Capitolo due: barbadanzerina

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    Mio nonno era una persona strana, una di quelle persone che se le guardavi tipo con un occhio chiuso ed uno aperto sembravano essere saltate fuori direttamente da un film western. Avete presente gli sceriffi con i baffoni e l'espressione arcigna che ti guardano storto come se fossi il peggior bandito della contea dell'ultimo decennio? Uguale. Mio nonno, dentro casa, era lo sceriffo della contea. Mi ricordo che si aggirava per il soggiorno col telecomando del televisore stretto in mano come una rivoltella carica, pronto a cambiare canale a suon di ditate sui tasti - che puntualmente non beccava mai al primo colpo - semmai io o Peter ci azzardavamo a cambiare per non doverci sorbire le stupidissime soap opera argentine che erano soliti guardarsi lui e la nonna all'ora di pranzo. Oh, non scherzo, in una casa di duecento metriquadri, dovunque lui fosse - anche in soffitta - sentiva quando cambiavi canale. Ed iniziava sistematicamente a lamentarsi. E mio nonno era sordo, eh, ma pure la nonna diceva che fosse sordo solo per ciò che non gli interessava. Un po' come me quando mamma mi diceva di fare le cose. Tornando al fatto che fosse una persona strana, mio nonno era talmente strano che se pocopoco cambiavi il modo in cui lo guardavi - occhi chiusi, occhi aperti, col capo inclinato o facendo una capriola - tendevi sempre a scovare identità differenti. Mio nonno era una matriosca di personalità: ero lo sceriffo, l'esploratore, il trasformista, il comico ma, soprattutto, mio nonno era l'uomo saggio. Sì, insomma, il finto saggio, non il saggio per davvero. La sua saggezza si estendeva dal leggere ogni mattina la gazzetta del profeta all' usare a sproposito, in ogni occasione, detti popolari o proverbi vecchi di duecentocinquant'anni. Avete presente? Ambasciator non porta pena; arriva marzo pazzerello: esce il sole e prendi l’ombrello; batti il ferro finché è caldo; Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi; a buon intenditor poche parole...etcetc. Ecco, è proprio questo il punto a cui volevo arrivare: io a diciassett'anni ero il tipico adolescente che voleva crescere in ogni modo possibile. Non volevo avere il fisico magrolino, non volevo avere la voce gnegnegne ma, più di tutto, non volevo più avere la faccia da ragazzino quattordicenne. Ed è da qui che nasce tutta la vicenda, perchè mi ero fissato di volere la barba, pensando che questa potesse essere la soluzione a tutti i miei problemi. Insomma, c'erano ragazzi al settimo anno che sembravano essere usciti da una di quelle riviste di modelli superfighi, e poi c'ero io che sembravo il bambino delle barrette Kinder. Vi starete sicuramente chiedendo cosa c'entri mio nonno con tutto questo, beh, mio nonno era a conoscenza di questa mia fissa, tanto che fu proprio lui a regalarmi il mio primo rasoio in assoluto, dicendomi con sapienza: "gratta, gratta la guancia che il pelo ti uscirà sulla faccia". Ed io gli avevo creduto, tipo che ogni mattina mi mettevo davanti allo specchio e mi facevo la barba anche se una barba non l'avevo. Poi chi meglio di un uomo con lunghissimi baffi arricciati sapeva come farsi crescere la barba? Insomma, fatto sta che la tecnica suggeritami da nonno si rivelò essere davvero poco efficace, tanto che un giorno scelsi di fare di testa mia dopo che dall'ennesima ragazza che avevo puntato - senza successo -, sentii dire che non si sarebbe mai messa insieme ad un ragazzo senza barba, non l'avrebbe nemmeno guardato in faccia. Con presupposti simili come avrebbe potuto reagire un adolescente astuto - ma non troppo -, che aveva tantatanta voglia di crescere ed essere notato? La prima cosa che feci fu frullare il rasoio fuori dalla finestra del bagno e la seconda cosa fu racimolare tutti i miei risparmi per poi filarmela a Diagon Alley con tanta speranza e tanta determinazione. In una bottega, dopo tanto girovagare, trovai proprio quello ciò faceva per me: pozione crescipeli. In realtà la bottega in questione era lo Zio Zonko - L O L -, e la pozione in questione era una pozione bastarda ovviamente creata con l'intento di prendersi gioco di qualcuno. Io mi presi gioco di me stesso. Vabbè, in fondo pensavo che quella pozione potesse fare al caso mio - perchè, che cacchio! Sono un mago possibile che devo aspettare come un comune babbano quando invece posso usare una pozione? -, magari dimezzando di molto le dosi avrei ottenuto ciò che volevo. Oh, ero un Corvonero non per nulla, la legge delle proporzioni multiple applicata alle pozioni la conoscevo perfettamente. Tornato ad Hogwarts e procedendo con calcoli praticamente astrali che mi rubarono mezzo weekend, alla fine raggiunsi quella che secondo me era la dose perfetta per diventare finalmente davvero uomo. Però, essendo uno sfigato di prima categoria successe che il mio bellissimo e bravissimo compagno di stanza confuse il foglio su cui avevo fatto i miei bellissimi calcoli, con il foglio dei suoi fottuti calcoli - sempre svolti da me, ovviamente - fatti per un compito di pozioni, e quindi alla fine accadde ciò che accadde. « Possibile la dose fosse così alta? » Brontolavo dalla stanza al bagno, massaggiandomi una tempia. Dovete sapere che io sono dislessico - disgrafico e discalculico -, ed ho anche una memoria piuttosto corta; io ed i numeri non abbiamo mai avuto un grande feeling quando si tratta di ricordarli, a meno che non parliamo di tabelline o cose particolari, tipo le costanti. Beh, non ricordavo nemmeno vagamente cosa fosse saltato fuori da tutte le mie macchinazioni e, tantomeno, volevo perdere nuovamente tempo su cose che sapevo aver fatto con criterio.
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    Fidati di te stesso, una volta tanto! « Allora, stando a quello che c'è scritto devo mettere mmmhhh esattamente cinquantasei gocce sulle guance.» E bravo coglione, peccato che dietro la boccetta ci fosse scritto a caratteri cubitali di non superare assolutamente le dosi consigliate: quindici gocce. STRAULTRAMEGASUPERATE. I dieci minuti che seguirono all'applicazione della pozione furono i dieci minuti più tremendi della mia intera esistenza. Si susseguirono urla, stopicciamenti vari del viso e sguardi di terrore lanciati attraverso lo specchio mentre osservavo in diretta lo spuntare ed il crescere a dismisura di peli ballerini. Avete letto bene: ballerini. Il fatto è che probabilmente preso dalla fretta, avevo acquistato una pozione per la barba danzerina. I flaconcini erano identici e stavano vicini, ed io avevo preso quello sbagliato. Insomma, la barba mi crebbe a tal punto da poterne fare uno sciarpa per una dozzina di persone, ed in più si muoveva leggiadra come cullata da una melodica nenia. ONDEGGIAVA, CAPITE? ONDEGGIAVA A RITMO. Era bastato un attimo e mi ero trasformato in un personaggio di Adventure Time. Cioè, ero la versione umana di Re Ghiaccio, mi mancava solamente essere pervertito ed avevo un biglietto di sola andata per il manicomio più vicino. Dal bagno mi precipitai nuovamente in camera, e la prima cosa che mi venne in mente di fare fu cercare un paio di forbici fra urla isteriche. Il tempo che impiegai nella ricerca si dimostrò vano visto che la barba iniziò addirittura a schiaffeggiarmi le mani e a svicolare dalla lama delle forbici quando feci per tagliarla. Okey, no, se capisce che voglio sbarazzarmene, mi ucciderà. Avevo il terrore che mi potesse strangolare, perchè oltretutto non sembrava essere molto amichevole. Danzerina sì, amichevole manco per il cazzo. Immerso nel panico assoluto, alla fine decisi di mandare un messaggio all'unica persona che mi risolveva la vita ogni volta che combinavo casini, l'unica persona che mi aveva visto in situazioni così imbarazzanti che quella non era nulla a confronto. « Tipregoaiutamistomorendo AAAHHHH» Questo fu l'audio delle 15:30, poi subito dopo seguí un messaggio: " vediamoci nella biblioteca centrale. SUBITO, ADESSO, ORA. Sarònascostofragliscaffalimatucercami". Mi ero conciato come un terrorista per poter uscire dalla sala comune senza diventare l'attrazione del secolo, avevo nascosto la barba dentro le magliette, mi ero messo uno sciarpone che polo nord scansate, ed un cappello così tirato in basso che a malapena mi si notava la punta del naso. Cioè, ero pronto al colpo del secolo, avrei potuto rapinare la Gringott. Raggiungere il college non fu per nulla complicato - a parte il fatto che la barba cercasse di sgusciare fuori ed io cercassi di tenerla buona -, chiunque mi guardasse si scansava automaticamente credendo chissà quale malattia avessi. Non vi dico quando ho iniziato a tossire per farmi ancora più strada, poi. CORRIDOI DESERTI. Magari era pure partita una squadra speciale direttamente dal San Mungo per venirmi a prelevare, tipo i medici vestiti da minions con i tutoni gialli. Arrivato in biblioteca, alla fine, tirai un bel sospiro di sollievo - oltre che dei pugni ben assestati addosso. Nooo, non perchè mi volessi fare del male, era solo per tenere ferma la barba, ma mi sentivo così deficiente che la sensazione che provavo era la stessa di chi si tira le pizze in faccia quando sente la zanzara ronzargli vicino all'orecchio. MUORIII BASTAAARDAAAA, però lei non moriva e tu intanto ti ritrovavi con una bella cinquina stampata sul viso. Mi misi nella sezione meno frequentata - storia della magia - ed attesi pazientemente l'arrivo di mio fratello fra gli scaffali, facendo ogni tanto finta di leggere. Un terrorista che legge. « Perchè ci hai messo così tanto? » Sbottai con voce strozzata da sotto la montagna di vestiti, non appena notai Peter passarmi davanti. « Sto per morire e tu arrivi tardi, cHe FrATellO sEI!!!???» Presi un sospiro profondo, spiattellandomi un palmo in faccia, pronto a scoprirmi mentre mi guardavo attorno, guardingo « Giuro che se ridi...» Borbottai fra i denti a mò di sottile minaccia prima di sfilarmi finalmente la sciarpa, scoprendo la lunghissima barba bianca che iniziò a volteggiare allegramente. Dio, dimmi che sa cosa fare.
     
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    Il rapporto con le Biblioteche, per l'esemplare Peter Paciock, non è mai stato dei migliori. Tanto per cominciare, il problema numero uno è il silenzio sacrosanto che ai presenti è imposto di rispettare. La sua lingua scoppiettante proprio non ce la fa a poggiarsi sul palato superiore e a stare calma, ed è probabile che neanche un'anestetico locale - al dosaggio consigliato per un cavallo - riesca in questo intento. E', dunque, costantemente vittima di shhhh, shhhh, da parte di piccoli secchioncelli noiosi che considerano la sua presenza peggio del primo giorno di ora legale, quando ti devi alzare un'ora prima e la notte precedente hai chiuso gli occhi alle tre perché ti hanno ricordato la scadenza del compito di turno. Il problema numero due, che poi è collegato al primo, è la rete di conoscenze canalizzata in quello spazio delimitato e focolaio d'incontri, condizione che implica necessariamente il fermarsi a salutare agli altri, pena l'espulsione dalla società. Tra un ciao di qua ed un come va di là, è inevitabile attirare le occhiatacce di quelli che, invece, non ti si filano manco di striscio, o peggio ancora, delle bibliotecarie, particolarissima etnia di popolazione, meritevole di studi clinici che purtroppo non sono mai stati condotti - ma Peter è pronto ad offrirsi volontario come tributo. Di base sono donne o uomini molto diversi tra di loro, chi vampiro, chi Veela, chi stronzo di professione, chi bipolare, ma un filo conduttore è semplice da trovare, ed è rappresentato da un odio che nasce da dentro, dalle budella, e si manifesta con sintomi svariati, dei quali il più frequente è la diarrea acuta. Il principale fattore di rischio - ma lui giura che sia un'affermazione del tutto immotivata e priva di senso - è appunto Peter. Le bibliotecarie, di conseguenza, sono portate a tenere gli occhi bene aperti non appena lo scorgono a gironzolare tra i lindi corridoi di quegli spazi protetti, ricchi di fauna, flora e materiale, oltre che utile per implementare le conoscenze di Erbologia, anche per testare le capacità di rimorchio. Infine, il problema numero tre, è che c'è davvero una fetta di studenti desiderosi di studiare, e loro sono la specie peggiore, sotto ogni punto di vista, perché non mancano di comportarsi da segugi e di puntare l'indice perentorio nel momento in cui osi, per sbaglio, dire ci prendiamo un caffè? - loro no, non ti concedono neanche quello, devi stare zitto, muto, col culo sulla sedia ed il naso affondato nelle pagine impolverate dei libri, stando bene attento a non sgualcirle, altrimenti ti conciano per le feste e trovano il modo di farti bandire non solo dalla biblioteca, direttamente dall'intero college. Sì, l'ultima notizia è che anche il primo dei mini-Paciock si è iscritto al college, e lo so che state ridendo fino alla pipì di sopra, ma la sua testa durissima gli ha fatto dire: ce la posso fare, e quindi siamo qua ad osservare come se la giostra, possibilmente filmandolo per farci quattro risate nel momento in cui andrà a raccontare cavolate fritte e panate ai professori, credendo di poterli prendere per il culo ma, irrimediabilmente, prendendola in culo lui. Fonti non troppo attendibili sostengono che sia arrivato a pagina centoquattro del manuale di Magibotanica, ma i miscredenti, per verificare, potrebbero eventualmente chiedere a miss P quadro, cioè perfezione-Potter, che lo sta aiutando solo per una specie di ricatto, o forse perché è gentile. O forse entrambe. Quel giorno però la babysitter è impegnata, quindi il bimbo sperduto dell'isola che non c'è macina complicate nozioni da solo, proprio nel santissimo ed etereo luogo della Biblioteca Centrale. E sta pure ingranando, figuratevi che ha messo il cellulare in modalità silenziosa. Legge con molta curiosità il richiamo alle tribù dell'America Latina che utilizzano funghi allucinogeni per i loro rituali sciamani ed estasici, chiedendosi se Zip sia a conoscenza della facile reperibilità di questi. Ma siccome ha studiato per circa dieci minuti di seguito, decide sia giunto il momento della sua pausa. Sono le tre e quarantadue minuti quando finalmente riaccende la connessione del telefono, ritrovandosi disperate notifiche da parte di Louis. Vediamoci nella biblioteca centrale. SUBITO, ADESSO, ORA, l'audio non lo ascolta perché si trova già lì. Ed infatti la domanda fondamentale è, a parte il banale 'ma che cazz...?', 'come ha fatto ad entrare senza che lo vedessi? Si sa che in Biblioteca il tuo sguardo schizza alla porta d'ingresso più veloce della bussola che indica il Nord. Alla ricerca di, non so, qualche scoop dell'ultima ora? Qualche scenata tra coppiette inseparabili? Qualche regola dei conti post sbornia delle tre del pomeriggio? Di certo non ti aspetti di trovare Louis Paciock in persona, eppure ti alzi, non troppo convinto, in direzione dei corridoi, ripostiglio del preziosissimo materiale di studio. La signora Carlton, regina indiscussa della Biblioteca Centrale, ti guarda con sospetto, ma poi decide sia più interessante tirare le orecchie del ragazzo che sta sbaciucchiando la sua compagna di banco, per cui sei salvo per almeno cinque minuti.
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    Vorrebbe cambiare strada, perché incontra una specie di serial killer nel quarto corridoio, ma lui gli fa cenno di avvicinarsi, e sembra abbastanza minaccioso. Peter si guarda a destra e a sinistra, cercando eventuali testimoni del suo imminente assassinio, ma non c'è anima viva perché sono tutti troppo occupati a lottare per il trenta sul libretto. E quando lui si scopre il volto, mostrando dei bianchissimi ed infinitamente lunghi peli danzanti, il supereroe che non vorresti aver bisogno di chiamare - perché sai che ti lascerà a mani vuote - lo guarda a bocca aperta, ed è l'unica cosa che riesce a fare per un bel po' di tempo, dato che gli è stato imposto di non ridere e Dio solo sa quanto sia difficile. «Ma io... Sono qua da stamattina», falso, solo da ora di pranzo. Ma rincarare la dose fa sempre bene. «Ma cosa cazzo hai fatto si può sapere? Andiamo in bagno, qua non possiamo parlare.», ed è subito teenager mano manina che spezzano infinite ore di lezione scattando qualche selfie nella toilette al posto di depositare generosi ricordini. Ma, soprattutto, evento che ti fa un attimino fermare e dire boh, sono morto o sono fatto? - perché di certo vivo e sano di mente non puoi essere, se vedi una cosa del genere - è Peter che rispetta le regole. «Due cose. Uno: sei un fottuto genio, e scandisce bene quella parola affinché gli rimanga impressa: «- ti porti avanti coi tempi e freghi tutti i panzoni che si ridurranno all'ultimo minuto per travestirsi da Babbo Natale. Cazzo lo sapevo che sei speciale.», gli dà una pacca sulle spalle, continuando poi: «Il fatto che sia danzerina è la trovata del secolo, Lu, ci stai cambiando la vita, sappilo!», e poi si rivolge al muro bianco del bagno facendo un movimento circolare con la mano aperta a piatto, come se il suo gesto potesse creare dal nulla un'insegna luminosa con scritto qualcosa tipo Paciock&Co. «Due: immagino tu voglia liberartene per chissà quale strano motivo e, te lo devo dire, non sono d'accordo, finalmente qualcosa di creativo e tu vuoi buttarla al vento così!!!», fa spallucce e lo guarda di sbieco, chiedendosi perché quel potenziale debba andare sprecato per una questione puramente estetica, ma dopo averlo canzonato a quel modo, se così si può dire, aggiunge: «Magari prima mi dici come te la sei fatta crescere e poi vediamo se si può estirpare. Ti avverto, è possibile si debbano bruciare i bulbi piliferi, e sai cosa vuol dire questo??? Che poi magari non ti cresce più niente.», continua, prendendolo in giro perché, prima di capire se ha le capacità per risolvere quella situazione - e c'è da dubitarne assai! - deve gustare un po' di dramma adolescenziale, che non è servito alla mensa tutti i giorni. «Io riconsidererei il cosplaying di Babbo Natale.», ma siccome lo vede completamente terrorizzato di fronte a quell'ipotesi, si affretta a smentire: «... Sto scherzando, Lu.»





     
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    Perchè proprio Peter? Chiedevo tra me e me, mentre soppesavo l'espressione stupita di mio fratello attraverso ciuffi di barba che fluttuavano a mezz'aria, coprendomi la vista ad intermittenza. « E CHE...PORCOGODRIC» Sbottai, agitando le mani nel tentativo di appiattire la fluente chioma e scacciarla via da sotto il naso. Avrei potuto chiamare mia sorella invece che Peter, ma non volevo darle più grattacapi di quanti già non ne avesse - e beh, o uno o l'altro, sfortunatamente avevo solo due fratelli a disposizione. «Ma cosa cazzo hai fatto si può sapere? Andiamo in bagno, qua non possiamo parlare.» Eh tesoro mio non te lo racconto nemmeno sotto tortura quello che ho fatto, sennò mi prendi in giro fino alla fine dei miei giorni. Mi lasciai prendere per mano e, benchè puntassi i piedi a terra nel tentativo di dire a Peter "aspettachecazzofailasciamicoprirenonpossoandareingirocosìAAAHHHH", lui riuscì comunque a trascinarmi nel bel mezzo del corridoio dove attirai più sguardi di una reginetta al Ballo del Ceppo. Divenni così rosso in volto che probabilmente avevo iniziato a fumare dalle orecchie come la teiera incantata di Zia Brigitte, quella che più o meno tutte le vecchie donne di cent'anni o giù di lì hanno dentro casa. « Paciock, ti stai dando al servizio civile?» Sbottò nel silenzio un ragazzo dal fondo della biblioteca, forse amico di Peter, scatenando alcune risate sommesse prima che il brusio generale si spegnesse dietro la porta del bagno. « Era davvero necessario!!?» Corrugai la fronte, tirando calci leggeri alle porte, quasi ad assicurarmi che nessun altro fosse presente oltre a noi - tipo come facevano nelle serie tv fighe di spionaggio, cacciando con minacce memorabili chiunque trovassero sulla tazza del gabinetto. Beh, io uno sulla tazza del gabinetto lo trovai: aveva scordato di chiudere la porta col chiavistello e stava leggendo. «Che vuoi? Chiudi questa cazzo di porta!» Niente minacce memorabili per lui, solo uno spalancamento di occhi ed un rapido movimento del braccio a richiudere la porta. Occhei, famo che lui può restare. «Due cose. Uno: sei un fottuto genio ti porti avanti coi tempi e freghi tutti i panzoni che si ridurranno all'ultimo minuto per travestirsi da Babbo Natale. Cazzo lo sapevo che sei speciale. Il fatto che sia danzerina è la trovata del secolo, Lu, ci stai cambiando la vita, sappilo!» Allargai le braccia contro ai fianchi a dire Davvero? E' tutto ciò che hai da dirmi Pit?, prima di iniziare a singhiozzare sconsolato mentre tiravo indietro il capo - ma non stavo piangendo, eh, mi lamentavo solamente. « MA NON E' LA TROVATA . DEL . SECOLO .» Mugugnai dietro di lui, spiattellandomi una mano in faccia prima di rivolgermi allo specchio e soppesare ancora una volta la gravità della situazione. No, non era affatto divertente. E se l'effetto non sarebbe svanito? Magari rimanevo barbuto per sempre, ODDIOMERLINOSALVAMITU. «Due: immagino tu voglia liberartene per chissà quale strano motivo e, te lo devo dire, non sono d'accordo, finalmente qualcosa di creativo e tu vuoi buttarla al vento così!!!» Ecco, grazie mille! « Sì, certo che voglio liberarmene, non posso andare in giro conciato così per tutto l'anno o...PER IL RESTO DELLA MIA VITA!» Già ero sfigato, figurarsi come si sarebbe impennata la mia condizione da sfigato livello base a sfigato super-sayan: una barba che ballava da sola non si vedeva tutti i giorni, e nemmeno un cretino che riusciva a rovinarsi l'esistenza da solo. «Magari prima mi dici come te la sei fatta crescere e poi vediamo se si può estirpare. Ti avverto, è possibile si debbano bruciare i bulbi piliferi, e sai cosa vuol dire questo??? Che poi magari non ti cresce più niente.» Ed ecco il tasto dolente di tutta la faccenda: dover spiegare a Peter cosa fosse accaduto. Mi si aggrovigliava la lingua solo al pensiero di dovergli dire la verità, così in un primo momento tentai di svicolare « ...U-un...un serp..serpeverde? Sì, una serpe che mi ha preso di mira» Brontolai, stringendomi vagamente fra le spalle; in fondo quella era una buona scusa e del tutto giustificata. Cioè, era la prassi che venissi preso di mira da qualche bullo, avevo passato sei anni a dover sfuggire ai bulli, ed ora che ero anche Caposcuola era assai più verosimile che qualcuno mi avesse preso sott'occhio per vendicarsi preventivamente del potere che avevo. Mi guardavo bene dal sottrarre i punti alle serpi, eh, chiudevo sempre un occhio - forse troppo spesso -, ma comunque mi era già capitato di essere minacciato. Giuro che ti butto in pasto ai centauri se solo provi a toccare i miei punti, però che i centauri non mangiassero umani erano dettagli. Comunque la mia espressione divenne tragicamente cerea quando
    realizzai il fatto dei bulbi piliferi, della serie che secondo Peter non mi sarebbe più ricresciuto nulla sulla faccia e, benchè avesse sottolineato che la sua fosse l'ennesima presa in giro, io mi ritrovai ad inginocchiarmi per terra ed a strisciare disperato fin lui, tirandogli i pantaloni fra le dita, ad appendermi come un mendicante in cerca di spicci perchè "io tengo familia e piccoli bambini che io dare cibo loro". « Volevo solamente farmi crescere la barba Peeeteeerrrr» Frignai disperatamente, strattonando la stoffa in avanti ed indietro. « Tutti hanno la baaarbaaa, e io non ho dato il primo bacio. E non ho una ragazza. E nessuno mi si filaaaaaa. Come ci arrivo al college in queste condizioni? Cooomeeeeee???!!» Ero crollato come un assassino durante un interrogatorio durato ore ed ore, e finii per accovacciarmi come un palloncino sgonfio pieno di sadness mentre la barba ancora ballava Maracaibo. Sembravo un film di Woody Allen, avete presente quelle sceneggiature comiche ma che in realtà hanno un fondo di assoluta tristezza? Uguale. « Ho comprato una pozione allo Zio Zonko perchè pensavo potesse fare al caso mio...» Tirai fuori il flaconcino per mostrarglielo ma...ah, quello disegnato sull'etichetta è un teschio? « E PERCHE' NON AVEVO VISTO TUTTE QUESTE COSE SULL'ETICHETTA PRIMA, MA CHI CE L'HA MESSEEEE.» Commentai con voce stridula prima di abbandonarmi contro la parete, alzando le mani al cielo in segno di resa. « Dimmi che conosci un rimedio che non mandi la mia vita a funghi. Chi mi prenderà seriamente d'ora in poi?» Non che già lo facessero prima d'allora « Cioè, mo parliamoci chiaro. Tu al College ci sei arrivato vergine? Mh? Senza aver mai baciato nessuna o BOH senza aver ricevuto qualche stramba letterina d'amore? Okei, tu non hai la barba....ma tu hai...che ne so che hai? Che hai rispetto a me? Siamo fratelli!» Ed era questo che non capivo, in fin dei conti. Cosa aveva Peter in più rispetto a me? Perchè lui dovunque andasse veniva salutato da tutti ed era considerato un figone come pochi? Io per molto tempo ero rimasto semplicemente il fratello di Peter. Non Louis, non quello strambo, semplicemente il fratello di Peter. E, no, non fraintendetemi, non è che non fossi fiero di lui e non lo ammirassi - anzi, Pit per me era come un guru, uno spirito guida - ma lo invidiavo anche tantissimo. A volte avevo anche cercato di imitarlo, ma con scarsi risultati. Ti prego insegnami a vivere e toglimi questa stramaledetta barba di dosso.


     
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    A quel 'Porco Godric' Peter si tappa le orecchie. Oh signor Grifondoro, perdonalo, perché non sa quello che fa. Il più grande dei Paciock giura alla mistica divinità che farà espiare al miscredente tutte le terribili colpe di cui si è macchiato, poi lo guarda con pietà. Perché si sa che solo i disperati arrivino a tanto. E per quanto decapitare quella genialata sia un peccato probabilmente più grave, Peter non può fare a meno di acconsentire alla richiesta d'aiuto di Louis. In nome della famiglia e dell'onore di tutti i Paciock. Anche se, che cazzo, Natale è tra poco - vuol dire niente, siamo ad Ottobre - poteva aspettare giusto due mesetti. Avrebbe persino lanciato una nuova tendenza ad Hogwarts, sarebbe diventato famoso e tutti, e dico tutti, avrebbero fatto la fila per un suo autografo. Molto meglio di quegli sboroni dei giocatori di Quidditch. «Ma sta' un po' zitto, coglione.», borbotta Peter seccato in direzione del primo scocciatore di turno, che lo canzona per il presunto servizio civile da lui svolto. «Continua a studiare, che manco al Troll arrivi.», gli fa il dito medio, perché ha i coglioni leggermente frantumati da quella situazione. Ed anche perché è una testa calda, ragiona poco prima di agire e potrebbe persino essere seguito e preso a legnate dal tipo - ma non è che gli passi minimamente per la testa questo possibile scenario, sia mai. «No, ti preparavo la minestrina nel corridoio e risolvevamo! Ma che cazzo dici, certo che era necessario. Porca Rowena!!!», e aggiunge quell'insulto per par condicio, prendendosela con l'intera categoria dei Corvonero che non ha assolutamente a che fare con la faccenda, ma che Peter ritiene corretto chiamare in causa. Dato che, guarda caso, è stato proprio un bronzoblu a farsi crescere la barba danzante. Che poi, cavolo, poteva almeno ballare in maniera sensata, tipo passi di danza classica, moderna o contemporanea. O hip hop, break dance, insomma. C'è così tanta scelta. E invece no, fa movimenti alla cazzo di cane perché è cosa buona e giusta. «Oh. Ehm. Scusa Carl.», bisbiglia Peter in direzione del bagno malamente sfondato da Louis, al cui interno ha riconosciuto un compagno di corso intento ad espellere un po' di contenuto intestinale. Il rumore di una scorreggia risponde ai due Paciock che, sì, li ha scusati. Dopo di che, Lu inizia quel patetico sermone in cui sostiene di volersi liberare di quel ben di Godric, mentre Peter lo sta ad ascoltare facendo avanti e indietro nell'anticamera delle toilettes, nervoso ed incapace di stare fermo un attimo. Come se avesse le pulci, vi giuro. Si gratta sulla nuca perché prova un fastidio improvviso, ma in realtà non è allergico proprio a nulla se non a se stesso, dunque come risultato ottiene soltanto un visibilissimo arrossamento, parzialmente nascosto dalle punte della chioma più scombinata del secolo. «Mh. Porco Salazar allora!», e facciamo scendere tutti i santi di Hogwarts, così non ci facciamo mancare nulla. Peter non è troppo convinto della faccenda, probabilmente per via delle infinite pause tra le parole pronunciate dal fratello, che ha l'atteggiamento confuso di chi vuole costruire una balla credibile sul momento. Ma quel che importa, in fondo, è il metodo, più che il movente, così da poter correggere la situazione in qualche modo. E a prescindere dal fatto che la storia della Serpe cattiva sia vera, comunque... No, niente, non è vera. Uno strisciante Louis si avvicina carponi alle ginocchia di Peter, e lui riesce solo a pensare: te l'avevo detto, Godric, si è pentito, possiamo perdonarlo. «Ma...», adesso è Peter ad avvertire un profondo senso di confusione, essendo arrivato il fatidico momento. Quello dei consigli da big bro a little bro. E lui non è pronto, cazzo se non è pronto. Si era ripromesso di leggere qualche articolo sulla sua rivista del cuore - Gossip Magici e dove trovarli -, ma sfortunatamente non l'ha ancora fatto. Mai fidarsi di Peter, io ve lo ripeto costantemente, se poi volete andare a sbattere la testa contro al muro siete i benvenuti. «...E' davvero così importante? Cazzo io non faccio che radermi. E se la lasciassi crescere sarebbe completamente disordinata. Guarda! Ce l'ho solo nel mento e sotto alle narici. Sulle guance patate proprio!», cerca di consolarlo così, e crede veramente in ciò che dice. Lui non sopporta la barba, ogni volta che si lava resta sempre un po' bagnaticcia e dà un fastidio incredibile. «Ho capito. Torniamo da Zonko e risolviamo la situazione. Certo, potremmo metterci a preparare un antidoto, ma secondo me facciamo prima così. Probabile che l'abbiano già pronto. Ci vado io, tranquillo, e sottolinea il concetto, ben sicuro che Louis non abbia alcuna intenzione di catapultarsi fuori dall'abitacolo per le prossime quarantotto, settandadue ore, o persino settimane. Non senza un rimedio.
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    Peter legiucchia distrattamente l'etichetta del flacone, ma non è tanto quella a preoccuparlo. E' l'andazzo della loro chiacchierata. Perché con la mente ritorna subito alla sua fidanzatina secolare dei tempi di Hogwarts, Daphne Baker, e quasi si strozza con la saliva. Il bidone da parte di Daphne è arrivato in un momento particolare della sua vita: quello dell'adolescenza, quello in cui ci si sente onnipotenti ma invece si è soltanto delle teste di cazzo. E ha fatto male, molto, soprattutto perché è arrivato come un fulmine a ciel sereno, senza un'apparente motivazione. Da quel momento, Peter ha perso la fiducia nel genere femminile, ed ha iniziato a fare quello che costantemente fa ancora oggi. Cosa? Il deficiente di prima categoria, chiaro. Ovunque, sia ad Hogsmeade che in ogni sperduta stradina della nazione, c'è un poster con la sua faccia ed un fantastico wanted scritto su, a testimonianza di quante gentili signore abbia fatto arrabbiare nel corso del tempo. Quindi diciamo non sia la persona più indicata per affrontare quel discorso col fratello minore. Sarebbe stato meglio chiedere a Karma. «E' vero, ho una cosa in più di te...», inizia Peter, ma Carl dal bagno lo precede: «E' una testa di cazzo!», e se la ride lanciando qualche altra potente scorreggia. Peter corruccia le labbra in una smorfia di disgusto, poi continua: «Precisamente. E non ti auguro di esserlo anche tu.», guarda verso il basso, ben consapevole che ricorderà per sempre quel giorno - non vede l'ora di scriverlo nel diario dei segreti che non ha -, quello in cui Louis l'ha preso tipo a modello da imitare, perfettamente inconsapevole di quanto le cose dovrebbero andare al contrario: «Ma tu devi lasciarli perdere a quei coglioni che se ne fanno tre-quattro a settimana.», inizia, sentendosi un tantino colpevole, ma dicendo a se stesso che in fondo non sia esageratamente spregevole - d'altronde lui mette sempre in chiaro di non volere una relazione seria. Quindi lo possiamo assolvere... Giusto? «Ti piacerebbe se lo facessero a te? Del tipo che arriva la ragazza che ti fa ammattire, ti dà corda per una settimana e poi se ne va e tanti saluti?», ecco, inzuppare il biscottino promettendo favole d'altri tempi, quello sì che è ingiusto. «E quindi non cercare di imitare quelli che si comportano così. Perché non ci guadagni nulla. E comunque sì, sono stato con una ragazza - Daphne, ma ti pare quanti anni avessi!», mette subito le mani avanti, al pensiero di quella confessione. «Diciassette. E giuro su Godric che non è successo prima. Quindi non ti fare problemi inutili. Sarebbe un altro paio di maniche se ci fosse realmente qualcuno che ti piace... Ma se non è così, aspetta. Tanto prima o poi accade. A quel punto ci risentiamo per la tattica...», e lì ridacchia, perché a dirla tutta non vede l'ora di aiutarlo coi messaggini WhatsApp e cose del genere. D'altro canto stiamo parlando di un tipo che legge Gossip magici e dove trovarli... «E qui casca l'asino! Ti piace qualcuno? Eh?», e gli dà una leggera gomitata, recuperando un po' della spiritosaggine persa per strada, dato il discorso pseudo-serio che ha appena affrontato.

     
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3 replies since 2/10/2019, 18:12   92 views
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