three amigos and a bottle of whiskey.

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  1. barry.
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    Seguendo il saltellante incedere dell’elfo domestico di turno, Bartolomeus si lasciò condurre attraverso le varie stanze che, nel corso della sua lunga amicizia con Regulus Gaunt, aveva imparato a conoscere sin troppo bene. « Padron Regulus è nello studio, signor D’Arcy. Lo informo immediatamente che siete arrivato, signore. » Squittì la creatura, schioccando le dita per richiamare un secondo elfo apparentemente più giovane che, con modi ossequiosi, si occupò della sua giacca umida di pioggia settembrina. « Nel frattempo… gradisce un bicchiere del solito bourbon? » Barry annuì. L’umidità della Scozia era quasi palpabile: rendeva l’aria densa, pesante, verdastra. Come il gelido vento che sferzava dalla costa, si insinuava sotto gli abiti e nella carne, sin quasi alle ossa. Un bicchiere di whiskey lo avrebbe sicuramente rimesso in sesto. « Sì, grazie. Con ghiaccio. » L’elfo più anziano fece l’ennesimo cenno all’aiutante più giovane e, dopo un inchino, si smaterializzò con un sonoro crack! Barry sospirò silenziosamente e si accomodò sul divano in tessuto pregiato. Fatta eccezione per il rumore dei passi strascicati dell’elfo in sottofondo, nel salotto regnava una quiete quasi innaturale. Pacifico, meraviglioso, preziosissimo silenzio. Riusciva persino a percepire il vento che soffiava all’esterno, infrangendosi contro i vetri delle imposte chiuse. Il tempo era stato poco clemente, quel pomeriggio; grossi nuvoloni carichi di pioggia oscuravano il cielo, originando violenti acquazzoni, ed il grigiore quasi invernale sembrava aver soppiantato anzitempo la fine dell’estate, cancellando bruscamente l’intermezzo autunnale. In un certo senso, le condizioni climatiche coincidevano con il suo umore: con l’inizio dell’anno scolastico ed universitario, si era ritrovato costretto a sopperire alla mancanza di personale docente ed alle recenti modifiche apportate dal Preside in collaborazione con il Ministero della Magia, con il solo risultato di dover praticamente clonare la propria persona, dividendosi tra Hogwarts ed il College. Sebbene le lezioni fossero iniziate da poco più di una settimana, la mole di materiale che aveva dovuto preparare anzitempo, unita alle lezioni teoriche e a quelle pratiche, per cui era necessario il favore della notte, avevano stravolto non poco i suoi ritmi, spingendolo a vivere di notte e dormire – per cinque o sei ore, mai di più – solamente nel primo pomeriggio o tra una lezione e l’altra. Insegnare gli piaceva da sempre ma, inevitabilmente, la sua vena creativa ne aveva risentito: durante gli ultimi giorni aveva suonato il violino sì e no un paio di volte, per lo più con poco sentimento. Forse i nuovi impegni lo avevano stancato più del previsto o, più probabilmente, la tradizionale routine dei professori limitava la sua ispirazione. E così, con l’intento di distrarsi e rifugiarsi nel mondo esterno, aveva approfittato del uso giorno libero per cercare la compagnia di Regulus. « Il whiskey, signore. » L’elfo lo riportò alla realtà, porgendogli il bicchiere ed un tovagliolino di stoffa dai bordi riccamente decorati. Il musicista gli rivolse un cenno di ringraziamento e, abbandonandosi nuovamente contro il comodo schienale imbottito, avvicinò il bicchiere alle labbra sottili. Il sapore intenso del bourbon s’infranse contro le papille gustative, provocandogli una piacevole sensazione di calore. Si guardò intorno, dondolando pigramente il piede stretto in una scarpa di lucida pelle scura, realizzata su misura. Ogni volta che metteva piede in quella grande abitazione in stile classico, non poteva fare a meno di ripensare alla sua infanzia. I mobili, i colori di tendaggi e tessuti… ogni cosa lo riportava con la mente alla casa di famiglia dei D’Arcy, in Irlanda. Era una strana sensazione, una specie di sdoppiamento: da una parte, era consapevole del presente; dall’altra, avvertiva la medesima desolazione affettiva che, per anni, aveva echeggiato tra le mura della dimora paterna. Pur augurandosi di sbagliarsi, ai suoi occhi era evidente che anche l’abitazione in cui era ospite non sarebbe stata animata da affetto sincero.
    Alzò lo sguardo, distratto dal rumore di passi proveniente dal corridoio. Regulus comparve nella stanza, seguito ad un passo di distanza dall’elfo domestico. Bartolomeus si alzò ma, prima che potesse salutarlo, alle sue spalle sbucò la figura più esile e minuta della sua fidanzata. Aveva il cappotto ripiegato sul braccio e, nell’altra mano, reggeva una piccola valigia di pelle, grande abbastanza da contenere un paio di cambi d’abito. Riconoscendolo, Mandy Brocklehurst si irrigidì, spiacevolmente sorpresa. Barry la vide stringere le labbra, senza tuttavia riuscire a dissimulare il proprio disappunto. Sorrise, sinceramente divertito. Infastidirla era un passatempo che riusciva a concedersi di rado ma dal quale traeva sempre grande soddisfazione. E, ne era certo, a Regulus non dispiaceva poi troppo. « Amanda. Sei in splendida forma. Il fidanzamento ti dona. » La salutò, infilando la mano sinistra nella tasca dei pantaloni. Chiamandola con il nome di battesimo l’aveva obbligata ad un’eccessiva confidenza ma nulla era stato lasciato al caso: come lui, Amanda detestava il suo nome di battesimo. Lo aveva scoperto anni prima, quando la versione adolescente e assai fastidiosa della donna che gli stava dinanzi aveva avuto una romantica liaison con suo fratello Beaufort. « Bartolomeus. Potrei dire lo stesso di te, non sei cambiato di una virgola. » Ed eccolo lì, il primo botta e risposta mascherato da gentili convenevoli. L’uomo le rivolse un cenno con il bicchiere, accettando silenziosamente il complimento. L’Auror gli scoccò un’occhiata e, come se lui non fosse presente, si rivolse a Regulus. « Io vado. Ci vediamo mercoledì per l’assaggio della torta. Non fare tardi oppure tua madre ci darà il tormento per i prossimi duecento anni. » Gli intimò, piccata. Che tutta quella faccenda del matrimonio la stesse stressando? « Te ne vai già, Mandy cara? Torni nelle malvagie lande dell’Est? » La canzonò pigramente. Sfoggiò un sorriso affascinante, certo di irritarla ancora di più. Mandy si infilò il soprabito con un movimento fluido. Scostò i capelli dal bavero e inarcò un sopracciglio, le labbra sovrapposte in un broncio di chiara superiorità. « Mi spiace deluderti. Vado dal mio secondo fidanzato, quello che non frequenta compagnie di pessimo gusto. » Replicò, spostando lo sguardo su Regulus, quasi lo stesse silenziosamente ammonendo. Barry sollevò entrambe le sopracciglia, quasi lusingato. « Attenta a non bagnarti, allora. Sarebbe una vera tragedia se tu ti trasformassi in poltiglia verde prima del grande giorno. » I riferimenti culturali al Mago di Oz non si sprecavano, quella sera. La donna era già a pochi passi del corridoio quando, udite quelle parole, sollevò il braccio sopra il capo e, senza smettere di camminare, gli mostrò elegantemente il dito medio. Solo quando udirono la porta chiudersi, Barry si concesse un sorrisetto sardonico. « Non c’è che dire, la tua futura moglie è davvero adorabile. » Alzò il bicchiere in direzione di Regulus, in un brindisi silenzioso. « Quasi ti invidio. Dover convivere con una simile arpia deve essere mentalmente stimolante. » Si concesse una smorfia, parzialmente disgustato e parzialmente oltraggiato al solo pensiero di accasarsi ufficialmente. Non riusciva davvero a comprendere il senso di quell’intera faccenda. Il matrimonio gli sembrava una punizione divina quando nasceva dall’amore – o, a detta sua, da un’eccessiva infatuazione non tanto diversa da una brutta influenza – ma, nel caso di Regulus e Amanda, sarebbe stato un vero e proprio ergastolo a cui solo uno dei due sarebbe riuscito a sopravvivere; sempre se non si fossero uccisi a vicenda prima dell’avvento del Tristo Mietitore per cause naturali. « I tuoi genitori sperano ancora nell’arrivo di un piccolo erede? Perché sono abbastanza certo che quella donna non sia capace di procreare. Da quello che so si accoppia per puro sadismo: le piace torturare le sue vittime, mio fratello ne è la conferma. » Andare a trovare Reg era stata un’ottima idea. Amanda era la valvola di sfogo perfetta verso cui incanalare parte dell’acidità che, per forza di cose, non aveva potuto riversare sugli studenti. Un conto era essere sarcastico. Un altro era distruggere l’autostima di qualche adolescente già preso di mira da Madre Natura. « A parte questo… sembri stare piuttosto bene. » Lo fissò intensamente, quasi stesse cercando qualche sintomo di una malattia mortale. « Nemmeno un capello bianco. Impressionante. » E, accennando ad un sorrisetto ironico, si lasciò ricadere sul divano. Scivolò in avanti, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia leggermente divaricate. Dondolò pigramente il bicchiere, seguendo i movimenti di Regulus con lo sguardo. « Novità? » Domandò, per poi accigliarsi. « Aleksandr ha intenzione di onorarci con la sua presenza? Ora come ora mi farebbe comodo qualche pretesto per distrarmi. Solo Merlino può sapere cos’è più deprimente: la vita ad Hogwarts, obbligato a inculcare qualcosa nella testa vuota di ragazzini completamente preda degli ormoni; o la tua, in compagnia della Malvagia strega dell’Est in questo luogo dimenticato dalla civiltà.» Un tantino acidello, il genio della musica. E, in effetti, si sentiva teso come una corda di violino.



     
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