All the same to me

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    red right hand
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    Kendra non aveva mai ritenuto i locali come dei luoghi adatti per parlare di politica, anzi, odiava quell'abitudine sempiterna della classe dirigente. Metà del lavoro veniva svolto negli uffici, mentre la restante parte veniva affidata ai bisbigli privati che in teoria non avrebbero dovuto costituire nulla di legale ai fini delle azioni di palazzo. Tuttavia, all'indomani del casino scoppiato ad Inverness col ritrovamento della preside, Kendra Silente sembrava essere improvvisamente diventata una delle figure di riferimento; il suo telefono squillava come una tromba e aveva dovuto incantare il suo ufficio affinché non venisse aggredita dallo stormo di gufi che si trovava puntualmente ogni mattina attorno alla scrivania. Il primo giorno era stato un disastro: merda di uccello ovunque e il licenziamento immediato del suo assistente, che evidentemente era troppo occupo a giocare col cellulare piuttosto che a prevenire la situazione. La ragazza che aveva assunto al suo posto si era però rivelata decisamente più meticolosa e stacanovista: qualità che Kendra, ovviamente, non poteva che apprezzare. Ci erano volute dunque svariate lusinghe e insistenze da parte di uno dei giudici del Wizengamot per arrivare a parlare faccia a faccia con lei. L'aveva ricevuto in ufficio, ma in quella sede lui le aveva detto poco o nulla, rimanendo piuttosto evasivo riguardo i propri obiettivi - sebbene a Kendra non riuscisse difficile intravederli dietro tutto quel fumo che voleva gettarle negli occhi. Ha paura che lo inculi per una promozione - aveva pensato, mentre questo si destreggiava in lunghi discorsi che dicevano tutto e nulla. Fa bene. Alla fine lei gli aveva sorriso cordiale, sbattendo le ciglia e chiedendogli con ferma gentilezza per quale ragione le stesse togliendo un'ora di lavoro. Quello, interdetto dalla domanda diretta, si era arrampicato un altro po' sugli specchi per poi chiederle un appuntamento per quella sera al Suspiria, dove a detta sua avrebbero potuto parlare con più disinvoltura della questione spinosa riguardante Inverness. Generalmente, Kendra avrebbe detto di no, ma in quell'occasione decise di fare uno strappo alla regola, più che altro perché da nuova arrivata al Ministero Inglese doveva slisciarsi un po' di persone prima di poter pensare di dettar legge. Tutto a suo tempo.
    Dopo il lavoro si era quindi diretta a casa per una doccia veloce e un cambio d'abiti, mandando giù qualche boccone di insalata prima di rimirarsi allo specchio, aggiustando la mise elegante scelta. D'altronde il Suspiria sembrava volersi dare un tono come luogo di classe, con un vago stile retrò che sembrava voler richiamare ai ruggenti anni venti dell'America proibizionista. Così, quasi fosse un gioco con sé stessa, aveva deciso di portarsi dietro uno di quei lunghi steli per sigarette che all'epoca andavano tanto di moda, tingendosi le labbra di rosso fuoco in contrasto al trucco decisamente minimale. Una volta soddisfatta si smaterializzò ad Hogsmeade, facendo ticchettare il tacco a spillo sui sampietrini del villaggio nel dirigersi svelta verso l'entrata dell'ormai noto locale. Ci aveva messo poco, infatti, a diventare il nuovo punto di ritrovo sulla bocca di tutti, il nuovo trend. Tra l'atmosfera, la qualità e l'originalità dell'idea di fondo, il Suspiria era diventato il simbolo di chi stava al passo coi tempi, e per quanto strano data la sua ubicazione, era più semplice scorgervi figure di spicco del mondo magico piuttosto che studenti del vicino campus. Non che a Kendra dispiacesse: detestava la stragrande maggioranza di quei bambocci cui si trovava a insegnare.
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    Darius era già lì, seduto a un tavolino appartato con due bicchieri: uno Scotch e un Cosmopolitan. Il secondo, immaginava fosse per lei. "Mi sono preso la libertà di ordinare anche per te." Nel mettersi seduto, Kendra sollevò un sopracciglio; un po' per la libertà con cui Darius le aveva dato del tu, un po' per quella di ordinarle un Cosmopolitan senza nemmeno porsi il problema che potesse non piacergli. In tutta risposta, l'espressione della Silente mutò pian piano dall'interdizione a un sorriso più rilassato. "Oh, grazie Darius. Non dovevi." Detto ciò, con gran naturalezza, allungò la mano verso il bicchiere di Scotch, portandoselo alle labbra e assaporando tanto il gusto del liquore tanto l'espressione inebetita dell'uomo. Una volta poggiato il bicchiere sul tavolo, abbassò lo sguardo verso la coppetta contenente quel liquido rosa che in teoria doveva esserle destinato, tornando poi a squadrare lui con un sorriso innocente. "Non ti facevo tipo da Cosmopolitan." Sollevò entrambe le sopracciglia, sbattendo le palpebre. "E' bello vedere che non tutti gli uomini provano timore di fronte a una bevanda rosa." A quelle parole, Darius non osò farle notare che chiaramente l'intento iniziale fosse di dare a lei il Cosmopolitan e così, seppur riluttante, cominciò a sorseggiarlo lanciandosi sguardi furtivi intorno come se si preoccupasse che qualcuno potesse vederlo. A quel punto, forse perché non vedeva l'ora di andarsene, Darius cominciò a cantare come un uccellino, e anche abbastanza velocemente. In sintesi: voleva sapere se fosse possibile aprire una procedura contro Inverniss per violazione degli accordi con il Ministero. A quella domanda, che Kendra aveva ampiamente presagito, la donna si limitò a storcere le labbra con aria pensierosa, accavallando le gambe sotto al tavolo. "Dipende dall'apertura alla collaborazione con gli Auror. E' chiaro che le indagini spettino a loro, ma se dovesse risultare in un blocco verso il Ministero, o addirittura in informazioni trattenute, allora ne risulterebbero colpevoli." L'uomo annuì, rimuginando per un attimo su quelle parole prima di puntare gli occhi in quelli di lei. "Quindi in pratica, per avviare un processo dovrebbero rifiutarsi di riferire al Ministero riguardo i dettagli del caso." Annuì, Kendra. "Sì..in pratica." Darius sembrò soddisfatto della risposta, perché questa volta tracannò il Cosmopolitan senza guardarsi troppo intorno. A quel punto, dunque, la conversazione era praticamente finita. O meglio, Darius aveva ottenuto esattamente ciò per cui era venuto: la certezza di un esperto in diritto internazionale sul fatto che Inverness potesse affondare facilmente tra le sabbie mobili che qualcuno sicuramente voleva crearle attorno. Kendra, però, quelle sabbie mobili non le avrebbe toccate; non perché avesse a cuore Inverness o il Ministero, ma semplicemente perché doveva ancora capire quale posizione le avrebbe offerto l'opportunità migliore, quella che avrebbe preso al volo.
    Dopo alcuni convenevoli di rito, Kendra si dileguò svelta dal tavolo di Darius, il quale sembrava aver spostato il focus della sua attenzione dalla politica al décolleté di lei. Credici Darius. Nell'anno del mai. Si era dunque alzata con un sorriso affettato, rendendogli ben chiaro il fatto che non sarebbe tornata nell'addurre al fatto che aveva altre persone da salutare. E in fin dei conti non era neppure una bugia, perché Kendra conosceva la metà delle persone presenti nella sala, in primo luogo Reginald Tiedemann. Lui era stato una delle prime persone che aveva conosciuto al suo arrivo a Londra, dunque aveva seguito l'atto conclusivo degli accordi che lo avevano portato a far parte della gestione del Suspiria prima ancora che aprisse. Con le dita affusolate cinte attorno a un secondo bicchiere di Scotch, si avvicinò al moro, sporgendosi per dargli due eleganti ma amichevoli baci sulle guance. Fatto ciò sgranò appena gli occhi, sbuffando appena nel sentirsi protetta dal fatto che dava le spalle al tavolino di Darius. Si portò dunque il bicchiere alle labbra, mandando giù un piccolo sorso. "Prima ti chiedono le consulenze lavorative e poi ti fissano le tette. Sono tutti così gli inglesi oppure ho avuto la sfortuna di incontrare solo la parte viscida?" Gli rivolse un occhiolino giocoso, dandogli un leggero colpetto con la spalla mentre si affiancava a lui, voltandosi per osservare la sala. "Devo dire che avete fatto davvero un ottimo lavoro con questo posto. La gente ne va pazza." Prese un altro sorso dal proprio bicchiere, rivolgendo poi un'occhiata di lato a Reggie. "Hai altri nuovi affari su cui buttarti o ti fermi qui?"

     
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    Reginald era stato ampiamente avvisato su ciò che sarebbe accaduto nell’esatto istante in cui il Suspiria avesse aperto i battenti. Amunet Carrow l’aveva guardato negli occhi, chiedendogli silenziosamente se fosse pronto ad una sfida del genere. Non che ci fossero una risposta corretta ed una sbagliata da dare, visto e considerato che a casa Tiedemann o si nasceva pronti o una selezione naturale inclemente avrebbe fatto il resto, incurante di lasciare dietro di sé una scia di vittime più o meno conciate male. Nonostante ciò, Reggie non poteva comunque dirsi pronto a tutti gli effetti. Il tipo di strada percorsa sino a quel momento non aveva richiesto un grosso sforzo mentale da fare - infatti, per quanto fosse piena di buche e salite senza discesa, era sempre stato ben chiaro in quale direzione proseguire. Nessun bivio. Solo tanta forza di volontà.
    Adesso che Reggie siede sul divano del salotto con Sunny in braccio, in procinto di addormentarsi, tutti i dubbi vengono a galla, fornendogli pericolosi suggerimenti. Scappa, finché sei in tempo. Torna alla tua vita mediocre ma incredibilmente tranquilla. Perché sì, da quando il primogenito Tiedemann ha trovato lavoro al Rouge et Noir, tutto sommato le cose sono andate per il meglio. I risparmi sudati di una vita hanno fatto il resto, e costruire una famiglia è diventata una prerogativa irrinunciabile, di cui Reggie si è convinto sempre di più una volta appurata la dolcezza di sua moglie Alicia. La situazione familiare di Reggie improvvisamente non contava affatto, perché la donna era in grado di vedere, in lui, l’uomo adatto per lei - con il giusto grado di pregi e contestuali difetti -, non il figlio di un alcolista violento senza scrupoli. Questo, ovviamente, prima che Alicia morisse.
    Sunny scivola un po’ più giù, i lunghi capelli biondi le nascondono il viso. Sbadiglia sonoramente, e Reggie è grato ad Olympia per averla fatta giocare così tanto da non riuscire, la piccola, a reggersi più in piedi. Questo perché lui non avrebbe potuto occuparsene di sera, essendo di turno al Susupira. Reggie sale le scale con Sunny in braccio, riponendola nel suo lettino rosa confetto - il colore che le piace tanto. Le dà un bacio sulla fronte e rimbocca le coperte, appellando anche un plaid affinché non senta freddo. Sono soltanto le otto di sera, ma quel piccolo ciclone è già stato disattivato. Per sua fortuna... [...]
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    È stato difficile abituarsi alla routine di una nuova vita, nonché accettare il fatto che non avrebbe avuto più abbondante tempo libero da dedicare alle sue figlie. Tutto questo, dopo essersi promesso, in passato, che avrebbe fatto il possibile affinché le due biondine incorreggibili non sentissero mai la sua mancanza. Sta forse venendo meno ad una promessa? No, lo fai per il loro futuro - eccola lì, l’altra vocina, quella che gli tende la mano, confortandolo. Si contrappone ad un istinto di sopravvivenza che consiglierebbe di fare i bagagli, lasciando che sia Renton ad occuparsi di tutto. Eppure, inspiegabilmente, Reginald è rimasto, anche quando ha scoperto che lavorare al Suspiria avrebbe significato, possibilmente, schierarsi. Paradossale, inoltre, in un momento politico come quello, la sua posizione: azionista nel pieno centro della ex Ribellione, ed al contempo barista nelle proprietà della Corte, avamposto difficile da interpretare alla luce dei più recenti avvenimenti. Anche questo avrebbe dovuto rappresentare un campanello d’allarme per Reggie, intimandolo a lasciar perdere tutto, ad accontentarsi di quei quattro soldi che porta a casa senza troppa fatica, a vivere del sorriso delle figlie, chiudendo un occhio - o anche due - su tutto il resto. Tenendosi a debita distanza dalla politica, che non gli è mai importata e della quale capisce poco, preferendo evitare di essere chiamato in causa a dire la propria. Ma non è forse questo il motivo per cui, invece, ha scommesso sul progetto del Suspiria, dando adito all’istinto che l’ha portato ad accettare l’accordo con Renton? Non è stata forse la smania di sentirsi, anche solo per una volta, qualcuno? Di poter finalmente esercitare il potere della propria voce, che solo di rado è stata ascoltata? Di vedere quel tenero scintillio negli occhi di Daisy, che si accendono solo quando sei tanto bravo da catturare la sua attenzione? Reggie non lo ammette a se stesso, non ancora, ma è certo che le sue mosse siano state dettate dal sogno di arricchire una vita fino a quel momento rimasta monocolore. Lo stesso sogno che la gemella ha cercato di perseguire già molto tempo addietro. Sogno del quale l’ha incolpata, vedendosi solo a gestire un numero sproporzionato di teste, tra la madre vedova ed i fratelli, spesso e volentieri, fuori dagli schemi. Sogno che adesso si trova a rincorrere, al solito passo lento e ragionato che lo contraddistingue, ma pur sempre deciso. Non è molto dissimile da quella di Kendra, la sua attitudine. L’americana si trova proprio lì, a quello che si può supporre sia un incontro di lavoro. Il suo volto tradisce smorfie disinteressate, segno che l’interlocutore sia ben poco accattivante. A Reggie sfugge un sorriso, mentre spunta alcune opzioni su un documento utile per i rifornimenti. C’è un disperato bisogno di scotch, nota, appuntando una data nell’agenda. È in quel momento che Kendra lo raggiunge al bancone, con in mano proprio un bicchiere di scotch. Di cui siamo decisamente a secco, si ripete, sperando non ci sia bisogno di ricaricare. «Soldi e sesso, i due assi che fanno girare il mondo. No?», ma non il tuo mondo, Reggie. Fosse così sarebbe troppo facile. «Però sì. Direi fosse la persona... Sbagliata.», suggerisce, dando un'ultima occhiata al tipo. Ha lo sguardo perso nel vuoto. Fissa un punto imprecisato... O forse solo un altro paio di tette. In ogni caso, atteggiamento ridicolo. Reggie non condivide affatto gli istinti animaleschi che portano ad agire più col corpo che con la mente. Finisce sempre tutto estremamente male, e l'esperienza gli insegna sia preferibile un accenno di compatibilità caratteriale prima che fisica. «Sì. Il Suspiria ha ingranato davvero in fretta. Probabilmente la gente ne aveva... Bisogno.», lui prima di tutti. Questa è la sua opportunità. Non può lasciarsela sfuggire, non dopo aver mandato in fumo mille altre cose, solo per paura di non tirare a segno. «Posso offrirti una nuova proposta? Ho bisogno di un parere sincero.», butta lì, sia per prevenire una richiesta di scotch, sia perché i prodotti vanno testati prima di mandarli in avanscoperta. «Giuro che non ti avveleno.», dice, versandone un po' in due bicchieri, e gustandone un sorso a dimostrazione della sua buona fede. «Quel tipo, invece, mi sembra un po' sul piede di guerra.», afferma, sollevando l'indice dal bicchiere per puntarlo in direzione del precedente interlocutore di Kendra. Si è appena alzato, ha sbattuto il ginocchio sulla sedia e, forse per sfogare la rabbia, ha tirato un pugno leggero al tavolo. Probabilmente, se avesse potuto, non ci avrebbe pensato troppo ad avvelenare la Silente. Comunque se ne sta andando. «In realtà no, nient'altro. Il progetto sta richiedendo ben più impegno di quanto immaginassi. In un periodo come questo, poi... Mi sento come se ci fosse un riflettore puntato sul locale.», che ci intima a non fare nessun passo falso. «Ma immagino che la situazione al Ministero non sia diversa.», anche se non condividerai nessuna informazione con me. E Reggie non le darebbe neanche torto, in quel caso. Non potrebbe di certo pretenderlo, lui che è così riservato col resto del mondo.
     
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