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    « Questo non lo conosco, vedremo che cosa è in grado di fare.. » Asserisce gettando le lettere sulla scrivania sotto gli occhi di un lapidario Byron Cooper. « Questo è un Carrow.. se ha la testa calda almeno la metà degli altri due che conosciamo, non sarà certo male. » E ne getta una seconda di lettera. « Questo è nato per dare le capocciate al muro. » Dice gettando una terza lettera sul tavolo. « Poteva andare peggio. » Continua gettando uno sguardo fuori dalla finestra. Sul lato opposto della strada, si sta ancora lavorando a pieno ritmo per completare la costruzione dell'entrata per il nuovo locale. Byron e Renton erano partiti con l'idea di rilevarlo e gestirlo alla stessa maniera dei vecchi proprietari, ma era bastata un'occhiata all'interno per comprendere che molti dei locali precedentemente adibiti a quartieri generali dell'ex proprietario, risultavano uno spreco di spazio. Per questo in fondo, la sua riapertura era stata rimandata a data da destinare. Ci avevano messo un anno per metterlo su. Tra gli accordi con la Gringott, i soldi da dover racimolare in proprio per iniziare con un fondo cassa adeguato e soprattutto le licenze che il Ministero ci aveva messo un po' per rilasciare, il tempo era corso, ma in fondo, ciò che stavano costruendo lì dentro, ne valeva la pena. Hogsmeade stava per essere riqualificata ulteriormente, e in maniera del tutto inedita. Sapeva, Renton, in fondo, che con una tale mossa audace, si sarebbe messa contro non poche persone, specie nei giri di malaffare, che tutto sommato non avevano certo smesso di esistere con la Restaurazione, ma per quanto valesse ancora, lei restava una leader della Ribellione, ed era la fottuta compagna del capo dei Ribelli. Tutto ciò, nei sobborghi aveva ancora un peso, seppur ai piani alti sembravano essersene scordati, e per tutta questa serie di motivi, avere il coraggio di sfidare gli stessi signori, non solo era lecito, ma anche doveroso. Non c'è un solo affare, un solo ambito, che debba essere di esclusiva competenza dei potenti. Lei e la sua piccola famiglia avrebbero sfidato quelle vette. Da uomini semplici, Byron e Renton si sarebbero fatti da sé e tutto ciò, cominciava da lì, da Hogsmeade - la nuova stella nascente del mondo magico. « C'è un'ultima cosa. » E dicendo ciò, afferra una delle plance che l'architetto le ha di volta in volta spedito per la progettazione del locale. Questa però non recava alcuna planimetria complicata; era solo il disegno di un'insegna. « Abbiamo un nome. » E dicendo ciò il suo sorriso si fa sensibilmente più malizioso, perché in fondo, quello è un nome coi fiocchi, che avrebbe attirato così tanti curiosi.

    Tutto era quasi pronto. Un locale elegante dagli arredamenti classici che aveva tutta l'aria di essere uscito da un film sulla Grande Depressione nell'America degli anni '30. Poltrone in pelle, tavoli in legno pregiato, candelabri e candele perfettamente in sintonia con il gusto decadente. Rose rosse e petali dello stesso colore erano sparse ovunque nell'ambiente - una spesa ingente che Renton si era sentita di fare per l'arredamento del locale. Attorno alla sala principale circolare vi erano approssimativamente cinquanta tavoli, tutti rivolti verso un palco dai sipari in velluto rosso, in un angolo un piano forte, marrone, che s'intonava perfettamente con il parquet vissuto, che Renton aveva deciso di restaurare ma di non sostituire per dare un'atmosfera più vissuta al posto. Il bar era incastonato in un muro dai mattoni antichi, sotto la scala a chiocciola che portava negli ambienti sotterranei del locale, e che si estendeva per parecchi metri verso il palco, fino a congiungervisi sul lato sinistro; alle spalle del bancone, una parete altissima colma zeppa di bevande e vini pregiati. Alla destra una variegata console per le birre che Reginald avrebbe fornito al locale e che sarebbero state una delle chicche più esclusive. Il tutto in un ambiente estremamente ampio, che desse privacy tanto a ciascun ospite, quanto dare loro modo di interagire, al centro di una sala che all'occorrenza avrebbe dato modo di danzare tanto su note più gentili, quanto su sonorità più stridenti. Renton lo voleva così, quel posto, dinamico, in grado di adattarsi tanto ai più progressisti, quanto ai più tradizionali. In direzione diametralmente opposta rispetto al palco, vi erano una serie di tende che si aprivano su diverse salette private, che sarebbero state adibite agli ospiti più di spicco, decorate in maniera altrettanto decadente, ma con un numero ben più ristretto di posti rispetto alla sala principale. Infine, dall'altra parte rispetto al bar, vi era una tenda più ampia, di colore altrettanto rosso, che si apriva invece verso il casinò, il nuovo punto di attrazione di Hogsmeade, che sperava potesse spianare almeno un po' la concorrenza di Londra. Diversi tavoli da gioco erano disposti in ordine sparso in tutta la sala, così come un'altra serie di tavoli e divanetti che avrebbero soddisfatto i gusti degli amanti del rischio. Dietro il palco, ben nascosta, una scaletta più casereccia portava a un piano inferiore, dove si trovavano le cucine, qualche sala per le riunioni, qualche ufficio, un paio di camerini e i magazzini che avevano un accesso privilegiato verso l'esterno attraverso un passaggio seminascosto. Renton era stata piuttosto sorpresa di scoprire che quel passaggio era sempre esisto. Un posto dal quale, era estremamente facile tanto entrare quanto uscire da Hogsmeade senza il minimo disturbo. Pensa te quanto siamo stati idioti. Questo non l'avevamo mai trovato, nemmeno quando mettevamo in sicurezza Hogsmeade.
    « Benvenuti. » Asserì non appena prese a scendere le scale a chiocciola dove avrebbe già trovato i suoi primi tre dipendenti. Non erano gli unici; Renton aveva già assunto parte del personale necessario attraverso un'azienda che se ne occupava appositamente. L'annuncio che aveva fatto tramite Wiztagram serviva per attirare persone del posto, forse studenti, giovani che conoscessero in parte o nella sua totalità, la platea a cui si rivolgeva. I posti per cui si erano proposti le erano pressoché indifferenti. Il loro ruolo poteva dimostrarsi tanto decisivo quanto ingombrante, e questo stava a lei deciderlo. « In tanto grazie per la vostra candidatura. Il vostro entusiasmo è stato molto gradito. » Era strano. Tutta quella situazione era leggermente strana. Nonostante Renton si fosse abituata a un certo tipo di interazioni, quelli a cui si rivolgeva erano quasi suoi coetanei, motivo per cui, indipendentemente dal contesto da cui provenivano e le loro particolari storie personali, l'ex Corvonero si sarebbe rivolta loro con la stessa serietà e lo stesso grado di maturità con cui si sarebbe rivolta a qualcuno di molto più grande di loro. Qui stiamo volando in alto. E così dobbiamo comportarci. Nessuno di noi è più un ragazzino. Non che Renton lo sia mai stata.
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    « Per chi non mi conosce, io sono Renton; gestisco i Tre Manici dai tempi dell'occupazione e ho rilevato questa proprietà circa otto mesi fa. Non so se ci siete già stati, ma è molto diverso rispetto a prima. Ci tenevo a che prendesse nuova vita e si inserisse meglio nel nuovo contesto accademico che sta prendendo vita qui a Hogsmeade. » Nuova clientela, nuove frequentazioni. Ai professori universitari, le nuove menti del domani e i professionisti che di volta in volta verranno attirati dal polo accademico, non si può propinare un semplice night club. « Passiamo dritti al punto: non vi dirò cazzate. Io sono un ex escort ed ex ribelle. » E sono cose che rivendico. Senza remore. « Se qualcuno di voi ha problemi a lavorare con me alla luce di ciò, la porta sta da quella parte. » E dicendo ciò indica la scala a chiocciola alla sua destra. « Altrimenti da questo momento in poi io pretendo rispetto da voi, e voi dovete pretenderlo da me. Qui non siete degli schiavetti che spazzano per terra e camminano a testa china. » Non è ciò che voglio. Non è ciò che ho mai voluto sin da quando ho aiutato a dare il via alla ribellione. « Certo, non posso dire di fidarmi di voi, e voi non avete ragione di fidarvi ancora di me, ma è questo ciò che mi aspetto di costruire con i miei compagni di viaggio. Questo posto deve fruttare - tanti soldi. E se ho ragione, se le mie intuizioni sono corrette, frutterà a me, a voi e a tutta Hogsmeade, motivo per cui ho bisogno di spalle solide. » Detto ciò il suo discorso introduttivo si conclude. Quelle le poche premesse che si sente di fare. « Ora mi piacerebbe sapere quali sono le vostre esigenze e anche le prime impressioni.. cosa ne pensante di tutto quanto. Ma prima.. » E dicendo ciò avanza un passo e poi altri fino a superarli, dirigendosi verso il palco semicircolare, sopra al quale soggiace ancora un telo alla bell'e meglio. Afferra la propria bacchetta e scopre l'insegna del locale. « Benvenuti al Suspiria. »


     
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    « PermessooooPERMESSO!! SONO CAPOSCUOOOLA!! Largoooo, circolare!! » Un piccolo Bianconiglio affaccendato sfreccia per le stradine acciottolate di Hogsmeade, facendosi largo tra la massa di studenti del castello in libera uscita per il week-end. Corre a perdifiato, svolta un paio di angoli di strada senza fermarsi, rischiando di andare a sbattere con un paio di persone, con lo zaino pesante che gli rimbalza sulla schiena ad ogni falcata e il grande orologio della piazza di Hogsmeade che gli rintocca perentorio sulla sua testa. Corre più veloce. Non può proprio permettersi di arrivare in ritardo, non oggi. Quest'anno è l'anno della svolta, ma per davvero. L'ha detto a Otis quella mattina, mentre addentava un toast alla marmellata di zucca, con un'espressione più che convinta - sicuramente più dell'anno precedente, quando quelle parole erano dette tanto per dire, un po' così, senza avere dei piani seri a mente. Questa volta, invece, la musica cambia. Non solo è appena diventato Caposcuola, ma sarà perfino tra i protagonisti della riapertura della discoteca più in del villaggio - il Pandemonium. Solo il nome lo fa rabbrividire. Émile non c'è mai stato, perché sempre considerato troppo piccolo per frequentare quel luogo di perdizione e lussuria, ma la fama delle nottate folli del locale avevano raggiunto anche lui e i suoi amici, che ascoltavano le storie dei compagni più grandi pieni d'invidia e di curiosità. Ma adesso cambia la musica. « Ma lo fai che ha canviato geftione vero? » Gli ha ricordato un puntiglioso Otis, trangugiando i propri cereali al cioccolato. Émile, troppo emozionato di fronte al responso positivo della signora Blake, lo ha liquidato con un gesto noncurante della mano. « Ma sì, queste sono cose che fanno sempre! I locali vengono acquisiti e ceduti di continuo - che non lo sai? È così che l'economia gira. Sarà tutto uguale a prima, a stento gli cambieranno il nome. Devono mantenere il brand dopo tutto no? Comunque guarda il cellulare che appena posso ti mando una foto delle cubiste. »
    Sì, come no. Non appena Émile varca la soglia del locale, non può che guardarsi intorno confuso, mentre ancora cerca di combattere il fiatone. All'interno, un ragazzo che conosce solo di vista, ma a lui ben noto: Zeppelin Trambley, ex Caposcuola di Corvonero. Gli si avvicina timidamente. « Scusa, mi sa che mi sono perso. Mi sai dire dove sta il Pandemonium? Cioè, che poi non so se chiama più Pandemonium, ma quello è. Sono in super ritardo. » Una volta appurato che il posto che cercava era proprio quello, il Tassorosso aggrotta la fronte, gli occhi color nocciola che passano in rassegna l'intera sala in cui si ritrova: tavoli di legno in giro, petali di rose, e un vecchiume generale che di certo non si aspettava. « Però, è un po' diverso da come me l'immaginavo... » commenta, incapace di nascondere la nota di disappunto nella sua voce. Non ci sono nemmeno i cubi per le ballerine! Ma che razza di presa in giro è questa? « Uhm, vabbè... Comunque io sono Émile Carrow, Caposcuola Tassorosso. » Allunga la mano verso Zeppelin, in un certo qual modo onorato di presentarsi ad un ex collega. Chissà perché poi ha questa mania di presentarsi così, aggiungendo la propria carica al nome quasi fosse un epiteto o un'onorificenza particolare. Un po' come: James Stopford, Ufficiale dell'Impero Britannico; Émile Clyde Carrow, Caposcuola del Gran Castello di Hogwarts. Non suona male. Émile ride tra sé e sé, a quel pensiero sciocco, e poco dopo fa il suo ingresso nella Sala un'altra figura di sua conoscenza. « ALBUS! » Nutre una grande ammirazione nei confronti del ragazzo di Mun. Suo padre non fa che trovare occasione per parlargliene male, di lui e di tutta la sua famiglia, ma Émile non fa mai davvero caso a queste cose - lui sa solo quello che vede, e Albus è sempre stato uno di quelli più in gamba a scuola - almeno così diceva la gente. Gli si avvicina per salutarlo, con una specie di pacca sulla spalla che gli sembra un modo molto adulto per salutarsi. « Come stai? E come sta Mun? Stavo pensando... Qualche giorno magari posso venire a giocare un po' con Lily? Magari posso fargli da baby sitter se tu e Mun volete stare un po' da soli! E anche a tuo figlio... James, giusto? » Gli sorride, speranzoso. Émile sa perfettamente che il primogenito di Albus si chiama Jay, ma conoscere quel nome, così a comando, gli pare un po' troppo da stalker, quindi opta per una via di mezzo, così da sembrare interessato, sì, ma non troppo. Come i veri adulti.
    Quella conversazione viene interrotta quando la proprietaria del locale fa il proprio ingresso nella Sala. Émile si ammutolisce, non volendo dare alla donna nemmeno una ragione per buttarlo fuori così presto da quelle quattro mura - anche perché, conoscendosi, prima o poi una ragione gliela regalerà su un piatto d'argento. « Benvenuti. In tanto grazie per la vostra candidatura. Il vostro entusiasmo è stato molto gradito. Per chi non mi conosce, io sono Renton; gestisco i Tre Manici dai tempi dell'occupazione e ho rilevato questa proprietà circa otto mesi fa. Non so se ci siete già stati, ma è molto diverso rispetto a prima. Ci tenevo a che prendesse nuova vita e si inserisse meglio nel nuovo contesto accademico che sta prendendo vita qui a
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    Hogsmeade. »
    Ecco, lo sapevo. Adesso sarà tutta un'altra storia. Mannaggia a Otis. Ma quindi niente cubiste? Fa per alzare la mano, voglioso di soddisfare quella sua curiosità, ma la donna continua a parlare, e quindi la ritira immediatamente. « Passiamo dritti al punto: non vi dirò cazzate. Io sono un ex escort ed ex ribelle. Se qualcuno di voi ha problemi a lavorare con me alla luce di ciò, la porta sta da quella parte. Altrimenti da questo momento in poi io pretendo rispetto da voi, e voi dovete pretenderlo da me. » Okaaaay. Il giovane si perde la metà di quel discorso, troppo concentrato su una singola parola: escort. Che vuol dire? Dal tono che ha assunto la voce di Renton nel ricordare quel suo passato, sembra essere qualcosa di importante. Mentre la donna è di spalle, ben attento a non farsi notare, il giovane digita un rapido messaggio diretto al migliore amico, nella speranza che lui conosca quel termine. E se significa tipo che è un'ex cannibale? Cioè, sono successe anche cose strane durante il Lockdown, devo saperlo per capire se questa cosa mi crea problemi! « Ora mi piacerebbe sapere quali sono le vostre esigenze e anche le prime impressioni.. cosa ne pensante di tutto quanto. Ma prima.. Benvenuti al Suspiria. » Émile guarda il grande tendone rosso cadere sotto l'influsso della bacchetta di Renton, e rivelare il nuovo logo del locale.
    « Wow! » Il giovane Caposcuola è il primo a rompere il silenzio, mentre un gran sorriso si forma sulle sue labbra. « Mi piace! Suspiria! Come la band! La conoscete? » Si volta verso Albus, poi verso Zip, alla ricerca di consensi. « Dai, hanno fatto quella canzone famosissima... Nanananaà... nanananaà! Avete capito? No eh? » Esperimento fallimentare quello di provare a canticchiare la melodia di una canzone che non ricorda nemmeno poi tanto bene, ma è abbastanza sicuro che sia esistita (o esista ancora) una band musicale con quel nome. Cioè, al novanta percento. O forse settanta. Vabbè... « Comunque, buonasera signora Blake. La ringrazio per la calda accoglienza. » Le buone maniere prima di tutto. « Io sono Émile Carrow e mi sono proposto come cameriere per questo locale. In tutta onestà, pensavo che questo posto sarebbe stato un po' diverso... Immaginavo che le cose non sarebbero cambiate poi molto dalla discoteca che c'era prima. Questo posto mi sembra... Molto adulto, ecco. » O per meglio dire vecchio. I miei compagni di scuola mi prenderanno in giro fino a... sempre! « E anche molto elegante. È sicuramente diverso da tutto quello che c'è a Hogsmeade. Ho un dubbio, in ogni caso: lei richiede un certo tipo di abbigliamento per chi lavora ai tavoli? Tipo... Dovrò girare in giacca e camicia, cose così? » Giusto per capire quanto mi dovranno prendere in giro Otis e gli altri... « E poi: io so servire, ho fatto il cameriere in un localino sotto casa qualche estate fa, ma non è che sia particolarmente esperto... Soprattutto a prendere le ordinazioni, quelle un po' mi confondono. E questo posto è veramente gigantesco... Quello che voglio dire è: ci saranno altri ad aiutarci, vero? Cioè, non siamo soltanto noi tre a dover gestire questo posto? »
     
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    Il nuovo mondo è alle porte. Renton Blake ci ha messo anima e corpo per costruirlo, e se avesse avuto altre armi a disposizione, avrebbe incluso anche quelle. Adesso tocca soltanto al popolo: il locale, dal canto suo, è pronto a restituire l'antica magia e a fornirne di nuova. Reginald è ancora sbalordito di aver preso parte ad un progetto nel quale non era affatto scontato venisse incluso. Lui, con le sue birre artigianali che pensava avrebbero fatto il giro soltanto di casa sua e di quella della Wright, ballerina al 'Le Rouge et Noir', sua ottima amica nonostante la differenza d'età. Forse per fortuna, forse per una particolare combinazione astrale, Renton Blake le aveva assaggiate e si era convinta della loro qualità. E quindi eccolo qui, vestito di tutto punto, molto nervoso - troppo nervoso - ma altrettanto pronto a conoscere i candidati al servizio del Suspiria. Essendo stato rinnovato da testa a piedi, l'ex Pandemonium, era logico necessitasse di un nuovo nome. Quello, dunque, calzava a pennello. Sospiri di sollievo, sospiri d'amore, di tristezza, di preoccupazione, di gioia. Può essere tutto, il Suspiria. Tutto ciò che desideri.
    Lui stesso aveva tirato un sospiro, a lavori ultimati. Nuovo mondo, nuova vita, nuovo inizio. Non è mai facile per una persona fossilizzata nelle abitudini, come il primogenito Tiedemann, ma stare al passo coi tempi è diventato quasi un obbligo, per lui. Non può crogiolarsi sugli allori, piangere su fotografie del passato, camminare anziché correre. Deve, semplicemente, accettare. L'accettazione - di tutto - è uno dei primi passi che gli psicologi esortano tanto a fare, e c'è un fondo di ragione indiscutibile in questo consiglio. Per cominciare, il semplice fatto che se non ti rendi conto di un problema, non potrai mai agire nel modo corretto per risolverlo. Dunque, se un antiquato Reginald Tiedemann riesce ad accettare questo tipo di cambiamento, certamente radicale, ma allo stesso tempo in continuità con la realtà del passato, ci riusciranno senza dubbio anche i clienti. Le tradizioni sono il fondamento, ma di pari passo deve andare anche l'innovazione. E' questo il principio alla base del Suspiria. Ed anche alla base dell'ideologia di Reginald, che non facilmente si trova d'accordo con gli altri, dato il suo modo di pensare in bianco e nero - niente scale di grigio a modificare l'aspetto o la concezione di qualcosa. Una volta trovato un punto d'incontro, però, diventa un alleato fedele. «Benvenuti.», accoglie anche lui i ragazzi con un sorriso. E' pur sempre un padre, prima di tutto, e sa che i sorrisi non vanno mai risparmiati, nei limiti del possibile. Sa, inoltre, che per stabilire un rapporto è necessaria reciproca fiducia, e come la stessa Renton ha asserito, è ancora un fattore mancante, sul piano lavorativo, tra loro ed i nuovi arrivati. Non può che sottolineare il concetto, cercando allo stesso tempo di addolcirlo: «Non ho dubbi sul fatto che, imparando a conoscerci meglio, riusciremo a creare un ambiente lavorativo sereno. Io sono Reginald, mi occuperò della zona bar del Suspiria.», si presenta, una volta terminato il discorso di Renton ed atteso che i presenti metabolizzassero le preziose informazioni da lei fornite. Anche lui era d'accordo sul mettere tutto in chiaro. Patti chiari, amicizia lunga. «Per rispondere alle tue perplessità -», dice, rivolgendosi al giovane Carrow, «- penso che l'abbigliamento dipenderà dalla mansione svolta. Se dovessi effettivamente servire ai tavoli, vestirai come gli altri camerieri. E, sì, ovviamente sono già stati assunti altri dipendenti, la squadra è quasi al completo.», comunica, sorridendogli per rassicurarlo. Prova già simpatia per quel neo-Caposcuola, forse perché dà l'impressione di essere il bravo ragazzo che tutti vorrebbero come amico. Gli ricorda qualcuno... «Bene, sono state esaminate tutte le vostre candidature, e possiamo dire che in linea di massima sarete accontentati. Émile Carrow, ci fidiamo della tua...», non sa come definirla, poi afferma: «- esperienza nel servizio ai tavoli. Quindi vediamo un po' come te la cavi nei panni del cameriere. Con una raccomandazione. Che poi sarà anche la parte più importante del tuo lavoro: niente alcol sotto i diciassette anni. E' chiaro che, dato il ruolo di Caposcuola, tu conosca tutti gli studenti di Hogwarts. Quindi ti riterremo responsabile se dovessero eludere i controlli. Niente favoritismi...», lo informa, con un tono a metà tra il severo ed il comprensivo. Già se lo immagina spalle al muro quando verranno i suoi amici e chiederanno da bere. Riesce a capire quanto possa essere imbarazzante, per un ragazzino di quell'età, dir di no ai compagni di scuola, quando l'unica cosa che si vorrebbe è apparire fighi agli occhi dei coetanei. Nondimeno, deve essere certo che il piccolo Carrow non li prenda in giro, asserendo che sì, farà il bravo, non verserà il vino nei loro calici, per poi - di soppiatto - allungare boccali a sedicenni intraprendenti. «Veniamo a Zip Trambley.», legge il suo nome con difficoltà. Curioso. Ma non si spinge ad ipotizzare il perché di quella stranezza: mai giudicare dalle apparenze, giusto? Per quanto, a tutti gli effetti, quel nome si intoni perfettamente alla sua figura. E' anche lui curioso, con quello sguardo vispo e l'aria di chi ci sa fare. O meglio, l'aria di chi sa prendere per il culo così bene che neanche te ne accorgi, ritrovandoti a fare esattamente ciò che ti ha chiesto. Ma, appunto, bisogna trattare tutti i candidati allo stesso modo. E Reginald non è nemico di nessuno, a meno che non gli venga fatto un torto. Dunque, anche il curioso ragazzo merita la sua opportunità. «Puoi cominciare nel ruolo di croupier. Ci aspettiamo assoluta trasparenza da parte tua -», il che equivale a: non mettere in tasca ciò che non ti appartiene, «- nonché abilità nel gioco. La casa è sempre... avvantaggiata. Quindi contiamo di mantenere il vantaggio, per non dire: la casa vince sempre.
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    «Albus Potter.», scorge con lo sguardo il figlio del Prescelto - storia da sempre sulla bocca di tutti. Persino un Tiedemann fuori dai giochi ne è a conoscenza. Per cui non può che osservarlo con sincero interesse, chiedendosi cosa l'abbia spinto a fare domanda di lavoro al Suspiria. «Il palco è da quella parte.», scherza, come se fosse l'unico a vederlo ed avesse appena rivelato un'informazione top secret. «Ci chiedevamo, però, se potessi anche dare una mano agli addetti alla sicurezza del locale. Crediamo possa essere un compito adatto, visto il tuo corso di studi. Sicuramente tornerebbe utile.», asserisce, tornando serio. «Concludo dicendo che, a parte gli ultimi ritocchi, siamo pronti ad aprire. Potrete iniziare da subito.», termina, dando la parola a Renton ed ai ragazzi, mentre inizia a scribacchiare qualcosa sul taccuino. Un po' per smorzare l'ansia, un po' per darsi un tono. Di tanto in tanto, sbircia i loro volti per captare segnali d'ogni tipo.

     
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2 replies since 20/9/2019, 11:36   72 views
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