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    La mente del giovane Montgomery, in una maniera non particolarmente preoccupante ma sicuramente piuttosto rammaricante, faticava a rimanere concentrata su un particolare argomento o cruccio per più di qualche fugace momento. Probabilmente la massima quantità di tempo passata a rimuginare su una questione più o meno pressante era stata due settimane, quando, a 15 anni, Lucinda Cosgrove gli aveva dato buca all'appuntamento fissato tramite bigliettini incantati durante la lezione di Incantesimi, al quale aveva promesso si sarebbe presentata con una X segnata con inchiostro rosso, che Thomas, in maniera decisamente dissonante alla sua personalità, aveva osservato e sfiorato con l'indice, sognante di fronte al segno tangibile di quella minuscola vittoria, il traguardo decisivo che finalmente l'avrebbe visto oltrepassare la soglia dell'età adulta, diventando uomo, diventando un vero uomo; la lussuria, a quel punto, si era completamente impossessata di lui, ed aveva trascorso le ore successive in uno stato di euforia mai più sperimentata, ad anelare il momento in cui le grazie della giovane Lucinda finalmente gli si sarebbero palesate, e lui ne avrebbe potuto usufruire a piacere, finché non ne fosse stato sazio. L'aveva aspettata con il cuore segretamente in tumulto dietro la statua di Gunhilda di Gorsemoorche, senz'altro un'ambientazione singolare per quel momento di passione e vizio, ma la bellezza delle grazie della Cosgrove lo avrebbe facilmente distratto dall'occhio offeso della orrenda strega. E lì erano trascorse le ore, seduto sul pavimento freddo a giocherellare con la sua solita biglia, fino a quando anche l'ultimo briciolo di orgoglio fu rotolato via e lui dovette confrontarsi con la realtà: non si sarebbe presentata. Ben due settimane gli ci erano volute per superarla. Ben due.
    Strano a dirsi, vista la successione di fatti ben più gravi che avevano costellato il resto della sua vita – in ordine di gravità: l'alcolismo della madre, l'adulterio e assenteismo del padre, l'omicidio di cui era stato complice e testimone, la fuga e la minaccia di venire scoperto, le torture conseguenti alla cattura che aveva dovuto subire da parte di un'entità non identificata e ancora non ricercata dalla Giustizia – ma nient'altro l'aveva più tenuto preoccupato tanto a lungo. Non rimuginava, Thomas, non si crogiolava nei pensieri e non si lasciava consumare dalla fiamma dei perché, come, chi. Le cose accadevano e se ti fermavi a pensarci eri perduto, punto e basta.
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    Però agiva. E sulla base di questa spinta ad agire era nata in lui la volontà, con Nate, di denunciare quanto accaduto, per quanto poco Thomas adesso si preoccupasse della questione, e per quanto assurdo ciò fosse. Ricordava quanto fosse stato fatto a lui e ai suoi amici, e la gravità del fatto semplicemente non poteva rimanere segreta. Eppure lui e Nate si erano poi decisi a parlarne privatamente con coloro i quali si erano prestati ad ascoltarli, e cioè solo una persona, il Capo Inquisitore al Wizengamot. Tutto era successo nell'estate, e adesso, ad Ottobre, si potrebbe affermare che Tom se ne fosse completamente dimenticato. Non aveva avuto più notizie da parte di Greengrass sulla questione – non che sinceramente si aspettasse di venire ulteriormente coinvolto o aggiornato – né tantomeno aveva visto qualcosa smuoversi. Capiva che non avessero fornito prove per sostenere quanto affermato, e che alcuni dettagli cruciali fossero stati omessi; ma da parte sua la sfiducia era troppa, e, da qualche parte, forse anche la paura di dover pagare, in un futuro non troppo distante, il prezzo per quella troppa sincerità. Così avevano confessato solo una piccola parte di quanto accaduto, risparmiando i dettagli più sordidi all'anziano stregone, che era parso interessato ma non particolarmente allarmato, reagendo forse esattamente come in cuor suo Tom si era augurato; voleva che qualcosa, in qualunque modo, finalmente si smuovesse, ma forse un'azione più lenta e in sordina era da preferire visto il nemico in questione. E per quanto poco ci pensasse, e per quanto poco preoccupato fosse per la questione per una sua scarsa propensione a dimorare nell'angoscia, il solo pensiero di inimicarsi ulteriormente chi stava perseguitando lui e i suoi amici lo spaventava.
    «Chi non muore si rivede. Sei una visione quasi celestiale di prima mattina», salutò Nate, che non l'aveva aspettato nell'atrio del Ministero ma sedeva sulla poltroncina fuori dall'ufficio della Ministra, le gambe accavallate. Non si vedevano da quanto? Almeno un mese? Tom non era stato all'appartamento che condivideva con lui e Judah nell'ultimo periodo, vista la tensione crescente con il primo e la poca tolleranza per screzi e drammi. Se volessi abitare in un posto colmo di passività aggressiva me ne tornerei ad abitare coi miei. «Potresti degnarti di rispondere ai miei messaggi almeno» bisbigliò, lasciandosi cadere accanto all'amico e istintivamente piazzandosi una sigaretta tra le labbra. Lo sguardo fulminante dell'assistente personale della Ministra, però, lo intimò di desistere. Sbuffando, rimise la sigaretta dell'astuccio argentato, e cambiò posizione sulla sedia. «Quanto è curioso tutto ciò? Che tra tutte le persone con cui potevo capitare per questa cosa, scelgono proprio te. Come se non ne avessi già abbastanza della tua faccia. Ho come la sensazione che la Ministra l'abbia quasi fatto apposta.» Si passò una mano tra i capelli, aggrottando la fronte. «Non lo so, credo che la Flamel abbia troppo per la mente per preoccuparsi di infastidire te. Però chissà, magari il tuo ascendente potentissimo ha il suo effetto irresistibile anche su di lei» Troppo sarcasmo. «Ma perché poi siamo qui?», aggiunse, cercando di darsi una regolata e non irritare troppo l'amico. Com'è che era iniziata, quella loro strana lotta passiva? Però era vero, Tom non aveva ben capito perché fosse stato convocato. Sapeva solo di doversi presentare, a prescindere dalla motivazione, se la tua persona è richiesta dalla Ministra della Magia.
    E di fatti entrò anche lui, insieme all'amico, quando finalmente la loro interlocutrice si rese disponibile a riceverli, nonostante l'orario indicato per il suo ricevimento fosse più tardi. Ammirò l'ufficio nella sua fastosa regalità, e poi la figura decisamente più che gradevole della Ministra, assestando una gomitata discreta quanto celere a Nate, a indicargliela. Alzò le sopracciglia nello stringerle la mano e presentarsi col tono di voce più serio che gli riuscì, chiaramente suggellando il saluto con un galantissimo baciamano. «Thomas Montgomery. È un autentico piacere conoscerla.» disse, preceduto dall'amico, che gli parve decisamente troppo rigido. Hai capito che sventola c'hai di fronte? L'estasi sensoriale durò molto poco, dal momento che gli fu ricordato il proprio anticipo e fu invitato ad attendere fuori. «Allora a dopo...» si congedò, trattenendo a fatica un milady ma non risparmiandosi uno sguardo vagamente fascinoso rivolto alla Ministra, che già aveva smesso di prestargli attenzione e si accingeva a conversare con Nate.

    Nei 30 minuti che trascorsero da quel momento, Thomas ebbe il tempo di provare a stringere amicizia con l'assistente della Flamel, che tuttavia continuò imperterrite a dattilografare con espressione seria e altezzosa qualcosa di evidentemente molto importante, per poi cedere, sbuffando, e ricordargli che quello non era di certo il comportamento che più si adattava al contesto in cui si trovava; lui rispose con una serie di suoni che dovevano essere un modo più contenuto di farle il verso, per poi giocherellare un po' con la sua biglia nera, lasciandola scivolare tra una nocca e l'altra a quel modo ipnotico che faceva da sempre. Stava per ritentare un approccio più serio e posato con la ragazza alla scrivania, chiedendole se fosse a conoscenza di qualche gossip succoso o scandalo macabro sul conto della Ministra, quando lei alzò la testa di scatto, guardandolo con disappunto per qualche attimo, come sapendo cosa stesse per fare, per poi aggiungere: «Il suo amico ha finito, può entrare» «Va be', ma diamoci del tu... Ci vediamo dopo» fece, con un occhiolino.
    «Chiedo scusa per la confusione di prima» esordì, avanzando nuovamente nell'ufficio e accomodandosi sulla poltroncina di fronte alla scrivania, in attesa di conoscere il motivo della sua presenza lì – che comunque non era un mistero, ma tant'era.
     
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    Giunta alla fine del colloquio con il giovane Nathan Douglas, Eurus lo accompagno alla porta stringendo la sua mano, prima di sollevare lo sguardo sul secondo giovane che avrebbe incontrato durante quella mattinata. Sorrise al giovane Montgomery e gli fece cenno di seguirla. « Spero che i miei collaboratori l'hanno trattata a dovere. Le hanno offerto qualcosa? » Chiede di conseguenza prima di gettare uno sguardo sulla teiera perennemente presente nel suo ufficio, pronta a fare da sé gli onori se fosse stato necessario. « Chiedo scusa per la confusione di prima » « Dispiace a me per l'attesa. » Allude al fatto che l'ha dovuto far attendere prima. In realtà, lo staff di Eurus è stata piuttosto chiara sugli orari, ma questo non significa che non possa dispiacere per l'eventuale danno arrecato al ragazzo in fatto di tempo. Quanto si è studenti d'altronde, il tempo è estremamente prezioso. Attese per qualche istante tempo in cui pensò ancora una volta con attenzione a tutte le parole sentite dal giovane Douglas poco fa. Tamburellò le dita sulla superficie liscia della scrivania e arricciò appena il naso. Non gradì affatto ciò che stava succedendo tanto sotto il suo naso, quanto sotto quello di Yaxley e il restante corpo docenti. Prende alla mano il dossier del ragazzo. La Ministra ha fatto i compiti prima di incontrare i due ragazzi. Lo passa in rassegna per qualche istante prima di sospirare. « Congratulazioni! Vedo che è stato scelto come Senior della sua area di competenza. Una grande responsabilità! » Esclama con un sorriso sulle labbra osservandolo con attenzione. « Ha avuto qualche problema con il responsabile del suo tirocinio.. » Continua, prendendo tra le mani la richiesta del Direttore di Azkaban che chiede con effetto immediato il licenziamento del responsabile dell'ufficio stampa della prigione. Di ciò che è successo, Eurus è stata informata dal suo assistente durante un breve briefing. Una questione che aveva liquidato con il dare piena libertà a Gaunt sull'accaduto. Delegare era una cosa quanto mai essenziale. « Andrò dritta al punto, Thomas. Mi giungono voci riguardo a questioni piuttosto fumose che accadono tra le mura del castello. Ho avuto modo di incontrare l'Onorevole Inquisitore Capo un po' di tempo fa che mi ha confermato di aver sentito qualche.. voce in merito. » In merito, prima ha fatto visita a un paio di suoi amici presenti a scuola, poi, il Capo Auror ha trovato sepolti tra i meandri delle scartoffie del Quartier Generale qualche segnalazione in merito, e infine, la voce della notizia è iniziata a riecheggiare un po' ovunque a Hogwarts e a Hogsmeade. « ..da lei.. e dal signor Douglas. » Pausa. « Se la sente di raccontarmi esattamente ciò che sa? Come vede il nostro incontro ha ufficialmente un ordine del giorno completamente differente, quindi vorrei che si sentisse completamente libero di dirmi tutto ciò che pensa. Tutto ciò che crede le sia accaduto. » Usare frasi ipotetiche in quella posizione è quanto mai necessario. Non è certa di dover dare troppo peso a ciò che sta accadendo, ma non si sente nemmeno di liquidare la faccenda senza che il Ministero abbia verificato che tutto sia in ordine. Potrebbero essere solo dei ragazzini in cerca dei loro quindici minuti di popolarità. Oppure no. Potrebbe davvero esserci qualcosa di serio di mezzo. Si fida specie dell'intuito del Capo Auror, che non si è sentito di liquidare la faccenda, e si fida anche della leggera apprensione che ha sentito nella voce di Basil Greengrass. Se qualcosa va fatto, la faremo. « Se qualcosa sta succedendo Hogwarts, credo sia nell'interesse di entrambi scoprire le carte, signor Montgomery. » La storia recente ci ha scombussolati tutti già sufficientemente.



     
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    Il problema fondamentale che deriva dal non essere un gran pensatore è probabilmente che ci si ritrovi impreparati, in situazioni come quella. Ora che sedeva sulla scomoda poltrona imbottita dell'Ufficio ministeriale, guardandosi attorno cercando di non dare troppo nell'occhio, in Thomas cresceva sempre di più la consapevolezza di non aver prestato pienamente attenzione al contenuto della missiva ricevuta, che domandava la sua presenza lì. Osservò dunque l'autorevole figura di fronte a lui sfogliare un fascicolo che doveva riguardarlo, chiaramente domandandosi che tipo di documenti contenesse e sentendosi analizzato come al microscopio. All'idea di venire scrutinato da una donna attraete come la signora Ministra, Tom parve come rilassarsi, accavallando le gambe e sorridendo fascinoso. Che fosse quella una sorta di misogina calma? «Congratulazioni! Vedo che è stato scelto come Senior della sua area di competenza. Una grande responsabilità!» Incerto, ma comunque orgoglioso, si fece più ritto sulla sedia, annuendo. «Un ruolo che sicuramente non prendo alla leggera» Che cosa aveva fatto da quando era stato nominato? Ah, già, niente. «Ha avuto qualche problema con il responsabile del suo tirocinio...» Si trattava dunque di questo? Era distratto, e per certi versi poteva pure apparire stupido – per quanto in realtà non lo fosse affatto – ma di certo sapeva che non si viene convocati al Ministero per un colloquio con il capo del Governo magico solo per ricevere lusinghe e vaghe inquisizioni sulla propria carriera accademica. Magari, quindi, si trattava della questione della pagina Wiztagram che aveva creato per la prigione. Forse aveva ricevuto un rapporto via Gufo e l'aveva trascurato e ora era intervenuto il Ministero. Possibile? «Sarò sincero con lei, signora Ministro.» Si sporse appena sul bordo della scrivania, avvicinandosi. «La responsabilità per l'incomprensione non è stata mia. Mi è stato detto di essere totalmente libero di gestire le pagine social di Azkaban e di presentarle al pubblico in modo che fossero informative, chiare e dritte al punto. Mi perdoni, ma più dritto al punto di ammazkaban è difficile. Vado particolarmente fiero del gioco di parole, per altro, ma chiaramente c'è stato un problema di comunicazione, di cui prendo atto.» La Ministra sembrava aver smesso di ascoltarlo un paio di scuse prima che finisse di parlare. «Andrò dritta al punto, Thomas.» Che donna di polso. «Mi giungono voci riguardo a questioni piuttosto fumose che accadono tra le mura del castello. Ho avuto modo di incontrare l'Onorevole Inquisitore Capo un po' di tempo fa che mi ha confermato di aver sentito qualche... voce in merito.» A Tom parve che tutta l'aria della stanza fosse stata improvvisamente risucchiata, e per qualche secondo rimase in apnea, sbattendo le palpebre. Avrebbe dovuto parlarne ? Con la Ministra della Magia?! «...da lei... e dal signor Douglas. Se la sente di raccontarmi esattamente ciò che sa? Come vede il nostro incontro ha ufficialmente un ordine del giorno completamente differente, quindi vorrei che si sentisse completamente libero di dirmi tutto ciò che pensa. Tutto ciò che crede le sia accaduto. Se qualcosa sta succedendo Hogwarts, credo sia nell'interesse di entrambi scoprire le carte, signor Montgomery» Oh, no.
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    No di certo. Faticava sinceramente a comprendere come e quanto sarebbe stato nel suo più vivo interesse denunciare formalmente lo Shame, direttamente rivolgendosi alla mano che avrebbe potuto sinceramente sradicarlo. Cambiava tutto, era evidente: una cosa era denunciare, omettendo alcune informazioni di base, al Capo Inquisitore, che per quanto autorevole quasi sicuramente non avrebbe parlato prima di avere delle prove – prove che Tom sapeva non avrebbe mai trovato; tutt'altra era raccontare ogni cosa qui, ora, al Capo del Governo. Lui aveva deciso di seguire Nate nel suo intento di portare tutto all'attenzione delle autorità non senza una certa dose di riserve, non senza la segreta speranza che tutto cadesse nel vuoto, che gli iter burocratici seguissero il loro classico andamento fallimentare e intricato che tanto spesso porta questo genere di notizie a perdersi tra le mura ministeriali, sotto un plico di altri 50 fogli che riportano denunce simili.
    E chiaramente Nate non poteva capirlo – certo che non poteva. E non poteva neanche la Ministra, che adesso di fronte a lui parlava di agire nel "miglior interesse di entrambi". Il nemico con cui tutti loro stavano avendo a che fare era più grande di quanto chiunque fosse esterno agli avvenimenti immaginasse, e quello che lui, in prima persona, stava rischiando anche soltanto avendone fatta menzione tramite vie informali, era di più di quanto potesse permettersi di perdere. La spada di Damocle che pendeva sulla testa del giovane Montgomery, l'aveva intuito dalla sicurezza con cui l'amico aveva intrapreso quella battaglia legale, doveva essere molto meno pesante della sua. E questo, oltretutto, se lo augurava, e lo augurava a Nate. Ma se si fosse permesso adesso di parlare, di confessare, di tradire il suo aguzzino, Tom avrebbe potuto perdere ogni cosa.
    Cercò di ricomporsi, passandosi una mano tra i capelli e dissimulando il proprio nervosismo malamente, agitandosi sulla sedia. Non ci pensò troppo a lungo prima di stringersi nelle spalle con un unico, lento, gesto.
    «Roba insignificante, signora Ministra» asserì. «Se vuole sentire la mia opinione, questa intera faccenda è stata resa molto più grande di quanto non sia in realtà. Allarmismo, mentalità retrograde che si spaventando davanti all'uso di nuove tecnologie, e desiderio di farsi conoscere possono mischiarsi formando un cocktail davvero letale.» Mentì con calma, mentì per salvare se stesso e tutti i ragazzi che sarebbero stati puniti, esattamente come lui, qualora lo Shame fosse venuto al corrente di tutto. «Non so cosa dirle se non che si è trattata di una stupida burla. Uno scherzo veramente di pessimo gusto, questo è vero...» – congiunse le mani, facendo combaciare i polpastrelli – «... Ma nient'altro che uno scherzo.»
    E così falliva, così perdeva. Così ammetteva di soccombere, di cedere alle minacce, alle manipolazioni, di essere un perdente incapace di contrattaccare.
     
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