Is this the way it's really going down?

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    A volte le cicatrici bruciavano piú di quanto avessero bruciato le ferite che le avevano provocate. Lí, sotto ai vestiti, ben nascosto agli occhi di chi tutto poteva immaginarsi tranne che la pelle di Theo fosse tanto segnata, ogni taglio si accendeva come un fuoco silenzioso e si cibava alla pari di un demone invisibile. Il più piccolo rilievo sulla pelle candida aveva un nome, ogni singolo segno portava con sè una sconfitta che restava tatuata, indelebile, a ricordare a Theo che non fosse così invincibile come invece voleva far credere al resto del mondo. Le bastava mettersi davanti allo specchio per riconoscere quanto fosse sbagliata in quel corpo, quanto fosse falsa la sua stessa esistenza e quanti castelli di bugie aveva creato pur di sfuggire alla sua condizione. Si guardava come se la sua stessa immagine riflessa fosse la sua maggiore nemica, un qualcosa che poteva sconfiggere solamente se la rifiutava e la feriva, con l'illusione che prima o poi sarebbe fuggita per la troppa sofferenza, lasciando spazio a qualcosa di migliore. Un'altra Theo, magari senza quei chili di troppo sui fianchi, con un seno più prosperoso, una faccia meno da topo e qualche centimetro di altezza in più; una persona che avesse anche una testa diversa, che fosse brillante e meno viziosa, e che non avesse l'innata capacità di allontanare le persone a cui teneva. Solitamente bastava mandare giù qualche pillola di litio per risolvere il grigiore dei suoi pensieri, altre volte, invece, Theo aveva bisogno di esorcizzare e focalizzare la sua concentrazione sullo sgorgare del sangue vivido, scuro, quasi fosse contenuto lì dentro, in forma liquida, il motivo di tanto disagio. Poi restava a fissarsi per ore intere, nuda, a cercare ragioni plausibili che potessero giustificare le scie sbiadite e consunte, e non era mai difficile: capitano delle cheerleader, flyer, appassionata di duelli e di altri sport che, dopotutto, potevano provocare squarci simili. Tanto la gente era troppo superficiale per scavare più a fondo, per chiedersi se davvero fosse possibile che qualche allenamento di troppo potesse ridurre il corpo di una persona in quelle condizioni. Ormai Theo aveva anche imparato a riaprire sempre le stesse cicatrici, a non farne mai di nuove, e questo la proteggeva anche dai commenti delle poche persone che conoscevano la condizione con cui conviveva e che sapevano perfettamente in quale bolla fosse confinata. Psicologi, medicine, tracolli, disorganizzazione mentale, cose che non era riuscita a celare proprio a tutti, non alle persone che avevano dovuto fare i conti con la sua fragilità, tendendole la mano e ripescandola dal fondo del baratro. Ogni volta si aggiungeva qualcuno di nuovo a condividere la sua pesantissima esistenza, questo perchè i collassi erano sempre improvvisi e non avvisavano mai del loro arrivo. Così si ritrovava a dover anche supplicare le persone a non dire nulla perchè aveva troppo da perdere, e questo almeno finchè i suoi salvatori non si scordassero di lei, e lei di loro; Theo, allentava la presa su chi la conosceva troppo, e si affidava troppo a chi non la conosceva per niente - o che almeno conosceva solamente l'immagine di sè che Theo aveva creato con tanto sacrificio. La lista dei suoi salvatori si ramificava essenzialmente in tre categorie di persone: i lascivi, ossia coloro che avevano finito per allontanarla e scordarsi dei suoi problemi; le persone forti, ossia quelle come Percy e Greg che, nonostante tutto, nonostante i suoi comportamenti da stronza ed i momenti di blackout totale, riuscivano a tenere botta senza lasciarsi travolgere; ed infine i deboli, coloro che invece si dimostravano talmente coinvolti da non riuscire a salvarsi senza danneggiare anche la loro stessa esistenza. Questi ultimi era proprio Theo ad allontanarli, detestando l'idea di veder vanificare la sanità mentale di qualcun altro per mano sua. Una persona in particolare aveva subito e sofferto più di quanto anche la stessa Theo avrebbe potuto sopportare, e probabilmente era stata l'unica in grado a perdonarla ogni singola volta senza mai voltarle le spalle. Con Scorpius Malfoy, Theodora Watson aveva condiviso molte più cose di quante ne aveva condivise con chiunque altro, tanto che entrambi possedevano reciprocamente un frammento di anima, un qualcosa di silenziosamente fragile che gli aveva assicurato un legame tanto particolare quanto nocivo. Era stato proprio questo che aveva portato i due a metter un punto a quel rapporto che avevano avuto per qualche anno, durante Hogwarts. Sicuramente il più lungo che Theo era mai riuscita a mantenere, tra alti e bassi. Avevano finito con l'evitarsi, poi, e l'imbarazzo era diventato talmente tanto dilagante che adesso a malapena si salutavano quando i loro sguardi si incrociavano. Proprio come accadeva in quel momento, in quel di Inverness, quando Theo, voltandosi dallo specchio
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    alla finestra spalancata della sua camera, aveva incontrato gli occhi di Scorpius nella casa di Mun. La ragazza era rimasta immobile a fissarlo, con le braccia scese lungo il corpo nudo, celato dal solo intimo. Non seppe dirsi per quanto tempo si guardarono, ma la mora finì con lo sbloccarsi e trascinare le tende con un gesto deciso del braccio.
    [...] Trenta minuti più tardi era fuori dalla casa dei Morgenstern, con una sigaretta fra le labbra ed un libro aperto sotto al naso mentre, seduta sulla veranda, faceva finta di studiare. In realtà, attendeva solamente che Scorpius uscisse dalla casa dei Potter, e non perchè avesse qualcosa da dirgli o volesse porre fine al loro imbarazzo: la sua era più una forma di egoismo. Le piaceva avvertire quella sorta di blocco all'altezza del petto, quel nodo che la lasciava boccheggiare e le toglieva il respiro; in qualche modo il senso di disagio che avvertiva quando Scorpius era nei paraggi le dava una strana scarica di adrenalina e la faceva sentire viva. Piena di ricordi, che riaffioravano alla mente con facilità disarmante. Passarono una manciata di secondi ancora prima che Theo avvertisse il cigolare della porta d'ingresso dei Potter, un breve brusio di saluto ed alla fine nuovamente il silenzio. La ragazza alzò il capo dal libro, espirando l'ultima boccata di fumo prima di spegnere ciò che rimaneva della cicca sul cemento. Ancora una volta gli occhioni azzurri della giovane andarono alla spasmodica ricerca dell'esile figura di Scorpius, e la incontrarono a metà strada, sul vialetto in pietra che separava il giardino dalla strada. Ancora il silenzio, poi un sospiro, infine l'incresparsi delle labbra in una linea sottile ed arricciata « Probabilmente dovremmo smetterla » Biascicò a scoppio ritardato la collegiale, chiudendo le pagine del libro sulle ginocchia e rivolgendogli la sua più totale attenzione « in fondo sembri essere diventato di casa da queste parti, e poi frequentiamo lo stesso college, per quanto ancora dobbiamo fingere di non conoscerci?»
     
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    ( pureblood • collegial • exraven • 20 y.o. ) scorpius hyperion malfoy 31.01.2020zpvQIEZ
    Che Scorpius si auto infligesse in maniera del tutto autonoma e indipendente molte più paranoie e fisime di quanto non farebbe una persona normale era un dato di fatto che gli era stato accreditato già da diverse persone, in diverse occasioni. Che dovesse darci un taglio e smetterla di torturarsi a quel modo, pure. Che non vi riuscisse, benché gli sforzi e i tentativi erano molteplici, era invece una scomoda realtà con cui faceva i conti da solo, maledicendosi e punendosi ogni dannatissima volta che andarsene per svarioni cedendo alla visione più mesta dell'insieme che gli si parava davanti, era più semplice che accettarne, per l'appunto, la semplicità.
    Era stato un caso, ma lungi da Scorpius credervi. Trovarsi davanti a quella data finestra proprio mentre lei si trovava a quella speculare opposta (rivolta perlopiù verso di lui) non poteva essere nè un caso nè una coincidenza divina. Prima ancora di cogliere, anzi, di non cogliere la stoffa a ricoprire la pelle diafana di Theo, Scorpius aveva già messo in moto gli ingranaggi per decifrare il perché fosse successo, chi lo avesse voluto e qual'era il fine dietro tutto. Prima che andasse in stand-by per quella manciata di secondi di troppo indugiando con lo sguardo sulle curve che conosceva così bene del profilo di Theo, Scorpius aveva già supposto vi fosse un piano dietro la disattenzione della mora, lí in quel preciso punto proprio mentre era lí, distante solo due vetri e qualche metro, anche lui. Quando poi lei aveva chiuso le tende e lui si era ridestato dalla trance, il sospetto iniziò a montare un vero e proprio caso.
    Vorrei dirvi fosse una deformazione professionale la sua, ma non lo era. Non faceva proprio così con tutti, ma solo con la maggior parte della persone e in assoluto e per certo con Theo. Non vi era malizia dietro quel riflesso ormai automatico, solo prevenzione, un pizzico di sfiducia e un cuore infranto. Nulla di grave insomma, solito schema difensivo post traumatico. Chi non ne ha uno?
    La necessità impellente di scappare da qualsiasi cosa avesse in mente lei si sbrogliò ben presto come unica soluzione a quell'enigma proposto dalla sua mente decisamente poco lucida, dato a cosa aveva assistito e chi era la protagonista, la stessa mente, ebbene, che non riusciva a metter sú risposte logiche alle sue domande illogiche. Se la stava, come dire, cantando e suonando da solo, sí; con Theo la prassi era diventata questo. Di certo il suo epilogo, anche se giungeva come conclusione a un problema il più delle volte immotivato, era migliore di quello che avrebbe dato lei se avesse avuto l'occasione.
    Salutò quindi Jay scompigliandogli i capelli, Albus con un pacca sulla spalla, Moon con un bacio sulla guancia e Lily con un lungo abbraccio e qualche smorfia, poi si dileguò, rapido come la sua visita. Era una routine quella di ritrovarsi tre pomeriggi su sette a casa del suo migliore amico, una routine fare un giro in quel di Inverness, evitare Theodora Watson e qualsiasi possibilità di un contatto. Una routine, niente malizia, davvero!
    Era un dovere, quindi, non mancare di fare altrettanto anche quella volta, specie perché lei ora sapeva dove trovarlo, specie perché lei ora era lí, su quella dannata veranda, a completare quello che cazzo se lo sapeva era stato il suo gioco fin dall'inizio. 'Fanculo le coincidenze, giusto?
    Sí, forse un po' di malizia in realtà c'era. Sapete com'è, certi amori regalano un ustione per sempre.
    « Probabilmente dovremmo smetterla » e zac, ecco l'ascia del boa che gli taglia di netto la gola partendo dalla nuca. Cazzo se lo sperava. Ah, no, giusto, era sapeva.
    « in fondo sembri essere diventato di casa da queste parti, e poi frequentiamo lo stesso college, per quanto ancora dobbiamo fingere di non conoscerci?» quanto basta perché non faccia più male. No, ma questo non lo dice.
    Scorpius allora si ferma dal percorrere il vialetto per giungere sulla strada principale (dove con ogni probabilità avrebbe imboccato la strada dal lato sbagliato, così che avrebbe fatto fare il giro lungo pur di non passarle davanti), si gira completamente verso di lei, infila le mani in tasca e ride. Sí, esatto, ride - o meglio: sghignazza. Lo fa per sdrammatizzare, allentare la tensione che gli tiene le ossa rigide come lamiere di ferro perfettamente incastrate l'una con l'altra, ler rispondere qualcosa mentre pensa a una risposta, per prendere tempo, per non guardarla. Gli serviva anche solo un secondo, gli bastava anche solo non incrociare subito il suo sguardo e non avrebbe avuto difficoltà a mettere in moto, rischiando l'avaria. Ecco perché rise. Non c'era nulla di divertente.
    « non ti avevo vista in realtà » non mentire Scorpius, non hai mai saputo farlo. « cioè, ti avevo vista ma senza notarti » sicuro? risposta definitiva?.
    Un sorriso sghembo fece capolino sul suo volto pallido per tentare di convincere entrambi di quella menzogna, incorniciato da un'alzata di spalle. Tentativo inutile: il primo a non essere convinto fu lui.
    « no, sí, ok, ti avevo vista e notata » come non avresti potuto? « ma credevo tu preferissi... sai.. » iniziò a mordersi il labbro inferiore, girovagando con lo sguardo ovunque non avrebbe potuto incontrare quello di lei. Dire la verità è sempre così imbarazzante, quando e se ti coinvolge in prima persona. « ...evitare. » si mise allora ad annuire lievemente, dando adito al riflesso nervoso che gli suscitò la sua confessione.
    Non seppe neppure lui come, ma poi riuscí a rialzare gli occhi celesti sulla sua interlocutrice, smettendola di fugare il disagio nel dire quello che senza rimpianto o rimorso aveva accettato già da un po'. Che c'era di male, d'altronde, se dopo quanto successo lei non lo volesse più attorno? non sarebbe stata neppure la prima volta.
    « questo intendo. Noi, in qualsiasi forma » sí, giusto, meglio essere dolorosamente chiari fino all'ultimo stramaledetto punto, non sia mai ci sfuggisse una coltellata.


    Edited by hype. - 19/3/2020, 11:29
     
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    Tutto qui, una glaciale risata? Per un attimo il sangue di Theo si era raggelato nelle vene. Un attimo, un sottilissimo ed impercettibile lasso di tempo in cui i muscoli s'irrigidirono, la mente si affollò di pensieri ed il respiro non trovò via d'uscita dai polmoni. Perchè cazzo ridi, pensò, prima di percepire una sottile nota di nervosismo nella risata, poi dell'ironia. No, non era un intento a sbeffeggiarla, ma solo a prendere tempo, forse per trovare una via d'uscita per sfuggirle. Ed eccolo di nuovo, quell'imbarazzo che la colse in risacca e le fece correre brividi lungo la schiena. Sentiva di avere un muro di gomma davanti a sè, anche perchè Scorpius stava facendo di tutto per evitarla: evitava il suo sguardo, così come evitava la sua domanda. Alla fine tentò anche di evitare la sua stessa presenza. « non ti avevo vista in realtà » Il primo pugno arrivò dritto nello stomaco e Theo dovette fare i conti di quanto fosse amaro quel boccone. Difatti abbassò rapidamente lo sguardo, serrando la mascella. « cioè, ti avevo vista ma senza notarti » Benchè il primo tentativo di Scorpius fosse andato a segno, la seconda ritrattazione fece capire a Theo che probabilmente cercasse di ferirla, forse di farla sentire meno importante. Sicuramente il giovane Malfoy ricordava quanto Theo fosse egocentrica ed orgogliosa e quanto se la prendesse male quando passava in secondo piano. « no, sí, ok, ti avevo vista e notata » Qui tornò definitivamente a respirare, incrociando le braccia al petto quasi a stringersi in un sottile abbraccio mentre si ridestava e rilassava nuovamente l'espressione contrita. « ma credevo tu preferissi... sai...evitare. » - « già, evitare» biascicò di rimando e, stavolta, fu lei a trascinare fuori un sottile sorriso beffardo dalle labbra. Si sfiorò il naso col dorso della mano e poi scosse il capo, prima di poggiare il libro sulle scale ed alzarsi, ma mantenendo quella stessa distanza quasi per paura di trovare un'enorme voragine pronta ad inghiottirla sotto ai piedi. « questo intendo. Noi, in qualsiasi forma » Solo in quell'esatto momento, finalmente, Theo ebbe la sua più totale attenzione. Si guardavano, così come si erano guardati un'ora prima, alla finestra. Ed alle volte un solo sguardo sapeva esprimere più di mille parole. « ...okei» Sospirò, e questa volta fu Theo a distogliere lo sguardo e fuggire, a cercare una distrazione. In realtà gli occhi avevano iniziato a bruciarle con una certa intensità, tanto che sentiva le guance improvvisamente in fiamme e forse adesso aveva il volto paonazzo, chi poteva dirlo. Si sentiva accaldata, forse per la rabbia, forse per la frustrazione, forse per altri mille motivi che, più che vittima, la vedevano come l'artefice di tutto quell'infinito casino. Perchè quello lo era, era un casino infinito, e Scorpius aveva fatto di tutto per alleggerirle il carico. Continuava ad evitarla perchè in fin dei conti era stata lei ad iniziare ad evitarlo, reputando i loro problemi insormontabili e troppo pesanti per farne un fardello comune. Come fai a sorreggere i problemi di qualcun altro se non riesci nemmeno a digerire i tuoi? « lo sai che non sono mai stata una persona brillante per la sua maturità » Lo disse a scoppio ritardato, quando ormai il silenzio si era fatto tanto pesante che la conversazione sembrava giunta al termine. In
    realtà la Watson stava elaborando, scavava nella sua testa nel tentativo di comporre un pensiero che non fosse dettato dal suo squilibrio, ma che fosse ragionevole anche agli occhi di una persona che la conosceva perfettamente e, perfettamente, sapeva quanto Theo non fosse sensata. « A volte penso che non avrei mai dovuto dirti...» che ho tentato il suicidio? «...cioè, penso che molte cose si sarebbero potute evitare se non avessi cercato una scusa per non farti fuggire. Anche perchè poi sono stata io a fuggire, quindi. » Già, seppur la storia del tentato suicidio fosse vera, la motivazione per cui Theo l'aveva trascinata fuori era stata abbastanza meschina: non voleva che Scorpius si allontanasse da lei quando ormai Theo credeva di averlo fatto arrivare al limite della sopportazione. Aveva cercato qualcosa che lo tenesse ancorato a lei, che la facesse apparire fragile ai suoi occhi - cosa che in realtà era, ma era troppo orgogliosa per etichettarsi come tale - e che le assicurasse un sottile filo rosso che, nè il diploma, nè la fine dell'adolescenza e l'inizio di un'altra vita avrebbe potuto spezzare. Ma le cose non erano andate così come lei aveva programmato, la reazione di Scorpius alla sua verità era andata oltre ogni immaginazione ed aveva finito con l'estremizzare i comportamenti già eccessivi della ragazza. Di Theo non bisognava fidarsi, dopotutto: scaricava sugli altri i suoi problemi, ma fuggiva non appena erano gli altri ad aver bisogno di lei; ma era anche vero, d'altro canto, che Theodora Watson aveva la memoria corta ed avesse l'innata tendenza a sparire e ritornare nella vita delle persone a suo piacimento, come se nulla fosse. E la cosa peggiore era che ogni singola volta fosse così convincente che in pochi riuscivano ad evitarne i disastrosi epiloghi. « tu sai di me - io so cose di te - che probabilmente dovrebbero tenerci uniti, penso, piuttosto che dividerci » e tirò su il capo prima di farsi coraggio e scendere i primi scalini della veranda, affondando le converse nell'erba umida. Temporeggiò, tornando con la concentrazione su di lui, mordicchiandosi il labbro inferiore quasi sulla soglia di una crisi di pianto isterico. Se le mancava? Sì, Scorpius le mancava come costante nella sua vita, come amico, come spalla. Ma probabilmente farsi vedere in quelle condizioni, dopo tanto menefreghismo, avrebbe smosso in lui una domanda più che lecita: stai prendendo il litio? Perchè sì, Theo sembrava faceva discorsi di una persona immersa in una fase down, e Malfoy quelle fasi le conosceva. Lo avrebbe detestato, così scelse di voltarsi ancora una volta per poter ricacciare indietro le lacrime. « possiamo fare qualche passo indietro » possiamo prenderci una tregua.
     
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    ( pureblood • collegial • exraven • 20 y.o. ) scorpius hyperion malfoy 31.01.2020zpvQIEZ
    Il fatto che conoscesse già il copione non significava necessariamente che riuscisse ogni volta a riconoscerlo dalla copertina. Scorpius era sempre stato troppo voracemente curioso per soffermarsi più di tanto su quella, preferendo invece subito passare oltre per sfogliare le pagine e scoprire le parole contenute al loro interno, collegare i pezzi della storia raccontata, i come dei personaggi e i loro perché. Non era bravo con le copertine, con le prime apparenze, con le prime impressioni. Era una frana con le presentazioni, pessimo con l'associazione delle facce a dei nomi.
    Anche quando poi il copione già noto iniziava a sfogliarlo però, ripercorrendo pagina dopo pagina « lo sai che non sono mai stata una persona brillante per la sua maturità » battuta dopo battuta « A volte penso che non avrei mai dovuto dirti...cioè, penso che molte cose si sarebbero potute evitare se non avessi cercato una scusa per non farti fuggire. Anche perchè poi sono stata io a fuggire, quindi. » e ciak dopo ciak « tu sai di me - io so cose di te - che probabilmente dovrebbero tenerci uniti, penso, piuttosto che dividerci », sempre la solita trama di fondo condita con una salsa diversa, Scorpius ci metteva comunque un po' per arrivare a capire di conoscerla già. Per arrivare a riconoscerla.
    In buona parte era aiutato dalla sua ingenuità e poca esperienza, ma per l'altra metà spesso fingeva solamente di non sapere cosa stesse rileggendo, decidendo deliberatamente di abbandonare il buon senso e l'amor proprio per far finta di non capire, di non vedere o non sapere. Per Theo aveva già vissuto non solo in una menzogna, ma in cinque, dieci e Merlino solo sa quante con la speranza che magari quella volta sarebbe stata quella buona, la definitiva, l'ultima. Che quello sbaglio, quella lite, quel James, quel Matthew o come cazzo si chiamassero gli altri avrebbero segnato un punto, ma solo continuando con lui ci sarebbe stata la svolta. Questo accadeva ad Hogwarts, ma poi accadde ancora anche dopo averla cercata e trovata ad Inverness e poco dopo poi al college; anche dopo aver passato l'intero anno con i ribelli sperando che Theo, chissà dove, fosse ancora viva, setendosi in colpa quando pensava a sua sorella e non a lei.
    Non gli si era mai schiodato per davvero dalla testa quel maledetto pallino che fosse lui quello giusto per salvarla, lui colui che poteva curarla, se solo glielo avesse permesso. Mai.
    Eppure dopo ogni sbaglio, lite, Frank? o chiunque le andasse di farsi perché nulla glielo proibiva, dopo ogni punto che avrebbe poi dovuto segnare la sua svolta, veniva un Blake o un rigurgito della rabbia repressa di Theo sfogata su di lui alla peggio a ricordargli che non era lui la panacea giusta per lei, che non poteva esserlo lui. Se nasci placebo muori placebo.
    No, quella volta non voleva fare finta di non sentire i campanelli di allarme in ogni sillaba scandita, in ogni movimento e ogni frase apparentemente buttata lí a caso, ostentando più malinconia di quanto una come lei non farebbe. Lei voleva che glielo chiedesse e Scorpius lo avrebbe fatto, lo avrebbe fatto ogni fottuta volta, ma non quella. L'egoismo di Theo aveva finalmente infine colpito nel segno: al loro ultimo incontro, quando lei aveva letteralmente scaricato su di lui ancora il peso di quel suo dolore dove nulla esisteva all'infuori dello stesso, di lei e della sua visione nefasta senza soluzione, Scorpius aveva accusato il colpo.
    Lei voleva che lui le chiedesse "come stai?" che continuasse con un "di che hai bisogno?" e che rincalzasse poi con un "posso esserlo io?" e lui lo aveva fatto, avrebbe voluto rifarlo, ma non quella volta. Forse la ferita era ancora banalmente troppo fresca o forse qualcosa era cambiato. Tutto era cambiato. « possiamo fare qualche passo indietro » Oppure, forse, non si poteva realmente andare più indietro di così.
    Affondò anche lui allora le suole sull'erba umidiccia ai lati del vialetto dove sarebbe stato preferibile che restasse, avvicinandosi più di quanto non ebbe già fatto lei. Le mani in tasca, la testa bassa e il labbro inferiore seviziato dai propri denti, Scorpius arrivò a una distanza ragionevole perché il suo braccio, levato in aria, potesse essere a portata di mano per lei. Mano che tenne tesa, leggermente obliqua e aperta.
    « Scorpius. » smise di mordicchiarsi la pelle arrossata del labbro e sorrise.
    E se la soluzione non fosse stata fingere di non vederla, ma iniziare a guardarla da un'altra prospettiva? Non era a questo che serviva, di solito, fare un passo indietro? « tu invece sei? »
    Non gli avrebbe mai negato l'ennesima possibilità, non riusciva a resistere alla folle tentazione di sperarci, ma poteva farlo in modo diverso. Poteva essere un po' più egoista anche lui.


    Edited by hype. - 19/3/2020, 11:29
     
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    « Scorpius. Tu invece sei?» In un batter d'occhio si erano ritrovati uno di fronte all'altra, a guardarsi reciprocamente negli occhi. Erano lì, a due altezze differenti, Theo rivolta col naso all'insù e Scorpius appena piegato verso di lei, a tenderle la mano. Qualche passo indietro, aveva detto Theo, e adesso si ritrovava a dover fare i conti con un nuovo inizio, perchè il giovane Malfoy sembrava volere questo. Un sorriso appena percettibile sfuggì alle labbra di Theodora che, prima di concedersi quella stretta di mano a suggellare l'ennesimo tentativo che sarebbe andato fallito, si concesse un momento di riflessione. Un momento di silenzio. La verità era che lei non fosse per niente pronta a ricominciare tutto da capo, perchè non ne aveva le forze e, anche se quello era il modo di Scorpius per dirle "so che sei meglio di così, puoi dimostrarmelo", Theo aveva già da tempo gettato la spugna. In quell'ultimo anno, la ragazza aveva capito di non avere parti migliori da offrire a nessuno, quindi l'illudersi reciproco di poter semplicemente buttarsi tutto alle spalle, era solo una grande presa in giro. Una forma di egoismo pur di evitare il dolore che si sarebbe ripresentato chissà quando, chissà con le sembianze di chi o cosa. Soffriremo, sì, ma possiamo non soffrire adesso. Ma ne valeva la pena? Valeva davvero la pena investire il proprio impegno per costruire un qualcosa che già si sapeva dal principio sarebbe crollato? No, Theo sapeva che non ne sarebbe valsa la pena. Dopotutto la matematica parlava chiaro: in un'equazione andavano cambiate le costanti se davvero si volevano ottenere risultati differenti. In quel caso le costanti erano le stesse di sempre. « nel caso in cui il mio nome non mi piacesse, posso usarne un altro oppure poi vai a controllare i miei documenti?» Ironizzò, ed ecco che, benchè sapesse perfettamente dove sarebbero entrambi finiti, Theo comunque continuò a procedere per la sua strada, senza dare ascolto ai ragionamenti. Reagì d'istinto quando l'indice della sua mano destra andò a premere il centro del palmo di Scorpius per abbassarlo
    original
    leggermente. Voleva fare le cose a modo suo e mischiare le carte in tavola, così come faceva sempre. Imprevedibilmente, la mora si alzò in punta di piedi ed avvolse le braccia attorno alla nuca del ragazzo, abbracciandolo di getto. Affondò il volto nell'incavo fra collo e spalla e si sbilanciò appena, quasi a perdere l'equilibrio in avanti. Il profumo di colonia, un odore che Theo conosceva bene, le invase le narici in una frazione di secondo e lei rimase così, avvinghiata all'ombra di un corpo che la faceva sembrare ancora più minuta di quanto già non fosse. Era incredibile bastasse così poco per spazzare via interi mesi d'imbarazzo, mesi di problemi, domande, seghe mentali e tutto ciò che ne concerneva. Era bastato un passo verso l'oblio, era bastato avere Scorpius dall'altra parte del fiume. Perchè se non ci fosse stato Malfoy dall'altra parte, probabilmente a quest'ora Theo non avrebbe ottenuto più che una risata di scherno ed un'alzata scettica di sopracciglia. No, era difficile le persone perdonassero, tanto quanto era difficile che ricadessero due, tre, quattro volte nella stessa tela. Era normale, dopotutto. Era un modo per difendersi, tutelarsi, un modo per non soffrire. I comportamenti di Scorpius erano fuori dalla comprensione di Theodora, e questo perchè lei, al posto suo, sarebbe stata una di quelle persone che non avrebbe perdonato ed avrebbe pensato prima a sè stessa. Perchè lo fai? Glielo avrebbe voluto chiedere davvero, ma seppur le suoi decisioni fossero incomprensibili per lei, Theo immaginava quale fosse la risposta alla domanda, ed in parte preferiva non aver conferma di ciò che presupponeva. Se non sapeva poteva fingere di non vedere, cosa che non poteva fare nel caso in cui fosse diventata realmente cosciente delle motivazioni che stavano spingendo Scorpius a sbattere per l'ennesima volta la testa contro lo stesso muro. Un leggero battito di ciglia prima che i corpi potessero staccarsi l'uno dall'altro. Seppur Theo non fosse una persona particolarmente espansiva, adorava gli abbracci, un po' perchè la facevano sentire protetta, un po' perchè era un contatto che raramente si concedeva. Adorava gli abbracci stretti, quelli che lasciavano poco spazio di movimento, che erano incatenanti e trasformavano i corpi in un tutt'uno. La facevano sentire invincibile, potente, non sbagliata. « grazie» Soffiò infine roca contro un suo orecchio. Era il minimo che potesse fare, ringraziarlo. Ringraziarlo per l'infinita pazienza, per l'infinite possibilità di rivalsa, per la fiducia, per tante altre piccole cose invisibili che in quel momento aleggiavano attorno ad entrambi come una flebile aurea. Per adesso, per dopo, per prima. « quindi adesso posso salutarti quando ci incontreremo per strada?» e rise con divertimento, ricadendo sui talloni prima di allontanarsi di qualche passo. Non voleva soffocarlo e non voleva dargli l'impressione sbagliata: Theo quando partiva con quei presupposti, significava volesse approfittarsene. Invece no, quella volta non voleva, quella volta le mancava il coraggio di ripetere lo stesso copione. Non sarebbe andata oltre, non avrebbe fatto passare i giorni, i mesi, fino a ritrovarsi nella stessa situazione di qualche anno prima, con qualcuno che l'aspettava ed incassava la sua cattiveria e l'assoluto menefreghismo. Dopotutto sarebbe stato più facile per entrambi fuggire, non guardarsi alla finestra, non calcolarsi fuori da quelle case. Eppure, ancora una volta, qualcosa fuori dal loro controllo si era compiuto sotto al loro naso, forse senza che nessuno dei due lo volesse veramente. Probabilmente c'erano anime che erano fatte per questo, per incontrarsi una volta, voltarsi le spalle in continuazione ma restare comunque unite. Unite, sì, ma a distanza.

     
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    ( pureblood • collegial • exraven • 20 y.o. ) scorpius hyperion malfoy 31.01.2020zpvQIEZ
    Per lui, intontito già dal semplice sfiorarsi delle loro mani, ciò che successe dopo aver guardato l'indice di Theo premergli il centro del palmo avvenne con fin troppa velocità perché riuscisse a realizzarlo prima che finisse. Non c'era volta, d'altronde, che la Watson non facesse così: lo metteva al centro di una strada portandocelo trattandolo a mo' bambino tra carezze e moine, lo investiva (letteralmente) e poi passava oltre senza neppure prestargli soccorso. Ecco, ora erano alla fase uno, anche se sembrava già la due: le moine. Lo sentite il rombo dei camion in arrivo? Bhè, Scorpius sí.
    Non ricambiò l'abbraccio e solo in parte fu perché era stato preso alla sprovvista; l'altra parte di lui sapeva che non poteva permettersi nuovamente di sbilanciarsi. Nuovo inizio significava perlopiù basta ai soliti errori, no? A quanto pare Theo era rimasta contrariata da quella proposta (che per Scorpius aveva già assunto la piena forma di una decisione) i suoi piani erano altri. I camion, ricordate?
    Se lo era ripromesso: non quella volta.
    « grazie» ...anche se Theo si impegnava al massimo come sempre per rendergli le cose difficili. Perché diamine faceva così?
    Attese che fu lei a porre fine a quel gesto che Scorpius non voleva poteva o doveva ritenere innocente o spontaneo, dopodiché stentò un sorriso quando si ritrovò a capeggiare su un'incredibilmente entusiasta Theo post abbraccio. Fu mera cordialità la sua, perché se avesse avuto le palle per reagire come sarebbe stato consono che facesse, sarebbe stato furioso. Non poteva trattarlo così, darlo per scontato, tornare e andare quando le pareva, abbracciarlo come se fosse roba di poco conto, al pari di una stretta di mano. Non poteva, non più, non ne aveva alcun diritto. Le era stato concesso tale permesso a oltranza, ma ora che il perché iniziava a sbiadire anche dalla mente dell'ex Corvonero, tale diritto le era stato revocato. Doveva esserlo. Lo sarebbe stato, presto. Appena il suo profumo avrebbe liberato le sue narici lo avrebbe fatto, senz'altro.
    « certo. Se per te va bene, per me va bene. » come sempre. Decidi tu per entrambi, Theo. Lo hai fatto per anni, perché smettere ora?
    In cuor suo sapeva di star mentendo, ma non essendo una bugia lucida probabilmente non trasparí dalla sua espressione. Scorpius era convinto che avrebbe potuto reggere e sopportare di tornare in rapporti con lei, seppur solo conviviali o civili, che non avrebbe mai abbassato la testa come risposta ad un cenno di saluto, nè che mai avrebbe cambiato strada per evitare che accadesse. Era convintissimo, ma sotto sotto sapeva anche che lo avrebbe fatto. Per lei tanto sarebbe stata solo una questione di tempo, che fosse domani o il giorno dopo ad un certo punto avrebbe smesso di mantenere le apparenze, dimenticandosi di lui per l'ennesima volta. Il minimo, dal suo canto, era tentare di evitare l'ennesima asfaltata. Fermarsi alla fase uno, perché il copione non terminasse così com'era già scritto e deciso da lei.
    « mi vedo con una tipa » se quel siparietto si fosse realmente ambientato in un teatro a quel punto il pubblico avrebbe esclamato un "ooooh" di sgomento e sorpresa, con tanto di mano portata al petto. Qualcuno avrebbe addirittura esposto qualche lamentela riguardo la professionalità dell'attore maschile dacché pareva aver dimenticato le sue battute stravolgendo l'opera.
    « giusto perché tu lo sappia, non vorrei che fosse strano se magari capita di beccarci insieme » Scorpius era sempre stato il buon Scorpius pressocchè per chiunque: era impensabile attribuirgli una cattiva azione o un intento malevolo o malizioso, così come era intollerabile e impossibile anche solo immaginare potesse essere subdolo o machiavellico in qualche modo, in qualsiasi modo. Eppure, finalmente, il peccato originale aveva macchiato infine anche lui. Non fu per tutelare quella specie di ""rapporto"" con Zoe che aveva confessato per sommi capi la sua esistenza a Theo, nè per mettere quest'ultima in una situazione di vantaggio nel caso li avesse visti al college (cosa, tra l'altro, che non sarebbe potuta mai accadere per davvero visto che Zoe si serviva della sua presenza solo per i suoi pruriti privati evitandolo poi come la peste nei luoghi pubblici), ma fu semplice, becera e delirante vendetta la sua: per l'abbraccio, per la nonchanalces con cui lei ostentava la sua tranquillità nel riprenderlo dal fondo del cassetto dopo averlo lasciato lí a marcire finché così le suggeriva la testa, per quell'ascendente che aveva e usava impunemente su di lui. Per ricordarle che non era solo un calzino spaiato finché non si ricongiungeva a lei, ma un simil esser umano capace di crearsi una vita anche dal fondo del cassetto. Anzi, che era un evaso! Sí, basta: niente più cassetti per lui.
    « ammesso e concesso che non cambi idea prima che tramonti il sole » Altro coro di sgomento da parte del pubblico in sala. Era una freccia quella? « con te non si sa mai se il giorno dopo sarà uguale a quello prima » la ammorbidí con un altro sorriso, ma sí, potete scommetterci: cazzo se lo era.


    Edited by hype. - 19/3/2020, 11:29
     
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    La freddezza può starci, Theo, dopotutto è un suo diritto essere freddo, giusto? No, in realtà la piccola Watson era abituata a ben altro e la rigidità improvvisa di Scorpius la destabilizzò alquanto. In quei cinque/sei anni di conoscenza, questa era la prima volta che Malfoy si rivelava improvvisamente distaccato. Crescere significa davvero questo, diventare meno tolleranti? Già, a quanto sembrava era proprio così. Ma chissà perchè, Theo, non arrivava a capirlo; forse era a causa della maturità che non aveva mai raggiunto e che era ancora ben lontana dall'appartenerle. Purtroppo non si poteva nemmeno incolparla per questo, sarebbe stato da stupidi; Theo era come un ordigno inesploso: nessuno sano di mente avrebbe mai avuto il coraggio di portarselo a casa e trasformarlo in un soprammobile, ma nemmeno avrebbe mai recriminato la sua natura, ossia lo scopo per cui era stato costruito. Tutto quello che si poteva fare, era stargli semplicemente alla larga, e Scorpius le stava semplicemente alla larga. « certo. Se per te va bene, per me va bene. » Non era vero, seppur sembrasse così sincero, in quella frase esisteva una punta di menzogna. Theo era convinta che il giovane, alla fine, non solo si era abituato alla condizione di non doverla più calcolare, ma ne era stato addirittura felice. Insomma, i problemi si erano risolti da soli e, seppur esistesse dell'imbarazzo, Malfoy era potuto andare avanti con la sua vita; invece adesso si ritrovava di nuovo a dover fare i conti con una pesante palla al piede. Uno tsunami che lo aveva travolto inaspettatamente, e magari quella mattina si era anche svegliato di buon umore, aspettandosi di tutto fuorchè dover incassare una doccia gelida una volta arrivato ad Inverness « ...allora va bene. » Replicò Theo senza perdere il sorriso, benchè internamente il fastidio le raschiasse la gola. Non poteva fare nulla di più che accettare quel cuscinetto che si era andato fastidiosamente ad insinuare tra lei e Scorpius, tanto nella sua ingenuità pensava che sarebbe stata solamente una cosa momentanea. Così come era stato momentaneo il rifiuto che entrambi si erano imposti prima di quella riappacificazione. Ed invece, imprevedibilmente, Theo dovette accantonare anche quest'ultima sua teoria, non appena Scorpius le rifilò quello che sembrava essere proprio un colpo di fucile. Un qualcosa che non era scritto sul copione, ma che il personaggio principale aveva bisogno di dire. Chissà da quanto tempo stava meditando quella rivincita, Malfoy; chissà per quanto tempo avrebbe voluto sbattere in faccia a Theo il fatto che non avesse più bisogno di aspettarla in un angolo, ma che fosse perfettamente in grado di metterla da parte anche lui. Quel suo vomitare era stato principalmente uno sfogo, una ripicca che ferì molto più di una coltellata. « mi vedo con una tipa » Uno squarcio, dalla trachea allo stomaco, e non tanto perchè non fosse prevedibile, non fosse normale che dopo un anno Scorpius avesse continuato a vivere la sua vita, ma piuttosto perchè la cruda verità le era stata servita su un piatto d'argento in un momento in cui di verità, Theo, non ne aveva assolutamente alcun bisogno. Se le diede fastidio? Sì, assolutamente. Theo era possessiva, dannatamente egocentrica, aveva il potere e la strana ossessione di dover possedere qualunque cosa le capitasse sotto mano. Collezionava le persone così come fossero oggetti, e per lei vederseli
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    portare via era come subire un furto in casa propria. Era come se il tempo dovesse necessariamente costringere le sue relazioni a rimanere immutate mentre lei poteva tranquillamente sorpassare ed andare avanti. Fortuna che ci fosse una considerevole dose di orgoglio in Theo, orgoglio che le diede modo di porsi ad un livello più alto rispetto tutto quello che le stava succedendo sotto gli occhi. Un livello che le permise di ignorare la burrasca che le fece ribaltare lo stomaco: non ti darò la soddisfazione di vedermi crollare. Vero, l'imbarazzo non c'era più, era svanito, ma adesso era subentrato un sentimento ben peggiore. E, cazzo, doveva immaginarselo. Gli occhi della ragazza, quindi, si assottigliarono a due piccole fessure, le iridi cristalline guizzarono prima a destra e poi a sinistra per poi tornare a guardarlo e le sopracciglia si inarcarono. Tutto nella sua espressione sembrava dire "e allora, questo che c'entra?", eppure c'entrava eccome, ma non voleva perdere l'occasione di farlo sentire stupido e di fargli credere che lei, assolutamente, non puntava a quello. Dobbiamo essere cattivi? Allora facciamolo per bene. « giusto perché tu lo sappia, non vorrei che fosse strano se magari capita di beccarci insieme » Ed eccolo a correre ai ripari, ad esplicitare e giustificarsi facendolo quasi passare per un'informazione detta con buon cuore, a fin di bene. Così è meno strano per te, Theo, così ti blocco prima che tu possa farti film mentali e non ne rimanga sconvolta. « wow » commentò in un fil di voce con una sorta di innata diffidenza, ma alla fine comprese che la cosa migliore fosse reggergli il gioco e non infierire. Bruciava già abbastanza. « beh, sono felice per te, te lo meriti. Spero sia carina. » Mai frase fu più falsa di quella, ma arrivò un sorriso spontaneo a dare più credibilità al tutto. Theo non ebbe nemmeno la faccia di abbassarsi a ricambiare il colpo, sapeva che l'indifferenza sull'argomento probabilmente avrebbe recato molti più danni di un "anch'io in realtà mi vedo con un ragazzo". No, nessun commento atto a metterlo al corrente di quello che combinasse lei, anche perchè Scorpius era benissimo in grado di immaginarselo da solo. Forse l'unica cosa che sarebbe stata in gradi di ferirlo ancora più di quella passività sarebbe stato sbattergli in faccia la felicità di una relazione stabile, ma Theo attualmente non disponeva di una relazione, tantomeno di una stabilità. Probabilmente nemmeno ne avrebbe mai disposto. Però sarebbe stato bello vedere la sua faccia. « ammesso e concesso che non cambi idea prima che tramonti il sole, con te non si sa mai se il giorno dopo sarà uguale a quello prima » Ti prego non fare così, pensò improvvisamente quando arrivò anche il secondo boccone amaro da mandare giù. Theo non voleva essere pesante in alcun modo, ma sembrava che Scorpius se la stesse giocando al fine di ricevere qualche reazione. Ti sto infliggendo una punizione, voglio vedere nei tuoi occhi quello che io ho dovuto vedere nei miei per mesi. « E' facile parlare quando il tuo mondo non si sostiene su un flaconcino di pillole. » Non riuscì a mordersi la lingua, nemmeno nel vedere l'espressione di Scorpius che era un chiaro intento a non colpire così in profondità. La frecciatina c'era, certo, ma Theo era brava ad ingigantire. Malfoy conosceva perfettamente la condizione di Theodora e quanto la detestasse, quante lacrime avesse versato perchè non era in grado di tenersi le persone vicino e si ritrovava sempre ad arrancare e rattoppare i propri errori. Un giorno non era mai uguale all'altro per tanti fattori differenti, ed era proprio il motivo principale per cui Scorpius le era rimasto accanto, almeno finchè lei non aveva deciso di troncare. Quanto le sarebbe stato facile, in quel momento, giocarsi la carta della vittima. Ma no, il suo commento si fermò ad un dato di fatto che svanì nell'aria in una manciata di rapidissimi secondi; anche se avesse potuto, anche se quell'ultimo commento l'avesse ferita così tanto che si era ritrovata a giocherellare nervosamente col bordo della giacca pur di tranquillizzarsi, Theo scelse di non nascondersi dietro ai suoi problemi e dissimulò, dandogli le spalle per recuperare il libro dalle scale e stringerselo al petto. « Devo studiare » Nessun rancore, sembrò dire il suo tono di voce adesso cinguettante mentre i primi passi si mossero verso la veranda « ci becchiamo in giro, Malfoy. » Chiamarlo per cognome fu l'ultimo smacco che volle concedersi.
     
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    ( pureblood • collegial • exraven • 20 y.o. ) scorpius hyperion malfoy 31.01.2020zpvQIEZ
    Aveva colto nel segno con una mira degna di un cecchino e l'avrebbe anche chiamata la fortuna del principiante, la sua, se solo il punto in cui l'aveva colpita non fosse stato troppo accurato per esser dettato dal caso o dalla mera sfortuna. Scorpius non era mai stato dedito, abile o incline a fare o dire qualcosa per il semplice gusto di veder qualcun altro soffrire; la vendetta era un concetto che non gli era mai stato veramente chiaro, così come non lo era mai stato anche il fine di un dispetto. In quella occasione lui riteneva di aver solo tolto il piede dal freno, eliminato qualche filtro, dato voce al suo disappunto: ciò che ne era conseguito fu una sorpresa anche per lui.
    Cosí, vile, Scorpius non riuscì a reggere il suo sguardo quando lei gli serví il peggiore che stipava nel suo repertorio; non riuscì a sopportare di essere stato volontariamente causa di un suo ulteriore immeritato malessere - perché che senso aveva avuto quella ripicca gettata lí, proprio allora? cosa ne avrebbe tratto, quale parte di quanto già accaduto avrebbe alleviato o guarito?
    « E' facile parlare quando il tuo mondo non si sostiene su un flaconcino di pillole. » Fu quindi con la testa china, gli occhi sull'erba che circondava i suoi stessi piedi ed entrambe le labbra, quella volta, serrate tra i denti, che Scorpius sentí montare dentro di sè un bizzarro senso di colpa mai provato prima. Era mortificato, si sentiva un imbecille e sapeva che non avrebbe nè voluto nè dovuto, ma il senso di colpa era, di fatto, solo una sensazione: lontana, sfumata e sfuggente. In realtà non credeva di averne davvero, di colpe. Non si sentiva colpevole, nè un carnefice. Sentendo le parole di Theo più che provare dolore per quello che aveva a sua volta arrecato provò rabbia. Frustrazione.
    Era stanco. Stanco di sentire sempre tirate in ballo quelle pillole, la condizione mentale di Theo, il suo passato difficile; era stanco di sentirsi un idiota ogni qual volta si beveva la solita storia, ogni qual volta se la faceva bastare anche se lo lasciava insoddisfatto e capiva che in realtà non bastava.
    « Devo studiare. Ci becchiamo in giro, Malfoy. »
    Stanco che lei avesse sempre l'ultima parola, anche quando non la meritava. Non aveva sbagliato a scagliare quella freccia, anche se era vero che non avrebbe voluto davvero farla risentire tanto, ma aveva lasciato le cose dette a metà, ed era quella se proprio vogliamo la sua unica colpa.
    Prima che lei potesse allontanarsi troppo Scorpius allora scattò in avanti, afferrandola per un polso. Gli era bastato avanzare di un passo e stringerla appena, quanto bastava perché si fermasse senza però rischiare di romperla. I filtri a quel punto ricaddero da soli, in automatico.
    « qual'è il vero problema? » La sua voce fu delicata come la sua presa, anche se non attese che lei si voltò per spezzare nuovamente il silenzio e le distanze. « perché ci siamo.. » un attimo di esitazione, ma solo uno. Fu tutto ciò che gli serví per ricordarsi che non avrebbe mai più dovuto farsi carico dei fardelli altrui. « ci hai, ridotti a questo? » Se era vero che la sua unica colpa era stata non parlare quando avrebbe dovuto, ora avrebbe fatto ciò che poteva per rimediare, ma non avrebbe aggiunto per questo altra pena alla sua condanna. Aveva passato metà della sua storia con Theo chiedendosi dove potesse migliorare, dov'è che aveva sbagliato e come poter sistemare sempre tutto, anche ciò che non compiva lui, ma così facendo non aveva fatto altro che abituare male entrambe. Ora che lo sapeva, almeno quell'errore, era sicuro più che mai che non avrebbe continuato a commetterlo. « abbiamo tutti dei problemi, Theo, tutti affrontiamo i nostri demoni cercando di sopravvivervi, non sei l'unica nè sei speciale per questo » era vero: lei non era speciale per questo. « non in modo assoluto e generale almeno » Ci tenne a specificarlo cosicché lei capisse che la sua non era mera e cieca rabbia e che non fosse mosso dal rammarico di esser stato trattato ingiustamente o qualsiasi scusa potesse trovare lei all'impeto di quel momento pur non guardare in faccia la realtà. Voleva che capisse che ogni volta che utilizzava per lei anche solo un secondo del proprio tempo non lo faceva per il semplice sfizio di riempir quest'ultimo in qualche modo, ma per il reale e concreto desiderio di farlo. Per lei. Perché era speciale, non per il suo dolore, ma lo era.
    Lo faceva per loro, lo aveva sempre fatto perché ci fosse un noi dopo ogni virgola o punto.
    « tu compi delle scelte, delle scelte lucide e razionali, alle volte addirittura ponderate: non ti capita tutto ciò che ti capita per una punizione divina o per disgrazia ma perché sei tu a sceglierlo » basta vittimismi, basta silenzi, basta fughe. Basta bugie, omissioni, scuse. Bisognava prima distruggere ciò che di sbagliato avevano costruito se volevano davvero provare a credere di poter coesistere l'uno nella vita dell'altra. « tu hai scelto di tradirmi cosí come io ho scelto di perdonarti ogni volta. Tu hai scelto di andartene, di tornare, di evitarmi e poi ritornare. Sei tu che scegli com'è che vanno le cose, com'è che va la tua vita, non le tue maledettissime pillole. Quelle ti aiutano solo a mandare giù le scelte sbagliate. »
    Non voleva accusarla di nulla e sperava lei lo capisse. Non le stava leggendo i capi d'accusa prima di portarla alla gogna e anche se avrebbe potuto, non era quello il suo scopo: voleva solo realizzasse che non c'era aiuto che avrebbe mai attecchito se prima non avesse iniziato ad aiutarsi da sola, evitando quantomeno l'evitabile. Avrebbe potuto tradirlo anche cento volte, ma se oltre il perdono di Scorpius non avesse cercato anche il proprio anziché archiviare sempre tutto come un vizio di forma, ce ne sarebbero stati centinaia, di tradimenti, anche a seguire e quel loop non avrebbe mai avuto fine. Ecco, era quello lo scopo: interrompere il loop.
    « mi sono sempre arreso all'idea che con te è così che va, che è inutile farsi tante domande o cercare di capirti... che avrai sempre un colpevole all'infuori di te che ti giustifichi e tuteli, ma non è così che funziona per davvero. Non è così che si cresce. Tu hai deciso di mandare a monte tutto ogni sacrosanta volta, anche a discapito dei miei sforzi. Dici che cerchi la tranquillità, la stabilità, un luogo protetto dove poter far pace con ciò che sei e con ciò che ti divora dall'interno... e io lo ero! cazzo, Theo, io ero la tranquillità che cercavi, la stabilità che bramavi e il luogo dove avresti potuto leccarti le ferite lontano da tutto e tutti, ma tu... Una volta che mi hai avuto completamente hai deciso che non era quello che volevi in realtà. »
    Perso nel suo discorso, Scorpius neppure si accorse dell'enfasi trascinante con cui lo stava affrontando. Le aveva lasciato il polso chissà da quanto e chissà da quanto aveva preso a torturarsi la pelle attorno l'indice destro con l'ausilio di tutte le altre le dita della stessa mano. Chissà da quanto, poi, aveva gli occhi lucidi.
    « ...non è una malattia essere confusi, nè lo è essere egoisti, ma queste non valgono più come giustificazioni, non se scegli di fermarmi per la strada fingendo che va tutto bene, che ci siamo solo persi di vista, che la nostra è solo un incomprensione.. non se scegli di minimizzare e banalizzare ogni cosa così. » Non se scegli di prenderci in giro piuttosto che sul serio. « quindi, ti prego, vuoi dirmi qual'è il vero fottuto problema? Perché io onestamente non voglio più vivere in questa enorme messa in scena e non voglio più sentirmi obbligato in una menzogna.. » Lo sguardo, finalmente, si rialzò, ma incontrare quello di lei fu il colpetto che serviva al vaso perché strabordasse. Sentí una, forse due lacrime rigargli il volto, ma non mosse un muscolo e la sua espressione restò dura, severa. Triste, ma decisa.. « neppure se è per te. » ..proprio come molto spesso lo era anche la verità.


    Edited by hype. - 19/3/2020, 11:30
     
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    Conosceva troppo bene Malfoy da sapere che non si sarebbe arreso, non così, non senza prima aver snocciolato il più minimo dubbio rispetto a quello che era appena accaduto. Se lo aspettava, seppur fosse voluta sparire oltre la veranda, Theo si aspettava e sperava che in qualche modo Scorpius la bloccasse. Almeno questa scena non è cambiata nel copione. Ed infatti eccolo il tocco caldo della sua mano sul polso della mora che, già dal principio, era rimasta immobile sulle ciglio delle scale ad attenderlo. Un brivido le corse sotto i vestiti, ma dissimulò appena, voltandosi solo dopo aver preso un respiro a pieni polmoni. « qual'è il vero problema? » Già, qual è il vero problema, Theo? Perchè un problema doveva esserci, ma in quel caso non sapeva a cosa si riferisse precisamente Scorpius, se al motivo per cui stesse fuggendo o a tutto il resto. « perché ci siamo...ci hai, ridotti a questo? » ed ecco il tasto dolente, ciò che Theo sperava che Scorpius non tirasse fuori. Perchè ti ho fermato? si chiese ingenuamente, abbassando lo sguardo sulle punte delle converse macchiate dal terriccio. Anche da questo si poteva perfettamente evincere quanto Theo fosse masochista, quanto le piacesse farsi dal male e farne agli altri. Tutto sarebbe potuto andare in modo diverso se non ti avessi fermato, te ne saresti andato e avremmo fatto finta di niente come sempre, così come doveva essere. Invece adesso si ritrovava ad affrontare di petto qualcosa che non era in grado, almeno non con in quello stato d'animo, di fronteggiare. Aveva sofferto della rottura con Scorpius, per mesi aveva sentito la mancanza di una parte di sè, di qualcuno da cui poter tornare. Di un posto sicuro, del suo posto sicuro, di qualcuno che le dicesse costantemente che andava bene così com'era e non avesse nulla di sbagliato. Quindi sì, perchè Theo aveva scelto di rompere del tutto benchè Scorpius fosse per lei tutto questo? « abbiamo tutti dei problemi, Theo, tutti affrontiamo i nostri demoni cercando di sopravvivervi, non sei l'unica nè sei speciale per questo, non in modo assoluto e generale almeno » Theo scosse il capo, quasi Scorpius non fosse in grado di capire. Distolse lo sguardo ormai lucido dal suo, affondando i denti nel labbro inferiore mentre cercava di trovare una distrazione prima nei fili d'erba a terra, poi sulla copertina del suo libro. « tu compi delle scelte, delle scelte lucide e razionali, alle volte addirittura ponderate: non ti capita tutto ciò che ti capita per una punizione divina o per disgrazia ma perché sei tu a sceglierlo » - « Scorpius » Lo richiamò, ma lui andò avanti per la sua strada mentre le lasciava il braccio e si lasciava travolgere. Travolgere, così come faceva sempre. « tu hai scelto di tradirmi cosí come io ho scelto di perdonarti ogni volta. Tu hai scelto di andartene, di tornare, di evitarmi e poi ritornare. Sei tu che scegli com'è che vanno le cose, com'è che va la tua vita, non le tue maledettissime pillole. Quelle ti aiutano solo a mandare giù le scelte sbagliate. » Il tradimento. Tutte le volte che Theo spariva per giorni e poi tornava con lo sguardo colpevole di chi, ancora una volta, si era lasciata andare. Gli occhi pesti, il singhiozzo fra le labbra, i piedi scalzi e le felpe rubate a Scorpius dentro alle quali si perdeva. Ogni singola volta si ritrovava davanti alla sua porta, tornava indietro solamente per buttarsi fra le sue braccia e ritrovare quella stabilità che perdeva. E lui era sempre stato lì. Sempre, finchè Theo aveva voluto; poi iniziò semplicemente a fare troppo male. L'aveva visto cambiare, lentamente, l'aveva osservato iniziare ad accusare i colpi uno dietro l'altro. Le litigate, i malumori, quella cosa nella testa di Theo che la portava a fuggire e farla evadere da quella che reputava una relazione troppo soffocante, ma al contempo una cosa che la faceva stare bene. Era giunta alla conclusione, un giorno, che a forza di starle così dietro anche Scorpius si sarebbe ammalato. Ci stava troppo dentro, ci teneva troppo, e più andavano avanti, più la situazione diventava pesante. Ma dipendeva realmente dalle scelte lucide che Theo compiva? In parte sí, in parte no. In parte, alle volte si sentiva cosí sola che voleva solamente colmare i vuoti con un affetto sfuggente, un qualcosa che non sarebbe rimasto lí per tutta la vita; altre volte invece cercava semplicemente violenza, qualcuno che la trattasse male e la mettesse al posto suo, ricordandole che non era nulla di piú che un semplice corpo da poter usare a proprio piacimento per poi essere abbandonato ad un angolo del letto. Quante cose aveva tenute nascoste a Scorpius, quante volte aveva fatto passare per scelte sue, scelte che sue non lo erano state per niente. Theo aveva uno spirito ribelle, era fragile, e chi lo capiva d'anticipo creava il mix perfetto per approfittarsene. Scorpius non avrebbe retto anche quelle veritá, e Theo gli voleva semplicemente troppo bene per caricarlo di un fardello simile. « mi sono sempre arreso all'idea che con te è così che va, che è inutile farsi tante domande o cercare di capirti... che avrai sempre un colpevole all'infuori di te che ti giustifichi e tuteli, ma non è così che funziona per davvero. Non è così che si cresce. Tu hai deciso di mandare a monte tutto ogni sacrosanta volta, anche a discapito dei miei sforzi. Dici che cerchi la tranquillità, la stabilità, un luogo protetto dove poter far pace con ciò che sei e con ciò che ti divora dall'interno... e io lo ero! cazzo, Theo, io ero la tranquillità che cercavi, la stabilità che bramavi e il luogo dove avresti potuto leccarti le ferite lontano da tutto e tutti, ma tu... Una volta che mi hai avuto completamente hai deciso che non era quello che volevi in realtà. » Tornare con gli occhi nei suoi forse fu il colpo più duro che potesse ricevere. Theo strinse la mascella e, forse per riflesso, forse perchè gli concedeva ogni ragione esistente sulla faccia dell'intero universo, anche lei non riuscì a trattenere un paio di lacrime che le scavarono il viso, incontrollate. « quindi, ti prego, vuoi dirmi qual'è il vero fottuto problema? Perché io onestamente non voglio più vivere in questa enorme messa in scena e non voglio più sentirmi obbligato in una menzogna...neppure se è per te. » La manica tirata sotto il polso passò velocemente sugli zigomi macchiati di rimmel.
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    Ed eccola lì, la forte, egocentrica, presuntuosa Theodora Watson, completamente messa a nudo alla mercè di un'incredibile fragilità che le aveva stravolto l'espressione. « Vuoi il problema? iniziò con un flebile sospiro, la voce appena incrinata che, prontamente, cercò di schiarire « speravo fossi tu a lasciarmi, in realtá. Mi dicevo che se avessi insistito, se avessi continuato a fare ciò che facevo ma tirando fuori il peggio di me, lo avresti fatto, mi avresti lasciata e tutto si sarebbe risolto senza alcun problema.» Iniziò a torturarsi le unghie fra i denti, poggiandosi col fianco alla ringhiera, meditabonda « Ho provato a farlo io, ma tornavo sempre indietro perchè sono vigliacca e perchè fondamentalmente non riuscivo a starti lontano, mi faceva male mettere un punto definitivo, non ero pronta.» ed assottigliò lo sguardo, percorrendo la linea del suo volto col polpastrello, lí dove si era fermata una lacrima che raccolse con delicatezza sovrumana. Le dita si ritrassero in fretta. « Però mi faceva male anche vederti cosí. Vederti impotente, confuso, a volte talmente tanto ferito che per te era diventato automatico perdonarmi. C'eri completamente dentro, Scorpius. Era come se ogni giorno ti abbandonasse un frammento di sanitá mentale e mi stavi venendo dietro, stavi cedendo Continuando cosí non avresti fatto altro che toccare il fondo « Dopo che ti ho detto...Insomma, giá avevo deciso da tempo di darti la libertá che meritavi, ma non avevo la benchè minima idea di come muovermi, perchè io stavo bene, non volevo che finisse cosí. Quando è successa quella cosa, l'ultima volta che ci siamo visti, ho pensato che fosse il modo adatto per finirla. Per mascherare tutto cosí che nessuno dei due si sarebbe mai chiesto quale fosse la vera motivazione per cui non aveva funzionato » Quando Scorpius scoprí di essere un sineater, Theo colse semplicemente la palla al balzo. La situazione che si era presentata era stata cosí strana e particolare che si rivelò essere perfetta per il suo scopo, senza essere necessariamente troppo doloroso per entrambi. « Quella notte ti ho tranquillizzato, ti ho baciato e me ne sono andata con la consapevolezza che non sarei piú tornata indietro... però non è facile vederti in università tutti i giorni, incontrarti in giro e fare finta di niente quando ho condiviso con te piú cose che con me stessa.» Aveva gli occhi lucidi ma non piangeva, Theo aveva assunto una freddezza tale, mentre parlava, da mettere i brividi. Era passato troppo tempo, cosí tanto tempo che ormai credeva fosse abbastanza. « Immaginavo saresti andato avanti, presto o tardi. Quindi ho aspettato e poi mi sono detta: "perchè no, adesso potrei tornarci amica senza farlo sembrare troppo assurdo". Non volevo rovinare tutto, di nuovo, e non voglio portarti alla deriva con i miei mille problemi che, okei, non sarò speciale per questo, ma...una volta che tu ci sei dentro ti lasci sopraffare, cosa che a me non accade. Non valevo la tua felicitá.» Non la valgo tutt'ora « Per questo sono felice che tu ti stia sentendo con un'altra, perchè non hai piú bisogno di pensare a me in quel senso, e potrebbe venire naturale, forse. Non voglio perderti, non di nuovo.»


    Edited by the soul of morthacci yours. - 5/2/2020, 01:57
     
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