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    «Ehy Jordaaaan. Ti va di andare al bowling?» Daphne Baker entrò nell’aula dove era certa di trovare il ragazzo, spalancando la porta come se volesse fare un ingresso trionfale. Aveva un sorriso che le arrivava da un orecchio all’altro e gli occhioni ambrati brillavano come quelli di una bambina alla Vigilia di Natale. Si sentiva carica, iperattiva. Non sapeva se fosse un effetto dell’idea geniale che aveva avuto oppure dell’Erballegra che il ragazzo le aveva procurato il giorno prima. Strano. Le aveva fatto sempre l’effetto contrario, ma come si dice? Non si sa mai. Sapeva solo che il suo corpo non riusciva a stare fermo. Continuava a muoversi avanti e indietro, dondolando sul posto, intrepida attesa, tamburellando le dita di una mano sul legno della porta. Le labbra della ragazza si tramutarono in una smorfia preoccupata non appena la sua mente decifrò con attenzione l’immagine che si ritrovava davanti. A quanto pare il fato non era proprio dalla parte di Daffy Baker, quel giorno. Quando McLagger leggeva "A tutto Quidditch" era possibile disturbarlo solo in tre casi: 1) un imminente disastro nucleare; 2) lo scoppio di un’altra Guerra Magica; 3) i Chudley che finalmente vincono il Campionato. La prima parte del suo piano “Buttiamo giù i birilli” sembrava aver trovato un intoppo già nella prima fase. La pioggia batteva implacabile sulle vetrate delle finestre. Una delle cose che l’ex Grifondoro detestava terribilmente erano i temporali con i loro tuoni e i loro fulmini. Lo sanno tutti: non c'è niente di più pericoloso di corrente pura che viaggia alla velocità della luce! Un attimo prima cammini tranquillamente sotto il tuo ombrello colorato e l'attimo dopo, BAM!, un fulmine ti colpisce e il tuo corpo si agita come durante una serata dove nel locale danno la techno. E l'attimo dopo sei belle che morto. Addio. Tanti saluti. Ci vediamo dall'altra parte. Bye-bye. Il giovane alzò lo sguardo dalla nuova collezione di divise imbottite lanciando un'occhiata alla ragazza che lo guardava come un ghepardo osserva una bella bistecca fumante. Ad essere sincera, Jordan non era affatto stato la sua prima scelta. Aveva chiesto a June ma lei aveva il tirocinio al Ministero. Oliver non aveva ancora visualizzato il suo messaggio, probabilmente era agli allenamenti. Aveva chiesto a Fawn e ad Olympia ma niente. In quel piovoso pomeriggio di novembre il fato sembrava divertirsi a metterle i bastoni tra le ruote. «A dir la verità dovrei studiare.. E dovresti farlo anche tu.» Il ragazzo le puntò gli occhi addosso. «Tra due giorni abbiamo il compito di Anatomia muscolare..» La Baker incrociò le braccia al petto, fissandolo di traverso. Che cavolo stai dicendo,Willis? Era per caso una frecciatina quella che McLagger le aveva appena mandato? A quanto pareva il ragazzo ancora non era a conoscenza delle grandi potenzialità della Baker. Il metodo era sempre lo stesso: aspettare l’ultimo giorno per aprire i libri e sperare che la forza della disperazione aiutasse a farle imprimere in testa tutto ciò che c’era di più importante da sapere. «Il tuo ultimo compito non è andato bene. Fossi in te andrei in biblioteca anziché al bowling Colpita e affondata! «Lo farò domani!» Lo liquidò con il gesto di una mano, come se stesse scacciando via una mosca. Non fare oggi ciò che puoi fare domani era senza ombra di dubbio il motto di Daphne Baker. Che parola aveva usato suo fratello una volta? Procrastinatrice. Lei lo aveva guardato con la stessa faccia con cui si guarda uno che parla una lingua straniera e si vuole dar l’impressione di capire tutto pur non capendo in realtà niente. Lui le aveva spiegato che “procrastinare” significava “rimandare al domani con lo scopo di temporeggiare o, addirittura, di non fare ciò che si dovrebbe”. Anche difronte a tale ovvietà, Daffy ebbe il coraggio di negare con tutte le sue forze, dicendo che in quella casa nessuno capiva il suo estro e che aveva solo bisogno di sentirsi libera e creativa. Lei quella parola non riusciva neanche a pronunciarla correttamente. Le si annodava la lingua. La secondogenita dei Baker era la prima a prendersi le sue responsabilità se sapeva di aver giocato male durante una partita o se qualcosa durante le lezioni di Pozioni esplodeva senza un apparente motivo, ma se si trattava di metter la testa nello studio, bhè, quella era tutta un’altra storia. Quando Daffy aveva superato i M.A.G.O. sua madre era scoppiata in un pianto incessabile di felicità ed era certa di aver intravisto l’ombra di commozione anche negli occhi di suo padre. A quel punto, dopo che le lacrime l’avevano quasi completamente disidratata, sua madre prese le redini della situazione mettendole davanti due possibilità: studio o lavoro. Ora, immaginatevi Daphne, che nella sua vita sa solamente giocare a Quidditch, cercare un lavoro che con estrema sicurezza l’avrebbe annoiata immediatamente. Neanche il tempo di firmare il contratto che l’avrebbero licenziata. L’alternativa era studiare e, nel caso non fosse sfondata come sportiva, poteva almeno trovare un lavoro che aveva a che fare con ciò che amava di più al mondo. Jordan la fissò per un paio di secondi prima di abbassare di nuovo lo sguardo sulla sua rivista. «Allora vieni?» «No. Chiedilo a June.» «Già fatto. Non può.» Davvero Jordan credeva che lui fosse la prima scelta di Daffy? Nel senso, non era un gran simpaticone e neppure un tipo troppo alla mano, le procurava della buona Erballegra, questo era vero, ma di sicuro tutto ciò non lo faceva scalare la classifica sociale chiamata “Daffy e le sue preferenze”. Non era sicuramente tra i primi cinque. E neanche tra i primi dieci. «Gran brutta storia, allora.» Il silenziò che calò era più pesante di un macigno. Daffy aveva persino smesso di dondolare sul posto. «Oh, vabbè. Ciao.» Uscì dalla stanza trascinandosi dietro la porta. Che fosse arrivato il momento di seguire uno dei pochi ma giusti consigli di Jordan? Era forse giunto il giorno in cui si sarebbe avventurata in biblioteca abbandonando le sue idee procrastinatrici? Oh, niente affatto. Per chi non ne fosse ancora a conoscenza, Daphne Baker non era mai stata una che si arrende tanto facilmente. Era una ragazzina molto determinata, forse era stato per questo che alla fine il Cappello Parlante aveva deciso di smistarla tra i Grifondoro. Oh, si, ricordava molto bene la sera dello Smistamento. Non era facile venire smistati al quarto anno. Il trasferimento da Ilvermorny era stato accettato con enorme entusiasmo da parte della ex Wampus, ma quando si trovò lì, in mezzo a tutti quei ragazzini del primo anno che sembravano molto più tranquilli di lei, bhè ecco, si chiese fosse la cosa giusta. Dire che era terrorizzata sarebbe stato un eufemismo. Le gambe le tremavano talmente forte che per un attimo pensò che sarebbe cascata per raggiungere lo sgabello davanti al tavolo dei professori. Non cadde, ma inciampò un paio di volte. Quando si sedette aveva il volto così arrossato dall'imbarazzo da somigliare ad un pomodoro maturo. La professoressa Turner le calò il Cappello sulla testa e Daphne pensò che la fine fosse vicina. Quando il cappello rivelò il verdetto, la Baker non si sorprese troppo. Aveva in qualche modo creato una somiglianza tra le Casate di Hogwarts e quelle di Ilvermorny. Grifondoro aveva all’incirca i valori che appartenevano anche alla sua ex-Casata. Era entusiasta della sua nuova divisa e dei suoi nuovi colori da indossare. La giovane aprì l’ombrello e si incamminò fuori, stringendo meglio quella sciarpa rossa-oro che, nonostante qualche filo avesse cominciato ad uscire dalla trama, le piaceva tanto. Il paesino di Hogsmeade brillava già di luci natalizie. I bambini trascinavano le madri davanti alle vetrine più colorate indicandole con vigore cosa avrebbero voluto trovare sotto l'albero. Il Natale, quando si è bambini, è certamente migliore di quando si è adulti. Da piccoli si aspetta l'arrivo di Babbo Natale, si sta buoni per la paura che il signore dalla barba bianca non ci porti i regali tanto desiderati. Da grandi la magia sparisce, sappiamo che Babbo Natale non esiste, ma si trattava solo un lontano zio un pò panzone che amava travestirsi di rosso. Eppure Daffy continuava ad essere tremendamente affascinata da quella festa. Il Natale era senza dubbio la sua festività preferita. Trovava carino scambiarsi regali, trovava divertente scartarne davanti al camino. Era come una bambina che nonostante tutto voleva giocare a fare la grande. Le piaceva ritrovarsi tutti intorno al fuoco, amava addobbare la casa, ma più di qualsiasi altra cosa adorava la quantità di cibo che sua madre preparava in quel periodo. Durante quei giorni mamma Baker si trasformava in una vera macchina sforna vivande e, se dopo un po’ ti azzardavi a dire che eri troppo pieno per continuare a mangiare, si incazzava pure. “Oh su, almeno assaggia! Fallo per me che è da stamani che cucino!”. Puntava sui sensi di colpa, la carogna. Se quella mattina eri stato contento di svegliarti con l’odore di sugo che aleggiava per la casa, ora saresti solo voluto tornare indietro per non mangiare così tanto. Mangiavi così tanto che ne eri nauseato. Ma almeno mamma Baker sarebbe stata contenta. Al bowling c'erano poche persone. Se ne accorse entrando, sfilandosi il mantello e dirigendosi verso il bancone. Strano, credeva che visto il cattivo tempo ci fosse più gente. Oh, alla fine cosa le importava?
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    «Nome e numero di scarpe.» Buongiorno anche a lei! Il signore dietro il bancone era sulla cinquantina e dalla faccia sembrava che spruzzare deodorante dentro le scarpe del bowling non fosse l'ispirazione della sua vita. «Buongiorno..» lesse il nome sulla targhetta che l’uomo aveva appeso sul taschino della camicia. «..Michael! Sono Daffy, numero trentasette!» l’ex Grifondoro sfoderò un enorme sorriso che le arrivava da una parte all’altra del viso. Il gentile Michael le posò davanti un paio di scarpe nere e rosse dove nel tallone, in un verde bottiglia, era stampato il numero “37”. «Pista tre.» Daffy posò i galeoni sul tavolo e con due dita si appropriò delle scarpe. «Oh, ehm.. Grazie. Buona giornata, Michael.» Ormai il suo sorriso si era trasformato in quello che usava con zia Matilda ogni volta che, per Natale, l’anziana signora decideva di imprigionarla e raccontarle per filo e per segno qualche divertente avventura, come di quella volta in farmacia quando aveva trovato il figlio della sorella del tizio che una volta le aveva pestato il piede fuori da scuola quando erano ragazzi. Pista tre. Eccola là. Daffy indossò le graziose scarpine (doveva ammettere che erano più comode di quanto pensasse) ed afferrò una delle pesanti palle poste a lato delle panchine. La sua scelta cadde su una arancione e con i glitter. Oh, si infondo anche lei era una ragazza. Ok. Vai Daffy. Puoi farcela. Aveva lo spirito della sportiva. Alla fine sembrava semplice. Tiri e la palla colpisce i birilli. Tutto qui. Con un gesto impacciato e rigido spedì la palla in pista e questa, dopo aver rimbalzato pesantemente sul legno lucido, andò ad infilarsi nel corridoio laterale scivolando lenta lenta verso il fondo senza colpire neanche un birillo. Bel colpo, Baker. Complimenti. L’animo dello sportivo, eh?
     
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    La testolina arruffata di Siri si sporse oltre la soglia socchiusa dell'ufficio del manager della Toyland Arena. « Volevi vedermi Tony? » Era ormai più di un mesetto che Sirius lavorava alla sala giochi più grande e frequentata di Hogsmeade e, strano ma vero, ne era discretamente felice. Il Toyland gli teneva occupato solo il weekend, due giorni e mezzo in cui trafficava con palle e palline, birilli e scarpette e - nei giorni caotici - perfino col registratore di cassa. Aveva dovuto aguzzare bene il cervello per imparare a far di conto alla velocità della luce e capire quanti zellini dover dare di resto. Insomma, la vita borderline del giovane uomo alle prese col suo primo vero lavoro. Ne era entusiasta, come d'altronde ogni cosa facesse, ma quando la sua collega Monica gli aveva detto che Tony Bagman gli voleva parlare urgentemente nel suo ufficio, aveva iniziato a sudare freddo. Ora mi licenzia. Lo so che mi licenzia. Non so perché ma sicuuuuuro mi licenzia! Ho fatto qualche cagata? Boh non mi sembra. Oddio non è che ho firmato un modulo di dimissioni in bianco e ora ci aggiunge solo la data? Tony alzò la faccia dallo smartphone su cui stava trafficando e sorrise cordialmente al piccolo Potter. « Siri, finalmente! Vieni, vieni! E chiudi la porta. » Al posto di farlo sedere di fronte alla scrivania, però, Tony Bagman lo invitò a raggiungerlo su un divanetto informale, su cui c'era posto per entrambi. Ok, questo è mezzo imbarazzante. Il ragazzo trascinò i piedi e si sedette accanto al capo, lasciando una certa distanza di sicurezza perché n0n si sa mai: era un ragazzo ingenuo e con la testa per aria, sì, ma non era tanto fuori dal mondo da non sapere cosa può succedere in un ambiente di lavoro! Mobbing, abusi, molestie e cose del genere erano argomenti conosciuti anche a lui. Tony si cacciò il telefono in tasca e si voltò verso il proprio dipendente, con un sorriso complice sul viso butterato da una vecchia acne. « Sirius. Solitamente non sono così sfacciato ma so di potermi fidare di te. Abbiamo stretto un bel rapporto in questo mese, no? Ti trovi bene qui a Toyland? » L'ex grifondoro annuì lentamente, confuso. « E noi siamo felici di averti qui con noi. Siri.. devo chiederti un favore. Un favore di estrema importanza. » ....ok? Almeno l'aria da filmetto porno di serie Z sembrava essersi allentata un po'. Cosa mai poteva volere il suo capo da lui, un ragazzetto appena entrato nel mondo del lavoro? Forse gli serve un Potter? Vuole farmi fare il ragazzo immagine? Vuole che mio padre si metta un cappellino di Toyland quando va a lavoro? No vabbè, genio del marketing! Tony Bagman si alzò dal divanetto e iniziò a camminare su e giù per il piccolo ufficio, con le mani giunte dietro la schiena. « Devi sapere che a Diagon Alley hanno aperto una nuova sala da bowling. Si chiama Strike-o-rama. Non è una semplice sala da bowling però... perché il manager di Strike-o-rama è mio fratello Mortimer. » Sirius sbatté più volte gli occhi, confuso. Wow, la famiglia Bagman si da proprio da fare quando ci sono i giochi di mezzo! ...ma poi che nome è Mortimer? Tony si fece improvvisamente serio. « Non è un caso se è diventato il manager di Strike-o-rama: Morty è una persona davvero infida e vuole far diventare il suo negozio il principale competitor di Toyland. E noi non possiamo di certo permetterglielo!! Vero? » Scosse velocemente la testa, ma certo che no. « ....e... io tipo.. cosa c'entro? » provò a chiedere il povero malcapitato, sommessamente. « Presto detto! Ho bisogno che tu vada a Diagon Alley e ti infiltri da Strike-o-rama. Come un cliente, non lo so, quello che vuoi!! E voglio che mi riporti tutto: i loro servizi, i prezzi, che tipo di personale hanno, che bibite vendono, che arredi hanno. Dovrai essere i miei occhi per una sera. » Il collegiale rimase spiazzato, lì per lì. Il gravoso compito per cui era stato chiamato dal direttore era... fare dello spionaggio industriale? Tony non doveva aver capito molto bene che Sirius stava ai segreti e alla descrizione come la regina Elisabetta alla lap dance. « Ah. Quindi non mi vuoi licenziare? » Doveva chiederglielo, così, a scanso di equivoci. Tony parve cadere dalle nuvole. « Licenziarti?! Ma che dici! Anzi, te lo pago come straordinario! E se mi porti gli scontrini ti rimborso tutto! » Ecco allora che la bocca del giovane, aperta per lo stupore, si tramutò in un sorriso raggiante. Come dice il saggio: fai del tuo lavoro un divertimento e non lavorerai un solo giorno della tua vita. Challenge accepted!

    E così, una sera qualunque, Sirius prese una passaporta fornitagli dal suo datore di lavoro e atterrò nel quartiere magico di Diagon Alley. Non era un problema il ritorno: aveva già chiesto a suo fratello James se potesse passare la notte da lui a Grimmauld Place. "Affari di stato bro, roba top secret!" Strike-o-rama si trovava nella parte di più recente costruzione del quartiere magico, molto oltre la vecchia via commerciale di Olivander & company piena di famiglie intente a fare un po' di shopping natalizio. Anche Siri ne approfittò per fermarsi a schiacciare il naso sulla vetrina di "Accessori di prima qualità per il Quidditch" o ad ammirare le gabbie del Serraglio Stregato, prima di incamminarsi verso la sala da bowling. Non sembrava esserci molta fila, forse non erano molti i maghi di Diagon Alley cui piaceva uno sport prettamente babbano come un bowling. Meglio le gobbiglie! Di certo Toyland era sicuramente più frequentata, merito della massiccia affluenza dei ragazzi del campus. Arrivò quindi velocemente al bancone, dove un signore avanti con gli anni lo salutò di malavoglia. A giudicare dalla targhetta sulla sua maglia, non si trattava del famigerato Morty ma di Michael, un dipendente palesemente morto dentro. « 'seeeera! Sono Sirius, numero 42! » Michael, i cui muscoli mimici sembravano essersi messi in sciopero - così come la sua voglia di vivere - andò a ripescare un paio di scarpette della misura giusta. « Pista due. » Aveva una voglia matta di mollargli un pizzicotto sul braccio, giusto per vedere se avesse ancora emozioni o ricordo di cosa significhi essere vivi. Dovrò far presente a Tony che qui hanno assunto degli zombie. Prese le scarpette e lentamente si avviò verso la sala, ma rallentò il passo quando notò che un tipaccio alto, smilzo, pallidissimo e senza capelli si era avvicinato a Michael oltre il bancone. « Michael, posso parlarti un momento? Così non va bene, non va affatto bene. Sei in ritardo di due minuti e mezzo sulla tabella di marcia, non hai rifornito il distributore automatico di Api Frizzole, i bagni sono luridi e non stai sorridendo! » Mi gioco lo stipendio che quello è Mortimer. Il quale, a onor del vero, non stava sorridendo neanche lui, ma doveva provare un certo sadico gusto nel tormentare quel dipendente avanti con gli anni. Chissà com'è che un cinquantenne si ritrova bloccato, senza gioia di vivere, in una sala da bowling? « Sì signor Bagman, vado subito. » sentì mormorare mogio il povero Michael, la cui voce era atona e senza inflessioni. Della serie "ammazzatemi". « E se vai subito, chi si occupa della cassa? Chi si occupa dei clienti?! Perché devo fare sempre tutto io qua dentro! Ma per cosa ti pago?! » Occazzo. Per non destare sospetti - soprattutto perché Sirius non sapeva origliare senza dare troppo nell'occhio - la spia in erba decise di fare finta di nulla e godersi quella che doveva essere una banalissima serata. Al bowling, da solo. No tranquillo Siri, gli sfigati non danno proprio nell'occhio! Arrivò alla pista due e là iniziò ad armeggiare coi lacci delle scarpe, fino a quando un pesante tonfo non gli fece alzare di scatto la testa; aveva riconosciuto il rumore di una palla da bowling che cade - ne sentiva tanti di quei rumori da Toyland e ogni volta si doveva premurare che la pista non fosse rovinata! - ma fu molto più sorpreso di riconoscere chi quel rumore l'aveva provocato. « Daffy??? » chiamò con voce squillante, sventolando una mano che ancora reggeva una scarpa da ginnastica. Daphne Baker era stata una sua compagna di casata a Grifondoro e di tanto in tanto continuavano a beccarsi nel campus, dato che anche lei aveva deciso di proseguire i suoi studi a Hogsmeade. Si erano sempre trovati bene insieme, complice il carattere estroverso che entrambi possedevano e il fatto di essere fratelli minori di due celebrità dello sport. Team Falcons! O James mi disconosce e addio regalo di natale dal fratello ricco e famoso! Minimo stanotte non mi fa entrare in casa se gli dico che tifo i Chudley! Inforcò velocemente le scomodissime scarpette da bowling e raggiunse l'ex grifondoro. « Ma dai, che ci fai qui? Che sorpresa!! Com'è che non sei da Toyland? » ...disse quello che si trova qui e non da Toyland. Si avvicinò un pochino a Daffy, per poterle parlare a voce bassa. « Detto fra noi... ma è top secret, io non ti ho detto niente... questo posto è tipo il covo dell'Hydra e io sono in missione tipo spionaggio. Sai, per Toyland. Sssshhhh! » Prima regola dello spionaggio industriale: dire esattamente che stai facendo spionaggio industriale a letteralmente la prima persona che incontri. Sirius, ovviamente, non aveva partecipato al convegno su come diventare spie in poche semplici mosse. « Ti va di aiutarmi? Mi ha detto il boss di segnarmi tipo tutto! Per esempio che qui assumono degli zombie! Dai, il tizio che stava alla cassa è troppo morto, si vede! » Detto ciò, si affrettò a prendere una palla dalla pista due. « Però io non ti ho detto niente eh? Fai finta di niente! Va tuuuuutto bene! » e lanciò. Riuscì a beccare giusto tre birilli laterali. E anche oggi vincenti domani!
     
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    Com’è che faceva Fred Flintstone quando tirava la palla? Schiena dritta, sedere stretto, palla ben sollevata verso il petto, punta di piedi e passi piccoli piccoli fino ad arrivare alla pista e poi.. Tirare! Perché diamine lui la faceva sembrare così facile quando invece non lo era? Vi sembra normale? Mentire così spudoratamente a dei bambini! Dei bambini che guardano la tv e dicono “Wow! Quanto è facile giocare a bowling! Quasi quasi ci vado con i miei amichetti e ci divertiremo tantissimo!”. E invece eccoli là, seduti sulle panchine di plastica colorata a domandarsi perché quel pomeriggio, invece di andare a tirare una palla contro dei birilli che parevano incollati al pavimento, non se ne erano stati a casa a giocare con quelle belle Lego nuove. Era un’ingiustizia! Anche Daffy si sentiva così: ferita nel cuore e nell’orgoglio. Non era la prima volta che giocava eppure.. Come faceva a fare ancora così dannatamente schifo? Alla fine, dopo tanti tiri, dovrebbe pure entrare in gioco la statistica. Si dice che ogni tre palle almeno una debba per forza colpire un birillo. Uno. Almeno uno. Niente. Le pareva di vederli ridere tra di loro, parlando di quanto facesse schifo a tirare la povera Baker. Che birilli crudeli! Non si gioca così con il cuore di una povera ragazzina indifesa! Oh, e sapete cos’altro c’era di divertente? Che da quando era entrata nelle Harpies aveva avuto l’onore di sperimentare cosa significasse trovarsi faccia a faccia con dei giornalisti sportivi pronti a chiederle qualsiasi cosa, anche il colore del suo spazzolino da denti. Prima di tirare l’ennesima palla si scrutò un attimo intorno, alla ricerca di una qualsiasi macchina fotografica. Non sarebbe stato divertente trovarsi protagonista di un articolo dal titolo “Daffy Baker: lancia a segno le Pluffe come le palle da bowling? Nel caso sarebbe stato davvero un pessimo acquisto per le Holyhead Harpies.”. Oh, porco Merlino! Non ci voleva neanche pensare! Quando si rese conto che nessun paparazzo o giornalista girava in zona – a meno che non l’avessero vista entrare lì dentro nessuno si sarebbe mai sognato di mettere piede lì – si concentrò nuovamente. Erano solo lei, la palla e i birilli. Respirò a profondamente. Alzò la palla. Passi piccoli piccoli. Tira. La palla atterrò con un sonoro tonfo nella pista, scivolando sul legno lucido fino a raggiungere i birilli. Vai così... Un po’ più a destr... NONO, di là, DI LA’! Ok.. Continua così... Cisiamoquasi... La palla sfiorò l’ultimo birillo sulla destra e questo cominciò ad ondeggiare lasciando Daffy con il fiato sospeso. Ondeggia. Ondeggia ancora ed infine, a rallenty come in un film, il birillo cade a terra, facendo partire nella testa dell’ex Grifondoro la colonna sonora di “Momenti di Gloria”. «MA ANDIAMO! CHI E’ IL CAMPIONE? CHI E’ IL CAMPIONE?!» Si girò verso la pista numero uno dove una coppietta la stava fissando incredula. Daphne Baker alzò il pugno sventolandolo in aria, come se avesse appena vinto la Coppa del Mondo del Bowling. « Daffy??? » La ragazzina si voltò di scatto ritrovandosi davanti la figura del giovane Sirius Potter. «Siri!» Si avvicinò a lui, cingendolo tutto e dandogli un abbraccio. Siri le era sempre piaciuto. Aveva quel carattere spumeggiante che alla giovane Baker metteva subito allegria. Era impossibile non sentirsi a proprio agio accanto al giovane Potter. « Ma dai, che ci fai qui? Che sorpresa!! Com'è che non sei da Toyland? » Alzò leggermente le spalle, facendo una piccola smorfia. «Una ragazza mi ha dato un volantino mentre ero ad Hogsmeade. Ma se devo essere sincera..» si guardò intorno, con cautela, attenta che nessuno li stesse osservando. Si avvicinò appena al giovane, parlando a bocca stretta. Le sue labbra si muovevano appena. «... Penso che potrebbero essere denunciati per pubblicità ingannevole. Questo posto è davvero triste.» Finì di parlare ed ancora una volta, gettò un’occhiata all’uomo dietro il bancone, quasi convinta del fatto che lui li spiasse. Considerazione errata, perché il buon Michael si era messo a trafficare con il distributore delle bibite. Poi il giovane si sporse leggermente verso di lei, abbassando la voce. « Detto fra noi... ma è top secret, io non ti ho detto niente... questo posto è tipo il covo dell'Hydra e io sono in missione tipo spionaggio. Sai, per Toyland. Sssshhhh! » COOOOOOSA?! Daffy si morse le labbra, evitando di esplodere in un esclamazione di stupore. «Oh, Merlino, dici davvero?» Il suo tono era come un grido bassissimo. «Quindi sei come un giovane Sherlock Holmes! Ti prego, posso essere il tuo Watson?» Cominciò a battere le mani insieme, senza fare rumore, guardando il minore di casa Potter con gli occhi colmi di speranze, come un bambino in fila per fare una foto con Babbo Natale. Daffy aveva sempre sognato di essere una spia. Le spie hanno un sacco di gadget che li aiutano a risolvere i casi! Tipo una comunissima penna che in realtà piò essere un micidiale laser in grado di fondere le sbarre di qualsiasi gabbia. O pensiamo più in grande! Come in quel film dove quel tizio aveva uno smoking che lo faceva diventare super bravo nelle mosse di karate! Quello si che sarebbe stato davvero fighissimo! « Ti va di aiutarmi? Mi ha detto il boss di segnarmi tipo tutto! Per esempio che qui assumono degli zombie! Dai, il tizio che stava alla cassa è troppo morto, si vede! » Daffy scoppiò a ridere ed immediatamente si portò una mano sulla bocca, guardandosi intorno, sperando che nessuno l’avesse sentita. Si avvicinò al ragazzo, esibendo un’espressione serissima, come se gli stesse per confidare qualcosa di incredibilmente scandaloso.
    «Lo credo anche io! Tu lo sai meglio di me.. Chiunque sarebbe felice di lavorare in una sala da bowling. Scarpe puzzolenti a parte, penso che uno dei miei migliori divertimenti sarebbe guardare quanto fa schifo la gente a tirare.. Intendo dire che se Michael mi avesse guardata starebbe rotolando per terra dalle risate. Invece se ne sta lì con quella faccia.. Sembra abbia appena visto un fantasma!» Gli lanciò un’occhiata, osservando l’uomo dall’incarnato cadaverico e un bel po’ di chili di sovrappeso che era intento a spruzzare lo spray igienizzante dentro le calzature riposte in una scarpiera dietro il bancone. «Uno zombie, mhm? Secondo me è un robot. Insomma, guardalo. Non ha un minimo di espressioni facciali!» Incrociò le braccia al petto, alzò una mano e con un dito iniziò ad accarezzarsi il mento con espressione pensierosa. «Di sicuro qui c’è qualcosa che puzza. E giuro di non essere io, perché mi sono fatta una doccia stamattina!» Annuì, seria in volto. « Però io non ti ho detto niente eh? Fai finta di niente! Va tuuuuutto bene! » Osservò Sirius effettuare un tiro e si rese conto di essere, con molte probabilità, la giocatrice più scarsa in quella sala. Quando Potter si voltò a guardarla, lei scattò sull’attenti portandosi la mano sulla fronte in quello che era un saluto da cadetto militare. «Capitan Sirius, si fidi di me! Sarò praticamente invisibile!» La cosa strana era che lei ci credeva davvero. Pensava seriamente di avere le capacità di fare qualcosa silenziosamente, senza far rumore, quando in realtà tutti erano perfettamente consapevoli che Daphne Baker passasse inosservata quanto un ippopotamo dentro una cristalleria. Era chiassosa, confusionaria, per niente aggraziata e silenziosa. Il povero Siri sarebbe dovuto essere un ottimo capo investigatore per tenerla a bada. Daffy si guardò intorno. Michael era ancora dietro il bancone con la stessa faccia annoiata che suggeriva chiaramente “vorrei essere ovunque tranne che qui”. Assottigliò lo sguardo, cominciando a far girare lentamente gli ingranaggi del suo cervello, ma quelle rotelle risultavano vecchie ed arrugginite. «Potrei distrarlo.» Ecco, forse quella non era una cattiva idea. «Potrei distrarlo e tu potresti intrufolarti in quella porta vicino al bancone dove è scritto “vietato entrare”.» Era pronta a sacrificarsi per la causa. In qualsiasi modo! «Oppure.. Ho una Caccabomba nello zaino! L’ho comprata l’altro giorno da Tiri Vispi Weasley. Possiamo fingere di andarcene, lasciarla qui, nasconderci dietro quella colonna là e quando Micheal non guarda farla esplodere da lontano con un incantesimo! Lui dovrebbe andare a controllare e noi potremo vedere cosa nasconde la porta misteriosa!» Si avvicinò allo zaino, ci frugò dentro ed avvicinandosi nuovamente al giovane Potter mostrò orgogliosa, senza toglierla dallo zaino, la Caccabomba nuova di zecca. «Aspetto un suo ordine, capitano! Sono più che pronta per la guerra!»
     
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