Suspicious minds

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    « Cancella la prenotazione al ristorante per stasera. Ho cambiato idea. » Eurus Flamel ha passato molto tempo sopra le sue carte quella sera. Avrebbe dovuto cenare da sola in un ristorante lussuoso al centro della città, eppure, qualcosa sembrava tormentarla, a tal punto da costringerla a cambiare piani. « Chiedi però un'ordinazione speciale. Da portare via. » La sua assistente pare decisamente sorpresa da quella richiesta quanto mai singolare per una donna di classe come Eurus, che ama consumare i suoi pasti in maniera sempre appropriata. « Voglio le Galette Bretonne di tutte le tipologie. Formaggio, verdure, carne.. fanne un bel assortimento in un vassoio. E poi il Fondant au chocolat. Dal solito posto. » Il solito posto era un piccolo ristorante sito a Lione. Non propriamente sotto casa, ma Eurus poteva permettersi tranquillamente di farsi recapitare la cena anche dall'altra parte del mondo se aveva voglia, e anche in tempi decisamente brevi. « Consumerà la cena a casa? » Chiede di conseguenza la ragazza con discrezione, per accertarsi di mandare l'ordinazione nel luogo prediletto dalla Ministra. La donna scuote la testa togliendosi gli occhiali da lettura per osservarla con attenzione, quasi intrigata dalla prospettiva di quella iniziativa decisamente sopra le righe. « Fai recapitare il tutto nell'aula di Astronomia alle undici in punto. A Hogwarts, naturalmente. » Le lezioni serali, si era premurata Eurus di informarsi in anticipo, finivano appena mezz'ora prima delle undici. Ciò le avrebbe dato il tempo di sorprendere l'ex cognato, nonché zio dei suoi figli, ancora intento probabilmente a ordinare l'aula in seguito all'ultima lezione. Quell'iniziativa non era del tutto disinteressata. Le ultime informazioni di cui era venuta a conoscenza avevano bisogno di un'indagine più approfondita. C'era qualcosa che si dimenava nell'animo della Ministra - un'intuizione. Un sospetto. Qualcosa che doveva necessariamente condividere con una persona di cui si fidasse, e che forse, avrebbe potuto colmare qualche lacuna nel suo ragionamento. Non da meno, era certa che per certi versi, Barry aveva un rapporto decisamente diverso con i suoi ragazzi. Lui era lo zio figo, lo zio ganzo; quello che si presentava a casa con un'allure da tipico don Giovanni, sempre pronto a mostrare quanto la sua vita da scapolo gli donasse. Di certo agli occhi dei suoi figli doveva risultare più affidabile in quanto ad eventuali confidenze, rispetto a una madre che tutto sommato, seppur amorevole, tendeva a gestire casa propria con regole abbastanza ferree. Eurus ci teneva a che i suoi due figli crescessero nel modo giusto; voleva sperare che il loro futuro sarebbe stato tempestato da tanti successi, e per questo regole di disciplina ai due piccoli di casa Flamel, erano state imposte sin da quando erano appena due infanti. Era sempre risultata una madre attenta e presente, nonostante i suoi mille impegni; questo perché, nonostante non fosse sempre brava a mostrarlo, i suoi bambini erano tutta la sua vita. Eurus amava i suoi figli più di qualunque altra cosa al mondo; li aveva sempre protetti e tenuti lontani da qualunque intemperia. Quando li aveva saputi lontani da sé, prima al campo estivo e poi tra le grinfie del Lockdown, una parte di lei avrebbe voluto bruciare prima il Ministero e poi Hogsmeade e Hogwarts dalle loro fondamenta, pur di riabbracciarli. Mai sollievo maggiore aveva provato come quando era riuscita a stringerli nuovamente a sé. Nonostante fossero ormai grandi poi, la Flamel tendeva a vederli sempre come i suoi piccoli tesori. Ora che aveva appreso che qualcosa di non precisamente pulito poteva aggirarsi tra le mura del castello, voleva sapere se, la prima persona su cui i suoi figli potessero fare maggiore affidamento dopo di lei, aveva fiutato qualcosa. E quindi eccola bussare contro lo stipite della porta dell'aula di Astronomia poco prima delle undici, incontrando poco dopo lo sguardo Bartolomeus Bartell D'arcy, stendendo nella sua direzione un ampio sorriso. Probabilmente era una delle poche persone che aveva intravisto qualcosa oltre la dura scorza della Ministra; una delle poche persone che di certo aveva avuto l'occasione di vederla in situazioni decisamente più famigliari e distese. Barry l'aveva vista con indosso un grembiule, l'aveva sorpresa nella sua tenuta da casa, ed era stato ospite nella casa che aveva condiviso con suo fratello per molti anni. Lei dal canto suo lo aveva visto donare ai suoi figli tanto amore, un affetto così puro che l'aveva quasi intenerita. A volte sembrava provare persino nostalgia per quei momenti così intimi e famigliari. « Non chiami, non mandi lettere, non rompi mai.. » Asserisce con cautela e un tono quasi scherzoso mentre avanza qualche passo all'interno del deserto ambiente dell'aula.
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    « ..potrei quasi pensare che stai cominciando ad evitarmi. » Non si vedevano molto spesso ultimamente, non solo perché con i ragazzi ormai dentro Hogwarts, Barry aveva ben pochi motivi per fare visita a casa sua, ma anche perché in fondo, entrambi avevano delle vite decisamente impegnate. Si avvicinò fino ad affiancarlo, volgendo lo sguardo verso l'alto. Le stelle. L'oggetto privilegiato del suo studio lì ad Hogwarts. « Prima che tu mi trovi centinaia di scuse riguardo a quanto scombussolato sia il tuo vivere, ho preferito tagliare la testa al toro e venire a trovarti io. » Si stringe nelle spalle e sorride prima di rivolgergli uno sguardo d'intensa. Non se l'è davvero presa. Non potrebbe mai, seppure, a volte, Eurus è quasi certa che la stia evitando. Forse in un certo qual modo c'è una sorta di disagio tra loro, dovuto al fatto che fino in fondo, la sua famiglia non ha mai davvero capito come le cose siano effettivamente funzionate tra lei e suo fratello per così tanto tempo. Eppure così è stato. Era l'uomo della mia vita. L'unico che sia davvero riuscito a rubarmi completamente. Un gufo in lontananza li raggiunge alle undici spaccate abbandonando su uno dei banchi un grosso pacchetto fumante. La loro ordinazione. In tutta risposta, Eurus scoppia a ridere e si affretta a raggiungere il pacco dispiegandolo di fronte agli occhi di entrambi, per lasciarsi inebriare dal profumo squisito delle crepe francesi, farcite ad opera d'arte. « Spero tu non abbia già cenato, perché stasera la cena la offro io - tanto per cambiare. » Quelle ultime parole hanno ancora una volta qualcosa di famigliare. Qualcosa che sa di casa, di qualcosa che entrambi conoscono. Non è certo una novità che l'uomo è stato spesso sopite a casa loro per pranzi e cene, specie quando veniva a trovare i ragazzi. Sceglie una delle Galette Bretonne e la azzanna con naturalezza premurandosi di evitare di sporcarsi con l'abbondante farcitura. « Non tutti i giorni la cena arriva dritta dritta dalla Francia. » La sua patria aveva un palato decisamente sopraffino, specie per determinate prelibatezze. « Allora? Come sta andando il nuovo anno scolastico, professore? » Si siede con la stessa naturalezza di una scolaretta su uno dei banchi e accavalla le gambe senza troppi rituali. In altre occasioni, Eurus sarebbe stata molto più impostata, ma Barry non era una di quelle persone con cui farsi quei problemi. Non quanto meno quando non c'era nessun altro che li spiasse. « Spero che Barclay ed Agnés hanno iniziato col piede giusto. »


     
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  2. barry.
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    « Come potete notare, rispetto al mese scorso la costellazione del Sagittario è scomparsa ad Ovest, lasciando spazio alle costellazioni di Andromeda, Cassiopea e Cefeo. » Con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni di pregiato taglio italiano, Bartolomeus misurò a grandi passi l’aula di Astronomia. Non aveva bisogno di guardare il cielo per conoscere la posizione di pianeti e costellazioni. Dopotutto, aveva trascorso anni ed anni a studiarne i mutamenti, il lento ed incessabile ruotare della Terra e la loro disposizione in quello schermo buio che, quella notte particolarmente limpido, si estendeva oltre il misero pianeta che ospitava l’esistenza umana. « Qualcuno di voi conosce il mito che li riguarda? » Fece vagare lo sguardo scuro sugli studenti che, seduti su morbidi cuscini posizionati accanto ai telescopi, abbassarono prontamente gli occhi sugli appunti, chi colto alla sprovvista e chi troppo intimorito per rispondere alla domanda. Barry soffocò un sospiro, senza smettere di camminare. Inculcare un po’ di conoscenza in quelle menti troppo prese da ormoni e drammi adolescenziali era più difficile di quanto avesse immaginato, ma pretendere che fossero in grado di associare le conoscenze astronomiche con i miti classici era pressocchè un’impresa titanica. « Nessuno? » Ritentò, soffermandosi con lo sguardo su coloro che, dall’inizio dell’anno, avevano mostrato maggior iniziativa. « Peccato. » Espirò, inclinando lievemente il capo. « Vorrà dire che per la prossima lezione mi aspetto due rotoli di pergamena al riguardo. » Com’era prevedibile, dalla classe si levarono mormorii di protesta e dissenso. Barry li ignorò e il suo tono di voce divenne più profondo, fermo, irremovibile. « E un altro rotolo sulla stretta correlazione tra mito classico e astronomia. » Calò improvvisamente il silenzio ma le espressioni imbronciate dei suoi giovani studenti erano piuttosto eloquenti. Non che gliene potesse importare di meno. « Per stasera è tutto. Fate attenzione nel scendere le scale e non perdete tempo a girovagare per il Castello. Oltre a togliere punti, assegnerò compiti extra a chiunque dovessi trovare fuori dalla Sala Comune dopo l’orario consentito. » Gli studenti si alzarono e, dopo aver riposto telescopi e cuscini, presero a discendere a gruppetti le ripide scale che conducevano alla Torre di Astronomia. Bartolomeus raccolse i propri appunti e, richiudendo la porta della torre alle proprie spalle, si incamminò nell’aula situata al piano inferiore, più riparata dal freddo vento autunnale rispetto all’Osservatorio. Aveva ancora delle scartoffie da sistemare – compiti da correggere, voti da registrare – e, come sempre, la stanchezza tardava a farsi sentire. La quiete notturna gli era sempre stata di particolare ispirazione, ancor prima di dedicarsi allo studio delle stelle. L’oscurità lo tranquillizzava e lo aiutava a pensare. Per lui, non vi era nulla di meglio di un bel bicchiere di whiskey, il violino e l’abbraccio rassicurante di quel velluto scuro. Abbandonò gli appunti sulla scrivania e aprì il primo cassetto, da cui estrasse una bustina di cuoio, dentro cui riposava del tabacco pregiato. Spiegò una cartina e rollò una sigaretta, leccando il bordo di carta per richiuderla abilmente su sé stessa. Stava per accenderla quando un leggero bussare lo spinse ad alzare lo sguardo e rivolgerlo verso l’entrata. Un’espressione di sorpresa ne smosse i lineamenti severi quando riconobbe la figura di Eurus Flamel, Ministro della Magia e, un tempo, compagna di suo fratello minore Beaufort. « Non chiami, non mandi lettere, non rompi mai… potrei quasi pensare che stai cominciando ad evitarmi. » Bartolomeus sorrise, riponendo la sigaretta sopra la scrivania di lucido legno scuro. « Sai benissimo che non è così. » La osservò avanzare nella stanza nello stesso modo in cui, negli anni, aveva imparato a conoscerla; Eurus, una donna innamorata, una madre premurosa, una figura meno algida di quella che, ora, ricopriva il ruolo di guida del Mondo Magico. Talvolta aveva l’impressone che quei ricordi fossero spaventosamente lontani del tempo, come se nessuno dei due, dopotutto, fosse stato in grado di opporsi allo scorrere delle stagioni. La Terra aveva compiuto innumerevoli giri intorno al sole ed entrambi, chi più e chi meno, erano invecchiati. Barclay e Nessie erano nati e cresciuti, il legame sentimentale tra Eurus e Beaufort si era spezzato forse irrimediabilmente e, dal canto suo, Barry si era aggrappato alla rassicurante consolazione di una vita da scapolo, dove nessuno gli doveva nulla e, soprattutto, lui stesso non doveva nulla a nessuno. « Prima che tu mi trovi centinaia di scuse riguardo a quanto scombussolato sia il tuo vivere, ho preferito tagliare la testa al toro e venire a trovarti io. » Una leggera risata abbandonò la gola dell’uomo. Un tempo, forse, le avrebbe rifilato quelle scuse al pari di un bambino monello colto con le mani nel barattolo dei biscotti. Erano le stesse che rivolgeva a chiunque si sentisse in diritto di pretendere uno spazio più definito del necessario nella sua esistenza e, in egual modo, a Magnolia quando la sua presenza era richiesta per ogni occasione in cui, inevitabilmente, sarebbe stato costretto a dividere l’ossigeno con suo padre Basil. Una brutta abitudine che, considerando l’avanzare dell’età, non sarebbe mai riuscito a scrollarsi di dosso. « Potrei stupirti. Lavorare ad Hogwarts mi ha obbligato a riconsiderare qualche vecchia abitudine. » Ammise. Sollevò entrambe le sopracciglia nello sfoggiare un’espressione innocente che, pur stonando con il viso dai lineamenti maturi, ben si sposava con il guizzo di divertimento nelle iridi castane. « Anche se ciò non significa che le abbia abbandonate del tutto. » Alluse con lo sguardo alla >sigaretta abbandonata sul tavolo ma, prima che potesse proporle di indugiare in qualche vizio da adulti secondo il bon-ton di cui Magnolia andava tanto fiera, il bubolare di un gufo attirò l’attenzione di entrambi. Dopo essere entrato da una delle grandi arcate della torre sovrastante, attraverso cui era possibile scorgere un’ampia porzione di cielo punteggiato da minuscole stelle brillanti, il rapace planò dolcemente sino a depositare un pacco accuratamente incartato su uno dei banchi della prima fila. « Spero tu non abbia già cenato, perché stasera la cena la offro io - tanto per cambiare. » Un invitante odore di burro e formaggi si espanse per l’intera aula nel momento in cui Eurus aprì il pacco. Era sicuramente un modo insolito di cenare – un’improvvisata con tanto di consegna a domicilio – ma, lungi dal disprezzare simili gentilezze, Bartolomeus ne riconobbe un barlume di atmosfera famigliare che, negli ultimi tempi in particolare, appartiene saldamente al passato. « Affatto. Ho appena finito l’ultima lezione… tutt’altro che brillantemente. » Una punta di sarcasmo non poteva certo mancare. La osservò scegliere la prima crepe e, per un istante, Barry non potè fare a meno di domandarsi quanto repentinamente dovesse essere cambiata la sua vita. Sospettava che Eurus ci fosse abituata eppure aveva la netta sensazione che il susseguirsi di avvenimenti nella vita del Ministro avrebbe disorientato anche la personalità più solida. Forse era per quello che si trovava lì. Il bisogno di rifugiarsi in qualcosa di alieno alla figura pubblica che rivestiva, la necessità di riportare a galla vecchi ricordi ed abitudini. Non che Bartolomeus pensasse di essere un punto di riferimento per Eurus; quel ruolo, per forza di cose, lo aveva rivestito Beaufort - almeno sino a qualche tempo prima. Tuttavia, per quanto inusuale, erano pur sempre stati una famiglia e ora, con Agnés ad Hogwarts e Barclay al College, la sua compagnia doveva sicuramente essere un’alternativa più piacevole di quella di Beaufort. Non poteva certo biasimarla. « Ti va qualcosa da bere? » Chiese, agitando distrattamente la bacchetta. Un paio di bicchieri volteggiarono sino a loro dall’armadio nell’angolo, seguiti da una bottiglia di vino bianco. « Dovrebbe essere abbastanza freddo. » La informò, stappandolo e versandogliene un generoso bicchiere. Non si preoccupò troppo di quanto potesse essere considerato “inopportuno” che un professore conservasse alcolici nella propria aula, ma a Bartolomeus piaceva essere pronto per ogni evenienza e, in particolare, in grado di accogliere al meglio eventuali ospiti. Senza contare che il suo armadietto privato, in cui conservava anche il proprio telescopio personale, era sempre attentamente protetto con la magia. « Non tutti i giorni la cena arriva dritta dritta dalla Francia. » Barry le sorrise, divertito. « Chissà cosa direbbe la stampa se sapesse che questo è il modo in cui il Ministro Flamel sperpera i soldi pubblici. » Sebbene le sue parole potessero essere interpretate come pura acidità, il tono di voce ad accompagnarle era un chiaro indizio di quanto, in realtà, quel commento fosse un mero scherno alle notizie di scarsa rilevanza che i giornali ingigantivano quando, evidentemente, si ritrovavano ad aggrapparsi ad ogni misero frammento pur di vendere qualche copia. « Oh, beh… Immagino che sia uno dei vantaggi della tua posizione. » Le porse uno dei calici e, per liquidare la questione, lo urtò delicatamente con il proprio in un brindisi. Si bagnò le labbra e scelse a sua volta una crepe. Deglutì il primo morso e si appoggiò al banco davanti a quello di Eurus, senza tuttavia sedervisi sopra. Era sicuro di aver colto una nota di ironia nelle parole della donna e, almeno a sé stesso, doveva ammettere che gli faceva uno strano effetto sentirsi chiamare “professore”. Fino a pochi mesi prima non aveva mai realmente pensato di intraprendere la strada dell’insegnamento accademico. « Non posso lamentarmi, ma in un certo senso è sicuramente più impegnativo del previsto. Le conseguenze del Lockdown non sono morte e sepolte, purtroppo. » Incrociò il suo sguardo smeraldino, conscio che Eurus dovesse esserne più che consapevole. Le case, gli edifici erano stati ricostruiti, il perdono concesso, le cariche riabilitate. Ma gli strascichi psicologici erano assai più complicati da dissipare. . « La nomina di Yaxley e la sua nuova politica ha fatto storcere il naso a diverse persone e, come se non bastasse, ci sono a malapena abbastanza professori da garantire la frequenza agli studenti del Castello. Non a caso mi sono state affidate anche le lezioni degli studenti del College. » Yaxley non aveva sprecato tempo ad indorare la pillola con inutili fronzoli; Hogwarts era sotto stretto organico e, di conseguenza, la maggior parte degli insegnanti si occupavano in maniera ambivalente del Castello e del Campus annesso. « Avere a che fare con dei ragazzini tutto il giorno può essere… snervante. Ma probabilmente è anche colpa mia. Non sono mai stato particolarmente comprensivo o paziente. » Scrollò le spalle, poco turbato da quell’ammissione. Era consapevole dei propri difetti e non aveva mai ambito a smussare i lati più taglienti del proprio carattere. « Angés… » Rise, al pensiero della nipote. « Merlino solo sa se quella ragazzina non abbia una sola goccia di ribellione in corpo. » A volte si chiedeva come avesse fatto a finire tra i Serpeverde. Forse, con gli anni, avrebbe ricevuto una risposta. « E Barclay » Si strinse nelle spalle. « È al College e convinto che nessuno possa realmente controllarlo per la prima volta nella sua vita. » Rivolse ad Eurus un’occhiata d’intesa. Entrambi sapevano cosa volesse dire essere giovani, spensierati, e convinti di avere in mano i fili della propria esistenza. Era una sensazione magnifica e, purtroppo, altrettanto fugace. « Se ti può tranquillizzare non ha combinato alcun guaio e, da quello che so, sta rispettando l’obbligo di frequenza. Anche se credo che la sua dieta sia composta più che altro da alcol scadente e cibo da asporto. » Abbassò lo sguardo sulla loro cena e sollevò un sopracciglio, forzando implicitamente uno stupido paragone. « Ti chiederei come ti trovi nel tuo nuovo incarico ma, chissà perché, ho la sensazione che tutto questo » Mosse la mano, nell’indicare l’intera situazione. « non sia semplicemente dovuto alla nostalgia. » La incalzò. « Anche se apprezzo la visita di cortesia. » Portò il calice di vino alle labbra e ne bevve un sorso, osservandola in attesa di una risposta.




     
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