The Future is Now

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    Non appena le lancette dell'orologio al polso di Eurus Flamel sfiorarono le otto in punto, quest'ultima, avanzò a passo felpato fuori dall'ascensore principale, con al seguito un ragazzo e una ragazza piuttosto giovani. I suoi segretari personali. Il lungo vestito fluttuava lungo la figura ossuta della donna mentre i tacchi a spillo ticchettavano in maniera cadenzata sulla pavimentazione nell'atrio principale fino a fermarsi di fronte alla fontana al centro, dove un gruppo di ragazzi piuttosto variopinto aspettavano il suo arrivo secondo le indicazioni ricevute nella lettera. L'atrio era stato completamente svuotato. Per un quarto d'ora, attorno a loro non sarebbe volata nemmeno una mosca. Trovatasi di fronte a loro, restò per qualche istante in silenzio osservandoli con un leggero sorriso bonario sulle labbra. Ragazzi e ragazze abbienti, di bell'aspetto, con curriculum di tutto rispetto alle spalle. Risorse che il Ministero era fortunato ad avere.
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    « Benvenuti. Spero non ci sia alcun ritardatario tra voi; se così fosse, riferite ai vostri colleghi che al Ministero della Magia Britannico i ritardi non vengono tollerati. » Storce il naso non appena sente un ticchettio di tacchi raggiungere il gruppo. « Signorina - uhm.. non credo di ricordare il suo nome, lieta di vedere che è riuscita a farcela. » Iniziamo bene. Già in ritardo il primo giorno. Uno dei due segretari segna un piccolo appunto sul taccuino a prova del fatto che Eurus Flamel non sta affatto scherzando. « Se siete qui, significa che siete considerati tra i migliori dei vostri rispettivi corsi. Mi sono occupata personalmente della vostra selezione.. » Così come di quella di tutti gli altri, ma questi sono dettagli che di certo non sono di competenza dei ragazzi che ha di fronte, e che scruta al momento con una certa freddezza e un misto di intellegibile introspezione. « Se altri vosti colleghi dovessero dimostrarsi meritevoli, vi affiancheranno nel corso delle prossime settimane. Altri tra voi verranno reindirizzati verso strutture terze. Ci tengo a precisare che, nonostante i miei competenti colleghi si occuperanno di voi, siete sotto la mia diretta giurisdizione e sotto la mia responsabilità. Chi sbaglia, paga, al Ministero della Magia, ed io non tollero errori. In questa sede imparerete come viene gestito il mondo magico. Nonostante le vostre singole assegnazioni, lavorerete spesso in gruppo, e conoscerete l'importanza della cooperazione interdipartimentale. Potreste essere chiamati a svolgere compiti che potrebbero sembrarvi non alla vostra altezza, o non di vostra competenza, ma, ognuno di questi vi condurrà più vicino ai vostri obiettivi, alle vostre aspirazioni, al vostro sogno nel cassetto. » Lascia quindi intendere di aver letto le loro lettere; lo ha fatto davvero, o meglio, uno dei suoi segretari lo ha fatto per tutta la Commissione prima che quest'ultima assegnasse loro un ufficio presso il quale avrebbe svolto le proprie mansioni. « La mia politica si basa sulla meritocrazia. Ciò che avete fatto prima mi è del tutto indifferente, se non nell'ottica del modo in cui verrete impegnati. Se avete svolto bene o meno i vostri precedenti tirocini non m'interessa. » Prima io ero solo un semplice commissario. Ora sono Ministro. E infatti molte cose sembravano cambiare velocemente nell'amministrazione del Ministero e di tutti i suoi reparti allegati in giro per il paese. Eurus Flamel amministrava col pugno di ferro, e non si lasciava intimidire né dalle pressioni, né dal modi adottati dalle precedenti amministrazioni. Aveva fatto un passo verso i riflettori, e ora, come avrebbe gestito tutto ciò che la circondava spettava a lei. « Voglio che sia chiaro: ciò che avete fatto in precedenza, il vostro orientamento politico o religioso, non hanno alcuna importanza durante questo tirocinio. Imparerete tutto dalle basi, secondo le norme imposte dalla nostra costituzione. A nessuno verrà fatto sconto alcuno e tale sarà la condotta imposta ai miei preziosi collaboratori che vi seguiranno in questi mesi. » Dicendo ciò fece una leggera pausa, lasciando il tempo a tutti loro di assorbire quelle parole. La permessa era stata fatta. Per Eurus tutti quei bambini erano uguali, nessuno escluso. Seppur sapesse bene chi fossero e cosa avessero fatto in precedenza, tutto ciò era irrilevante ai suoi occhi. « La guerra civile è finita, la Guerra Santa è finita. La Restaurazione - anche essa è finita. Stiamo ricostruendo dalle fondamenta una nuova società e la mia speranza è che tutto ciò riparta da voi, sotto le sacre leggi costituzionali sancite dai nostri Padri Fondatori. » Anche voi dovete ricostruirvi dalle vostra fondamenta. « Ho pensato di lasciarvi prendere dimestichezza con l'ambiente, per il vostro primo giorno. Farete un tour del Ministero in compagnia di una guida scelta e visiterete i vostri singoli uffici. » Con un colpo di bacchetta una pila di cartine iniziò a svolazzare tra le file di studenti, distribuendone una a ciascuno di loro. « Questa è la mappa del Ministero. Memorizzatela al più presto. Potreste essere chiamati in un ufficio non di vostra competenza in qualunque momento. Avrete accesso a tutta la struttura, tranne che all'ultimo piano. L'Ufficio Misteri vi è severamente vietato. Non sarà tollerata alcuna eccezion in merito. » Compie una leggera pausa prima di indicare uno tra loro in particolare. « Signor Lancaster, lei ha più esperienza di tutti i suoi colleghi al servizio del Ministero della Magia. Guiderà i suoi colleghi nel tour e sarà il loro responsabile per tutta la durata del loro tirocinio. Voglio che tutte le eventuali rimostranze o necessità vengano riportate direttamente ai miei collaboratori. » Questo perché fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. « Quanto al vostro primo incarico, per la prima settimana lavorerete tutti assieme, alle mie dirette dipendenze. La Conferenza del Patto dei Paesi Scandinavi si sta avvicinando. Duecento delegati di tutti i paesi si riuniranno a Londra per un Congresso di dieci giorni. Voi vi occuperete delle loro necessità. Vi confronterete direttamente con i loro assistenti tramite vari mezzi di comunicazione per rendere il loro soggiorno il più gradevole possibile. Li aiuterete a trovare la sistemazione più concorde alle loro esigenze, li aiuterete nel trovare le giuste coincidenze tra mezzi babbani e passaporte inglesi, li guiderete nella compilazione e la spedizione di tutte le carte burocratiche necessarie al loro ingresso in Inghilterra tanto dal punto di vista dei controlli babbani quanto dal punto di vista magico, all'occorrenza accontenterete loro richieste particolari di qualunque genere. » Resta per un istante in silenzio tempo in cui dà loro modo di metabolizzare il tutto. « I miei collaboratori vi chiederanno di firmare un accordo di riservatezza. Qualunque informazione gli assistenti dei miei illustri colleghi dovessero rivelarvi - per quanto eccentriche, non potrà lasciare il vostro ufficio. Per darvi sufficiente spazio di manovra, ho provveduto a rispolverare per tutta la prossima settimana l'ex Quartier Generale della Squadra d'Inquisizione sul fiume Tamigi. Potrete accedervi direttamente tramite passaporta solo ed esclusivamente da qui; non verranno tollerate visite di non addetti ai lavori e dovrete sempre essere puntuali e il più possibilmente disponibili. » Questo è quanto all'incirca. Date quelle disposizione sorrise quindi loro e li abbraccio con un sorriso quasi intenerito. Sembrava provare nostalgia per quei tempi, Eurus. « Partiremmo da qui, e capiremmo chi alla fine di questa settimana porterà in alto il proprio nome. Non c'è bisogno di aggiungere che mi aspetto un abbigliamento consono e un comportamento esemplare. Per tutto il resto, buon lavoro e benvenuti al Ministero della Magia. »


    Da questo momento in poi e fino a nuovo ordine, la role è libera e potrete ruolarvela come meglio credete. Eurus è stata già più che esaustiva nel post su cosa dovrete fare. Potete ruolarvi la cosa come meglio credete. Potete iniziare col tour, continuare con il compito o muovervi nella direzione che volete. Cerchiamo di essere il più possibilmente coerenti. Stiamo parlando di 200 diplomatici da mettere su aerei, per i quali soddisfare richieste specifiche di tipo personale tipo (posso avere la camera vista Tamigi e non vista tangenziale? oppure posso avere l'aragosta per cena? oppure posso avere una stanza accanto alla suite della regina? oppure ancora posso avere una scopa o una macchina per la durata del soggiorno?). Di tanto in tanto interverrò io, e sono ben accetti anche tutti gli altri impiegati del Ministero. La role prevalentemente resterà in questa situazione fino a fine settembre, tempo in cui potrete ruollarvela giorno per giorno, tutti assieme, oppure separatamente. Fate quello che volete, considerando solo che questa è una prova non di powe playing ma di resistenza e di pazienza. Da qui potrebbero partire compiti più individuali o potreste essere spediti ad Azkaban oppure in Tibet, dipende un po' come gira ad Eurus. Pace e amore, e free playing always.
    Ps. I paesi del patto scandinavo sono i seguenti: Regno Unito, l'Irlanda del Nord, l'Islanda, i Paesi Bassi, la Svezia, la Finlandia, la Norvegia, la Danimarca e la Groenlandia con aggiunta della Germania, Belgio e Francia. Buona fortuna con tutte le bellissime lingue che non capirete!



     
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    Tuuuu-toooo-ri-aaal truuuuc-co. Alza gli occhi al cielo prima di sbattere la tempia contro la superficie glaciale del termosifone del bagno. Come mi sono ridotta. Ed effettivamente dalla rivoluzione a pugno alzato al rivoluzionarsi, il passo era stato breve per Beatrice Morgenstern. Tornata alla realtà cittadina si era accorta che non avrebbe mollato il college anche solo per non dare addito ai suoi compagnetti di merende di poter dire che era talmente vigliacca da nascondersi in qualche fogna per la vergogna di aver stampato la faccia di un perfetto coglione contro la tavolata Grifondoro. Un imprevisto che non le faceva certo onore, ma che avrebbe superato a testa alta. Male che vada lascerò più avanti, aveva spiegato alla migliore amica mentre stracciava la richiesta di rinuncia agli studi. Non era certa che avrebbe continuato a studiare come un tempo, né che si sarebbe dedicata anima e corpo al college, visti i suoi progetti paralleli, ma tutto sommato, concordato che le casse dei Morgenstern potevano sostenere il terribile peso di gettare qualche centinaio di galeoni per la retta, si era detta che tutto sommato i conti quadravano. Ciò che meno quadrava in tutta quella faccenda, erano i ripetuti post decisamente sopra le righe presenti sull'ormai iconico morningstar che nel giro di qualche settimana aveva raddoppiato la platea di ascolto con risultati tutto fuorché davvero piacevoli per la giovane lupa bianca. "Ehi, perché non usciamo una di queste sere?"; "sei una grande figa" e altre variazioni sul tema, tant'è vero che paradossalmente, la sua scalata sui social si era accompagnata a una sempre minore costanza nel cercare di star dietro alla sua vita sociale. Non uscita, non messaggiava quasi con nessuno, se si escludevano i suoi migliori amici e tentava di tenere un profilo se possibile ancora più basso del solito - la scalata verso l'influencing è breve, le aveva spiegato un goliardico Daniel uno di quei giorni, lasciandole intendere che era proprio ciò che facevano le wEb StAr: zero vita sociale con una vita online da sogno. Ma tornando all'ipotesi di partenza - per la precisione, tutorial trucco - si accorge Tris, man mano che segue quel tutorial per la seconda volta, dopo averlo guardato più di tre giorni prima per reperire tutte le diavolerie che la biondina tutta pepe del video adoperava per cambiare completamente faccia, che in fondo, il trucco è come disegnare. Ok Tris, la tua faccia è una tela - solo non usare colori del cazzo. Il risultato finale in fondo male non era; in una scala da uno a mi sono svegliata così ma molto molto meglio, l'epilogo di quell'ora di fronte allo specchio si poteva dire decisamente soddisfacente. Si vedeva strana, decisamente diversa; quella pelle di porcellana, la codina dell'eyeliner, perfettamente disegnata quasi si trattasse di un tratto delle sue precisissime matite, e la scoperta del secolo - il mascara - sembravano averle donato un'aria completamente differente. C'era poi il rossetto color carne e quello strumento di tortura che serviva per le ciglia e che ancora non aveva imparato come si chiamasse - lo aveva semplicemente definito strappaciglia, perché per poco non se le strappava tutte, prima di gettarlo fuori dalla finestra del bagno con fare incazzaso. Si vedeva strana, di plastica, esattamente come tutte quelle ragazze che per anni aveva visto camminare nei corridoi della scuola e al college come se fossero seguite dalla colonna sonora di Pretty Woman. E si sentì ancora più di plastica e infiocchettata non appena al completo nero gessato, abbinò un paio di scarpe dal tacco decisamente indecente e tutto fuorché solido. Tacco a spillo; si chiama così perché cammini letteralmente su uno spillo.. e fa male come se ti si conficcasse nella nel tallone. La gente spende soldi pesanti per farsi del male, e Tris quelle scarpe le aveva pagate davvero un occhio della testa. Decide quindi che le indosserà dopo, poco prima di arrivare al Ministero.
    Per quanto vorrebbe svolazzare sopra i tetti di Londra, è costretta a prendere la metropolitana, convinta ancora che la magia sia un semplice accessorio simile all'inutile borsa che ha sostituito la sua amata tracolla consumata dal tempo. Chiusa in quella scatola all'ora di punta, sperimenta tutto il disagio di un posto affollato a contatto con la gente e gli odori di qualcuno che ha dimenticato il ruolo fondamentale dell'acqua e del sapone. Si ritrova a passare il tempo osservando la propria immagine nel vetro oscurato della carrozza, sperando di poterci fare l'abitudine coi capelli in ordine, la camicetta bianca, la giacca aderente e la piega dei pantaloni che sembra esser stata immobilizzata col ferro e il fuoco. Ed è solo una volta scesa che tira fuori i tacchi liberandosi del suoi scarponi da tracking, gettandoli nella borsa che ha espanso con un incantesimo, impegnandosi a non perdere l'equilibrio. È come una prova atletica, ma più difficile. Pur sempre aggraziata ma decisamente meno sciolta del solito, segue la massa di gente sulle scale mobili fino a trovarsi nel bel centro di Londra tra colletti bianchi e donne dai completi simili al proprio, tutti diretti verso chissà quale meta. Quando vai con lo zoppo, impari a zoppicare. E seppure Tris non zoppicasse per davvero, si sentiva proprio così. Infelice, frustrata, e costretta in quella valle di lacrime e di pecore tutte uguali, intenta ad essere qualcosa che non è. Perchè!? Perché lei è una donna nuova; l'America l'ha cambiata; ha fatto il viaggio della vita in cui ha riscoperto se stessa e si è reincarnate in una versione farlocca di Amunet Carrow più robusta e meno di classe. È una massa di capelli rosso scuro ad attirare la sua attenzione, proprio in prossimità della cabina ministeriale che portaa di sotto, in profondità. Picchetta sulla spalla della giovane Potter e le rivolge un sorriso stirato. Eh si, proprio io.
    « Chi l'avrebbe detto che dopo esser scappata dalle grinfie di Norwena Zabini, Edmund Kingsley e Alek Marchand, Olympia Potter sarebbe finita proprio nella gabbia del leone. » Asserì sarcastica prima di stringersi nelle spalle con naturalezza, concedendosi una piccola ricaduta in character. Attende che la cabina si apra e le conduca di sotto, prima di ritrovarsi lungo l'ormai famigliare corridoio colmo di caminetti su ambo e due i lati. Per una che odia il Ministero più di questi maledetti tacchi a spillo, finisco sempre qui. « Il caso è beffardo, piccola Potter. » Ironia della sorte, era il terzo anno di fila in cui si trovava sempre lì; prima nella squadra dell'Inquisizione, poi negli archivi del Quartier Generale, e ancora, sorpresa, sorpresa, sempre negli archivi. Ma a portarla a rabbuiarsi non fu tanto la consapevolezza di essere la perfetta dimostrazione dell'eterno ritorno dell'uguale, quanto la particolare frase sarcastica adoperata per esprimere il complesso di vicissitudini che aveva portato entrambe lì. Si morse istintivamente il labbra cercando di non scompigliarsi all'idea di aver pronunciato la cosa più giusta nel momento più sbagliato della sua esistenza. « Beh, in bocca al lupo. Spero che il tuo lavoro sarà più interessante del mio magnifico schema di organizzazione dei fascicoli dalla a alla z per anno e gravità del reato. Avrò molte cose da spiegare alle mie nuove mirabolanti colleghe di avventura. » Hugo già le mancava. Quanto meno con lui sapeva che quando si davano il cambio giù negli archivi, lui lasciava le cose da lei organizzate esattamente dove le aveva messe e lei faceva altrettanto con le cose da lui catalogate. Quanto ad Azura Jackson e Theo, non aveva mai lavorato a stretto contatto con nessuna delle due. Avevano frequentato corsi in comune, ma per il resto in ambito lavorativo le conosceva poco e niente. Della prima sapeva pressoché niente, della seconda conosceva anche troppo - specie la sua fissa per un armadio spropositato e l'abitudine a lanciare frecciate e occhiatacce giusto per il gusto della provocazione o di innescare una qualche polemica a tavola. Alla prima avrebbe tentato di avvicinarsi, dalla seconda sarebbe scappata come dalla peste, seppur, vivendo ancora a casa sua, evitarla del tutto era pressoché impossibile. E il motivo di quel improvviso raffreddarsi del rapporto si innalzava in tutta la sua splendente statura in prossimità della fontana dei maghi poco più avanti. Una presenza che la obbligò a raddrizzare le spalle e farsi più spavalda sui suoi luccicanti tacchi a spillo, così scintillanti da non instillare nemmeno il minimo dubbio riguardo al loro essere indossati per la prima volta. Guardò altrove vagamente interessata alle orde di aeroplanini di carta che planarono sopra la sua testa, sistemandosi i lunghi capelli ondulati su una spalla. Individuare Azura in mezzo al gruppo fu stranamente un sollievo che le permise di superare l'empasse del trovarsi lì ferma come un manichino in mezzo all'atrio senza nulla da fare. « Ma ciao, collega. » E con quanta convivialità e interesse, emise il suono di quelle tre parole. Un vero disastro. Di plastica era ormai anche il suo atteggiamento oltre che il suo aspetto ripulito. Stiamo proprio volando ai vertici della borghesia ripulita. « Pronta per questa nuova avventura nel mondo degli acari? » Non sforzarti troppo Tris, in fondo dista solo dieci passi da dove ti trovi tu. Infine l'atmosfera sembra calmarsi di colpo. L'atrio si svuota con una velocità lampante, finché al centro della scena resta solo quel gruppetto sgangherato di fenomeni da baraccone. I migliori, afferma la Flamel, che fa la sua pomposa entrata con tanto di schiavetti al seguito, giusto per ricordare loro chi comanda. Vorrebbe commentare quella sceneggiata patetica con un sonoro gli schiavi servono per ricordarci qual è il nostro posto, ma in fondo la sua posizione è già sufficientemente precaria per desistere dal permettersi anche di fare l'insolente. E dopo un discorso colmo di luoghi comuni, in grado di motivare giusto uno stolto, ecco che il signor Lancaster - indegno di usare quel cognome, riceve già la prima coroncina, mentre Tris si morde l'interno delle guance per attenersi da qualunque commento. Un « ..no va beh.. » le risulta pressoché impossibile da tenersi per sé, seppur esalato sottovoce. E il peggio però deve ancora venire. Niente incarico negli archivi. Faranno gli schiavetti in una maniera se possibile ancor più denigrate. Non appena il discorso è la presentazione finisce quindi, Tris sospira e alza gli occhi al cielo. « E ti pareva.. schiavi al servizio dei diplomatici. Non ho firmato per questo. Ma in fondo non ho firmato nemmeno per gli archivi. » Asserisce sottovoce affinché solo chi le sta particolarmente vicino possa sentirla. Per l'unica cosa per cui ho firmato però, nessuno mi ha minimamente cagata - tipo la rinuncia agli studi.« Beh io il tour lo salto. Mi trovate al bar quando avete finito. Inizio la ricerca su TripAdvisor su come essere un buon animatore per le signorine dell'alta società della diplomazia. » Ma che roba è Cristo santo! Questa storia sta diventando ridicola!



     
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    Lyra si ammirò allo specchio, osservando attentamente la sua immagine; aveva cercato di dare una nuova immagine di sé, di lasciarsi un po’ alle spalle la ragazzina viziata. Indossava un semplice tubino nero, nessuna scollatura e nessuno spacco vertiginoso; un classico e semplice tubino nero. Quel tirocinio era importante per lei, fondamentale per quello che sarebbe stato il suo futuro. Non appena aveva ricevuto la lettera non aveva fatto altro che pensare a cosa gli altri stessero pensando; era una casualità che fosse finita nello stesso ufficio di suo padre o Draco aveva trovare il modo di tessere la sua tela?! Avrebbe preferito di gran lunga essere assegnata ad Azkaban piuttosto che affrontare per l’ennesima volta quegli stupidi pregiudizi. L’unica cosa che poteva fare ora era lavorare sodo e dimostrare che quel posto lo aveva guadagnato con le sue forze; che nonostante l’aria frivola non era un’oca sgallettata. Veniva sempre sottovalutata ed era in qualche modo stanca di doversi mettere sempre sulla difensiva. Era grata della presenza del fratello, Scorpius la capiva meglio di chiunque altro e non l’aveva mai trattata come una stupida. « Dici che vestita così dò l'impressione di prendermi troppo sul serio? Dovrò aspettarmi commenti sgradevoli non appena volto le spalle?! » Sapeva che il fratello sarebbe stato sincero e che non le avrebbe semplicemente detto quello che le avrebbe fatto piacere sentire. « Spero solo di avere un supervisore che non sia nostro padre. » Lyra era più che certa che fosse un uomo capace, ma voleva togliersi dalle spalle il peso di essere la figlia di Draco Malfoy; sempre sottovalutata e mai veramente apprezzata. Si presentarono al Ministero in perfetto orario, gli eleganti stiletti neri risuonavano sul raffinato pavimento in marmo. I compagni presenti erano molti, nonostante buona parte dei giuristi era stata mandata ad Azkaban. Affiancò Percy compagno di casata prima e di facoltà adesso. « E io che pensavo di essere l’unica, spero che almeno a te abbiamo risparmiato la manfrina dell’essere raccomandati. » I pettegolezzi non le erano nuovi, ormai ci aveva fatto il callo e non la sfioravano nemmeno lontanamente. Era lì per il suo futuro e qualunque opinione gli altri avessero potevano usarla in modi fantasiosi. Lyra era curiosa di incontrare la donna che aveva scalato le vette del ministero e che era riuscita a mettere in ordine in una situazione politica che lasciava a desiderare. « Secondo te avremo mai occasione di lavorare con la ministra? Oppure saremo relegati a semplici galoppini? » La serpeverde si aspettava un sano sfruttamento, ma allo stesso tempo non si sarebbe lasciata scappare quella possibilità formativa. Eurus Flamel ispirava rispetto, tutto dal suo incedere all'espressione del suo viso non lasciavano dubbi su chi fosse al potere. Aveva un cognome importante e questo la spingeva spesso a chiedersi se si fosse mai sentita oppressa da un fardello simile, fardello che lei stessa si era ritrovata a portare. Essere una Malfoy aveva sicuramente dei vantaggi, non rinnegava o schifava la vita agiata che aveva vissuto sin dai primi giorni di vita; ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di chiedersi se lei sarebbe stata la stessa persona, o se i fantasmi del passato avevano contribuito a renderla ciò che era ora. Suo padre aveva lavorato sodo per riscattare l'immagine della sua famiglia, per far sì che il loro nome non venisse più associato al regime oscuro, ma nonostante ciò veniva spesso guardata con diffidenza; come se si aspettassero che da un giorno all'altro passasse al lato oscuro della forza perchè così avevano fatto i suoi avi. Forse proprio per questo era sempre andata alla ricerca di un riscatto, di una rivincita; del diritto di essere giudicata come Lyra, per i suoi meriti e i suoi errori, non come Malfoy e per un passato di cui lei non aveva nessuna colpa. « Voglio che sia chiaro: ciò che avete fatto in precedenza, il vostro orientamento politico o religioso, non hanno alcuna importanza durante questo tirocinio. Imparerete tutto dalle basi, secondo le norme imposte dalla nostra costituzione. A nessuno verrà fatto sconto alcuno e tale sarà la condotta imposta ai miei preziosi collaboratori che vi seguiranno in questi mesi. » Un'occasione per ricominciare, per mostrare a tutti che quell'incarico non era frutto dei fili tirati da suo padre, ma del suo duro lavoro. Aveva le stesse capacità di chiunque altro e avrebbe fatto di tutto per dimostrarlo. Non avrebbe permesso a suo padre di trattarla con i guanti o di riservarle un trattamento di favore, voleva lavorare sodo e se questo avesse comportato week end in ufficio o intere serate sedute ad una scrivania era più che contenta di farlo. « Signor Lancaster, lei ha più esperienza di tutti i suoi colleghi al servizio del Ministero della Magia. Guiderà i suoi colleghi nel tour e sarà il loro responsabile per tutta la durata del loro tirocinio. Voglio che tutte le eventuali rimostranze o necessità vengano riportate direttamente ai miei collaboratori. » « Chapeaux Percy. » Si complimentò con il ragazzo, dubitava che la scelta della ministra sarebbe potuta ricadere su qualcun altro, il serpeverde aveva ricoperto per anni ruoli di spicco tra le fila dei serpeverde e li aveva sempre guidati egregiamente e con responsabilità. Una volta terminato il discorso Eurus e i suoi galoppini li lasciano soli, permettendole così di capire quali saranno effettivamente i suoi compagni di avventura. Oltre lei e Percy ci sono gli aspiranti auror più altri studenti dei corsi più disparati. Riconosce tra la piccola folla Theo, sorella di Percy, nonché capitano della squadra delle cheerleader a cui Lyra stessa appartiene. La saluta con un semplice cenno del capo, entrambe avvezze a maniere sguaiate e sbracciate. « Beh io il tour lo salto. Mi trovate al bar quando avete finito. Inizio la ricerca su TripAdvisor su come essere un buon animatore per le signorine dell'alta società della diplomazia. » Lyra deve fare un grande lavoro su sé stessa per non alzare gli occhi al cielo, si trattiene anche dal commentare dato che Tris è o era, ancora non le era chiaro, la ragazza di Percy. Osservando i due non può fare a meno di chiedersi come serpi e grifi possano andare d'accordo; come sia lei che Percy si siano lasciati avvicinare da persone tanto diverse di loro. Lyra portava addirittura una testa di leone tatuata sul costato, tatuaggio che mai come ora le era sembrato sgradito e ingombrante; ricordo di un passato che forse era ora di cancellare e chiudere a chiave in un cassetto. La serpeverde era stata più volte al ministero, i suoi genitori lavoravano entrambi tra quelle mura e più di una volta sua madre l'aveva accompagnata in un tour guidato aperto al pubblico; ma non per questo si sarebbe messa a sbattere i piedi o a fare i capricci. « Fai strada tu Percy? Tutti in fila per due?. »

    interagito con scorpius e percy
    citati tris e theo

     
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    Se ne stava seduto su una poltrona del salotto, Scorpius Malfoy, avvolto in uno dei suoi eleganti completi da giorno. L'aveva comprato l'anno precedente a Milano: è il bello della moda maschile, alcune cose semplicemente non smettono mai di essere belle. Faceva dondolare impaziente il piede oltre la gamba accavallata, mentre trafficava con lo smartphone. Nel tragitto dalla sua all'abitazione di Lyra, aveva fatto in tempo a dare una lettura veloce alle prime pagine del Financial Times, Il Sole 24 ore e naturalmente alla Gazzetta del Profeta, cui era abbonato da anni. Gli rimaneva dunque una sola cosa da fare: tormentare i suoi aiutanti. Erano le sette e qualcosa del mattino e Scorpius non si fece troppi scrupoli nel pigiare il tasto di chiamata. « Rita? Buongiorno a te cara.. ti voglio alle otto in punto al Ministero della magia. » Rita era un'altra risorsa del piccolo circo politicante che Scorpius aveva messo in piedi. Era di origini italiane, i suoi genitori erano arrivati in Gran Bretagna giusto in tempo per iscriverla alla scuola di Hogwarts e ora frequentava il corso di Arte e Spettacolo, con la speranza di sfondare nel mondo della fotografia. Era davvero brava, a sviluppare foto magiche in movimento! Per quel motivo Scorpius l'aveva reclutata. « Sì, lo so che non ti avevo detto niente ma ciò non toglie che tu mi serva. » Alzò lo sguardo mentre Lyra sbucava da dietro l'angolo, chiedendogli silenziosamente consiglio per un bel vestito color panna. Il fratello annuì senza dire niente, con il pollice alzato. « Sono assolutamente fiducioso che riuscirai a trovare qualcun altro che accompagni tua madre a fare il ciclo di chemioterapia. Falla andare a piedi. L'ospedale sarà vicinissimo.. otto kilometri? Pensa quanto le farebbe bene camminare otto kilometri! In tempo per la Maratona sul Tamigi. » Sospirò appena, visibilmente infastidito, controllando l'orologio al polso. Sette e trentacinque. « Rita, le tue mi sembrano affermazioni ragionevolissime, ma sai cos'è altrettanto vero? Che io ho bisogno di una stramaledetta fotografa fra venticinque minuti e tu-stai-perdendo-tempo. Esci di casa ora o arrivi tardi. Grazie, sei un angelo. » Come tua madre fra qualche settimana, quindi che bisogno c'è di accompagnarla? Meglio puntare sui cavalli giusti. Il biondo si alzò, lisciandosi l'abito, proprio mentre Lyra tornava da lui con un vestito completamente diverso da quello che gli aveva mostrato. Come sempre, aveva fatto di testa sua. E, come sempre, aveva fatto bene. « Dici che vestita così dò l'impressione di prendermi troppo sul serio? Dovrò aspettarmi commenti sgradevoli non appena volto le spalle?! » Le prese gentilmente una mano e la invitò a fare una piroetta, per contemplarla in tutta la sua bellezza e in maniera assai teatrale. Finì per posarle un piccolo bacio sul dorso della mano. « Se non ti parlano alle spalle, significa che non vali granché. E tu dai esattamente l'impressione di una di cui dire le peggio cose. » Era il solito modo contorto che Scorpius Malfoy aveva di fare i complimenti, come contorti e arzigogolati erano solitamente tutti i suoi discorsi. Era un imbonitore, un intortatore di professione. Un venditore di fumo. « Spero solo di avere un supervisore che non sia nostro padre. » Rise verso la sorella, mentre si apprestavano ad uscire di casa. « In tal caso, avrai conferma che l'inferno esiste e che, in vita, sei stata una ragazza molto molto cattiva! »

    Sebbene fossero in perfetto orario, il Ministero già brulicava di giovani streghe e maghi in tiro per la grande occasione. Scorpius, al contrario degli altri, sfoggiava al petto una spilletta da comune visitatore. Se si pentiva di non aver fatto domanda per i tirocini? Niente affatto. Avrebbe certamente perso dei crediti preziosi, che avrebbe dovuto recuperare al secondo anno, ma non era spaventato da quello né dall'idea di finire fuoricorso. Tutta la concentrazione e le energie mentali erano destinate al progetto politico che aveva in mente, motivo per il quale aveva iniziato a mandare Gufi a destra e a manca, alle associazioni locali per accertarsi delle condizioni dei cittadini in quel determinato distretto e al Ministero stesso per lamentarsene. In fondo, ogni meravigliosa avventura politica inizia da un malcontento. Ho letto proprio stamattina che Matteo Renzi ha fondato un nuovo partito con un nome ancora più idiota di quello che ho scelto io. Motivo per cui attecchirà a meraviglia! Riuscirà sicuramente a canalizzare il voto di quella parte di elettorato palesemente di destra ma che ama definirsi di sinistra perché va di moda! Scoccò un veloce bacio sulla guancia di Lyra. « Ti lascio per un po'. Ci rivediamo dopo? » Alzò gli occhi e, giusto qualche testa più avanti, notò il profilo piuttosto familiare di Percival Watson. « Oh-la-là! Guarda chi c'è, il mio vecchio amico Percy. Salutamelo. » Una piccola punta di veleno era nascosta nelle parole cordiali di Scorpius. Perché, almeno formalmente, erano ancora amici, non c'era stato nessun punto di rottura, nessuna crisi di governo estiva. Ma la rottura c'era stata nel momento in cui Percival, da giovane rampollo col mondo in mano, era divenuto null'altro che un altro dissidente basic. Non c'era nulla di male in questo, sia chiaro, lo spazio democratico deve dare diritto di parola a tutti e ognuno è libero di pensarla come vuole! Dio benedica la Restaurazione! Ma, sotto sotto, qualcosa di male c'era. L'Astra Society l'aveva gentilmente invitato a non presentarsi più alle grandi cene mensili, perché l'odore di lupo bagnato rende sempre un po' indigesto dell'ottimo caviale, e Scorpius aveva intimamente concordato nel ritenere la posizione di Percival quantomeno imbarazzante. Gli anni passati insieme, a scuola, nel dormitorio di Serpeverde così come tra le segrete fila del Clavis Aurea, erano stati detersi con un bel colpo di spugna e Percy, quello con cui più di tutti avrebbe voluto condividere i propri sogni di gloria e la sua futura e inevitabile ascesa politica, era diventato poco più che un vecchio compagno di scuola da incontrare ai raduni annuali e a cui sbattere in faccia i propri trionfi. Peccato. A quanto pare, l'amore dà davvero alla testa. Lasciò la sorella nelle mani di Percy e si fece strada tra la platea di studenti, finché non riconobbe il viso della sua fotografa. Picchiettò il dito indice sul quadrante dell'orologio, con aria stizzita, intimandole di togliersi dalla faccia il più in fretta possibile quell'aria di vittimismo e affanno - siamo al Ministero, non alla corsa nei sacchi di patate della sagra del purè di Bellycastle, Cristo santo - e di iniziare a scattare delle foto in giro. Tra le quali, in maniera del tutto spontanea e naturale, sarebbe apparso anche lui, nell'atto di ascoltare le parole del Ministro della Magia. Eccola, Eurus Flamel: era bella e potente. Esattamente la persona nelle cui grazie avrebbe desiderato di entrare, così come il resto degli astanti. Poco prima che il discorso iniziasse, accese il registratore dello smartphone e catturò così l'intero discorso: quella di registrare tutti i comizi più o meno ufficiali a cui andava era una pratica maturata in anni di interesse pubblico. I media erano soliti stravolgere le cose ma le parole sono importanti. Ogni discorso pubblico contiene un preciso messaggio politico, perfino quello del ministro Flamel. « La guerra civile è finita, la Guerra Santa è finita. La Restaurazione - anche essa è finita. Stiamo ricostruendo dalle fondamenta una nuova società e la mia speranza è che tutto ciò riparta da voi, sotto le sacre leggi costituzionali sancite dai nostri Padri Fondatori. » Un genuino sorriso si dipinse sul viso di Scorpius - quello stesso sorriso che sarebbe stato immortalato da Rita in una fotografia - nel sentirsi rispecchiato nelle parole della strega. Non scomparve neppure quando risultò palese a tutti come Percy Watson-Lancaster fosse già un passo avanti nella corsa alle sottane della ministra. Quanto alla mansione, lì per lì pareva semplice compiacersi di non aver inviato il modulo di richiesta. Con gli occhi cercò Lyra. E dire che avevi paura del tuo tutor! Ciò nonostante, sarebbe stato utile avere delle informazioni da uno dei membri della Conferenza del Patto Scandinavo, ancor di più parteciparvi. Ripose il cellulare il tasca, quando Eurus Flamel terminò il suo discorso. Non che mi dia per vinto così facilmente. Parteciperò a quella Conferenza in un modo o nell'altro, dovessi travestirmi da carta da parati. Perché tale era l'ambizione di Scorpius Malfoy. Il fine giustifica sempre i mezzi, specie se quei mezzi lasciano di te un'immagine linda e pinta. Il resto, il popolo lo dimenticherà. Il popolo ha sempre la memoria corta.

    Interagito solo con Lyra e citato Percy
    Post così, random, pour parler
     
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    La lettera del suo tirocinio l'aveva lasciata di stucco. L'idea di lavorare al Ministero, per quanto potesse risultare prestigiosa agli occhi dei più, non è esattamente la prima scelta nella lista dei desideri di Olympia. Suo padre, da piccola, l'ha portata spesso con sé, nelle giornate "porta i tuoi pargoli al lavoro", le ha sempre dipinto quel posto come un luogo meraviglioso dove lavorare - in condizioni ottimali in quanto a poteri al vertice. L'ha sempre visto piuttosto felice di alzarsi, vestirsi e andare a fare il suo dovere di cittadino della comunità magica, cercando di proteggerla per quanto gli fosse possibile. Ma lei? Lei è contenta di trovarsi lì? Si guarda intorno, mentre si stringe nel suo cappotto leggero, ideale per la mezza stagione che già fa capolino su Londra. « Forse, e dico forse, stamattina mi ci voleva davvero un caffè. » Guarda l'amica al suo fianco, dalla quale ha dormito la notte precedente, in previsione del gran giorno. Ma Olympia, se non ha tutto sotto controllo, non è contenta, per questo motivo ha messo la sveglia all'alba per poi trascinarsi dietro June nei preparativi del loro primo giorno al Ministero. Scelta la giusta colonna sonora di sottofondo, sono andate per il trucco e parrucco, per poi passare all''outfit adatto per un'occasione del genere. Lei ha deciso di indossare un completo, camicetta bordeaux, piuttosto sbottonata, dello stesso punto di colore della giacca, con una gonna scura a metà gamba, che scende morbidamente, il tutto completato con un paio di decoltè nere, piuttosto sobrie nel loro finire a punta, ma dal tacco importante. « Alanna sarebbe così fiera di me. Guarda che capolavoro che abbiamo qui. » Le sussurra poi, in un soffio che si trasforma in un sorrisetto, mentre la fila avanza e loro sono un passo più vicine all'entrata del Ministero. « E' sempre più vicino il mio smeraldo. » Aggiunge, mentre si finge una delle "pettegole", donne dell'alta società i cui problemi di vita, nell'ordine, sono i carati dei diamanti, il non trovare posto per un appuntamento dal loro parrucchiere e il dover mantenere segreta la loro tresca con l'insegnante di pilates. « Chi l'avrebbe detto che dopo esser scappata dalle grinfie di Norwena Zabini, Edmund Kingsley e Alek Marchand, Olympia Potter sarebbe finita proprio nella gabbia del leone. Il caso è beffardo, piccola Potter. » Riconosce immediatamente la voce, mentre il suo sguardo scivola ad incontrare quello di Beatrice, comparsa al suo fianco. « Di sicuro non io. » Asserisce, con una punta di divertimento. « Ma le cose non sono andate secondo le mie previsioni. Di nuovo. » Prosegue con un sorrisetto. « E sembra che sia lo stesso per te. Sono contenta che alla fine sembra essere andato storto anche qualcosa nei tuoi piani, se sei qui. » La prende in giro, bonariamente, mentre è davvero contenta di non vederla buttare via la sua vita, lasciando l'università per incontrare l'ignoto. Tu appartieni a questo mondo. « Lei è Juniper. Credo vi conosciate già, dall'anno passato. » Fa le presentazioni velocemente, prima che finalmente arrivi il loro turno per la discesa. « Beh, in bocca al lupo. Spero che il tuo lavoro sarà più interessante del mio magnifico schema di organizzazione dei fascicoli dalla a alla z per anno e gravità del reato. Avrò molte cose da spiegare alle mie nuove mirabolanti colleghe di avventura. » « Se credi che rispondere a lettere di casalinghe disperate alle prese con invasioni di animaletti vari possa essere meglio...» ridacchia. « Vedi il lato positivo: non sei sola. Zura è un'ottima compagna di avventura. » La saluta così, prima di entrare nella cabina che le porta nell'atrio principale del Ministero. « Benvenuta agli Inferi, dove nell'ultimo periodo hanno transitato squilibrati, mussoliniani malinconici, donne che potevano fare la differenza, ma che non hanno fatto altro che il gioco dei potenti. » Lancia un'occhiata eloquente all'amica, prima di far nascere un piccolo sorriso sulle sue labbra non appena le stringe il braccio con la mano. « La Francia era meglio, dì un po'. » L'idea che June sia un po' all'oscuro di tutto, che abbia vissuto lontano dagli orrori che le politiche filogovernative hanno portato nella comunità magica britannica, la fa sentire meglio, in un certo modo. Anche la sua famiglia, probabilmente, sarebbe stata nelle file dei conservatori. Un'affermazione, quella, che si è rivolta molto spesso, ma a cui, dopotutto, non ha mai dato peso. Dopo la Ricostruzione, seppur la memoria storica non può svanire, le fazioni e le scissioni di un tempo non hanno più importanza. Saluta Zura, non appena ne incontra il volto e poi la cerimonia di benvenuto ha inizio. Eurus Flamel ispira fiducia nella giovane Potter. Non perché sia una donna, ma perché è stata il commissario neutrale che ha supervisionato i tavoli di discussione post guerre e ora è lì, a ricoprire la carica più alta dello stato. Ascolta ogni sua parola con occhi vispi e attenti, gli stessi occhi che cercano quelli di Tris non appena sente nominare dalla donna,
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    come capo, niente di meno che Percy. Ahia. Sa per certo, dai discorsi di Malia e Dean, che la situazione tra i due è gelida dal giorno dell'assemblea. Ognuno ha preso strade diverse e ora eccoli lì, forzati dagli eventi a collidere di nuovo. Fa per avvicinarsi a lei, quando le parole successive della Ministra la incuriosiscono. La Conferenza dei Patti Scandinavi. Non sa esattamente cosa c'entri il suo amore per la natura con la diplomazia estera, ma si ritrova ad essere davvero curiosa e vagamente eccitata all'idea di poter lavorare a stretto contatto con una realtà differente dalla propria. Sa già perfettamente che, se riuscirà a scambiare mezza parola con uno dei delegati sarà manna scesa dal cielo, in quanto il massimo del lavoro da loro richiesto, stando ai sottintesi che la donna elude, sarà portare loro i caffè, organizzare pranzi e cene in locali tipici del posto e magari qualcosa di più compromettente come trovare squillo d'alto borgo per far loro da accompagnatrici. « No vabbè. » Il suo unico commento quando, alla fine della fiera, la donna dice loro dove andranno a lavorare. L'ex ritrovo dell'Inquisizione non è esattamente il luogo dei sogni, soprattutto se si pensa che, proprio da lì, manifesti suoi, dei suoi famigliari e di decine dei suoi amici sono stati inviati per tutta Londra, pronti ad essere appesi ovunque. « Era riuscita ad ottenere la mia curiosità fino a questo momento. » Commenta, un po' sovrappensiero, cercando di darsi una regolata. Le guerre sono finite, ha ragione la Flamel e forse, fino a quel momento, ha pensato fosse facile distaccarsi dall'idea che ora sono tutti in pace. Era semplice pensare di poter lavorare a stretto contatto con qualcuno che avesse deciso di appoggiare i filogovernativi, ma la teoria poi incontra la pratica e lì nascono i problemi. La Ministra finisce di parlare e scioglie il comitato accoglienza e lei si ritrova a guardarsi intorno, leggermente spaesata. « Beh io il tour lo salto. Mi trovate al bar quando avete finito. Inizio la ricerca su TripAdvisor su come essere un buon animatore per le signorine dell'alta società della diplomazia. » Ci pensa Tris a scaldare subito gli animi, tanto da strappare ad Olympia una risata che soffoca poco dopo. « Ti va di fare il giro turistico? » Domanda a June, alzando un sopracciglio. Lei conosce già abbastanza bene il Ministero, viste le numerose visite che è stata costretta a fare, sia da suo padre, sia dagli zii, ma per June è la prima volta in maniera ufficiale. « Altrimenti potremmo far compagnia a Tris, che, come vedi, ha già deciso di prendere sul serio il nostro primo incarico. » Ridacchia di nuovo, per poi avvicinarsi ad Azura e Tris. « Ma tipo, se dobbiamo già cominciare a lavorare per questa conferenza, non sarebbe il caso andare direttamente alla..nostra nuova sede? » In fondo, il giro del Ministero non è che sia così spettacolare, in ogni caso. Ricerca lo sguardo della mora, per poi stringere le labbra. « Commenti a caldo sulla cosa? » Le domanda, con un sorrisetto sarcastico sulle labbra. « Già me lo immagino Marchand che piange per le ristrutturazioni di casa. »

    Interagito con June, Tris, Zura.

     
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    Quando la sveglia suonò, Juniper non era psicologicamente pronta. Non lo fu dopo la doccia, né dopo la prima tazza di caffè – o la seconda – né dopo che Lympy le ebbe acconciato i capelli in un grazioso semi-raccolto. Non si sentì pronta nemmeno quando, dopo aver indugiato per un quarto d’ora nel confortevole accappatoio di spugna, indossò controvoglia i capi che aveva scelto per quel giorno e, di certo, non nel momento in cui si ritrovarono in fila, davanti all’entrata del Ministero della Magia britannico. « Forse, e dico forse, stamattina mi ci voleva davvero un caffè. » La voce di Lympy sovrastò momentaneamente il brusio di sottofondo. Smettendo di tentare sbirciare oltre la spalla dell’uomo che le precedeva, tentando invano di capire quanto mancasse al loro turno, June le rivolse un debole sorriso. « Se ti può consolare, io credo di averne bevuto troppo. » Replicò, mordicchiandosi il labbro inferiore. Mai avrebbe pensato di dire una simile bestemmia. « Credi che ne avremo ancora per molto? » Indicò la fila con un vago gesto della mano. L’attesa la stava sfinendo. Non vedeva l’ora di farla finita, certa che, inevitabilmente, sarebbe stata relegata tra quattro mura, in un ufficio impolverato, a sbrigare le pratiche ed i verbali di cui il suo referente sarebbe stato ben felice di liberarsi. Una prospettiva davvero entusiasmante. “Già vedo i titoli dei giornali: ‘Giovane promessa del Quidditch ha una crisi di nervi per troppo lavoro d’ufficio’.” Un pensiero un tantino tetro, eppure, agli occhi della giovane Rosier, non vi era nulla di peggiore del ritrovarsi incatenata ad una scrivania, sommersa da fogli e fascicoli. Juniper aveva bisogno di muoversi e sporcarsi le mani. Dubitava fortemente che il Ministero le fornisse quel tipo di esperienza; forse, se fosse stata fortunata, sarebbe riuscita a vedere in anteprima qualche nuovo modello di accessorio per gli sport magici. « Alanna sarebbe così fiera di me. Guarda che capolavoro che abbiamo qui. E' sempre più vicino il mio smeraldo. » Forse per le parole di Lympy, forse perché la fila iniziò a scorrere – di un solo, misero passo – il broncio sul suo viso si distese, lasciando trasparire un barlume di ilarità nelle iridi azzurre. « A proposito, grazie mille. Da sola non ce l’avrei mai fatta… o come minimo sarei arrivata in ritardo. » Scherzò, lisciando nervosamente il tessuto leggero della camicetta che indossava. Aveva scelto qualcosa di semplice, ma comunque formale: pantaloni neri a sigaretta, una blusa bianca con lo scollo alla coreana, reso più femminile da un leggero arriccio in pizzo, un blazer rosa cipria, una borsetta di pelle marrone e un paio di mary jane dello stesso colore della giacca, con qualche dettaglio in pelle vera. Il perfetto connubio di eleganza e comodità, secondo la personalissima opinione di June. « Chi l'avrebbe detto che dopo esser scappata dalle grinfie di Norwena Zabini, Edmund Kingsley e Alek Marchand, Olympia Potter sarebbe finita proprio nella gabbia del leone. Il caso è beffardo, piccola Potter. » Una voce femminile spinse entrambe a ricercarne l’origine con lo sguardo. Accanto ad Olympia, Beatrice Morgenstern non sembrava molto felice di trovarsi lì. O almeno così parve a June. Seguì lo scambio di saluti tra le due con un sorriso cordiale – era solo il primo giorno, aveva ancora tempo per spaventare qualcuno – e, quando Lympy la presentò, allungò una mano sino a stringere quella della compagna di Casata. « Puoi chiamarmi June. » Beatrice non le era un volto nuovo ma, a parte averla incrociata al college, lei e June non avevano mai propriamente interagito. Piuttosto strano, considerata la lista di conoscenze che avevano in comune. « Quale punizione ti è stata assegnata? » Tentò di buttarla sul ridere, prima che le porte dell’ascensore si aprissero con un melodico dlindlon, avvertendole che era giunto il loro turno. « Immagino che ci vedremo di sotto. » Accennò ad un saluto con la mano, prima di entrare nell’abitacolo. La discesa durò solamente un paio di secondi, accompagnata da una musichetta di sottofondo piuttosto alienante. « Benvenuta agli Inferi, dove nell'ultimo periodo hanno transitato squilibrati, mussoliniani malinconici, donne che potevano fare la differenza, ma che non hanno fatto altro che il gioco dei potenti. » Se l’incipit di quelle parole le strappò una mezza risata, l’ilarità si spense in fretta: sebbene avesse vissuto sulla propria pelle ben poco del terrore che aveva sconvolto l’Inghilterra, le erano bastati quei pochi mesi per comprendere quanto quei giochi di potere, come li aveva definiti Lympy, avessero sconvolto la comunità magica. « La Francia era meglio, dì un po'. » Annuì distrattamente, troppo impegnata a guardarsi intorno per rispondere. Prima di allora, era stata al Ministero solamente un paio di volte, in compagnia della sua famiglia in occasione di qualche evento di rilievo. Si ritrovò a guardarsi attorno affascinata dagli ampi soffitti; senza decorazioni sontuose e musica di sottofondo, l’ambiente era più imponente ed impersonale di quanto ricordasse. « Mh. In Francia è diverso. La gestione della maggior parte degli enti e delle istituzioni è rigidamente controllata, anche se spesso sembra che tutto funzioni di per sé. Non è facile da spiegare.» S’interruppe un istante, ricordando le parole con cui Yaxley aveva paragonato Hogwarts a Beauxbatons. « Diciamo che i principi della Rivoluzione sono stati presi sul serio anche nel mondo magico. » Si strinse leggermente nelle spalle, seguendo con lo sguardo alcuni impiegati che, a passo svelto, si dirigevano verso i rispettivi uffici. Forse il Ministero non era il luogo migliore per simili discorsi; tuttavia, agli occhi di June era evidente quanto, in qualche modo, l’Inghilterra fosse rimasta indietro rispetto alla Francia. Non che la sua terra natale fosse priva di questioni socioculturali da risolvere ma, nella sua esperienza diretta, una crisi della portata di quella inglese non avrebbe attecchito a Parigi. Dopotutto, quello era il motivo per cui i Rosier vi si erano stabiliti, fuggendo dall’Inghilterra.
    Intenta com’era a osservare il suo nuovo luogo di lavoro – o di sfruttamento, a seconda dei punti di vista – non fece molto caso al resto dei tirocinanti sino a quando un improvviso silenzio, intervallato unicamente dal rumore di un paio di tacchi a spillo sul pavimento lucido, la spinse a voltarsi. Eurus Flamel, il Ministro della Magia in carica, si fermò a poca distanza da loro, osservandoli. « Benvenuti. Spero non ci sia alcun ritardatario tra voi; se così fosse, riferite ai vostri colleghi che al Ministero della Magia Britannico i ritardi non vengono tollerati. » June strinse nervosamente le dita di una mano nel palmo dell’altra. Essere puntuale non era certo il suo forte e quella consapevolezza, unita all’aspetto autoritario ed elegante della ministra, la fece sentire vagamente a disagio. “Devo puntarmi almeno una trentina di sveglie. E far promettere a Lympy di chiamarmi ogni mattina.” Pensò tra sé e sé, mentre una tirocinante in ritardo si univa a loro. Le rivolse uno sguardo comprensivo, immaginando sin troppo facilmente quanto si sentisse in imbarazzo. Il discorso di benvenuto continuò, trasmettendo a June la sensazione che, a dispetto della sua intima rassegnazione, il tirocinio potesse rivelarsi più interessante del previsto. Sensazione che subì il primo duro colpo nello stesso momento in cui Eurus Flamel li informa del loro primo incarico: la Conferenza del Patto dei Paesi Scandinavi. Dieci giorni di Congresso, riunioni, delegati e politici da dover scortare in ogni dove e, soprattutto, da accontentare in ogni loro esigenza o capriccio. Questo è ciò che la sua mente rielaborò, rischiando di farle storcere il naso. La politica non era certo il suo ambito di competenza, tantomeno la sua aspirazione. “Poco ma sicuro ti spediranno a fare da factotum per una delegazione francese. O belga. O fiamminga.” Si ritrovò a pensare, soffocando un sospiro. Se non altro, non poteva essere peggio di un lavoro cartaceo. Oppure sì? « Era riuscita ad ottenere la mia curiosità fino a questo momento. » Il sussurro di Lympy la riportò alla realtà. June le sfiorò il gomito con la mano, in un gesto apparentemente casuale. A quanto pareva, non era l’unica ad essere vagamente delusa. Si morse l’interno della guancia con un piccolo modo d’invidia desiderando di aver ricevuto il medesimo incarico di Daphne. Fare l’assistente di volo doveva essere molto più divertente, senza contare che era stata assegnata ad Hogwarts. Le sarebbe piaciuto poter vivere la scuola inglese, anche se da una prospettiva diversa da quella di uno studente. Ma, forse, il solo fatto che avesse frequentato Beauxbatons la rendeva non idonea a gironzolare liberamente – o quasi – per il Castello. Comprensibile, ma non meno deludente. « Partiremmo da qui, e capiremmo chi alla fine di questa settimana porterà in alto il proprio nome. Non c'è bisogno di aggiungere che mi aspetto un abbigliamento consono e un comportamento esemplare. Per tutto il resto, buon lavoro e benvenuti al Ministero della Magia. » Non riuscì a soffocare del tutto un gemito d’orrore. Pur conscia che un ambiente come il Ministero richiedesse un determinato tipo di abbigliamento, il fatto che il ministro avesse sentito il bisogno di rimarcarlo, non la faceva ben sperare. Destreggiarsi sui tacchi strizzata in abiti formali – scomodi, fastidiosi e incapaci di restare al proprio posto – era divenuto il dettaglio che odiava di più di quell’intera faccenda, superando in un sol colpo sia il lavoro d’ufficio che la Conferenza del Patto dei Paesi Scandinavi. Avrebbe dovuto fare una veloce sessione di shopping d’emergenza e farsi spedire qualcosa da casa. Alanna ne sarebbe stata sin troppo felice. « Beh io il tour lo salto. Mi trovate al bar quando avete finito. Inizio la ricerca su TripAdvisor su come essere un buon animatore per le signorine dell'alta società della diplomazia. » June seguì la figura di Beatrice con un briciolo di invidia. I tacchi, per quanto comodi, le davano già fastidio e tutto ciò che voleva fare era rassegnarsi a quell’ingiustizia davanti ad una tazza di caffè bollente. Tuttavia… non conosceva il Ministero e, per evitare di perdersi e fare la figura della stupida alla sua prima settimana, aveva bisogno di fare il tour e memorizzarne la struttura, per quanto possibile. « Ti va di fare il giro turistico? Altrimenti potremmo far compagnia a Tris, che, come vedi, ha già deciso di prendere sul serio il nostro primo incarico. » Olympia diede voce al suo desiderio interiore e, in tutta risposta, June le rivolse un sorriso rassegnato. « Non tentarmi. Il bar mi alletta incredibilmente ma, purtroppo, credo che sarò costretta a fare la persona responsabile e declinare l’invito. » Rispose. « Però, se tu preferisci andare, possiamo sempre ritrovarci a fine giro. Immagino che tu sia stata qui almeno un centinaio di volte. Ormai conoscerai questo posto a memoria. » La invidiò un poco. Conoscere la disposizione dei piani e degli Uffici era sicuramente un grande vantaggio. « Non preoccuparti per me, davvero. » Aggiunse infine, con un sorriso rassicurante, stringendole delicatamente il braccio. Così, mentre Olympia si avvicinava a Beatrice e alla sua compagna, June rivolse loro un piccolo cenno di saluto, aggregandosi alla coda del gruppo in attesa di iniziare il tour del Ministero.




    Interagito con Lympy, Tris
    Salutato Zura
     
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    In seguito al sabato degli orrori, Percival Watson aveva sentito la necessità di scappare, di allontanarsi dall'Inghilterra il più possibile per mettere al sicuro tanto se stesso quanto gli altri. Non avrebbe saputo dire quali conseguenze avrebbe avuto ciò che aveva visto, ciò che aveva sentito. E così era tornato in Finlandia dalla sua famiglia adottiva, che pur con un certo stupore lo aveva accolto a braccia aperte, coccolandolo alla meglio. E lì, lontano dai propri problemi, Percival aveva cominciato a credere che molte cose fossero frutto esclusivo della sua immaginazione, o che quanto meno fossero state distorte dallo Shame per mettergli una gran paura. In fin dei conti, fatta eccezione per gli incubi e per alcuni scatti che attribuiva allo stress post traumatico, non era successo nulla. Sono stato via dall'Inghilterra per due mesi e non si è aperto nessun buco nero. Io non sono impazzito, non ho fatto fuori nessuno, non ho causato niente. Così, alla fine, più per convivere con se stesso che altro, il giovane Watson aveva deciso di credere che tutta quella notte non fosse stata altro che una brutta allucinazione, uno scherzo di cattivo gusto alla Truman Show che lo Shame aveva architettato con l'unico scopo di torturarli. A rafforzare quell'ipotesi c'era stato il fatto che all'indomani dell'evento non era uscito nessun articolo riguardante la sparizione di quegli oggetti. Nulla di nulla. Un silenzio nel quale Percy si era crogiolato, indugiandovi con la testardaggine di chi a qualcosa vuole credere perché l'alternativa sarebbe ben peggiore.
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    Così, con gli ideali rafforzati, l'ex Senior era tornato in patria insieme al suo spirito guarito, pronto ad affrontare un nuovo anno che già dagli albori sembrava prospettare moltissimi cambiamenti. E in fin dei conti, questo era ciò di cui lui sentiva il bisogno: un cambiamento, radicale, totale. Qualcosa che potesse dargli una nuova prospettiva per rientrare in contatto con quel se stesso che sentiva di aver perso. "E io che pensavo di essere l’unica, spero che almeno a te abbiamo risparmiato la manfrina dell’essere raccomandati." Sorrise in direzione della Malfoy, chinando appena il capo a mo' di saluto. "Tranquilla, le frecciatine sono arrivate anche qui. Anche se immagino in misura minore rispetto a te." Ciò in parte perché Lyra aveva avuto la coincidenza di capitare proprio nell'ufficio del padre, e in parte perché in seguito alla guerra Percy aveva più ben poche raccomandazioni da poter esibire. Non che ne avesse mai avuto bisogno, in ogni caso: il suo lavoro parlava da sé. "Secondo te avremo mai occasione di lavorare con la ministra? Oppure saremo relegati a semplici galoppini?" Sospirò, stringendosi appena nelle spalle. Ormai Percy poteva vantare una certa esperienza in quanto a tirocini in quel luogo, e da quel che aveva visto lui, il Ministro di turno era sempre un po' al di fuori della portata di tutti. Lavorare nel suo ufficio era un qualcosa per cui c'era bisogno della raccomandazione di Gesù Cristo in persona. "Fossi in te non ci metterei troppo la testa. Conoscendo questo posto, la nostra maggior aspirazione per il momento può essere solo quella di fare da passacarte." fece una breve pausa, stirando le labbra in un sorriso nell'affondare le mani nelle tasche dell'elegante completo, chinandosi appena in avanti come a volerle dire qualcosa di segreto. "Se vuoi un consiglio: non accontentarti di renderti utile..renditi indispensabile." Con qualsiasi mezzo. "Se non vuoi portare caffè, l'iniziativa deve essere tua." Le rivolse un occhiolino sardonico, ritornando compostamente alla propria posizione. "Meglio chiedere perdono che chiedere il permesso, no?" E nel pronunciare quella frase, il suo sguardo si posò per un istante sulla figura di Beatrice - difficile da non notare, data la maniera in cui si era agghindata a festa. Sebbene il battito cardiaco del ragazzo si fosse fermato per un istante nel rivederla dopo tutto quel tempo, il suo viso non tradì nemmeno una mezza espressione. Si voltò semplicemente dall'altro lato, come se nulla fosse accaduto, continuando a conversare del più e del meno con Lyra prima che la Ministra facesse la propria entrata in scena. "Signor Lancaster.." nel sentire il proprio nome, Percy alzò di poco il mento, come a farsi presente. "..lei ha più esperienza di tutti i suoi colleghi al servizio del Ministero della Magia. Guiderà i suoi colleghi nel tour e sarà il loro responsabile per tutta la durata del loro tirocinio. Voglio che tutte le eventuali rimostranze o necessità vengano riportate direttamente ai miei collaboratori." Con un sorriso contenuto a espressione di quel piccolo moto di orgoglio, il giovane chinò il capo di lato in un gesto composto, accettando l'incarico con piacere. "Chapeaux Percy." Si voltò verso la bionda, scoccandole un veloce occhiolino prima di riportare l'attenzione verso la Ministra e il resto del suo discorso - incentrato sull'incarico che avrebbero avuto per i futuri dieci giorni. Tra tutti, Percy non rimane particolarmente sorprese. Negli ultimi giorni aveva sentito parlare dell'evento, e c'era da aspettarsi che molte delle forze ministeriali venissero occupate nel far sì che ne uscissero a testa alta. Ignorando il commento di Tris riguardo il saltare il tour - anche qui, poco sorprendente - Percy si mise in testa agli altri tirocinanti. "Per chi non mi conoscesse, sono io Percival Watson..Lancaster." aggiunse quel cognome con una certa difficoltà. Se era abituato a firmarsi come tale, di certo non lo era a presentarsi a voce. "Alcuni di voi sicuramente già conoscono questo luogo, altri immagino vi siano quasi completamente estranei. Trattandosi di un edificio particolarmente esteso cercherò di mostrarvi i luoghi di interesse principale così da poterci mettere al lavoro il prima possibile." "Fai strada tu Percy? Tutti in fila per due?" Sorrise in direzione di Lyra, indicando col capo la strada verso gli ascensori. "Andiamo.."

    Nel minor tempo possibile, Percy mostrò ai propri colleghi gli uffici principali del Ministero, rispondendo di volta in volta a domande e curiosità nella più esaustiva delle maniere. D'altronde, lui di quel posto ne sapeva anche sin troppo. L'unico luogo che evitò fu l'Ufficio Misteri (a loro vietato, in ogni caso), che si limitò semplicemente a indicare tramite una targhetta attaccata accanto a uno dei bottoni dell'ascensore. Il tutto l'impegnò per poco più di un'oretta, dopo la quale tornarono al punto di partenza e, nella precisione, al bar. "E qui finisce il giro turistico. Questa è la caffetteria - dubito ci sia molto da spiegare a riguardo. Cercate solo di non farvici trovare troppo spesso, altrimenti potreste subire una bella strigliata dai vostri responsabili. Dunque, chi vuole prendere qualcosa lo faccia ora, perché tra poco non avremo tempo nemmeno per andare in bagno." E sebbene quell'ultima frase sembrasse una battuta, non lo era affatto. Dunque, una volta dispersi gli altri, Percy si affiancò nuovamente a Lyra, sorridendole con cordialità. "Allora, come sono stato? Prego..non trattenere i complimenti." Ridacchiò, indicandole il bancone con un cenno del capo. "Caffè? Offro io, ovviamente."

    Interagito con Lyra, citata Tris


     
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    « Ma le cose non sono andate secondo le mie previsioni. Di nuovo. E sembra che sia lo stesso per te. Sono contenta che alla fine sembra essere andato storto anche qualcosa nei tuoi piani, se sei qui. » La giovane Morgenstern concede all'amica un leggero sorriso mentre si stringe nelle spalle. Non sa cosa dire di preciso di fronte a quelle parole. In fondo non sa nemmeno lei cosa sia andato storto di preciso. Forse tutto. Forse è stato lo Shame, o semplicemente la mia incapacità di stare lontana dal mondo. Non ne sono più capace. Non riesco più a distaccarmene. Se a una giovane quattordicenne Tris, così decisa a starsene lontana da tutto ciò che aveva a che fare con quel mondo, fosse stato detto, che non sarebbe stata più in grado di distaccarsene, quest'ultima le avrebbe riso in faccia. Ora provava un certo senso di disagio di fronte alla ridicola consapevolezza di non essere stata in grado di tenere fede a nessuna delle sue promesse a se stessa. Perché? Perché sono ancora in questo fottuto posto? Perché mi presto a tutto questo. Una risposta nel cuore di Tris c'era, solo che lei non voleva darsela. « Lei è Juniper. Credo vi conosciate già, dall'anno passato. » La Morgenstern allunga la mano in direzione della Rosier, che ha avuto modo di vedere più che altro sporadicamente in giro e in parecchi post di instagram di Olympia, e le sorride bonariamente. « Non abbiamo avuto modo di conoscerci di persona, ma è un piacere. » Asserisce stringe la mano della mora. « Puoi chiamarmi June. » L'ormai ex Senior annuisce. « Tris. » Esordisce di scatto indicandosi come per esprimere la propria preferenza riguardo ai suoi nomignoli. « A proposito: congratulazioni per la spilla. Ne avrai di lavoro da fare. » Ma te la caverai. In fondo chiunque non abbia trecento nemici diversi e altrettante antipatie disseminate in giro per la scuola, partiva già avvantaggiato. Non invidiava però la posizione di June. Non è facile mettere d'accordo decine di cavallette con l'ego grosso quanto tutto il villaggio di Hogsmeade, compreso il castello. « Quale punizione ti è stata assegnata? » « Mi troverete nel mirabolante mondo degli archivi del Quartier Generale degli Auror. » Asserisce ironicamente alzando gli occhi al cielo, prima di essere rapita un'altra volta dal discorso della Potter.« Se credi che rispondere a lettere di casalinghe disperate alle prese con invasioni di animaletti vari possa essere meglio.. Vedi il lato positivo: non sei sola. Zura è un'ottima compagna di avventura. Benvenuta agli Inferi, dove nell'ultimo periodo hanno transitato squilibrati, mussoliniani malinconici, donne che potevano fare la differenza, ma che non hanno fatto altro che il gioco dei potenti. » Di fronte a quelle parole, Tris non può fare altro che sorridere mentre si immette a sua volta nella cabina telefonica pronta a scendere agli inferi. Resta pressoché indifferente per il restante del tempo nell'Atrio, finché non è tempo del tour della speranza. E' a quel punto che tira fuori il cellulare dalla tasca della giacca e compone qualche veloce messaggio verso Malia, uniche tracce scritte del crescente fastidio nei confronti di quel primo giorno. « Per chi non mi conoscesse, sono io Percival Watson..Lancaster.» [...] « Fai strada tu Percy? Tutti in fila per due?. » Credo di dover vomitare. Alza gli occhi al cielo e prende una direzione completamente differente rispetto agli altri, dirigendosi verso il baretto presente al pianterreno. Viene raggiunta da Olympia poco dopo, proprio nel momento in cui il ragazzo al bancone le sta porgendo un grosso bibitone amaro e fumante, pronto per essere consumato. « Ma tipo, se dobbiamo già cominciare a lavorare per questa conferenza, non sarebbe il caso andare direttamente alla..nostra nuova sede? Commenti a caldo sulla cosa? Già me lo immagino Marchand che piange per le ristrutturazioni di casa. » June decide di aggiungersi al gruppo del Tour de France e a quel punto Tris resta in compagnia di Olympia. Entrambe osservano di conseguenza il gruppo che si allontana prima che Tris sbuffi alzando gli occhi al cielo. « Marchand piange per le ristrutturazioni di casa? » Chiede ripetendo le parole utilizzate dalla rossa poco fa. « Ma per piacere, quando e se lo scoprirà, minimo si mette a ridere come un deficiente. » Ah, quanto ci godrà. L'eterno ritorno del uguale. La Predestinazione, la storia che si ripete, e altre cagate di questo tipo. All'idea di tornare in quel posto, le viene un nodo allo stomaco. Non pensava che avrebbe mai più rivisto il Quartier Generale dell'Inquisizione. « Andiamo.. ti faccio strada. Dovrei ancora ricordarmi com'è fatto e come ci si arriva. » Non le piace quella sistemazione. Non le piace il suo tirocinio, non le piace come si stanno mettendo le cose. Non le sta piacendo assolutamente nulla, ma nonostante tutto decide di mordersi la lingua e dirigersi assieme ad Olympia verso il corridoio di camini, in fondo al quale c'è una piccola saletta adibita alle passaporte. Quella verso il Quartier Generale dell'Inquisizione scattava ogni quarto d'ora. Di solito si trattava di una vecchia scarpa. E infatti giunte di fronte all'oggetto si accorgono che si tratta di una vecchia ciabatta rosicchiata.

    Giunta dall'altra parte, si rende conto che del grande Quartier Generale dell'Inquisizione che si ricordava è rimasto ben poco. Il luogo polveroso ha perso il lustro di un tempo. Si trattava di un vecchio magazzino, una specie di ex fabbrica abbandonata, che il Ministero aveva ristrutturato solo ed esclusivamente per gli Inquisitori. Quell'enorme spazio, colmo di scrivanie recava solo pochi cubicoli degli Inquisitori più di spicco, più un grosso archivio che contava ai tempi migliaia di casi all'attivo. Babbani sorvegliati, sospetti ribelli, futuri incriminati per corruzione e associazione nella guerra dei babbani contro i maghi. Un tempo l'Inquisizione doveva avere gli occhi rivolti in centinaia di direzioni diverse. Tris nello specifico, doveva averli in una sola direzione: la rivolta. Le decine di file di scrivanie sono ora impolverate, molti fascicoli sono a terra, assieme alla sporcizia, e qualche topolino che scappa spaventato. Le finestre sono ormai lerce, e la maggior parte dei manifesti che un tempo riempivano i muri del posto, sono caduti a terra. Tris non ha vissuto l'ultima parte del periodo dell'Inquisizione. Non sa in quale direzione si sono mossi, come l'hanno vissuta, che cosa hanno fatto. Qual era l'atmosfera qui? Come hanno reagito le persone sedute a queste scrivanie quando hanno scoperto del tradimento? Cosa hanno fatto quando hanno saputo che alcuni dei loro colleghi sono morti per mano di coloro che avrebbero dovuto fare la differenza nella loro causa? Tris si faceva quelle domande in maniera del tutto impersonale, non di certo dispiaciuta per ciò che aveva fatto, ma nemmeno del tutto fiera delle sue imprese.
    Infine sia appoggia a una delle scrivanie e si guarda attorno. L'eco dei loro passi è quasi spettrale. « Fa quasi impressione così.. vuoto. Questo posto pullulava di gente ad ogni ora del giorno e della notte. C'era sempre lavoro. La Zabini ci teneva molto impegnati. C'erano notti in cui i patronus continuavano ad arrivare fino alle cinque del mattino, e poi si ricominciava. Dormivano davvero poco.. » Per un attimo sorride, quasi divertita. « Quando i nostri tornavano da una missione, qualche ragazzino più inesperto, evitava il contatto visivo con i cacciatori, per paura che potessero attaccare briga. Pensa.. paradossalmente ai tempi qualcuno ci rispettava ancora. » Seppur a molti non piacesse ciò che li ho forzati a fare, qui avevamo una posizione privilegiata. Peccato che mentre noi pensavamo di essere trattati coi guanti, mio fratello era prigioniero a casa del mio capo. Ai tempi però ci rispettavano ancora - ora io sono il fenomeno da baraccone di qualche signorotto che si permette addirittura di darmi della campagnola. « Quello era il suo ufficio. » Asserisce indicandoli l'ufficio in fondo al magazzino, il più grande. Di scatto salta giù dalla scrivania e vi si dirige a grandi falcate. Ora anche quell'ufficio, era sbiadito, vuoto. Non c'erano più né i dipinti del Capo dell'Inquisizione, né le decorazioni forse un po' troppo vistose. « E quello.. dall'altra parte.. doveva essere il mio. » Gliene indica un altro decisamente più piccolo, ma non per questo meno importante. Le avevano dato un ufficio. Era appena uscita da Hogwarts, ma Beatrice aveva un ufficio. Erano tempi diversi. Lei non ne era rimasta per niente impressionata - ma giuro che se avessi saputo che sarei finita negli archivi, avrei trattato meglio il mio ufficio. « Mai usato. Ero sempre in giro.. lo eravamo tutti. » E abbiamo fatto cose orribili in quei mesi. Per un istante Tris abbassa lo sguardo stringendosi nelle spalle. Non è affatto fiera di quel periodo, delle scelte che ha preso, del modo in cui ha tradito tutte le sue credenze. Infine lo sguardo si solleva su una parete in particolare, là dove soggiacciono ancora molti dei manifesti che tutti avevano visto appesi in giro per Londra. C'è quello di Byron, quello di Teddy Lupin, ci sono quelli di Olympia e Albus e poi il suo, e quello di Percy. Per un istante si sofferma sul proprio. « 10.000 galeoni e una casa. Pensa quanto sarei pesata sulle spalle dello stato. » Scoppia a ridere tra se e se prima di volgere lo sguardo verso il gruppo di tirocinanti che ha appena fatto la propria entrata con Percy come capogruppo. Di scatto si rabbuia, e sbuffa, strappa il proprio manifesto e altrettanto fa con gli altri, quello del giovane Watson incluso. « Mettiamoci a ripulire questo posto. A breve inizierà la schiavitù. » Getta i manifesti in un sacco dell'immondizia prima di iniziare a gettare qualche gratta e netta, tentando di capire quale fosse la scrivania migliore per evitare le così tante persone che non voleva né vedere, né sentire.




     
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    Il vortice che l'ha risucchiata, insieme a Tris, nella vecchia e logora ciabatta, si fa ancora sentire, all'altezza del suo stomaco, quando atterra con i piedi sul pavimento impolverato di quella che sembra essere una fabbrica ormai abbandonata da tempo. E' da tanto che non le capita di avere quella nausea fastidiosa per colpa di una smaterializzazione, e non è nemmeno del tutto certa che sia tutta farina di quel sacco, ma è costretta a stringere labbra e denti, sforzando con tutta se stessa di non vomitare lì, seduta stante. Socchiude gli occhi, mentre si concentra sul rumore rimbombante dei passi della ragazza che è con lei. « Fa quasi impressione così.. vuoto. Questo posto pullulava di gente ad ogni ora del giorno e della notte. C'era sempre lavoro. La Zabini ci teneva molto impegnati. C'erano notti in cui i patronus continuavano ad arrivare fino alle cinque del mattino, e poi si ricominciava. Dormivano davvero poco.. » A quel punto, quando si sente più padrona di sé, li riapre, lentamente e prende a muovere la testa, prima a destra, poi a sinistra, lasciando che i propri occhi carpiscano quanti più dettagli possibili. E tutto ciò che nota le provoca brividi, le provoca flashback, la costringono a pensare ad un qualcosa che è sempre stata convinta di aver superato, con l'estrema presunzione di averlo anche fatto brillantemente. Ma quei pezzi del puzzle di cui Tris la omaggia, non fanno altro che farla sentire fuori posto, a disagio, braccata come si sentiva nel periodo in cui quei manifesti erano appesi in ogni vicolo della Londra Magica. « Quello era il suo ufficio. » Segue il suo dito, ma è come se non stesse veramente prestando attenzione a ciò che le sta raccontando. Per qualche istante, si ritrova a pensare che gliene frega meno di zero di quel posto, che è ignobile la decisione della Ministra di mandarli lì. Sembra essere più una punizione che un tirocinio. Una punizione poi per cosa? Volge lo sguardo verso Tris, senza ancora aver proferito parola e la fissa. Cerca di immaginarsela lì, che si muove in fretta e furia in quei locali, pronta ad aiutare i suoi compagni di lavoro. Non ha mai parlato con lei di quel periodo, non in maniera approfondita perlomeno. Ricorda quando è andata a cercarla a casa, dopo aver avuto quella strana visione di lei, ma lei e Tris, in fondo, non sono mai scese davvero in profondità. Sanno cose, l'una dell'altra, si sono conosciute in molti dei loro peggiori momenti, si sono fronteggiate quando ce n'era stato bisogno, si sono spalleggiate quando la situazione lo richiedeva e hanno vissuto un sacco di cose assieme, eppure, non sono mai riuscite a rompere quel muro. Un muro che la rossa avrebbe sempre voluto far crollare, forse alla stregua di un infantile sentimento che l'aveva spinta, in casi ben precisi, alla ricerca dell'affetto altrui, quasi in modo spasmodico, come se il suo riuscire nella vita dipendesse esclusivamente da quanto piacesse a quelle determinate persone. Ma se c'è una cosa che pensa di aver fatto, ormai, in quegli anni è crescere, maturare e imparare la piena accettazione delle situazioni elaborate e complesse che esistono così, che vanno benissimo così come esistono, senza alcun bisogno di stare troppo lì a provare a riaggiustarle, secondo il proprio disegno mentale. E' proprio per questo che Olympia rimane lì, in silenzio, mentre la segue lungo quel grande spazio impolverato, dopo i primi istanti di titubanza. « E quello.. dall'altra parte.. doveva essere il mio. Mai usato. Ero sempre in giro.. lo eravamo tutti. » Guarda il piccolo loculo che le sta indicando, cercando di immaginarsi della vita lì dentro. Perché sì, in quel luogo che le appare così freddo e disturbante, c'erano persone, come lei. C'erano persone che credevano in una causa decisamente sbagliata, perché ai suoi occhi una guerra non è mai la soluzione e ne sono dimostrazioni tutte le varie che sono state combattute negli ultimi anni. Così tante e varie da farle rimpiangere, alle volte, di aver scelto, infine, di avvicinarsi a quel mondo fatto di magia e incantesimi, quel mondo in cui i suoi famigliari vorticavano da anni, ma per cui lei non aveva mai sentito un palpabile interesse. Sarei dovuta rimanere tra i babbani. Ci sono volte che lo pensa davvero, con un'intensità tale da farle quasi male. « 10.000 galeoni e una casa. Pensa quanto sarei pesata sulle spalle dello stato. » Quelle parole sembrano farla tornare alla realtà, per qualche istante, facendola tornare con la mente alla prima sera nella casa "12.000 galeoni". Con Rudy, con Malia e Sam, con una vita difficile da gestire per dei ragazzini, fatta di continue fughe e dalla costante braccatura, eppure che lei non riesce a non ricordare che con grande affetto e nostalgia. Un sentimento strano quello, che le scalda il cuore, all'idea di quel servizio da tè che aveva comprato per accogliere Lizzie, nei loro pomeriggi consueti, o delle tazze personalizzate, per ogni abitante della casa o ancora le serate passate a giocare a Risiko! magico, dove finiva sempre con Sam che metteva il broncio con Malia tutte le volte che lei lo attaccava con tanto di "Ma sono il tuo ragazzo. Non si fa. Okay, è finita." e con Malia e Rudy che si guardavano in cagnesco per i successivi due giorni, per irregolarità nel gioco che soltanto loro sembravano aver visto durante la partita. Per un istante è grata a Tris di aver tirato fuori quell'argomento che, strano a dirsi, nell'assoluto male della situazione vissuta, riesce a farle tornare il sorriso come poche altre cose. « Papà dice sempre che i soldi venivano dalle tasche di facoltosi e generosi donatori. Ha sempre scommesso con zio Ron che gli assegni più copiosi venissero da niente di meno che Margaret e Charles Douglas. Ma zio Ron era convinto che il jackpot fosse tutto proveniente dalle camere blindate di Lucius Malfoy. » Ci hanno sempre un po' detestati in fondo, fin troppo di bassa lega per finire a studiare con i loro figli, leader e illuminati del domani solo perché con il loro stesso cognome. Fa in tempo a finire l'ultima parola che Tris si rabbuia visibilmente. La rossa ne segue lo sguardo e capisce al volo il perché di quel malumore. « Mettiamoci a ripulire questo posto. A breve inizierà la schiavitù. » La segue, con una stretta allo stomaco nel vedere quegli ultimi manifesti essere spiccati dal muro, con naturalezza. Volano verso il basso, prima di finire nel sacco dell'immondizia dove la mora vuole che vadano. E poi è tutto un continuo lancio di Gratta e
    Netta qua e là. Lavorano in silenzio, spalla contro spalla, come hanno fatto molte altre volte assieme. Il brusio del resto del gruppo, alle loro spalle, non sembrano disturbarle, seppur riesca a vedere quanto la infastidisca sentire la voce di Percy, intrecciarsi a quella di Lyra Malfoy, le si irrigidiscono le spalle tutte le volte che quelle note basse si fanno spazio, rimbombando quasi tra quelle pareti sterili. Le lancia un'occhiata, di sottecchi, fin quando non stringe le labbra e appoggia le spalle al muro più vicino a lei. « Cosa credi che ci faranno fare? » Le domanda alzando leggermente la voce, sinceramente interessata alla risposta. Le ha già avuto a che fare con cariche politiche, lei stessa ne è una, dopotutto, quindi ha sicuramente più esperienza di tutti gli altri, lei compresa, messi assieme. « Ammetto che è un incarico nettamente migliore da quello che credevo di dover fare al Ministero. » Ammette. « O meglio, l'idea che ho di questo incarico è migliore. Magari è davvero una roba orribile e me ne pentirò tra poche ore, ma.. credo sia meglio di quello che mi aspetta come corrispondente della disperazione. » Perlomeno ritarda l'inevitabile di qualche giorno. Che poi, già sa perfettamente che svolgerà anche quel lavoro che, all'oggi, le sembra terrificante, al meglio delle sue capacità, non sottraendosi nemmeno una volta ai suoi doveri e alle sue responsabilità, con gli occhi sempre puntati sulla meta finale. L'ha detto la Flamel, in fondo, no? Per lei conta la meritocrazia, un valore inalienabile e decisamente importante anche per la rossa. « Aspetta. » Allunga la propria mano a fermare quella di lei con delicatezza, sfiorandola appena. « Mi è venuta un'idea. » Le fa un cenno con il capo, come a volersi far seguire, per poi incamminarsi verso il corridoio nel quale si sono già avventurate pochi istanti prima. Passa davanti a quello che le è stato indicato come ufficio del Capo Inquisitore e invece che fermarsi, svolta verso quello che doveva essere di Tris. C'è ancora una scrivania, una seggiola, delle mensoline appese ad una delle pareti e qualche scartoffia qua e là. C'è persino un vasetto, pieno di terra ma senza la sua piantina all'interno. « Dobbiamo sistemare, no? » Le chiede, dandole le spalle, con le mani ai fianchi, mentre si guarda intorno. Poi si avvia verso il vaso. Lo prende tra le dita e si gira verso di lei, con un sorriso. « Dovremmo anche dargli un aspetto più fresco, se da qui dovranno passare personalità importanti, con i loro entourage. Non vorremmo di certo dare un'idea sbagliata della nostra grande madre patria . » Soppesa il vaso, passandoselo da una mano all'altra, scuotendo il capo, ma sorridendo ancora. « No, no. Non possiamo permetterci di infangare ulteriormente la nostra fama all'estero. Dobbiamo fare bella figura. » C'è dell'evidente sarcasmo nelle sue parole. « Quindi dobbiamo svecchiarci. Dobbiamo rinnovarci. Dobbiamo tirare a lucido tutto e creare nuova vita. » E detto questo, lancia con decisione il coccio a terra. Sente un brivido d'adrenalina scorrerle lungo la schiena nell'esatto momento in cui il vaso si rompe con un sonoro tonfo. Non fa schegge che volano ovunque, data la terra al suo interno, ma le provoca comunque istanti di soddisfazione. « Signore e signori, il rinnovo dei locali è appena cominciato. » Annuncia dall'uscio del piccolo abitacolo, verso la zona dove stanno ancora tutti affaccendati. « E' inebriante rompere delle cose, alle volte. » Chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Olympia Potter? Ci sono delle volte che anche l'amabile e innocente rossa ha bisogno di sfogarsi, in qualche modo. E gli ultimi avvenimenti, tra castelli bruciati, amiche incazzate, fratelli delusi, mariti tornati all'ovile, la fanno desiderare di spaccare ogni cosa intorno a lei. Niente restaurazione questa volta. « Dalla vecchia vita nuova vita. » La guarda, alzando le sopracciglia, come a volerla invogliare a fare del suo peggio. « Un Bombarda contro la tua vecchia scrivania? » Fa una smorfia maliziosa. « Puoi sempre pensare che abbia la faccia di Percy. » La butto lì.
     
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