Two underground

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    Lezione di Storia della Magia alla prima ora equivaleva ad un'ora in più di sonno. Chiunque avesse scelto di metterla a inizio giornata non aveva valutato attentamente l'effetto soporifero che i tomi di storia avevano sugli studenti, specialmente su Harvey. Il ragazzo aveva sempre sofferto la materia, sin dai primi anni e più di una volta era caduto addormentato sul banco. Lui si sforzava, o meglio provava a sforzarsi di stare attento ma Morfeo aveva sempre la meglio. Situazione di cui la professoressa Allerson sembrava essersi stancata. Il suo riposo venne interrotto all'improvviso da un sonoro tonfo. La professoressa aveva infatti sbattuto il libro sul suo banco. « Signor Marshall!!! » Il ragazzo si risollevò, sbadigliando lievemente e scroccando le dita. « La mia materia le pare soporifera? » Cazzo sì. Era la risposta giusta, ma allo stesso tempo la risposta che lo avrebbe messo nei guai. L'ultima volta che aveva inserito cazzo in una frase rivolta ad un professore era stato sospeso per un'intera settimana, relegato al dormitorio da cui poteva uscire solamente per i pasti; una vera e propria prigionia. Motivo per cui si morse prontamente la lingua e si limitò ad un'alzata di spalle. Gesto che la donna sembrò trovare altrettanto offensivo. « Fuori di qui! IMMEDIATAMENTE. » Senza farselo ripetere ancora una volta si accomodò fuori dall'aula, grato di assaporare la libertà. Se solo la donna fosse stata più furba avrebbe capito che quella per lui non era esattamente una punizione; tutt'al più poteva essere considerata una manna dal cielo o una benedizione. Una cazzo di salvezza per essere più precisi. I corridoi erano pressoché deserti, la maggior parte degli studenti doveva essere a lezione o in biblioteca; motivo per cui si poté sedere indisturbato sul davanzale di una delle numerose finestre. Estrasse dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne tirò fuori una. Quando l'accese fece un grande tiro, aspirando la nicotina a pieno polmoni, riuscì quasi a sentire le narici bruciare a causa del fumo. Esalò la nuvola bianca di fumo, lasciandosi avvolgere da essa. Molti avrebbero descritto quella come una brutta dipendenza, ma fanculo i salutisti; lui avrebbe continuato a fumare. Sentii qualcuno bisbigliare alle sue spalle e quando si voltò si ritrovò ad osservare un paio di studentesse che confabulavano tra di loro concitatamente. Era totalmente disinteressato a ciò che si stavano confidando, ma quando gli passarono di fianco udì chiaramente il nome di Jonas. Dalla spilla sui loro maglioncini dovevano essere delle grifondoro, motivo che lo spingeva a credere che il Jonas di cui stessero parlando fosse proprio il suo migliore amico. Spense la sigaretta e saltò giù dal davanzale interrompendo le ragazze. « Signorine...cosa stavate dicendo a proposito di J? » Le ragazze lo guardarono intimidite ed Harvey non poté fare a meno di sorridere loro affabilmente; solitamente non amava perdersi in inutili moine, ma allo stesso tempo sapeva che quello era il modo migliore per ottenere quello che voleva. « E' stato buttato fuori dall'aula...ha chiamato il professore stupido mangialumache. » Entrambe le ragazze annuirono sconvolte, quasi come se J avesse bestemmiato contro il padre eterno. L'unica mangialumache poteva essere quel bavoso francese che avevano preso per insegnare loro duelli. Era un uomo saccente, che sin da subito aveva mostrato la sua preferenza nei confronti di quegli studenti che avevano le giuste conoscenze; studenti tra cui né lui né J rientravano. « Sapete dirmi dov'è? » Entrambe si scambiarono uno sguardo pieno di disappunto. « Prima che faccia notte magari... » Stizzite gli risposero che lo avevano visto al corridoio inferiore, nella nicchia di fronte all'armatura senza testa. Le superò entrambe, senza neanche congedarsi. « Che cafone! » Dal canto suo si limitò ad alzare un dito medio alle sue spalle, cosa si aspettavano?! Un encomio di stato semplicemente per aver dato loro la possibilità di spettegolare ulteriormente?! Sempre a me le cretine di turno. Per quanto conosceva J doveva ammettere che si era trattenuto, lui stesso probabilmente non sarebbe stato in grado di fare lo stesso; guadagnandosi ancora una volta un biglietto di sola andata per un'ora di punizione. Da lontano riconobbe chiaramente la massa di capelli rossi di J spuntare nella piccola nicchia; un angolo nascosto in cui lui spesso si tratteneva...a volte accompagnato, a volte da solo. « Le civette di Hogwarts mi hanno detto che qualcuno è stato appena sbattuto fuori...ma indovina un po'?! Non sei il solo. » Indicò sé stesso con un sorriso sghembo. « Dici che se mangialumache desse una botta alla signora Anderson smetterebbero entrambi di essere una spina nel culo? » Sicuramente nessuno dei due scopava abbastanza, altrimenti non si spiegava tutta quella acidità repressa che dimostravano ogni dannato giorno. Si appoggiò alla parete e andò nuovamente alla ricerca del pacchetto di sigarette per porgerlo all'amico. « Ah quasi dimenticavo...questo week end uscita libera, che ne dici di un falò, una tenda e nessun rompicoglioni? » Il campeggio era forse la sua attività preferita, senza contare che prevedeva la solitudine e l'assenze di quei borghesotti fatiscenti; troppo impegnati a sorseggiare tavernello venduto a peso d'oro nelle loro cazzo di magioni.
     
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    Adattarsi alle norme di comportamento e allo stile di vita di Hogwarts, per un ragazzo di vita come Jonas, non era il più semplice degli obiettivi. Non era finito il secondo mese che già aveva rischiato di finire dal preside almeno una decina di volte e in diverse situazioni ci sarebbe pure finito, se Janis non gli avesse parato il fondoschiena. Una sorella caposcuola faceva parecchio comodo, si ritrovò ad ammettere. Ma Janis era all'ultimo anno e Jonas, che invece frequentava il terzo in mezzo ad una mandria di tredicenni sottosviluppati, si ritrovava sguarnito della voce della coscienza proprio a orario lezioni. I suoi compagni di corso erano divisi tra chi vedeva in lui una simpatica macchietta, chi un bullo e chi semplicemente un deficiente; in ogni caso, era riuscito a diventare ben presto una figura trainante della classe.. cosa non sempre positiva. Basti vedere la lezione di trasfigurazione di quel giorno. Il professor Clemént faceva da supplente fintanto che la cattedra non veniva assegnata ad un professore di ruolo e quella mattina aveva deciso di fare un ripasso sui principali incanti del secondo, compreso il Feraverto. Ad ogni studente era stato consegnato un piccolo animaletto - l'aula era piena di criceti, pulcini e topolini da laboratorio - con lo scopo di trasformarlo in un calice d'acqua. Jonas aveva preso il suo roditore tra le dita e, guardandolo nel fondo degli occhietti, aveva capito che quel sorcetto faceva proprio una vita da cani. « Te chiamo Hamtaro che me pari proprio er sorcio della tivvù! » Tra i due, il cui quoziente intellettivo probabilmente non si discostava più di tanto, si instaurò subito una magica alchimia. Così, quando il professor Clemént prese a ricapitolare l'incantesimo, dando tutte le istruzioni per trasfigurare i piccoli animaletti, Jonas esplose in un poco consono: « Aaaaaa coso ma che ti se' ammattito? » Non era la prima né sarebbe stata l'ultima volta che Jonas Jones parlava senza essere interpellato, tanto più aveva alzato la mano per prendere parola. Figurarsi per insultare il professore. Ma, nel suo branco di tredicenni, lui che era più grande - ma non tanto più alto - più grosso e più indisciplinato di loro, si sentiva una specie di alpha. « C'è qualcosa problema, monsieur Jones? » chiese il trasfiguratore, seguendo le decine di sguardi puntati sul rosso, di capelli e di casata. E anche un po' di faccia, perché una sorta di intestina collera gli stava montando dentro. Da quando era diventato lycan e non sapeva proprio il perché, il suo già di per sé belligerante caratterino era diventato ancora più insofferente e bastava un nonnulla per farlo esplodere di eccessi d'ira. « Embe'? Pure l'indiano fa', che il franscese mangialumache nun te bbasta? Anvedi te questo, prima vole manda' al criatore sti sorcetti e ora pure orecchie da mercante mi fa!! » Un silenzio di gelo calò nell'aula, rotto solo da qualche squittio qua e là tra i banchi degli alunni. Il professore, pietrificato, si avvicinò al banco del grifondoro, il quale era già scattato in piedi, con Hamtaro sul ciuffo pel di carota. « Non credo di aver capito bene, monsieur Jones. Puo' ripetere? » Gli occhi dei compagni indugiavano dal supplente all'americano, che si ficcò una mano sul fianco e una, aperta, rivolta verso l'uomo con fare di sfida. « Aaaaa mangialumachee, ma che pure scemo sei? T'ho detto che tu 'sto sorcio nun lo tocchi!! Ringrazia che nun sò na spia o la soffiata al WWF manco la madonnina te a levava!! » e Greta Thumberg spostati. E le bocche dei tredicenni si spalancarono, stupefatte. Nessuno aveva mai insultato così apertamente un professore, anche se supplente! Equivaleva a scavarsi la fossa da soli, specie perché a scuola ci sarebbero dovuti stare altri quattro anni. E sicuro qualcuno di più, per Jonas Jones. Se non lo avessero cacciato prima. C'è chi avrebbe giurato di aver visto spuntare una pericolosa vena nella fronte del supplente e di avergli visto stringere la bacchetta in maniera assai poco rassicurante. A posteriori, il professor Clemént avrebbe ammesso di aver pensato di voler trasfigurare Jonas Jones prima in un furetto e poi in un calice d'acqua. Ma l'unica cosa che fece fu indicare la porta dell'aula. « Fuori. FUORI! » Con un muso più lungo di lui, Jonas non si premurò neppure di recuperare le proprie cose sparse sul banco. « Annamo Hamtaro! Qui nun ce vojono. » e marciò a passo pesante verso la porta. Con il criceto ancora sulla testa e lo stesso passo pesante, scese di un piano e si andò a ficcare in un corridoio laterale nei pressi del ripostiglio delle scope, dove si buttò a peso morto in una nicchia nel muro. A quell'ora la maggior parte degli studenti era a lezione e con loro i professori. Si guardò intorno con fare circospetto. « Via libera Hamta'. »
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    Si tolse la stupida tunica nera bordata di rosso, che appallottolò e buttò da una parte e rimase a maniche di camicia arrotolate; dalla tasca dei pantaloni, cacciò fuori una cartina e una manciata di tabacco. « Le civette di Hogwarts mi hanno detto che qualcuno è stato appena sbattuto fuori...ma indovina un po'?! Non sei il solo. » Una voce conosciuta gli fece girare la faccia sulla spalla, per vedere che uno dei suoi primi amici di Hogwarts era giunto in tempo per fargli compagnia. « Abbelloooo! Cia'! » Tenne in equilibrio su una mano la sigaretta non ancora arrotolata e lo salutò facendo battere le loro mani amichevole. « Dici che se mangialumache desse una botta alla signora Anderson smetterebbero entrambi di essere una spina nel culo? » Con lo sguardo fisso sul lavoro manuale che stava facendo, si mise a ridere sotto i baffi. « Seh, lallero! Anvedi però che linguacciute in culo sono 'ste civette de Hogwàrts! » Nemmeno il tempo di essere sbattuto fuori che già si davano al pettegolezzo, cosa normalissima per delle ragazzine di tredici anni. Alzò gli occhi quando Harvey gli porse il pacchetto di sigarette, ma Jonas rifiutò. « Oggi offre 'a casa, tie'! Una Jones pura 100% tabbacco de qualità made in USA! » e lanciò la cartina arrotolata verso il serpeverde, prima di riacciuffare dalla tasca tutti gli ingredienti e prepararsene una per sé. « Ah quasi dimenticavo...questo week end uscita libera, che ne dici di un falò, una tenda e nessun rompicoglioni? » Una certa luce di infantile divertimento brillò negli occhi scuri di Jonas. Da quant'era che non si prendeva un weekend intero per divertirsi? Sicuramente da prima che partisse per la Gran Bretagna.. anche perché, di amici con cui divertirsi, ne poteva contare sulle dita di una mano. Monca. « Che idea gagliarda! Daje, ce sto! » Ai tempi di Ilvermorny era andato tantissime volte in campeggio al lago, ma quando era ritornato a Venice l'oceano era ad un passo da casa e non aveva sentito più il bisogno di rifugiarsi altrove. Che poi non ho neppure un sacco a pelo ma sticazzi. Quando me trasformo ho pure troppo pelo. E a proposito di cose che non aveva. « Senti maaaaa.. che un manico de scopa in più cell'hai? Che 'o porti ndo cazzo andiamo? » Finì di girarsi la sigaretta e la accese a entrambi, sbirciando prima a destra e a sinistra che non ci fosse il custode di torno. « Ho fatto domanda pe' 'a squadra de quidditch, ho le selezioni.. boh, 'a settimana che vviene. Magari giochiamo un po'.. se te va eh! »
     
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