Armani(comio)

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    GRYFFINDOR PRIDE

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    "Boh, a me pare un po' vaga sta cosa. Guida e uffici amministrativi." disse, premendosi il telefono tra la spalla e l'orecchio mentre buttava nella borsa un paio di libri, qualche foglio a casaccio e penne sparse. Lo zaino di Dean avrebbe fatto orrore a una persona ordinata: non c'era una ratio, non c'era un quaderno integro o un astuccio che raccogliesse i materiali di cancelleria - no, era tutto sparpagliato in un marasma incredibile. Ogni tanto ci trovava dentro cose che credeva di aver perso - reperti archeologici, come li chiamava lui. "Cioè, uffici amministrativi ok, è chiaro: faccio le fotocopie. Ma la guida? Cioè, mi pare un attimo un lancio lungo che dopo un anno di università mi mettano a spiegare roba al museo. Secondo me è più una roba à la stai seduto su una sedia e controlla che la gente non tocchi roba che non deve toccare. Ma comunque domani è il primo giorno, quindi suppongo che mi spiegheranno meglio la cosa." Quella mattina aveva deciso di fare uno squillo a Malia per aggiornarla sulle ultime notizie. Da quando lei aveva lasciato il college per i Falcons avevano cominciato a vedersi un po' più di rado, cercando di colmare quella mancanza di tempo con chiamate in cui si raccontavano per filo e per segno le novità dei giorni trascorsi dall'ultima chiamata. Anche quello faceva parte della crescita: allontanarsi un po', prendere strade diverse per seguire i rispettivi interessi, le rispettive carriere. E per quanto quel lento abbandonare un'abitudine dietro l'altra lo facesse sentire un po' malinconico, capiva anche quanto fosse importante per ciascuno di loro staccare quel cordone ombelicale che li teneva legati all'adolescenza per addentrarsi nell'età adulta. In fondo al cuore, tuttavia, erano rimasti i soliti ragazzini di sempre, con gli stessi drammi che si portavano dietro dal primo anno di scuola, solo che adesso questi si affiancavano anche a problemi più seri. "Vabbè vabbè. Comunque adesso corro che ho appuntamento con Tris. Una di queste sere passa ai Tre Manici - tanto il mio orario lo sai." E finiti i convenevoli di rito, il Grifondoro aveva buttato anche il cellulare nello zaino ed era uscito di corsa dal portone di casa, scendendo a passo svelto le scalinate del palazzo fino al piccolo portoncino che immetteva sulla strada. Nonostante la sua indole ritardataria, quel giorno si era sforzato di essere puntuale (per i suoi standard, quanto meno). Non vedeva Tris da prima che lei e Malia partissero, e voleva davvero capire cosa fosse accaduto in quel lasso di tempo per provocare nell'amica determinati cambiamenti. Di certo immaginava quale fosse la matrice: Watson. Se ciò era già chiaro come il sole da prima, quei post su instagram glielo avevano confermato. Tuttavia doveva ancora comprendere il nesso, l'anello della catena che aveva portato la sua migliore amica a decidere di voler cambiare la propria immagine. E ancora doveva decidere, Dean, se quel cambiamento fosse per il meglio o per il peggio; ma di certo, per farlo, aveva bisogno di fare con lei quattro chiacchiere faccia a faccia. Eh, anche se quel #femminismo lanciato così proprio a caso non è che presagisca niente di buono - si ritrovò ad osservare all'interno dei suoi stessi pensieri, storcendo appena il naso nel mentre di attraversare la strada a lunghe falcate.
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    Una volta entrato da Starbucks, Beatrice era già lì, seduta ad un tavolo centrale e intenta a leggere qualcosa sullo smartphone - che a giudicare dall'espressione concentrata doveva essere parecchio complesso. Decise di non disturbarla, avvicinandosi al bancone per ordinare quel solito caffè americano che ormai gli impiegati sapevano di dovergli rifilare non appena vedevano la sua faccia. "Un caffè americano. Dean." ordinò la cassiera al ragazzo del caffè, prima ancora che il Grifondoro potesse aprir bocca. Si limitò dunque a sorridere, frugando nel portafogli per trovare la cifra precisa di monete. Pochi istanti dopo, il suo caffè era pronto, e con l'aggiunta di una bustina di zucchero il giovane si avviò verso il tavolo a cui Tris sembrava ancora intenta a leggere. "Che è? La Divina Commedia?" esordì ironicamente nel mettersi a sedere. "Oggi ho fatto solo dieci minuti di ritardo, mi aspetto una medaglietta o qualcosa del genere." Ridacchiò, portandosi il bicchiere alle labbra e soffiando sul liquido scuro prima di prenderne un sorso cautelare che, come ogni volta, gli ustionò parte della lingua. Li mortacci de st'acqua sporca! Si staccò velocemente, lasciando il bicchiere sul tavolo con rassegnazione, deciso ad attendere che si raffreddasse un po'. "Allora.." disse, puntellandosi coi gomiti sul tavolo per sporgersi un po' più avanti. "..dimmi un po'. Come sono andate queste vacanze nella mia patria?" Inutile dire che un po' gli era dispiaciuto di non poter essere andato anche lui. Sapeva che quella fosse una vacanza tra donne, e non aveva alcuna intenzione di disturbarla (anche perché già se le immaginava a cantare ubriache I will survive, e diciamo che si sarebbe sentito un po' fuori posto se fosse stato lì), ma gli avrebbe fatto piacere incontrare le ragazze per qualche giorno, magari mostrandogli la sua città - dove non aveva ancora portato Malia, a differenza di Tris. Tuttavia aveva preferito sacrificare le vacanze per lavorare, mettendo un po' più di soldi da parte così da poter stare tranquillo con l'inizio dell'anno accademico. "Le ragazze americane ti hanno convinta a cambiare look e strategie di telemarketing? Devo cominciare a guardarmi intorno per il prossimo papabile consorte da presentarti? Restringimi un po' il campo, che qui siamo passati dal giocatore di Quidditch al politico del domani senza mezze tappe." pronunciò, sull'orlo di un sorriso ironico in attesa di vagliare con attenzione cosa stesse accadendo nella testa dell'ex Senior in quel periodo.

     
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    ..che poi non è propriamente così. Le ragazze mettono di continuo foto un po' osé su Wiztagram e nessuno dice niente. Prendiamo la Carrow: quella ha il profilo invaso di tette, culi, sbacciucchiamenti e pose fuoriluogo. Nessuno è mai andato a dirle che sta esagerando. Tuttavia, quei pensieri non si era sentita di condividerli con nessuno, non perchè si sentisse in torto rispetto al pubblico di Wiztagram ma perché in un certo qual modo, il discorso del giovane Moses aveva fatto breccia nel suo cuore. Si sentiva in difetto, come se facesse qualcosa non tanto per se stessa, quanto per dimostrare di vivere la migliore delle sue vite #carpediem #livingmybestlife Stava forse esagerando? Cosa ne aveva guadagnato? Si sentiva meglio? Nessuna delle risposte a quelle domande era soddisfacente, motivo per cui, alimentata da un improvviso bisogno di parlare con qualcuno che non le desse ragione a prescindere, gettare lì in maniera casuale, il desiderio di incontrare Dean le era sembrato quanto mai necessario. Non ne aveva parlato nemmeno con Malia di come si sentiva. Lei ormai era tutta no hombres e andiamo a maschi, ma per quanto Tris si impegnasse a prendere a dovere quella filosofia, forse era troppo presto, oppure semplicemente non faceva al caso suo. Non è come se la giovane Stone le avesse poi messo una qualche pressione addosso - era solo Tris a costruirsi quei castelli di carte pronti a volare via al primo soffio di vento. Era frustrante rendersi conto che, in due anni nulla era davvero cambiato. Non il suo atteggiamento verso gli uomini, né la difficoltà di passare sopra a una storia, anzi, sembrava che essere stata per più di un anno e mezzo con Percival Watson, l'aveva fatta regredire se possibile ancora di più. Non aveva voglia di guardarsi attorno, né di provare l'ebrezza di un nuovo rapporto. Voleva solo essere lasciata in pace a rimuginare sulla sua vita colma di fallimenti, possibilmente persino lontana dai suoi amici. Tutto ciò non lo dava a vedere. Sembrava più allegra e ben disposta del solito, ma nel profondo, aveva solo una voglia irrefrenabile di passare la sua vita sul divano con una pizza di dimensioni spropositate e un B-Movie con tante sparatorie o macchine ronzanti. Era così che aveva conosciuto le saghe più ignorantissime che il genere umano potesse concepire: Fast and Furious, Transformers, i film della Marvel, Die Hard, Transporter.. Tris li ha visti tutti. Questo era ormai il suo passatempo preferito. Sparatorie, uomini che si picchiano, zero introspezione e una totale assenza di rappresentanza femminile, sembrano essere diventati i suoi cardini nella vita, mentre mangia una quantità spropositata di schifezze, stretta in una tuta decisamente troppo lunga e troppo larga perché la sua dignità possa anche solo ammettere di averla indossata. Ma d'altronde nel suo appartamento di Londra, Tris può permettersi qualunque cosa desideri senza vergognarsi di essere una gattara con il desiderio di mandare a quel paese il mondo intero, semplicemente perché è nuovamente single e sopra alla sua storia non ci è passata sopra nemmeno un po'. Hai un problema, cazzo, le dice spesso una sua vocina fastidiosa nella testa, ma nonostante ciò la Morgenstern non sembra voler cambiare rotta se non nei suoi post di Wiztagram in cui sembra essere diventata improvvisamente la perfetta combinazione tra la Vedova Nera e una porno star.
    Ed è proprio grazie a questa micidiale combinazione che ormai il suo direct esplode ormai di messaggi decisamente sopra le righe. Non è che ha postato così tante di quelle foto e storie, ma quel poco che aveva osato azzardare era bastato perché la sua immagine nel mondo digitale cambiasse da così a così. Con di fronte il suo marocchino preferito - una brodaglia più acqua che caffè - scorre quindi i tanti messaggi, iniziando a bloccare i pessimi per antonomasia. Se pensate che le cose si fermino a qualche battuta, vi sbagliate di grosso. C'è gente che rimorchia mandando foto del cazzo? Non in senso figurato. Foto del cazzo per davvero, seguite da qualche invito o domanda molto basilare come ti piace oppure lo vuoi. È talmente disgustata che vorrebbe buttare il cellulare nel primo tombino; questa roba è se possibile peggio di un intero anno di sfide dello Shame giornaliere. Quelle, Tris, potrebbe gestirle, le sue stesse foto modificate e schiarite per vedere meglio cosa c'è oltre la penombra, no. Colta dalla vergogna e rossa in volto come un peperone è pronta allora a cancellare quella stupida foto. Ma prima che possa farlo, Dean decide proprio quel giorno di essere più puntuale del solito.
    « Che è? La Divina Commedia? Oggi ho fatto solo dieci minuti di ritardo, mi aspetto una medaglietta o qualcosa del genere. » Era talmente concentrata che quando Dean si palesa per poco il telefono non le scivola dalle mani. O porca vacca! « Ma ti pare che fai prendere sti colpi alla gente? » Chiede in tono alterato prima di guardarsi attorno per assicurarsi che nessuno fosse sufficientemente vicino da poter spiare il suo telefono; lo blocca e lo appoggia a faccia in giù sul tavolo. « Allora.. dimmi un po'. Come sono andate queste vacanze nella mia patria? Le ragazze americane ti hanno convinta a cambiare look e strategie di telemarketing? Devo cominciare a guardarmi intorno per il prossimo papabile consorte da presentarti? Restringimi un po' il campo, che qui siamo passati dal giocatore di Quidditch al politico del domani senza mezze tappe. » A ben guardare però, quel giorno non era molto diversa rispetto al suo solito. Nulla a che vedere con quelle caption colme di spirito e le foto decisamente sopra le righe che aveva deciso di schiaffare alla mercé di ogni stronzo in possesso di uno smartphone. « Quuuuuuindi non mi stai chiedendo davvero come sono andate le vacanze, ma cosa ho imparato durante le vacanze. » Un cazzo Dean. E non letteralmente. Puntualizza prima di portarsi il bicchiere di brodaglia alle labbra stringendosi nelle spalle. « Donovan conta ancora come pretendente? Non ci ho fatto niente. » Asserisce sospirando mentre gira il cucchiaino nella tazza, lasciandosi rapire dal leggero movimento centrifugo che crea quel insistente roteare. « Credimi, se avessi potuto scegliere, avrei preferito non scegliere nessuno dei due. Si sono dimostrati una grande fregatura. » E a quel punto sospira, con un velo di amarezza alquanto palese. Solleva lo sguardo in quello di Dean e lo osserva con uno sguardo eloquente mentre la fierezza delle sue spalle dritte si incurva appena. « Si stava meglio quando si stava peggio. » Continua scuotendo la testa passandosi una mano tra i capelli per cercare di scrollarsi di dosso quel palese disagio che sembra pizzicarla con insistenza. Tris ci sta provando - ci prova a stare bene perché lei sta benissimo, ma in fondo, più ci prova, più non ci riesce affatto e risulta anche particolarmente disadattata nel ricoprire quel ruolo. « Le vacanze sono andate bene. Ti ho scritto.. un sacco di lettere. Alla fine non te le ho mandate perché sono diventate quasi una specie di diario. » No so se te le farò mai leggere. Ci sono troppe cose imbarazzanti lì dentro. Tipo il mio palese disagio ad adattarmi a una situazione avventurosa solo perché ho questioni in sospeso a casa. « Però alla fine un po' tutto questo mi mancava.. c'è un dramma al giorno da queste parti. Non si può dire lo stesso di una vacanza. » Asserì infine più sorridente scrollandosi di dosso un po' di quell'apatia. « Togliendo i tuoi dilemmi social, che davvero non capisco, com'è andata qui? E' da un po' che manco.. » Anche prima della fine dell'anno accademico, Tris aveva passato non più di un paio di giorni nel campus prima di decidere di inoltrare la sua richiesta di rinuncia agli studi. Da quel momento, non ci aveva più messo piede, decidendo di considerare Hogsmeade quasi una specie di buco nero sulla mappa. « Com'è il tuo tirocinio? »



     
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