Una visita inaspettata

Fratelli Cooper

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    [ 20 Dicembre 2019 ]
    Erano passate settimane da quando la sua ricerca del ragazzino scomparso era iniziata ,settimane senza indizi e speranze, ma Reece Cooper mollava un caso solo con il ritrovamento del ricercato, vivo o morto.
    Per diversi giorni si era chiuso nel proprio ufficio a bere troppo pesantemente, la rottura con Zelda aveva lasciato strascichi prepotenti e nonostante un rapporto cosi freddo ed apparentemente inutile, qualcosa si era rotto dentro di lui.
    L’alcol lo aveva aiutato a non sentire le voci, la sua mente non si era mai proiettata all’interno della Loggia, non aveva avuto visioni di alcun tipo e per quello era grato al suo torturatore, ma non poteva permettersi di abbandonare quel giovane, non per il suo futile egoismo.
    E cosi si era ripulito ed aveva ripreso a cercare, consapevole che forse solo una persona avrebbe potuto aiutarlo a riprendere una traccia reale: suo fratello.
    Erano diversi mesi che non si vedevano, Reece non si era più recato al college e Byron non lo aveva cercato, come succedeva ormai da tempo dopo la ribellione.
    I contatti tra i due si erano fatti sempre più sporadici senza un motivo apparente, ma forse quella situazione drammatica li avrebbe aiutati a ritrovarsi in qualche modo, l’unico legame sano con quella famiglia abbandonata da entrambi.
    La ribellione li aveva resi una cosa sola, finalmente fratelli dopo la fuga di entrambi, ma poi il furore della necessità del tempo si era sopito e mentre Byron era stato capace di prendere il controllo delle propria vita, Reece si era perso di nuovo.

    Lo vide che passeggiava nel cortile del college da solo, forse al termine di una lezione, mentre gli studenti si trovavano tutti all’interno della struttura, un’immagine di apparente solitudine che fece sembrare quell’incontro un dono del destino o una macabra raffigurazione di ciò che erano stati per molto tempo i fratelli Cooper: soli.
    Gli arrivò alle spalle, ma Byron probabilmente finse soltanto di non averlo sentito, perché la sua voce non arrivò di sorpresa, ma attesa ed accolta come il calore del camino, anche se naturalmente in parte inaspettata.

    Sei invecchiato fratello

    Sorrise sotto la barba incolta, attendendo che si girasse per abbracciarlo in silenzio per qualche secondo, come se quel calore potesse risvegliare il suo animo ghiacciato dalle profondità di quel letargo auto inflitto.

    Sono felice di vederti, ma ho bisogno di te Byron

    Tra loro non c’era mai stato bisogno di mentire o di nascondere e modificare la verità anche solo in parte, suo fratello sapeva che se Reece si era spinto fin li aveva bisogno di lui, come era sempre stato dai tempi della loro infanzia, quando Byron aveva spronato i fratellino a lasciare la famiglia per iscriversi ad Hogwarts

    “E’ la tua possibilità Reece. Non perderla”

    Ricordava ancora quelle parole pronunciate da un fin troppo maturo tredicenne ad un giovane mago pronto a salpare per la sua vera e personale avventura, poiché il maggiore dei Cooper aveva sempre saputo come guidarlo attraverso le tenebre.

    Sto cercando un ragazzino. 11 anni, mezzosangue. Kyle Randolph

    Non sapeva perdere tempo, non era mai stato capace di girare attorno all’argomento, preferendo lasciare al tempo la possibilità di riempire gli spazi, poiché pienamente consapevole della totale inutilità di mascherare la verità a chi lo conosceva davvero.

    Edited by (former) agent coop. - 21/1/2020, 12:14
     
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    Da quando si erano verificati gli orrori di Halloween ad Inverness, per Byron si era rivelato incredibilmente difficile mantenere la concentrazione sul lavoro. Era un fascio di nervi, sempre in attesa della prossima chiamata, della prossima volta in cui sarebbe scivolato nel sonno e la Loggia lo avrebbe contattato. Un'attesa masochistica, la sua, connotata da un forte controsenso: da un lato l'aspettativa, dall'altro la paura. Sì, Byron aveva paura. Era spaventato da quel ritorno di fiamma, dal fatto che preannunciasse sempre e comunque orrori indicibili e dall'idea che forse quella pace apparente non sarebbe durata tanto a lungo quanto sperato. E poi, in fondo al cuore, ben nascosto - eccolo lì: il senso di colpa. Di tutte quelle preoccupazioni, di tutte quelle cose che sapeva (pur se ancora in maniera fumosa), Byron non ne aveva parlato con nessuno al di fuori di Tris e Renton. Sul perché di ciò, Cooper aveva ben più di una motivazione, ma non per questo si sentiva meno colpevole. Forse qualcuno possedeva altri tasselli del puzzle, forse se avesse richiamato coloro che avevano lavorato alla Restaurazione insieme a lui avrebbero potuto aiutarlo a prevenire un eventuale pericolo - chi lo sapeva?! Ma allo stesso tempo la possibilità di scatenare l'isteria collettiva, di rendersi avulso o di ritrovarsi a dare interpretazioni errate lo aveva sempre frenato dal fare qualcosa. I tempi non sono maturi. Questa era stata la scusa che aveva dato a se stesso, pur conscio del fatto che se lo sarebbero mai diventati, ciò avrebbe significato che lui, in un modo o nell'altro, sarebbe stato complice di qualcosa di terribile.
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    Assorto nei suoi pensieri, si trascinava per le stradine del campus come un fantasma, pallido in viso e coi gelidi occhi distanti da quella realtà materiale in cui aveva vita. Si riscosse solo nel percepire una presenza alle sue spalle, verso la quale rivolse la parola senza nemmeno voltarsi, avendola intravista con la coda dell'occhio. "Buongiorno, Reece." disse, stendendo un piccolo sorriso nell'arrestare i propri passi. "Sei invecchiato fratello." Si voltò a guardare il viso del fratello, stringendosi nelle spalle e ridacchiando appena a quelle parole che gli aveva rivolto. "Il tempo non è mai stato clemente con me, purtroppo." Ad un occhio esterno, se non fosse stato per quell'abbraccio seguito alle parole dei due, i Cooper non sarebbero mai apparsi come legati da un affetto fraterno. Cresciuti in una società a dir poco militare, in cui sentimenti e convenevoli avevano poco spazio, i due si parlavano come fossero semplici conoscenti. In pochi avrebbero saputo notare nei loro comportamenti i chiari segnali dell'enorme affetto che provavano l'uno per l'altro; lo stesso affetto che li aveva legati sin da bambini in maniera indissolubile. Byron voleva bene a Reece in maniera cieca: si sarebbe tagliato anche entrambe le braccia per il fratello, ma era difficile che tra i due venissero fuori parole tenere. "Sono felice di vederti, ma ho bisogno di te Byron." I Cooper andavano dritti al punto: non giravano troppo intorno alle questioni, e non trovavano affatto rude saltare quei convenevoli che, invece, molti altri ritengono indispensabili. Così, tornando più serio in volto, il maggiore si limitò ad annuire, indicando con un cenno del capo una panchina poco distante. Preso posto a sedere, fece spazio anche al fratello, voltandosi verso di lui per ascoltare attentamente qualunque cosa avesse da dirgli. "Sto cercando un ragazzino. 11 anni, mezzosangue. Kyle Randolph." A quelle parole, Byron aggrottò la fronte. Non sapeva chi fosse, e il nome non gli suonava affatto familiare, ma la scomparsa di un bambino non poteva lasciarlo indifferente - non dopo tutto ciò che avevano passato. "Hai qualche pista? Informazioni altre che potrebbero essermi utili per darti una mano?" chiese, sporgendosi appena più avanti. "Personalmente non conosco il ragazzino, ma se potessi contestualizzare potremmo.." deglutì "..restringere il campo, ecco." Rimase in silenzio per qualche istante, fissando il fratello negli occhi con uno sguardo piuttosto eloquente. "Stanno succedendo cose strane, Reece..capisci che intendo? Non vorrei che fossero collegate anche a questo ragazzino."

     
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