A little party never killed nobody.

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    «Italiano e stretto per Nana... Pumpkin Spice Latte per Max... E lungo con una spruzzata di vaniglia per me.» Nathan Brown era un ragazzino del terzo anno: occhi enormi da cerbiatto spaventato ed una particolare predisposizione per l’essere incredibilmente servizievole. Suo padre lavorava al chiosco del Campus Universitario e faceva il caffè più buono di tutto il Mondo Magico. Savannah aveva offerto una sostanziosa e generosa somma di Galeoni perché, per tutto il resto dell’anno scolastico, il giovane Nathan facesse trovare sopra il loro tavolo i tre caffè preferiti delle giovani Serpeverde. Il signor Brown scriveva i loro nomi con un pennarello nero sul bicchiere di carta. Savannah si sedette al suo posto, bevendo un sorso del suo caffè. Davanti a lei sedevano le due amiche, l’una accanto all’altra. Era un’altra noiosa mattinata di metà ottobre. Non mancava molto perché il soffitto della Sala Grande, quella mattina leggermente nuvoloso, si costellasse di zucche fluttuanti e candele spaventose. Halloween era la festa che, senza alcun dubbio, maghi e streghe preferivano di più. In tutto il Mondo Magico si organizzavano feste incredibili. Savannah aveva passato lo scorso Halloween in uno dei locali più in di Londra, in un bar in cima ad un palazzo dal quale si aveva una fantastica visuale del London Bride e del London Eye. Stava ancora con Roman e le piaceva sfoggiare in giro il suo bel ragazzo. Quella volta invece era single e senza impegni. Sollevò lo sguardo verso Nana e Max, che parlavano tra loro. La giovane di casa Hamilton aveva due certezze nella vita: la prima era che con la golden card che le aveva dato suo padre avrebbe potuto fare qualsiasi cosa; la seconda era che possedeva due amiche fantastiche, e in quel momento le era balzata in testa un’idea che avrebbe unito perfettamente ambedue le sue sicurezze.

    Capitolo uno: trovare il luogo adatto. Savannah Hamilton non aveva alcun dubbio: Hogwarts era a favore di quella festa. Aveva parlato a lungo del tema che avrebbe accompagnato la baraonda di quel 31 ottobre e alla fine Max né era uscita con un’idea reputata da Nana e Saw come “geniale”: proibizionismo. Per troppo tempo, dopo il Lockdown, gli studenti di Hogwarts si erano negati qualcosa per cui avevano sempre lottato, il divertimento. Avevano avuto paura e il loro cuore pulsava forte nel petto ad ogni strano rumore. Ma loro erano vivi. Erano riusciti a scappare fuori da quell’inferno per camminare di nuovo sulla Terra. Perciò non c’era modo migliore per festeggiare quel ritorno alla normalità che con una bella festa. Ed Hallween era la scusa migliore per organizzare qualcosa in grande stile. Ma dove potevano disporre una celebrazione memorabile sotto l’occhio attento della vigilanza? Il Castello sembrò voler dare alla giovane Hamilton la soluzione. Stava camminando per i corridoi, diretta al Dormitorio, interrogandosi sul luogo dove il Custode non avrebbe potuto ficcare il naso, lasciandoli indisturbati. La Torre di Astronomia? Le Serre? I sotterranei? Stava per scoppiarle la testa, quando la vide. Dapprima apparse come un semplice riflesso che la luce proiettava sulla parete di pietra, ma man mano che si avvicinava era sempre più chiaro ciò che si stava avverando davanti ai suoi occhi. Non c’era mai entrata e sinceramente, a lungo, aveva anche dubitato dell’esistenza di quella stanza. Posò la mano sulla maniglia e la porta si aprì senza fatica. Le labbra di Savannah si schiusero per lo stupore. La Stanza delle Necessità era larga e spaziosa, con un ampio soffitto ad archi. Era perfetta. Hogwarts le aveva trovato il posto per la festa.
    Capitolo due: gli inviti. Altro tasto importante era chi invitare a quella festa. Se Savannah avesse dovuto invitare solo le persone che reputava “degne” di tale evento, i partecipanti si sarebbero contati sulle dita di una mano. Forse due, ma non esageriamo. Ma per essere una bella festa sicuramente c’era bisogno di molti partecipanti quindi era stato deciso di estendere l’invito fino a quelli del quinto anno, non meno. Se gli altri fossero riusciti ad imbucarsi evidentemente meritavano di stare lì. Il problema si rivelò quando Max le chiese come avrebbero fatto a trovare tutti la Stanza delle Necessità. Ci pensò a lungo ed infine la soluzione le saltò in mente all’improvviso. Passaporte. Era il modo migliore per portare più persone nello stesso luogo desiderato. L’incantesimo fu facile da trovare. In realtà ci pensò uno del quinto anno a farlo per lei. Savannah Hamilton chiusa in biblioteca mezza giornata a cercare qualcosa? Stiamo scherzando? Gli inviti arrivarono agli interessati tramite gufo. La busta recitava il nome dell’invitato e la carta profumava di rose. “Se vuoi partecipare alla festa segui le seguenti regole: 1. Travestiti da qualsiasi cosa tu voglia. 2. Alle 23:00 del 31 ottobre tocca l’invito ed arriverai direttamente alla festa. 3. Non ci sono regole.”. Capitolo tre: organizzazione. Avevano pensato davvero a tutto. Un lato della stanza era stato allestito per il gioco d’azzardo. C’era un tavolo da Blackjack magico e uno per il poker sopra il quale un cartello sembrava incitare gli studenti a rendere più piccante la situazione chiedendolo loro “Streep Poker?”. C’erano tre postazioni per gli alcolici, ma nessun barman. Chiunque poteva prepararsi personalmente il proprio cocktail decidendo se fosse il caso di andarci alla leggera o partire nell’ecosfera con il secondo drink. Sul bancone erano illustrate le ricette più semplici. C’erano bicchieri a volontà e di varie dimensioni, misurini, shaker, guarnizioni di frutta e spezie. Sullo scaffale dietro il bancone un’infinità di bottiglie di ogni genere: gin, vodke aromatizzate ad ogni gusto, tequila, distillati, whisky incendiari e grappe invecchiate. Recipienti pieni di ghiaccio e birre fresche. Era tutto ciò che un amante degli alcolici potesse desiderare. Recuperare tali tesori era stato piuttosto semplice. Bastava avere le conoscenze giuste, un documento falso e la golden card di papà. Da un’altra parte c’era un angolo photo booth. Si trattava di una grande cabina per le foto dentro la quale erano state poste maschere, cappelli strani, collane di fiori e altri travestimenti che gli invitati avrebbero potuto cambiare tra una foto e l’altra. Alcuni divanetti messi in un angolo formavano una zona relax. C’era un angolo con la console, dove chiunque poteva mettere la canzone che voleva. Era necessario scrivere il titolo della canzone in una pergamena magica posta nel tavolo accanto e la canzone sarebbe stata messa in coda. Un’enorme palla da discoteca pendeva dal soffitto. Il centro della stanza era illuminato da luci stroboscopiche colorate, mentre gli altri spazi erano rischiarati da candele fluttuanti. Potevano ritenersi soddisfatte. Era impossibile annoiarsi lì dentro.

    «Allora, siete pronte?» Accade raramente. Qualcuno direbbe che succede meno dell’ eclissi solare, ma Savannah quella sera era già pronta e, con il broncio da principessina viziata, bussava alla porta della camera di Nana e Max. Aveva il labbro inferiore all’infuori, come una bambina al quale è stato detto che no, non poteva comprare assolutamente quel giocattolo. Odiava le attese. Come faceva la gente normale mettersi in coda per qualsiasi cosa? Per entrare nei locali, per andare al cinema.. Oh, no. Lei non avrebbe resistito. Sarebbe andata fuori di testa nel giro di pochi minuti. “Tutto e subito” era il motto di Savannah Hamilton. Non aveva idea di come avesse fatto ad essere così veloce a prepararsi. Forse perché, guardandola bene, i vestiti che indossava erano veramente pochi. Da cosa era travestita? Ma da angioletto, naturalmente! Era evidente che neanche quella sera sarebbe scesa dal suo piedistallo dorato. Indossava il pezzo di sopra di un bikini bianco, che le fasciava il seno abbondante, lasciando quanto bastava all’immaginazione. Aveva un paio di shorts di jeans e degli stivaletti ricoperti di Swarovski luccicanti. Con le luci della festa faranno un figurone! Si era anche procurata dei colori per il corpo i quali al buio diventavano fluorescenti. Al centro del petto si era disegnata quello che doveva essere un uccellino. Nella spalla destra si era dipinta un cuore. Anche le gambe presentavano dei segni astratti di pittura sparsa qua e là. Di sicuro quella sera non sarebbe passata inosservata. Quando la porta si aprì, Saw indietreggiò allargando le braccia ed accogliendo l’ingresso in scena delle sue ragazze. Fece un lungo fischio ammirando entrambe dalla testa ai piedi. Nana era un seducente angelo nero e Max un sexy scheletro messicano arrivato direttamente dal dias de los muertos. «Wow. Posso offrirvi da bere, bambole domandò cercando di camuffare la propria voce come quella di un rude omaccione. «Ho paura che stasera qualcuno rimorchierà alla grande!» usò un tono canzonatorio, per poi lasciarsi sfuggire una risatina. Avvolse le braccia intorno alle spalle delle due compagne di Casata, scuotendole appena con un’espressione maliziosa stampata in volto. «Direi che ci siamo, no?» Sfilò dalla tasca dei pantaloncini l’invito per poi posarlo sul palmo della mano. «Al mio tre.» L’orologio del cortile rintoccò le 23 in punto. «Uno. Due.. Tre!» Posarono le mani nell’invito e all’unisono sparirono in un vortice di colori.

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    «Alla salute, ragazze!» Savannah si sporse sopra il bancone, facendo battere il proprio bicchierino da shot contro quello di Max e Nana che si trovavano dall’altra parte, dopodiché leccò il sale che si era posata sul dorso della mano e svuotò il bicchierino in un solo sorso. La tequila le riscaldò la bocca, lasciando un tratto infuocato lungo tutta la gola. Posò il bicchiere e si infilò uno spicchio di lime in bocca, spremendolo con i denti. Il gusto aspro del frutto le aumentò la salivazione, spegnendo quel fuoco che ormai divampava. Il tempo di riprendere fiato ed aveva già in mano una bottiglia di gin. «Ho come l’impressione che qualcuno qui sia ancora troppo sobrio.» Dispose tre bicchieri di plastica uno accanto all’altro. Si stava riferendo a se stessa? «.. Ed io non ho nessuna intenzione di giocare a streep poker senza un altro paio di bicchierini.» Versò una generosa dose di gin in tutti i bicchieri e poi aggiunse dell’acqua tonica presa direttamente dal frigo sotto il bancone. Tre fette di limone, tre cannucce. Porse i due bicchieri alle amiche e dopo aver afferrato anche il suo, circumnavigò il bancone, ritrovandosi accanto a loro. Si portò la cannuccia alle labbra, giocherellando con essa, intenta a guardarsi intorno. C’era un sacco di gente. «Vi prego, ricordatemi perché abbiamo mandato l’invito anche a Susan McLagger..» Susan era quella strana del settimo anno di Tassorosso. Non era strano vederla saltellare per i corridoi portata via da una ventata di buonumore che Savannah proprio non riusciva a sopportare. «Giuro che se si gira di nuovo a salutarci per la settima volta le tiro un pugno in faccia.» ridacchiò forzatamente, quasi a volerla far sembrare una battuta, mentre i lati della sua bocca si allungavano verso le orecchie. E fu allora che lo vide. «Torno subito ragazze.» Non fu neanche certa che avessero capito. Scivolò tra la folla, flessibile come un filo d’erba, tenendo in equilibrio il proprio cocktail attenta a non farlo cadere. «DERRIIIII aveva gettato le braccia intorno al fratello, nascondendo la faccia nell’incavo del suo collo. Aveva quel profumo che le piaceva tanto. «Sono così contenta che tu sia venuto! Non sarebbe una festa senza di te!» Era al settimo cielo. Era impossibile non notare la sua felicità, ma bastò un secondo perché il suo sorriso si trasformasse in un broncio irritato. «Ah. Ci sei anche tu.» Roman fisico da sballo Moriarty era in piedi al fianco di Derek. «Guarda un po’ chi ha sputato il gatto. E’ un piacere, tesoro Non era facile calibrare la giusta rabbia che provava nei suoi confronti da quando lui l’aveva scaricata a quel pizzico di malizia con cui sperava di farlo tornare da lei, ma chissà come lei ci era riuscita. «Quasi non vi riconoscevo: ad una festa senza un bicchiere in mano. Vedete di rimediare al più presto. Ciao, ciao..» Si baciò un dito della mano libera dal gintonic per poi soffiare il bacio nella direzione dei due, soffermandosi più tempo con lo sguardo sull’ex ragazzo. Stava cercando di tornare dalle ragazze quando, qualcuno, le versò l’intero cocktail sul decolté. Si fermò, impietrita, rigida sull’attenti come un soldato che parte per la guerra. Cercò chiunque fosse stato a compiere quel gesto e poi sbottò. Gridò così forte che per poco la sua voce non sovrastò la musica. «COSA. DIAMINE. HAI. FATTO?»



    Interagito con Max e Nana. Parlato con Derek, Roman. Quello che ha rovesciato il cocktail addoso a Savannah può essere interpretato da chiunque voglia.



    Questa role rientra nel Progetto "Realtà aumentata" che permette la partecipazione alla stessa di chiunque ne voglia far parte nei termini della coerenza on game. Imprevisti possono succedere in qualunque momento. Partecipando, tal imprevisti si accettano implicitamente.

    INFO.
    1. L'invito vi è arrivato via gufo, dovete toccarlo alle 23 per essere trasportati alla festa.
    2. Potete travestirvi da qualsiasi cosa vogliate. E' una festa di Halloween, ma anche un po' una carnevalata.
    3. Sbizzzarritevi! Stanotte tutto è lecito! Ci sono molte postazioni per divertirsi, usate quelle che volete!
    4. Buon Halloween, tesorini.


    Edited by anesthæsia¸ - 30/10/2019, 00:18
     
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    L'idea di andare ad una festa e non bere un goccio o tirare su qualche sostanza dal naso le fa terribilmente strano. Come resisterò per un'intera festa? Come farò ad annoiarmi? Lei, le feste, in fin dei conti, le ha sempre vissute così: da un'altra un mondo, con la sua visione personale di ciò che le accadeva intorno. Un punto di vista privilegiato, si è sempre detta, con una prospettiva che rendeva divertente e allettante anche la più misera e noiosa festa. Ma ora è pulita. Da mesi. E la spaventa pensare di potersi annoiare a tal punto da mettersi in un angolino, lontano dalle luci principali, a fare..niente, perché non può bere, non può drogarsi, può solo annoiarsi a morte. Ma ho Nana e Saw. Pensa. Si fissa su questo, continua a ripeterselo, mentre si passa il pesante trucco nero sul viso. Vuole sembrare completamente un'altra persona, per una sera, eppure, in fondo, essere anche la stessa di sempre. Smetterla di essere la drogata quasi morta per overdose, la drogata che ha passato mesi in un centro di riabilitazione, la punta di diamante della Luxury Angels. Vuole smettere di essere tutto questo e allora si cala perfettamente nel corpo di un'altra, con i boccoli di quella parrucca che arrivano a sfiorarle il fondo schiena, la base bianca cadaverica sul volto e tutte le minime rifiniture per sembrare effettivamente un teschio. C'è della simbologia in quel suo travestimento ed è per questo che, una volta completato il tutto, si volta verso Nana, con le sopracciglia marcate che svettano verso l'alto. « Che ne dici? Si capisce abbastanza dove mi metto i loro insulti del cazzo? » Una quasi morta che si veste da scheletro, che c'è di meglio di un po' di sano black humor? Le dita fine prendono a stringersi i lacci del corpetti, con gli occhi felini che continuano a fissare l'amica, in quel suo vestito da angelo nero. L'angelo della Morte. Un angelo talmente bello da lasciarla senza fiato, per qualche istante. « Vedendoci vicine, mi appare palese come io sia morta. » Fa una risatina, come a voler camuffare la verità che sente nel dire quelle parole con un po' di sano sarcasmo. Finito di armeggiare con il corpetto, le si avvicina ed entrambi gli indici finiscono sulle sue guance, pronta a spalmare un po' meglio il fard rosa chiaro. « Aspetta, l'ultimo tocco. » Si volta verso la sua postazione trucco e recupera un rossetto nero, il medesimo che ha usato su di sé. « Apri » la intima, prima di passare la tinta al centro del labbro inferiore. In religioso silenzio, finisce il tutto picchettandole la bocca con l'indice, sfumando gradualmente il colore verso l'esterno. « Fai così » dice poi, stringendo le proprie labbra, lasciandole scivolare una sull'altra, per farle d'esempio. « Radiosa come solo Sorella Morte saprebbe essere. » Le fa un occhiolino, divertita, prima di udire la voce di Saw fuori dalla porta della loro stanza. « Andiamo che altrimenti le prende un infarto. Quand'è l'ultima volta che è stata davvero in orario? » Ridacchiano, le due, mentre la porta si apre e un angelo decisamente svestito si materializza di fronte ai loro occhi. «Ho paura che stasera qualcuno rimorchierà alla grande!» Ti prego, speriamo di no. E' l'unico pensiero della mora mentre si allunga in avanti, verso lo spacco che le lascia scoperta la coscia sinistra, lì dove ha sapientemente aggiustato il cellulare tra la carne e una pratica giarrettiera. « Devo per forza mandare una foto a Josie. Sarà contenta di vedere uno dei suoi pezzi preferiti della collezione invernale addosso a te. » Dichiara, costringendo Savannah a mettersi in posa per lei. « Questo bikini ti sta talmente bene..chissà, magari potresti cominciare a lavorare con me. Sarei felice di averti fatto da talent scout. » Commenta, dopo aver scattato una decina di foto. Sceglie la migliore e la manda a Josephine, sapendo già che non le arriverà una risposta prima dell'indomani. Cinquant'anni suonati e non sentirne nemmeno uno. E' bello essere Josephine Angels. «Direi che ci siamo, no?» La bionda le avvolge le spalle e Max sente il panico avvolgerle lo stomaco. Uno. Mi sento male. Due. Oddio voglio tornare in camera. Tre! Qualcuno mi salvi.

    «Ho come l’impressione che qualcuno qui sia ancora troppo sobrio.» Max alza il proprio bicchierino, pieno di acqua tonica fino all'orlo, tanto che esce ovunque, andando a sporcare l'intero bancone. « Bevi anche per me. Bevi anche l'acqua delle piante. Bevi qualsiasi cosa ti capiti a tiro. » Cerca di risultare gradevole, spiritosa, ma una coltre di tristezza la coglie sul più bello, mentre finge che il suo shot sia pieno di vodka e lo manda giù tutto d'un sorso. Che schifo. «Vi prego, ricordatemi perché abbiamo mandato l’invito anche a Susan McLagger..» Max segue lo sguardo dell'amica, andando a posarlo sulla ragazza piena di spirito e gioia di vivere, vestita per l'occasione da coccinella schiacciata per metà da una scarpa umana. Fantasia macabra, mi piace. « Perché sei una regnante magnanima e vuoi che l'intero tuo popolo si diverta e ti ringrazi per questo? » Alza un sopracciglio, dandole una leggera spallata, come a voler sottolineare quanto sia irrilevante stare ad arrovellarsi su certe dinamiche stupide. Non quella sera. «Torno subito ragazze.» La segue con lo sguardo e, per un istante, rimane interdetta. Sotto i suoi occhi da lince compare Derek, il fratello di Savannah. Un flashback, fastidioso, che gli provoca una fitta alla testa, la prende e la costringe a guardare altrove. Ringrazia il cielo di avere tutto quel bianco sulle guance, a camuffare il rossore imbarazzato che si è andato a farsi strada su di esse. Ricorda poco e niente, ma ogni volta che lo becca, in giro per il castello, quel ricordo sbiadito, di molte feste prima, avvenuta ancor prima di andare in riabilitazione, le destabilizza i pensieri, costringendola a cambiare inevitabilmente strada. Chissà se Saw se ne sia accorta pensa, sentendosi quasi in colpa nel tornare a guardare Nana. Nemmeno a lei l'ha detto, non per qualche motivo in particolare ma perché è talmente nebuloso quel ricordo, da farle persino dubitare che sia tutto effettivamente successo. Potrei averlo immaginato o visto, sotto allucinazione, e magari non è vero niente. Stringe le labbra, così come stringe le dita intorno al bicchierino, nuovamente riempito di acqua tonica. « Allora, che facciamo? » Le chiede, cercando di animarsi un poco, per non buttarle addosso la noia che minaccia di prenderla, secondo dopo secondo che passa. « Più che altro, ricordami perché abbiamo acconsentito a fare una festa? A noi nemmeno piace questa gente. » Per la maggior parte. Scoppia a ridere, guardandosi intorno, con gli occhi chiari che si illuminano dei mille colori donati dalle luci stroboscopiche. Fissa il movimento intorno a loro, fissa volti qua e là e alla fine scende dal suo sgabello con un salto, atterrando sui tacchi degli stivali che le copre le gambe scoperte fino a sopra il ginocchio. « Cambiamo musica, e andiamo a giocare al tavolo. » Apre la mano di fronte al suo viso, invitandola a stringerla con un cenno del capo. « Cazzo, ma il gene dell'ascolto della buona musica è davvero così raro? » Commenta, secca e lapidaria nell'osservare quanto faccia schifo la canzone scelta da Arthur Periwinkle. « Qualche idea? » La guarda, con un sopracciglio alzato, per poi prendere uno dei foglietti riposti vicino alla consolle. Poi, senza pensarci troppo sopra, scrive la prima canzone che le passa per la mente, chiude il biglietto e lo lascia cadere nella ciotola lì accanto, dove vi sono altri tre biglietti, prima del suo. « Tieni duro, ancora un po' di agonia e le tue orecchie smetteranno di liquefarsi. » La prende sotto braccio e, con un sorriso stampato in faccia, la porta verso il tavolo più vicino. Lo strip poker. « Ho bisogno di distrarmi, sai, dai miei brutti pensieri.. » Fa una vocina bambinesca, mentre l'indice circola in tondo vicino alla sua tempia, a volerle far intendere dove sia effettivamente il suo problema e con l'altra mano si sventola con il suo ventaglio degli stessi colori del suo vestiario. « Signori, ci uniamo a voi, se non vi dispiace. » Si siede al tavolo, senza aspettare un loro assenso, con uno slancio di euforia, per poi battere la mano in quella vicino alla sua. « Forza » le sussurra, divertita, affinché possa sentirla solo lei. « Facciamogli il culo e rimandiamoli a letto senza nemmeno i calzetti. »

    Interagito con Nana e Saw. Menzionato Derek e chiunque voglia unirsi al tavolo di strip poker è ben accetto!!

     
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    Non vorrebbe guardarlo storto, ma non riesce a rispettare quel proposito neanche sotto tortura. Nana si scaglia con poca grazia su un Serpeverde del primo anno, rimbeccandolo perché ha lanciato una Caccabomba nei Corridoi proprio mentre passava di lì il preside Yaxley. Che ha ovviamente sottratto quindici punti a Serpeverde, persino di più di quelli che lei aveva guadagnato il giorno prima rispondendo in maniera impeccabile a Trasfigurazione. «Ti sembra divertente?», tuona, dall'alto dei propri sedici anni, su quel primino indifeso. «Complimenti. Vediamo se la prossima volta ti passa la voglia di fare il deficiente. Ma stai sereno che, se non ci pensi te, ce sto io a ricordartelo. Meglio della sveglia al mattino.», lo attacca, parlando un inglese che ha decisamente più cadenza romana che britannica. Scrollando le spalle, come se quel gesto bastasse a dimenticare la scena ridicola che ha appena osservato, si ritira nella Sala Comune, sotto le occhiatacce del cinquanta per cento della popolazione. Il restante cinquanta per cento, è invece in adorazione. Perché lei ha questo effetto: amata oppure odiata, all'estremo in entrambi i casi. C'è chi cerca di ingraziarsela, vuoi per la carica di Caposcuola, vuoi per i profumatissimi soldi del papi; c'è chi preferirebbe l'orticaria piuttosto che trascorrere del tempo insieme a lei. E la stessa cosa vale per la Dragomir: difficile, estremamente difficile starle indifferenti. Non ha mezze misure. Per questo, quando vede Max intenta a prepararsi per la festa della sera, le si scioglie il cuore. Vorrebbe stringerla e dirle sei stupenda, giusto per compensare al malumore che le ha fatto prendere quel ragazzino, ma si limita a sorriderle come se nel mondo non ci fosse nulla di più bello. Con la bacchetta, mormora un Accio che fa arrivare tra le sue mani il costume da angelo nero accuratamente riposto nell'armadio. Sfila rapidamente la divisa, abbandonandola sul letto alla meno peggio, mentre tira fuori dal cassetto i trucchi, pronta a dipingere le sopracciglia del nero della notte. Lo fa mentre è ancora svestita, per evitare di sporcare la mise di quella sera. O forse per essere osservata. O entrambe le cose. Sta di fatto che indugia più del dovuto col fondotinta, andando a nascondere un residuo di acne che proprio non le va giù. «Quello che si capisce è che sei incantevole.», le risponde, fingendo distrazione, come se non avesse appositamente soppesato ogni parola. Non affronta il suo sguardo, continuando invece ad osservare la propria immagine allo specchio, mentre infila dei pantaloncini striminziti e decisamente troppo aderenti, per quanto non ci siano poi così tante curve da fasciare. Compensa la carenza di carne con una scollatura vertiginosa, sicura che la stoffa nera non andrà a spostarsi da nessuna parte, scoprendo parti intime che per sacrosante ragioni andrebbero nascoste ai più. Non sia mai che finisca su Wiztagram con mille tag a papà, giusto per ricordargli quanto terribile sia la bimba che ha messo al mondo. «Sei vivissima, le rimprovera quella poca autostima, dandole un colpetto sul fianco, giusto per tastarne, appunto, la perfetta vitalità. «Sì?», le chiede, curiosa di scoprire quale sia l'ultimo ritocchino che Max ha intenzione di apportare al costume di Nana. Le applica una tinta nera sulle labbra, con la chirurgica precisione di chi ha compiuto quel gesto mille volte, intimandola poi a spalmarla meglio chiudendo ed aprendo la rima buccale. Completata l'opera, Nana le stampa un bacio sulla fronte con quello stesso rossetto, per poi ridere alla forma delle proprie labbra rimasta al centro del viso di Max, un po' come se l'avesse appena benedetta. «Gratta e Netta», le punta la bacchetta lì dove il nero della notte minaccia di spandersi sempre di più, rimuovendo ogni traccia del contatto tra loro. «Arriviamo!», risponde Nana alla porta ancora chiusa, dietro la quale una puntualissima Saw attende le due metà del proprio cuore. Il trio delle meraviglie è pronto a far festa. E senza neanche farlo di proposito, è come se si fossero messe d'accordo sulla scelta dei costumi: Nana sembra emersa dalle tenebre, mentre Saw è così candida da fare impallidire le nuvole. Max, invece... E' come se fosse la sintesi di entrambe. Ha il bianco del cadavere, il nero della notte. «Ma buonasera, splendore. Potevi ricordarci a che ora ci si metteva in fila per un po' di sensualità. Sei proprio bona, dice all'amica, utilizzando quel termine italiano che, crede, non abbia traduzioni adeguate. E' proprio qualcosa di carnale. «Solo i pazzi non vorrebbero fare un giro su quelle montagne russe.», ride, riferendosi alla prosperità del seno di Saw, per poi lanciare un'occhiata a Max. Sia mai che possa... prendersela.
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    «Tequila anche per me.», dice Nana a Saw, sentendosi un po' in colpa per la necessità di Max di optare per l'analcolico. Manda giù tutto in un sorso, avvertendo subito un favoloso senso di leggerezza. Il che è un bene, dato che Nana ha la tendenza a non lasciarsi andare quasi mai. Eppure, sapendo di avere Max e Saw alle spalle, affronterebbe chiunque, persino lo stesso preside, qualora venisse a sapere della festa poco ortodossa che la Hamilton ha organizzato. «Ed anche perché Mc Lagger ci copre quando la Branwell ci chiede di uscire insieme.», commenta, divertita, ripensando alla faccia tosta della professoressa che, sì, bellissima, giovanissima e tutto quanto... Ma pur sempre non più sedicenne. Mentre Saw si dilegua un attimo, Nana e Max rimangono sole in mezzo ad una folla di persone, tra ragazzi che fanno occhiolini invitanti e ragazze che le guardano male perché, si sa, c'è un'estrema rivalità nel settore femminile. «Perfettamente d'accordo. Periwinkle dovrebbero arrestarlo.», commenta, mentre stringe la mano di Max come se fosse la continuazione della propria. Vanno entrambe alla consolle, pronte a mettere il loro zampino sulla musica della serata. «Beh. Sì. Ho quella perfetta.», fa un sorrisino in direzione di Max, per poi scrivere sul foglietto Bocca di Rosa di Fabrizio De Andrè. Pronta a fare la traduzione a Max, quando finalmente verrà inserita. «Mai. Andiamo, forza. Lo sai che sono un asso a poker.», dice, per quanto non giochi da tempo. Ha imparato su internet, perché ogni tanto vedeva papà concentrato su delle carte rosse e nere che la incuriosivano tantissimo, mentre giravano per casa sconosciuti pieni di sigari e... Soldi in tasca. Neanche hanno iniziato che Nana esclama: «Rilancio del doppio.», perché sa già che quello sarà il suo giro fortunato. Non capitano molto spesso due regine insieme, e la metafora non potrebbe essere più perfetta di così. Fa un cenno vittorioso a Max, mostrandole le carte che hanno scelto di condividere. Perché, si sa, loro sono una cosa sola. E giocano insieme a poker, contando una sulle capacità dell'altra. «Mi sa che ti ritroverai senza la camicia, carino. Pronto a farci vedere se gli addominali che tanto decanti ci sono davvero?»

    Interagito con Max, Saw e con un carino che potrebbe essere chiunque, unitevi al poker!!!

     
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    A Theseus Rosier la fantasia di certo non manca, soprattutto data la passione per la scrittura. Inventa storie impossibili ogni istante, benché molte di queste non prendano la vita della carta su penna, restando al sicuro tra le protettive mura di una mente spesso concentrata in un mondo parallelo. Con la creazione del giornalino scolastico, poi, ha avuto occasione di mettersi alla prova su uno degli argomenti che gli sta più a cuore: il Quidditch. Quando si parla di pluffe, Theo è irrefrenabile. Non fa che martoriare la sorella su schemi tattici, mosse particolari, peso, circonferenza, superficie e consistenza di qualsiasi tipo di palla. A volte risulta un po' insistente, ma è tenero quando si concentra mentre guarda le partite, leccando le labbra nervosamente ed imprecando quando la squadra del cuore è in difficoltà. L'ultima vittima, per così dire, della penna del Rosier, è stata Flora Cooper, giocatrice delle Holyhead Harpies. Attendibilissime fonti l'hanno vista in compagnia di Benjamin Muller, ex Grifondoro e romanticone di professione, dopo un allenamento con la squadra. Ovviamente, il piccolo Theo è partito all'attacco con June, domandandole giusto qualcosa in merito, ma lei non ha saputo rispondere. Si conoscono poco, dice. Che ci sia qualcosa sotto? Il Corvo non può saperlo, per cui si limita a quelli che sono i fatti - Benjamin ha fatto una sorpresa a Flora, montando su un vero teatrino allo stadio delle Holyhead. C'è chi giura volesse chiederle di sposarlo, ma non c'è traccia di anelli nuziali all'anulare della ragazza. I due si sono teneramente baciati in un negozio di costumi per Halloween, paparazzati mentre facevano compere -, scrive Theo. A proposito di Halloween, pare che il trio delle meraviglie di Hogwarts stia organizzando una festicciola molto poco ortodossa al castello, nella stanza delle necessità. Theseus ha storto il naso alla notizia, soprattutto quando ha visto il nome di Savannah stampato sull'invito che il gufo di famiglia gli ha recapitato quel mattino. Toccandolo alle undici di sera, si verrà catapultati sul luogo della festa. «Ci vai?», chiede a Zac, mentre sistema le sue carte nella carpetta, pronto a pubblicare quel trafiletto di articolo sul giornalino. «... Non... Non mi hanno invitato.», bisbiglia lui, facendo venire un fastidioso dolore anginoso al petto del maggiore. «Quoi?!», esclama Theo, visibilmente più sconvolto di Zac. «Pas possible.», decreta lui, perché che Savannah sia stronza è un dato di fatto, ma che lo sia a tal punto è un altro paio di maniche. «No, Theo. Non c'entra Savannah.», ammette il piccolo, ben consapevole del fatto che il fratello stesse già partendo col piede di guerra. «E' stata la Dragomir.», e qui manco Rowena Ravenclaw ci può niente. Perché Savannah è stronza, ma Domiziana è qualcosa di puramente malefico, come se alla nascita le avessero iniettato veleno nei vasi sanguigni, affinché potesse usarlo per nutrirsi, al posto del sangue. «Quella ti rende la vita impossibile, Zac, si può sapere cos'è successo?», si lamenta Theo, prima di rendersi conto che dovrà tenere alto l'onore della famiglia affrontando Malefica che, per giunta, è pure Caposcuola. Conviene andare a riferire subito tutto a Louis - sicuramente avranno più possibilità creando un po' di unione bronzo-blu contro quel mostro a tre teste che se incroci il suo sguardo nei corridoi resti pietrificato. «Ero con Gill, la Grifondoro del quinto anno, hai presente?», sì, Theo ha presente. E' quel tipo di persona cui ti riferiresti come lingua lunga. Fa un cenno col capo, poi lascia continuare il fratello: «E niente, lei ne stava parlando... Ha usato qualche parolina sbagliata... E la Picquery ci piomba alle spalle tipo resurrezione dall'oltretomba. Ma la cosa che mi dà fastidio è che io non ho detto proprio nulla, stava parlando lei. Che colpa ne ho? Comunque, non m'importa, non ci vado, saranno tutte Serpi. Sai che festa... Che manco puoi scherzare e ti appendono al muro per la caviglia. A questi livelli siamo.», Zac non ha tutti i torti, ma resta lo stesso un problema. Essere puniti per associazione è qualcosa di spregevole, un po' come a dire che se il tuo amico si butta dal balcone tu debba farlo per forza perché siete pacchetto unico. Ma che scemenza è, questa? «Ho capito. Sì, certo, non c'entri. Ma lo sai come sono loro... Esageratamente suscettibili. Sai che? Non vado neanch'io, tanto Halloween non lo festeggio mai.», falso, ma per patriottismo - benché abbia appena rinnegato questo modo di agire - ha ormai preso la sua decisione. I Rosier sono pacchetto unico molto più che le presunte Nanax.
    original
    Pertanto, il trentuno di Ottobre, Theo si dirige verso un'aula in disuso, con la solita divisa Corvonero ed il violino in spalla, ben deciso a suonare per tutta la sera. Le feste clandestine lasciamole ai verde-argento ed alla loro smania di trasgredire qualsiasi regola scritta e non scritta dal preside Yaxley. Lui si dissocia, a costo di apparire freddo, distaccato e quant'altro. E pazienza per il costume che aveva già pronto dato che, all'inizio, il programma era di presentarsi - quando la volpe non arriva all'uva dice che è marcia, mh?
    «Potevi dirmelo che avresti suonato, ti avrei accompagnato.», una vocina soave lo interrompe e costringe a voltarsi, scorgendo una Morticia Adams in piedi sull'uscio della porta. «Non vieni alla festa?», domanda, con un filo di dispiacere. Agnes D'Arcy è una ragazzina sognante - da questo punto di vista un po' come lui -, con molti pochi filtri ed un pizzico di polvere di fata a completare il tutto. «Non volevo disturbarti, Nessie, sapevo avessi... Di peggio da fare.», le sorride, riferendosi alla festa che, a detta sua, adesso merita tutto l'astio del mondo. «Qualcuno si è offeso, signorino Rosier?», si avvicina, probabilmente curiosa di conoscere il perché della scelta dissociativa di Theo. «Più che offeso, direi sano di mente, a differenza di qualcuno.», ed ogni riferimento a Domiziana Dragomir è puramente casuale. «Mh. Sicuro? Perché a me sembri offeso. Avanti, puoi dire tutto a Nessie.», conferma lei, prendendo posto sulla sedia di fronte a lui e sistemando l'abito da Morticia. «Beh, sei tu che dovresti dire qualcosa a Theo, dato che hai il rossetto un tantino fuori posto. La festa è iniziata prima del tempo, per te? Dis-moi.», le fa l'occhiolino, attento ad un dettaglio eclatante come il rosso delle labbra della D'Arcy. «Prima? No, no. Vedi...», e prende dalla tasca una piccola pergamena spiegazzata. «Guarda, aspetta. Ecco... Qui c'è scritto...», e mentre tocca l'invito, gli prende la mano.
    «Alle undici.», e gli sorride al centro della pista, in mezzo a tutta una serie di mostri spaventosi, crocerossine malefiche e cheerleader-zombie. Sono appena arrivati entrambi alla festa.

    Citate Savannah, Domiziana e Max
    Interagito con Nessie


     
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    Si era scervellata per giorni per scegliere un costume spaventosamente di classe. L’idea le era sopraggiunta all’ultimo, inaspettata, insperata, quando gli occhi verdastri di Agnés erano scivolati lungo le pagine patinate dell’ennesima rivista per adolescenti, leggendo avidamente un articolo relativo a “I dieci travestimenti più hot di sempre, Halloween 2019”. E lì, tra cheerleaders strizzate in divise minuscole e vampire un po’ troppo scosciate, l’iconica foto di Carolyn Jones nei panni di Morticia Addams spiccava come un segno del destino. Niente sangue finto o altre sostanze appiccicose, un bellissimo vestito nero e trucco da vamp; cosa avrebbe potuto chiedere di meglio? Era persino riuscita a prepararsi in anticipo – cosa più unica che rara, per Nessie – e, ben attenta a non farsi sorprendere da qualche Professore o Caposcuola (ad eccezione di Emi, che avrebbe potuto corrompere facilmente con un paio di cioccorane) si era concessa una piccola passeggiata per i corridoi deserti del castello. Nel silenzio ovattato che circondava le solide mura di pietra era stato sin troppo semplice riconoscere la dolce melodia che vibrava nell’aria. Seguì le note malinconiche al pari di una novella Pollicino con la scia di molliche di pane sino ad un’aula in disuso, flebilmente illuminata dalla luce tremolante di alcune candele. Spinse delicatamente la porta socchiusa, premurandosi di non produrre alcun rumore per non disturbare quella solitaria esibizione, e riconobbe la figura familiare di Theseus Rosier, Corvonero al suo stesso anno, intento a far scorrere armoniosamente l’arco sulle corde del violino. Attese che la musica cessasse prima di parlare. « Potevi dirmelo che avresti suonato, ti avrei accompagnato. » Il Corvonero si voltò nella su direzione, un’espressione sorpresa sul viso dai lineamenti ancora acerbi. Agnés notò solo in quel momento che indossava abiti informali, un paio di pantaloni scuri ed un maglione blu intenso che faceva gli faceva risaltare gli occhi sul viso pallido. « Non vieni alla festa? » Non riuscì a nascondere un briciolo di delusione. Theseus le piaceva; era gentile, intelligente e un ottimo violinista. Nonché decisamente carino. Inarcò un sopracciglio, dinanzi alla sua criptica risposta, accomodandosi su un banco vagamente impolverato, in attesa che il ragazzo vuotasse il sacco. Le sembrava assurdo rinunciare alla festa di Halloween, uno degli eventi più attesi dell’anno da parte di tutti gli studenti, nessuna eccezione. Ma Theseus, rendendo onore alla sua Casa, le rifilò un astuto botta e risposta che, se non fosse stata assolutamente innocente, l’avrebbe fatta arrossire persino sotto lo strato di trucco pallido. Si appuntò mentalmente di controllare il proprio aspetto il prima possibile e, dopo aver gettato una rapida occhiata all’orologio appeso alle spalle di Theseus, estrasse dalla tasca del vestito l’invito della festa. « Guarda, aspetta. Ecco... Qui c'è scritto... » Afferrò le dita del ragazzo una frazione di secondo prima che la lancetta delle ore scoccasse le undici in punto e, in un battito di ciglia, entrambi si ritrovarono circondati da un turbinio di luci e rumori. Nessie battè le palpebre, accecata dalle luci strobosferiche, mentre nell’aria rimbombavano le note di una canzone decisamente più movimentata e trasgressiva delle melodie classiche a cui era abituata. Ruotò su sé stessa e si guardò attorno, gli occhi verdi che guizzavano da una parte all’altra della Stanza delle Necessità, meravigliosamente decorata per l’occasione. Era mozzafiato. « Wow. » Mormorò, meravigliata, « È bellissimo! » Esclamò, rivolta a Theseus, avvicinandosi di un passo per scongiurare la possibilità che qualcuno potesse urtarli e dividerli accidentalmente. Ricordandosi delle parole del ragazzo, frugò dentro la pochette nera ed estrasse un piccolo specchietto da borsetta. Lo aprì e controllò il proprio riflesso, sistemando il contorno delle labbra, lievemente sbavato. « Che ne dici? Meglio? » Si sporse verso Theseus, alzando il tono di voce in modo che il ragazzo potesse udirla al di sopra della musica. Il suo sguardo scivolò sugli abiti del ragazzo e le labbra scarlatte di Nessie si piegarono in un sorrisetto furbo. Incrociò il suo sguardo, inclinando il viso di lato. « Oh, quasi dimenticavo! » Estrasse dalla borsa una matita nera per gli occhi e, sollevandosi sulla punta dei piedi, disegnò un paio di graziosi baffi arricciati sul labbro superiore di Theseus. « Mi spiace ma temo che per stasera dovrai vestire i panni del mio Gomez. » Ridacchiò, lasciandolo andare, e completò quel travestimento improvvisato con un rapido colpo di bacchetta. Il maglione di Theo si trasformò in una giacca con tanto di rosa rossa all’occhiello, sotto cui spiccava una camicia bianca. Nessie lo scrutò per qualche istante, prima di annuire con aria soddisfatta. « Niente male. » Decretò, complimentandosi con sè stessa ad alta voce. Fece scivolare il braccio sotto quello di Theseus, il sorriso onnipresente sulle labbra colorate. « Ti va qualcosa da bere? Forse è colpa della parrucca ma fa davvero caldo. » Portò una mano sul capo per sistemare la lunga parrucca corvina e, stringendosi saldamente al ragazzo, lo guidò sino al tavolo delle bevande. Rimase in silenzio per qualche istante, interdetta dinanzi all’ingente quantità di bottiglie di varie forme e colori messe a disposizione. Eurus Flamel aveva una visione piuttosto rigida circa il consumo di alcolici e la minore età e, in vita sua, Agnés aveva bevuto solamente qualche bicchiere di spumante, riservato alle occasioni speciali. Ergo, non aveva la più pallida idea di come si realizzasse un drink. “Non sarà certo più complicato di una pozione. Basterà un po’ di questo, un po’ di quello…” Pensò, tra sé e sé, miscelando ingredienti a caso con una sicurezza che non le apparteneva. Non voleva fare brutta figura davanti a Theseus e, soprattutto, voleva approfittare di quella festa per trasgredire un po’; dopotutto, aveva già infranto una regola con la sua sola presenza. « Ecco! » Allungò un bicchiere a Theseus, dopo aver seguito alla meglio le istruzioni riportate sulla lavagnetta. « Che ne dici di un brindisi? » Fece scontrare il bicchiere di plastica con quello del ragazzo e, ostentando disinvoltura, bevve un generoso sorso del liquido dall’odore dolciastro. Il sapore fu tutt’altro che piacevole. Agnés deglutì a forza e tossì, cercando di liberare la gola in fiamme. « Oddiocheschifooooh! » Strillò, facendosi aria con la mano libera per scacciare le lacrime che minacciavano di rovinarle il trucco. Nel compiere quel movimento urtò qualcuno alle sue spalle e, dopo una frazione di secondo, un urlo demoniaco sovrastò la musica. «COSA. DIAMINE. HAI. FATTO?» Voltandosi, Agnès si ritrovò faccia a faccia con Savannah Hamilton che, bagnata fradicia e strizzata in un minuscolo costumino bianco, sembrava sul punto di scagliarsi contro un ragazzo dall’aria mortificata. « Per Salazar! » Sbottò, avvicinandosi alla ragazza. « Guarda che disastro! Aspetta, Saw, dovrei vere un fazzoletto. » Ripescò un fazzoletto di cotone dalla borsa, elegantemente ricamato con le sue iniziali nell’angolo, e lo porse alla ragazza. « Non è molto ma è pulito. Almeno ti puoi asciugare un po’. » Aggiunse, gettando una rapida occhiata al busto della giovane, con un misto di invidia e ammirazione. Non riusciva nemmeno ad immaginare come dovesse essere bello vivere con la stessa sicurezza di Savannah – e lo stesso fisico da urlo. Si alzò sulla punta dei piedi, tentando di sbirciare oltre la calca, sino ad individuare la chioma corvina di Max, poco distante. « Venite, spostiamoci da qui. » Esordì, prendendo entrambi sottobraccio e trascinandoli vicino al tavolo del poker. Lì, lontano dalla folla, Savannah sarebbe riuscita a darsi una ripulita. « Va meglio? Forse dovresti darti una sciaqu- » Ma non terminò nemmeno la frase perché, in quell’esatto momento, la mano vincente di Domiziana Dragomir costrinse uno dei ragazzi a sfilarsi la maglietta. Agnès arrossì furiosamente, distogliendo prontamente lo sguardo. Quel tipo di gioco non faceva certo per lei. « Tu sai giocare? » Domandò a Theseus, interdetta dalla scena che stave avendo luogo davanti ai loro occhi. Si sporse alle spalle di uno dei giocatori e sbirciò le carte che, ingenuamente, il ragazzo teneva sollevate. « Cosa vale di più? I numeri o le figure? » Parlò ad alta voce, facendo scorrere lo sguardo sui presenti. « Oh, guarda, due carte uguali! » Aggiunse, indicando le carte del ragazzo, e rivolgendo così quell’informazione all’intero tavolo.



    Interagito con Theseus, Savannah.
    Citate Domiziana e Mx.
    Letto d alta voce le carte di un povero cristo lol
     
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4 replies since 29/10/2019, 23:13   185 views
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