla A82 ha detto. A te questa sembra A82? No! Sono delle cazzo di fratte diobbbono! TORNA INDIETRO! » Robert "Bobby" Jones, sul sedile posteriore russa pesantemente con Crosta al suo fianco, nonostante Janis e Jonas stanno urlando e litigando come due matti scatenati. Guido io, aveva detto il fratello, e seppure Janis sapeva guidare da quando aveva quattordici anni, glielo ha lasciato fare, convinta che quanto meno avrebbe potuto farsi una bella dormita, nella speranza che il fratello seguisse le indicazioni del navigatore. Guidano già da parecchie ore, alla babbana, perché in fondo col padre non posso smaterializzarsi, e anche se fosse, quello zuccone del fratello non sa nemmeno mettere su un Accio decente, figuriamoci farlo smaterializzare, per giunta con Crosta al seguito. La macchina ovviamente l'hanno rubata, giù al Sud, prima di andare a prendere il padre dalla prigione. Quant'è bello aspettare un ex detenuto all'uscita con un catorcio rubato. Favola. Tra poco ci mettono dentro tutti e tre, e pure Crosta per favoreggiamento di due geni del male. Ad un certo punto Janis arriva persino a colpirlo con il giornale che aveva letto fino a poche ore prima. Bobby in tutto ciò non si muove. A Jonas non l'ha detto, ma per essere certa che non rompesse le palle lungo il viaggio, ha sciolto nella sua prima birra da uomo libero un tranquillante per cavalli, così sarebbe rimasto KO per almeno dodici ore buone. Se Jonas gliel'avrebbe chiesto come mai aveva tutto quel sonno, Janis gli avrebbe dato pure del demente, perché non capiva quanto cazzo era stressante stare in prigione per più di un paio di notti. Per forza hai voglia di dormire fino a scavare dentro a quel cazzo di sedile. Insomma, il solito angelo custode che tenta di pensare a tutto e sistemare tutto quanto affinché vada liscio. Liscio - come quando a forza di sistemare era finita a fare la puttana, e poi era finita in prigione, e poi per poco i messicani non le fracassavano l'osso del collo per aver fatto il nome di uno di loro per salvarsi la pelle e non restare al fresco per anni. Liscissimo proprio. « SENTI! SEEEEENTI! Hai rotto le palle, ora fai inversione e muto. MUTO HO DETTO!. Questa non è una scorciatoia manco per il cazzo. Finiamo in un dirupo e fanculo, adios, caput! Comprendes hermano? No eh, ennò! Non sono scampata a José per farmi ammazzare da te. Coglione! » E tac una pizza dietro la nuca. Sei stata un po' troppo a contatto con i messicani, cara la mia Janis. Alla fine comunque, quel discorso basta per tornare sulla strada di casa.
    La strada di casa. Inverness è davvero casa? E' sicuramente più casa di qualunque posto in cui ha vissuto. Lì ha davvero un tetto sopra la testa, la gente la rispetta, sembra le vogliano in un certo qual modo bene. Non importa cosa ha fatto o cosa farà, Inverness le vorrà sempre bene. Tra quelle strade ha trovato la sicurezza e la pace che a lungo aveva cercato. Insomma, non era mai stata bene come nel periodo in cui era stata costretta a ripararsi tra quelle mura. Inverness è casa anche per un alto motivo: lì si trova, l'unica famiglia che conosca e che ami più della sua stessa vista, tolte le persone e gli animali domestici che si trovano nell'abitacolo di quel catorcio. Jay; doveva essere cresciuto molto nell'ultimo anno. All'inizio si aggiornava sempre sul suo conto, poi, la prigione le ha impedito persino di restare in contatto col suo piccolo scricciolo. Quanto gli voleva bene! Era tutto ciò che le restava di Laura, una sorella disgraziata che se ne era andata per stupidità, circondata da povertà e umiliazione. Mai davvero amata, mai davvero rispettata, con un figlio di cui a tratti si scordava pure il nome. Laura, vorrei che tu sapessi che il tuo bambino sta bene. Vive in una bella casa con delle brave persone e mi vuole bene. Hai messo al mondo davvero una bella creaturina. Vorrei poterti dire tutto questo, ma scommetto che mi chiederti dove ho nascosto il crack. Con quell'amarezza di fondo osserva le porte di Inverness. Parcheggiata la macchina, si assicura di aver lasciato i finestrini davanti appena schiusi per lasciar penetrare l'aria. L'ultima cosa che desidera è veder morire Bobby per asfissia proprio il giorno in cui è uscito di prigione. Crosta lì segue a zonzo quasi fosse un cane da caccia, ma una volta superate le porte scappa via tra le viottole della città sotto uno sguardo quasi intenerito della giovane Jones. Anche lui si sente a casa. Percorrono tutta la via principale fino a quello che lei ha ridefinito il castello dei principi,ma non prima di incontrare un primo volto noto. « Oh! Ma guarda chi ci sta! A nana! E dammelo un abbraccio no? » Daniel Herondale la solleva da terra facendole fare una giravolta su se stessa salutando Jonas con una stretta di mano. Janis in tutta risposta scoppia a ridere e gli dà un pizzicotto, davvero lieta di vederla. Per un istante tuttavia percepisce un certo imbarazzo tra loro. L'ha capito che lui è come loro? Non lo sa Janis.. non ha mai capito come funzionassero le cose da lupo e a dirla tutta lei ha piuttosto combattuto per tenere a bada quella parte del fratello, piuttosto che esplorarne le possibilità. Insieme si dirigono quindi verso la villa dei Morgenstern posta al centro della città, ascoltando gli aggiornamenti su quanto accaduto dopo la sua partenza. Ora Inverness è una specie di paese straniero in terra inglese. Sono indipendenti. Lei dal canto suo chiede di Tris ma viene informata che, la matriarca non c'è e in sua assenza il fratello ne fa le veci. Poco male; Morgenstern maschio non le è mai piaciuto granché, ma in fondo ha sempre dimostrato grande rispetto e riverenza per quelli come lei. Mi ascolterà. Sicuro! « Tu aspettami qua, e vatti a dare una ripulita per piacere. Metti che vuole conoscerti o che ne so. Cambiati sta maglietta. » Tira fuori dallo zaino un paio di monete e osserva il fratello con uno sguardo di ammonimento. « Non fare cazzate, capito? Vai al mercato - sta di là - e comprati una maglietta. E lavati la faccia! » Solleva un dito e si avvicina. Uno scricciolo contro una montagna. « Pure dietro le orecchie. » [...]
    Un pacchetto di nervi contenuto in un metro e sessantacinque di possente altezza sta percorrendo la scalinata della villa dei Morgenstern per poi voltarsi nella direzione del porticato d'ingresso, dove Holden Morgenstern si è fermato sulla soglia della porta di casa sua. « Sei uno stronzo, capito? » Qualcun altro potrebbe tranquillamente chiedersi da dove scaturisse tutto quel coraggio. Sfidare Holden Morgenstern era un suicidio, ma a Janis non importava; lei i peli sulla lingua li lascia sempre a casa, stipati in un cassetto pieno di preservativi e cazzate per il makeup che non usa mai. « Ti atteggi a fare il capetto, ma lo sanno tutti che in realtà questo posto lo guida una con la fica arida in mezzo alle gambe. DOV'E' EH? Ooooh immagino che è troppo impegnata per ricevermi. Cazzo, ho vomitato merda per metà dei figli di puttana stipati qui dentro. Ho fatto da tappabuchi e sono stata una merda per mesi e ora non riuscite ad aiutarmi nemmeno con una cazzata. » Era frustrata Janis. Frustratissima; non avendo trovato il suo personale parabatai, lei si era offerta a fare da sostituto per tutti quelli che invece il proprio sin eater non l'avevano mai trovato o l'avevano perso in battaglia. Funzionava così. Qualcuno la propria metà non la trovava mai, o se la trovava, era sempre soggetto al rischio di poterla perdere. « Che poi qual è la differenza, cazzo! Perché Potter sì e io no? Ooooh certo, perché la sua demente è una tipa di classe, certo, mentre mio padre no. E poi lei ha ben pensato di mettere su una cucciolata qui da voi, quindi ti pare che sfrattiamo i bambini. Lo vedi? Fate sempre differenziazioni. Inverness è di tutti finché non vi cagano sul tappeto. Ma vaffanculo! » Che poi a nessuno piacerebbe che gli cagassero sul tappeto ma questo è un altro paio di maniche. In fondo si sente in colpa. Sta indirettamente remando contro a suo nipote, al piccolo Jay. In quel momento tuttavia, è così incazzata che sputerebbe pure sulla tomba di sua madre - che poi comunque era una puttana, ed è morta per overdose, quella negra di merda. Daniel la intercetta cercando di fermarla dal farsi del male a forza di urlare e saltare come un animaletto ferito, non del tutto consapevole dal soggetto di cui deve difendersi, o quanto difficile potrebbe risultarle farloi.
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    « Dille che non mi muovo da qui finché non parlo direttamente con lei. Deve avere le palle di dirmelo in faccia di persona che queste sono le politiche di Inverness adesso. » E dicendo ciò alza con fare fiero il dito medio in direzione del giovane stallone di casa Morgenstern, mentre Daniel sta ancora cercando di tenerla buona.« E tu non toccarmi! » Asserisce in direzione del giovane Herondale osservandolo con sdegno mentre alza le mani a mo di arresa. « Me ne vado.. ho capito. Me ne vado a casa mia, però sia chiaro che questa cosa non resta così. » Si asciuga velocemente le lacrime di frustrazione sul volto mentre tira su col naso. « Clandestina ero e clandestina resto, ho afferrato il concetto. » « Dai scricciolo non fare così, lo sai che non è vero. Ora la risolviamo, vedrai. » « La Casta, Daniel.. » Dice di scatto interrompendolo da quel giro patetico di rassicurazioni che lui non può darle, perché in fondo Daniel non controlla assolutamente nulla che vada al di fuori del cortile di casa propria - e pure su quello ho i miei dubbi. « ..la Casta rovinerà il mondo. Non le Logge, non la guerra - la Casta. Ora ne fate parte. » « Eeeeeesagerata! La Casta!!! E' che sei andata lì di petto, vedrai che ora ci ripensa. » Ma il punto è che io non dovevo nemmeno chiedergli permesso. Quella è casa mia no? Gli ho fatto una gentilezza, chiedendoglielo. A casa mia faccio quello che mi pare. Una cosa che fino in fondo non crede nemmeno Janis; sa che le cose non funzionano prettamente così, però in quel momento, pensarlo, crederlo, le fa comodo, le piace. Si crogiola nella convinzione di essere nel giusto semplicemente perché accettare che tenere un babbano in un covo di cacciatori e lupi è effettivamente una pessima idea. Cosa farà Bobby qui dentro se non portare rogne? Ma se non lo lascio qui che cosa faccio? Lo lascio da solo a Londra? In giro? Quello minimo si rimette nei guai tempo due giorni.


     
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    Vorrebbe poter dire che si sta abituando ma non è vero; mentre guida quel vecchio catorcio pescato nel parcheggio sterrato di un condominio nella periferia di Brighton, l'istinto gli dice di portare la mano destra verso la stessa direzione, continuando a sbatterne il dorso sempre nello stesso punto, contro la manopola del finestrino. « 'fanculo. » biascicò stizzito, un ringhio che gli venne dal cuore. Dopo ore di marcia, no, ancora non si stava abituando. Jonas P. Jones non era tipo da abituarsi facilmente alle cose, cocciuto com'era. E dire che, si sa, la legge della giungla dice che è il più forte a sopravvivere ma la legge della vita dice che a sopravvivere è il più flessibile, chi si sa adattare meglio alle avversità. Cazzate o no, il fatto di sentirsi più incline a una giungla che alle strade tortuose della Gran Bretagna lo divertiva. Fosse stato ancora negli States, dove l'evoluzione naturale della specie aveva permesso all'uomo di arrivare a quel grande progresso che era la guida a sinistra, avrebbe sfrecciato ad una velocità di crociera di 130 miglia orarie. Carroccio permettendo. Ma in quella fottuta isola dall'altra parte dell'oceano tutto era sottosopra, non avevano un presidente ma una stramaledetta regina e la guida è a destra. Non era tipo da abituarsi facilmente, Jonas, e di cambiamenti con cui fare i conti ne aveva parecchi. Il clima britannico per esempio: per un ragazzo nato nel deserto e cresciuto a Venice, il solo pensare alla pioggia e alla neve che avrebbe incontrato di lì a qualche mese lo destabilizzava. Ma da un anno ho più caldo di una puttana senza ciclo. Da quando.. E poi c'era il sacco di merda che se la ronfava da ore, svaccato nel sedile posteriore. Erano mesi che non vedeva Bobby Jones, quel patrigno di cui aveva preso il cognome perché chissà come cazzo mi chiamo io. "O'qualcosa" magari, come tutti gli stronzi irlandesi.
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    L'aveva volentieri lasciato partire per la Gran Bretagna per l'ennesima avventura degna del suo nome, qualcosa che aveva a che vedere col fatto che "le sterline fossero più facili da falsificare dei dollari". E invece era finito come lo stronzo che era, in quel cesso del penitenziario di Hove: resistenza a pubblico ufficiale, tanto per iniziare, e poi si sa come vanno queste cose. Una cazzata tira l'altra. Ma la cosa peggiore di tutte con cui fare i conti era.. « MA SEI STUPIDO? Hai sbagliato di nuovo strada. Cazzo ma perché a te il navigatore sta sul cazzo! A82 J! Dritti sulla A82 ha detto. A te questa sembra A82? No! Sono delle cazzo di fratte diobbbono! TORNA INDIETRO! » Janis gli era entrato dritto nel cervello, risvegliandolo dal torpore in cui era scivolato. Più di una persona avrebbe giurato su Dio e sul Presidente che Jonas Patrick Jones non fosse stato dotato di un cervello pensante alla nascita - cosa su cui lui stesso poteva concordare - ma i momenti in cui si chiudeva in sé stesso a riflettere ultimamente erano aumentati. No, "riflettere" era una parola grossa: più rimuginare, facendo macerare per benino la propria incazzatura verso l'universo in generale. Il fatto che sua sorella l'avesse riportato alla realtà in modo tanto brusco da farlo sterzare violentemente, facendo finire Bobby contro i sedili anteriori, fu solo una seccatura in più. « AAOOO ma sei scema o solo stronza in culo? NON E' COLPA MIA SE QUESTI FROCI GUIDANO A DESTRA!!!! E' tutto al contrario in questo buco de culo! » perché mai avrebbe ammesso a sé stesso e a Janis che si era semplicemente distratto, finendo in qualche spertuta campagnetta delle Highlands. Si erano lasciati l'Inghilterra alle spalle da qualche ora. « E poi sei tu che conosci 'sto posto demmerda, brutta rincoglionita! » perché nel dubbio la colpa è sempre degli altri. Atteggiamento tipico di Jonas, lo faceva in continuazione. Prendersi delle responsabilità era qualcosa che facevano i grandi ma, a onor del vero, Jonas non aveva mai avuto degli esempi degni di nota da cui imparare. Le responsabilità che si era preso Bobby si contavano sulle dita di una mano. Li aveva cresciuti tutti, è vero.. ma come? Una pazza, un violento e un'isterica del cazzo guidati da un vecchio negro ubriacone. I Jones al gran completo. Ah no.. manca la puttana, quella se l'è data da anni. « SENTI! SEEEEENTI! Hai rotto le palle, ora fai inversione e muto. MUTO HO DETTO!. Questa non è una scorciatoia manco per il cazzo. Finiamo in un dirupo e fanculo, adios, caput! Comprendes hermano? No eh, ennò! Non sono scampata a José per farmi ammazzare da te. Coglione! » Non che potesse distrarsi, pericoloso com'era alla guida, ma non fu un problema per Jonas girarsi e fare un gesto molto esplicito alla bocca. « Muto come te quando lo succhiavi a José?! » E il coppino arrivò, puntuale come un orologio svizzero.

    Sbatté lo sportello senza attenzione, per buttare poi un'occhiata al finestrino posteriore. « Manco ce la rubano, con 'sto sorcio qua dentro. Ma che cazzo ha, che ha dormito per dieci ore de fila? Cazzo che inutile. » Ne approfittò per accendersi una sigaretta. Stavano finendo, l'ennesima sfiga. C'erano tabaccai a Inverness? Dubbio amletico: Janis era stata molto vaga circa quella città. L'aveva seguita fin laggiù per porre a chi di dovere le proprie domande, circa un piccolo problemi di peli e rabbia sanguinaria che lo affliggeva oramai da un anno e che lei aveva ricollegato a degli strani fatti accaduti da queste parti. L'aveva seguita perché in fondo non aveva molte altre opzioni e, con Bobby oltreoceano, Janis al fresco e Laura ancora più al fresco, a Venice era rimasto solo. Aveva solo gli amici di sempre e poco altro. Era rimasto l'unico Jones in città. Seguì sua sorella con fare circospetto, gli occhi fissi sul gatto rognoso che li precedette spensierato. « Cristo s'è proprio ambientato ah? Sacco di pulci. » Non si era mai trovato con Crosta, ribattezzato "Cristo" per poter bestemmiare liberamente ad ogni due per tre: il gatto lo graffiava, lui lo prendeva a calci e la loro lotta eterna continuava senza mai una fine. Vederlo a zonzo felice mentre dentro di sé si sentiva all'erta era solo l'ennesima dimostrazione di quanto fossero agli antipodi. E poi i cani so' mejo, lo sanno tutti. Superate le porte della città nella città, Jonas si pietrificò guardandosi intorno. Non era solo la vista a raggelargli il sangue ma i sensi tutti e qualcosa di più. Se lo sentiva dentro, ma non sapeva proprio dire cosa. Sapeva solo che quel luogo era speciale. « 'ndo cazzo mi hai portato, ma qua girano ancora coi cavalli? » Come se quella fosse la cosa più strana. Tutto è strano, per uno yankee che ha sentito sotto i denti la Grande Mela e che ora si ritrova nella Grande Prugna - perché senz'altro quel posto era una purga, figurarsi, se lo sentiva nelle sue vecchie ossa da babbeo. Uno di quelli che Janis aveva definito come "Cacciatori" si fece loro incontro e abbracciò la sorella quel tanto che bastava per far scattare le difese da fratello maggiore. Ma c'era dell'altro. Quando gli strinse la mano, sentì qualcosa simile ad un calore improvviso e una forza inaspettata provenire dalla stretta con Daniel Herondale. Non ci rimase troppo a pensarci su: come diceva sempre Bobby, a pensar troppo ti vengono i crampi al cervello. Quella addetta ai pensieri era Janis, il tanto che bastava per voler affrontare chiunque vivesse in quella villona stile "Extreme Makeover: Home Edition", esagerata anche per i canoni americani. « Tu aspettami qua, e vatti a dare una ripulita per piacere. Metti che vuole conoscerti o che ne so. Cambiati sta maglietta. » Visibilmente indispettito, alzò entrambe le braccia per annusarsi un po'. « Che ha 'sta maglia che non va'? Me pare che vado bene. » Mai avere l'ultima parola con Janis Jones. Faccenda impossibile. « Non fare cazzate, capito? Vai al mercato - sta di là - e comprati una maglietta. E lavati la faccia! Pure dietro le orecchie. » Jonas grugnì stizzito e guardò quello scricciolo di sorella avanzare come una valchiria verso il maniero, mentre al fratello venne concessa l'ora d'aria. Si avvicinò borbottando ad una grossa fontana posta al centro di un crocevia di strade, poco più in là di un cavallo intento ad abbeverarsi. « PuRe DiEtRo Le OrEcChIe! Stronza. » borbottò, accovacciato quel tanto che bastava per pulirsi il viso imperlato del sudore del viaggio. Sì, anche dietro le orecchie. Con una nuova chiazza bagnata sulla maglietta che indossava, nera con il simbolo dei Guns 'n Roses, si avviò verso la direzione indicatagli e vi ritrovò un mercato a cielo aperto, pieno di bancarelle stracolme di generi alimentari, di farine, vasellame, minerali grezzi e.. finalmente li trovò, vestiti. Si vedeva lontano un miglio che, a differenza dei grandi magazzini dove Jon trovava le sue occasioni, là tutto era fatto a mano, dai pantaloni di pelle ottimi per la caccia alle tuniche di cotone fresco per l'estate. « Quanto vuoi pe' quella? » ragliò il rosso, indicando con una nuova sigaretta spenta la cosa più simile ad una maglietta, una camiciola ampia e leggera che pareva uscita da un film di quelli in costume d'epoca. Ma è pe' omo o pe' donna? Il negoziante gli lanciò un'occhiata sospettosa, soffermandosi per qualche secondo di troppo sui capelli rosso fuoco dello straniero. « Embe'? Problemi c'hai? » Odiava chi rimaneva a fissarlo. Lo scozzese alla fine scosse la testa. « Nessun problema. Irlandese? Avete un accento particolare. » Ecco n'artro simpatico umorista. E poi sarei io quello co' accento particolare? Questo qua sembra essersi ficcato la lingua già fino al culo, ma come parla? Se avesse avuto un dollaro per ogni persona che aveva fatto battute sul suo pel di carota, non avrebbe avuto bisogno di rubare autoradio dal parcheggio dello stadio la domenica. « Americano. Mo' non è che tutti i rossi so' irlandesi eh? » Giusto per puntualizzare. Al contrario di Janis, al fratello non piaceva puntualizzare in senso stretto: i suoi puntini sulle i di solito erano solo occasioni per attaccar briga. Se solo avesse saputo che attaccare briga a Inverness, anche col più umile dei servi, equivaleva a prenderle di brutto! « Certo che no, ma pensavo fossi.. uno di loro. » Loro.. chi? « Come non detto. Per una tunica chiedo un'otre di latte vaccino. » Jonas rimase impalato a guardare il commerciante, come se appena parlato marziano. Serio? Mi sta chiedendo latte? « Dieci bigliettoni no? Dollari? Ca$h? Ma ne usate soldi in 'sto buco? » Lo scozzese sospirò. Un'altra parola sgarbara sulla sua terra sarebbe costata allo straniero una bastonata sulla schiena, decise all'istante. Non occorreva essere un cacciatore per detenere la fierezza tipica dei popoli del nord. « Certo, forestiero. Ma io commercio in beni primari e per una tunica chiedo un'otre di latte. » Fu in quel momento che Jonas capì di essere caduto in una gabbia di matti. Ma 'ndocazzo mi hai portato Janis.

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    [...] « Non farmi ripetere, Janis Jones. » Un lapidario Holden Morgenstern, in un rarissimo momento di pausa dalla sua vita di "reggente" del matriarcato, stava tornando a casa quando venne intercettato dalla Sin Eater, a cui era stato concesso di alloggiare a Inverness grazie ad un fin troppo misericordioso decreto di sua sorella Tris. E ora eccola di nuovo dopo mesi di silenzio stampa, avanzando pretese per tutto il suo parentado! Si era scoperto che quella creatura prescelta dal cielo non era sola al mondo, ma si portava con sé un fratello e un padre. Holden non si era neppure fermato ad ascoltarla per esaminarne attentamente la richiesta, non ne aveva bisogno. Era stato chiaro. Se tuo fratello è un lycan come sostieni, verrà esaminato e gli verrà assegnato un lotto secondo decreto. In quanto al babbano, non se ne parla. « Sei uno stronzo, capito? » Holden si fermò sotto il porticato, voltandosi lentamente verso la ragazza. Sembrava diverso, più strano, persino per i canoni di Holden Morgenstern. Era possibile che stesse.. sorridendo, dopo l'insulto? « Ti atteggi a fare il capetto, ma lo sanno tutti che in realtà questo posto lo guida una con la fica arida in mezzo alle gambe. DOV'E' EH? Ooooh immagino che è troppo impegnata per ricevermi. Cazzo, ho vomitato merda per metà dei figli di puttana stipati qui dentro. Ho fatto da tappabuchi e sono stata una merda per mesi e ora non riuscite ad aiutarmi nemmeno con una cazzata. » - « Beatrice non è in città al momento. » - « Che poi qual è la differenza, cazzo! Perché Potter sì e io no? Ooooh certo, perché la sua demente è una tipa di classe, certo, mentre mio padre no. E poi lei ha ben pensato di mettere su una cucciolata qui da voi, quindi ti pare che sfrattiamo i bambini. Lo vedi? Fate sempre differenziazioni. Inverness è di tutti finché non vi cagano sul tappeto. Ma vaffanculo! » Era proprio quello che diceva anche Holden! Li avrebbe cacciati tutti a pedate, da quando erano arrivati il vicinato era diventato un caotico via vai di maghi e streghe strambi, rumorosi e poco timorati di Dio. E l'uso spregiudicato che facevano del loro giardino!! « Dille che non mi muovo da qui finché non parlo direttamente con lei. Deve avere le palle di dirmelo in faccia di persona che queste sono le politiche di Inverness adesso. » Holden fece un passo verso di lei, sovrastandola dall'alto del suo metro e novanta. « Le politiche della Matriarca sono le più clementi che la Città Santa ricordi da millenni. Fosse per me vi sbatterei fuori tutti. Non fate altro che urlare e pestare i piedi su un suolo consacrato. » Il dito medio che Janis usa come arma divenne motivo di intervento di Daniel che la fece allontanare, sotto lo sguardo di Holden e di una figura quarta, in piedi nella piazza che si stendeva davanti al maniero dei Morgenstern. « HEY TU, FACCIA DI CAZZO! TOGLILE LE MANI DI DOSSO! » Daniel e Holden si voltarono all'unisono in direzione di quella voce tanto sguaiata. L'espressione del cacciatore era eloquente. Sarebbe questo il nuovo membro del Branco? Jonas ricambiò l'espressione di Holden, al quale regalò un secondo dito medio. « SUCCHIAMELA, FROCIO! » Ciò che accadde subito dopo fu questione di pochissimi, veloci istanti: Jonas non riuscì neppure a seguire il movimento del braccio del cacciatore, che scagliò contro il nuovo arrivato una punta di freccia; questa passò tra le gambe divaricate del giovane lycan conficcandosi sul selciato qualche passo più indietro. Cazzo. Questo mi beccava i coglioni, a momenti! « Daniel, saresti così gentile da allontanarli? Fino al ritorno di Tris, non li voglio più vedere. » e sparì oltre l'uscio di casa.

    « Ma chi cazzo era quell'armadio? Ma sta male forte! Spostato del cazzo. » biascicò Jonas una volta che la sorella si fu liberata del secondo cacciatore, Daniel. Fu inevitabile non focalizzarsi sul fatto che così com'era andato via, così Jonas era tornato, con la stessa identica maglia nera dei Guns n' Roses. « E nun farmi quella faccia di merda. Senti, ci sono andato de là e un tipo mi ha chiesto del latte. Del fottuto latte di una fottuta vacca Janis!! » Allargò perfino le braccia, per farle capire in tutti i modi che sì, ce la stava mettendo davvero tutta per essere il più propositivo possibile e che no, non ce la stava facendo. Era infastidito fin sopra le punte dei suoi rossissimi capelli e avrebbe voluto spaccare i denti ad un cacciatore o due. « Non c'è neanche bisogno che te chieda cazzo t'ha detto quel minchia. No. Niet. Nisba. Nada de nada. Arrivederci e grazie. » Si fece serio, ancor più serio se possibile, portando le braccia al petto. « Io nun ce resto in un posto pieno di gente che nun me vole, capì? Me e quel sacco demmerda in macchina. Tutto je possiamo dì ma sta ancora qua. » Al contrario di quella puttana. Bobby Jones non era suo padre, cosa che il colore delle loro pelli metteva chiaramente in risalto, e lo considerava un ubriacone molesto senz'arte né parte. L'aveva odiato, forse lo odiava ancora, ma che importa? Bobby era comunque famiglia. « E secondo te, manco a te te vojono così tanto. »

     
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    « Ma chi cazzo era quell'armadio? Ma sta male forte! Spostato del cazzo. » « Un coglione di merda, chi vuoi che fosse! » Sbotta di scatto Janis mentre cammina a passo spedito lungo delle viuzze alternative alle grandi arterie della Città Santa. Ha molte cose da spiegare a Jonas, molte delle quali a dirla tutta anche Janis ancora non ha trova una spiegazione logica. Quella società è intricata, piena di regole, di lealtà e concetti vecchi come il mondo; qualcosa che due sempliciotti come Janis e Jonas ci metteranno un po' per comprendere. In cuor suo si rende conto che le cose sono cambiate. Il mondo è cambiato. Dopo la fine dell'Upside Down tutti sono corsi ai ripari. Anche lei e il fratello lo hanno fatto, ma invece di trovare un terreno fertile in cui stabilirsi e trovare finalmente la pace, si sono impantanati in casini ben più grossi. In fondo doveva aspettarselo che le cose non sarebbero andate per il verso giusto, specie con Jonas al seguito che aveva se possibile peggiorato la situazione più di quanto non avesse fatto lei. Chissà cosa avrà pensato Morgenstern del loro comportamento, della loro bell'e buona irruzione in una città in cui tutto sembrava scorrere in maniera naturale e pacifica come una danza perpetua. A ben guardarsi in giro, tutto lì dentro, nonostante la profonda guerra che sembrava combattersi all'interno di ciascun abitante, sembrava quanto mai pacifico. Gli uccellini cinguettanti, il verde quasi fastidioso, il ronzio di sottofondo, il rumore dei zoccoli dei cavalli a trotto in lontananza. Tutto sembrava essere completamente estrapolato dalla realtà, eppure così immerso nella stessa. La giovane Jones getta di sfuggita un'occhiata in direzione del fratello maggiore, solo per accorgersi che in fin dei conti tutte le sue parole sono state buttate al vento. « E nun farmi quella faccia di merda. Senti, ci sono andato de là e un tipo mi ha chiesto del latte. Del fottuto latte di una fottuta vacca Janis!! » Boh va beh, sei così sculato che sei finito dall'ultimo coglione in città che usa solo baratto perché ha cinquecentotrentadue anni e ancora non ha scoperto che siamo nell'era degli smartphone. « Potevi provare da un altro. Alcuni sono fatti così qui.. non tutti ma alcuni sono matti con l'accuso, tipo quel coglione nel castello delle principesse Barbie. » Non che Janis sapesse davvero come fosse fatto un castello delle principesse Barbie se non dalle pubblicità che aveva visto in tv da piccola. « Boh ma serio ti devo spiegare tutto? Sta maglietta fa schifo. Puzzi peggio dei cavalli, cazzo. » Non che Janis non fosse abituata a ciò; non era nemmeno una questione di cattiva igiene. Jonas aveva un rituale igienico né più, né meno che nella norma di un qualunque ventenne che non aveva una ragazza e non sembrava cercarsene una. E per buona ragione non ti si incula nessuno, dio bono. Ma per lui la cosa era aggravata dal suo continuo essere incazzato. Si agitava a dismisura, non stava mai un secondo fermo, a volte sembrava perennemente fatto di anfetamine, come se quella roba che gli scorreva nelle vene già da un po' l'avesse alterato e gli avesse dato alla testa più di quanto non fosse matto già in precedenza. « Non c'è neanche bisogno che te chieda cazzo t'ha detto quel minchia. No. Niet. Nisba. Nada de nada. Arrivederci e grazie. Io nun ce resto in un posto pieno di gente che nun me vole, capì? Me e quel sacco demmerda in macchina. Tutto je possiamo dì ma sta ancora qua. » Capisce cosa intende il fratello, e a modo suo non solo ha ragione da vendere, ma si rende conto Janis che le sue ragioni di dire quello che dice, non sono nemmeno così fuori dal mondo. Perché dovrebbero restare in quel posto? Perché non un qualunque altro posto. La verità però è che i Jones, di stare per conto proprio, ci hanno provato per tutta la vita, e per tutta la vita hanno sbagliato. Si sono ficcati in così tanti casini che ormai è difficile contarli sulle dita di entrambe le mani; pur aggiungendoci anche quelli dei piedi, la lista delle cose idiote che abbiamo combinato non ci entra cazzo, nemmeno a forza. Janis non era in grado di gestire Bobby e Jonas nelle condizioni in cui si trovavano, come non era stata in grado di gestire Bobby, Jonas e Laura in precedenza. Non era stata in grado di tenere Laura lontana dai guai, e per quanto Jonas fosse riuscita a scamparla per un po', alla fine in riformatorio ci era finito lo stesso. E poi Bobby era finito in prigione. E anche Janis stessa è finita in prigione. E di nuovo Jonas. E poi Laura è morta. E hanno perso Jay. E poi Jonas si è trasformato in un lupo, e prima ancora io ho cominciato a vomitare merda. E porco mondo, questo è un cazzo di circolo vizioso. « E secondo te, manco a te te vojono così tanto. » Janis stringe i pugni e si ferma in mezzo alla strada voltandosi verso il fratello. E' tragicomica quella differenza tra loro. Janis è un criceto, lunghi capelli ricci e la pelle scura; un peperino dalle gambe corte e un atteggiamento di merda. Jonas dal canto suo, non è altissimo, ma in confronto a lei, la differenza è comunque evidente. E' un ometto ormai ben fatto; un gallo nel pollaio che gonfia il petto a dismisura non appena lo provochi anche di poco. Janis si avvicina, il fratello non sembra indietreggiare. Ed è allora che gli arriva lo schiaffo dietro l'orecchio prima di puntargli l'indice contro, proprio all'altezza del naso. Anche Janis gonfia il petto, anche se lei a differenza di Jonas è pelle e ossa e le basterebbe una raffica di vento un po' più violenta per perdere l'equilibrio. Tragicomico.
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    « E che vuoi fare eh? Tornare a Venice, iniziare una guerra contro José, soffiargli il cartello da sotto le chiappe e diventare il nuovo sceicco di Santa Monica? Fare avanti e indietro tra LA e Tijuana con la DIA alle calcagna? Vuoi vendere bamba scadente ad attorucci falliti e aspiranti porno star per il resto della tua vita? » Venice era l'unica casa che Janis conoscesse, ed era anche il posto in cui né lei, né Jonas sarebbero più tornati. « O magari gli chiediamo scusa, che dici. Tu torni alle stazioni di servizio a fargli da tirapiedi menando i tossici ed io in tangenziale a fare seghe per dieci dollari. Cazzo Jonas, ma come ragioni! » Col culo di certo. Allarga le mani con fare interrogativo, aspettando una sua soluzione al fatto che si erano oggettivamente bruciato la loro casa. Persino i nonni avevano dovuto traslocare al nord, per paura che José li prendesse di mira. « Sempre che i nostri pezzi non finiscano sotto la nuova tangenziale verso Beverly Hills. » E quell'ultima frase le esce più rabbiosa di quanto vorrebbe. Ciò che hanno fatto, l'hanno fatto per sopravvivere. Essere poveri a Los Angeles, significa inventarsi modi davvero fantasiosi per vivere. Non c'è posto in cui l'alto e il basso, il ricco e il povero, miseria e sfarzo si incontrino con altrettanta velleità. E in tutta risposta a quella logica libertà di pensiero che si concede, gli punta il dito con maggiore decisione contro, pronta a farsi rispettare e far prevalere come al solito la sua opinione contro quella del fratello, anche a patto di sembrare dispotica. « No! Non ci sto! Nella merda ci siamo già finiti, al fresco pure. Ci manca solo che ci restiamo secchi. No no no, io a tre metri sotto terra non ti ci metto! Ora teniamo la cresta bassa, capito? » Pausa, tempo in cui lo osserva con maggiore convinzione di causa. « Tu tieni la testa bassa. Aspettiamo l'altra demente zitti zitti, buoni buoni, tu ti dai una ripulita e tieni a freno quella lingua del cazzo. E niente.. le spieghiamo come stanno la cose. Bobby deve restare qua. Non ce lo possiamo portare dietro. E TU A HOGWARTS CI VAI CAPITO? » Un'imposizione da tipica mamma orsa, di fronte alla quale Janis non aveva intenzione di discutere. Aveva intenzione di fare in modo che Jonas cambiasse rotta; entrambi dovevano farlo. Forse non si sarebbero iscritti al college, forse non sarebbero diventati milionari, e forse non si sarebbero sempre tenuti fuori dai casini, ma almeno avrebbero avuto un pezzo di carta per le mani e la consapevolezza di poter andare a presentarsi per un colloquio di lavoro con qualcosa per le mani. « Qui siamo coperti, Jonas. Diamogli una chance. Perché porca puttana loro sanno come gestire la tua cosa; io no e nemmeno tu. Loro servono a noi molto più di quanto noi serviamo a loro è vero - però dobbiamo provarci, cazzo. Se dai di matto non ti posso tenere a tranquillanti per cavalli a vita, e se io do di matto tu non sai nemmeno la differenza tra un tranquillante per cavalli e un'aspirina. » Bisogna essere realisti. I due fratelli non erano più gli stessi che erano un tempo. Entrambi avevano scoperto di avere delle particolarità che li rendevano paradossalmente delle mine vaganti. Janis non era mai stata così sull'orlo di una depressione come negli ultimi due anni; Jonas non era mai stato così prossimo a farsi esplodere il cuore nel petto a forza di agitarsi come nell'ultimo anno. Inizia nuovamente a camminare, questa volta marciando come un soldatino fumante, dirigendosi quasi istintivamente verso il piccolo villaggio dei sin eater. Quel fazzoletto di terra tutto nuovo, che Inverness aveva eretto durante il piano di riqualificazione edilizia ad uso dei nuovi membri della loro comunità. In mezzo a tante case, tutte diverse, costruite in mattone con un gusto piuttosto elegante, si ergeva una casa a due piani priva di fiori od orpelli. La casa in cui Janis non era mai vissuta; in precedenza le avevano assegnato un appartamentino in centro. Un bilocale che tutto sommato le era sembrato già un lusso di suo. Quella casa invece, era una vera e propria reggia, rispetto ai buchi in cui erano abituati a vivere. Janis e Jonas avevano vissuto in posti terribili; erano passati da una roulotte a una casa diroccata vicino Londra e poi ancora nell'appartamento sovraffolato dei nonni a Venice. Tutti luoghi angusti; niente in confronto a quell'ordine e silenzio primordiale che sembrava emanare quella signorile casetta. « Io non l'ho mai vista. L'hanno costruita dopo.. ero già andata via. Fawn mi ha giusto mandato un paio di foto mentre era in visita qui. » Si stringe nelle spalle. Un po' si sente a disagio. Non sa nemmeno come comportarsi. Non sembra ancora casa sua. Probabilmente all'interno tutto profuma di nuovo. Una di quelle case in cui ti togli le scarpe per paura di rovinare il parquet. « Qui José non ci può entrare capì? » A me José fa paura cristo! Quello ci spappola la testa sotto un tir se ci acchiappa. « E' comunque meglio non voluti che morti.. anche se quel Morgenstern è un pezzo di stronzo. Mamma mia che palo in culo della madonna. »



     
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    Jonas Jones custodiva il segreto della testa più dura a ovest di Milwaukee, peggio di un caveau a Fort Knox, e dentro vi custodiva un orgoglio ancora più forte. Era stato forgiato da anni di vita di strada e una serie innumerevoli di errori che l'avevano necessariamente reso più forte. In strada, o sopravvivi o muori. In realtà, aveva reso tutti loro più forti. I Jones ne avevano passate più di quanto facesse loro piacere ammettere: abbandoni, morti e permanenze in strutture penitenziarie più o meno fatiscenti avevano reso la famiglia particolarmente coriacea. Jonas, poi, era decisamente il membro meno riflessivo della gang e, come una molla, scattava alla prima avvisaglia d'offesa. Era partito prevenuto, consapevole che non esistono guaritori al mondo capaci di sistemare ciò che lui aveva dentro, neppure a Inverness: partendo da una simile base, tutto ciò che era accaduto in quella manciata di minuti era né più né meno che benzina sul fuoco. Dopotutto, Jonas era dinamite dalla miccia un po' troppo corta e spesso esplodeva senza lasciare feriti se non sé stesso e i malcapitati nelle vicinanze. Come la sua famiglia, avevano dovuto fare spesso i conti con tali esplosioni. Bobbie la risolveva bene con un bel pugno dritto sul grugno, metodo poco ortodosso ma molto efficace per rimettere quella testolina rossa al suo posto; Janis, d'altro canto, aveva metodi molto più persuasivi. Lei, le parole le sapeva usare; le parole sono il coltello a serramanico delle persone che un cervello ce l'hanno per davvero. Ciò nonostante, un ceffone gli arrivò lo stesso. « A cogliona! Cazzo fai! » ma si ammutolì immediatamente quando si ritrovò un'indice puntato proprio sotto il naso. Quell'indice aveva per lui la stessa valenza di una madre che chiama il figlio col nome intero, per rimarcare il concetto che le cose avevano preso una piega brutta. « E che vuoi fare eh? Tornare a Venice, iniziare una guerra contro José, soffiargli il cartello da sotto le chiappe e diventare il nuovo sceicco di Santa Monica? Fare avanti e indietro tra LA e Tijuana con la DIA alle calcagna? Vuoi vendere bamba scadente ad attorucci falliti e aspiranti porno star per il resto della tua vita? » L'intero corpo del rosso si irrigidì all'istante. C'era rabbia chiusa nella morsa dei suoi denti, ma pure una certa dose di umiliazione. Perché Jonas, da Venice, era scappato come un topo di fogna dentro un tombino. Certamente, la scusa ufficiale e molto più nobile era che aveva bisogno di aiuto per tornare ad essere un normalissimo ventenne senz'arte né parte ma era solo parte della verità. Forse, a José, un licantropo sarebbe stato perfino utile! Un tocco di sovrannaturale avrebbe rafforzato il suo completo dominio e avrebbe allungato le sue grinfie fino in Oregon o in Colorado. Ma i Jones avevano le cazzate nel sangue, tutti e tre ne avevano combinata una. « O magari gli chiediamo scusa, che dici. Tu torni alle stazioni di servizio a fargli da tirapiedi menando i tossici ed io in tangenziale a fare seghe per dieci dollari. Cazzo Jonas, ma come ragioni! Sempre che i nostri pezzi non finiscano sotto la nuova tangenziale verso Beverly Hills. » La cazzata di Jonas, ad esempio, era stata pensare che la legge della giungla - gonfiare il petto e far sentire le proprie ragioni - valesse contro un grosso narcotrafficante ispanico. Ma era stato necessario, catartico perfino! Ormai non ci dormiva più la notte dalla rabbia, sapendo che le mansioni di Janis erano cambiate e che era stata scelta per svendersi per pochi spicci. Solo perché ti chiamo troia, non significa che tu lo debba diventare. Semplicemente, aveva sopportato l'idea finché aveva potuto. « No... mica dicevo quello... » Certo che no. Solo un pazzo sarebbe tornato a Venice, dopo aver minacciato José di staccargli la testa a morsi se non avesse cambiato le mansioni di sua sorella. Ma quello era stato, in fondo, solo un altro errore dei tanti. Sì, i Jones avevano davvero le cazzate nel sangue. Appena Janis era uscita di prigione, erano scappati insieme e Bobby si era riunito a loro una volta scontata la sua pena. Ecco cos'erano: apolidi. « Ma... boh, cazzo ne so... ce troviamo un altro buco con gente meno svitata. » E per fare cosa? Tornare ad essere "Molotov"? Quanto ti piacerebbe, deficiente! Riempire una bottiglia di pozione infiammabile e lanciarla contro una macchina. Vederla esplodere, sentire il calore dell'incendio sulla pelle. Sua sorella quasi gli ficcò l'indice in un occhio. « No! Non ci sto! Nella merda ci siamo già finiti, al fresco pure. Ci manca solo che ci restiamo secchi. No no no, io a tre metri sotto terra non ti ci metto! Ora teniamo la cresta bassa, capito? » e si sentì un ingrato, per l'ennesima volta. Ci era passato così tante volte: sentirsi un ingrato lo frustrava, il che lo faceva incazzare e lo portava a compiere un altro errore dei suoi. Un'altra delusione per Janis. « Tu tieni la testa bassa. Aspettiamo l'altra demente zitti zitti, buoni buoni, tu ti dai una ripulita e tieni a freno quella lingua del cazzo. E niente.. le spieghiamo come stanno la cose. Bobby deve restare qua. Non ce lo possiamo portare dietro. E TU A HOGWARTS CI VAI CAPITO? » Parlavano tanto di Bobby. Bobby l'alcolizzato, Bobby il violento, Bobby che non ne combina mai una giusta, Bobby che non sa stare al mondo e se ne esce con idee di merda. Ma la verità era che il più problematico da gestire rimaneva Jonas. Bobby almeno aveva dalla sua il vantaggio degli anni, dell'esperienza; un sesto senso per riuscire a cavarsela pressoché in qualunque situazione. Jonas, al contrario, era un fuoco che brucia ogni cosa senza discriminazione. E sì, era quello che aveva più bisogno delle raccomandazioni di sua sorella. Frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts era una di quelle. Quando gliel'aveva proposto, Jonas le aveva riso in faccia. Quando lo aveva rifatto, Jonas l'aveva mandata al diavolo. Ma la verità era che, a vent'anni suonati, mentre i suoi coetanei si apprestavano ad entrare nel mondo del lavoro, lui a malapena sapeva castare un incantesimo di appello, figurarsi fatture ben più importanti e complicate come gli incantesimi di protezione o una trasfigurazione! Come mago era mediocre, al limite dell'imbarazzante. Non so fare un cazzo né in questo mondo né nell'altro. So solo menare le mani e dire stronzate. « Qui siamo coperti, Jonas. Diamogli una chance. Perché porca puttana loro sanno come gestire la tua cosa; io no e nemmeno tu. Loro servono a noi molto più di quanto noi serviamo a loro è vero - però dobbiamo provarci, cazzo. Se dai di matto non ti posso tenere a tranquillanti per cavalli a vita, e se io do di matto tu non sai nemmeno la differenza tra un tranquillante per cavalli e un'aspirina. » Vero anche questo. Il problema di Janis era molto, molto più subdolo del suo e, quando gliel'aveva raccontato, non ci aveva poi capito molto. Aveva a che fare col vomitare schifo, con le confessioni e i peccati. Robe che gli parevano un po' troppo cattoliche per essere prese sul serio, se non che avevano intaccato la salute di sua sorella. Lanciò una sbuffata e, con le mani cacciate in tasca, seguì Janis fino ad un quartiere pieno di case visibilmente nuove. E belle. Janis si fermò di fronte ad una villetta in particolare. « Io non l'ho mai vista. L'hanno costruita dopo.. ero già andata via. Fawn mi ha giusto mandato un paio di foto mentre era in visita qui. » Il broncio lasciò il posto ad un moto di sorpresa. « Cioé? ...che me stai a dì, che è tua? » Anche quello gli aveva detto Janis, Inverness aveva messo a disposizione abitazioni per gente come lei. Ma tra il sapere e il vedere, correva un mondo. « Qui José non ci può entrare capì? E' comunque meglio non voluti che morti.. anche se quel Morgenstern è un pezzo di stronzo. Mamma mia che palo in culo della madonna. » Sbuffò un'altra volta, guardandosi la punta delle scarpe consumate. Era vero, José non sarebbe arrivato là dentro neppure con tutto l'oro di cui disponeva: Inverness non solo era una città magica, ma aveva alte mura e uno stramaledetto esercito di lupi. Non ricordava l'ultima volta che aveva dormito sonni davvero tranquilli, dall'inizio alla fine: a volte sentiva troppo caldo, altre si risvegliava con una fame incredibile di grigliata al sangue e altre volte ancora, semplicemente dormiva con un occhio aperto per paura di rappresaglie da parte del cartello messicano. « Sicuro è molto più bella de quella merdaia che abbiamo occupato nella Quinta Avenue quando ci hanno sfrattato.. » Un altro degli "errori" dei Jones, un'altra occasione che aveva fatto di necessità virtù. La vita era così, un eterno susseguirsi di necessità per le quali occorreva rimboccarsi le maniche. E poi appare dal nulla un posto che non solo ti vuole, ma ti da pure una casa? Una vera casa, solo per te? Allungò il mento verso l'abitazione. « Dove sta l'inculata? Io non ce credo che questi te hanno fatto una casa solo per te perché sì. » C'è per forza l'inculata. Perché la vita ti incula a prescindere. Rimase in silenzio un altro po', sfiorando il muretto che delimitava un bel giardino. « Che me la fai vede' dentro? Se non ha la piscina io nun ce sto, cazzo è sta storia che mo dobbiamo essere borghesi a metà! » Le sorrise. Aveva fatto un passo avanti, messo un attimo da parte l'orgoglio. Sento ancora che c'è l'inculata, ma forse qui possiamo davvero stare tranquilli.
     
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    Dove sta l'inculata? Io non ce credo che questi te hanno fatto una casa solo per te perché sì. Di certo Jonas non era ciò che la società avrebbe definito come un intellettuale. Probabilmente non era nemmeno intelligente, così come intelligente non lo era nemmeno Janis. Ma era sveglio e aveva quella che poteva definirsi a tutti gli effetti l'accademia della vita. Nulla di ciò che insegnavano a Hogwarts sarebbe stato sufficiente pee colmare le lacune dei suoi compagni in intuizioni come quella che aveva espresso alla sorella con così tanta naturalezza. Per quelli come lui, e anche per quelle come Janis, nulla è gratis nella vita. E la piccola Jones, sapeva anche che era prettamente così e che Inverness nei suoi confronti non aveva fatto altro che eseguire una transazione. Ci servi, tuonava l'offerta di quella casa; e lei sapeva che il prezzo lo aveva in parte pagato e lo avrebbe probabilmente pagato ancora in futuro. Una parte di lei voleva anche vederlo come un ringraziamento, come un pegno per ciò che aveva già subito. Ricordava ancora come si era sentita una volta uscita dal Lockdown. Janis era sfinita, completamente spolpata. Non sapeva neanche come lei è gli altri erano stati in grado di aprire quel varco nel mondo grigio; era stato uno sforzo disumano, aumentato dalla dose irreprimibile di stress dovuto alle continue incursioni di creature immonde che tentavano di attaccarli. Aveva visto più e più volte creature dai folti manti lucenti frapporsi fra lei e il pericolo, mentre si sforzava con tutta se stessa di trovare la forza di volontà per visualizzare cosa poteva esserci dall'altra parte. La vita, il verde, il sole, il caldo. Azioni istintive che sembravano essere sempre state insite nel suo DNA prima ancora che sapesse di essere in grado di compierle. Far parte, in un modo o nell'altro, della società di Inverness, implicava anche questo. Compiere cose straordinarie che sembravano minare ogni volta la propria salute mentale e fisica. In confronto alla perdita di un pezzo di sé, qualche mattone al centro di una fiorente città sempre verde, sembrava un compenso quasi nullo. Ma per Janis, quella villetta a schiera è tanto, decisamente un regalo che sentiva di non essersi completamente guadagnata. Era uno stabile signorile; più di quanto si fosse mai immaginata di poter possedere. La casa aveva un grande open space al primo piano, che comprendeva un salotto, una sala da pranzo modesta e una cucina, dotata di tutti gli elettrodomestici che Janis e Jonas non si erano nemmeno mai sognati di poter avere. Al secondo piano c'erano invece tre stanze da letto, tutte arredate in modo pressoché anonimo, con mobili di nuova fattura, ma tutto sommato di uno stile piuttosto classico. All'inglese l'aveva definito Janis, che nulla aveva a che fare con lo stile all'americana che comprendeva quasi sempre finestre di dimensioni piuttosto ridotte e pressoché quasi sempre la moquette. Quelle case non erano fatte di compensato e moquette, no di certo; avevano in un certo senso l'aspetto delle case per ricchi, con grandi finestre luminose e un classico parquet che Janis non aveva nemmeno idea di come si pulisse. Il seminterrato conteneva persino una piccola armeria ancora in disuso, una cantina e un'altro salottino vuoto, pronto a essere adibito a sala hobby o ad un'altra camera da letto. I primi giorni si sentì del tutto estranea in quel luogo. Aveva lasciato scegliere prima a suo padre e a suo fratello le loro stanze. Poi lei aveva preso quella rimasta libera. Quella in fondo al corridoio, che dava sul cortiletto interno. Lì aveva installato il suo portatile, appeso le sue fotografie su una bacheca improvvisata e dove aveva infine disposto nella libreria i suoi libri. Dopo un po', poi, i due fratelli Jones, erano stati costretti a partire per Hogwarts, e ancora una volta, il pegno del suo lavoro, Janis se lo godette troppo poco.
    [...]
    Ma Inverness non era solo un luogo pieno di bacchettoni come Holden Morgenstern. L'incontro di culture avvenuto durante l'Upsidedown ha dato origine a nuove abitudini e nuovi modi di vivere la quotidianità tra quelle mura. La Città Santa era in fondo un luogo colmo zeppo di giovani; ragazzi che, con le nuove direttive giunte da una nuova guida, si erano ritrovati con una vita tutta propria da vivere, a tratti anche secondo un codice di condotta del tutto personale. Si chiamava libero arbitrio e concedeva alle nuove generazioni la possibilità di poter sperimentare per quanto possibile uno stile di vita pressoché normale, simile a quello dei loro coetanei. Non fraintedetemi, questi tipi restano davvero strani, ma in fondo.. cos'è davvero la normalità? Le festicciole clandestine erano cominciate sin dai tempi in cui Inverness era l'ultima roccaforte sicura a Nord nel Regno Unito. Decine di ragazzi si riunivano così in scantinati o nelle case dei più fortunati - privi di guide adulte - per stappare qualche birra, fumarsi qualche spinello (cosa che aveva scoperto Janis trovavano fosse una grossa trasgressione che rasenta i più alti livelli di fascino del proibito) e scambiarsi opinioni su armi e nuove tecniche di combattimento. Sfogliavano riviste e libri, sentivano musica da qualche radiolina in sordina e ogni tanto ci scappava anche qualche limonata. Tipici adolescenti pronti a sperimentare appieno il dolce retrogusto del gioviale benestare. Quel rientro della maggior parte dei giovani tanto da Hogwarts quando dalle roccaforti più disparate del Credo, era stata l'occasione perfetta per un passaparola veloce come il vento per un'affollata reunion a casa di uno dei più giovani lycan. Eshwar, per gli amici Esh, aveva a malapena quindici anni; si era iscritto alla Ilvermorny, ed era per così dire il capo di quelle rimpatriare. Casa sua contava solo lui e nessun altro. I suoi erano pezzi grossi da qualche parte in India, in un tempio di una qualche religione di cui Janis non aveva carpito perfettamente il nome. È quasi certa che Esh sia buddista; non sa precisamente cosa ciò significhi, ma le piace sentirlo parlare di filosofie di luoghi che non ha mai visto se non su qualche rivista. Esh le piace; anche se è più piccolo di lei, non lo si direbbe proprio. Ecco perchè è finita a limonarci. Non finirebbe mai davvero insieme a un ragazzino che è certa di aver iniziato all'arte del limone duro, ma tutto sommato, per il momento può anche andare bene. Ha deciso di trascinarsi dietro Jonas per mostrargli che non tutto era così brutto come lo aveva profilato nei primi giorni. Sotto la coltre di regole e bacchettoni, c'è sempre un substrato. E il substrato di quei numerosi ragazzi, non è nemmeno così male. Ognuno di loro ha una storia, qualcosa di reale da raccontare, come i Jones. Tutti sono finiti nei guai, sono stati malgiudicati, visti in maniera distorta dalla società, a tratti emarginati, ma lì, nulla di tutto ciò aveva un significato, perchè lì si capivano. Dopo un paio di bicchieri le cose sono iniziate a riscaldarsi. Qualcuno ha iniziato a ballare, qualcun altro ha sfruttato le stanze di sopra, e qualcun altro ancora si è dato a passatempi decisamente più pericolosi, tipo il tiro dei coltelli o acrobazie in palese stato di alterazione psicomotoria. Dopo un paio di bicchieri tutti loro erano più simpatici. E quando Janis ha iniziato per giunta a far circolare qualche sigaretta ricolma di erballegra, tutti sono diventati ancor più simpatici. Ad un certo punto ha perso di vista Jonas. Forse aveva finalmente rimorchiato. O forse aveva deciso di fare il musone. Non aveva molta importanza in quel momento perché tutto ciò che voleva era trovare un bagno. Forse, dopo essersi sentita lo stomaco in subbuglio per tutto il pomeriggio precedente, bere e fumare non era stata la scelta migliore. Ma in fondo, le abitudini sono dure a morire, e quando sei figlia di un alcolista, bere per attutire gli effetti dei malori fisici è la soluzione migliore.
    Un bagno disponibile però non lo trova, e così, decide che uscire per una bocca d'aria è pressoché la decisione più saggia. Nel giardino di quella casa sconosciuta, Janis si sforza per almeno mezz'ora di buttare fuori la cena. Niente. Prova persino a cacciarli due dita giù per la gola, ma nemmeno ciò aiuta tanto. E allora prende a camminare, leggermente barcollante e non del tutto consapevole della gravità di ciò che sta facendo. In una giornata qualunque, se qualcuno l'avesse beccata in quelle condizioni, tutti i frstaioli sarebbero stati scoperti. Ma questa, l'alba del 31 ottobre, appare come estremamente tranquilla nel villaggio dei Sin Eater. Forse son troppo tranquilla. Cammina e cammina ancora. [...] Solo un urlo verrà esaltato dalla ragazza prima di perdere i sensi.

    Il sole è ormai alto nel cielo quando si risveglia. È la vibrazione insistente nella tasca della felpa a smuoverla. È stesa in mezzo a un prato, infreddolita e spaesata. Percepisce un pungente dolore sulla nuca mente tenta di rialzarsi con pochi risultati. L'hanno colpita. Non ha idea di chi sia stato, ma ricorda con precisione l'ultima immagine che ha animato la sua mente prima di crollare sotto il peso del colpo. È stata una notte esagitata, priva di sogni, con un pungente dolore sempre vivido che tuttavia le ha impedito di trovare le forze necessarie per ritornare a casa o allarmare qualcuno. Forse se lo era solo immaginato eppure, di tutte le cose che ricorda di aver pensato di vedere, tre figure erte su gigantesche croci, in preda a terribili sofferenze, era decisamente uno scenario che non poteva provenire dal suo immaginario. Janis non ha mai ricevuto un'educazione cristiana. Non è mai entrata in una chiesa finchè non era stata costretta a rifugiarsi a Inverness. A casa sua quasi non si festeggiava Natale e Pasqua e quando lo si faceva, accadeva sempre in un'ottica prettamente consumistica, con qualche stupido regalo e una cena improvvisata con gli avanzi di qualche tavola calda in cui Laura si faceva palpeggiare dal proprietario e dalla clientela fino a tarda ora. Insomma, quelle immagini non erano insite nel suo immaginario come in quello di un qualunque bambino cristiano con genitori non praticanti. La serie di notifiche sullo schermo del suo cellulare inizia con un messaggio di Jonas. "A cì 'ndo stai??? Maaaa che t'è arrivata na cartolina der mini?" Apre la sua chat e legge il restante dei messaggi ancora stesa sul prato, ma a dirla tutta, non ha la più pallida idea di che cosa sta cercando di dirle Jonas. « Ma che ne so! Ma chi se ne frega tipo? » Inizia premendo il tasto del vocale per mandare un messaggio al fratello. « Comunque ieri sei sparito, 'a sola! Non puoi capire, mi è salita un sacco la botta. Ho fleshato le peggio cose. » Si massaggia la nuca mentre lentamente trova le forze per rialzarsi. « Stranissimo cazzo, c'era della gente crocifissa e poi.. boh? Credo di aver battuto la testa o qualcuno che ha retto botta peggio di me mi ha scambiato per uno dei manichini del centro addestramento. Non hai idea del mal di testa. Vieni a fare colazione? Ti aspetto alla tavola calda. » Non intuì in quel momento che qualcosa di tutto ciò che aveva sperimentato potesse essere effettivamente vero. Ebbe modo di scoprirlo solo dopo, mentre camminando sulle vie della città si accorse di esser stata catapultata in una dimensione parallela. Per quanto avesse tentato di chiamare il fratello, il telefono non sembrava più fungere. Molti parlavano di una fantomatica lettera; altri ancora continuava a parlare delle povere vittime della notte precedente e solo in pochi sembravano spaesati almeno quanto lei. Giunta al locale decise di accendersi una sigaretta. Si sedette a uno dei tavoli all'esterno e ascoltò ancora con grande interesse qualche conversazione, non sentendosi tuttavia nella posizione di andare a chiedere a quei ragazzi seduti attorno a un tavolo vicino se sapessero qualcosa che a lei era sfuggito. Fu solo quando individuò Jonas che attirò la sua attenzione alzando un braccio nella sua direzione. Doveva avere un aspetto orribile; i capelli in disordine, la mise della sera prima e un paio di importanti occhiaie, erano il segno di una nottata passata non proprio all'insegna delle preghiere. « Ma mi spieghi che cazzo è successo? Un secondo eravamo a fare tutti festa.. e ora.. ora questo posto sembra uscito da un thriller di serie z. » Uno di quelli che danno in seconda serata al cinema quando l'unico motivo per andarci è per utilizzare i sedili in fondo alla sala per attività decisamente più interessanti. Si sentiva ancora lo stomaco in subbuglio, motivo per cui ordinò solo un caffé amaro prima di osservare ancora il gruppo di ragazzi seduto al tavolo posto alle spalle di Jonas, ben attenta a celarsi dietro la figura del fratello. Non conosceva bene nessuno di loro, ma alcuni li aveva visti la sera prima, e come lei, nemmeno loro avevano l'aspetto di una rosa appena colta. « E' vera questa cosa della gente appesa sulle croci? Cioè fammi capire, non ho fleshato ieri sera? »



     
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