I said I had nothing to hide

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    Due tazze fumanti di cappuccino, un tavolo vuoto ed un libro di anatomia magica aperto sotto il naso, nulla di più. Jude se ne stava seduto, con il retro della matita ben stretto fra i denti mentre tentava di concentrarsi sulle righe di quel capitolo che proprio non riusciva a mandare giù. Sottolineava e cancellava, rileggeva, girava le pagine e tentava di ripetere a mente, ma qualcosa lo distraeva nel processo di memorizzazione. La mente viaggiava da tutt'altra parte, difatti di tanto in tanto alzava il capo e guardava la strada fuori dalla vetrata, altre volte invece controllava l'orologio da polso nascosto sotto la manica della felpa. Sirius era in ritardo di una manciata di minuti, come spesso accadeva, e seppur Jude fosse cosciente che quella fosse la normalità di sempre, quel giorno non riusciva proprio a starsene tranquillo. Si chiedeva perchè il ragazzo ci mettesse tanto a raggiungerlo e perchè non lo avesse avvisato del ritardo che stava facendo - anche se si trattasse davvero di un paio di minuti. Si umettò le labbra, nervoso, prendendo un sorso di cappuccino - che nemmeno gli piaceva - giusto per rilassarsi e non viaggiare con la fantasia. Temeva che potesse essere accaduto qualcosa, che magari Archer Prince dopo il loro incontro avesse vuotato il sacco e Sirius si fosse talmente tanto infuriato da non volerlo vedere mai più. Dopotutto Archie era il senior di Sirius, era fottutamente stronzo, cosa gli avrebbe potuto impedire di avvicinarsi al piccolo Potter solo per sussurrargli nell'orecchio: "l'ho succhiato al tuo ragazzo". Senza specificare il come ed il quando, nè perdendosi su dettagli relativi che avrebbero potuto indurre Sirius a ragionare e lasciar perdere. In fondo è accaduto anni fa, perchè prendersela adesso; ma Archer era tanto bravo ad omettere quanto a mentire, e poi sarebbe stata la sua parola contro quella di un bugiardo seriale con cui Sirius sapeva di essere fidanzato. E se poi ci avesse anche aggiunto il fantastico racconto di due sere prima? Quando Sirius era convinto che Jude fosse a casa? Non ci voleva un genio per dedurre che il piccolo Potter fosse all'oscuro dell' incontro. Benchè non era accaduto nulla di rilevante, Judah non aveva alcun potere di controllo su qualsiasi bugia Archer avesse potuto inventare solamente per ferirlo; dopotutto non era ancora riuscito ad inquadrarlo per bene, a capire di cosa fosse capace e fin dove si sarebbe spinto. Lo temeva. Tra un sospiro e l'altro, alla fine Judah riuscì a rilassare i muscoli quando il campanello della porta tintinnò e Sirius spuntò da dietro i vetri. Fortunatamente non era accaduto nessuno scenario apocalittico su cui aveva fantasticato fino a quel momento « Spero tu abbia un'ottima scusa » Mormorò, recuperando la maggior parte della pungente sicurezza che da sempre lo aveva contraddistinto. Arcuò le sopracciglia poco prima di alzare gli occhi dal libro di anatomia e chiuderlo in un soffice tonfo, poggiando le mani sulla copertina ed incrociando le dita fra loro « Ti ho preso un cappuccino, ma credo adesso si sia freddato» E con un cenno del capo indicò il bicchiere al proprio fianco, allargando le labbra in un breve sorriso. Non era arrabbiato, stranamente non era nemmeno infastidito del ritardo del piccolo Potter, anzi, Judah sembrava di gran lunga meno musone del solito. Beh, perchè in fondo prendersela per un ritardo? Stavolta si sentiva lui quello ad essere in difetto e proprio non voleva rischiare di non rigare dritto, come se già percepisse nell'aria di avere torto e non poter poi fare molto per migliorare la situazione, se non evitare di fare altri danni. Era stato lui a chiedergli di vedersi, quella stessa mattina, un po' perchè era da un bel po' che non trascorrevano del tempo assieme - ma parliamo di una settimana circa -, e poi il collegiale aveva un gran bisogno di assicurarsi di persona che Siri fosse davvero all'oscuro di tutto. Così come doveva essere e sarebbe dovuto rimanere. Sì, si sentiva paranoico, tanto da farsi venire il patema d'animo se Sirius non rispondeva ai suoi messaggi nel giro di cinque secondi o non gli inviava le emoticon. Era sicuramente più semplice decifrare il suo stato d'animo avendocelo davanti invece di dover combattere con dubbi esistenziali che sembravano trapanargli il cervello. Magari lui sa tutto e non me lo dice, magari ce l'ha con me e sta provando a superarla da solo, magari la prossima volta che mi vede mi lascia. Ma torniamo al suo ritardo. « Quanto ci metti la mattina da casa ad arrivare fin qui?» Perchè già ritardi normalmente, figurarsi la mattina quando sei mezzo addormentato ed hai lezione. Una domanda lasciata al caso giusto per fare conversazione, una domanda che portò Jude a stringersi fra le spalle « No, perchè volendo quando proprio vedi di non farcela in mezzo alla settimana potresti rimanere da me, Nate non farà storie se entri dalla finestra della camera e non ti fai vedere » e ridacchiò, alzandosi dal tavolo per tirare fuori qualche spiccio dalle tasche e volgere lo sguardo verso il bancone. « ...Sai, tipo quando hai da studiare o hai i corsi serali » continuò, inclinando appena il capo « Hanno messo i cornetti, vuoi che te ne prenda uno? Mh, meglio se ti riprendo anche il cappuccino, quello non berlo » E glielo tolse dalle mani, così premuroso come mai era stato prima di allora. Sorpassandolo, gli lasciò un bacio fra i capelli, sfiorandogli le spalle con le dita. Se si sentiva in colpa? Terribilmente, benchè non riuscisse proprio a capire che ciò che era passato, era passato e che Sirius non fosse così ingenuo da bersi la prima storia gli venisse raccontata in giro. Stupido com'era, probabilmente, ancora non aveva capito niente sul come andassero le cose fra di loro, tanto meno come funzionasse una relazione: Jude quando vedeva i problemi, non li affrontava, faceva semplicemente finta non esistessero pur di preservare la propria integrità. Risolveva le cose a modo suo, rimanendo cieco quando voleva far finta di nulla ed affrontando le cose solamente se ciò significava avere un tornaconto personale. Si allontanò, alla fine, mettendosi in fila per aspettare diligentemente il proprio turno - cosa che accadeva raramente senza prima lamentarsi di quanta gente ci fosse in fila, facendone una soap-opera infinita.
     
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    « Allora, per finire, una firmetta qui e una qua sotto. » Il contratto levitò dall'altra parte della scrivania e Sirius non dovette far altro che intingere nel calamaio la piuma d'ora e vergare il proprio nome. Sirius Cedric Potter e il gioco è fatto. Il neo collegiale riconsegnò con un grosso sorriso il foglio a Tony. Anthony Bagman era uno dei manager del Toyland e si era occupato di quel cucciolo di mago dalla prima volta che aveva messo piede nella nuova sala giochi di Hogsmeade, a inizio Settembre. Il suo curriculum prevedeva praticamente solo l'istruzione e aveva un estremo bisogno di essere rimpolpato: il diploma aveva segnato uno spartiacque tra il prima e il dopo. Nel prima, Siri riceveva una paghetta da Ginny ogni mese - quando la madre non decideva di sospenderla per motivazione X varia ed eventuale - ma nel dopo Sirius Potter era un maggiorenne iscritto al college e in cerca di una propria indipendenza. Forse la paghetta di mamma Ginny sarebbe stata ancora indispensabile ma un lavoretto part time era ciò di cui aveva bisogno per iniziare a farsi le ossa nel mondo. E quale miglior posto per un bambinone come Siri se non una sala giochi? Tony diede un'occhiata e annuì infine, sorridendo. « Beh, che dire, benvenuto nella famiglia Toyland, Siri! » Una delle prime politiche aziendali che gli era stata spiegata era il chiamarsi per nome, meglio ancora per nomignolo, per tenere saldo il team. Quel nuovo assunto, poi, aveva il nomignolo perfetto! Avrebbe fatto un mese di prova per poi passare ad un contratto a tempo determinato semestrale, in perfetta linea con il calendario accademico: era anche questa una politica aziendale, l'accortezza nei confronti della dipendenza studentesca, la quale cercava al Toyland un trampolino di lancio. Ecco perché i loro contratti part time avevano durata semestrale, per permettere ad uno studente di poter partire all'estero in programmi di scambio senza alcuna difficoltà lavorativa. Solo che poi perdi il lavoro, ma dettagli. « Per gli orari, tutti chiaro? » Potter annuì velocemente. « Venerdì, sabato e domenica dalle 18 fino a orario di chiusura! » il che non gli era sembrata una proposta così disdicevole. Avrebbe avuto tutta la settimana per frequentare le lezioni, studiare e stare un po' con Judah e gli amici e con le serate del fine settimana si sarebbe pagato almeno la metà delle tasse, la piccola quota d'affitto dello studentato e il sostentamento. Ma il suo obiettivo più grande era uno e uno solo: riuscire ad offrire una cena a JJ. Per più di un anno il ragazzo aveva tirato fuori il portafogli senza battere ciglio e sapeva quanto ci tenesse a pagare per entrambi, era a suo modo una forma d'affetto. O di superiorità, ma Sirius non ci aveva mai visto del marcio; mai, neanche una volta, Judah gli aveva rinfacciato neanche uno zellino che aveva speso per la coppia. Judah Carrow in fondo avrà pure una miriade di difetti, ma era sempre stato un gran signore sotto questo punto di vista. Ecco, offrirgli finalmente qualcosa o fargli un regalo decente per il compleanno avrebbe significato moltissimo per quella sua piccola paperella. Era una questione di principio, null'altro. Un altro modo per dimostrargli quanto profondo fosse il sentimento che provava per lui. Si strinsero la mano, da pari, come due adulti responsabili e il solo gesto riempì Siri di adrenalina. « Ci vediamo venerdì allora! Ti consiglio di venire una mezz'ora prima, così ti facciamo vedere gli spogliatoi, il tuo armadietto e un po' di cose. » Accettò senza obiettare.
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    In teoria era stato assunto come "addetto alla sala giochi", un titolo che voleva dire tutto e niente per indicare che avrebbe risistemato birilli e palle da bowling, rimesso a posto le scarpine, controllato che non mancassero stecche da biliardo o racchette da ping pong. Talvolta sarebbe potuto perfino capitare alla biglietteria, se qualche collega era in ferie. Insomma, una vera e propria avventura! Quando saltò a piè pari i tre scalini dell'entrata, si sbracciò per aria con un entusiasmo simile a quando aveva scoperto del proprio tirocinio, ma decuplicato. « SONO ADULTO! » ruggì di gioia nella strada deserta della mattina. « ....eeeee in ritardo. Cacchio. » perché l'appuntamento con Jude non se l'era scordato di certo! In primis perché era stato proprio il fidanzato a chiedergli di vedersi, il che equivaleva sempre ad una piccola vittoria personale per l'ex grifondoro. Un tempo neanche poi così lontano, essere invitato da lui in un luogo pubblico con tanta disinvoltura sarebbe stato impensabile. Meditò di mandargli un vocale ma optò invece per iniziare a correre a perdifiato lungo la strada in discesa, col rischio di inciampare nei propri piedi e ruzzolare giù come un sacco di patate. Ma, se lo sentiva nelle ossa, quella era una giornata da felix felicis, una giornata che per rovinarla bisogna mettercisi d'impegno! e caso volle che il ragazzino riuscì ad arrivare senza ginocchia sbucciate né jeans strappati alla caffetteria, dove individuò un faccino familiare tra una ripresa d'ossigeno e l'altra. « Spero tu abbia un'ottima scusa » Si grattò la nuca, con quel leggerissimo nervosismo benevolo che lo colpiva quando sapeva di essere in torto ma sì, posso spiegare! « S..sì! Umph.. che corsa.. sì che ce l'ho! » e si buttò a peso morto nella seggiola davanti a quella del fidanzato, che ingannando l'attesa aveva già iniziato a studiare. Non che Siri non fosse pronto anche a quell'evenienza! L'intero anno scorso passato ad osservare Judah gli aveva insegnato che è sempre meglio portarsi in borsa un manuale tanto per, e quel giorno si era portato "Dal manico alla punta: teoretica della magia e degli incantesimi", il libro di testo che avrebbe usato per preparare Incantesimologia I. Un malloppone di 800 pagine in cui l'autore si faceva le pippe parlando delle varie ipotesi sulle basi della magia. « Ti ho preso un cappuccino, ma credo adesso si sia freddato» Gli sorrise raggiante, alzando entrambi i pollici mentre il cuore ritornava a galoppare a velocità moderate. « Grazieee! Ne avevo proprio voglia, ho una fame... c'è già lo zucchero? » Decise di lasciare momentaneamente Incantesimologia nello zaino, buona buona dove stava, per afferrare con entrambe le mani il bicchierone di cappuccino formato Starbucks. Sì, in effetti era vagamente tiepido, ma dopotutto era Jude quello in orario! Non gli si poteva dire niente. Se lo sarebbe bevuto lo stesso, alla faccia degli invidiosi! Stava per tuffare il labbro superiore nella spuma del cappuccino, che certamente gli avrebbe lasciato un bel baffo bianco, quando la domanda a bruciapelo del ragazzo gli bloccò il bicchiere a mezz'aria. « Quanto ci metti la mattina da casa ad arrivare fin qui?» Socchiuse gli occhi, come sempre faceva quando cercava una risposta a mezz'aria. Beh, bella domanda... non ne ho la minima idea! « No, perchè volendo quando proprio vedi di non farcela in mezzo alla settimana potresti rimanere da me, Nate non farà storie se entri dalla finestra della camera e non ti fai vedere. Sai, tipo quando hai da studiare o hai i corsi serali. » Oh. Oh! Oooooooh! OH!!! Non ne avevano parlato prima, specie perché il tema "convivenza" portava con sé tutta una serie di altri temi che avrebbero messo ansia ad entrambi. Ma, diamine, quella era una dichiarazione bella e buona!! Nonché il coronamento di uno dei tanti sogni che Sirius aveva avuto nel corso dell'ultimo anno, quando disperatamente voleva uscire da Hogwarts per vivere a pieno la quotidianità insieme al suo fidanzato. Magari non lo avrebbero fatto nella stessa casa, non subito!, ma già qualche sera a settimana sarebbe stato sufficiente per iniziare. « Hanno messo i cornetti, vuoi che te ne prenda uno? Mh, meglio se ti riprendo anche il cappuccino, quello non berlo » Jude gli soffiò letteralmente il cappuccino di mano e, per contro, gli regalò un bacio tra i capelli. Semplice, dolce, tenero. Quel genere di cose con cui Judah aveva sempre avuto problemi e che come per magia erano sparite. Se questa non è una giornata fortunata, vuol dire che sto ancora dormendo! « Sì, al cioccolato!! » cinguettò visibilmente felice. Tutto stava andando esattamente come doveva andare: era felice, Judah sembrava felice, aveva ricevuto un alloggio allo studentato e perfino trovato un lavoro! Aveva con sé il manuale di Incantesimologia e tutto ruotava esattamente nella direzione giusta! Nell'attesa che l'aspirante medimago facesse ritorno, Sirius si impossessò del suo manuale di anatomia e prese a sfogliarlo, alternando espressioni confuse ad altre francamente schifate. Quando Judah tornò, gli indicò una figura che - a quanto recitava la didascalia - mostrava i ripiegamenti del peritoneo sull'utero. « Ma davvero siamo fatti così dentro?? Ma è splatter! » ma dovettero passare almeno dieci secondi prima che una lampadina si accendesse. « ....cioè, lo so che mezzo noi noi io e te non ce l'abbiamo l'utero e 'sto peperocoso non so neanche cosa sia ma vabbè hai capito GRAZIE DEL CORNEEEETTO!! » Per evitare ulteriori figuracce, addentò metà del dolce tutta in una volta, imbrattandosi le labbra di cioccolato che mandò giù con un generoso sorso di cappuccino bollente ultra ustionante. Mangiare, inoltre, aveva un secondo vantaggio: riempirsi la bocca per riordinare i pensieri. « Ho un sacco di cose da raccontarti Bu', un sacco di novità!! Da dove comincio? Mh... ah sì, dal dormire da te! Beh.. ecco, io da te ci vorrei venire a prescindere, cioè se per te va bene.. ma non avrò problemi di distanza perché.. ta-daaaa! » Con un paio di schiacciate di dita sullo smartphone, recuperò la mail che aveva ricevuto dall'Ufficio Alloggi. « Mi hanno preso alla casa dello studente!! Quindi.. mh, credo che sia quell'edificio rosso vicino agli uffici quelli dove porti le domande, tipo.. quindi non sono per niente lontano! » Non stava più nella pelle al pensiero di ritornare ad essere totalmente indipendente. « Ma ci pensi?? Finalmente saremo vicini e ci potremo vedere quando vogliamo.. cioè senza aspettare di beccarci durante i weekend o tu che sei a Londra e io a Godric's Hollow o tu a Cambridge e io a Inverness. Cioè, mezzo che stiamo nello stesso posto!! Potremo fare colazione insieme o prendere un caffè alle macchinette assieme o studiare insieme o.. mh mh insieme.. » e alzò allusivo entrambe le sopracciglia contemporaneamente. La vita sessuale era una componente importante di un rapporto tra due giovanissimi ragazzi, specie due giovanissimi ragazzi che avevano dovuto patire un minimo di distanza. E Sirius non aveva molta voglia di vedersela soffiare via tanto facilmente. « Però te lo dico, d'ora in poi il weekend sarò ufficialmente impegnato perché... sì, avevo davvero una scusa al ritardo!! E la scusa era un KoLlOqUiO dI lAvOrO! » Si frugò nella tasca dei jeans per estrarre una spilla-targhetta con una palla da bowling, due birilli, una grossa "T" e il nome Sirius. « Mi hanno preso al Toyland!!! Faccio venerdì, sabato e domenica dalle diciotto in poi! » Era evidente il trionfo sul viso di quel ragazzino che ogni minuto che passa pareva diventare sempre un po' più uomo. « Che dici?? Verrai a trovarmi?! » Sarai un po' felice per me?
     
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    Raggiante. Sirius Potter era entrato dentro la caffetteria ed aveva portato con sè tutto il sole che Hogsmeade non aveva più visto da dopo l'alluvione, a metà settembre. Era tranquillo, felice, cosa che non solo rallegrò Judah ma lo permeò di una serenità tale da distendergli tutti i muscoli del volto. Andava tutto bene, Archie aveva tenuto la bocca chiusa e sapeva con certezza che Siri non ce l'aveva con lui in alcun modo. Una consapevolezza che diede al collegiale la giusta carica per scacciare via i pensieri dalla testa, concentrandosi unicamente sul proprio fidanzato. Di ritorno al bancone con un altro cappuccino ed un cornetto, il ragazzo non distolse lo sguardo da Sirius nemmeno per un istante, chiedendosi quale fosse il motivo per cui sembrasse così su di giri « Ma davvero siamo fatti così dentro?? Ma è splatter! » Jude aggrottò le sopracciglia e curvò la testa, lasciandosi sfuggire un sonoro "aaahhhmmm" dalle labbra mentre tornava a sedersi davanti a lui. Non proprio Sirius, quello è l'utero. Già stava afferrando il libro per riaprirlo alla pagina che il ragazzo gli aveva mostrato, pronto a sciorinargli una noiosissima lezione sulle essenziali differenze anatomiche fra uomo e donna - che ti ha insegnato la Baldwin a scuola, boh -, ma Siri si salvò in calcio d'angolo, rendendosi conto della grande assurdità che gli era sfuggita di bocca. Poi, preciso e pignolo com'era Jude, non avrebbe mai tollerato di sorvolare un'affermazione totalmente inesatta come quella. « ....cioè, lo so che mezzo noi noi io e te non ce l'abbiamo l'utero e 'sto peperocoso non so neanche cosa sia ma vabbè hai capito GRAZIE DEL CORNEEEETTO!! » - « Ahhhhh, mbeh, anche se il pepercoso - p-e-r-i-t-o-n-e-o - ce lo abbiamo tutti...ma non l'utero e ripiegamenti sull' utero, questo no, te lo concedo » e lo guardò mangiare, riponendo il libro nello zaino che aveva appeso alla sedia. « Ho un sacco di cose da raccontarti Bu', un sacco di novità!! Da dove comincio? Mh... ah sì, dal dormire da te! Beh.. ecco, io da te ci vorrei venire a prescindere, cioè se per te va bene.. ma non avrò problemi di distanza perché.. ta-daaaa! » Ta-daaa, il ta-daaa più brutto nella storia dei ta-da. Il moro ci mise qualche istante a realizzare cosa Sirius gli stesse sventolando davanti agli occhi. Una mail. « Mi hanno preso alla casa dello studente!! Quindi.. mh, credo che sia quell'edificio rosso vicino agli uffici quelli dove porti le domande, tipo.. quindi non sono per niente lontano! » Cosa? La fronte di Jude si corrucciò mentre afferrava il telefono di Sirius per leggere meglio « non capisco, la richiesta andava fatta un sacco di mesi fa... » e tu non mi hai detto un cazzo di niente, come al solito. « ...quindi starai al campus, uo. » Sei ufficialmente cresciuto, complimenti. E non lo sapeva Jude se si sentisse più infastidito per l'ennesima omissione da parte di Sirius - dopo aver addirittura passato un'intera settimana assieme durante l'estate -, o più per il fatto che quell'indipendenza improvvisa avrebbe probabilmente incasinato ancor più le cose. Lo sapeva perfettamente il giovane Carrow, che non appena si va a vivere da soli si prende confidenza con una parte della propria personalità che non si sa nemmeno di possedere. E' il momento in cui davvero inizi a capire quello che vuoi, come lo vuoi, con chi vuoi. Si apre un altro mondo, un mondo completamente diverso da quello in cui si è stati immersi durante l'intera adolescenza, e si tende a lasciarsi alle spalle le cose che sai non essere per te. Judah stesso aveva cercato di crearsi una vita nuova fuori di casa, ed aveva deciso di farlo con Sirius, una persona che paradossalmente non avrebbe nemmeno mai guardato. Quando si vive fuori casa, si viene a contatto con realtà nuove, ed il più delle volte quelle realtà si rivelano essere perfette. JJ temeva che Sirius potesse svegliarsi dal suo torpore di ragazzino rimasto folgorato dal riccone represso per cercare altro, qualcosa di più adatto a lui. Già lo vedeva ai festini organizzati all'interno dei dormitori, a bere, fare conversazione ed inevitabilmente nuove esperienze. Perchè Sirius era un ragazzo di diciottanni che aveva avuto un solo ragazzo in vita sua, ed una sola ragazza. Sapeva così poco che era anche giusto che andasse a finire così. « Ma ci pensi?? Finalmente saremo vicini e ci potremo vedere quando vogliamo.. cioè senza aspettare di beccarci durante i weekend o tu che sei a Londra e io a Godric's Hollow o tu a Cambridge e io a Inverness. Cioè, mezzo che
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    stiamo nello stesso posto!! Potremo fare colazione insieme o prendere un caffè alle macchinette assieme o studiare insieme o.. mh mh insieme.. »
    Un sorriso amareggiato gli sfuggì dalle labbra mentre arrivava a tastarsi il filo di barba sotto al mento, visibilmente preoccupato. Il sesso tra di loro andava alla grande, ma non era sempre semplice farlo: l'appartamento di Jude era disponibile raramente, ed anche se avesse una stanza tutta sua, il giovane evitava di andare troppo oltre quando sapeva che Fitz e Nate erano in casa; a casa di Sirius era capitato svariate volte, ma anche lì si rischiava di incappare in situazioni imbarazzanti visto che c'era un via vai di persone; per un po' avevano usato la casa sfitta che Jude aveva ad Hogsmeade, ma anche quella era ormai andata, affittata a Zip e Peter...Le uniche alternative che rimanevano erano la macchina di JJ ed i luoghi improbabili in cui capitava che si lasciassero andare quando la tensione fra i loro corpi era davvero troppa. Ma davvero una camera al campus risolverà la cosa? Sicuramente si sarebbero potuti vedere di più, questo era certo, ma le camere al college erano piuttosto piccole ed ospitavano quasi sempre un'altra persona. Una persona quasi sempre invadente, territoriale ed appiccicosa - Sirius gli aveva fatto vedere fin troppi film sugli adolescenti americani per non saperlo. « Quindi avrai un coinquilino, già sai chi sia?...e poi, certo, il sesso - quello che ti capiterà di fare con qualcun altro quando sarai ubriaco - spero i letti siano abbastanza grandi per due persone » Judah aveva il vizio di partire prevenuto, ma si risparmiava un fatica enorme preparandosi ad una pessima notizia con largo anticipo. Si incazzava comunque alla fine, ah, ed era comunque violento; ma figuratevi cosa avrebbe mai potuto combinare senza un'accurata preparazione psicologica. Il tasto coinquilino lo spaventava particolarmente, perchè con la fortuna che aveva Jude, sicuramente si sarebbe trattato di una persona totalmente squilibrata in cerca di un compagno di cazzate da trascinarsi dietro durante le proprie follie. Avrebbe perso Sirius tassello dopo tassello, ma in fondo questo non era il momento adatto per pensarci « Quindi okei, almeno passeremo un sacco di tempo assieme... » - « Però te lo dico, d'ora in poi il weekend sarò ufficialmente impegnato perché... sì, avevo davvero una scusa al ritardo!! E la scusa era un KoLlOqUiO dI lAvOrO! Mi hanno preso al Toyland!!! Faccio venerdì, sabato e domenica dalle diciotto in poi! » Ed ecco il secondo strike: già aveva perso un tassello di Sirius in meno di dieci minuti. A quel punto Jude non riuscì proprio a nascondere una punta di totale e palesissimo dissenso mentre serrava le dita contro il bicchiere del proprio cappuccino. L'aria di dipendenza già gli aveva portato un lavoro che li avrebbe allontanati ulteriormente tre sere a settimana, proprio le tre sere che, secondo JJ, in assoluto avrebbero dovuto passare assieme. Durante la settimana non era poi così facile vedersi, soprattutto col tirocinio di mezzo. Ottima stracazzo di scelta, paperella; non avrebbe potuto fare semplicemente lo studente e trovarsi un lavoro estivo come tutti gli altri se proprio voleva farsi un gruzzoletto? Insomma, i Potter non piangevano miseria, e Jude s'impegnava davvero per fargli passare qualsiasi sfizio: per lui non era un problema. Sarebbe stato disposto a pagargli anche la retta scolastica se glielo avesse chiesto e si fosse lasciato aiutare. « Anche...anche un lavoro. Oggi sei una sorpresa dietro l'altra, davvero » Commentò senza un velo di entusiasmo, non riusciva proprio a gioire per quelle novità. « Toyland chiude tipo a l'una e mezza di notte nei giorni festivi, questo significa che tornerai stanco morto in stanza » e non perderai tempo con me. Il sabato mattina dormirai fino a mezzogiorno, e così anche la domenica. Poi ti sveglierai, studierai, e ti preparerai per tornare a lavoro oltre che per tornare a lezione il lunedì seguente. Sarai sempre più stanco, poco a poco, perchè l'università stanca già da sè, figurarsi con un lavoro. « Mi fa piacere che tu stia...cercando di trovare una tua dimensione, ma secondo me stai correndo troppo. Per quale motivo vuoi avere tutto subito? Secondo me per adesso non dovresti lavorare, hai il tirocinio e le lezioni, e poi è il primo anno, devi almeno un minimo ambientarti ed abituarti ai ritmi. » Tentò di farlo ragionare, umettandosi le labbra poco prima di iniziare a tamburellare le dita contro il tavolo prima di socchiudere gli occhi « Io studio, tu studi. Sinceramente, come pensi riusciremo a vederci di più se i fine settimana li passerai a lavorare? Non è che la vicinanza al college cambierà qualcosa fra di noi, anzi, probabilmente peggiorerà anche la situazione per come la vedo io » Perchè averebbe dovuto indorare la pillola e non dirgli come la pensava? Difatti la dolcezza di poco prima lasciò spazio all'assoluta schiettezza. « Mi chiedo perchè vengo a conoscenza di tutto questo solo adesso che hai preso le tue decisioni, Sirius. Ti conosco, so perfettamente che prima di fare una scelta smuovi mezzo mondo ed esponi i tuoi dubbi anche alle mosche. Come sempre però a me non hai detto niente - e non volevo partecipare al processo di scelta perchè dovessi imporre le mie idee, ma semplicemente perchè immagino che la maggior parte del tuo tempo libero tu voglia dedicarlo a me. E come fai a dedicarmi del tempo se ti sei giocato gli unici tre giorni a settimana in cui avremmo davvero potuto passare del tempo assieme? » Sicuramente a Price lo aveva detto, così come lo aveva detto ai suoi fratelli, a Fawn e chissà a chi altro. Ma non a Jude. « Okei, mi metto l'anima in pace, alzo le mani » Sbuffò infine, affondando i denti nel labbro inferiore, afferrando il cellulare dalla tasca semplicemente per scuotere il capo ed iniziare a giocare, quasi a fargli capire di aver totalmente perso interesse per l'argomento « Lavora, fai quello che ti pare. Se riuscirò verrò a trovarti, ma non ti assicuro niente, non vengo a perdere tempo dentro un inferno fatto di bambini e milf che li accompagnano. »


     
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    Conosceva il suo ragazzo abbastanza bene da sapere quando una notizia ricevuta gli piaceva oppure no. Se gli piaceva, non lo dava a vedere e faceva il vago per nascondere la propria approvazione, che infine sarebbe arrivata in maniera del tutto silenziosa. Ma quando non gli piaceva, non si faceva alcun problema a sparare a zero o ad usare il proprio formidabile concentrato di sarcasmo per demolire l'ostacolo. Perché questo erano le cose che non piacevano a Judah Carrow: ostacoli. Ostacoli a cosa, poi, Sirius proprio non lo sapeva. Ostacoli alla felicità? Per come la vedeva il piccolo Potter, era Judah stesso il proprio ostacolo alla sua felicità, lo era sempre stato. Siri dal canto suo ce la metteva tutta per togliere quei macigni dal cammino di Jude, per quanto ci riuscisse, ma per quanto avanzassero, per quanti ne facesse rotolare via, pareva che ne arrivassero il doppio a sbarrare loro la strada. Senza alcun preavviso, a volte senza neppure un senso. Come quella mattina, quando Sirius era arrivato alla caffetteria stracolmo di novità e buone intenzioni e Judah si era letteralmente irrigidito nel sentirle. Stava mettendo un altro ostacolo sul sentiero. « Quindi avrai un coinquilino, già sai chi sia?...e poi, certo, il sesso, spero i letti siano abbastanza grandi per due persone » Il grande sorriso sulle labbra di Sirius si smorzò appena, nell'avvertire il sarcasmo con cui Judah stava accantonando il sesso, come se fosse una cosina da nulla rispetto al vero problema. Fece spallucce: « Ah boh, non ne ho proprio idea! Non sono state fatte ancora le.. come si dice.. quando ti danno la camera, tipo! Non si sa ancora niente, so solo che sono "beneficiario", mi pare ci fosse scritto. » Fai finta di nulla Siri, non è niente. Lo sai come le prende le novità Budi, ha dei problemi coi cambiamenti. Poi, come vede che non c'è nessun pericolo, torna tranquillo. Eppure, ora era Sirius a non sentirsi più tranquillo: la sua giornata da felix felicis era stata improvvisamente incrinata e stava per subire un tracollo. Forse perché la questione della camera e di un possibile coinquilino si poteva anche accettare.. ma quando gli mostrò la targhetta di Toyland, Judah divenne un fiume in piena. E come tutti i fiumi in piena, fece danni. « Toyland chiude tipo a l'una e mezza di notte nei giorni festivi, questo significa che tornerai stanco morto in stanza » E allora? Quell'aspetto della faccenda Sirius non l'aveva neppure preso in considerazione, forse perché non c'era giorno in cui si sentisse veramente stanco - salvo quel brutto periodo passato esattamente un anno prima -, era sempre un vulcano di energie. Quando proprio non ce la faceva più, semplicemente collassava nel primo posto utile per schiacciare un pisolino, letteralmente senza alcun preavviso: capitolava e basta, ronfando allegramente come un ghiro. Ma se iniziava a bere caffè, diventare un vero e proprio tornado di iperattività. E gli studenti universitari bevono solo caffè, lo sanno tutti!! Dunque, non gli era passato neppure per l'anticamera del cervello che tre sole sere a settimana potessero minare il proprio equilibrio. Figurarsi l'equilibrio di coppia! « Mi fa piacere che tu stia...cercando di trovare una tua dimensione, ma secondo me stai correndo troppo. Per quale motivo vuoi avere tutto subito? Secondo me per adesso non dovresti lavorare, hai il tirocinio e le lezioni, e poi è il primo anno, devi almeno un minimo ambientarti ed abituarti ai ritmi. » Corrucciò il faccino, confuso. Perché mai non avrebbe dovuto lavorare? Era esattamente quello che facevano gli adulti da che mondo è mondo! Lavorano, portano i soldi a casa e così possono tirare a campare fino allo stipendio successivo. « Jude, è un part time in una sala giochi.. cioè, non è che mo' sto andando in miniera.. » provò a mormorare, senza troppa enfasi. Il sorriso di pochi minuti prima era definitivamente sparito. L'aveva capito dalle dita di Judah che pestavano nervosamente il legno del tavolo, che non sarebbe finita così. « Io studio, tu studi. Sinceramente, come pensi riusciremo a vederci di più se i fine settimana li passerai a lavorare? Non è che la vicinanza al college cambierà qualcosa fra di noi, anzi, probabilmente peggiorerà anche la situazione per come la vedo io » Peggiorerà la situazione? Serio? « Abiteremo tipo a dieci minuti a piedi, proprio letteralmente. Ma serio? » Sì, Judah era serissimo e non aveva nemmeno lanciato tutte le sue palle curve. « Mi chiedo perchè vengo a conoscenza di tutto questo solo adesso che hai preso le tue decisioni, Sirius. Ti conosco, so perfettamente che prima di fare una scelta smuovi mezzo mondo ed esponi i tuoi dubbi anche alle mosche. Come sempre però a me non hai detto niente - e non volevo partecipare al processo di scelta perchè dovessi imporre le mie idee, ma semplicemente perchè immagino che la maggior parte del tuo tempo libero tu voglia dedicarlo a me. E come fai a dedicarmi del tempo se ti sei giocato gli unici tre giorni a settimana in cui avremmo davvero potuto passare del tempo assieme? » Serrò le labbra, che divennero una uniforme linea dritta. Le dita avevano iniziato a stringere i jeans, mentre sentiva una confusa rabbia montargli nel petto: era la rabbia che sentiva sempre quando sapeva in cuor suo di essere accusato ingiustamente. Se aveva parlato ad anima viva dei propri progetti? No, neanche ad uno dei suoi affetti: perfino Albus era venuto a conoscenza del suo lavoretto a decisione presa. Era stata una scelta precisa, un'imposizione che Sirius aveva fatto a sé stesso. Non potrò mai maturare se ogni volta faccio i sondaggi e guardo quanto alle persone intorno a me le mie scelte piacciano! Aveva voluto agire da solo e l'aveva fatto, tenendo bene a mente che la propria priorità voleva essere il rapporto con Judah. Aveva scelto lo studentato per Judah, per essergli il più vicino possibile, per non dover viaggiare e non dover sacrificare neanche un giorno; aveva scelto quel lavoro per Judah, per dover sacrificare solo tre sere a settimana invece che quattro o cinque come molti altri lavoretti. Se avesse fatto il cameriere, probabilmente l'avrebbero fatto lavorare tutte le sere! Gli orari del Toyland invece gli erano parsi perfetti, fino a prova contraria. Non si aspettava che questa prova gliela fornisse proprio Judah. « Okei, mi metto l'anima in pace, alzo le mani. Lavora, fai quello che ti pare. Se riuscirò verrò a trovarti, ma non ti assicuro niente, non vengo a perdere tempo dentro un inferno fatto di bambini e milf che li accompagnano. » Le guance di Sirius avvamparono, ancor più quando il fidanzato iniziò a giocherellare col cellulare come faceva sempre quando voleva chiudere un argomento con sdegno. Siri però l'argomento non lo voleva chiudere affatto; se non si fosse sforzato così tanto, avrebbe sentito gli occhi farsi lucidi dalla rabbia. « Non ci riesci proprio ad essere felice per me, vero? Piuttosto mi fai sentire una merda.. ma felice mai. » Teneva lo sguardo basso, alle mani che stringevano i jeans all'altezza delle ginocchia tanto forte da farsi venire le nocche bianche. « E lo studentato non va bene, e il lavoro non va bene.. » Non va mai bene niente di quello che faccio. Vado bene solo quando faccio la bella statuina che accetta i regali e le vacanze. Provava a tenere il tono di voce il più basso possibile, per non dare spettacolo nel bel mezzo del locale. Il risultato era una voce rotta e strozzata dall'emozione. « Cosa avrei dovuto fare? Svegliarmi a Godric's Hollow alle cinque del mattino per prendere il Nottetempo ed essere qui alle otto a lezione? O magari diventare coinquilino tuo e di Nate.. ah no, nessuno mi ha invitato. Allora magari stare nella tua casa qui a Hogsmeade! ...ah no, l'hai affittata. Senza dirmi niente. Visto? Neanche tu mi dici sempre tutto o pensi sempre a me. » Non gliene aveva mai fatto una colpa, fino a quel momento. « Io non ho soldi, ok? La mia famiglia sta bene ma io non ho soldi. E' così che funziona a casa mia: quando esci di casa, ti guadagni da vivere.. perché è quello che fa la gente normale. Io sono gente normale Judah, mettitelo in testa. James ha lavorato, Albus lavora, Olympia non so che cavolo faccia nella vita ma io lavorerò, perché è quello che voglio fare, fattelo andare bene! » Era talmente arrabbiato che, come sempre succedeva, il suo lato più arrogante e maleducato veniva a galla. Il suo lato adolescente. « Invece tu problemi di soldi non ne hai.. ma hai comunque aspettato zero secondi prima di affittare l'unica casa libera che avevi al tuo amichetto. » Invece che a me. Non che volessi un tuo ennesimo regalo, ma non voglio neanche le tue critiche. Fiondò una mano dentro la tasca esterna dello zaino e tirò fuori il portafogli, per cacciare sul tavolo una manciata di Falci. « Gli spicci per 'sto cappuccino però li ho, questo non me lo faccio offrire. E comunque era amaro. » Si alzò bruscamente, strisciando la sedia talmente forte da far voltare qualche altro cliente. Si cacciò la borsa su una spalla e mollò Judah là, a giocare al suo cellulare da solo. Fai quello che ti pare.
     
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    Era davvero così difficile capire il suo punto di vista? Jude credeva proprio di no, non era difficile. Era scontato come l'acqua calda che Sirius Potter, semmai avesse davvero lavorato, avrebbe anteposto a Jude altre priorità. Priorità d'adulto. Prima un lavoro, e poi? Quale sarebbe stato il prossimo passo? « Non ci riesci proprio ad essere felice per me, vero? Piuttosto mi fai sentire una merda.. ma felice mai. » La risposta ferita di Sirius fu sufficiente a congelare tutto il locale attorno a Jude, a ghiacciare i caffè e cristallizzare i clienti come belle statuine mentre l'ex serpeverde tentava di incassare quell'accusa. Perche di un'accusa si trattava. Piuttosto mi fai sentire una merda, ma felice mai. Ciò presupponeva ci fossero dei pregressi e quel particolare episodio non fosse un fenomeno isolato. « Sei proprio fuori strada » Biascicò offeso mentre tirava su gli occhi dal cellulare, non hai capito un cazzo. « ...ed oltretutto adesso viene fuori che mino alla tua felicità, benissimo. » Quindi non ti rendo felice, perfetto. Con la mandibola serrata Jude posò il cellulare sul tavolino, diventando ancora più adirato mentre ascoltava il fidanzato che sembrava essere diventato un fiume in piena « Cosa avrei dovuto fare? Svegliarmi a Godric's Hollow alle cinque del mattino per prendere il Nottetempo ed essere qui alle otto a lezione? O magari diventare coinquilino tuo e di Nate.. ah no, nessuno mi ha invitato. Allora magari stare nella tua casa qui a Hogsmeade! ...ah no, l'hai affittata. Senza dirmi niente. Visto? Neanche tu mi dici sempre tutto o pensi sempre a me. Io non ho soldi, ok? La mia famiglia sta bene ma io non ho soldi. E' così che funziona a casa mia: quando esci di casa, ti guadagni da vivere.. perché è quello che fa la gente normale. Io sono gente normale Judah, mettitelo in testa. James ha lavorato, Albus lavora, Olympia non so che cavolo faccia nella vita ma io lavorerò, perché è quello che voglio fare, fattelo andare bene! » Quello per i soldi, era un problema che Jude non si era mai posto. Era vero, aveva affittato casa a Zip ma solamente perchè gli aveva chiesto un posto dove stare, cosa che sicuramente Sirius non aveva fatto. Non gli aveva chiesto nulla. Il succo di tutto il discorso, era che Sirius pretendeva che Jude gli leggesse nella mente, quando era palese non potesse farlo perchè conosceva a malapena i suoi bisogni, figurarsi se sapeva riconoscere quali fossero quelli di chi aveva attorno, per quanto bene gli volesse. Ed incassò, perchè ad aver fatto una buona azione, come quella di affittare casa ad un amico, ci aveva rimesso. Così come ci aveva rimesso a non fare problemi per nulla che concerneva il denaro, e Sirius lo sapeva perfettamente. Sapeva anche perfettamente che Jude si sarebbe tagliato un braccio o entrambe le braccia se solo lui avesse aperto bocca. Avevano passato dieci giorni in vacanza, insieme, ed il piccolo Potter non aveva dovuto sborsare niente se non i soldi per il piccolo souvenir preso alla madre - comprato di nascosto da Jude, altrimenti avrebbe offerto lui. Neanche a dire che glielo avesse mai fatto pesare, che avesse fatto battute fuori luogo o si fosse lamentato per le troppe richieste. Mai. Ed adesso si sentiva come se lo avesse sempre fatto. « Invece tu problemi di soldi non ne hai.. ma hai comunque aspettato zero secondi prima di affittare l'unica casa libera che avevi al tuo amichetto. » Jude divenne così piccolo che sarebbe sparito in uno schiocco, se avesse potuto. Ormai un paio di clienti li guardavano e, soprattutto, guardavano Jude mentre Sirius gli inveiva contro con rimproveri che se presi fuori contesto apparivano atroci. Era lui, Jude quello a non essere normale, perchè non lavorava, perchè Sirius gli aveva implicitamente detto che non aveva mai fatto un cazzo nella vita ed eppure aveva affittato una casa, la loro casa, che li aveva accolti e protetti durante il lockdown. Il cuore gli si strinse in un pugno: anche il fidanzato lo vedeva come un fallito; e se lo vedeva addirittura un animo come quello di Sirius, allora probabilmente era davvero così. Jude era quello che, oltretutto, a detta di Potter, tendeva sempre a mortificare Sirius e mai a renderlo felice. Allora aveva passato due anni d'inferno, era questo che gli stava dicendo? Che voleva essere una persona normale e felice, ma che vicino a lui non lo fosse, perchè Jude era incapace, stronzo ed anche lui ometteva le cose. Ma come l'avrebbe potuto dire, a Sirius, dell'affitto quando non gli avrebbe potuto spiegare che i soldi che riceveva non li avrebbe toccati? Come gli avrebbe detto adesso, dove avrebbe trovato il coraggio di rivelargli che quei soldi sarebbero andati a finire in un fondo che aveva creato appositamente per Sirius? Già, ta-daaan, sorpresa! Stava solamente aspettando il momento giusto per confessarglielo, ma adesso che sapeva davvero come stavano le cose, che Sirius non voleva questo, l'argomento l'avrebbe tenuto per sè. Quale cazzo di bastardo, dopotutto, tratta così il proprio fidanzato addirittura da creargli un fondo? Allora in due anni non erano riusciti a fare progressi, anzi, Jude non era riuscito a farne. Non era migliorato, tantomeno era in grado di gratificare Sirius così come pensava di riuscire a fare. E guarda quante cose saltano fuori se si parte dal nulla. Il gesto conclusivo di Sirius, poi, lo spiazzò completamente. Le falci tintinnarono sotto al suo naso mentre il fidanzato trascinava la sedia e trottava fuori, infuriato « Gli spicci per 'sto cappuccino però li ho, questo non me lo faccio offrire. E comunque era amaro. » Stavolta non tenne il tono di voce basso, tanto che una ragazza alle loro spalle ridacchiò e commentò con l'amica al proprio fianco, con un'alzata di sopracciglia « Uao, davvero è così disperato da attaccarsi a due falci? » Perchè sembrava proprio questo, che Jude avesse sarcasticamente sottolineato che però pago sempre io. Il fiato gli si condensò fra le narici e solamente in un secondo momento scelse di alzarsi in piedi, afferrando le due falci dal tavolino per seguire Sirius e spostare la discussione fuori dal locale, benchè non sapesse davvero cosa dire se non dare voce alla propria rabbia che scalpitava sotto pelle. « Riprenditi questi stracazzo di soldi » Sbottò, fermandolo per un polso e, a forza, ficcandogli la mano dentro la tasca. « Vuoi essere una persona normale? Benissimo, fai quello che vuoi e soprattutto, sai cosa, evita almeno di fingere con chi secondo te non è normale. Perchè Albus lavora, Olympia lavora, James lavora...tutte le persone intorno a te lavorano ma l'unico che non fa un cazzo per guadagnarsi quello che ha sono io. Perchè sono addirittura così stronzo che oltre a non fare niente, mi metto anche nella posizione di far pesare agli altri il fatto che io mi possa permettere di fare quello che voglio » Si morse l'interno di una guancia, indietreggiando di qualche passo prima di allargare le braccia « Vaffanculo. Vaffanculo perchè io non volevo importi niente, vaffanculo perchè stavo pensando a noi due e vaffanculo perchè credevo di renderti felice quando invece non è così. Vaffanculo.» Lo osservò, ferito, rimanendo in silenzio per interminabili secondi per poi scuotere il capo con il più palese disappunto. « Tu devi parlarmi, Cristo. Tu le cose devi dirmele, come pretendi che io riesca a...capire quello che cerchi, a capire quello che vuoi se non mi parli? Non mi hai detto un cazzo del nottetempo, non mi hai detto che ti serviva un posto dove stare e che tantomeno ne stavi cercando uno. Per - per me è già difficile così, è difficile. E' difficile avere una relazione senza fare danni, cercando di non farti mancare niente. E' difficile. » E sospirò tirando giù lo zaino dalla palla per farlo cadere a terra « E lo sai a cosa mi porta a pensare tutto questo? Il fatto che tu non mi abbia detto nulla e che te la sia presa così solamente perchè mi sono permesso di fare un appunto? Che probabilmente quella di tenerti impegnato, di scegliere un appartamento al college sia stata una mossa formidabile pur di evadere da un'eventuale convivenza o...non lo so, dal troppo tempo passato assieme » E no, non era un visionario, aveva semplicemente eseguito una addizione aritmetica. 2+2. Perchè fondamentalmente Jude non aveva detto niente di più se non secondo me in questo modo passeremo molto meno tempo assieme. Se Sirius voleva lavorare, poteva farlo. Se voleva abitare altrove, poteva farlo. Ma tutto questo non presupponeva che Jude dovesse necessariamente condividere le sue scelte. E poi lo sapeva, il piccolo Potter, quanto il collegiale prendesse male i cambiamenti. Però, pensandoci bene era vero, una convivenza in realtà non gliel'avrebbe mai proposta. Non era ancora pronto, ma sicuramente casa a Zip non l'avrebbe data « Lasciati spiegare come funziona il campus » ed alzò il palmo di una mano, iniziando a contare sulle dita « Festini, persone che hanno voglia di fare esperienze. Arrapati seriali. E no, il mio non è uno stracazzo di discorso sulla gelosia - ti sto solo dicendo che ciò che vorranno fare gli altri, lo vorrai fare anche tu. E qui non c'entra niente la fiducia o la lealtà: non hai nemmeno vent'anni, come pensi di poter...scappare da una cosa che è così chiaramente naturale? » Alla fine svuotò il sacco, concentrandosi su ciò che temeva « Hai una vaga idea di cosa significhi crescere? Visto che hai tanta fretta di farlo, riesci a capire cosa significhi diventare indipendente?» Significa perdermi. « Cambierai tu, cambierà il tuo modo di pensare, cambierà tutto. Tutto. quanto. Sai come sono cambiato io quando sono diventato indipendente? Ho cercato te. Ho deciso di stare con te. E credi che sarebbe stato lo stesso se fossi rimasto a casa con mia madre o, non lo so, se avessi continuato ad essere ciò che ero? Rispondo io per te: no.» Questo significava che nel giro di un mese Sirius si sarebbe dimenticato di lui e lo avrebbe forse addirittura sostituito con una persona che magari non ce la metteva tutta per farlo sentire una merda. « L'errore che fai è credere che la nostra relazione sia intoccabile. Non lo so, forse è perchè credi che avendo una nipote in comune, una famiglia in comune, questo ci esoneri dai cambiamenti. Ma non è così, e visto che non è così, permettimi di essere preoccupato e di non essere d'accordo con le tue scelte. Tanto mi passerà, come mi è sempre passato tutto, no?»

     
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    Marciava come un soldatino giù per la strada secondaria fuori dalla caffetteria, Sirius, con le orecchie che parevano due pomodori scottati. Era furibondo, deluso, contrariato, ferito e mille altri aggettivi che avevano a che fare con la completa distruzione della sua mattinata fortunata. Marciava e non sapeva neppure per dove. Tornare a casa? Sì, ma quale casa? Le assegnazioni allo studentato sarebbero iniziate solo il lunedì successivo. A Godric's Hollow non c'era nessuno, i suoi erano entrambi a lavoro e se lo sentiva nelle ossa di aver dimenticato le chiavi di casa - come sempre succedeva quando usciva di corsa, come quella mattina, troppo impegnato con il colloquio di lavoro. A Inverness non ci avrebbe messo piede a prescindere, il clima con Albus non era più teso ma neppure così pacifico. Hugo si era trasferito a Londra, Tommy stava nella sua stessa situazione e di cercare Fawn non ne aveva la minima intenzione. James, poi, non sapeva proprio dove cercarlo: a Grimmauld Place? O era in uno di quei ritiri sportivi di inizio campionato per allenarsi? Mi sa che prendo il Nottetempo e me ne vado alla Tana direttamente. E ci resto fino al duemilevedremo. A sto giro non voglio vedere nessuno. Ma qualcuno lo dovette vedere volente o nolente, prima ancora di capire che il pesante scalpiccio alle spalle era diretto verso di lui. La presa forte di Judah lo costrinse a voltarsi, preso alla sprovvista tanto che aveva rischiato di inciampare. « Riprenditi questi stracazzo di soldi » Glieli aveva cacciati in tasca a forza, di fatto rifocillando la rabbia che sentiva dentro. Cioè, sei riuscito a pagare tu pure stavolta?! Ma io non ci credo! « Vuoi essere una persona normale? Benissimo, fai quello che vuoi e soprattutto, sai cosa, evita almeno di fingere con chi secondo te non è normale. Perchè Albus lavora, Olympia lavora, James lavora...tutte le persone intorno a te lavorano ma l'unico che non fa un cazzo per guadagnarsi quello che ha sono io. Perchè sono addirittura così stronzo che oltre a non fare niente, mi metto anche nella posizione di far pesare agli altri il fatto che io mi possa permettere di fare quello che voglio. » E, come al solito, Sirius si ritrovò a cadere dal pero e a battere pesantemente il sedere per terra. Gli lanciò un'espressione confusa, perché proprio non capiva cosa c'entrasse ora una recriminazione simile con quello che gli aveva detto. « Ma chi ti ha detto niente!! Per me puoi pure stare tutto il giorno a cancellare le strisce delle zebre per farle diventare unicorni, che a me sta bene uguale! Non vengo a polemizzare su quello che fai, io!! » Era proprio questo il punto: non aveva voluto rinfacciargli la propria mancanza di denaro né sottointendere che i ricchi fossero in realtà dei rettiliani venuti a conquistare il nostro pianeta, un posto dirigenziale alla volta! Ma, di fatto, era proprio ciò che aveva fatto. Nel suo vomitare controaccuse come sorta di difesa, gli aveva involontariamente dato dell'anormale. Del diverso, del distante; proprio lui!, che si era impegnato anima e corpo per annullare qualunque differenza e distanza vi fosse tra di loro. Non un Potter né un Carrow. Solo Siri e Jude. In un solo minuto aveva gettato alle ortiche due anni di impegno costante e neppure se n'era reso conto, tanta era stata la foga del momento. Tanto si era sentito vittima, ed era passato nel torto.
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    « Vaffanculo. Vaffanculo perchè io non volevo importi niente, vaffanculo perchè stavo pensando a noi due e vaffanculo perchè credevo di renderti felice quando invece non è così. Vaffanculo.» Iniziò a rendersene conto quando finalmente sentì una fitta allo stomaco non causata dalla rabbia, bensì dalla consapevolezza. Judah aveva capito che Sirius non era felice, fatto completamente lontano dalla realtà. Diamine, ce l'ho a morte con la mia migliore amica perché mi ha mentito! Questo non potrei mai fingerlo. Oggi era una giornata da felix felicis perché tutto era perfetto.. compreso te. Soprattutto te. L'intero suo corpo smise visibilmente di essere rigido e sulla difensiva, mentre la testolina calava sul petto. Le guance erano rosse, sì, ma di vergogna. Che cazzo ho detto? « Io... io non... » Non intendevi, vero Sirius? Non intendevi dire quel che hai detto, non intendevi ferirlo. Ma forse, sotto sotto, un po' sì. Perché vuoi giocare a fare il grande ma dentro sei ancora un bambino, e i bambini quando viene fatto loro del male vogliono farne a loro volta. Ecco cosa sei, un bambinone infantile e capriccioso che vuole andare a fare la spesa da solo ma non sapeva conservarsi la paghetta fino a due mesi fa. « Tu devi parlarmi, Cristo. Tu le cose devi dirmele, come pretendi che io riesca a...capire quello che cerchi, a capire quello che vuoi se non mi parli? Non mi hai detto un cazzo del nottetempo, non mi hai detto che ti serviva un posto dove stare e che tantomeno ne stavi cercando uno. Per - per me è già difficile così, è difficile. E' difficile avere una relazione senza fare danni, cercando di non farti mancare niente. E' difficile. » Era il tallone d'Achille della loro relazione, la comunicazione. Entrambi parlavano moltissimo e si confidavano l'un l'altro.. finché arrivavano ad un punto in cui cose veramente importanti andavano dette ma restavano sulla punta della lingua. Questo creava continui malintesi, cui poi seguivano frecciatine e litigate più o meno violente. Quella mattina, semplicemente, il vaso si era finito di riempire e il contenuto era traboccato. Sirius, suo malgrado, era esploso. « E lo sai a cosa mi porta a pensare tutto questo? Il fatto che tu non mi abbia detto nulla e che te la sia presa così solamente perchè mi sono permesso di fare un appunto? Che probabilmente quella di tenerti impegnato, di scegliere un appartamento al college sia stata una mossa formidabile pur di evadere da un'eventuale convivenza o...non lo so, dal troppo tempo passato assieme » La testa di Siri scattò in alto, la bolla aperta di fronte a quelle parole. Come aveva potuto Jude arrivare a pensare una cosa simile? Semplice, ha tratto delle conclusioni. « Non è così!!! » provò a protestare, avvicinandosi al ragazzo. Come suo solito, avrebbe voluto ricercare un contatto fisico tale da infondere ad entrambi una sicurezza. Ma la mano di JJ lo bloccò a metà strada. « Lasciati spiegare come funziona il campus. Festini, persone che hanno voglia di fare esperienze. Arrapati seriali. E no, il mio non è uno stracazzo di discorso sulla gelosia - ti sto solo dicendo che ciò che vorranno fare gli altri, lo vorrai fare anche tu. E qui non c'entra niente la fiducia o la lealtà: non hai nemmeno vent'anni, come pensi di poter...scappare da una cosa che è così chiaramente naturale? » Sì, tutto questo lo sapeva già: aveva vissuto letteralmente circondato da persone che il College lo avevano vissuto prima di lui. Non solo Judah, ma pressoché tutto il resto della sua famiglia. Sapeva che quel nuovo percorso non avrebbe previsto solo lezioni e tirocini, anzi era elettrizzato all'idea di scoprire come fossero le tanto famigerate feste degli universitari! Ma una cosa non aveva mai messo in conto: gli arrapati seriali. Mai, neanche una volta. Perché avrebbe dovuto? A Sirius non interessava fare quel tipo di esperienza di cui Judah parlava e, con molta probabilità, non sarebbe stato adocchiato da nessuno. E anche se fosse, li allontanerei! Non c'è alcol che tenga!! Inoltre, c'era un altro punto: « Così sembra però che al College ci stia solo io.. l'anno scorso non era così anche per te? Eppure hai vissuto qui.. » replicò mogio. Mi stai dicendo queste cose... perché sei il primo ad esserci cascato? E' per dirmi che, mentre me ne stavo a Hogwarts, sono diventato più cervo del Patronus di mio padre? In fondo era la soluzione più semplice a cui pensare. Nella testa di Judah tuttavia frullava un concetto molto, molto più profondo. « Hai una vaga idea di cosa significhi crescere? Visto che hai tanta fretta di farlo, riesci a capire cosa significhi diventare indipendente?» Significa vivere! « Cambierai tu, cambierà il tuo modo di pensare, cambierà tutto. Tutto. quanto. Sai come sono cambiato io quando sono diventato indipendente? Ho cercato te. Ho deciso di stare con te. E credi che sarebbe stato lo stesso se fossi rimasto a casa con mia madre o, non lo so, se avessi continuato ad essere ciò che ero? Rispondo io per te: no.» Una confessione simile ebbe lo stesso effetto di un pugno ben assestato nello stomaco. Perché era vero, almeno dal punto di vista di Judah: se fosse rimasto a casa, se avesse vissuto col paraocchi del classismo e dell'omofobia, a quest'ora lui sarebbe a braccetto di una qualche ricca ereditiera e Siri single disperato, a giocare a Dungeons and Dragons con Tommy e qualche altro nerd. O magari non avrei neppure esplorato certi lati di me. Sarei finito pure io con una ragazza.. senza capire cosa volessi davvero. Aveva avuto bisogno di Judah per arrivarci, di ogni parte di lui, perfino delle più negative. Aveva avuto bisogno di prendersi cura di lui dove che Albus l'aveva martoriato, aveva avuto bisogno di essere raggirato e preso in giro. Solo per capire che, nonostante tutto, sentiva un trasporto nei confronti di quel rampollo ricco, viziato e violento. Era chimica, fisica e dieci altre discipline scientifiche tutte fuse insieme, per creare qualcosa di inconcepibile a menti esterne. « L'errore che fai è credere che la nostra relazione sia intoccabile. Non lo so, forse è perchè credi che avendo una nipote in comune, una famiglia in comune, questo ci esoneri dai cambiamenti. Ma non è così, e visto che non è così, permettimi di essere preoccupato e di non essere d'accordo con le tue scelte. Tanto mi passerà, come mi è sempre passato tutto, no?» Era vero, ma non lo vedeva come un errore. Noi siamo intoccabili. Forse a parlare era il suo lato più immaturo, quello tipico dei giovani che si credono invincibili e immortali, ma lo pensava sul serio. Judah era il suo primo e avrebbe pagato oro sonante perché fosse l'ultimo. Gli prese con delicatezza la mano, indicando con quella libera una piccola area giochi all'altro lato della strada. « Ci mettiamo un attimo seduti e parliamo? » Hai ragione, io non parlo mai. Cioè, parlo troppo ma di tutto e male. E mai delle cose veramente importanti. Se lo trascinò dietro, fino ad arrivare sotto un albero dalle grandi fronde, sotto il quale si sedette a gambe incrociate. Il tempo perché Jude facesse altrettanto fu l'unico che gli venne concesso per riordinare un po' i pensieri. « Io... ecco, voglio dirti che mi dispiace un botto. Ho detto cose.. ti ho fatto capire cose che non penso, che non sono vere.. Cioè, non è vero che non mi rendi felice. » Strappò un mazzolino d'erba e iniziò a triturarlo nervosamente tra le dita. « E' che.. cioè, ero così fiero, ci tenevo un casino e quando ho visto la tua reazione... ci sono rimasto male ecco. Molto male, mezzo. Perché... è vero, non te ne ho parlato molto ma avevo progettato davvero tutto solo per poter stare bene con te. Vivere vicino a te e.. sì, ogni tanto offrirti qualcosa pure io. Non è una questione di soldi, è il gesto! Io.. boh.. volevo solo coccolarti come tu fai con me. » Perché non era mai stata una questione di soldi o di disparità economica, tra di loro. Né Sirius era mai stata una persona materialista, dava anzi assai poco valore al vile denaro. I soldi non erano un fine, ma un mezzo per poter far sorridere il suo ragazzo ogni tanto. « E' vero che non ti ho detto niente per la casa.. e sì, un po' l'ho anche dato per scontato, cioè mi sembrava logico che venissi a stare qui, lo fanno tutti! Però.. non ho voluto chiederti niente perché.. ho avuto paura che.. boh, facessi qualcosa che non volevi fare, per farmi felice. Metti che ti avessi chiesto di vivere assieme, magari mi avresti detto di sì ma poi? Se non eri pronto? Se rovinavamo tutto? » Lasciò cadere dalle dita macchiate di linfa vegetale la poltiglia di erbetta e riuscì infine a guardarlo. Non volevo perderti Jude. Sospirò, portandosi le gambe al petto. « Credo di aver capito quale sia la tua paura... che crescendo io possa cambiare idea come hai fatto tu, solo perché è successo a te. Ma... è successo a te! Posso dirti un'altra storia invece? I miei si sono conosciuti che erano.. metti, molto piccoli. Poi si sono innamorati che erano ragazzetti. E sai che hanno fatto da adulti? Un matrimonio e quattro marmocchi! E dopo millemilioni di anni stanno ancora insieme e si amano e rompono le palle! » Gli sorrise con una dolcezza disarmante sul viso. Adorava i suoi genitori, adorava il rapporto che avevano e l'amore che sapevano infondere a chi li circondava. E al tempo stesso, sapeva che Judah non aveva conosciuto lo stesso tipo di amore. Abraxis gli aveva insegnato la paura, l'odio, il pregiudizio. Chissà se i suoi genitori si erano davvero mai amati? Strisciò il sedere sull'erba per farsi più vicino al fidanzato e poggiò entrambe le mani sulle sue ginocchia. « Io non credo che siamo esonerati dai cambiamenti.. anzi! Credo che ci aspettino una montagna di cambiamenti! Cambiamenti bellissimi, che ci renderanno più forti. Perché noi siamo davvero intoccabili. Tu cambierai e io pure. Diventerai un medimago e forse.. boh, ti scoprirai più sensibile di quello che credi! E io sarò un Indicibile e magari scoprirò il segreto per ficcarmi un po' di sale in zucca! » Bussò con le nocche sulla propria tempia, regalandogli un'espressione buffa, da "vuoto assoluto" e echi a non finire dentro la scatola cranica, con tanto di lingua a penzoloni oltre le labbra. Sì, sarebbe bello se riuscissi a diventare un po' più saggio, crescendo! « E forse diventeremo poveri o ricchissimi.. forse tu perderai i capelli e io le gambe! Ma che ne so.. so solo che non ho bisogno di soldi o che. A me basta che tu stia con me, che mi supporti.. e mi sopporti. E che ridiamo come abbiamo fatto quest'estate! Voglio una vita senza pensieri. Voglio ridere sempre! Con te. » Cercò le sue mani e vi ritrovò quel familiare tepore intrecciando le dita alle sue. « Possono esserci tutti i festini di questo mondo e gli arrapati più gnocchi possono pure provarci! Io non li vedo proprio. E se viviamo attaccati o a dieci miliardi di kilometri di distanza, per me è uguale. E non me ne frega di crescere perché anche se io cambiassi, mi innamorerei di nuovo di te. » Perché sei speciale. L'ho sempre saputo, dal primo momento. Anche quando litighiamo, anche quando non ci troviamo, resti speciale e io non posso perdere qualcosa di così bello. « Ti amo tremila, Budino Carrow. Come.. come non mi era mai successo prima. » Come mai più mi succederà.
     
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