Fight back

Privata.

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    Se fossero state due persone diverse, forse, a quel punto avrebbero finito con il concedersi almeno un abbraccio... ma Shannon e Beatrice erano entrambe eccessivamente rigide sotto certi punti di vista, a disagio nel concedersi tanto facilmente al contatto fisico atto a dimostrare affetto. Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche attimo, una già seduta al tavolo del locale e l'altra appena arrivata, con ancora addosso il cappotto e sul capo ben messo il berretto in lana. Shannon si limitò ad afferrare la mano di Beatrice e stringerla nella propria con forza, quasi ne dipendesse qualcosa di molto importante. Non sapeva cosa l'altra avesse passato, ma entrambe sembravano tremendamente diverse dalla partenza della Plenty alla volta dell'America. Entrambe sembravano portare negli occhi un peso non adatto alle loro età. Le dita si intrecciarono per un breve secondo, prima di tornare a sciogliersi e permettere all'americana di prendere posto a sedere davanti alla giovane dai grandi occhi verdi. Le rivolse un accenno di sorriso mentre già le mani erano intente a togliere dal capo il berretto e da attorno il collo, l'avvolgente sciarpa color vinaccia.
    Hai delle occhiaie terribili, Tris. Shannon era ben cosciente di come anche la sua carnagione quasi cadaverica rivelasse chiaramente le molte notti passate insonni, ma non vi accennò. Era riuscita a dire a Sam della morte di suo padre, il vaso era stato scoperchiato e la verità ne era ormai trapelata, ma ripetere quelle parole come se nulla fosse, come se tutto fosse sistemato... quello ancora era troppo persino per lei. Provò a socchiudere le labbra per vedere se le parole fossero in grado di farsi strada da sole fino alle labbra per prender forma nell'aria tra di loro, ma le serrò un attimo dopo, quasi spaventata dalla possibilità che un'eventualità simile si avverasse e non provò più ad aprir bocca fino a quando il cameriere non si avvicinò al loro tavolo. Mmh, per me un Whisky Incendiario. Tu hai già ordinato qualcosa? Spostò l'attenzione del giovane con in mano un blocchetto su cui annotare le ordinazioni su Tris con un cenno del capo, lasciando poi finalmente crollare la schiena contro lo schienale in legno, scomodo ma rassicurante nel suo essere tanto familiare. Da troppo tempo non entrava in quei locali che aveva iniziato a sentire come luoghi conosciuti, strappata alla sua quotidianità londinese da quello che si era rivelato il suo peggior incubo. Aveva passato i mesi trascorsi in America al capezzale di un uomo tanto malato da non aver possibilità di salvarsi, semplicemente aspettando l'inevitabile... e quel rimanere immobile, quel lasciarsi trascinare dagli eventi l'aveva logorata al punto da cancellare completamente una parte del suo essere. La Plenty aveva lasciato dall'altra parte dell'oceano la certezza di poter controllare completamente la propria vita. C'erano cose troppo grandi, così grandi da essere in grado di inghiottirla tutta intera e divorarla in un sol boccone. Ad occhi chiusi prese un respiro profondo prima di tornare a fissare la ragazza che le era seduta davanti. Al College ognuno ha una versione diversa di quel che è successo, ho pensato che sentire quel che avessi da dire fosse più produttivo di perdermi tra mille pettegolezzi. Oh sì, la faccenda della preside scomparsa e poi ritrovata morta ad Inverness, quello sì che dava modo di creare pettegolezzi tra le mura del college. Ognuno aveva una sua visione della questione ed alla fine, Shannon era uscita da quel giro di danza tra indizi bisbigliati e verità riferite con sufficienza con solo una gran confusione in testa. Solo su una cosa tutti sembravano essere concordi: Beatrice era nella merda fino al collo. A confermarlo c'era la sua totale assenza. Aveva aspettato qualche giorno prima di contattare Tris, avvertendola del suo rientro su suolo londinese ed invitandola ad una bevuta. In realtà più che una semplice bevuta, la Plenty aveva in programma di bere tanto da dimenticare persino il proprio nome e tutto quel grigiore che la perseguitava da ormai troppo tempo. Qualcuno dice che tu abbia ucciso la preside, qualcun'altro che tu l'abbia rapita e poi la prigioniera si sia suicidata. Hanno un sacco di teorie, sai? Non tentò di mascherare la smorfia di disgusto che tutto quel chiacchericcio causava ad una persona pratica quanto lei, mentre il busto si sporgeva automaticamente in avanti per farla arrivare con il volto più vicino a quello della mora. Allora, posso sapere la verità o se me la dici poi dovrai uccidermi per forza?
     
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    Attendeva in silenzio; il cappuccio sollevato sopra ai capelli mossi e ormai spettinati. Un'aria decisamente stanca e scocciata. Non sapeva in fondo per quale motivo avesse accettato di incontrare Shannon. In fondo, avevano iniziato a conoscersi al college; poi dal giorno alla notte lei era partita, e Tris dal canto suo, presa da mille altre responsabilità, dopo poco, ha capito che poteva solo lasciare che si occupasse dei suoi affari. La giovane Morgenstern non era una tipa sentimentalista, tanto meno una in grado di rincorrere le persone. Non era prettamente la tipa più empatica sulla faccia della terra, e preferiva un approccio pragmatico a qualunque questione. Se ci sei, ci sei; se non ci sei, au revoir! Si era scoperta sorpresa di ricevere quell'invito da parte della giovane Plenty; forse vuole solo spettegolare su quanto sta accadendo, o forse è solo un tipo troppo curioso. Ma a dirla tutta, dal poco che era riuscita ad apprendere sul conto della giovane americana, aveva capito che in fondo, nemmeno lei era il tipo di persona che perdesse il tempo tanto per fare. Se voleva vederla, Tris doveva solo decidere se acconsentire o meno, senza troppe remore. Alla fine si era ritrovata al Paiolo, non più poi tanto titubane, con la testa china sopra un bicchiere di Incendiario, pronta a scrutare i passanti verso Diagon Alley. Era in fondo un luogo strategico da cui osservare quanto stesse accadendo nella Londra magia, e ammetteva che in fondo una parte di lei era curiosa di scoprire cosa si dicesse a Hogsmeade sul suo conto e sul conto dei suoi. Era quasi una forma di tentazione; per quanto dicesse di essere completamente disinteressata del giudizio altrui nei suoi confronti, persino una apparentemente di pietra come la Morgenstern, riusciva a cadere nella tentazione di conoscere quanto si celasse tra le voci di corridoio della sua Hogwarts - la casa lontana da casa. « Hai delle occhiaie terribili, Tris. » Stirò un leggero sorriso, osservando a sua volta la brutta cera della ragazza. Era pallida, e decisamente più apatica di quanto se lo ricordasse, seppur quel gesto di vicinanza che le aveva concesso, una gentilezza che vedeva ormai di rado, le apparve quanto mai strana, specie dopo aver conosciuto Shannon come una ragazza abbastanza distaccata. Qualcosa era cambiato; e non era solo il caso diplomatico al centro del quale si trovava. « Beh, nemmeno tu hai una cera splendente. » Asserì osservandola con fare eloquente. Attese che la ragazza facesse la sua ordinazione, indicandole il proprio bicchiere di Incendiario già consumato a metà, prima di sospirare. Non sapeva precisamente da dove iniziare. Sembrava piuttosto impaziente di chiederle notizie da Hogwarts, ma nonostante ciò, decise di frenare la lingua, osservando piuttosto i passanti intenti a oltrepassare il passaggio che portava verso Diagon Alley; maghi anonimi, imbacuccati nei propri mantelli. Nessuno sembrava bada a loro, eppure, Tris non si sentiva a proprio agio nel scoprire il capo, quasi come se, da un momento all'altro una squadra di Auror potesse irrompere nel locale e accompagnarla ad Azkaban. Per fortuna è Shannon a dare per prima voce ai suoi pensieri; probabilmente anche lei abbastanza impaziente di scoprire se, una delle prime persone che le aveva teso una mano in tempi non sospetti, fosse davvero un'assassina o meno.
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    « Al College ognuno ha una versione diversa di quel che è successo, ho pensato che sentire quel che avessi da dire fosse più produttivo di perdermi tra mille pettegolezzi. » Tris si portò istintivamente il bicchiere alle labbra, saggiando l'Incendiario con un sorriso ironico, scuotendo la testa. « Molti nemici, molto onore » Decise di commentare con una nota di cinismo inclinando la testa di lato. Che idea si è fatta lei in realtà? Qualcosa doveva pur pensare in merito. D'altronde, Tris era nota per le sue mosse violenti. Di certo non ha mai dato l'impressione di essere una ragazza pacifica. La guerra ce l'aveva nel sangue, bolliva tra le pieghe delle sue vene fino a rimangiarla da dentro. « Qualcuno dice che tu abbia ucciso la preside, qualcun'altro che tu l'abbia rapita e poi la prigioniera si sia suicidata. Hanno un sacco di teorie, sai? » Si morde il labbro inferiore scuotendo la testa. « Scommetto che nel discorso è arrivato anche il fatidico momento del non sarebbe la prima volta. » Tutta l'hanno vista; durante il ballo di Halloween di due anni fa, Beatrice Morgenstern ha ucciso Edmund Kingsley, il despota di Hogwarts, a sangue freddo. Non ha battuto ciglio; e lo ha fatto di fronte a una platea piuttosto numerosa. « Allora, posso sapere la verità o se me la dici poi dovrai uccidermi per forza? » Era sempre così con Tris; se te lo dico dovrò ucciderti. La sua aura è sempre stata avvolta in una cortina fumosa di mistero. Non era mai certo fino a dove agisse nell'interesse di tutti, e dove iniziasse ad agire nel proprio interesse. Ha tentato per molto tempo di tagliarsi fuori da molte questioni, ha tentato di essere altruista, di essere generosa. Desiderava essere un'amica più leale e una compagna più affidabile. Ma la verità è che tutti quei desideri poco si confacevano a un leader. E lei, prima di essere una ragazza, un'amica, una studentessa, una recluta Auror e qualunque altra cosa, era a capo di una sovrastruttura più grande di lei. Vent'anni, e averne viste già troppe per il suo stesso bene. Tentò di ponderare la sua risposta, non tanto perché non volesse dirle la verità, quanto perché effettivamente i segreti che aleggiavano attorno alla giornata del 31 ottobre, erano state affidate a un custode segreto, e pur supponendo che ne volesse parlare, non avrebbe potuto dare dettagli in merito. « Non posso dire molto.. » Cominciò così a snocciolare la questione. « ..ma non l'ho uccisa, e non l'ho rapita. E tanto meno si è suicidata. D'altronde è difficile che una c- » ..crocifissa. Ecco la parola che avrebbe voluto dire. Ma le parole le si fermarono in gola prima che potesse pronunciarle. E' l'effetto dell'Incanto Fidelius. Di scatto scuote la testa e sospira con un moto frustrato. « E' stato.. un duro colpo. Siamo stati colti di sorpresa.. alla sprovvista. » Si stringe nelle spalle. « Con il nostro curriculum però mi aspettavo che dicessero anche di peggio sul nostro conto. Sul.. mio conto. » Scoppiò a ridere mentre si portava il bicchiere di Incendiario alle labbra. « Tipo che lo Shame sono io. Ti ricordi tutta quella questione delle clessidre? Tutto un modo per lasciare Watson e dargli per giunta sul culo azzerando la sua fottuta clessidra. » Era ironica ovviamente. Io e Watson però ci siamo lasciati davvero. E ci siamo lasciati per davvero per un paio di clessidre. « Oppure che so.. mi aspettavo anche che mi venissero addossate colpe di omicidi e scomparse dal 1990 in poi - ok, forse non ero nata, ma è chiaramente una menzogna quella secondo cui ho solo vent'anni. In realtà nemmeno mi chiamo Beatrice.. » Si strinse nelle spalle con naturalezza, osservandola con eloquenza. Ci sono abituata, sembrava dirle il suo sguardo. « Com'è stato il tuo rientro? »


     
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    Che ne dici di iniziare a toglierti quel cappuccio, così da non sembrare una ricercata? Che mi risulti il ministero non è ancora sulle tue tracce. Gli occhioni nocciola si fissarono sul volto della ragazza che insisteva nel tener su un cappuccio abbastanza ampio da coprirle parzialmente i lineamenti. Nessuno stava prestando particolare attenzione a loro due e quell'aria guardinga avrebbe a lungo andare avuto l'effetto contrario a quello che la mora sperava. Qualcuno che continua a fissarsi attorno con aria nervosa e nascosta nell'ombra finisce per forza di cose per attirare l'attenzione di qualche curioso. Con una mano mimò sul proprio capo il gesto di togliere il cappuccio, sollevando al contempo entrambe le sopracciglia in un chiaro invito a seguire il suo consiglio. Persino se qualcuno l'avesse riconosciuta, il Paiolo non era quel genere di locale dove la gente avrebbe iniziato a circondare il loro tavolo... ed anzi, la Plenty aveva quasi la certezza che quella che a Tris sembrava una tragedia a livello nazionale, per la maggior parte della comunità magica non fosse altro che un pettegolezzo da scambiarsi davanti ad un caffè caldo. “Lo sai che la preside di Hogwarts è stata ritrovata morta ad Inverness?” “Oh, ma non mi dire, che mondo pericoloso sta diventando questo...” Quelle erano questioni che avrebbero smosso i vertici, toccando a malapena la gente normale. L'americana per prima aveva avuto modo di vedere come la vita al college non fosse cambiata nonostante ci fosse quel nuovo pettegolezzo sul quale aprire bocca. O forse, semplicemente, la gravità della situazione le era del tutto passata inosservata. In ogni caso, se qualche scocciatore avesse finito con l'avvicinarsi, entrambe avrebbero saputo mettere al proprio posto uno scocciatore. Nulla di ingestibile. Rimase in silenzio per qualche minuto, riflettendo sulle parole di Tris e cercando di unire i puntini. No, impossibile. Non le erano state fornite abbastanza informazioni, ma di una cosa era certa. Non sei stata tu. Ti credo, Tris. Non aveva idea di quanto potesse cambiare le cose la sua opinione, nemmeno richiesta, ma le sembrò giusto dire ad alta voce quelle parole... e non si fidava dell'altra perché ad unirle c'era chissà quale profonda amicizia o complicità, ma per il semplice fatto che la vita di Shannon era già abbastanza una merda senza dover pensare anche di conoscere un'assassina. Si sarebbe fatta andare bene quella verità, che fosse effettiva o meno. Si zittì nuovamente quando il cameriere si avvicinò con la sua ordinazione e, dopo avergli rivolto un segno di ringraziamento con il capo, ne richiamò l'attenzione con un indice sollevato in aria. Aspetta mmh... dieci minuti e porta altri due incendiari.
    Senza aggiungere altro lasciò cadere nella mano del giovane le monete per pagare le tre ordinazioni, prima di lasciarlo libero di allontanarsi. Sotto lo sguardo dell'altra si ritrovò a sollevare le spalle come se nulla fosse. Ho intenzione di uscire di qui senza nemmeno ricordarmi il mio nome. Non sei stata l'unica ad aver avuto un periodo di merda, te lo assicuro. Con un sospiro allungò le gambe sotto il tavolo, incrociandole poi all'altezza delle caviglie mentre la mano destra portava il bicchiere alle labbra piene e lasciava scivolare tra di esse il liquido ambrato, pronto a scivolar giù lungo l'esofago con quel caratteristico bruciore. Non hai un cazzo di abili per tirarti fuori da tutta questa merda prima che diventi ancora più grossa e puzzolente? Non dirmi che stai coprendo qualcuno o dovrò iniziare a ricredermi sulla tua intelligenza. Il sacrificio per la salvezza altrui non era in alcun modo considerato nella filosofia di vita della Plenty, ma non conosceva abbastanza bene Tris per poter sapere se invece fosse inclusa nella sua visione del mondo. Meglio chiarire immediatamente i rispettivi punti di vista. Seguì al cambio di argomento un'alzata di spalle forzatamente indifferente. Come era stato il suo rientro? Di certo non una passeggiata. Ho perso corsi interi e sono rimasta indietro di qualche esame, dovrò scongiurare Douglas di passarmi i suoi fottuti appunti da secchione. Come ti sembra come rientro nella ridente Londra? Mi chiederà di pulirgli le scarpe con la lingua in cambio, come minimo. Magari puoi chiedere a Watson di metterci una buona parola per me? Si fermò di botto, il bicchiere nuovamente a metà strada verso la bocca. Perché è una battuta quella su te e Watson che vi lasciate per quella cazzata delle clessidre, giusto?
     
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    « Credo convenga più a te non essere vista con la sottoscritta.. » Annunciò con un lieve sorriso stampato sulle labbra. A quel punto della storia, Tris era in piena paranoia, e considerato quanto stava accadendo alle persone attorno a lei, era quasi certa che le conseguenze di quanto sarebbe accaduto non si sarebbero infrante nemmeno poi tanto direttamente sulla propria situazione, quanto su quella degli altri. Le piovre stavano già arrivando, è solo questione di tempo. Accettò tuttavia l'invito della ragazza e si tolse il cappuccio, sentendosi improvvisamente allo scoperto. A quel punto però, c'era ben poco che la potesse cogliere di sorpresa, a meno che non fosse stata la stessa Shannon a puntarle la bacchetta contro, e probabilmente, anche in caso di una simile evenienza, era piuttosto certa di scattare in tempo per evitare eventuali colpi sinistri. « Non sei stata tu. Ti credo, Tris. » Aveva poi molta importanza a quel punto? Forse a livello personale sì, ma ciò a cui si assisteva in generale era a un palese prendere le parti, e puntare il dito. Una situazione che Tris non sembrava nemmeno poi tanto desiderosa di contrastare. Aveva le sue motivazioni per non collaborare, e avrebbe continuato a non farlo. Decise tuttavia di annuire e di attendere in silenzio che il barista portasse le ordinazioni che la Plenty decise per entrambe, senza protestare. Dalla sua, non aveva le stesse intenzioni della compagna; non poteva permettersi di annebbiare troppo le sue capacità, ma per ora, le avrebbe quanto meno concesso l'illusione di credere che avrebbero avuto modo di prendersi una sbronza epocale. In passato era accaduto; era quasi simpatica, quando beveva, Tris. Ma ora, non poteva permettersi né di annegare i dispiaceri nell'alcol, né tanto meno di lasciarsi tentare dall'illusione di essere una piacevole compagnia con cui condividere una bottiglia di Incendiario. « Ho intenzione di uscire di qui senza nemmeno ricordarmi il mio nome. Non sei stata l'unica ad aver avuto un periodo di merda, te lo assicuro. » Lo poteva immaginare. Aveva una brutta cera, Shannon, e la luce nei suoi occhi si era completamente spenta. Qualunque cosa l'avesse costretta ad allontanare dal college, doveva essere piuttosto seria, ma in fondo, Tris non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stata fortunata in fondo a dover andarsene. « Se posso dirti la mia, forse è stato meglio che tu ti sia allontanata per un po'. » Dice quelle parole con fare pensieroso, osservandolo con un velo di tristezza e un leggero senso di assenza. Forse non era la cosa migliore da dire a una persona che tutto sommato aveva passato un periodo di merda, ma in fondo, l'empatia non è mai stato un forte nella personalità di Beatrice Morgenstern. « Dopo tutta quella storia delle clessidre.. le cose si sono alquanto complicate. » Si stringe nelle spalle con naturalezza, socchiudendo appena gli occhi mentre si porta il bicchiere alle labbra. « Non hai un cazzo di abili per tirarti fuori da tutta questa merda prima che diventi ancora più grossa e puzzolente? Non dirmi che stai coprendo qualcuno o dovrò iniziare a ricredermi sulla tua intelligenza. » In parte, qualcuno da coprire c'era per davvero. Durante la notte della scomparsa della Preside, Sam era con lei. Lo Shame aveva coinvolto anche lui, forse perché, pensava di poter mettere zizzania in qualche maniera persino in mezzo alla loro amicizia. Forse lo Shame contava sul terrore che il giovane Scamander avrebbe provato dal momento in cui sarebbe tornato a casa e fino al giorno d'oggi. Sam d'altronde, le aveva reso piuttosto chiaro che se la stava facendo sotto dalla paura di finire in galera per tutta quella situazione. Ma il problema, non era nemmeno quello. Sam era solo un effetto collaterale. L'ennesima leva per rendere la questione ancora più complessa e grave. « No.. non sto coprendo nessuno. Dovrei prima sapere chi è stato, per poterlo coprire. »
    source
    Asserisce in tono grave osservando la compagna con eloquenza. A quel punto della situazione, dire a Shannon che non aveva la più pallida idea di cosa avesse per le mani, era del tutto ininfluente. Non aveva ragione per nasconderle che né lei, né Inverness in generale, non avevano ancora la più pallida idea di cosa fosse successo quella notte. « Forse mi sto anche imputando, ma non ho intenzione di lasciare l'inchiesta in mano agli Auror, anche solo per principio. » Non era propriamente così. La verità è che Tris non si fidava del Ministero, e non si fidava di gran parte degli Auror, tolte le dovute eccezioni; e a ben vedere non avevo nemmeno tutti i torti a comportarmi come mi sono comportata, visto che ci hanno messo quattro secondi in croce a sparare a zero sulla mia gente, pur non conoscendo i fatti. « Il patriarcato, cara la mia Shannon, io l'ho debellato. Col cazzo che ora me lo lascio imporre da un paio di deficienti. » Ed ecco la fierezza dominare il tono di voce della Morgenstern. Non aveva la più pallida idea di come comportarsi, o di quale strada prendere, ma di una cosa era certa: non si sarebbe lasciata piegare né da Moore, né dal Ministero con tutta la sua schiera di ricconi privilegiati. « Ho perso corsi interi e sono rimasta indietro di qualche esame, dovrò scongiurare Douglas di passarmi i suoi fottuti appunti da secchione. Come ti sembra come rientro nella ridente Londra? Mi chiederà di pulirgli le scarpe con la lingua in cambio, come minimo. Magari puoi chiedere a Watson di metterci una buona parola per me? Perché è una battuta quella su te e Watson che vi lasciate per quella cazzata delle clessidre, giusto? » Tris sospirò affondo e alzò gli occhi al cielo. « Ci siamo lasciati. » Concluse in maniera piuttosto vaga e glaciale. Non aveva poi molta voglia di parlare dell'accaduto, seppur da una parte, si rendeva conto di volerlo davvero tanto. Tris tendeva a reprimere tutto ciò che aveva a che fare le cose futili. Una relazione sentimentale era sempre una cosa futile. « Non parliamo da.. un po'.. » Si stringe nelle spalle senza sapere cosa altro aggiungere. « Però la sorella vive ancora con me. Posso sicuramente mettere una buona parola. Non c'è cosa che Percy non farebbe per Theo. Forse potrebbe chiederti qualcosa in cambio, ma almeno non dovrai sorbirti quel rompicoglioni con la puzza sotto il naso. » C'era una punta di veleno nel parlare di Douglas. Ancora non aveva superato il fatto che gran parte del problema dell'improvvisa separazione tra lei e Percy, era diretta conseguenza del continuo mettere il dito nella piaga di Douglas. Perché a quel punto, Tris era certa che lui c'entrasse qualcosa. Non l'aveva mai sopportata, e il fatto che i due uscissero non gli era mai andato giù. Eppure dalla mia, non ricordo una sola volta in cui Malia, o Olympia, o Dean, hanno mai trattato di merda lui. « Watson ha tanti difetti, ma non ti farà pesare la cosa. Magari gli dovrai un favore, ma almeno non dovrai sentirti umiliata, e osannare la magnificenza del tuo signore salvatore nei secoli dei secoli, amen. » No. Non c'era assolutamente dell'astio lì. « Anzi, se vuoi scrivo subito a Theo. Di quali appunti hai bisogno? »


     
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