Da quando si erano verificati gli orrori di Halloween ad Inverness, per Byron si era rivelato incredibilmente difficile mantenere la concentrazione sul lavoro. Era un fascio di nervi, sempre in attesa della prossima chiamata, della prossima volta in cui sarebbe scivolato nel sonno e la Loggia lo avrebbe contattato. Un'attesa masochistica, la sua, connotata da un forte controsenso: da un lato l'aspettativa, dall'altro la paura. Sì, Byron aveva paura. Era spaventato da quel ritorno di fiamma, dal fatto che preannunciasse sempre e comunque orrori indicibili e dall'idea che forse quella pace apparente non sarebbe durata tanto a lungo quanto sperato. E poi, in fondo al cuore, ben nascosto - eccolo lì: il senso di colpa. Di tutte quelle preoccupazioni, di tutte quelle cose che sapeva (pur se ancora in maniera fumosa), Byron non ne aveva parlato con nessuno al di fuori di Tris e Renton. Sul perché di ciò, Cooper aveva ben più di una motivazione, ma non per questo si sentiva meno colpevole. Forse qualcuno possedeva altri tasselli del puzzle, forse se avesse richiamato coloro che avevano lavorato alla Restaurazione insieme a lui avrebbero potuto aiutarlo a prevenire un eventuale pericolo - chi lo sapeva?! Ma allo stesso tempo la possibilità di scatenare l'isteria collettiva, di rendersi avulso o di ritrovarsi a dare interpretazioni errate lo aveva sempre frenato dal fare qualcosa.
I tempi non sono maturi. Questa era stata la scusa che aveva dato a se stesso, pur conscio del fatto che se lo sarebbero mai diventati, ciò avrebbe significato che lui, in un modo o nell'altro, sarebbe stato complice di qualcosa di terribile.
Assorto nei suoi pensieri, si trascinava per le stradine del campus come un fantasma, pallido in viso e coi gelidi occhi distanti da quella realtà materiale in cui aveva vita. Si riscosse solo nel percepire una presenza alle sue spalle, verso la quale rivolse la parola senza nemmeno voltarsi, avendola intravista con la coda dell'occhio.
"Buongiorno, Reece." disse, stendendo un piccolo sorriso nell'arrestare i propri passi.
"Sei invecchiato fratello." Si voltò a guardare il viso del fratello, stringendosi nelle spalle e ridacchiando appena a quelle parole che gli aveva rivolto.
"Il tempo non è mai stato clemente con me, purtroppo." Ad un occhio esterno, se non fosse stato per quell'abbraccio seguito alle parole dei due, i Cooper non sarebbero mai apparsi come legati da un affetto fraterno. Cresciuti in una società a dir poco militare, in cui sentimenti e convenevoli avevano poco spazio, i due si parlavano come fossero semplici conoscenti. In pochi avrebbero saputo notare nei loro comportamenti i chiari segnali dell'enorme affetto che provavano l'uno per l'altro; lo stesso affetto che li aveva legati sin da bambini in maniera indissolubile. Byron voleva bene a Reece in maniera cieca: si sarebbe tagliato anche entrambe le braccia per il fratello, ma era difficile che tra i due venissero fuori parole tenere.
"Sono felice di vederti, ma ho bisogno di te Byron." I Cooper andavano dritti al punto: non giravano troppo intorno alle questioni, e non trovavano affatto rude saltare quei convenevoli che, invece, molti altri ritengono indispensabili. Così, tornando più serio in volto, il maggiore si limitò ad annuire, indicando con un cenno del capo una panchina poco distante. Preso posto a sedere, fece spazio anche al fratello, voltandosi verso di lui per ascoltare attentamente qualunque cosa avesse da dirgli.
"Sto cercando un ragazzino. 11 anni, mezzosangue. Kyle Randolph." A quelle parole, Byron aggrottò la fronte. Non sapeva chi fosse, e il nome non gli suonava affatto familiare, ma la scomparsa di un bambino non poteva lasciarlo indifferente - non dopo tutto ciò che avevano passato.
"Hai qualche pista? Informazioni altre che potrebbero essermi utili per darti una mano?" chiese, sporgendosi appena più avanti.
"Personalmente non conosco il ragazzino, ma se potessi contestualizzare potremmo.." deglutì
"..restringere il campo, ecco." Rimase in silenzio per qualche istante, fissando il fratello negli occhi con uno sguardo piuttosto eloquente.
"Stanno succedendo cose strane, Reece..capisci che intendo? Non vorrei che fossero collegate anche a questo ragazzino."