A little unsteady

Privata.

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    Alzarsi in piedi nel bel mezzo di un'assemblea ed urlare a piedi polmoni di avere una magia magica sessualmente trasmissibile sarebbe senza ombra di dubbio stato meno dannoso per il suo orgoglio di quel che stava per succedere. I denti affondarono ancora una volta nel labbro carnoso, fino a spillarne qualche ferrosa goccia di sangue mentre gli occhiali da sole nascondevano profonde occhiaie, attirando tuttavia qualche occhiata curiosa visto il cielo grigio che da giorni affliggeva il territorio inglese. L'americana se ne stava in un angolino, seduta sugli scalini che davano accesso alla facoltà di Magisprudenza con una sigaretta stretta tra le dita nervose ed una tazza di caffè nell'altra. Aveva perso interi corsi nei mesi passati in America e gli esami si erano accumulati fino a... beh, fino a condurla a quella drastica decisione. Aveva bisogno dell'aiuto di uno dei migliori della facoltà. Che quel qualcuno fosse proprio Nate Douglas era un gran bel rospo da mandare giù. Cazzo. Aveva pensato ad altre soluzioni, provando a rimettere testa sui libri senza tuttavia riuscire a fare i dovuti collegamenti senza gli appunti presi durante le numerose lezioni saltate. Non ne sarebbe uscita da sola e quindi era dovuta scendere a patti con se stessa... ma questo non significava che la cosa le andasse bene. Odiava la sola idea. Gettando il capo all'indietro e fissando il cielo attraverso le lenti scure degli occhiali da sole si concesse un'altra lunga boccata di acre fumo, sbuffandola poi fuori in sbuffi grigiastri. Douglas le avrebbe fatto sudare quel favore, ammesso che accettasse e chissà in cambio di cosa. Non che la Plenty avesse chissà cosa da offrire al principino, se non si consideravano favori sessuali. Ma Nate non le sembrava affatto il tipo da scambiare appunti per un lavoretto di mano. No, probabilmente non avrebbe accettato e l'avrebbe umiliata rivelando a tutti come fosse andata da lui in cerca d'aiuto, implorandolo. Un'altra imprecazione le sfuggì dalle labbra socchiuse mentre già il corpo esile scattava in piedi e le mani si affrettavano a recuperare la pesante borsa per posizionarla su una delle piccole spalle. Era stata un'idea orribile. Come aveva potuto pensare che Douglas fosse la soluzione ai suoi problemi? Sistemò meglio gli occhiali da sole sulle orecchie e percorse solo un paio di scalini prima di essere circondata dagli studenti, evidentemente a quell'ora intenti ad uscire dall'ennesima lezione. Vide passarle davanti Percy, l'ex ragazzo di Tris ed a distanza di pochi secondi, la figura del principino dai boccoli d'oro le si palesò davanti. Era il momento propizio, se solo avesse allungato la mano... Le dita si strinsero con forza attorno al braccio di lui, bloccandolo a metà di un passo. Hai un secondo, Douglas? Nel caso in cui non l'avesse riconosciuta, sollevò gli occhiali e li sistemò tra le ciocche castane di capelli, così da rimanere con il volto completamente scoperto e visibile agli occhi chiari di lui. Tutti avevano notato la sua assenza lunghi mesi, ma nessuno, nemmeno i professori, avevano ricevuto una motivazione per quell'allontanamento tanto repentino. Che tornasse chiedendo addirittura favori a chi non le era mai andato particolarmente a genio era a dir poco assurdo. Avrei bisogno di parlarti... in privato. Lasciò la presa dal suo braccio e, senza guardare se il ragazzo la stesse seguendo, percorse gli ultimi scalini rimasti per poi svoltare verso destra, diretta verso uno dei chioschetti che vendevano quella brodaglia che osavano definire “caffè”. Ne ordinò uno con panna e pagò l'uomo che l'aveva servita. Solo a quel punto si voltò per assicurarsi che Nate fosse ancora dietro di lei. Inclinò il capo appena verso destra, osservandolo per secondi che le servirono unicamente per trovare il coraggio di tirar fuori quell'unica, stupida richiesta. Sono rimasta indietro con i corsi... ho bisogno dei tuoi appunti. Una smorfia leggermente disgustata le si dipinse in volto, mentre l'indice si andava a puntare sul petto di lui con fare improvvisamente minaccioso. Prova ad andare in giro a dire che ti ho chiesto un favore simile e giuro che dirò a tutto il college che ho dovuto rifiutare quando mi hai chiesto una scopata in cambio dei tuoi preziosi appunti. L'uomo al chiosco, dietro di lei, simulò un colpo di tosse per ricordarle che lui era ancora in ascolto. Con un sorriso falso e tirato a stirarle le labbra rivolse all'uomo un cenno di scuse, facendo poi cenno a Douglas di allontanarsi dal chiosco. Se la risposta è no, semplicemente torneremo ad ignorarci come abbiamo fatto fino ad ora. Mi sembra la cosa migliore.
     
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    « Qualche novità sulle nuove assegnazioni? » Il chiacchiericcio sommesso dei corridoi fa da sottofondo ad un dialogo che, più che di effettivo spessore, si è trasformato in una specie di rito settimanale. Nate rivolge a Percy quell'interrogativo ogni volta con un briciolo di speranza negli occhi chiari, e puntualmente questa viene infranta dall'ennesimo sospiro desolato dell'amico, che accompagna un'impotente stretta di spalle. « Nulla. Tanto per cambiare. » Una situazione non bella, quella venutasi a creare. Non era bastato il dramma creato dal ritrovamento del corpo della ex Preside della scuola, ma a questo dovevano aggiungersi inghippi burocratici senza capo né coda, che di fatto minavano al percorso scolastico di alcuni tra gli studenti più meritevoli del College magico. Percy, Theo, Judah e Amunet erano stati colpiti dal castigo di un Ministero un po' impertinente, che, almeno dal punto di vista del giovane mago, aveva calcato un po' troppo la mano in un ambito che poteva facilmente essere ignorato. Non è stato piacevole assistere con freddezza ad un tale trattamento nei confronti dei suoi migliori amici, così come non lo è stato rimanere in silenzio e mordersi la lingua, evitando di parlare a sproposito o dare giudizi senza venire interpellato - cosa in cui, si sa, il giovane Douglas eccelle da sempre. Si limita a fare commenti di circostanza, fornire parole di conforto e rassicurare i colleghi, ma non va mai oltre l'occasionale battuta sarcastica che prende di mira le inefficienze ministeriali. Dalla sua, Nate è più che certo che se si fosse trovato in quella medesima situazione avrebbe semplicemente fatto un passo indietro e preso tutte le distanze possibili da quel bizzarro paesino sperduto nel nulla. « Se ne parlerà dopo Natale allora. E scommetto che a quel punto ci riassegneranno tutti quanti. Ti auguro Azkaban con tutto il cuore. » Un ghigno sardonico illumina la sua espressione, mentre scambia un rapido sguardo con il compagno, e insieme si dirigono verso l'uscita dell'edificio. Ma proprio mentre si sta lasciando andare ad una risata divertita e rilassata scatenata dalla risposta sarcastica di Percy alle sue parole, sente una mano stringersi attorno al suo avambraccio e bloccargli il passo, così, senza preavviso. « Hai un secondo, Douglas? » Subito dopo una voce esile accompagna quella molesta irruzione dei suoi spazi, alla quale il giovane non può che rispondere con un'occhiata colma di stizza. Una delle tante cose che non può soffrire è esattamente quel tipo di contatto fisico, invasivo ed eccessivamente prepotente, tanto da costringerlo a fermarsi, in questo caso, proprio mentre è tranquillamente preso dalle sue faccende personali. Lo considera non solo un prendersi un tipo di confidenza che di certo non spetta alla persona che ha davanti, ma soprattutto una grande mancanza di rispetto per l'altro, che lui per primo non rivolgerebbe mai a nessuno. C'è poco da fare, ma per uno che ha imparato all'età di cinque anni a fare inchini nobiliari, che da piccolo consumava i pasti con le spalle legate alla sedia e che è sempre vissuto misurando le parole con il contagocce, questi atteggiamenti non saranno mai ammissibili. Specie se perdurano: la ragazza non sembra voler accennare a mollare la presa, ed il Serpeverde si ritrova costretto a sollevare entrambe le sopracciglia con una certa eloquenza, e fissare in modo insistente il proprio avambraccio, fino a quando lei non si decide a mollare la presa. Quanta maleducazione. Tutto ciò che può fare a questo punto è mascherare la sua irritazione con un sorriso cordiale, generico e quanto mai glaciale, con cui saluta gli occhi chiari della ragazza che gli sta di fronte, e che riconosce quasi subito. « Buongiorno, dimmi. » Shannon (o Sharon?) Plenty, una compagna di corso che, a pensarci adesso, non vede in giro da un po'. Fa segno a Percy di attendere un istante, il tempo di un breve scambio, ma la ragazza sembra aver in mente altro. « Avrei bisogno di parlarti... in privato. » Preso in contropiede, aggrotta la fronte per un attimo, ma subito dopo annuisce di buon grado: « Certamente, scusa solo un attimo. Percy, ci vediamo più tardi? » La segue giù per le scale, in direzione del piccolo caffè del college. Lascia che sia lei a ordinare per prima, e poi al suo seguito ordina un cappuccino. Mentre l'uomo al di là del bancone comincia a preparare le loro ordinazioni, la ragazza si volta a guardarlo e pare riflettere per un po', prima di prendere coraggio e parlare. In quel frangente, Nate prova ad immaginare quale possa essere la macchinosa questione che sembra darle tanto pensiero, addirittura da corrucciarle la fronte e farla apparire così inquieta ai suoi occhi, ma, non conoscendola davvero, e non avendo un minimo di contesto della situazione, ci rinuncia e attende che sia lei a esprimere i propri desideri. « Sono rimasta indietro con i corsi... ho bisogno dei tuoi appunti. » Nate si umetta il labbro inferiore e fa per dire qualcosa, ma il suo tentativo viene troncato sul nascere dall'interruzione di lei, che assume all'improvviso un fare inspiegabilmente minaccioso. « Prova ad andare in giro a dire che ti ho chiesto un favore simile e giuro che dirò a tutto il college che ho dovuto rifiutare quando mi hai chiesto una scopata in cambio dei tuoi preziosi appunti. Se la risposta è no, semplicemente torneremo ad ignorarci come abbiamo fatto fino ad ora. Mi sembra la cosa migliore. » Il giovane la guarda per più di un istante e si ritrova a sbattere le sopracciglia più volte, oltremodo confuso. Mentre sta raccogliendo i pensieri per capire in che maniera rispondere a quell'inaspettato exploit, il cameriere appoggia sul bancone le due tazze piene di caffè destinate a loro. L'occhio di Nathan cade in quella direzione e, decidendo di cogliere l'ilarità del momento, inarca un sopracciglio e coglie nuovamente lo sguardo della ragazza. « Sei proprio sicura che una camomilla non ti faccia più bene? » Tenta di stemperare l'atmosfera con quella innocente presa in giro, accompagnata da una risata leggera, per poi recuperare le due tazze e farle cenno con il capo di dirigersi insieme verso uno dei tavoli. « Sediamoci un attimo e parliamo con calma, dai. » Raggiunto il tavolo, vi appoggia sopra entrambe le tazze e sposta leggermente la sedia di lei in modo da permetterle di accomodarsi, e poi fa altrettanto, andandosi a sedere di fronte. La osserva per qualche momento, lo sguardo leggermente assottigliato, quasi curioso, come se volesse studiarla in qualche modo. Si concede poi un sorso dalla propria tazza, prima di puntare gli occhi chiari in quelli di lei e cominciare a parlare. « Mi sembra che stiamo partendo un attimo con il piede sbagliato, qui. Non credi anche tu? » Inclina il capo da una parte, attento a osservare la sua reazione, e poi si stringe nelle spalle. « Se ho mai fatto qualcosa che può averti infastidita in qualche modo, ti assicuro che non era nelle mie intenzioni. Altrimenti, considerato che non ci conosciamo quasi per nulla, non so cosa possa avertelo fatto pensare, o cosa in giro possano averti raccontato di me - E se ne dicono proprio tante, di cose, tra queste mura - ma ti assicuro che non sono assolutamente il tipo che è necessario minacciare pur di ottenere qualche appunto. » Ride, rilassato, guardandola, e scuote poi piano il capo, come al pensiero di quell'assurdità. Certo, prestare i propri appunti è qualcosa che fa solo con gli amici più stretti, ma non è il tipo che si rifiuta di fronte ad una richiesta del genere - specie se è posta con tanto fervore. E d'altra parte, questo tipo di favori sono come nel suo DNA, considerato che la vecchia carica da Senior gli manca più che mai. Si stringe nelle spalle, prima di prendere qualche altro sorso del proprio caffè. « Dunque non è necessario fare grandi tragedie, né mettere in giro voci false sul mio essere del tutto inappropriato con le donne. Non mi sembra il caso, che dici? » Le sorride, affabile, come se si ritrovasse di fronte alla sua più grande amica. Che gran schizzata, pensa nel frattempo, incredulo. « Non ho alcun problema a prestarti i miei appunti. Te ne faccio una copia appena li recupero a casa e sono tutti tuoi. » Annuisce, lo sguardo che per qualche momento solca la sala in cui si trovano, e scruta qualche viso, con vaga distrazione. Attende qualche momento di silenzio, dopodiché torna a guardare la ragazza di fronte a sé, negli occhi visibile un certo interesse. « È da un po' che non ti vedo a lezione. Mi sbaglio? Con quali materie sei rimasta indietro? »
     
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    Shannon aveva l'impellente sensazione di dover come grattare via quella facciata di gelida cortesia che circondava costantemente Douglas. Il suo disgusto per il prossimo sembrava all'americana evidente, eppure se le avessero chiesto un solo esempio da portare... no, il principino era stato ben addestrato, tra falsi sorrisi e gesti impeccabili. Nessuno avrebbe mai potuto aver da ridire su di lui senza passare per una di quelle persone semplicemente invidiose delle sue origini e della vita agiata che conduceva. Ma qualcosa di fastidioso rimaneva dietro quella perfezione, lo avvertiva come un formicolio dietro la nuca mentre gli occhioni da bambina scrutavano senza alcuna discrezione il volto a tratti angelico di lui. Seduti allo stesso tavolino, non avrebbero potuto essere più diversi di quanto non erano in quell'esatto momento della loro vita. Inoltre, ovviamente, le sembrava troppo facile. Che Douglas le cedesse i suoi appunti senza fare la minima piega le sembra nient'altro che una subdola trappola, vista l'idea che fino a quel momento aveva maturato su di lui. Perché cedere tanto facilmente? Perché non cercare di ricavare qualcosa dalla richiesta di aiuto di un'ingrata che mai si era mostrata pronta ad esporsi per la causa Serpeverde come il resto dei suoi compagni? A disagio, districò solo a fatica le braccia che in un naturale gesto di chiusura avevano finito con l'incrociarsi all'altezza dei piccoli seni. Prese tempo, soppesando le parole di Nate e nascondendo il proprio silenzio dietro calcolati sorsi di caffè ancora fumante mentre le esili gambe si allungavano poco elegantemente sotto al tavolo, permettendogli di incrociare le caviglie tra di loro, in cerca di una sola parvenza di comodità. Sono rimasta via abbastanza a lungo da essere indietro con tutti i corsi, dovrai fare parecchie fotocopie. Non aggiunse altro, sostenendo tuttavia senza particolari difficoltà lo sguardo imperscrutabile di lui, mentre le labbra nascondevano quell'accenno di sorriso che era arrivate a stirarle con ironica precisione dietro l'ennesimo sorso di caffè.
    Sei sempre così perfetto Douglas... come fai a sopportare noi comuni mortali, così pieni di difetti? La domanda sembrò piovere come dal cielo, mentre le mani affusolate poggiavano la tazza ancora colma per metà sul tavolino davanti a lei. Istintivamente staccò la schiena dalla sedia, così da potersi sporgere verso di lui. Con le mani incrociate sotto il mento lo osservò per qualche secondo di troppo, finendo per risultare invasiva e senza tuttavia curarsene minimamente. Dovrei ringraziarti e basta per gli appunti, pensare a che compagno di corso gentile mi sia capitato... eppure ho come la sensazione che tu lo faccia per qualche motivo che ha ben poco a che spartire con la gentilezza. Fermami, se dico qualcosa di sbagliato. Immagino che nel tuo mondo di sorrisi forzati e frasette gentili imparate a memoria tutta questa schiettezza sia qualcosa di totalmente incomprensibile. I capelli scivolarono dolcemente verso destra al muoversi del capo, quasi Shannon stesse tentando di osservarlo da una diversa angolazione per scoprire qualche segreto nascosto dalla sua posizione. La realtà è che mi mettono a disagio le persone come te, Douglas e se tu non fossi uno dei più bravi del nostro corso, probabilmente non sarei mai venuta a chiedere un tuo favore. Sembri così perfetto, così generoso e galante da risultare irreale... hai mai pensato che sia possibile che tu non abbia dentro nulla di autentico? Iniziò ad esagerare, ma le parole non sembravano volersi fermare. Non era la prima volta che le succedeva da quando era tornata, da quando sembrava che tutto le stesse crollando addosso miseramente. Da quando il mostro, quella certezza di essere sola al mondo, la stava schiacciando a terra senza dar modo all'aria di raggiungere i polmoni. Semplicemente, si sfogava su qualsiasi cosa le capitasse a tiro senza riuscire a controllarsi. Hai mai fatto qualcosa solo perché ti andava? Ho sempre immaginato che voi ricchi rampolli abbiate regole ferree da seguire. Hai scopato con una sconosciuta solo per esserti innamorato una sera del suo odore, oppure barato spudoratamente a quella partita a poker per il solo gusto di prendere tutti in giro proprio sotto il loro naso? Abbassò la voce fino a farla diventare un sussurro, mentre gli occhioni d'ambra rimasero ancorati a quelli di lui per non dargli alcuna via di fuga. Hai mai detto a qualcuno quello che davvero pensi di lui, le cose più crudeli e vere? Non è difficile farlo, quanto smettere di vivere davvero quando hai iniziato a farlo. Gli rivolse un sorriso soddisfatto a quel punto, pervasa dalla certezza che non vedrà mai quei dannati appunti ma più leggera, il prurito alla base del collo scomparso nel nulla. Potresti provare, scommetto che hai una gran voglia di mandarmi a fanculo, ora.


    Edited by Huyana - 10/1/2020, 22:26
     
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