this friday night.

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  1. dark phoenix.
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    La biblioteca si trovava al terzo piano del castello. Era immensa, composta da centinaia di corridoi con pareti nascoste da alti scaffali pieni zeppi di libri mantenuti in condizioni eccellenti. C'erano volumi vecchi di centinaia di anni e per poterli consultare era necessario procurarsi un permesso dalla bibliotecaria in persona, Madama Baker. Era facile perdersi là dentro. Prendere punti di riferimento non era così facile come poteva sembrare. Leggende metropolitane volevano che più di cinquant'anni fa alcuni studenti si fossero addentrati nei corridoi della biblioteca e non ne fossero mai usciti. Si dice che ancora oggi quegli studenti cerchino in ogni modo di uscire da lì. La biblioteca era un posto tranquillo dove gli studenti si recavano ogni volta che avevano bisogno di trovare pace e tranquillità. Seduta vicino alla finestra dalla quale filtravano i raggi di un bel sole di metà ottobre si trovava la persona che Dominique stava cercando. Scoprire che si era recata in biblioteca non era stato difficile. La giovane Weasley aveva parlato con le persone giuste e alla fine persino un bambino sarebbe riuscito a mettere insieme i pezzi del puzzle. La ragazzina procedeva per i corridoi a passo deciso, marziale, quasi militaresco. Uno, due, uno, due. Scrocchiava le dita delle mani con movimenti uguali e ripetitivi, come un tic nervoso del quale non riusciva a fare a meno. Le formicolavano le mani. Uno, due, uno, due. Ogni muscolo del suo corpo vibrava come le corde di una chitarra tra le mani di un suonatore esperto. Ogni fibra del suo corpo era proiettata alla ricerca di lei. Uno, due, uno, due. Stava impazzendo. La sua mente non riusciva a pensare ad altro. Tutto era proiettato in una sola direzione, tutti i suoi pensieri concentrati nel medesimo punto. Le stava per scoppiare la testa. Entrò nella biblioteca, spalancando la porta con un gran fracasso ed attirando l'attenzione di chiunque si trovasse nelle vicinanze. Mentre cercava il viso di Cassandra tra la folla ispezionò ogni viso delle persone presenti. C'era McGregor del Corso di Quidditch, quello che due anni fa aveva afferrato il boccino facendo vincere Tassorosso durante l'ultima partita contro Serpeverde. Seduta accanto ad un'alta pila di libri c'era la Gordon quella che ogni pomeriggio alle 16 sgattaiolava fuori dal dormitorio dei Grifondoro guardandosi furtivamente intorno. Dal tipo di terreno rossiccio che che aveva sulle scarpe al suo ritorno si poteva facilmente dedurre che si fosse recata sotto le scalinate del Campo da Quidditch. A fare cosa era facilmente intuibile dalle guance arrossate ed il suo sorriso perenne. Con chi era altrettanto elementare. Anche un cieco avrebbe potuto notare gli occhi dolci che lei e Cooman si scambiavano durante le lezioni. Da quella parte c'era un tizio che quella mattina aveva ricevuto una Strillettera da parte di sua madre, di là c'era il ragazzino ipocondriaco che continuava a pulire compulsivamente il tavolo di legno con una salviettina deumidificata. A volte era irritante leggere chiunque come fosse un libro aperto. Sarebbe stato più semplice vivere in quel mondo fatto di sentimenti ed istinto di cui molti parlano. Quando si dice beata ignoranza. E poi finalmente la vide. I capelli castani le incorniciavano armonicamente il viso spigoloso. Aveva gli occhi fissi su un libro di Erbologia. «CASSANDRA!» la sua voce tuonò per l'intero salone, minacciosa. La giovane ex-Serpeverde roteò gli occhi verso l'alto sospirando senza nascondere minimamente quanto fosse esasperata da quella situazione. Non era facile far parte del ristretto campo di amicizie di Dominique Weasley. «Cassandra dove maledizione sono le mie sigarette?» La giovane le arrivò davanti, poggiando le mani sul tavolo, sporgendosi verso l'amica, la palpebra dell'occhio sinistro che vibrava in uno strano modo. Cassandra sospirò per poi tornare con gli occhi sul suo libro. «Avevi detto che avresti smesso.» Il suo tono era tranquillo, leggermente esasperato, come se stesse ripetendo lo stesso concetto ad un bambino. Minnie sembrò irrigidirsi ancora di più. «Anche Hitler aveva detto che sarebbe stato il miglior comandante della storia ma non mi pare che le cose si siano messe tanto bene per lui, giusto?» La voce della Weasley era leggermente incrinata. Somigliava al suono delle unghie contro una lavagna. «Non te lo dico.» Fu in quel momento che la mente di Dominique decise di sfiorare la pazzia. «TU DEVI DIRMELO.» battè i pugni sul tavolo ma Cassandra non mosse un solo muscolo. Girò pagina, ricominciando la sua lettura. «GIURO CHE SE NON ME LO DICI...» «SIGNORINA WEASLEY!» Minnie alzò gli occhi verso al cielo mentre Madama Baker procedeva verso di lei a passo spedito spingendosi gli occhiali in cima al naso, l'altra mano aveva già preparato l'indice per una bella ramanzina. «Non si urla dentro la mia biblioteca!» L’ex-Serpeverde ricominciò a scrocchiare le dita delle mani a ritmo, sempre più veloce, ancora più veloce. «Si da il caso che la signorina Dolohov non capisca a meno che io non alzi la voce.» Provò ad usare un tono controllato ma la sua irritazione non riusciva a non trasparire. «La invito gentilmente ad uscire, signorina Weasley. Altrimenti sarò costretta a spedirla in Presidenza.» Davvero? Era questo il meglio che la donna sapeva fare? La sua minaccia non la spaventava molto. Anzi, per nulla. Ma se non voleva farsi espellere doveva eseguire gli ordini senza un fiato. Lanciò uno sguardo a Cassandra che però non la degnò neanche per un singolo momento. Stava impazzendo. Strinse i pugni, uscendo dalla biblioteca, sbattendosi la porta alle spalle e facendo imprecare la povera bibliotecaria.

    giphy
    Forse avrebbe dovuto smetterla con le dosi. Si, ma poi come sarebbe riuscita a tenere impegnata la mente nei suoi momenti bui di depressione? Tutti hanno dei punti deboli. Per qualcuno è l'alcool, per altri il gioco, per alcuni le donne, la droga, il fumo e chi più ne ha più ne metta. Il mondo della letteratura è stracolmo di protagonisti tormentati e corrosi dai propri vizi. Il commissario Maigret, accanito fumatore e bevitore; Henry “Hank” Chinaski, grande estimatore di whisky; Aleksej Ivànovic, che a causa del gioco d'azzardo perse l'amore della sua vita; lo stesso Sherlock Holmes che tanto Dominique ammirava aveva problemi con le droghe e la nicotina. Ameremmo così tanto i protagonisti delle straordinarie avventure che viviamo grazie ai nostri libri, personalità eccezionali distanti anni luce dalle nostre vite ordinarie, se non avessero anche loro qualche punto dolente che ci convince che sì, forse anche loro sono un po’ come noi, umani? Probabilmente no. E mentre la cocaina cominciava a fare effetto e le sue dita a formicolare pensò che doveva assolutamente andare a quella festa al Pandemonium di cui aveva sentito parlare quel pomeriggio. Davanti ai suoi occhi i colori diventavano sempre più brillanti e il l'umore stava migliorando vertiginosamente. Si sentiva come se qualcuno avesse afferrato i suoi problemi e li avesse gettati via. Improvvisamente tutti i bisogni primari del suo corpo erano spariti. Da quanto tempo non mangiava? Forse erano un paio di giorni. Non era più importante. Stava magnificamente bene. Aveva come l’impressione che il suo corpo fosse in grado di compiere imprese straordinarie. Si sentiva decisamente bene, come non succedeva da giorni. Era quella sensazione che ricordava, quel calore che ogni volta l'avvolgeva facendola sentire protetta, al sicuro. La musica del Pandemonium si sentiva fin da fuori il locale. Rimbombava nella sua testa, in un’esplosione di colori sempre diversi. Era uno spettacolo indescrivibile. Era quasi certa che se solo avesse allungato la mano avrebbe potuto toccarli, quei colori. Erano vivi, vibranti e sprigionavano energia. Non appena entrò nel locale la musica coprì prepotentemente il suono dei suoi pensieri. Si sentiva disinibita. Aveva l’impressione che lì dentro fossero tutti quanti amici suoi quando in realtà non conosceva nessuno. Si lasciò scivolare via dalle spalle il cappotto di pelle e lo gettò in uno dei divanetti ai lati della pista, accanto a due ragazzi che pomiciavano avvinghiati l’uno all’altra. Precisamente, a cosa stavi mentre ti vestivi come una prostituta per andare a recuperare una dose nei peggiori quartieri di Hogsmeade? Le avrebbe detto questo la vocina nella sua testa se non fosse stata messa a tacere in un angolo, come una bambina in punizione, alla quale quella sera non era permesso giocare. Dominique Weasley raramente mostrava il suo corpo in pubblico. Tendeva sempre a vestirsi con superficialità, come se non fosse importante. Trovava sciocco chi perdeva un sacco di tempo davanti al proprio armadio, ammassando vestiti sul letto ed annunciando pateticamente di non avere niente da mettersi. Quella sera, invece, si era messa un tubino nero che fasciava il suo corpo come un guanto. Le forme appena accentuate di chi ancora non è uscito dalla fanciullezza, un corpo in piena evoluzione, un corpo che si muoveva con sicurezza, come se tutto le appartenesse, ma niente fosse importante. Qualcuno la stava guardando e a lei piaceva. Si avvicinò al bancone e chiuse un cocktail. Non sapeva neppure se la voce fosse uscita o no dalla sua bocca per raggiungere le orecchie del ragazzo al di là del bancone perché la musica sovrastava qualsiasi cosa. Ma a quanto pare il giovane aveva capito perchè neppure un minuto dopo, un gintonic era apparso davanti a lei. Stava per tirar fuori il portafoglio, ma il ragazzo accanto a lei la precedette, posando due galeoni sul bancone. Lei si voltò a guardarlo e lui le sorrise. Aveva gli occhi chiari. Lei gli sorrise di rimando, frivolamente, per poi portarsi la cannuccia alle labbra, senza mai staccare gli occhi dal ragazzo. Poi si girò, gettandosi tra la folla, dove tutti ballavano. Anche lei cominciò a seguire la musica, muovendosi a ritmo, chiudendo gli occhi e lasciandosi trascinare. C'erano lei, la musica e le persone intorno a lei. Qualcuno, da dietro, le poggiò le mani sui fianchi. Non lo vedeva, ma sapeva già chi fosse. Il ragazzo del bar aveva offerto la bevuta e senza alcun dubbio si aspettava un certo tipo di ringraziamento.
     
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