Art is a way of survival

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    Normalità, una normalità estenuante, ma per la prima volta dopo tanto tempo Oliver non provava più la paura di perdere qualsiasi di cosa; paura di abbandonare lo sport a cui si era dedicato con tutto sé stesso. La settimana scorsa aveva avuto l'ultimo controllo, quello che gli avrebbe finalmente dato il responso che aspettava da tempo. Aveva atteso con ansia, contando i giorni che lo separavano dal verdetto, volendo il medico avrebbe potuto mettere fine alla sua carriera se l'operazione non fosse andata a buon fine. Il giorno prima dell'appuntamento non aveva chiuso occhio, l'aveva passato insonne a girarsi e rigirarsi nel letto immaginandosi i peggiori scenari possibili. Il medico era stato metodico, dopo aver sciolto la fasciatura aveva esaminato con cura la cicatrice e l'aveva sottoposto a varie tipologie di esercizi: allungamenti, sollevamenti, con sforzo e senza. Tutti volti a determinare se sarebbe potuto tornare a giocare a quidditch. Quando l'esame era finito si era rivestito e aveva osservato il medico leggere e rileggere la sua cartella, annotando alcune riflessioni alla fine del fascicolo. Hai ufficialmente il mio via libera per tornare in campo, ma non esagerare e riprendi gradualmente ad allenarti. Erano state le parole che avevano messo fine all'angoscia che lo aveva accompagnato nell'ultimo anno e mezzo. Era tornato dal suo allenatore e gli aveva consegnato il responso finale, responso che aveva portato alla firma del suo contratto con i chudley. La normalità che ne era conseguita lo lasciava spesso a pezzi, passava dagli allenamenti con la squadra alle lezioni dell'università; avendo ben poco tempo per riposarsi. Stava facendo di tutto per recuperare il tempo che aveva perso, impegnandosi a guadagnare crediti extra per sopperire alle assenze causate dall'operazione e dalla successiva degenza. Motivo per cui veniva spesso convocato dal direttore del suo corso, per ora gli aveva chiesto di allenare la squadra dei grifondoro, di organizzare lo stand per il corso di sport magici, ma niente lo avrebbe preparato all'ultima stravagante richiesta. « Ti prego seguimi, devo essere alla'amichevole tra corvi e serpi e sono già in ritardo. » Seguì di buona lena il professor Beckett, osservandolo mentre cercava di allacciarsi la cravatta di rappresentanza. « La professoressa Bishop faticava a trovare volontari e ho pensato che tu avresti potuto aiutarla. » Non era una docente che conosceva, molto probabilmente non era nemmeno del suo corso di laurea, ma per crediti extra poteva fare qualche sacrificio in più. Entrarono in un'aula luminosa, molto ampia e piena di colori. Una piccola donna era china su una tela più grande di lei, quando il professor Beckett si schiarì la voce si girò spaventata. Si sistemò gli occhiali sul naso e Oliver scorse nelle macchie nere sulla pelle diafana delle mani, lo stesso nero che aveva usato per tracciare le linee sulla tela alle sue spalle. « Jenna lui è lo studente di cui ti parlavo, Oliver la signora Bishop ti spiegherà tutto, io sono già in ritardo. » In men che non si dica il professore si dileguò, lasciandolo solo con la donna che in quel momento lo stava osservando in maniera minuziosa; tanto da farlo sentire in imbarazzo. « Puoi spogliarti dietro il paravento, ci sono un paio di pantaloni di lino, anche se data la tua altezza ti andranno leggermente corti... » « Spogliarmi? » Una risata nervosa scaturì dal petto del ragazzo, spingendolo a guardarsi alle spalle per cercare una via di fuga. « Sì esatto, li studenti stanno arrivano per una lezione...dovranno ritrarti da capo a piedi. » Quando si era detto disposto a tutto di certo non pensava che sarebbe finito a fare la belle statuina ad una lezione per il corso d'arte. Cercò di ribattere, ma la piccola dispotica donna lo spinse senza troppe cerimonie dietro il paravento. « Sì tratta di poche ore, non posso rimandare questa lezione ancora, i miei studenti ne rimarranno delusi... » Cercò a fondo un motivo per dire di no, ma dopotutto non c'era niente di male. Non appena aveva firmato con i chudley gli sponsor avevano bussato alla sua porta, pronti a chiedergli di posare in mutande o di sponsorizzare la loro linea di barrette proteiche. « Basta che all'improvviso non le venga in mente di chiedermi di togliermi i calzoni. » Borbottò tra sé e sé mentre si sfilava i vestiti. Si chiese se la cicatrice sulla scapola avrebbe creato qualche problema, nonostante fossero passati alcuni mesi era ancora ben visibile. Mentre tirava i cordoni di quei leggerissimi calzoni sentì una serie di passi e un forte vociare invadere l'aula, il segno che gli studenti avevano iniziato ad occupare l'aula. Uscì da dietro il paravento e osservò i vari compagni che si stavano sistemando di fronte ai numerosi cavalletti sparsi per tutta la stanza. Seguì la professoressa che lo spinse su una pedana leggermente rialzata, quasi come se volesse metterlo in bella mostra di fronte a tutti. « Bene ragazzi, lui è Oliver e oggi si è gentilmente offerto di aiutarci. » Non proprio offerto direi. Mentre la donna spiegava cosa avrebbero dovuto fare scrutò i vari volti di fronte a lui, fino ad incappare in quello più che famigliare di Led. Strizzò l'occhio verso la ragazza, assumendo una posa un po' più pomposa per strapparle una risata. Oliver non era mai stato un ragazzo timido, ma dovette ammettere che rimanere in posa di fronte ad una serie di sconosciuti mentre lo ritraevano era parecchio strano. Una delle ragazze lo aveva addirittura guardato male quando le aveva educatamente sorriso, tanto che da quel momento in poi cercò di non cambiare espressione. Restare immobile non era per niente facile, specialmente perchè si stava annoiando a morte; preda dei suoi stessi pensieri. Di fronte all'ennesimo sbuffo la professoressa chiesa un quarto d'ora di pausa prima di andare avanti con la sessione finale. Oliver scrollò le spalle e si stiracchiò scendendo dalla pedana per raggiungere Led. La ragazza era concentrata sulla sua tela, quasi non si era accorta del fatto che si fosse avvicinato. Voleva sbirciare il suo lavoro, ma il ragazzo che spesso gli artisti si rifiutavano di mostrare i loro lavori incompiuti; motivo per cui si tenne alle spalle del cavalletto. « Spero che tu mi abbia tolto un po' di doppio mento e che abbia camuffato le maniglie dell'amore che mi ritrovo. » Ovviamente Oliver non aveva niente di tutto ciò, ma stava cercando il modo di strappare Led dal suo mondo.


    Edited by nowhere boy. - 10/1/2020, 13:08
     
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    Era chiaramente in ritardo. Non aveva la più pallida idea, Led, di come fosse capace -ogni santo giorno- di ridursi agli ultimi minuti prima di risultare gravemente non in orario per una qualsiasi lezione. Lei si impegnava, si impegnava davvero! Ligia al dovere per com'era e sarebbe sempre stata, andava a dormire presto la sera, per svegliarsi altrettanto presto la mattina. Quando la stragrande maggioranza della popolazione collegiale era solita festeggiare, nelle notti bianche così frequenti, lì al campus, era più che probabile Led dormisse già da qualche ora. E quando invece, la stessa popolazione, dopo ore passate nel più svariato divertimento, riteneva opportuno rigenerarsi, ecco che la biondina si alzava. Fresca e leggera come suo solito, Led Trambley trascorreva il principio delle sue mattinate fin troppo mattiniere a preparare qualsiasi cosa le capitasse sotto mano da preparare. Non sarebbe stato complicato, di fatti, scorgerla alle cinque e mezza del mattino con una teglia di muffins ai mirtilli fumanti stretta tra le mani. Un po' come quella mattina, dopotutto, durante la quale, con una codina di cavallo svolazzante, ed ancora la vestaglia rosa a fiorellini azzurri, era riuscita a sfornare la bellezza di venti muffins, dai gusti più svariati. E sì, sappiamo bene cosa state per dire: ecco dunque spiegato il motivo del suo ritardo a lezione. Ma, ahimè, no! La preparazione dei dolcetti, di fatti, era avvenuta in un rigoroso rispetto delle fasce orarie prestabilite. Alle sei e quarantatre in punto, Led Trambley era riuscita a sfornare ed impacchettare ogni singola delizia alla frutta, per poi, di buona lena, prepararsi per la giornata di lezione impegnativa che sembrava attenderla. Con un maglioncino a righe rosa e gialle, rigorosamente pastello, dei jeans color ghiaccio e delle scarpine a fantasia floreale, Led si era richiusa la porta del proprio alloggio alle spalle. La sacca lilla contenente i dolcetti riposta su di una spalla e..Beh, niente nell'altra. Ed a questo punto, si sarebbe certo accorta della mancanza di qualcosa di effettivamente essenziale, per affrontare al meglio quella giornata -e cioè il materiale per disegnare- se non fosse stato per.. « E tu chi sei? » Quello strano animaletto, forse più simile ad un folletto che altro, adagiato di fronte ad un grosso vaso di gerani e margherite assieme, riposto generalmente di fronte all'uscio di casa sua. Ma non aveva fatto in tempo Led, gli occhi stretti in due fessure nell'osservare la strana creaturina, a dire o fare null'altro, che quell'esserino, con un balzo degno di nota, era sparito alla sua vista. « Aspetta, no! » Aveva urlicchiato la bionda, le manine protese in avanti come a volerlo avvertire, o acciuffare, in una qualche maniera. Ed era così dunque, che senza farselo ripetere due volte, e dimenticandosi completamente del povero materiale artistico abbandonato lì, sul tavolino dell'ingresso, Led si era lanciata all'inseguimento. Fino a quando, giunta presso i corridoi della struttura liceale..
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    « Led! » la voce ferma di quello che avrebbe riconosciuto ben presto come Zip Trambley, suo fratello, non l'avrebbe arrestata. Bloccata sul posto, la biondina, gli occhi spalancati e più di un ciuffo dorato davanti al viso, aveva provato a dire qualcosa di effettivamente sensato ma, come sempre in presenza del gemello -chissà poi perchè non l'aveva mica mai capito!- si era ritrovata infine per balbettare. « Che succede? Da cosa scappi? » Un po' preoccupato, come d'altra parte sarebbe stato più che comprensibile, Zip le si era piazzato davanti, a coprire completamente col proprio corpo l'ombra della piccola creaturina che, con una risatina diabolica, era scomparsa aldilà dell'angolo. « E' lui che scappa da me » Aveva risposto Led, il fiato ormai corto « Un folletto. In realtà non sono riuscita a distinguere se fosse più un folletto, una puffola, o un nargillo, ma.. » « Un folletto. » « O una puffola o un nargillo.. » « Tu rincorrevi un folletto, a quest'ora » Il tono del fratello era sarcastico, ma per una come Led, la parola sarcasmo aveva sempre fatto parte di un dizionario oltremodo sconosciuto. « So che detto così sembra da pazzi- » Aveva cinguettato, dunque, prima di sventolare dinnanzi al naso del ragazzo la sua sacca color lilla ricolma di dolcetti « -non senza avere una motivazione per rincorrerlo, certo. Ho fatto i dolcetti! Capisci adesso? » Pausa. « Ma certo, giusto.. » Aveva risposto Zip, dopo istanti di asfissiante silenzio in cui Led, con le ciglia sfarfallanti e lo sguardo vispo, proprio non riusciva a capire dove stesse il problema « Adesso sì che ha molto più senso.. » « Lo soooo! Vero?! » « Sì, certo. Comunque, hai qualche lezione? » « Oh, giusto, la lezione! » E dicendo ciò, la biondina era balzata sul posto, iperattiva come suo solito, cominciando a rovistare dentro la borsa. « Sarà meglio che vada » Aveva borbottato « Non prima di averti dato questi. » Con ben cinque muffins ai lamponi, Led aveva riempito le braccia del fratello, volente o nolente che fosse « La colazione è il pasto più importante della giornata, e tu fumi troppo » « Mi sfugge il nesso logico tra le due cose, sai? » « Nessuno. La colazione è importante e tu fumi troppo » Tutto molto sensato, come sempre. « Non fare l'ingordo ed offrili anche ai tuoi compagnetti, da parte mia- » « I miei compagnetti.. » « -ti voglio bene! » E con uno schioccante bacio sulla guancia, alla fine, aveva girato i tacchi. Ma prima che potesse svoltare l'angolo.. « Led! » « Sì? » « Toglimi una curiosità. Marchand o chi per lui vi insegna arte figurativa con la forza del pensiero? » « Ma cosa dic..-Cavolo! »
    E, dopo aver percorso in fretta e furia il sentiero verso il suo alloggio per recuperare il materiale da disegno, ecco dunque spiegato il motivo del suo ritardo. Quindi, non senza prima essersi giustificata con un « Perdoni il ritardo, ho rincorso un folletto (o una puffola o un nargillo) per offrirgli dei muffin! » che, a buon ragione, avrebbe anche fatto meglio ad evitare, eccola quì Led, seduta alla propria postazione. Cavalletto di fronte. Pennello alla mano. Oliver Baker mezzo nudo davanti. Aspetta, cosa? Spalanca gli occhi, Led, la faccia che le inizia ad andare automaticamente a fuoco. ...Ovviamente, proprio nello stesso istante in cui Oliver la sta guardando, rivolgendole persino un occhiolino. Per poco non si strozza, ma le mosse del ragazzo, atte forse a strapparle un sorriso, la portano infine a ridacchiare. Con le guance completamente rosse, è vero, ma gli sorride comunque, prima di avvicinare distrattamente il pennello alla tela, e provare a dar vita a qualcosa.
    « Spero che tu mi abbia tolto un po' di doppio mento e che abbia camuffato le maniglie dell'amore che mi ritrovo. » E qualcosa ha effettivamente preso vita, nella mente di Led Trambley e, di conseguenza, sopra il proprio cavalletto. Assorta per com'è nel suo lavoro, le guanciotte sporche di pittura gialla, non si accorge nemmeno della preannunciata pausa. Nè tanto meno del sopracitato Oliver Baker che, forse in un tentativo -piuttosto audace, conoscendola- di riportarla tra di noi, le rivolge la parola. Non lo ha mai conosciuto granchè, se non per quel poco tempo trascorso assieme al castello. Lei una piccola e piuttosto anonima Tassorosso, lui uno dei Grifondoro più popolari della scuola, considerata anche la sua carriera sportiva. Per Led, nonostante il ragazzo si fosse sempre rivelato gentile nei suoi confronti, in passato come adesso, Oliver Baker è sempre rientrato in quella lista di personalità inarrivabili, per una come lei. Da sempre troppo strana. Da sempre troppo insignificante. Eppure adesso l'odierno battitore dei Chudley Cannons è lì. ..E lei lo sta ancora ignorando. « Oh, scusa, ero.. » Lascia la frase a metà, come fa spesso, gli occhi ancora fissi sulla tela, il pennello intinto di colore a mezz'aria, mentre tenta di riportare alla mente cosa lui possa averle detto, poco prima. Andiamo Led, un piccolo sforzo. Non sei mica sorda. Avrai sentito dopotutto. Devi sono ricercare, quì, da qualche parte.. « Ma dai! » Eccolo! « Le riviste dicono tu sia tra i fisici più ammirati del Quidditch- » Dice « -non che mi interessino, certi articoli » Non si rende conto, in un primo momento, di quella sincerità piuttosto..Grezza, al pari di quella di un bambino « -CIOE', non intendo che non mi interessa del tuo fisico. Ma degli articoli. Tu stai bene così! ..Cioè, non che io stia lì a fissarti di nascosto, haha ovviamente no, sarebbe inquietante » Perchè quanto stai dicendo non lo è affatto « Insomma ciò che intendo dire è..- Un sospiro affranto, le sopracciglia inarcate, le guance in fiamme -Ti prego non farmi continuare » Lo prega alla fine, arrendendosi, e decidendo solo in quel momento di alzare lo sguardo su di lui. La sua altezza piuttosto..poco generosa, tuttavia, la costringe a trovarsi faccia a faccia, sin da subito, col suo addome -hey, ma quanti addominali?- e ciò la porta a spalancare gli occhi, ed indietreggiare istintivamente, urtando lo scaffale della sgangherata vetrina ricolma di colori. Iniziano a barcollare pericolosamente, questi ultimi, ma Led -proprio al di sotto- non se ne accorge, dal basso del suo metro e cinquantasette. « Ahm..Beh, non è che vuoi un dolcetto? »
     
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