Remains of the day

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    L'anno appena passato era stato una vera e propria tragedia per quanto riguardava i tirocinanti a lui assegnati. Come c'era da aspettarsi, senza l'obbligatorietà del tirocinio, gli unici ad aver scelto volontariamente Azkaban si erano rivelati i veri e propri scarti di quel college improvvisato. Nessuna disciplina, nessuna etica del lavoro, nessuna tempra, nessuna utilità: niente più che fardelli a gravare sul lavoro dei suoi sottoposti. Per questa ragione, già in primavera, si era recato per tempo da Eurus, manifestandole il suo malcontento verso quella situazione che di certo non giovava a nessuno: ne' agli studenti - che non avrebbero imparato nulla da tutto quello che Azkaban aveva da offrire -, ne' tanto meno ai suoi lavoratori - la cui produttività ne sarebbe stata inevitabilmente lesa. "Non tutti sono adatti ad Azkaban. Quella prigione, se non sei abbastanza forte, tende a masticarti e risputarti via. Gente più autorevole di me ti avrà già chiesto i migliori per il proprio ufficio. Non farò lo stesso, sarei solo uno dei tanti. Ma mi serve gente con le spalle abbastanza solide da resisterci." La musica deve cambiare. Queste erano le parole che aveva rivolto alla Ministra, la quale - comprendendo la situazione peculiare di Azkaban - si era prodigata a fare del suo meglio affinché l'anno accademico venturo andasse diversamente. Pochi mesi dopo, la lista delle nuove reclute venne recapitata a Regulus in prima istanza; nomi conosciuti, quelli dei ragazzi lui affidati, gente che durante il difficile periodo delle guerre parallele si era presa un ruolo nonostante la giovane età. Questo, ovviamente, non era sufficiente ad essere certo della loro adeguatezza a quel luogo, ma quanto meno poteva essere interpretato come un buon segnale. Dovrebbero avere almeno un po' di spina dorsale, questi qua - aveva commentato tra sé e sé, affiggendo la lista dei tirocinanti sulla propria bacheca personale prima di cominciare a studiarsi i loro curriculum in vista dell'imminente incontro che si sarebbe tenuto tra pochi giorni.
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    Aveva incaricato un paio di guardie di occuparsi dell'arrivo dei ragazzi, scortandoli nella piccola saletta al primo piano adibita alle riunioni dello staff. Voleva incontrarli di persona, cercare di capire quanto meno a prima occhiata che tipo di persone fossero prima di mandarle al lavoro con i propri rispettivi supervisori. Straordinariamente, arrivarono tutti abbastanza puntuali - un qualcosa che sperava si sarebbe conservato per tutto il resto della loro permanenza lì alla prigione. Regulus, d'altro canto, rimase nel suo ufficio a rivedere alcune scartoffie fino a quando una delle guardie non venne ad avvisarlo del fatto che tutti i tirocinanti erano presenti. Una volta entrato nell'aula, quel basso chiacchiericcio che si era creato tra gli studenti si andò ad estinguere velocemente, facendo calare un silenzio interrotto solo dal fischiare del vento e dal rumore delle onde che si infrangevano violente sugli scogli dell'isola su cui sorgeva la struttura. "Buongiorno a tutti e ben arrivati." disse, dopo una lunga pausa passata a scrutare ciascuno di loro in volto. Alcuni sostenevano il suo sguardo con serietà, altri lo fissavano con astio, altri ancora sfuggivano al contatto visivo. "Non vi terrò molto in questa sala: siete qua per imparare, per svolgere un lavoro. Quindi metto subito le mani avanti col dirvi che nessuno di voi se ne starà seduto su una sedia a rigirarsi i pollici: mi aspetto che cominciate sin da oggi a rimboccarvi le maniche. Mi limiterò dunque a illustrarvi il funzionamento di questo posto e, in linea generale, delle vostre mansioni - sul cui merito entreranno più nel dettaglio i supervisori a voi assegnati." Ripose le mani dietro la schiena, allacciando le dita della destra attorno al polso della sinistra. "Azkaban si sviluppa in verticale per livelli. Questo piano è quello adibito agli uffici amministrativi, e dunque quello che gli studenti di Magisprudenza vedranno di più. Al secondo troverete l'infermeria." si volse a guardare il maschio dei gemelli Carrow, facilmente riconoscibile. "Con un terzo piano vuoto adibito ad alcune misure di sicurezza, dal quarto in poi comincerete a trovare le celle. Più si va in alto, più la pericolosità dei criminali aumenta. Capirete dunque che, almeno per un primo periodo, ho dato istruzioni ai miei sottoposti di tenervi in contatto con i delinquenti più comuni fino a quando i vostri supervisori non vi riterranno pronti ad affrontare situazioni più..complesse." I suoi occhi si posarono più a lungo sui fratelli Potter, per i quali aveva richiesto un controllo stretto, data la storia della loro famiglia con alcuni dei residenti involontari di Azkaban. Schioccò quindi la lingua sul palato, passando oltre. "So già che qualcuno avrà sicuramente una domanda sui dissennatori. Senza perdere tempo..i dissennatori non sono un vostro problema. Rimangono al di fuori della prigione come misura cautelare in caso di eventi di gravità straordinaria. Non vi attaccheranno, ma chiaramente mi appello al vostro buonsenso nel chiedervi di non corrergli incontro. In ogni caso abbiamo recentemente abilitato al secondo piano un ufficio di consulenza psicologica gratuita per i dipendenti di Azkaban, data l'influenza emotiva che quelle creature tendono per loro natura ad avere: siete liberi e incoraggiati ad usufruirne qualora ne sentiate il bisogno." Nella speranza di aver esaurito i loro dubbi a riguardo, passò oltre. "Parlando dei vostri tirocini, invece, credo ci sia poco da dire oltre ciò che avete già letto nelle lettere a voi recapitate. Se pensate che il vostro ruolo sia quello di semplici portatori di caffè, mi dispiace deludervi: ho già dato istruzioni affinché la vostra presenza qui non sia di decoro. Come potete notare non è un luogo in cui il superfluo è di casa, dunque mi aspetto che lo stesso atteggiamento venga anche da voi. Comunque i vostri supervisori entreranno nel merito non appena sarete fuori da quest'aula. Ergo..per tutti il resto, se avete delle domande è questo il momento di farle."

    Questa role è aperta a tutti gli studenti che hanno ottenuto il tirocinio ad Azkaban. Questo post serve semplicemente come introduzione/apertura, dopodiché potete proseguire a ruolarvi il vostro primo giorno come più credete. Nel caso in cui ci siano domande, vi risponderò con Reg, altrimenti chiuderò semplicemente la parentesi con un post breve e sarete liberi di giocarvi il resto <3




    Edited by [saturn] - 21/9/2019, 17:20
     
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    Pottergeist the soul of morthacci yours. psychomachia « stupor mundi » roman candle blue velvet

    Prima che i sei compagni scendessero dal traghetto che dalla terraferma li portava sul isola di Azkaban, stipati insieme a tante altre persone - parenti e amici dei detenuti - due messaggi ben distinti illuminarono ciascuno dei loro cellulari. Il primo era uguale per tutti quanti, e indirizzato a nessuno in particolare.

    ? Non c'è bisogno di fare quelle facce. Oggi non ho sfide per voi. Scommetto che pensavate che non ci saremo più rivisti, ma la verità è, piccole stelline, che non vi siete mai addentrati così tanto nel mio territorio come oggi - a meno che non consideriamo alcuni di voi. Probabilmente non siete così tanto nel mio territorio da.. da quando strisciavate come topolini nelle mie gabbie dorate. Prima a Hogwarts, poi a Portland, poi di nuovo a Hogwarts, poi a Londra, poi a Inverness o alla Corte. Sono belle le gabbie. E questa sarà la migliore perché per quanto potrete andare via ogni giorno, sarete costretti a tornarci. La paranoia vi sta già rimangiando dentro? Non ci avete capito niente? Non importa; ciò che importa è che siete precisamente nel posto in cui vi volevo. Azkaban è esattamente il posto in cui sareste dovuti essere da molto, troppo tempo. Giustizia è stata fatta! Ma per qualcuno di voi, sarà solo un posto di passaggio. Per qualcun altro no.
    Ps. Riguardatevi dal mostrare agli altri il mio prossimo messaggio. A meno che non abbiate niente da nascondere.

    Un messaggio personalizzato per ciascuno di loro illuminò pochi minuti dopo i singoli cellulari.

    @theonetommo? Un assassino come te ci sta perfettamente ad Azkaban. Chissà se i Dissennatori capiranno. I Dissennatori riescono a capirle queste cose? Chissà se la tua coda di paglia basterà o finalmente il tuo migliore amico leggerà nei tuoi occhi l'ombra del male che ti domina? Ah, accidenti, forse l'ha già capito! Forse glielo appena detto io! #ops! Oppure sarà il puzzo di sangue che ancora ti porti addosso, quello sguardo da capriolo spaventato, a portare gli altri a capire la verità. Gli assassini si riconosco Thomas. Quella gente lì dentro ti leggerà come un libro dell'asilo nido. Loro capiscono, empatizzano con i loro simili. Cosa pensi adesso eh? Ansia? Cosa penseranno i miei compagni di viaggio che io stia nascondendo? Di certo uno scheletro nell'armadio, Thomas, e anche grosso, alto circa uno e ottanta. Lo stanno già pensando. Guardali. Sei già il primo sospettato.

    @doublejcarrow? Cosa ci fa un violento come te ad Azkaban? Din din din! La risposta è alquanto ovvia. Ti ricordi quando le ombre ti guidavano verso le tue prede? Ricordi quando spaccavi le ossa di qualche stolto per il volere degli dei? C'è gente che ad Azkaban è finita in una cella per molto meno, Judah! Lo sanno i tuoi amici di quante ossa hai spezzato, e quante ancora avresti voluto spezzare e vorresti tutt'ora spezzare. E' davvero ironico il fatto che ora dovresti metterle apposto. Guarda Potter! Accidenti non ci credo che la sua faccia è ancora intatta! Però fortuna che siete capitati insieme. Sarà molto più facile puntare al bersaglio. Nel dubbio - siete già ad Azkaban! Oh, e non dimenticarti di salutarmi Alecto e Amycus. Ti stanno probabilmente aspettando. Tutti ti aspettano, Judah. Quello è il tuo posto.

    @theRealNateDouglas? Oh, scommetto che tu ti senti il più innocente di questo gruppo. Cos'ho fatto per finire con questi stolti? Cosa hanno fatto loro? Perché tutti hanno le facce così colpevoli. Loro sono colpevoli, Nathan, ma lo sei anche tu. Forse lasciar morire di fame qualcuno in una situazione estrema è solo un effetto collaterale alla propria sopravvivenza, ma la giustizia sociale di qualcuno di questi comunistoni con la falce e il martello nel cuore, non sarebbe d'accordo. E poi? Se scoprissero cosa hai fatto? Se scoprissero che li hai traditi? No - non nel senso che tutte le persone attorno a te li hanno traditi, bensì che tu li hai traditi. Proprio i tuoi ricordi, Nathan. Forse a livello legislativo le tue colpe sono minime, il golden boy innocente. Eppure, ti assicuro che se sapessero, tu finiresti in una cella a forza, con la chiave buttata in mezzo al mare. Fortuna che siamo già ad Azkaban.

    @fakeharrypotters? Oh, povero cucciolo bastonato. Mandato nell'ultimo posto in cui dovrebbe stare. Ho un deja-vu. Un posto infelice, grigio e triste con tante celle. Non l'abbiamo già visto questo episodio della serie le mirabolanti avventure di cui non ce ne frega niente? Però, giustizia è stata fatta comunque. Tu lo sai che questo è il posto in cui dovresti stare, vero? Ricordi quella prima sera? Quel tipaccio uomo di Marchand che stava per uccidere Olympia? Anche quello è omicidio, Albus - non attacchiamoci a cavilli legali inesistenti, le arrampicate sugli specchi lasciamole ai tuoi compagni aristocratici. Sei un assassino! E pensa, per giunta sei anche il complice di tanti altri omicidi. In salute e in malattia giusto? Gente con un padre e una madre, Albus, con dei figli come i tuoi, con delle famiglie. Azkaban è proprio il posto in cui dovresti stare - ma dall'altra parte delle sbarre.

    @bluejasmine? Tra poco scoprirai com'è davvero fatta Azkaban, cara Mun. Ascolta con attenzione, perché a te verrebbe riservato un posto proprio in cima ai piani alti se tutti sapessero. Proprio in cima, sulla cresta dell'onda come hai sempre voluto. D'altronde, credo che tu abbia superato i record di alcuni di coloro che si trovano già in cima. Bellatrix Lestrange è stata accusata di soli diciotto omicidi. Figurati cosa se ne farebbero di trentatré. Cavolo! Ti fanno un piano apposta per te! Trentatré è davvero un bel numero. Trentaquattro se contiamo anche Miles. Te lo ricordi Miles? Beh in ogni caso, l'importante è partecipare, ma tu non solo partecipi, vinci anche, perché, piccola Mun stiamo sfiorando livelli altissimi. Un record, nella vita di una nemmeno ventenne. Deve essere pesante. Azkaban potrebbe essere il giusto posto per liberarsi di qualche peso.

    @ysosirius?? Perché nessuno parla? Perché tutti stanno attaccati a quel diavolo di cellulare con uno sguardo colpevole? Accidenti Sirius, sei proprio finito in un covo di delinquenti. Sono tutti colpevoli. Tutti, nessuno escluso. Forse qualcuna delle loro colpe può essere meno grave socialmente parlando, altre possono essere meno gravi moralmente parlando, ma accidenti, sei proprio finito nel gruppo sbagliato. Però sai come si dice! Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare, e tu Sirius, hai proprio un talento nell'imparare a zoppicare. Non pensare che mi sono scordata di chi hai tentato di salvare durante la mia festa. Guardala bene in faccia e ricordati che il tuo salvare lei, ha portato gli altri a soffrire molto di più. Lei invece, non ha sofferto. Non soffriva nemmeno prima che tu facessi l'eroe. La passa sempre liscia. In realtà.. più o meno, qui, tutti la passano sempre liscia. E' un peccato. Ma ad Azkaban tutti i torti vengono raddrizzati. Anche i tuoi, Sirius.


     
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    Un funerale. È questa la prima cosa che si potrebbe pensare nel vedere Amunet Haelena Carrow quella mattina, vestita tutta di nero, con un lungo cappotto che richiama i vividi sapori della morte. Se Ryuk fosse ancora con lei, le direbbe in tono scherzoso che ha finalmente atteso le sue aspettative in fatto di stile. Si stringe nella sciarpa di cashmere, mentre attende il traghetto sul molo insieme a un'altra ventina di persone tra cui il suo ormai non-più-fidanzato e gli altri ragazzi segregati ad Azkaban per ordine della Flamel. Non parla con nessuno; gli occhiali da sole altrettanto scuri, lasciano intendere il suo ermetismo e la svogliatezza di qualunque rapporto umano. D'altronde, è una linea di massima di quei giorni; non si parla a casa, non si esce, non si fa niente. Si studia però, più del solito. Lo sguardo di Mun individua in mezzo alla folla Nate a cui rivolge un saluto e un sorriso stirato, prima di salire a bordo del traghetto sistemandosi meglio il cappotto, nella speranza di non far penetrare l'aria fredda al di sotto. Difficile, considerando che ha convenuto una gonna fosse comunque adatta a un ambiente come Azkaban. La prima cosa che le è lampante è che ad Azkaban piove, e piove a quanto pare quasi sempre. Il traghetto si muove nel mare esagitato del Nord con sin troppo vigore, a tal punto che, cinque minuti dopo esser partiti, uno dei presumibili visitatori, piega il busto in avanti e vomita sul ponte centrale sotto lo sguardo inorridito della compagna che gli accarezza dolcemente la schiena. Un gesto affettuoso che in quel momento le appare lampante e oltremodo fastidioso, a tal punto da volgere prima lo sguardo per qualche istante ad Albus e poi di nuovo all'orizzonte, tentando con tutti gli sforzi di non fare la stessa fine del malcapitato. Sente un giro di convulsi scusate da parte del tizio che non è riuscito a tenersi per sé la colazione di quella mattina e sbuffa. « Benvenuti all'inferno. » Asserisce a bassa voce, non convinta che i compagni di viaggio l'abbiano sentita, ma nemmeno particolarmente interessata a farsi sentire. È di umore talmente nero che tutto le scivola addosso. Si trova nel posto peggiore sulla faccia della terra, con un fidanzato che butterebbe ben volentieri in mare, un paio di vecchi amici con cui non è certa di quanta confidenza abbia ancora, suo fratello con cui non sa ancora in che rapporti si trova, e Sirius, unica nota di colore con una fedina penale pressoché pulita. Ad uno sguardo più attento è facile notare che, gli equilibri nel gruppo sono davvero precari, e non sono solo Albus e Mun il problema. Sirius e Albus sono ancora imbronciati, e Thomas e Nate per una qualche strana ragione, non sembrano avere la stessa sintonia e complicità che ricorda. Sta a vedere che qui in mezzo i più apposto siamo io e Jude. Assurdo! Ma come avrebbe scoperto Mun, quello era solo l'inizio di quella storia d'amore con Azkaban. Fu una notifica ad attirare la sua attenzione. Una che, a ben guardare non era nemmeno la sola a ricevere. Si scambiò uno sguardo d'intesa con gli altri, prima di concludere la lettura del primo messaggio. « Fantastico. Obbligo o verità è tornato. » Asserì in tono scettico prima di chiudere l'applicazione con un gesto secco. Tuttavia ci vollero pochi istanti prima che un nuovo messaggio comparisse sul suo schermo. Una di una portata decisamente più rilevante. Non hai le prove, fu il suo astioso primo pensiero man mano che scorreva il messaggio scuotendo la testa. Un sguardo in direzione di Albus le bastò per concludere che, la portata delle minacce era pressoché simile. Che parlassero o meno, che fossero in buoni rapporti o ai ferri corti, quei due nascondevano una quantità spropositata nell'armadio. L'istinto la portò per un istante a incollarsi al suo braccio e chiedergli cosa gli avesse detto, ma non lo fece, ancora troppo incazzata con il suo atteggiamento di qualche sera prima. Ce l'aveva con lui a morte. Eppure, nonostante tutto, Albus e Mun si dirigevano proprio là: nel posto in cui presumibilmente dovrebbero starci un'assassina e il suo degno complice. Strinse i denti, colta da un improvviso senso di colpa spostando lo sguardo ancora una volta verso l'orizzonte, non più in vena di commentare la questione in modo alcuno. Voleva solo provocarla, spezzarla, decostruire le sue sicurezze nell'intento di rendere il suo soggiorno in quel luogo dimenticato da ogni santo se possibile ancora più pessimo. Non ci sto. Sapeva, una parte di Mun, che ciò non l'avrebbe distolta dalle sue paranoie o dalla folle paura di essere beccata con la mano nel sacco, ma, nonostante ciò, decise di rimanere composta sul momento. Mantenere la calma era l'unica cosa sensata che potesse fare. Avrebbe riaperto il discorso in sedi più opportune.
    Pochi minuti dopo il traghetto attaccò sull'isola di Azkaban, un luogo che, a ben guardare risultava più grande di quanto si immaginasse. L'estensione della prigione in altezza e larghezza era molto maggiore di quanto apparisse nelle foto. Un girone di pescatori e marinai scaricava da un'imbarcazione non molto lontana casse di provvigioni che omoni dall'aspetto rozzo portavano dentro la prigione attraverso un cancello laterale. Ebbe modo di vedere uno di loro ficcare nella tasca di uno dei marinai un piccolo sacchetto in velluto nero tintinnante. Sollevò un sopracciglio e sbuffò. Siamo nella Terra di Mezzo. Terra di nessuno. E con quella premessa, seguí la piccola orda di visitatori verso i controlli, facendo ben attenzione a restare vicina ai restanti suoi compagni. Per disattenzione personale, tuttavia, a forza di guardarsi intorno, finì nella fila accanto a quella degli altri e non appena tentò di raggiungerli, una guardia picchiò contro le grate intimandola a rimettersi nella fila scelta. « NON SI SALTA LA FILA! » Le ringhiò contro la guardia facendola trasalire. « Volevo solo.. » Il tizio dai denti gialli e uno sguardo trucido batté la sua arma in acciaio ancora una volta contro le grate all'entrata senza dire altro. Le bastò questo perché tornasse al proprio posto ingoiando di il rospo. Giunto il suo turno, la stessa guardia la squadra dalla testa ai piedi con uno sguardo che riesce a metterla a disagio. « Nome? » « Amunet Carrow. » La guardia solleva per un istante lo sguardo, trovando finalmente il tempo e la decenza di guardarla negli occhi, mentre un sorriso indelicato si allarga sul suo volto. « Tirocinante? » « Esattamente » Conferma dalla sua la Carrow, tentando di mantenere un tono cordiale. Testa bassa, questo aveva detto Albus, e Mun prova a tenere a mente le sue parole. « Hey Tuner, hai visto? Oggi è giorno di tirocini. Ci hanno mandato carne fresca. Vieni a controllare Amunet Carrow. » Da uno degli uffici compare il secondo scimmione, quello adibito ai controlli. « Su bellezza, spogliati. » Eh? « Come prego? » Il tizio nella cabina dei controlli che afferra il documento di identità che Mun gli porge, la guarda di sottecchi per qualche istante, tempo in cui mastica la sua gomma con un certo vigore ritrovato, mantenendo alta la tensione. « Il cappotto.. » Allibita all'ennesima potenza, ma cosciente che ai tornelli vicini le persone stanno facendo pressoché le stesse operazioni, si sbottona il capotto e sospira affondo, mentre quel tale Tuner si accerta che non stia introducendo una bomba nucleare dentro la prigione, non vergognandosi affatto di prenderci un po' troppo gusto in quel giro di routine. « Apposto! » Dice Turner all'altro, ma prima di mettere nuovamente distanza tra loro, trova il tempo di sussurrarle all'orecchio poche parole. « Ti tengo d'occhio, Carrow. » E dicendo ciò le porge il cappotto e la sciarpa facendole un leggero inclino plateale. Da lì, Mun resterà un pacchetto di nervi per tutto il tragitto dai tornelli di controllo e fino alla fine della riunione con Regulus Gaunt. E' con un poco elegante « Fottuti maiali » che si affianca al restante della compagnia, che viene condotta al piano superiore attraverso una scalinata metallica. Ciò che osserva con poco entusiasmo è che lì sono tutti uomini. Non c'è traccia di presenza femminile; nessuna guardia, nessun impiegato, nessuno. Vorrebbe pensare si tratti di un caso, ma in fondo, Mun per prima si chiede, quale donna - o uomo, a suo modesto parere - vorrebbe lavorare in quella topaia. Ogni tanto non è difficile veder svolazzare qualche Dissennatore in lontananza; non sufficientemente vicini da sembrare una minaccia, ma nemmeno sufficientemente lontani da apparire del tutto innocui. Rabbrividisce, sentendosi come soffocata da quell'atmosfera lugubre. Azkaban appare più silenziosa di quanto se la sarebbe immaginata. Di tanto in tanto si sentono rumori ai piani superiori, oppure qualche voce lontanissima, ma per il resto, i loro passi e i loro respiri congelati, sembrano gli unici suoni cadenzati.
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    « Buongiorno a tutti e ben arrivati. » Il benvenuto più caloroso della storia dei benvenuti. Tanto da una parte quanto dall'altra. Le spiegazioni in merito alla struttura arrivano in fretta e sono fastidiosamente puntuali, in modo tale da dare meno adito possibile ad eventuali polemiche che tutto sommato Mun è comunque in vena di fare. Si sente depressa e paradossalmente a quello stato di apatia si aggiunge una paura e una frustrazione irrazionali, che i suoi occhi di ghiaccio riescono a trasmettere attraverso la diffidenza con cui osserva il responsabile della struttura. Un Gaunt. Non di certo uno raccomandabile di nome, ma in fondo, Mun può dare poco sfogo a quei pensieri considerando il suo di cognome e anche l'accoglienza calorosa che ha ricevuto. « Parlando dei vostri tirocini, invece, credo ci sia poco da dire oltre ciò che avete già letto nelle lettere a voi recapitate. Se pensate che il vostro ruolo sia quello di semplici portatori di caffè, mi dispiace deludervi: ho già dato istruzioni affinché la vostra presenza qui non sia di decoro. Come potete notare non è un luogo in cui il superfluo è di casa, dunque mi aspetto che lo stesso atteggiamento venga anche da voi. Comunque i vostri supervisori entreranno nel merito non appena sarete fuori da quest'aula. Ergo..per tutti il resto, se avete delle domande è questo il momento di farle. » E invece Mun si sente proprio così: un suppellettile non particolarmente bello da vedere con quella mise total black, che con Azkaban non c'entra assolutamente nulla, messa lì solo per abbellire col proprio profumo di morte un ambiente ostile e asettico. « Io avrei una domanda. » Asserisce di scatto alzando la mano con un'espressione diligente da prima della classe, pronta sempre a rendersi propositiva. « Posso andare in bagno? » In mezzo a tutta questa utilità, avremmo almeno il tempo di andare in bagno. « Emergenza femminile » Ci tiene a precisare con un tono colmo di innocenza la motivazione della sua richiesta, che tuttavia esala cinismo da ogni poro. Qualcosa che possa sottolineare il fatto che probabilmente in quel posto non esiste nemmeno un bagno femminile. E aspetta solo quello: il pretesto per piantare su un casino. Voglio un bagno personale, se serve. Io con quei maiali in bagno non ci vado.


     
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    Se l'era immaginato come un giorno glorioso, come una sorta di rito di passaggio aborigeno dopo il quale sarebbe finalmente stato riconosciuto dalla società intera come uomo. E forse lo era davvero, forse dopotutto era glorioso.. gloriosamente schifoso. La Gazzetta del Profeta aveva diramato un bollettino meteo da brivido, che pareva più una delle profezie dei Maya sulla fine del mondo, qualcosa che faceva molto #millennialbug. Chi era invece che non aveva diramato nessun allerta meteo? Il Ministero della Magia, appunto. O per meglio dire, ne aveva diramato uno particolarmente fallace, che chiudeva i (loro) uffici, le (loro) scuole ma non la (loro) prigione. Morale della favola? Un traghetto era in partenza per lo stramaledetto nulla cosmico in mezzo all'oceano, là dove da qualche parte era nascosta ad ogni possibile e immaginabile radar babbano la prigione di massima sicurezza di Azkaban. Sarebbe davvero dovuto essere un giorno glorioso e in fondo una piccolissima apocalisse metereologica non avrebbe di certo scoraggiato l'entusiasmo di Sirius. A pensarci era stata la festa di suo fratello James, dopo la quale il cucciolo di famiglia era entrato in una solita ma sempre attuale crisi interna con un consanguineo. Questa volta, la ruota aveva girato e la lancetta si era fermata su Albus che, per purissima coincidenza, avrebbe fatto tirocinio insieme a lui. C'era poi la sua consorte, anch'essa ai ferri cortissimi e giù di tensione. A questi aggiungiamo Judah, che ai ferri corti lo era con il mondo intero ma con Mun e Albus lo era sempre stato un po' di più.
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    E non vogliamo aggiungere al quadretto anche un Douglas, che aveva lo schifo in faccia e forse un pizzico di questo schifo era dato anche dalla compagnia? Cioè, chi manca, Osama Bin Laden? Voldemort? Zio Charlie che fa battute cretine e mette tutti in imbarazzo? « Benvenuti all'inferno. » Si voltò verso Mun e le lanciò un timido sorriso tirato. Almeno con lei non era offeso, ma la tensione era comunque talmente palpabile da poter essere tagliata con il coltello. Se poi ci si aggiungeva quella zattera che ondeggiava peggio di una giostra, la pioggia scrosciante e uno degli sconosciuti che aveva buttato fuori la colazione, con grande gusto degli altri astanti. Inclinò appena il busto in direzione di Judah, che gli era seduto accanto. « Meno male che mi sono tenuto leggero a colazione.. ho mangiato solo uova strapazzate schiaffate sopra un rimasuglio di pizza di ieri. » La classica colazione leggera di Sirius Potter. Gli sorrise con una dolcezza disarmante. « Tu come stai a stomaco? Tutto ok? » Era sempre stato pallido, il suo budino al latte, sebbene le due settimane di vacanza gli avessero giovato moltissimo ma in quel momento gli sembrò più palliduccio del solito. E come dargli torto, dopotutto. In pochi, velocissimi minuti anche Sirius sarebbe sbiancato, nel momento in cui il cellulare gli fosse vibrato nella tasca: tra le icone di qualche chat in sospeso, notifiche di facebook e quella di Google sul tempo, apparve la familiare icona del Dare you defy?. Lo Shame. Bastò un'occhiata in giro per capire che non era stato l'unico a ricevere la sgradita sorpresa. « No vabbè, non è vero.. che rottura.. » borbottò a bassa voce, leggendo ciò che il suo anonimo interlocutore aveva da dire. Perché nessuno parla? Guardò Albus con la coda dell'occhio. Bella domanda, carissimo Shame. Ma ad Azkaban tutti i torti vengono raddrizzati. Anche i tuoi, Sirius. Sbuffò sonoramente, ricacciando in tasca il cellulare e stropicciandosi gli occhi. « Manco te lo chiedo cos'ha scritto a te.. » Scherzava ma forse non così tanto. Judah sapeva ciò che Sirius aveva fatto quel sabato di qualche mese prima: ficcanasare dove non doveva. Era un vizio che questo cucciolo di lupo non avrebbe perso facilmente e già si riteneva fortunato se Carrow non gli avesse fatto il sedere a strisce. Chissà se lo sa quanto in fondo mi sono spinto. Quanto ho visto. Da quella sera, era divenuto molto più naturale capirlo, tenergli meno il broncio e lo stesso era avvenuto con Amunet. Sirius sapeva ciò che avevano passato con quell'orco di Abraxis in casa. L'ho visto coi miei occhi. « Meglio se stiamo attenti.. se ci ha ripreso di mira, rischiamo di ritrovarci in uno scantinato pieno di dissennatori entro l'ora di pranzo. » da che pulpito! Lui che era talmente imbranato da rischiare di finire nella cella del peggior criminale della storia della criminalità solo per aver sbagliato corridoio mentre andava in bagno! Ma gli strinse comunque la mano, di getto. Giuro che se ti rivedo in pericolo, non ci vedo più. La faccio saltare in aria 'sta prigione. Se il tirocinio ad Azkaban era davvero come un rito di passaggio, se davvero quell'esperienza l'avrebbe fatto diventare un uomo, allora non aveva più scuse: avrebbe dovuto proteggere Judah con la stessa forza con cui Judah aveva protetto lui per tutto quel tempo. O almeno provarci e, nel caso, fallire provandoci ma senza esitazioni.

    Pareva davvero una paperella bagnata quando arrivò nella sala principale del carcere in compagnia degli altri tirocinanti, dopo essere passati attraverso file di guardie che avevano il loro nominativo. Era stato facile, in fondo: Sirius era un maschio, bianco, con un cognome importante e una faccia ben lontana da quella del criminale medio. Venne squadrato e perquisito alla bell'e meglio ma venne fatto passare senza troppe formalità. Lo stesso non si poteva dire per Amunet, che aveva sperimentato fin da subito il clima che si respira alla prigione di Azkaban: metodi duri, pregiudizio verso un cognome buio e una pericolosa carenza di sesso femminile oltre le sbarre delle stesse. Il femminismo e la parità di genere, insomma, non avevano di certo preso il largo insieme a loro. « Ehi, tutto a posto? » le chiese affiancandola, mentre si toglieva il cappuccio bagnaticcio della felpa che indossava. Non aveva idea se un'esperienza di quel tipo necessitasse di un abbigliamento specifico, considerata anche la mansione che avrebbe dovuto svolgere: niente contatto col pubblico né coi detenuti, gli spezzaincantesimi agiscono dietro le quinte. Forse sarebbe potuto venire perfino in pigiama, ma aveva optato per jeans e felpa da bravo teenager. Si lanciò un'occhiata alle loro spalle, oltre le grandi porte della torre di Azkaban. Tutto là era semplicemente oversized, un po' come la sua felpa. « Senti, io questo mezzo non te lo sto dicendo perché l'orgoglio e la parità e tutte le cose giuste.. ma se hai bisogno di.. boh, di andare al bagno e sei da sola, cioè sei l'unica ragazza tra noi.. dimmelo e provo a venire ok? » Le posò velocemente una mano sulla spalla. Sperava con tutto il cuore che quella proposta non l'avesse umiliata in qualche modo in quanto donna, ma la solita, impiccione, protettiva parte di lui preferiva saperla offesa che ferita in qualche altro modo. Che poi, se proprio vogliamo parlare per stereotipi, lei sarà pure una donna fragile e sola ma io sarei la femminuccia che la accompagna al bagno! Quindi dai, mal comune... Infine, fecero finalmente la conoscenza del padrone di casa. « Buongiorno a tutti e ben arrivati. » Che non specificò esattamente di essere il padrone di casa. Magari è il portinaio? O il bidello. O il secondino. Che poi, perché si chiamano "secondini"? Se loro sono secondini, chi sono i primini? Il flusso di coscienza nella mente di Sirius era sicuramente più interessante della spiegazione del bidello. Memorizzò giusto che il suo possibile luogo di lavoro doveva trovarsi al terzo piano e che al secondo c'era qualcuno da cui andare a piangere se il posto diventava troppo pesante. Cosa da non prendere in sottogamba: alla finestra si vedevano qua e là svolazzare le sagome nere dei dissennatori, i quali erano capaci di rendere quel luogo, pur con tutti gli incantesimi protettivi del mondo, tetro come un cimitero. E freddo, molto freddo. « Parlando dei vostri tirocini, invece, credo ci sia poco da dire oltre ciò che avete già letto nelle lettere a voi recapitate. Se pensate che il vostro ruolo sia quello di semplici portatori di caffè, mi dispiace deludervi: ho già dato istruzioni affinché la vostra presenza qui non sia di decoro. Come potete notare non è un luogo in cui il superfluo è di casa, dunque mi aspetto che lo stesso atteggiamento venga anche da voi. Comunque i vostri supervisori entreranno nel merito non appena sarete fuori da quest'aula. Ergo..per tutti il resto, se avete delle domande è questo il momento di farle. » Mun fu la prima a far scattare la mano in alto e.. chiese di andare in bagno. Le sue antenne si drizzarono e si voltò verso di lei, alla ricerca di una possibile richiesta di scortaggio ma no, le emergenze femminili non facevano parte del suo contratto di lavoro. Magari la prossima volta, quando devi fare le cose normali, k? Anche Sirius quindi si fece avanti per fare le sue domande. « Quindi avremo dei supervisori? Chi sono? Quando li conosceremo? Verranno loro qui o noi da loro? Ma possiamo girare per i corridoi senza scorta? Se vogliamo andare in bagno dobbiamo chiedere ad una guardia di accompagnarci? E' concesso correre per i corridoi o può far scattare allarmi? Intendo.. boh, se siamo in ritardo. A proposito quante ore faremo? Dobbiamo segnarcele da qualche parte? I supervisori devono firmarci entrata e uscita ogni giorno o solo l'ultimo giorno? Mi sa che dobbiamo consegnare qualcosa alla segreteria forse.. a proposito dove sono i bagni? C'è l'ascensore in questa torre? Dovremo sempre prendere quel traghetto per venire a tirocinio? Eeeee.. non mi viene in mente altro. » Giusto qualche dubbio, il minimo indispensabile.
     
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    Quella notte non aveva dormito, e la mattina aveva faticato ad alzarsi dal letto. Jude sembrava essere ricaduto in uno dei suoi stati di totale terrore, quando incontrava gli incubi anche solo se sfiorato dal buio. Non era necessario chiudere gli occhi per vederli, gli bastava semplicemente stendersi nel letto ed aspettare che l'ansia montasse nel silenzio. Non si sarebbe presentato quella mattina se fosse stato il solo a dover affrontare Azkaban, se non ci fossero stati nè Mun, nè Sirius o Nate. Infatti adesso se ne stava appoggiato al pontile del traghetto che li avrebbe condotti fino alla prigione, a guardare l'acqua scura muoversi al passaggio dello scafo. Era stretto nella propria giacca, ma non tanto per il freddo quanto per il terrore che provava: quello era un modo per proteggersi implicitamente da tutto quello che lo circondava. Ancora continuava a pensare che ci fosse qualcosa di fin troppo strano nella scelta dei tirocinanti, perchè, assenti a parte, il cavillo che accomunava i presenti era quello di aver messo piede fuori da Hogwarts nello stesso momento, durante il lockdown. La nuca gli pizzicava, come accadeva sempre quando aveva il presentimento che le cose non sarebbero andate lisce così come sarebbero dovute andare. Lanciò una rapida occhiata alla sorella, alle sue spalle, affondando i denti nel labbro inferiore quasi indeciso se andarle a parlare: lei ed Albus sembravano essere sbarcati su due pianeti opposti. No, alla fine Sirius non gli aveva fornito alcunché di concreto per capire le motivazioni per le quali, fra i due, non splendesse l'armonia di sempre. Uno smacco divertito si insediò fra le labbra del ragazzo quando il suo sguardo incrociò quello del Potter che sopportava meno fra tutti. "Sono di nuovo in vantaggio", sembrava dire mentre dondolava il ginocchio tra i denti della ringhiera, prima di diventare riluttante al troppo contatto visivo e quindi voltarsi semplicemente. Sirius distava poco da Jude e, seppur il moro sapesse che fosse emozionato all'ennesima potenza per quell'esperienza, anche il ragazzo sembrava essersi spento in compagnia del gruppo. Gli dispiaceva vederlo costretto in quel clima quando avrebbe benissimo potuto essere al posto di chiunque altro, in un luogo più sicuro di quello. E se qualcuno avesse provato nuovamente a fargli del male? Non sapeva fino a che punto sarebbe stato in grado di proteggerlo, stavolta. Fondamentalmente Jude era rimasto indietro, non era più il primo della classe e tantomeno era il più grande fra i due, il più esperto. Prima che Sirius finisse la scuola era facile giocarsela in questo senso mentre adesso i due sostavano più o meno sullo stesso livello di conoscenze. Ormai tra di loro non intercorreva più quel rapporto da romanzo strappalacrime, dove i protagonisti erano un ragazzo indifeso e l'eroe della situazione. Jude non gli aveva detto nulla riguardo i propri dubbi sul tirocinio, tantomeno aveva trovato il coraggio di confessargli le proprie paure. Si sentiva paranoico, ma come poteva non esserlo dopo aver vissuto mesi interi di buio e aver toccato davvero il fondo con le proprie mani. Umettandosi le labbra, raggiunse l'ormai ex caposcuola e, lentamente, prese posto al suo fianco. Non disse niente, continuò solamente a guardare l'orizzonte che si perdeva tra la fitta nebbia bianca. « Meno male che mi sono tenuto leggero a colazione.. ho mangiato solo uova strapazzate schiaffate sopra un rimasuglio di pizza di ieri. Tu come stai a stomaco? Tutto ok? » L'accenno di un sorriso divertito macchiò le labbra del giovane che, senza voltarsi verso Sirius, spostò semplicemente le pupille chiare verso le sue. Era cosí: se a Sirius toglievi la solaritá lo uccidevi; era una persona cosí prevedibile - ma nel senso buono del termine - che Jude sapeva perfettamente riconoscere quando c'era qualcosa che non andava. Bastava semplicemente restare in silenzio ed aspettare che la sua spontaneità arrivasse a contagiarti. Se ciò non accadeva, allora quasi sicuramente c'era da preoccuparsi. « Stamattina non ho fatto colazione proprio per questo » Sussurrò, prima di capire che la domanda di Sirius non fosse una domanda fatta giusto per fare conversazione o per distoglierlo dai pensieri, quella domanda era mirata. Addirittura i suoi palmi erano talmente pallidi che si potevano percepire le venature violacee al disotto della pelle, figurarsi cosa raccontasse la faccia. Non appena Jude comprese che forse era il caso di darsi una regolata, che poi non fosse la fine del mondo andare a fare un tirocinio ad Azkaban, i cellulari nelle tasche di tutti squillarono. E questa, stavolta, non poteva essere solo frutto di una coincidenza. Mentre Sirius brontolava, il giovane Carrow afferrò il proprio telefono dalla tasca e leggendo la notifica dello Shame si pietrificò. Se svenire non fosse stato cosí squallido, probabilmente a quest'ora Jude sarebbe svenuto. Proprio quando si sentiva estremamente incapace di proteggere Sirius, arrivò la minaccia che temeva di piú, senza contare che in un battito di ciglia tornarono su tutte le motivazioni per le quali il moro non volesse svolgere un tirocinio ad Azkaban. Lui dietro le sbarre non c'era finito, anche se avrebbe dovuto; le persone come lui non meritavano di essere libere, e non tanto per le azioni compiute in passato, di cui in parte Jude non era nemmeno responsabile, quanto per le azioni che gli ribollivano in testa e che avrebbe potuto compiere in futuro. Percepiva certi stimoli che era inverosimile riuscisse a frenare per troppo tempo, ne era pienamente cosciente. Tanto in un modo o nell'altro sarebbe finito in galera, ma il problema principale di tutta la faccenda non era subire la prigione, bensí firmare la propria condanna a morte. Mettere un Carrow dentro Azkaban sarebbe stato come lanciare topi ai pitoni, e un conto era essere tirocinanti, un altro essere un detenuto. « Manco te lo chiedo cos'ha scritto a te.. » Un respiro profondo abbandonò le narici del moro mentre, con decisione, questo spegneva lo schermo del telefono e se lo rificcava in tasca. « Le stesse cazzate che ha scritto anche a te » Tagliò corto, lanciando un'occhiata a Nate da lontano. Avevano tutti dei fantasmi da dover nascondere? Forse era questo ad accomunarli, che tutti dovessero più o meno essere rinchiusi lì dentro, anche se per motivazioni diverse. Jude andava per esclusione, tutte le facce che guardava potevano essere potenzialmente criminali. Esclusa quella di Sirius, ma se stava lì un motivo c'era. « Meglio se stiamo attenti.. se ci ha ripreso di mira, rischiamo di ritrovarci in uno scantinato pieno di dissennatori entro l'ora di pranzo. » Cos'è che non mi hai detto, Sirius? Il giovane Carrow non arrivava davvero a comprendere cosa avesse potuto fare di tanto tremendo Sirius, perchè sicuramente anche lui aveva ricevuto la stessa identica minaccia che avevano ricevuto tutti gli altri. Perlomeno questa era una frettolosa congettura di Jude, il quale quasi si sorprese di non vedere Sirius preoccupato quanto gli altri. Forse non aveva scheletri nell'armadio? Forse lo Shame non sapeva che Sirius avesse raccontato tutta la vicenda della violazione di domicilio di casa Carrow al diretto interessato? Beh, dopotutto si poteva finire dentro per una cosa del genere. O, forse, ancora una volta Sirius era pronto a sorprendere Jude con i suoi effetti speciali. Seguì la sua mano con lo sguardo, rimanendo quasi impassibile non appena si sentì sfiorare le dita. Adesso gli si era insediata la pulce nell'orecchio: mi stai tenendo nascosto qualcosa. Gli occhi si fecero stretti in due fessure, ma nulla di più. Riconoscendo di essere paranoico, il giovane scelse di non partire in quarta, almeno finchè non fosse stato estremamente convinto di ciò che pensava. Così, semplicemente, annuì e passò sopra ai propri dubbi. « Ah, ma io non me ne preoccupo minimamente, perchè sono fidanzato con uno dei migliori ex duellanti di Hogwarts, lo sapevi? » Scherzò per allentare la tensione, ma in parte quella di Jude era anche una provocazione bella e buona. Il fatto che fosse Sirius a trattarlo come se fosse lui ad avere bisogno di protezione, lo infastidiva non poco: Jude non aveva bisogno di nessuno, erano gli altri ad aver bisogno di lui. Ma dopotutto il piccolo Potter non era nemmeno il diretto destinatario dell'attacco, era solo la vittima capitata nel mezzo di una delle innumerevoli diatribe che Jude accendeva con sè stesso.

    « Cosa ti ha scritto lo Shame » Non una domanda, ma un imperativo roco che sibilò come una freccia scoccata alle spalle di Albus Potter, colpendolo dritto fra le scapole. Jude lo affiancò in un nanosecondo mentre raggiungevano il plesso principale di Azkaban, quasi prendendosi gioco di lui con le mani ficcate in tasca e l'espressione di chi pretendeva una risposta senza tentennamenti. Alle spalle del gruppo, continuò a camminargli di fianco come se fosse la cosa piú naturale del mondo, come se non si fossero mai picchiati o come se Jude non lo avesse trattato come un rifiuto umano fino a cinque secondi prima. Pretendeva una risposta, tanto che, deciso, schiuse nuovamente le labbra « ...Che anche tu meriteresti di stare qui ma sbattuto in cella, non è cosí? » Lo incalzò, roco e serio in volto. Gli occhi sfuggirono in avanti a cercare la figura smilza di Sirius, la quale si perdeva fra le altre. Se davvero anche Albus avesse ricevuto una minaccia di quel tipo, cosí come Jude era sicuro avessero ricevuto tutti gli altri, cosa aveva fatto Sirius di cosí terribile da meritarsi quel posto? « Vaffanculo Potter, sei sempre dannatamente inutile. » biascicó infine piú per scollarselo di dosso che per rimproverarlo del suo mancato aiuto, passando oltre ed arrivando a Nate, poco piú avanti. « Fammi indovinare, quella applicazione del cazzo ti ha scritto che meriti questo posto. » Alzò le braccia quando una delle guardie lo afferrò per perquisirlo all'ingresso della sala, in modo anche piuttosto rude. Intanto gli occhi non si scostarono da quelli di Nate, al quale si ricongiunse pochi istanti dopo, non prima di essersi lamentato della troppa violenza dei secondini. « Credo abbia scritto a tutti la stessa cosa, probabilmente con motivazioni differenti…ma.... » Una nota dubbiosa gli fece storcere la punta del naso; a qualcuno doveva pur confessare i suoi sospetti, e Nate era forse l'unica persona di cui al momento si fidava maggiormente all'interno del gruppo. « Perchè Sirius è qui, cosa ha combinato per finire in questo cazzo di posto visto che a quanto pare stiamo tipo attraversando il purgatorio » La voce era ridotta ad un sussurro appena udibile, cosí lieve che nessun altro se non Nate avrebbe potuto sentire. «Buongiorno a tutti e ben arrivati» Lo scricchiolio dei passi terminò non appena giunsero nella sala principale dove, quello che sembrava essere il direttore della struttura li attendeva. Era finito il momento delle chiacchiere. Silenziosamente, Jude ascoltò tutte le istruzioni dell'uomo prima di familiarizzare con l'ambiente che lo circondava: umido alla sola vista. « Parlando dei vostri tirocini, invece, credo ci sia poco da dire oltre ciò che avete già letto nelle lettere a voi recapitate. Se pensate che il vostro ruolo sia quello di semplici portatori di caffè, mi dispiace deludervi: ho già dato istruzioni affinché la vostra presenza qui non sia di decoro. Come potete notare non è un luogo in cui il superfluo è di casa, dunque mi aspetto che lo stesso atteggiamento venga anche da voi. Comunque i vostri supervisori entreranno nel merito non appena sarete fuori da quest'aula. Ergo..per tutti il resto, se avete delle domande è questo il momento di farle. » Mun fu la prima ad alzare la mano fra tutti gli altri, chiedendo di poter andare al bagno. Sul serio, Amunet? Con tutto quello che avrebbe potuto chiedergli, gli aveva appena chiesto di poter andare al cesso. E Jude era troppo stupido per arrivare alla vera motivazione di quella domanda. Siri fu il secondo a prendere parola, ed il suo parlare a macchinetta, improvvisamente, investì tutti i presenti. L'ex serpe affondò i denti nel labbro inferiore per non scoppiare a ridere, portando le mani dietro alla schiena nell'attesa che il fidanzato potesse riprendere fiato mentre osservava le reazioni divertite dei secondini - beh, tutte domande più che lecite. « Ora gli viene un aneurisma » Borbottò, accennando col capo al direttore della prigione, quasi scordandosi di essere più o meno contrariato e diffidente nei riguardi del piccolo Potter. Ancora non sapeva se in qualche modo gli avesse mentito, o nascosto qualcosa. « Anche io ho una domanda, signore. » Alzò il capo prima di avanzare di qualche passo « Lei non era a conoscenza di chi sarebbero stati i tirocinanti, dico bene? Cioè...le è tipo arrivata una lista dal ministero, o qualcosa di simile, giusto? » La testa di Jude continuava ad indagare, perchè, malfidato com'era, era straconvinto che niente di tutto ciò che stavano vivendo fosse il risultato di una fatalità. Ognuno di loro era lì per una ragione, ma poteva anche sbagliare.
     
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    « Ma gli incantesimi atmosferici non li conoscono da queste parti? » L'espressione funerea con cui Nate Douglas inaugura quella giornata dovrebbe essere sufficientemente indicativa dello stato in cui il suo giovane animo imperversa. L'aria tediata e lo sguardo distratto, rivolto verso quanto di più distante ci sia, rendono evidente la profonda indifferenza e ancor più la quasi nulla disponibilità nei confronti del mondo. L'insostenibilità di quella giornata è quanto meno amplificata dalla tempesta senza precedenti che si abbatte in tutta la Gran Bretagna proprio oggi, guarda caso, e dà l'impressione a tutti loro che la piccola imbarcazione su cui sono rintanati possa venire inghiottita da un momento all'altro dalle acque scure, che la dominano e ne definiscono l'andatura lenta e oscillante. Rapito dall'incresparsi delle onde alte che si scontrano sui primi scogli a riva della piccola isoletta, per qualche momento Nate riesce quasi a distrarsi dal chiacchiericcio indistinto dell'imbarcazione, dalle sgradevoli e rumorose lamentele di qualche passeggero in preda al mal di mare, o dallo spiacevole suono della bile di qualcun altro che si riversa sul pavimento in legno a pochi passi da lui, investendo l'intero spazio di un odoraccio intollerabile. Sembra di stare di nuovo nel Lockdown. È con una smorfia sprezzante che si allontana il più possibile da quel punto, cercando l'oblò più vicino per godere di un po' di aria "pulita". Si fa per dire. Più si avvicinano alla riva, e più avverte quell'oppressione insopportabile al petto, quell'angoscia crescente che gli farebbe quasi venir voglia di scivolare nell'oblio il più rapidamente possibile, piuttosto che rimanere vigile in quello stato.
    Si ritrova a spiare fuori dall'oblò, e finalmente la vede. Azkaban. L'edificio immenso a pianta triangolare si staglia sulle loro teste in tutta la sua cruenta maestosità, e non appena entra nel loro campo visivo il mesto bisbigliare che ha accompagnato la traversata viene sovrastato da qualche espressione di meraviglia. Qualcuno di loro, più curioso, si accalca intorno agli oblò per sbirciare meglio, scoprire qualcosa di nuovo da qualche sguardo in più, ma la maggior parte dei passeggeri non si scompone. Qualcuno si è addormentato sul proprio sedile, altri continuano a chiacchierare con fervore con il vicino, altri ancora fissano imperturbabili lo schermo del cellulare. La maggior parte di loro è di casa, lì; e se per qualcuno quel traghetto pare traversare un personale Acheronte, per altri non è che un mezzo di trasporto come un altro che li conduce dai loro amici e familiari.
    Nathan emette un sospiro profondo, mentre si guarda intorno. Sebbene da giorni ormai si sia arreso a quell'inevitabile evenienza, una parte di lui non è ancora in grado di accettare del tutto la prospettiva di trascorrere gran parte del prossimo semestre in quel luogo così deprimente, e inspiegabilmente lontano da ogni sua aspirazione futura. Nemmeno gli animi dei suoi compagni, tuttavia, gli sembrano tanto più allegri del suo. Gli occhi smeraldini viaggiano di viso in viso, scoprendo espressioni perfino più abbattute della propria: Judah è nervoso, Amunet pare inconsolabile. L'unico che sembra in grado di farsi scivolare tutto addosso, per qualche ragione a lui ignota, sembra essere Thomas, che ha trascorso il tempo della traversata a smanettare con il proprio cellulare, un'espressione quanto mai compiaciuta dipinta sul volto. « Sei incredibile. » Questo il commento del giovane Serpeverde, quando, in preda alla curiosità, si sporge a spiare oltre la sua spalla e scopre che l'amico si è già messo all'opera nella creazione del profilo Wiztagram della prigione dei maghi. « Non so se ti è chiaro ma Social Media Manager di Azkaban era un'invenzione di fantasia. Lo sai che al massimo ti faranno mettere i francobolli sulla corrispondenza dei detenuti, sì? » Si lascia andare ad una mezza risata, e tuttavia perfino quella gli risulta difficile, quasi faticosa, per qualche motivo. Si sente oppresso dall'aria di pesantezza che quel luogo gli infonde, e per quanto sia a conoscenza degli effetti della presenza dei Dissennatori, non può che domandarsi se anche gli altri stiano sperimentando le medesime sensazioni. Sta per formulare quell'interrogativo ad alta voce, ma per qualche motivo si blocca, e sceglie di sorvolare la questione. Concentra piuttosto l'attenzione sui rumori dell'imbarcazione che ha appena attraccato sull'isola, e sulla piccola porticina che qualche momento dopo si apre per fare uscire i passeggeri. Mentre si mette in coda insieme agli altri, sente il cellulare vibrargli in tasca. « Fantastico. Obbligo o verità è tornato. » Sbuffa, pesantemente, per nulla intenzionato a leggere l'ultimo messaggio ricevuto.

    « Ascoltami. Questi vestiti valgono più della tua casa, quasi certamente, quindi farei attenzione fossi in te. » « Altrimenti? » L'omaccione che fruga nelle tasche della sua giacca, piegandosela tra le mani in modi che per poco non lo fanno rabbrividire, sfodera un ampio sorriso, e nel farlo sfoggia con un che di trionfale i due denti che gli mancano, proprio al centro dell'arcata. Un rapido cenno in direzione della sua bacchetta, ancora tra le mani dell'energumeno. Che cosa vorresti fare senza questa, sentiamo? « Altrimenti niente. Mi sembra il minimo richiesto dalla sua professione, il rispetto per gli oggetti altrui - non trova? Preferisce che riporti la faccenda alla dirigen- » « Levati di torno, principino. » Gli restituisce la giacca color ghiaccio lanciandogliela addosso, prima di passare a ispezionare il visitatore successivo con la medesima noncuranza. Nate sta lisciando come può l'indumento, nel tentativo di distendere il più possibile le fastidiose pieghe create dall'uomo, e proprio mentre infila nuovamente le braccia nelle maniche sente la voce di Judah alle proprie spalle.
    « Fammi indovinare, quella applicazione del cazzo ti ha scritto che meriti questo posto. » I suoi occhi chiari incontrano quelli del giovane Carrow, che proprio in quel frangente viene interrotto da una guardia in procinto di ispezionarlo. Ah, quindi hanno fatto copia e incolla per tutti? Per quanto avrebbe voluto dirsi tenace e del tutto indifferente a quelle minacce, all'arrivo della seconda notifica non è riuscito a resistere alla curiosità e ha sbirciato il contenuto dei messaggi. Niente di ciò che legge è più una sorpresa: ha imparato, col tempo e sulla propria pelle, che chiunque gestisca lo Shame non conosce limite, né deve essere soggetto a nessun tipo di ostacolo. È fastidiosamente onnisciente, e curiosamente Nate attendeva quel tipo di intimidazione alla sua persona già da tempo. Quello che è successo dopo la fine del Lockdown non l'ha mai reso particolarmente fiero di sé se stesso, e perfino in quel momento ha agito sotto ascendente di Charles con una certa riluttanza. Una chicca personale e succulenta che il gioco non aveva mai sfruttato prima, e che vedere finalmente sullo schermo gli provoca una sorta di sadico compiacimento. Era ora. Sulle prime si limita a fare un breve cenno del capo in direzione di Judah, a conferma della sua tesi, ma attende che le guardie abbiano terminato di ispezionarlo prima di aggiungere un commento, una volta lontani da orecchie indiscrete. « Sempre un po' a corto di fantasia. Ma glielo devo concedere, è una narrativa intelligente. Magari riusciranno a convincere il più smidollato di noi che questa è la realtà dei fatti. » Meritare Azkaban? Ci sono tante cose poco nobili che ha fatto nel corso della sua vita, la gran parte di queste tristemente concentrata nei due anni che si lascia alle spalle - eppure, forse perché non sufficientemente consapevole, forse perché eccessivamente narcisistica, la mente di Nate Douglas mai si è soffermata sull'idea. Nulla di ciò che ha mai fatto, ne è fermamente convinto, potrebbe mai metterlo al livello dei criminali rinchiusi tra quelle mura. Ma, è chiaro, non è detto che chiunque all'interno di quel piccolo gruppo di bersagli abbia la sua stessa impassibilità. « Credo abbia scritto a tutti la stessa cosa, probabilmente con motivazioni differenti… ma... Perchè Sirius è qui, cosa ha combinato per finire in questo cazzo di posto visto che a quanto pare stiamo tipo attraversando il purgatorio. » Nate sembra riflettere per qualche momento, gli occhi chiari che saettano sulla figura del giovane Potter, di spalle accanto al fratello più grande. Aggrotta la fronte all'improvviso, puntando nuovamente lo sguardo sul compagno, l'espressione improvvisamente allarmata dal suggerimento che coglie nelle sue parole. « Tu dici che...? » È un pensiero azzardato, assolutamente, ma se c'è una cosa che hanno capito da un anno a questa parte è che non esiste nulla che sia troppo per lo Shame. Qualcuno che è stato in grado di sabotare le clessidre della scuola, minacciarli per un anno intero, far perdere i sensi a molti di loro e farli risvegliare legati e imbavagliati in una stanza buia, per quale motivo dovrebbe avere problemi a infiltrarsi nei sistemi del Ministero e disporne delle pratiche a proprio piacimento? Nate si guarda intorno, e osserva i volti dei suoi compagni: Judah, Thomas, Sirius, Albus, Amunet. Tutti bersagli. Tutti legati l'uno con l'altro da legami diversi. Nessun pinco pallo che non c'entra niente. Potrebbe non essere un caso. Si avvicina di più a Judah, mentre il direttore della prigione fa il proprio ingresso nella stanza, e sussurra più piano, così da non farsi udire da nessun altro. « Se è come dici tu, Jude... Se questo è davvero un purgatorio, allora ci sono un milione di motivi per avere Sirius qui, anche se non ha combinato un bel niente. Primo fra tutti sei tu. » Lo guarda con fare eloquente. Non è piacevole sentirselo dire, ma è la verità. Lo Shame gioca a quel sadico gioco da troppo tempo, ormai, e Nate è certo che quel tipo di valutazione abbia già attraversato la mente del Serpeverde, anche solo a livello inconscio. È facile minacciarti se sei vulnerabile a qualcosa. Se davvero i giochi stanno ricominciando allo stesso modo di qualche mese prima, allora questa volta non esisteranno eccezioni, e sarà il momento degli assi nella manica. E la mossa di Azkaban sarebbe proprio il suo all-in. « Buongiorno a tutti e ben arrivati. » Nate si morde il labbro inferiore, prima di bisbigliare a Judah un ultimo suggerimento. « Tienilo d'occhio e digli di non cacciarsi nei guai. » Sarà anche un'interpretazione fatalistica, ma non è paradossale pensare che lo Shame li abbia definiti tutti come bersagli da colpire; e in un luogo come quello, pullulante di Dissennatori e criminali, è fin troppo semplice simulare un tragico incidente.
    Il direttore comincia a parlare e illustrare la pianta dell'edificio, e alle sue delucidazioni si susseguono una serie di domande da parte dei suoi compagni, ma Nate si perde nelle sue riflessioni. Più ci pensa e più si convince che Judah deve avere ragione, che le possibilità che l'essere finiti tutti insieme appassionatamente ad Azkaban non sia una coincidenza sono sempre più consistenti. O forse questo stupido gioco ci sta rendendo giorno dopo giorno tutti più paranoici. Ma, si dice fra sé e sé, è sempre meglio essere paranoici che rapiti e legati in uno stanzino buio o, peggio ancora... « Lei non era a conoscenza di chi sarebbero stati i tirocinanti, dico bene? Cioè...le è tipo arrivata una lista dal ministero, o qualcosa di simile, giusto? » La curiosità di Judah sembra risvegliarlo da quell'improvviso torpore, e senza attendere una risposta del direttore si accoda alla sua domanda, formulandone una nuova. « In merito, sarebbe troppo chiedere un ragguaglio circa i criteri di selezione utilizzati? Con tutto il rispetto, direttore, ma nessuno di noi aveva espresso preferenza per Azkaban. » Inclina la testa di lato, puntando gli occhi chiari in quelli dell'uomo. Shame o non Shame, continua a non mandare giù quella terribile punizione. « Mi rendo conto che, con le migliaia di domande ricevute, il Ministero non sia stato in grado di accontentare chiunque, ma mi sembra anche inopinabile il fatto che per alcuni di noi un tirocinio tra queste mura non abbia nessun tipo di coerenza con il percorso formativo scelto. Chiaramente parlo da studente di Magisprudenza con una prospettiva di carriera già ben definita, e più che ben specificata nelle domande ministeriali compilate. Capisco che questa non sia del tutto materia di sua competenza, ma le sarei grato se potesse darci qualche delucidazione in merito al processo decisionale, e al suo ruolo nello specifico. » Perché ho passato l'ultima settimana e mezzo a sbraitare da un ufficio all'altro del Ministero, ma nessuno sa niente ed è un continuo scaricabarile. Quindi, o qualcuno si mette di buona lena a spiegarci per filo e per segno come si sono svolte le cose, oppure qui è davvero successo qualcosa di turpe.
     
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    Il giorno fatidico, alla fine, era arrivato. Albus non aveva chiuso occhio per tutta la notte, rigirandosi tra le coperte con un nodo allo stomaco che sembrava essere la somatizzazione di tutta quell'ansia che si sentiva addosso. Sebbene non avesse mai messo piede ad Azkaban, tutti nel mondo magico sapevano quanto quel posto fosse una vera e propria tortura psicologica - e non solo per i carcerati! Ogni foto che ritraesse quel luogo sembrava mostrarlo come estremamente cupo, con perenni nuvole scure a circondarlo assieme alle infauste creature che lo proteggevano. Di certo non un posto che avrebbero consigliato di visitare a chi, come lui, aveva una storia di depressione. Sono stato uno stupido - si era ritrovato a pensare, raggomitolandosi nel plaid. Pensavo che se avessi scritto dei miei pregressi clinici mi avrebbero messo a fare caffè e rigirare chiamate. Adesso non posso andare al Ministero e far presente che "ehi, comunque sono stato in cura dallo psicologo per un bel po'"..lo prenderebbero come un tentativo bislacco di farmi spostare. Sospirò, chiudendo gli occhi contro il giramento di testa. Che idiota! E per quanto interminabile fosse sembrata quella notte, la mattina arrivò sin troppo presto, intrufolandosi dalle tapparelle abbassate con le prime luci di un'alba che tutto sembrava presagire tranne che una buona giornata. Con lo stomaco chiuso, Albus non aveva nemmeno toccato cibo a colazione, preferendo mandar giù controvoglia un tè con uno spicchio di limone, che morse una volta finita la bevanda, con la speranza di combattere la nausea.
    Erano in barca quando i cellulari dei presenti cominciarono a vibrare e cinguettare, portando i ragazzi a guardarsi tra loro con l'aria di chi già immaginava cosa aspettarsi. Quando Albus sentì il proprio dispositivo vibrare contro la coscia, un brivido gli percorse tutta la schiena, facendogli drizzare i capelli sulla nuca e accapponare la pelle. icordi quella prima sera? Quel tipaccio uomo di Marchand che stava per uccidere Olympia? Anche quello è omicidio, Albus - non attacchiamoci a cavilli legali inesistenti, le arrampicate sugli specchi lasciamole ai tuoi compagni aristocratici. Sei un assassino! Sollevò un sopracciglio nel leggere quelle parole, finendo velocemente di scorrere lo sguardo tra le ultime righe prima di spegnere del tutto il telefono, riponendoselo in tasca. Di tante cose si pentiva, Albus, ma di certo non di aver ucciso quell'inquisitore. Prima di tutto perché se non lo avesse fatto, probabilmente ora non sarebbe qui per pensarci sopra - e poi perché non avrebbe mai lasciato vivere sua sorella con un peso del genere, conscio del fatto che lei tra tutti non avrebbe potuto sopportarlo. Stiamo parlando della persona che da bambina si metteva a piangere se per sbaglio calpestava una formica!

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    "Cosa ti ha scritto lo Shame." Si voltò a guardare Judah, volgendo poi lo sguardo interdetto alle proprie spalle, come a voler capire se ci fosse qualcun altro a cui lui si stesse riferendo. "...Che anche tu meriteresti di stare qui ma sbattuto in cella, non è cosí?" Ah, ce l'ha con me? Cristo, Carrow, almeno guarda in faccia la gente quando gli rivolgi la parola. Sospirò, guardandolo di sottecchi mentre rispondeva con tono laconico. "No, mi ha augurato un buon inizio dell'anno accademico e mi ha detto che questa camicia si intona davvero ai miei occhi." Sollevò un sopracciglio, sbuffando appena. "Certo che mi ha detto che mi merito di stare qui. Penso lo abbia fatto un po' con tutti, tanto per rigirare il dito nella piaga. Non mi sorprenderei se questa posizione e questa combinazione di gente non fosse casuale." "Vaffanculo Potter, sei sempre dannatamente inutile." Interdetto, ma affatto sorpreso, si strinse nelle spalle, tirando un lungo sospiro prima di mettersi in fila per i controlli. "Hey Tuner, hai visto? Oggi è giorno di tirocini. Ci hanno mandato carne fresca. Vieni a controllare Amunet Carrow." Il suo capo si voltò di scatto verso quella voce, incapace di trattenere un'occhiataccia fulminante diretta alla nuca della guardia. "Su bellezza, spogliati." E sì, nonostante fossero in pieno litigio e nonostante la volontà di tenere la testa bassa, l'istinto ebbe la meglio sul giovane Potter, che scattò in avanti come una vipera. Prontamente, però, venne fermato da un'altra guardia, che gli parò un braccio davanti, cozzando contro il suo petto. Le iridi ormai scure del ragazzo si volsero con rabbia allo scimmione, che in tutta risposta scoppiò in una risata. "Questo è il nostro di sicuro!" A quelle parole, le altre guardie presenti si unirono alla risata sguagliata dell'uomo, portando Albus a divincolarsi violentemente mentre questo gli toglieva la giacca senza troppi complimenti. "Uuh, che caratterino! Con questo c'è da divertirsi mi sa. Mica come l'anno scorso." "Ce l'hanno pure mandato carino. EHI! Ehi instagram boy, fossi in te con quella faccetta non passerei troppo vicino alle sbarre!" Un'altra risata sgraziata si disperse corale per la stanza, facendo sussultare Albus nel momento esatto in cui lo scimmione lo prese letteralmente per il cavallo dei pantaloni, urlando dopo poco un semplice "PULITO!" prima di dargli una spinta per farlo passare oltre.
    Dopo i controlli li fecero accomodare in una saletta spoglia, con qualche sedia, un tavolo, una lavagna e un grosso poster dove veniva illustrata la pianta approssimativa di Azkaban. Un'attesa, la loro, che non durò a lungo prima che il direttore facesse il proprio ingresso, interrompendo il flebile chiacchiericcio dei presenti con un breve discorso esplicativo. Era stato conciso, a suo modo quasi rassicurante - perché in effetti, Albus, un piccolo sospiro di sollievo lo tirò nel sentir parlare dell'ausilio psicologico attivo all'interno della prigione. E Dio solo sapeva quanto ne sentisse il bisogno già da quei primi minuti in quel luogo spettrale. "..Comunque i vostri supervisori entreranno nel merito non appena sarete fuori da quest'aula. Ergo..per tutti il resto, se avete delle domande è questo il momento di farle." Nel silenzio, la mano di Mun fu la prima a schizzare in alto, aprendo la pista alle domande di tutti i suoi compagni. Dal canto suo, tuttavia, Albus preferì rimanere in silenzio. Aveva passato quasi tutto il tempo a scrutare di sottecchi le guardie che circondavano la stanza, studiandone le espressione e le reazioni. Se c'era una cosa che aveva capito dal primo incontro ai controlli, era che lì si trattava di sopravvivenza, di amalgamarsi. Così, mettendosi sul viso la miglior faccia di bronzo che riuscì a trovare, decise di serrare le labbra, incrociando le braccia al petto in semplice attesa che quell'incontro finesse.



     
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    I ragazzi sono il domani. Ma quando Amunet Carrow alzò la mano per chiedere di andare al bagno, Regulus capì che se quel drappello di gente rappresentava il futuro del mondo magico, allora non sarebbero andati molto lontano. "Emergenza femminile." La squadrò in silenzio per qualche istante, senza alcuna espressione in volto. "Signorina Carrow." Non che ci fosse possibilità di confonderla con chiunque altro in quella stanza. "Mi fa piacere averla messa a suo agio al punto da ricevere i dettagli delle sue emergenze." A quelle parole, le guardie che circondavano la stanza cominciarono a sogghignare sotto i baffi. "Se può attendere la fine dell'incontro le sarei grato. In ogni caso, troverà i servizi igienici in fondo al corridoio." Le sorrise, formale, con un guizzo divertito negli occhi che sapeva quasi di presa in giro. "E' fortunata: qui non dovrà mai fare la fila." E' un po' come avere un bagno personale: qui dentro girano a piede libero tre donne in croce. Le rivolse un'occhiata interrogativa, come a cercare di capire se avesse altre domande prima di passare oltre, nella speranza che le eventuali questioni portate avanti dai compagni della ragazza fossero di natura un po' più seria. Speranza parzialmente disattesa dal successore della mora, un ragazzino che sin dall'inizio aveva inquadrato come la persona che più stonava all'interno di quel luogo. Più entusiasta del dovuto, il giovane gli fece cadere addosso una pioggia di domande sparate a raffica come una mitraglietta. Domande alle quali il direttore rimase completamente impassibile, prendendo un sospiro prima di cominciare a rispondere. C'è un motivo per cui non ho mai avuto pazienza per i bambini. "Sperando di non perdermi nessuno dei suoi innumerevoli dubbi per strada, direi di partire dalle norme di comportamento, che dice? Tipo la questione dei corridoi. Vede, a me non interessa se lei un giorno dovesse sentire la necessità di correre per i corridoi, ma trattandosi di un luogo in cui di motivi per tanta foga ce ne stanno giusto un paio, non le garantisco che uno dei miei uomini possa confonderla per un prigioniero o un malintenzionato e schiantarla a vista. Per evitarsi il dispiacere, dunque, le consiglierei di mettere la sveglia con una mezz'oretta di anticipo." Un sorrisetto laconico increspò le sue labbra senza sentimento, come a sottolineare quanto le parole e il tempo che aveva sprecato su quella domanda bislacco fossero eccessivi. "Per quanto riguarda i vostri supervisori, li conoscerete a breve. Non appena questo incontro finirà, le mie guardie vi scorteranno da loro. Lì farete le dovute presentazioni. Delle guardie però, ahimè, non posso lasciarvi usufruire per la scorta ai servizi igienici, che troverete in ogni caso vicini ai vostri posti di lavoro, con un tragitto privo di insidie. Per tutti i vostri restanti spostamenti non avrete bisogno di chiedere nulla: abbiamo guardie ad ogni angolo per controllare che tutto fili liscio. Per il resto.." alzò gli occhi al cielo, cercando di ricapitolare quali domande fossero ancora in sospeso "..ah sì, le ore! Minimo venticinque a settimana. Ma sull'orario avete tutta la libertà di mettervi d'accordo con i vostri supervisori. Chiaramente di volta in volta dovrete firmare un foglio con l'ora di entrata e di uscita sia per il vostro tirocinio che per motivi di sicurezza. Per il trasporto, invece, a partire dalla prossima settimana verrete abilitati all'utilizzo dei camini per i dipendenti." Sospirò, incurvando le labbra in un piccolo sorriso "E sì, siamo dotati di ascensore, ovviamente." Per una persona estremamente concisa e di poche parole come era Regulus, tutto quel parlare gli fece seccare la bocca, obbligandolo a versarsi un sorso d'acqua nel bicchiere e mandarlo giù prima di far segno ai ragazzi di procedere pure. Voglio vedere se hanno altro da chiedere, dopo questo qui. "Anche io ho una domanda, signore." Si voltò verso quello che già da prima aveva identificato come Judah Carrow, facendogli cenno con la mano di procedere mentre, dal canto suo, Regulus si appoggiava alla scrivania. "Lei non era a conoscenza di chi sarebbero stati i tirocinanti, dico bene? Cioè...le è tipo arrivata una lista dal ministero, o qualcosa di simile, giusto?" Corrugò appena la fronte, interdetto da quella domanda singolare, ma prima ancora che potesse aprire bocca, un altro ragazzo prese la parola senza troppi complimenti. "In merito, sarebbe troppo chiedere un ragguaglio circa i criteri di selezione utilizzati? Con tutto il rispetto, direttore, ma nessuno di noi aveva espresso preferenza per Azkaban. Mi rendo conto che, con le migliaia di domande ricevute, il Ministero non sia stato in grado di accontentare chiunque, ma mi sembra anche inopinabile il fatto che per alcuni di noi un tirocinio tra queste mura non abbia nessun tipo di coerenza con il percorso formativo scelto. Chiaramente parlo da studente di Magisprudenza con una prospettiva di carriera già ben definita, e più che ben specificata nelle domande ministeriali compilate. Capisco che questa non sia del tutto materia di sua competenza, ma le sarei grato se potesse darci qualche delucidazione in merito al processo decisionale, e al suo ruolo nello specifico." In seguito a quelle parole, nella stanza calò il gelo. Nemmeno l'ordinario ridacchiare delle guardie faceva da sottofondo a quel silenzio che si andò a protrarre per più di quanto fosse ritenuto naturale. Quel tempo, Regulus, lo passò a fissare il ragazzo che a quel punto, per esclusione, altri non poteva essere se non Nathan Douglas. A un certo punto, quindi, schioccò la lingua sul palato, scostandosi dalla scrivania per porsi di fronte al ragazzo, con le mani incrociate dietro la schiena. "Uno studente del secondo anno di Magisprudenza che trova addirittura inopinabile l'incoerenza tra Azkaban e il proprio percorso di studi francamente mi lascia perplesso, e anche un po' sfiduciato nei confronti di questa nuova istituzione scolastica..se queste sono le basi che getta, evidentemente." Sollevò un sopracciglio. E ne avrebbe avute tante, forse troppe, da dire a quel ragazzino, ma decise che semplicemente non ne valeva la pena. Fece dunque qualche passo indietro, squadrando i presenti. "Il mio ruolo nella scelta dei tirocini è stato pressoché nullo. Ho dato la disponibilità di Azkaban e dei suoi lavoratori, dopodiché il passo successivo è stato semplicemente ricevere i vostri curricula già selezionati un paio di giorni prima che la notizia venisse resa pubblica. Il criterio di selezione, per quanto ne so io, è uno: il merito. E Azkaban va meritata." Il suo sguardo si posò per qualche secondo di più sul giovane Douglas prima di passare oltre. "Sarò onesto con voi: non è facile lavorare qui. I tirocinanti che ho avuto l'anno scorso ci hanno perso anche quel poco di spina dorsale che avevano." fece una pausa "I pavidi e gli ignavi si spezzano facilmente qui dentro." Fece un'altra pausa, guardandoli in faccia ad uno ad uno "Per quest'anno ho chiesto gente con un po' più di fegato..e mi hanno mandato voi." Un paio di guardie cominciarono a ridacchiare, ma smisero all'istante nel momento in cui Regulus le fulminò con lo sguardo. "Spero vivamente per ciascuno di noi che la Commissione ci abbia visto lungo." Detto ciò, con un battito delle sue mani, la cartina di Azkaban alle spalle di Regulus si arrotolò su sé stessa, mentre le guardie cominciavano a chiamare a gran voce i nomi dei vari ragazzi per portarli alle loro rispettive aree di lavoro.

    Una volta usciti, i tirocinanti si divideranno così
    Amunet Carrow e Nathan Douglas - primo piano, uffici amministrativi. Il loro primo compito sarà quello di valutare eventuali incongruenze nella testimonianza di un carcerato (condannato per contrabbando di bacchette contraffatte) che ha fatto causa ad Azkaban per presunti soprusi da parte delle guardie (nello specifico un uso illecito dei dissennatori).
    Sirius Potter - primo piano, ufficio spezzaincantesimi. Il compito che gli verrà affidato sarà quello di seguire il proprio supervisore nel rinnovo di alcuni incantesimi di sicurezza, trascrivendo un dettagliato rapporto a riguardo.
    Judah Carrow - secondo piano, infermeria. Si occuperà di assistere il medimago di turno fino all'ora di pranzo, quando seguirà il proprio supervisore nella visita alle celle di coloro a cui occorre somministrare particolari rimedi medici.
    Albus Potter - quarto piano, turno di guardia. Si occuperà di pattugliare i corridoi e aiutare le guardie nel mantenimento dell'ordine per il trasporto dei prigionieri all'ora di pranzo.
    Thomas Montgomery - primo piano, uffici amministrativi. Thomas assisterà l'addetto stampa della prigione nella gestione del caso sui presunti soprusi (vd. Amunet Carrow e Nathan Douglas). A mezzogiorno l'uomo rilascerà un'intervista a riguardo in cui dovrà dichiarare che Azkaban sta indagando sulla faccenda ed è pronta a punirne i responsabili nel caso in cui si rivelasse veritiera; in questo, Thomas avrà il compito di trascrivere la dichiarazione e redigere un piccolo riassunto dell'intervista da postare in seguito sui social ufficiali di Azkaban.

    Non ho voluto specificare niente riguardo i supervisori per dare modo a tutti di impostare il proprio tirocinio liberamente (nei limiti della coerenza, sia chiaro) e farsi un po' il gioco che più preferisce




    Edited by psychomachia - 24/9/2019, 16:32
     
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    «Oh, che bellissima giornata che inaugura il nostro primo giorno di tirocinio ad AZKABAN!» Thomas era radioso, mentre faceva leva su una gamba per salire sul bordo della barca, protetto dalla probabile caduta in acqua solo da una sbarra in metallo alla quale si teneva con una mano. Si dondolava, ricordando una strana bandiera, manifestando una specie di entusiasmo – “una specie” perché veniva difficile immaginare che qualcuno potesse provare pura felicità all'idea di quella giornata, alla visione di quel cielo scuro e rabbioso che li tormentava rovesciando acqua costante. E di fatti non era pura felicità, quella del giovane, ma una sorta di strana, superficiale indifferenza, quasi che trovasse divertente comportarsi come se tutto ciò gli piacesse per il puro gusto di contrastare il malumore generale. Saltò giù dal bordo dell'imbarcazione con uno slancio, aggrottando la fronte verso il compagno di viaggio che stava sboccando la colazione sul ponte della barca. «Benvenuti all'inferno», sentì commentare a Amunet. Assestò una pacca sulla spalla di Nate, indicandogli il ragazzo con un gesto del mento. «Scommetto che ti fa venire nostalgia delle giornate passate a galleggiare sul Mar Mediterraneo. Quasi quasi era meglio quando ti incazzavi perché non riuscivi ad accettare di far schifo a scacchi», lo provocò. Nate non rispose, rimanendo con un'espressione sul viso tale che a Tom diede l'impressione che si sarebbe messo a grugnire da un momento all'altro. Intendiamoci: non è che gli facesse piacere trovarsi lì. Azkaban lo inquietava n'attimo, con i dissennatori a fare da guardie, la generale insopitalità del luogo... Se non consideriamo i galeotti che vi erano rinchiusi, chiaramente. Eppure Tom non era nuovo al mondo dei delinquenti. Anzi, si sentiva più a suo agio di quanto non gli piacesse ammettere, e probabilmente conosceva un paio di facce in più di quanto non fosse socialmente accettabile, rinchiuse lì dentro. Probabilmente, sotto a quell'atteggiamento spavaldo e quasi forzatamente entusiasta, Thomas nascondeva il timore, che non lasciava superare una certa soglia di tolleranza, di ritrovarsi a passare le giornate con compagni di viaggio precedenti, che qualcun altro forse avrebbe definito complici. Doveva ammettere di essersi domandato, anche solo di sfuggita, se esistesse la possibilità che Kadmus fosse rinchiuso lì. La sorte toccata alla banda di ghermidori con cui aveva condiviso il cibo, il sonno, e un omicidio, era completamente sconosciuta a Tom. Ma nella situazione in cui si trovava adesso, una parte di lui silenziosamente si augurò che non fossero stati acchiappati, e che potesse dirsi quantomeno sicuro che quelle facce di merda non le avrebbe mai più riviste. Finché fosse rimasto lontano da quella gente, ci sarebbe stato molto poco capace di spaventarlo o inquietarlo oltre misura. E, tra l'altro, la mansione a lui assegnata – Social Manager di Azkaban, chiaramente un ripiego messo su in quattro e quattr'otto per trovargli qualcosa da fare, visto che uno studente di Giornalismo ad Azkaban c'entra come i cavoli a merenda – era quanto di più facile e sicuro ci fosse al mondo, senza contare l'infinito potenziale che affidare a lui la gestione dell'account wiztagram della Prigione includeva. Come regalare caramelle a un bambino.
    «Ma gli incantesimi atmosferici non li conoscono da queste parti?», sospirò Nate, mentre Tom estraeva dallo zaino il telefono e si metteva a sedere, poco distante, su un sacco di iuta contenente qualcosa (provvigioni per i carcerati? Mattoni da fargli masticare per mantenere toniche le mascelle dei cannibali?). Passò la maggior parte del tragitto così, la punta della lingua di fuori, all'angolo della bocca, i capelli biondi che bagnati dalla pioggia ricadevano in avanti, e neanche la metà delle preoccupazioni e tensioni che parevano attanagliare gli stomachi del suoi compagni. Almeno in apparenza. «Sei incredibile» «A 50mila followers facciamo una live. Seguimi» rispose Tom, senza alzare la testa. «Non so se ti è chiaro, ma Social Media Manager di Azkaban era un'invenzione di fantasia. Lo sai che al massimo ti faranno mettere i francobolli sulla corrispondenza dei detenuti, sì?» Thomas guardò l'amico, un'espressione perplessa. «E perché questo tono disgustato? Probabilmente qua io sono l'unico che ci è andato di lusso. Tirocinio curricolare così, a pubblicare merda sui social e le eventuali informazioni utili e che fai, ci sputi pure sopra?» Si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa.
    Il buonumore sarebbe durato ancora per poco. La vibrazione del cellulare lo avvisò di aver ricevuto un messaggio. E lo stesso fu per tutti gli altri presenti, improvvisamente immobili, pietrificati dall'ennesimo messaggio dello Shame. La mascella di Tom si irrigidì mentre, come in un unico movimento coreografato, gli occhi di tutti scorrevano le parole digitate. Sarà stata la suggestione, forse l'incrementata vicinanza ai dissennatori, forse qualche sorta di incantesimo che preveniva qualsiasi accesso di felicità inappropriata. Fatto sta che quelle che Thomas giudicò povere, francamente anche mediocri provocazioni, in qualche strano modo riuscirono a fare breccia nello scudo di disinvoltura che tanto accuratamente aveva messo su. «Fantastico. Obbligo o verità è tornato» commentò qualcuno che Thomas non registrò. Un unico dubbio gli stava arrovellando il cervello, non necessariamente insidiato dalla minaccia dello Shame, i cui bluff ormai Tom sembrava aver imparato a riconoscere. E se qualcuno lì dentro, non necessariamente uno scagnozzo di Kadmus, ma qualcuno che ad Azkaban ci era finito per colpa loro, vedendolo si fosse messo a parlare? Ad accusare? Se l'avessero riconosciuto?

    «OOOH! BELLA ADDORMENTATA!!!! Ci sei???? Tuner, ma chi è 'sta gente? Ma non si può lavorare così, questo dorme in piedi, dài...» Lentamente, Tom alzò la testa, rendendosi conto che fosse l'ultimo rimasto ai controlli di sicurezza. «Stai calmo» risposte a bassa voce, prima di riuscire a fermarsi. «Come, scusa?» Tom trascinò i piedi per terra, mantenendo la testa bassa e scuotandola leggermente. Imbecille, stai zitto e tieni un profilo basso. «Parla più forte, stronzo, che non ti sento» Tom non disse niente, evitando di gettare altra acqua sul fuoco. Sotto lo sguardo fulminante della guarda, puntò lo sguardo sul pavimento umido mentre veniva perquisito, per poi venire spinto via.
    Nella stanza in cui incontrarono Regulus Gaunt c'era una perdita. Una singola goccia d'acqua continuava a ticchettare, infrangendosi sull'asfalto per terra a un ritmo irregolare che a Thomas continuava a irritare sempre di più. E quindi ecco, finalmente ecco: Azkaban aveva avuto il suo effetto anche su di lui, ed ora se ne stava imbronciato, incazzato, esattamente come tutti gli altri, o quasi. Tic. I ragazzi fecero le loro domande, la maggior parte delle quale Thomas neanche ascoltò. Quando prese parola Judah, però, alzò lo sguardo dalla punta delle sue scarpe. «Anche io ho una domanda, signore. Lei non era a conoscenza di chi sarebbero stati i tirocinanti, dico bene? Cioè...le è tipo arrivata una lista dal ministero, o qualcosa di simile, giusto?» «In merito, sarebbe troppo chiedere un ragguaglio circa i criteri di selezione utilizzati? Con tutto il rispetto, diretto
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    re, ma nessuno di noi aveva espresso preferenza per Azkaban. Mi rendo conto che, con le migliaia di domande ricevute, il Ministero non sia stato in grado di accontentare chiunque, ma mi sembra anche inopinabile il fatto che per alcuni di noi un tirocinio tra queste mura non abbia nessun tipo di coerenza con il percorso formativo scelto. Chiaramente parlo da studente di Magisprudenza con una prospettiva di carriera già ben definita, e più che ben specificata nelle domande ministeriali compilate. Capisco che questa non sia del tutto materia di sua competenza, ma le sarei grato se potesse darci qualche delucidazione in merito al processo decisionale, e al suo ruolo nello specifico.»
    Tic. Capì dove cercassero di arrivare lui e Nate, ma trovò quelle domande assolutamente superflue. Cosa si aspettavano avrebbe risposto? “Sì, in effetti abbiamo deciso di mettervi qui soltanto perché non sapevamo che cazzo farvi fare e ci avanzava qualche posto ad Azkaban come Social Media Manager”? Era chiaro che qualcosa non quadrasse, ma provare a ricevere risposte da Gaunt era come cavare un ragno da un buco. «Sarò onesto con voi: non è facile lavorare qui. I tirocinanti che ho avuto l'anno scorso ci hanno perso anche quel poco di spina dorsale che avevano. I pavidi e gli ignavi si spezzano facilmente qui dentro.» Già, immagino come mi spezzerò a postare foto su wiztagram e organizzare dirette. È una presa per il culo, pensò, di fatti contraddicendo le parole che solo qualche minuto prima aveva rivolto all'amico, sul traghetto. Tic. Tom annuì, la bocca ripiegata verso il basso e le sopracciglia alzate. «Per quest'anno ho chiesto gente con un po' più di fegato..e mi hanno mandato voi. Spero vivamente per ciascuno di noi che la Commissione ci abbia visto lungo.» «Eh, già. Del resto ci vuole un gran fegato a gestire i profili social del carcere che fino a stamattina neanche esistevano. Cazzutissimo, porca miseria, 'sto tirocinio. Una vera messa alla prova. Ma poi proprio formativissimo. Già mi sento un reporter nuovo.» Contro chi se la stava prendendo? Perché non riusciva a darsi una calmata? Si sentiva preso in giro, un membro insignificante di quella squadra, che in un modo o nell'altro, per quanto coinvolta in mansioni altrettanto superflue, aveva quantomeno conservato un briciolo di dignità. Tic. «Ma che è 'sta cazzata? Ma perché siamo qua, ragà?» fece poi, alzandosi dalla sedia mentre tutti aspettavano di venire chiamati per essere portati al proprio piano, e avvicinatosi a Judah e Nate. «Ma poi magari per gente come voi, come Albus Potter, ci può stare pure 'sta cosa. Studiate su per giù roba che ha tangenze con la Prigione. Ma io? Ma che sto a fare qua? Ma davvero? Social Manager? Ma come gli viene in mente?» E io sto rischiando il culo qui, in mezzo a 'sti criminali che potenzialmente mi mandano dentro se incappo in quello sbagliato, per due comunicati stampa di merda?


    Edited by roman candle - 30/9/2019, 09:37
     
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    Ad Azkaban è facile dimenticare da dove vieni. A volte invece te lo ricordi sin troppo bene. Sin da quando ha visto svolazzare quelle creature fuori dall'ufficio del suo responsabile per la prima volta, Mun ha dovuto convenire sul fatto che non erano poi così diversi da Ryuk. Hey, hey, amore, la sai questa? Qual è la differenza tra Ryuk e un Dissenatore? Un inizio di battuta alla toc toc che è rimasta ben salda solo nella mente eclettica di Mun; una battuta alla quale non ha mai dato voce eppure alla quale sembrava aver pensato parecchio. Travers non l'aiuta molto a distogliere la mente da quei lugubri pensieri. Lui è solo un'altra qualità di creatura infernale, venuta su dall'altro mondo per espletare il profondo senso di un contrappasso che Mun sembrava pagare ormai da tempi immemori. Per lo più la ignorava, e quando non la ignorava le sbraitava contro. È quasi certa di averlo sentito borbottare tra se e se una cosa del tipo fottuti Carrow prima di sbattersi la porta dell'ufficio alle spalle. Travers era questo; non era certa che ce l'avesse con lei. Sembrava piuttosto che ce l'avesse col mondo intero senza distinzione alcuna. A volte le faceva pena. Era spesso su di giri e quando si presentava già in palese stato alterato sul lavoro era se possibile ancora peggio. Di solito peggiorava con il trascorrere delle ore. In quei momenti Mun controllava l'orologio sul polso più del solito in attesa di veder trascorrere le ore che le mancavano alla fine del turno. Al termine delle prime due settimane poteva dirsi del tutto ignorante in ordine al diritto carcerario così come di tutto il funzionamento della prigione. Travers non le permetteva di lasciare l'ufficio nemmeno per l'ora di pranzo quando avrebbe voluto scappare via dagli altri. Quella saletta che avevano adibito ai pasti del personale, che normalmente avrebbe trovato sudicio, era ora all'interno della prigione il posto più ambito in cui avrebbe voluto trovarsi e che per adesso non aveva mai frequentato. Travers la stava tagliando fuori, tanto sul lavoro quanto da qualunque relazione interpersonale. Il massimo delle interazioni che aveva avuto erano state con Nate e solo quando anche il suo responsabile era troppo svogliato per sbrigare le sue faccende, a tal punto da incaricare i due con lunghi lavori di riordinazione e catalogazione di vecchi documenti e scartoffie di ogni sorta. Quella mattina tuttavia qualcosa era cambiato. Al passaggio dei controlli nessuno l'aveva presa di mira. La guardia di turno le aveva rivolto un cenno di assenso prima di darle il lasciapassare attraverso i tornelli consegnandole una lettera. « Da parte del Direttore. » E' l'unica spiegazione che le viene data prima di seguire il solito percorso verso gli uffici del personale dispiegando la lettera.
    CITAZIONE
    Gentile Amunet Carrow,
    Ho il dovere di comunicarle che il suo attuale supervisore, Frederick Travers, non potrà più seguirla nell'attività di tirocinio per ragioni di comprovata inadeguatezza all'incarico. Con effetto immediato dovrà dunque far riferimento all'avvocato Rodolphus Pratt, il quale si farà carico di tutte le mansioni precedentemente incaricate a Travers.
    Mi scuso personalmente per gli eventuali disagi a lei arrecati e confido in una fruttuosa collaborazione con il suo nuovo supervisore.
    Distinti saluti

    Si fermò in mezzo al corridoio per ripercorrere quelle parole ancora una volta del tutto incredula di quanto stesse accadendo. Comprovata inadeguatezza all'incarico. Il sorriso sulle sue labbra si allargò man mano che percorreva la distanza che la separava dalla sala del personale. La stessa in cui tutti i tirocinanti erano stati invitati per la riunione preliminare il primo giorno e in cui sapeva gli altri consumassero a volte i loro pasti quando i loro orari coincidevano con il pranzo e la cena. La superò in fretta e furia, constatando la completa desolazione per raggiungere il vecchio ufficio di Travers. Attraversata la soglia, venne posta di fronte alla presenza di un giovane uomo dall'aspetto distinto che le gettò uno sguardo sorpreso. Rodolphus Pratt doveva avere circa l'età di suo fratello. Almeno quelli gli anni che dimostrava. Era un uomo che non sembrava fare molto caso alle convenzioni sociali del rango e la classe professionale a cui apparteneva, a giudicare dal suo vestire in maniera del tutto casual. Jeans e camicia nera sembravano il massimo della formalità che avrebbe riservato ad Azkaban, seppur in quel momento fosse nella piena facoltà di esercitare le sue funzioni. « Oh eccola. Finalmente. Tu devi essere Amunet. » Le allunga una mano abbandonando quello che nota sia un grosso lavoro di pulizia dell'ufficio di Travers. « Hai saputo le novità? » Ancora piuttosto confusa, Mun alza la lettera che ha ancora tra le mani e lo osserva con uno sguardo interrogativo. « Bene. Direi di ripartire con il piede giusto, che ne dici? Prima di tutto puoi chiamarmi Ralph; il signor Pratt è mio padre, Rodolphus va bene solo se sei mia madre. » Parla con naturalezza, mentre continua a riordinare le sue cose sulla scrivania, gettando di tanto in tanto in un cestino scartoffie che sembrano non essere di suo interesse o gradimento. « Il signor Travers non tornerà? » Pratt si stringe nelle spalle. « A giudicare dalla situazione, non credo proprio. » Sembra pensieroso. « Un gran bel casino.. » Continua mentre Mun sembra l'unica a non avere la più pallida idea di cosa intenda. Batte vigorosamente le mani prima di voltarsi nella sua direzione. È davvero giovane; i capelli rossicci gli donano un fascino non indifferente. Se lo immagina a utilizzare tutto quel carisma in tribunale. Di certo un bel faccino aiuta; lo diceva sempre sua madre. « Allora, dov'è che ti sistemi normalmente? » Mun gli indica la poltroncina posata accanto al muro. È lì che si è sistemata nelle ultime settimane, facendo ben attenzione a dare meno fastidio possibile al suo responsabile. « Lì? No.. lì non va bene. Dovremmo trovarti una scrivania. C'è parecchio lavoro da fare. Non ti nasconderò i fatti, Amunet; sto lavorando su parecchie piste. Avrò bisogno di tutto l'aiuto possibile. » Gli occhi di Mun brillano di eccitazione. Sembra non aver atteso altro. « Aggiorniamoci dopo pranzo, ti va? Penserò a dove sistemarti. In tanto, ti lascio questi per farti un'idea. » E dicendo ciò tra le mani di Amunet svolazzano un paio di dossier che è chiaro Ralph si aspetta che abbia letto entro la pausa pranzo. Si porta avanti con il lavoro, storcendo il naso di tanto in tanto, mentre qualcuno degli altri tirocinanti iniziano a radunarsi attorno a un unico tavolo. E' la prima volta che Mun ha effettivamente modo di comprendere quali sono le abitudini degli altri nel poco tempo libero, lontano dai responsabili, così li segue a trotto, sedendosi allo stesso tavolo con una voglia irrefrenabile di gossip pronto a sfoggiare. In realtà tra la lettura di un caso e l'altro, Mun ha avuto modo di gironzolare in maniera del tutto casuale su Wiztagram, aggiornandosi con un po' di notizie dal mondo del college, e ha persino avuto modo di carpire alcuni discorsi da parte delle guardie, che parlavano appunto di Travers. Dopo aver scopercchiato la sua insalata ed essersi riempita un bel bicchiere di acqua ghiacciata, si siede comodamente al tavolo osservando i presenti con un volto tra il sospettoso e il preoccupato. Non sa precisamente da dove iniziare. Forse sono solo io che sto esagerando come al solito. Magari ne hanno già sentito parlare ed è tutto un grosso buco nell'acqua. « Avete sentito le novità? Travers è in libertà vigilata - Travers era il mio responsabile.. » Si ferma, spiegandolo a chi non ha sentito sufficientemente il disco rotto di quanto quell'uomo fosse terribile tanto nelle sue mansioni quanto nel rapporto personale con Mun. « Ho sentito delle guardie parlare prima.. pare abbia a che fare con le vecchie questioni dei.. » E dicendo ciò si avvicinò ulteriormente per poter sussurrare le ultime parole. « ..dei mangiamorte. » Esitono ancora i mangiamorte? Chiunque della loro generazione, conosce le imprese di Tom Riddle nella stessa maniera in cui si conoscono gli eventi riguardanti le guerre mondiali. Tutta nozionistica storiografica e, nel caso di qualche vecchio sostenitore, qualche insight del tutto scollegato. Mun conosceva quella storia più per le discriminazioni che le ha portato, più che per reale conoscenza dei fatti avvenuti. Non sapremmo mai fino in fondo cos'è successo. Non c'eravamo. E si sa, la storia la scrivono sempre i vincitori o i perdenti sopravvissuti per miracolo. Posizioni nette e inconciliabili, che data la relativa recente vicenda, non permetteva comprenderne fino in fondo gli effetti.
    « Ho un nuovo responsabile. Pare in gamba. Forse un po' sopra le righe.. specie per i casi che sceglie. » Ma per adesso, sa Mun, che è troppo presto per decidere se Rodolphus Pratt le piace o meno. « Mi sta per dare una scrivania! Vi rendente conto? Dopo aver passato un mese in un angolino, finalmente qualcuno mi assegna un posticino tutto mio.. » In quella landa desolata, persino le conquiste più piccole, sembravano un miracolo il giorno di Natale. In circostanze diverse, Mun non si sarebbe certo meravigliata di tutto ciò, ma in quel momento, dopo aver sopportato i continui insulti e occhiatacce di Travers, persino avere il privilegio di bere un caffè in più, sembrava un qualcosa venuto giù dal cielo. « C'è però un'altra cosa. Avete presente Freida Milkovich? Quella che si accolla sempre di Magisprudenza.. praticamente mi ha chiesto degli appunti oggi e con l'occasione mi ha anticipato che a quanto pare quegli sfigati dei Giovani Merlini di cui fa parte, stanno preparando delle iniziative nel campus.. » Pausa, tempo in cui segue con lo sguardo i presenti. « Mi ha raccontato del fatto che è giunta voce nel campus del fatto che un sacco di gente sarebbe stata - e cito testuali parole - sequestrata. » La conclusione da trarsi era una sola. Il gioco dello Shame sta venendo a galla. E per qualcuno, potrebbe anche essere una cosa positiva. Ma lo è davvero. Mun sospirò profondamente scuotendo la testa, continuando a mantenere un tono basso e controllato. « Questa cosa non farà altro che stuzzicarla ulteriormente - ed è pure periodo di esoneri. » Certo, se il problema fosse solo il fatto che lo Shame avrebbe continuato con la sua macchina del fango, le cose sarebbero state piuttosto semplici la gestire. Ma lo Shame li teneva in pugno. Teneva di certo in pugno lei e Albus. Di altri non sapeva. Non sapeva cosa aveva sul suo conto, e perché non aveva parlato fino a quel momento. Ma evidentemente di sporco sul tappeto ne abbiamo in tanti. E per questo non ne avevano mai parlato nemmeno tra loro.



     
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    Era ormai passato più di un mese dall'inizio dell'avventura ad Azkaban e, volendo fare una veloce stima iniziale dell'esperienza, Sirius poteva convenire che il proprio entusiasmo non era scemato neanche un po'. Merito senz'altro del tutor che gli era stato affiancato, su questo non c'era dubbio! Arthorius Filibuster - sì, Siri si era premurato di chiedere, era proprio parente del Dr. Filibuster, quello dei fuochi d'artificio!! - non era il più alto di rango tra gli Spezzaincantesimi assunti ad Azkaban, ma senz'altro era il più navigato. Nel corso del primo mese, Siri era riuscito a carpire qualche informazione su di lui, merito delle moltissime storie che il signor Filibuster amava raccontare. Secondo i suoi racconti, non era riuscito a farsi andar bene il destino segnato di far parte dell'azienda di famiglia, perché "di far divertire la gente proprio non gli importava un fico secco" (testuali parole). Aveva preferito imbarcarsi come mozzo semplice su una nave della Compagnia mercantile dei Tritoni di Mare - una delle maggiori compagnie del mondo magico - e da là far gavetta come marinaio. I racconti di Arthorius però si tingevano sempre di pieghe paradossali, come quando gli aveva confidato di aver girato tutto il mondo, sì, ma come pirata. Le prove che adduceva erano sostanzialmente due: una parlata pittoresca e una vistosa protesi di legno a un piede. « Signor Filibuster, ma dove l'ha perso il piede? » gli aveva chiesto Siri in una pigra mattinata di fine Settembre, mentre lo spezzaincantesimi gli mostrava delle piantine della torre, spiegandogli dove fossero localizzati i principali incantesimi di protezione della prigione. L'uomo aveva inforcato la sua pipa, da cui non usciva fumo ma bolle, e senza nessun preavviso calò la mano sulla testa del ragazzo. Avrebbe imparato che gli scapellotti, a mano libera o col bastone da passeggio che portava sempre con sé, facevano parte integrante del percorso formativo di Arthorius Filibuster. « Per tutte le uova di sirena, ragazzo, del contegno!!! » Il piccolo Potter era pronto a scusarsi ma il vecchio mago, con lo sguardo perso oltre i vetri della finestra, era già pronto al racconto. « Mi trovavo su un'isoletta a sud di Zanzibar. Solo io, una fiaschetta semivuota di succo di noce di cocco e un pappagallo ammaestrato di nome Whiskey. Arrrr, neanche la mia bacchetta! Spezzata in due da quel figlio di vermicolo di Al-a-kazaam, il peggior pirata della penisola arabica. » La storia era durata praticamente tutto il resto della mattinata e arrivati all'ora di pranzo, tra mirabolanti cacce al tesoro e lotte di sopravvivenza, ancora Filibuster non era arrivato al punto. « Sì ma.. come l'ha perso il piede? » e giù un altro colpo, ancora più pesante, sulla testa. Ouch! « Ma all'ospedale, che domande! Me l'hanno amputato. Sono diabetico. » Ah. Ci rimase male per una settimana buona. Il tempo, comunque, era volato. Le lezioni al college erano iniziate e, nel frattempo, aveva cominciato anche a lavorare come schiavo tuttofare al Toyland, ma il tempo passato con Filibuster ad Azkaban era senza dubbio la parte che preferiva di più. Il vecchio spezzaincantesimi poteva sembrare un tipo assai eccentrico e i suoi modi di fare erano bruschi e violenti, ma aveva una conoscenza enciclopedica degli incantesimi in atto nella prigione di Azkaban e, poco a poco durante le settimane, glieli aveva spiegati tutti. Al fianco di Arthorius, Siri aveva imparato che il compito di uno Spezzaincantesimi di Azkaban è esattamente quello di non spezzare proprio niente, ma essere continuamente sul pezzo per monitorare la situazione magica, fare manutenzione degli oggetti e luoghi di potere e poco altro. Aveva imparato inoltre cosa fosse un "oggetto e luogo di potere": un oggetto o luogo ricolmo di energia magica a tali livelli da poter mantenere attivo un incantesimo per tempo indefinito, autoalimentandolo. Ogni settimana seguiva il vecchio mago in un luogo diverso della prigione e lo guardava smanettare con questo o quell'oggetto: nei sotterranei della torre avevano riparato una strana clessidra, la cui sabbia andava dal basso verso l'alto, e che pare controllasse l'impenetrabilità magica delle sbarre delle celle dei prigionieri - « Mai mai mai MAI la devi girare, chiaro?? Quand'è che la devi girare? » « ...mai? » -; nell'ufficio del direttore Gaunt era custodito un bizzarro Spioscopio col quale si poteva controllare il campo magico che teneva i Dissennatori dentro i confini della prigione; nel giardino invece, proprio a ridosso del mare, si trovava uno stranissimo e imponente timone, come quello delle navi, ruotando il quale si poteva regolare l'incanto che avrebbe avvolto la torre nella nebbia. « In caso di attacco nemico. Solo due volte nella storia è stato usato quell'incantesimo! » Insomma, i momenti in cui Sirius si era annoiato si potevano contare sulle dita di una mano. Sicuramente erano molti meno dei bernoccoli che, nel corso delle settimane, si era procurato! Ottobre era ormai agli sgoccioli e, quella mattina, in programma avevano di fare una capatina proprio al vecchio timone nel giardino. Era importante che la manutenzione seguisse un calendario molto rigoroso: non solo per assicurare che gli incantesimi non perdessero di efficacia neanche per un solo istante ma anche per questioni meramente logistiche, come lo spostare tutti i dissennatori dal lato opposto dell'isola. Filibuster assestò un generoso colpo di bastone sul sedere di Siri, mentre quest'ultimo stava frugando il cellulare per vedere che avesse ricevuto messaggi. « Non cincischiare, Potter!! Arrrrr, muoviti! Inizia ad andare al timone, i dissennatori si sono già spostati. Porta gli attrezzi, che io arrivo. » Sirius non doveva neanche chiedere il perché: Arthorius gli aveva già ampiamente parlato dei suoi problemi di prostata che lo portavano in bagno una media di nove volte al giorno. Armato di buona volontà, il tirocinante prese tra le braccia la grossa cassetta per gli attrezzi e, dal terzo piano in cui si trovava l'ufficio degli Spezzaincantesimi portò tutto l'occorrente fino all'uscita. Dovette mostrare il proprio lasciapassare alle guardie - sebbene fossero ormai due mesi che si trovavano tra i piedi quell'esuberante ragazzino cui piaceva correre per i corridoi! - e soprattutto far controllare loro la cassetta. « Puoi andare. » grugnì infine il secondino, senza avervi trovato dentro non molto altro se non lucido per legno e vetri, cacciaviti di ogni forma e dimensione, un martello, diversi metri di spago arrotolato e una pallina di gomma, che a onor del vero Sirius non sapeva a cosa servisse.
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    L'arrivo di Novembre si stava facendo sentire; il fatto di trovarsi poi in un'isoletta sperduta nel bel mezzo dell'oceano giocava a favore del freddo polare che aveva costretto Sirius a bardarsi per non beccarsi una polmonite. Il timone che controllava l'Incanto Coltrenebbia si trovava nel punto più lontano del giardino, al limitare della scogliera. Già due volte vi avevano fatto visita nelle settimane passate: Arthorius controllava in maniera maniacale che non vi fossero crepe nel vecchio legno, che fosse bello lucido e ben oliato nel caso occorresse utilizzarlo. Neanche a dirlo, neppure il timone doveva essere ruotato, per nessun motivo al mondo. Figurarsi dunque la sorpresa e l'allarme di Sirius quando, arrivato sul luogo, vide un enorme gabbiano bianco appollaiato su una delle aste del timone. « We signor gabbiano, puoi smammare por favor? » ma l'uccel di mare si limitò a guardarlo torvo. Il ragazzo allora provò a sventolare una mano davanti a sé. « Sciòòòò viaaaa! » In tutta risposta, il gabbiano provò a beccarlo con fare violento. Ma quanto sono cattivi i gabbiani?? Più dei piccioni, meno dei pinguini. Per non rischiare di vedersi tranciare una mano, frugò all'interno della cassetta degli attrezzi da cui tirò fuori l'arnese che gli sembrava più adatto allo scopo: la pallina di gomma. « Al volo, stronzo! » Con l'esperienza maturata in anni di quidditch e con l'ultima esperienza nella squadra di Grifondoro, Sirius mancò clamorosamente il bersaglio e invece di colpire direttamente l'uccellaccio, mandò la pallina dritta contro il timone facendolo vibrare pericolosamente. L'obbiettivo era stato raggiunto, il gabbiano volò via indispettito, ma da un solo problema il tirocinante se ne vide arrivare due dritto in faccia. Il primo era proprio rappresentato dalla pallina, la quale doveva essere a sua volta incantata magicamente perché non si limitò a rimbalzare una volta, non due, non tre ma in maniera del tutto impazzita e convulsa prese a saltellare per tutto il giardino. « Ma cheee... ACCIO PALLINA! » L'ultima traiettoria della sfera venne deviata bruscamente dall'incantesimo di Sirius, il quale si vide arrivare dritto in faccia l'oggetto. A rimbalzare questa volta fu lui, ma dritto col sedere a terra. Ciò di cui non si era accorto era il secondo problema, ovvero il timone che aveva preso a vorticare per il colpo ricevuto dalla pallina. Mentre si alzava, con il naso rosso per la botta, Sirius si vide letteralmente avvolgere da una pesante nube di nebbia che iniziò a strisciare per il giardino, diretta verso la torre come l'onda di uno tsunami. « Occacchio. Cacchiocacchiocacchiocacchio! » Scartò veloce verso il timone e, con uno scossone violento, sterzò a babordo dalla parte opposta. La nebbia arrestò la sua avanzata ma non accennò ad abbassarsi.. al contrario, prese a spirare un vento impetuoso e violento, che iniziò a trascinarla via. Con la nebbia, rischiò di essere trascinato via anche Sirius. « CORPO DI MILLE KRAKEN, COSA STAI FACENDO!!! » Zoppicando, Arthorius Filibuster arrivò al timone per bloccarlo con forza. Il vento s'arrestò con lui, lasciandoli in uno stagno di nebbia. Con movimenti lenti e misurati, iniziò a ruotare il timone con calma, così da far spirare una brezza gentile che riportò la situazione alla calma precedente. « Ehm... beh, funziona alla grande mi sembra! »

    Sirius arrivò in mensa con un grosso bernoccolo sulla sommità che capo, che ogni tanto si massaggiava tristemente, e col naso ancora rosso per il gancio assestatogli dalla pallina tutta pazza. Tra i tavoli, individuò Mun già in compagnia di diversi altri loro colleghi e si avvicinò, strisciando i piedi, per poi buttarsi a peso morto su una delle sedie libere « Ho due parole oggi: send help. » e si piegò verso il basso, alla ricerca del grosso panino imbottito che si era andato a nascondere chissà dove nello zaino. Mun aveva iniziato a raccontare di una svolta nel suo tirocinio e Sirius, dal canto suo, era tutto orecchie. « Ho un nuovo responsabile. Pare in gamba. Forse un po' sopra le righe.. specie per i casi che sceglie. Mi sta per dare una scrivania! Vi rendente conto? Dopo aver passato un mese in un angolino, finalmente qualcuno mi assegna un posticino tutto mio.. » Si ritirò su, con il grosso bottino tra le mani: un super panino con fette di tacchino, insalata e pomodori, una generosa spazzolata di cipolle e verdure a volontà. « Finalmente!! Travers era un po' creepy e una volta l'ho visto pure barcollare per il corridoio del terzo piano, stava andando a sbattere nella porta del bagno! » Ma, a giudicare dalla storia di Mun che sicuramente era quella più informata dei fatti, l'alcolismo di Frederick Travers era l'ultimo dei suoi problemi. Sentire storie del genere gli sembrava strano, un filo anacronistico e proprio per quello, pericoloso. « Quindi dici che lo abbiano ritirato per storie vecchie? No perché, serio, in tutta questa situa ci mancano solo i nostalgici!! » E, a sentire le storie di suo padre a tavola, non era una questione poi così tanto campata per aria. Di tanto in tanto spuntavano dei possibili emuli dei vecchi mangiamorte, ma erano episodi assolutamente isolati. Gli auror ci facevano i conti, uno dopo l'altro, e il quadro generale tornava a posto. Non aveva mai sentito parlare di nuovi pericoli - Zabini e Marchand in fondo ci hanno dato poco tempo per pensare a nuovi Signori Oscuri, grazie amici! - ma, se conosceva suo padre, non ne avrebbe parlato a cuor leggero a tavola tra un discorso sul quidditch e le solite domande sulla scuola, il college, il lavoro, l'universo e tutto quanto. Era sicuramente meglio cambiare argomento e quale miglior discorso se non parlare del proprio tirocinio? Ma, così facendo, avrebbe dovuto raccontare di chi fosse la colpa di quella bizzarra nebbia e quel piccolo tifone che si erano manifestati nel giardino quella mattina; preferì addentare il proprio panino e riempirsi la bocca il più possibile. « C'è però un'altra cosa. Avete presente Freida Milkovich? Quella che si accolla sempre di Magisprudenza.. praticamente mi ha chiesto degli appunti oggi e con l'occasione mi ha anticipato che a quanto pare quegli sfigati dei Giovani Merlini di cui fa parte, stanno preparando delle iniziative nel campus.. » Con la bocca piena di tacchino e cipolle, scosse il capo. Non conosceva nessuna Freida Milkovich - non conosceva poi molti magigiuristi salvo quelli presenti al tavolo, a onor del vero - e sapeva ben poco anche dei Giovani Merlini. Aveva giusto visto qualche volantino in giro per il campus mentre andava e tornava da Toyland. « Ah, non sono un gruppo musicale?? » chiese, molto ingenuamente. Non si era posto il problema, così come molto poco seguiva le vicende politiche. « Mi ha raccontato del fatto che è giunta voce nel campus del fatto che un sacco di gente sarebbe stata - e cito testuali parole - sequestrata. Questa cosa non farà altro che stuzzicarla ulteriormente - ed è pure periodo di esoneri. » Molto casualmente, lasciò cadere il tema esoneri - non gli andava granché di pensare che era indietro di quasi duecento pagine per il parziale di Difesa contro le arti oscure I - ma, poggiato il panino sul tavolo, strisciò la sedia più vicina al tavolo. « Aspé.... sanno del sabato? » bisbigliò, a voce molto più bassa. « Quindi dici che qualcuno ha parlato?? Perché altrimenti non si sentirebbe stuzzicata, la stronza! » Sbuffò, accarezzandosi nuovamente il voluminoso bernoccolo sulla testa. « Cavoli.. è dall'inizio del tirocinio che non si fa sentire, mi ci ero quasi abituato. Si stava così bene senza messaggi scemi.. Grazie, chiunque tu sia ad aver fatto la spia! Ci annoiavamo proprio! »


     
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