La geometria non è un reato

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  1. T.Moony
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    Per la prima volta in vita sua, Teddy era convinta di non avere fatto una cazzata, scegliendo di andare a letto con quella determinata persona. Nonostante la sua sfilza di scelte discutibili riguardo ai suoi partner sessuali (da amici di vecchia data con cui aveva rischiato seriamente di rovinare il rapporto, a gente che non le stava esattamente simpatica), in quel caso credeva di avere fatto bene i conti: Reece Cooper era un amico di vecchia data, uno di quelli che avevano affiancato più attivamente la sua lotta al ministero. Erano stati vicinissimi negli anni della guerra, non solo come compagni di lotta, ma anche come… valvola di sfogo reciproca, per così dire. Ed erano entrambi abbastanza maturi da capire che quello che c’era tra loro non era altro che un modo per scaricare lo stress che, inevitabilmente, entrambi percepivano: Teddy in quanto volto della ribellione, Reece come fratello diano dei loro leader. E poi, il sesso da “domani potremmo anche morire” era davvero eccezionale. Una volta conclusa la guerra civile, ognuno era andato per la propria strada, senza particolari rimpianti: se si incontravano per caso erano sempre amichevoli, ma prima di allora non era mai capitato che si trovassero da soli. E, onestamente, Teddy non aveva previsto che sarebbe andata a finire in quel modo. Aveva scritto a Reece solo per questioni strettamente lavorative, se così si potevano chiamare. Ad essere precisi, si trattava della personalissima crociata di Teddy contro Deimos Carrow, iniziata alla morte del di lui padre, compianto Signor Carrow. Beh, compianto da qualcuno che non fosse lei, chiaramente, ma aveva il sospetto che nemmeno suo figlio si fosse strappato i capelli per la morte del vecchio: era diventato erede di una fortuna invidiabile, e suo padre era stato trovato morto in un vicolo di Nocturne Alley, non certo per cause naturali. Teddy si chiedeva perché gli auror non fossero riusciti a fare due più due ma per lei, per qualche motivo, la verità era risultata evidente. In quel frangente, però, Carrow era riuscito a fare in modo che venisse tagliata fuori: aveva chiamato qualcuno dei suoi amici potenti, per tenerla d'occhio e assicurarsi che venisse ostacolata costantemente nella sua ricerca di prove. Teddy non si sarebbe rassegnata facilmente, nonostante quelle interferenze, se poco dopo non fossero subentrati problemi ben peggiori. E, anche in quei problemi, c'entrava Carrow. A lei non aveva impressionato il fatto che, alla fine dei giochi, avesse deciso di aiutare i ribelli, e glielo aveva detto in faccia più volte. Aveva sicuramente avuto qualche tornaconto per farlo, o altrimenti avrebbe lasciato morire Babbani e mezzosangue senza il minimo rimorso. E aveva detestato il fatto che, nonostante tutti i danni provocati da lui e da persone come lui, nessuno avesse subito delle vere conseguenze per quello che era successo due anni prima. Addirittura, a Carrow era stato permesso di acquistare la Gringott! Tutti i risparmi dei maghi erano nelle mani di quell'uomo e, se mai ci si fosse trovati davanti ad un'altra guerra civile, era certa che non avrebbe esitato ad usare i soldi pubblici per favorire i suoi amici mangiamorte. Non poteva essere una cosa accettabile. E probabilmente non era nemmeno legale. Ma, purtroppo, anche in quel caso non aveva la possibilità di approfondire personalmente: era stata beccata ad intrufolarsi nell’ufficio di Carrow, prendendo proprio le sembianze di quest’ultimo, e da allora la sicurezze era stata intensificata, specialmente contro eventuali metamorfi. Lei, in particolare. Dunque, per mettere finalmente Carrow con le spalle al muro, aveva bisogno di collaborazione: Reece era stato il primo nome che le era venuto in mente, visto che sapeva che aveva intrapreso la carriera di investigatore privato. Sicuramente era qualcuno che aveva i suoi metodi per entrare in posti in cui era indesiderato. In più non era in vista come Teddy e non rientrando esattamente tra le sue amicizie più note aveva una maggiore possibilità di inserirsi, inosservato, tra le fila della banca. Quindi, ecco, l’invito a casa era stato totalmente virtuoso e casto…
    Ma poi qualcosa era andato storto. Avevano parlato anche di lavoro, ma poi per suggellare il loro patto avevano avuto la bella idea di brindare con un bicchiere di scotch. Ma visto che era appena passato il capodanno avevano dovuto anche brindare per il 2020, quindi i bicchieri erano diventati due… e arrivati a metà bottiglia, Teddy non aveva più il reggiseno e le mani di Reece erano sotto la sua maglietta, che esploravano punti decisamente sensibili. Lo fecero sul tavolo della cucina, la prima volta. Poi sul letto di Teddy. E visto che era un po’ di tempo che non aveva modo di sfogarsi, avrebbe fatto volentieri un terzo round: « Sai… » iniziò in tono casuale « Potrei cambiare taglia » commentò con un sorrisetto malizioso, portando di nuovo le mani dell’altro sul suo petto « O qualsiasi altra cosa… » ma proprio mentre finiva di prospettare le meraviglie della sua condizione di metamorfa, il telefono che aveva posato sul comodino squillò. Non era il suono di wa a cui era abituato, e solo per questo sapeva esattamente chi era che la stava cercando in quel momento. Così scostò il braccio dell’altro e allungò il proprio per afferrare l’oggetto di disturbo.
    «Niente, magari te lo faccio vedere un’altra volta. Una mia amica mi ha chiesto se volevo raggiungerla per una birra. Mi vuoi accompagnare? Così magari una volta finito possiamo riprendere il discorso…»


    Edited by T.Moony - 21/1/2020, 21:05
     
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    Dall’ultima volta che aveva visto Zelda, la quotidianità di Reece era stata stravolta di nuovo, facendolo piombare in una spirale di devastazione ed autolesionismo mascherato da alcol e solitudine: solita storia.
    Quando Teddy lo aveva chiamato, fu come se qualcuno gli avesse lanciato una corda per tirarlo su dalle profondità di quel nero pozzo, senza pensare a ciò che sarebbe successo, solamente per crearsi una nuova speranza, un lavoro che avrebbe distolto la sua attenzione dalla consapevolezza di essere totalmente impantanato sul caso del ragazzi scomparso: gli serviva una spinta.
    Teddy Lupin era stata un’amica, un commilitone, un’amante leggera ma passionale, un’ancora in quel mare turbolento che era la guerra e la sua vita intera, una relazione senza amore ma con molto sincero sentimento.
    Era diverso tempo che non si vedevano, ma un bicchiere dopo l’altro le minime barriere di imbarazzo tra loro (sempre che ci fossero state) crollarono rapidamente, lasciando riemergere dal torpore tutto ciò che era stato tra loro, portando calore, familiarità e pace.
    Non ci misero molto a riprendere da dove avevano lasciato, passando una serata di passione e sregolatezza, con l’alcol ad ungere gli ingranaggi ed i loro sorrisi ad abbattere ogni timore, poiché cosi dovevano essere i rapporti tra le persone, sinceri, facili ma soprattutto reali.
    Un pensiero sembrò farsi largo tra le pieghe della sua mente, ma non era quello il momento di pensare a Zelda ed a ciò che sarebbe potuto essere ma che chiaramente non era stato per suo volere, ora era li e si sarebbe goduto ogni cosa.
    Si ritrovò a sorridere divertito alla fine di ogni rapporto, provato, soddisfatto ma felice, leggero e senza pensieri, avvinghiato a lei come due ragazzini ai primi incontri, scherzando e giocando.

    Mi piaci cosi Teddy, se avessi voluto farmi qualcuno d’altro non sarei qui

    Alzò le spalle con leggerezza, rispondendo al suo peculiare invito a sfruttare i suoi poteri per modificare il proprio corpo.

    Divertente, ma il sesso è comunque qualcosa di dannatamente intimo. Poi cambiarti le tette, i capelli, il naso, la bocca ed anche la voce quando siamo al pub, ma qui ho voglia di sentire il tuo profumo vero, di accarezzare QUESTI capelli, baciare QUESTO seno.

    Si sentì quasi stupido a parlare in quel modo, ma continuò a sorridere sereno

    Mi è mancata la tua presenza Teddy, gli amici non dovrebbero perdersi di vista cosi. Ma noi siamo strani

    Le accarezzò il ginocchio con tenerezza, prima di destarsi di scatto al suono diabolico del telefono, un oggetto che aveva imparato ad odiare, trasportandolo indietro di qualche settimana e ricacciandolo, anche solo per un istante, nel nero pozzo dal quale era appena stato raccolto.
    “Dannati marchingegni”
    La voce di Teddy però, lo riportò immediatamente al presenze, spazzando via i pensieri e quei ricordi distruttivi che lo avrebbero nuovamente annichilito fino al nucleo.
    Non doveva pensare a lei.

    Come posso rifiutare l’ennesima bevuta?Però poi torniamo qui, ti prometto di farti far bella figura con la tua amica, mi comporterò bene… se tu farai lo stesso una volta rientrati




    E cosi uscirono di casa, raggiungendo direttamente il locale, barcollando per strada tra risate e battute, prese in giro e continui richiami a ciò che era appena successo e che sarebbe nuovamente riaccaduto da li a breve.
    Reece aprì la porta, venendo subito investito dall’aria calda dell’interno, come una carezza bollente in una notte gelata, facendosi largo tra la gente, permettendo a Teddy di passare indisturbata, affinché trovasse il tavolo in cui era seduta l’amica, quando qualcuno attirò la sua attenzione, rapendo completamente il suo sguardo e prosciugando ogni energia dal suo corpo e dalla sua anima.
    Sopra un tavolo che ballava selvaggia, sembrava trovarsi un buco nero, capace di divorare ogni energia positiva proveniente dal mago, che si bloccò come se colpito da uno schiantassimo, quasi piegato su se stesso dal dolore e dallo shock: era Zelda.
    Chiuse gli occhi amareggiato, poiché sapeva che chiunque fosse stata la sua amica e ovunque quella serata li avrebbe portati, Reece Cooper aveva appena perso tutto.
    Andiamo via - avrebbe voluto sussurrare a Teddy - Portami via.
    Ma le parole morirono sulle sue labbra come sudore sulle pietre ardenti del deserto, perché nemmeno la voce sembrava poter reagire a quella visione ed alla consapevolezza che il dolore era ancora troppo forte.
    Ma perche, perche?
    Cosa aveva mai fatto Zelda per lui, cosa aveva donato alla sua vita per essere capace di portare tale sconforto dalla sua perdita?
    Come poteva la sua mano tremare lungo il fianco ed i denti stridere gli uni sugli altri solo per quello?
    Loro che non avevano mai voluto donarsi nulla ma che erano stati perfettamente in grado di portarsi comunque via tutto.
    "eccola!"
    Non servi il suo dito indice puntato al cielo e tanto meno la sua voce divertita nell’indicare il fulcro di quella parte del locale, l’unica ragazza capace di attirare più attenzioni di tutto il locale, poiché in cuor suo Reece aveva già capito.
    Erano li per vedere Zelda.
    Il suo mondo tornò in frantumi.
     
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    ( hybrid • halfveela • exhuff • 27 y.o. ) Zelda Camille nott prey 08.01.2020zpvQIEZ
    La vita di Zelda proseguiva ininterrottamente seguendo i binari di quella montagna russa da capogiro installata nel suo inconscio dal suo umore ogni giorno diverso. Bastava un non nulla perché da felice e spensierata passasse all'essere cupa e solitaria, una parola di troppo perché da posata e distaccata raggiungesse poi le vette più alte della collera.
    La verità che non avrebbe mai ammesso però era che in realtà si sentiva sola, terribilmente sola. Per quanti giri della morte riuscisse a compiere ogni giorno senza spezzarsi l'osso del collo, alla fine della fiera ciò di cui si risentiva davvero era la solitudine, non la nausea.
    Avesse avuto il coraggio di ammetterlo probabilmente Zelda si sarebbe sentita meglio se solo avesse provato ad imputare come origine di ogni suo malessere i Nott, ma invece non ci riusciva. Era stata la sua "famiglia" che aveva piantato in lei il seme di quella inadeguatezza che ormai si trascinava dietro da ventisette anni, loro gli unici veri colpevoli del suo essersi sempre ritrovata nell'ombra, finché l'ombra non era divenuta casa sua. Se si sentiva costantemente vuota, abbandonata e priva di uno scopo era, ancora, solo colpa loro: non avrebbe mai raggiunto quella dannata clinica se non fosse stata la paura a farle prendere quella decisione.
    Da lí in poi l'intervento della Madre e del Padre non era più stato necessario, perché perso l'unico legame essenziale di cui aveva bisogno Zelda aveva imparato a rifiutarne ogni altro. Non aveva avuto una famiglia alla nascita e mai ne avrebbe potuta creare una da sè perché il timore che questa sarebbe potuta diventare una preda così come lo era lei la uccideva al solo pensarlo. A che pro, dunque, creare legami? A che pro sperarci, a che pro impegnarsi?
    Aveva passato le feste di Natale e Capodanno da sola, parcheggiata in questo o quel pub, in questa o quella missione. Non l'aveva mai chiamata perché sapeva che per quanto simili fossero non avrebbe potuto capirla, aiutarla o gestirla, ma quella sera era diversa. Quella sera aveva bisogno di Teddy.

    Era già ubriaca quando le scrisse un messaggio ("chje caszzo styai facaendo? Muovi il cxulo e cveni ai tre manichi!1) ma lo era ancora di più quando la bruna infine la raggiunse.
    Zelda stava ballando sul bancone come ogni volta che si sentiva talmente giù di morale da dover ricordare a sè stessa e al proprio corpo che no, non era ancora morta; lasciava che la gente ai suoi piedi infilasse le mani sotto la sua gonna e che qualcuno addirittura le palpasse i seni o le baciasse il collo, se le offrivano da bere. Sembrava non le interessasse quella sgraziata invasione da parte di quei viscidi individui estranei che la circondavano, ed era davvero cosí. Ogni tipo di calore era ben accetto.
    « teds!! »
    Tornata con i piedi per terra così da scolarsi l'ennesimo shot, la mezza veela incrociò poi finalmente lo sguardo della ragazza a cui aveva scritto, abbandonando così l'uomo che aveva preso a baciarla lungo la spalla al bancone con tutto ciò che lei aveva ordinato usando i suoi soldi. Borbottò qualcosa, l'uomo, ma quando vide Zelda prendere il volto dell'amica tra le mani per scoccarle un sonoro bacio a stampo sulle labbra probabilmente si ritenne ripagato a sufficienza per tacere.
    « c'hai messo una vita, ti ho scritto tipo otto ore fa, che cazzo » Era passata a malapena una, di ora, ma la bionda aveva perso la cognizione e la concezione del tempo ormai da giorni, se non settimane.
    Fu quando liberò Teddy dalla sua morsa dei suoi palmi indietreggiando così di un passo che vide poi anche lui.
    Impallidí e si immobilizzò sul posto manco le avessero lanciato un pietrificus.
    « sei con lei? » La voce ferma, l'espressione seria e lo sguardo fiero puntato in quello di lui avrebbero ingannato chiunque riguardo il suo stato di ubriachezza. Sembrava lucida come non mai e in parte, per fortuna, grazie a quel rigurgito comunemente noto come stupore, lo era.
    Guardò Teddy, poi di nuovo Reece. No, non avrebbe fatto nessuna tragedia, messo in piedi nessun dramma: voleva tutto fuorché il loro male.
    Ridacchiò, tornando ad essere la Zelda che aveva bevuto troppo, frivola e annebbiata dai fumi dell'alcol. Ridacchiò e posò una mano sul petto di Reece, spingendolo appena con fare divertito.
    « pensavo fossi un pervertito che la stava seguendo »
    La stessa mano poi la portò ai propri capelli, tirandoli all'indietro. Nel frattempo, il braccio opposto, si levò in aria e si tese verso l'uomo, ma senza toccarlo quella volta. « piacere, Zelda. »
    E poi gli sorrise, con la mascella serrata e un pezzettino di labbro inferiore stretto fra i denti. Sorrise e sperò che lui capisse, che reggesse il gioco e che non rovinasse tutto.
    Teddy era una frana con gli uomini (tanto quanto Reece con le donne e questo poteva affermarlo in prima persona), ma se se la fossero giocata bene, quella volta con ogni probabilità entrambi avrebbero avuto ciò che cercavano e anche se ciò avrebbe per lei significato rimetterci ancora, darsi un ulteriore pizzico al suo stomaco già martoriato e aggiungere un rimpianto alla sua già infinita lista, non poteva che augurarglielo.
    « giro di shot? »
     
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  4. T.Moony
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    Teddy aveva sempre trovato Reece simpatico e ovviamente una delle doti che più apprezzava di lui era la capacità di essere così aperto con gli altri, senza farsi troppi problemi. In più, entrambi avevano decisamente ridotto le loro inibizioni dopo il secondo o terzo bicchierino, cosa che li rendeva decisamente inclini a poter dire cose per cui si sarebbero trattenuti da sobri. Nonostante questo, non riuscì a nascondere un certo imbarazzo quando, come se nulla fosse, l’uomo affermò: “Mi piaci cosi Teddy, se avessi voluto farmi qualcuno d’altro non sarei qui.”
    Era la dichiarazione più naturale del mondo, probabilmente: fai sesso con qualcuno perché ti piace. Ma per Teddy, quello era un concetto totalmente estraneo, considerando che nella sua vita le era piaciuta realmente una sola persona, che tra l’altro era l’unica con cui non avesse mai nemmeno provato ad andare a letto. Non voleva neanche immaginare come avrebbe reagito James se avesse mai scoperto quello che Teddy provava per lui. Le poche volte in cui si soffermava a pensarci, immaginava di vederlo scoppiare a ridere, nel migliore dei casi, dal momento che lui aveva sempre messo in chiaro il fatto di vedere Teddy praticamente come un fratello. Allo scenario peggiore, invece, Teddy non voleva nemmeno pensare. Per fortuna, il ragazzo viveva la sua vita avvolto nell’oblio, ben poco consapevole di qualsiasi cosa gli accadesse intorno, salvo che non lo riguardasse strettamente e in prima persona. Quindi in tutti quegli anni Teddy non aveva mai percepito nemmeno un vago sentore di consapevolezza da parte sua, cosa che aveva permesso al loro rapporto di mantenersi rilassato e amichevole, con poche eccezioni, che guarda caso cadevano sempre quando James iniziava ad avere una storia seria con qualcuno. In quei casi, era raro che Teddy riuscisse a mantenere la sua solita patina di neutralità, e finiva per essere nervosa e scostante… finché, immancabilmente e con suo enorme sollievo, la tipa di turno non finiva per evaporare come una bolla di sapone. In ogni caso sorrise a Reece, anche se un po’ più impacciata di quanto non fosse poco prima. Era ben consapevole del fatto che quella dell’altro non era stata affatto una dichiarazione d’amore, su questo poteva stare tranquilla: non sarebbe arrivata nella sua vita un’altra proposta di matrimonio a cui non sapeva reagire al punto tale da rimanerne incastrata; se avesse avuto anche solo il sentore di piacere troppo a Reece non ci avrebbe nemmeno scopato. Per fortuna, il tono con cui ebbe pronunciato quelle parole e anche le successive, era più leggero di quanto non lasciasse intendere il loro significato letterale. Nonostante questo, però, fu abbastanza sollevata di sapere che l’uomo era d’accordo con l’idea di andare a prendere una cosa da bere con un’amica di Teddy. In tre diventata tutto un po’ meno intimo.
    “Come posso rifiutare l’ennesima bevuta?Però poi torniamo qui, ti prometto di farti far bella figura con la tua amica, mi comporterò bene… se tu farai lo stesso una volta rientrati” A quella provocazione, Teddy rispose con un ghignetto poco rassicurante, mentre si alzava dal letto e si infilava dei vestiti che aveva lasciato appesi sulla sedia il giorno prima: un paio di pantaloni neri e un maglione chiaro, che indossò senza mettersi il reggiseno. In realtà, voleva proprio vedere se Reece sarebbe stato in grado di comportarsi bene, con una come Zelda intorno. La sua amica di vecchia data aveva la tendenza ad essere… un pochino irruenta. Cosa di cui Reece si sarebbe presto reso conto molto presto.
    Forse un po’ prima di quanto Teddy avesse voluto visto che, dopo essere entrati nel locale, un po’ barcollanti e con una risata stampata in faccia per qualche battuta che la ragazza nemmeno ricordava più, Zelda non le diede nemmeno il tempo di sfilarsi il giubbotto, prima di fiondarsi tra le sue braccia.
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    «Eccola!» Trillò, troppo allegra anche solo per provare a scostarsi da quel bacio a stampo. In realtà, provò a sua volta a ricambiare, ma si ritrovò a strusciare le labbra contro le spalle dell’altra, che nel frattempo si era voltata bruscamente verso Reece. L’espressione della ragazza era così seria che Teddy temette che avesse visto un fantasma, invece del suo vecchio compagno ribello. Invece no, gli occhi di Zelda erano congelati su di lui. «Per caso… vi conoscete?» Chiese con voce impastata, mentre allungava la mano per prendere il braccio di Reece e muoverlo verso Zelda, come se volesse aiutare il ragazzo a fare un gesto di saluto. Non sapeva perché le fosse sembrata una buona idea. «pensavo fossi un pervertito che la stava seguendo. piacere, Zelda. »
    «Oh no, lui è… Reece. È un po’ pervertito, me neanche tanto… e in senso buono…» biascicò quella che pensava essere una presentazione incoraggiante, prima di staccare la faccia dalla spalla di Zelda e cercare un tavolo libero. «Ma si, un altro giro posso reggerlo… credo. Reece, puoi pensarci tu, mentre io e Zelda prendiamo il tavolo?»
     
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    Aveva provato altre volte a staccarsi da lei, allontanandosi più o meno in modo drastico, ma mai come quella volta Recce sembrava esserci realmente riuscito.
    Non si sentivano da un po, distruggendo il telefono babbano, l’unico oggetto che li collegava quasi come una passaporta, un transfer umano di ciò che rappresentavano, Reece sentiva di avere il controllo su quell’istinto irrefrenabile di correre da lei ogni volta che qualcosa gridava dentro di lui o semplicemente per rispondere a pulsioni selvagge.
    Trovarsela ancora una volta li a pochi centimetri, fu come se il destino avesse voluto schiaffeggiarlo con violenza, per ricordargli che in questa vita non era altro che una pedina di piani irraggiungibili.
    Sembrava la solita Zelda, noncurante della situazione e totalmente distaccata per percepire il disagio di un incontro che poco aveva di naturale, tanto da spingere Reece a maledirla in silenzio; come poteva essere cosi distaccata?
    Poi notò quel lieve movimento delle labbra, quel gesto semplice ma terribilmente suo che significava disagio ed allora capì che anche lei si era trovata catapultata in una realtà che non si aspettava ma che ora doveva affrontare a suo modo.
    Allungò la mano per stringere quella di lei, mantenendo il contatto visivo, come un magnete attirato dai suoi occhi leggermente vitrei per l’alcol, indugiando nella stretta per un istante che sembrò un’eternità, quasi ripercorrendo il loro rapporto in quella scossa di umano contatto, mentre il cuore sembrò rallentare ed il mondo attorno bloccarsi.

    No

    La bocca si mosse lentamente, rispondendo alla domanda di Teddy

    Non ci conosciamo

    Non poteva esserci risposta più vera.
    Quando le cose che conosci di una persona sono solo quelle che hai catturato con un’indagine, dettagli rubati e non donati, allora cosa ti rimane in mano se non frammenti che non ti appartengono?

    Reece

    Staccarsi da lei fu ancora più doloroso, come rivivere quel giorno a casa sua in un istante, trovando inutile conforto nella richiesta della sua amica Teddy, che attirò il suo sguardo quasi liberandolo da quella morsa carica di dolore.

    Prendo io da bere, voi sedetevi pure, vi raggiungo

    Non si fermò ad ascoltare un’eventuale risposta, gettandosi nella mischia tra una spallata e l’altra in direzione del bancone, facendosi largo tra la gente che lo malediva ed inveiva più o meno moderatamente contro la sua maleducazione.

    Un whisky liscio e 3 shot di tequila

    Attese in silenzio la sua ordinazione, bevendo in un sorso il whisky, chiudendo solo gli occhi un istante nel percepire il calore generato dal rapido incedere della bevanda nella sua gola, raccogliendo i bicchierini per dirigersi verso le ragazze, consapevole che sarebbe stata una serata alquanto pericolosa.
     
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    « No. Non ci conosciamo. »
    Ahia. Perché detto da lui sembrava quasi una bastonata? se Zelda avesse fatto in tempo avrebbe risposto lo stesso, ma era quasi certa che la fitta allo stomaco non le sarebbe venuta se avesse udito la propria, di voce, nel pronunciare quelle stesse parole. Forse fu per la convinzione con cui lui lo disse?
    «Oh no, lui è… Reece. È un po’ pervertito, me neanche tanto… e in senso buono…»
    Oh ma andiamo..
    Forzò un sorriso, una flebile risatina e poi iniziò a guardarsi nervosamente attorno, fingendo di star cercando qualcuno per evitare ulteriori contatti visivi con entrambi. Non voleva che Teddy capisse troppo (che c'era da capire poi? sarebbe stata solo una piaga doverle raccontare cose e non era neppure lontanamente necessario!) e non voleva che Reece facesse trasparire ancor più di quanto non avesse già fatto. Non conosceva le sue abilità nel celare un segreto, ma se avesse lasciato a lei il comando probabilmente ne sarebbero usciti tutti felici. E indenni.
    « Prendo io da bere, voi sedetevi pure, vi raggiungo » grazie al cielo! Aveva qualche minuto per rimettersi insieme e vestire meglio la nuova maschera, almeno.
    Non se lo fece ripetere due volte quindi: afferrò Teddy per un braccio e la trascinò con sè tra la folla, sgusciando dove poteva per giungere all'area dei tavoli.
    « carino » iniziò poi, voltandosi verso l'amica mentre tentava di creare un varco tra una donna in carne fasciata da un completo a pois e un uomo troppo ubriaco per accorgersi che la bionda gli si fosse appena spiaccicata sulla schiena. « dov'è che l'hai beccato? » chiedeva giusto perché sarebbe stato strano il contrario, sia chiaro. Inoltre aveva iniziato l'interrogatorio prima di arrivare al tavolo per via degli shot già in circolo, ovvio. Era solo curiosità fine a sè stessa, non moriva certo dalla voglia di sapere come Reece fosse inciampato dentro Teddy, ma vi pare?!
    Superato l'ultimo ostacolo, finalmente le acque di quel fiume di gente si diramarono e i tavoli apparvero dinanzi a loro come delle vere e proprie oasi nel deserto. Alla sua destra Zelda notò una coppietta in procinto di levare le tende e prima ancora che lui, da bravo galantuomo, prendesse il cappotto della consorte per aiutarla ad indossarlo, la mezza veela aveva già preso il suo posto.
    « non sembra il tuo tipo però » continuò, ignorando completamente i borbottii e le occhiatacce dei due tizi a cui aveva preso il tavolo senza troppi convenevoli, seduta con entrambi i piedi scalzi poggiati anche loro sulla sedia, le ginocchia inclinate all'altezza del petto e una mano tra i capelli a districarli distrattamente. Sembrava una vera e propria zingara, altro che elegante e fascinosa veela.
    Ad ogni modo, Zelda doveva stare attenta a non superare la linea sottile che separava la morbosa curiosità dal genuino gossip, ma sono ad allora pensava di starsela cavando bene. Forse era la tequila a suggerirglielo, ma quando mai la tequila aveva avuto torto?? « sei stata tu o è stato lui a fare il primo passo? »
    No, che sia chiaro, davvero: doveva fare qualche domanda, perché era così che si solito faceva. Non molto tempo prima si era fatta addirittura confessare da Teddy che il tipo che le mandava di quando in quando messaggi dolci o emoticon di fiori fosse il figlio di Draco Malfoy, dopodiché a furia di dettagli aveva potuto decretare il proprio verdetto: lui ci provava, lei era un'idiota.
    Che ora l'antagonista fosse Reece le urtava davvero poco e di certo non covava nè rabbia nè gelosia nei confronti di nessuno dei due. Lui non era mai stato suo, ed era stata anche una sua scelta che fosse così; lei invece si meritava una scopata degna di nota e sapeva per certo che ora l'avesse.
    Zelda non sarebbe tornata a casa in lacrime, ma in compagnia anche lei. Magari anche sola, perché no. Magari quella sera di rientro a casa sarebbe riuscita addirittura ad entrare nella camera di Frank scovando finalmente gli impulsi sessuali dello scorbutico biondo, chissà. Di sicuro, tassativo e imperativo, non avrebbe fatto qualcosa di cui pentirsi tanto da perdere il sonno.
    « non aveva un amico come lui da portarvi dietro, eh? egoista... »
     
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