me ne dia tre

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  1. bëosa
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    Si può passare un intera ora a rimuginare sulle parole dette da qualcuno? si può effettivamente focalizzarsi solo su 20 o 30 parole che quel qualcuno ci ha rivolto e cercare di capire il perchè nella nostra testa sembra una cosa razionale ma in realtà non ne capiamo veramente il senso ? Il collo le doleva e la schiena gridava pietà, avrebbe dovuto mettersi in una posizione più retta per non provare quell'acuto dolore ma non si muoveva, era accasciata sulla panca dei tre manici da almeno venti minuti con lo sguardo perso nella sua burrobirra continuava a rimuginare sulle parole che quella mattina il suo psichiatra le aveva rivolto «così non facciamo passi avanti signorina Sherwood, la vedo molto distratta nelle ultime sedute e non ne afferro il motivo. Potrebbe essere per l'evento dei suoi genitori che avrà luogo in Svezia ?"» era una domanda più che normale eppure Mabel si era assestata da quel turbinio di pensieri che le scorrono in ogni secondo nella mente e si era focalizzata su quelle parole evento, genitori e svezia.
    Qualche mese prima di quella seduta la ragazza era venuta a conoscenza di un evento reale molto famoso in svezia, ogni anno si faceva un gala dove vi erano presenti tutte le persone che contavano veramente nella società Svedese. Lei c'èra stata solo da bambina quando suo padre ancora non si vergognava di lei e tutto ciò che ricorda è che era tutto così bello, non le è più stato permesso andarci e non le sarebbe importato niente se solo sua madre non le avesse promesso che quell'anno sarebbero andati tutti e tre insieme, finalmente avrebbe fatto la sua entrata nella società svedese accompagnata dai suoi genitori per dimostrargli che non era così malata come credevano, ma poi le parole pronunciate dalla madre vennero ben presto messe a tacere dall'imponenza di Carlo, suo padre, non aveva intenzione di portarla con loro era ancora troppo instabile mentalmente e non meritava quella libertà. Prese l'ultimo sorso di birra dal suo boccale lasciando che il suo sguardo si fermasse più volte sulla schiuma della bevanda che scendeva sul vetro del boccale come le lacrime che tratteneva volevano ardere sul suo viso . Sospirò e richiamò l'attenzione del cameriere, non parlò gli fece solo il gesto per fargli notare che aveva il bicchiere vuoto e quello era un problema che voleva risolvere al più presto .
    I tre manici di scopa quella sera era gremito di maghi e streghe che strepitavano e si divertivano sotto l'effetto della magia più comune nel mondo, quella dell'alcol. Poteva benissimo vedere come la coppietta seduta a due tavoli di distanza alla sua sinistra avesse il tavolo pieno di cicchetti ormai vuoti o come l'uomo al bancone che parlava così lentamente da farle venire quasi il mal di testa. Fu in quel preciso momento che osservo tutta la gente che la circondava e decise che un bicchierino di Whisky Incendiario non le avrebbe fatto male. Di certo le parole di suo padre avrebbero fatto più male, perchè si in quel momento era pronta a una sfuriata con quell'uomo, gli avrebbe detto tutto che voleva andare a quel gala, che non era sbagliata, che era stato lui a condizionare tutta la sanità mentale della figlia... un impeto di rabbia che con molta probabilità sarebbe sparito l'indomani mattina, ma in quel momento lasciò il suo posto caldo per recarsi al bancone, richiamò l'attenzione tossendo e sorrise al ragazzo che gli si parò davanti «ciao - gli rivolse un sorriso forzato- vorrei due ANZI quattro NO meglio tre, si, vorrei tre shottini di Whisky» la sua voce non era bassa e tremolante come solitamente parlava nei luoghi pubblici ma anzi era riuscita a trovare quel pizzico di coraggio quella sera per uscire. Certo si può pensare che uscire da soli non è il meglio del divertimento ma la solitudine ha tante sfaccettature e lei, per forza di cose, era sempre riuscita a capirne e approfittare di ogni lato di questa condizione che le è stata imposta già da tenera età. Il cameriere nel frattempo le pose davanti i tre bicchierini e lei uno dopo l'altro lasciò che il nettare più stramaledettamente amaro che avesse mai assaggiato le scendesse giù per la gola con fin troppo facilità. Pagò la consumazione e si girò per tornare dove era seduta, ma non aveva pensato che con tutta quella gente il tavolo non poteva rimanere vuoto, così sbuffando poso il suo dolce fondoschiena sullo sgabello malandato al bancone sotto sguardo attento di qualche ragazzo che pensava che una donna così piccola non potesse reggere bene quei soli tre shot. Uno di loro la colpì, in modo disgustoso ovviamente, la stava fissando da qualche sgabello più in là e quando i loro sguardi si incrociarono lui le fece l'occhiolino. Sbarrò gli occhi girandosi dall'altra parte e prendendo al volo un bicchiere dal banco che decisamente non era il suo .
     
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    Non prendi mai nulla sul serio. Questa è l'ultima cosa che gli hanno detto, sintesi accurata dello stile di vita di sempre. Peter è famoso per la sua resilienza, per la sua capacità di adattamento al limite del menefreghismo, per il suo intramontabile buon viso a cattivo gioco. Ma negli ultimi tempi è diverso. E' come punto da una miriade di spilli in contemporanea, soprattutto nei momenti di presunto rilassamento, quando i raggi di sole si spengono nel tramonto e lui - ovviamente - chiude tutti i libri perché, insomma, non importa che faccia buio alle cinque, la giornata lavorativa finisce lì per partito preso. A nulla valgono le minacce sull'imminenza della sessione invernale, soprattutto in un periodo in cui, di minacce, ve ne sono ben altre. Ancora rimugina sulla nottata di Capodanno, sul viaggio a Berlino che nessuno aveva previsto, sul ritorno a casa in una nube di incertezze ed incomprensioni. Il Club di Teatro - che si era occupato di organizzare la festa, e del quale lui stesso fa parte -, alla fine si era rivelato del tutto innocente. I presenti avevano partecipato ad un'altra cena con delitto, senza saperlo. E' proprio questa consapevolezza ad aver gettato i giocatori nella confusione più totale: com'è possibile che nessuno ne abbia capito nulla? Ad ogni modo, alla stregua delle domande esistenziali, anche questa rimane senza risposta. C'è chi l'ha presa male, c'è chi si è rinchiuso in casa per tutto il mese di Gennaio. E poi c'è Peter, che ha deciso di fare il detective Conan della situazione, convinto che sia l'opzione migliore. Lui e Fawn hanno tenuto gli occhi così aperti da ridurli alla secchezza, pur di notare il minimo indizio utile. Vi state chiedendo se abbiano scoperto qualcosa? Beh, a parte gli orari in cui il signor Pepper - portiere dell'edificio in cui si tengono gli incontri del club - va in bagno, no. Niente, palle di fieno che rotolano per tutta Hogsmeade. Il giovane Paciock, comunque, non si dà per vinto. Prima o poi arriverà la svolta: lo ripete sempre a Fawn, incitandola a non demordere. Forse si sta lasciando un po' prendere dall'aspetto divertente dell'indagine, ma in fondo è solo un meccanismo di difesa psicologico utile in un contesto del genere - vale a dire la presa in giro di tutto ciò che fa paura. Sminuisci di là, sminuisci di là, immagina il pubblico in mutande. Sono strategie che servono ad affrontare col sorriso il giorno entrante. Peccato si tratti solo di un palliativo, dunque non di una cura a tutti gli effetti. E' innegabile che, prima o poi, verrà il momento di fare i conti con l'avanzare della tempesta preannunciata da tempo, attraverso piccole pioggerelle fastidiose, destinate a convertirsi nella peggiore delle tormente. Ma non è ancora il giorno giusto per farsi carico delle responsabilità di una vita, almeno non per Peter: nossignore, meglio una bevuta con amici, finché il fegato regge. Lui, Fawn ed altri ragazzi del club hanno optato per i Tre Manici di Scopa, forse per evitare il casino del Suspiria, nuovo locale di Hogsmeade, anima notturna e diurna del villaggio. «Ah perfetto, un tavolo manco a prenotarlo nel duemiladiciannove.», asserisce Peter, appurando la caotica situazione ai Tre Manici. Il gruppo decide di entrare lo stesso, costretto però ad una fugace bevuta al bancone. «Allora, oggi ho notato un tipo con la felpa con su scritto Berlin. Qui lo dico e qui lo nego - mi sa di losco. Loschissimo.», si avvicina all'orecchio di Fawn, rendendola partecipe dei suoi viaggi mentali assolutamente privi di qualsivoglia fondamento. Ma lui è contento così, si è dato da fare, ha visto qualcosa. Che quel qualcosa fosse una semplice felpa dell'Hard Rock, sti grandi cazzi. E' una pista. «Cioè, mi vuoi dire che la gente è così fuori dal mondo da non sapere cosa sia successo? E soprattutto, dopo questo, e allarga le braccia, teatrale, per rendere l'idea della portata di ciò che sta affermando, «- tu vieni al club con una felpa Berlin? Cioè, mi pigli per il culo?», ultimato il monologo, si volta verso il cameriere per ordinare un Mojito. Il quale viene preparato con grande cura, è bellissimo, pieno di foglioline di menta che ricordano a Peter quanto sia meravigliosa l'Erbologia. E quanto sia nella merda col programma di studio. Ragion per cui il cocktail andrà praticamente iniettato in vena, così da assopire tutte le ansie relative al percorso universitario che ha deciso di iniziare proprio quell'anno. Beve un sorso, si volta verso Fawn, continua a chiacchierare con lei, va per riprendere il bicchiere ma, inspiegabilmente, una tipa decide che adesso il Mojito di Peter le appartiene. Lui rimane interdetto, della serie cazzo succede? - e la segue a ruota, ancora vittima della psicosi di Capodanno che lo fa dubitare di tutto e di tutti.
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    «Scusa.», le picchietta sulla spalla, costringendola a voltarsi. Non l'ha mai vista prima da quelle parti - altro motivo di preoccupazione, responsabile di una serie di connessioni mentali che portano Peter a credere, addirittura, che la ragazza possa essere tedesca. «Oggi giornatina del cazzo, te mi freghi pure il cocktail, non so, ti serve altro? Una Firebolt, un koala, Erballegra, maionese? Toh, qua. Altro?», chiede, indispettito, riflettendo sul fatto che l'oroscopo abbia effettivamente ragione. Tempi migliori verranno con la primavera, per voi Capricorno. E se lo dicono le stelle, c'è poco da fare. La ragazza non lo calcola di striscio, e questo non fa che scocciarlo ancora di più. Le si para davanti e le dice: «Mi stai ascoltando?», ed è allora che nota l'incrocio di sguardi tra lei ed un altro ragazzo al bancone. Peter osserva lei, osserva lui, osserva i ragazzi del club che continuano a chiacchierare. Il suo spirito critico gli suggerisce di sincerarsi che la situazione sia quanto meno sotto controllo. «Stai bene?», domanda, riappropriandosi del Mojito con nonchalance. Eh scusa, eh.
     
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1 replies since 3/2/2020, 18:09   83 views
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