a dog is a man's best friend.

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  1. it's mandy‚ bitch
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    Avanzava lentamente lungo il corridoio deserto, le pareti spoglie degli orribili ritratti dei membri della famiglia Gaunt, i segni più chiari lasciati dalle cornici invisibili nell’oscurità del pomeriggio invernale. Fuori dalle finestre, il vento impietoso delle Highlands scozzesi si abbatteva sulla solida pietra dell’antica magione di campagna, facendo tremare i vetri. Ad eccezione di quel flebile rumore, l’intera casa era immersa nel silenzio - troppo silenzio. Stringendo al petto la grande scatola di cartone forata ai lati, Amanda azzardò un altro cauto passo nella speranza di sfuggire all’udito fine dell’elfo più anziano. “Ci siamo quasi. Siamo quasi al sicuro.” Un’asse di legno del parquet cigolò sotto il suo peso e l’Auror si immobilizzò sul posto, il battito cardiaco accelerato e l’orecchio teso, pregando interiormente che quello scricchiolio fosse passato inosservato. CRACK! Troppo tardi. « Bentornata, signorina. Ha passato una bella giornata? » Il decrepito elfo di famiglia, che la madre di Regulus aveva tanto gentilmente deciso di prestare loro, la osservava con il mestolo ancora in mano. Gli occhi acquosi della creatura la scrutavano sospettosi, nemmeno l’avesse sorpresa a fare qualcosa di illegale. Amanda si schiarì la voce e si raddrizzò, sfoggiando l’espressione più innocente del mondo. « Sì, grazie… » Boccheggiò per un istante, sforzandosi di ricordare il nome della creatura. Sebbene fosse cresciuta in una famiglia con tre elfi domestici, in seguito ai M.A.G.O. aveva imparato ad apprezzare l’indipendenza che derivava dal vivere da sola e, nonostante tutto, faticava ad abituarsi all’idea di avere qualcuno appositamente pagato per servirla e riverirla. O controllarla, come sospettava che stesse facendo il decrepito Asterix. « Comunque » Scrollò le spalle, il tono di voce più deciso, quasi autoritario. « sono piuttosto stanca, credo che mi riposerò sino all’ora di cena. Reg torna o fa il turno di notte? » Nonostante si fosse ufficialmente trasferita a vivere assieme a Regulus da relativamente poco tempo, aveva imparato che chiedere notizie del fidanzato o, per lo meno, fingersi interessata a ciò che lo riguardava era il modo migliore per guadagnarsi l’approvazione del loro intransigente domestico. Gli occhi dell’elfo si illuminarono. « Il padrone è già tornato, è nel suo studio. Vado a chiamarlo? » Mandy spostò lo iridi olivastre sulla parete alle spalle della creatura, quasi potesse trapassarle con lo sguardo e scorgere la figura di Regulus china sulle scartoffie o intenta o giocare con quell’inquietantissimo serpente. Per poco non le era preso un infarto, la prima volta che lo aveva visto. « No. Non importa. Probabilmente avrà da fare. » Si mordicchiò l’interno della guancia, vagamente nervosa. Quello sì che avrebbe potuto essere un problema. Aveva dato per scontato che Regulus avesse lavorato sino a tardi – se non addirittura tutta la notte – e quell’imprevisto mal si sposava con il piano che aveva architettato. Un brusco movimento dall’interno della scatola la riscosse, facendola sobbalzare. Strinse maggiormente la presa attorno al cartone e rivolse un largo sorriso ad Asterix. Aveva bisogno di tempo per inventarsi qualcos’altro. « A dopo, allora. » E percorrendo rapidamente i pochi metri che la dividevano dalla sua camera da letto, si chiuse la porta alle spalle in tutta fretta. Vi si appoggiò contro con la schiena, abbandonandosi ad un sospiro. « Ce la siamo davvero vista brutta. » Posò la scatola sul letto e insonorizzò la stanza con un rapido colpo di bacchetta. Quando rimosse il coperchio, uno scodinzolante cucciolo di bovaro del bernese si sporse verso di lei, le zampe posate sul bordo per sorreggersi, tentando di leccarle il viso. « Sei stato bravissimo, Chocopops.» Lo sollevò e lo strinse al petto, il musetto umido del cucciolo che le bagnava la guancia, emettendo piccoli guaiti eccitati. Sospirò silenziosamente, accarezzando il pelo morbido del cane. « Ora dobbiamo solo presentarti a Reg. » Più facile a dirsi che a farsi, probabilmente.
    […] Nonostante Mandy si fosse ripromessa di vuotare il sacco prima della fine della cena, il momento decisivo venne rimandato man a mano che Asterix riempiva loro i piatti, nella speranza che il famoso detto a pancia piena si ragiona meglio fosse vero. Pur conoscendo bene Regulus, non era sicura di quale sarebbe stata la sua reazione davanti alla decisione impulsiva di prendere un cane senza prima consultarlo. Dubitava che si sarebbe davvero alterato ma, nel profondo, Mandy era consapevole di aver varcato un confine invisibile: l’anello al suo dito, simbolo di un fidanzamento a cui nessuno dei due ambiva realmente, non l’autorizzava a comportarsi come se quella fosse casa sua; non ancora. Sorseggiò nervosamente un po’ di vino rosso dal bicchiere, sollevando la bottiglia ancora mezza piena per controllarne il contenuto. « Hai da fare o mi fai compagnia? » Propose, inarcando appena un sopracciglio. Non aspettò risposta, spostandosi sul divano e versando una generosa quantità di vino nel calice, prima di posare la bottiglia sul basso tavolino da caffè, davanti a Regulus. Un debole fuocherello scoppiettava nel caminetto poco distante, riscaldando piacevolmente l’ambiente. « Oggi sei tornato presto. Tutto bene al lavoro? » Inclinò lievemente il viso di lato, scrutando Regulus con interesse. Chiunque, udendo quella conversazione, avrebbe potuto pensare che si trattasse di miseri convenevoli o, al più, del chiaro segnale di una relazione triste e ormai consumata. Al contrario, ad Amanda piaceva parlare di lavoro: aveva faticato per diventare Auror ed era orgogliosa di ciò che faceva, indipendentemente dalle difficoltà e degli imprevisti che si era ritrovata costretta a gestire e, per quanto si trattasse di un mestiere insolito, sapeva che Regulus traeva soddisfazione dalla gestione di Azkaban. Era una cosa che avevano in comune. « La mia giornata è stata… intensa. » Sospirò, l’espressione stanca. Negli ultimi tempi, in particolare, l’Ufficio Auror non se la passava troppo bene. Prima la morte della Preside Brown e le polemiche susseguitesi con la sospensione dei tirocinanti con residenza ad Inverness, poi la misteriosa morte di Eric Donovan in cui erano rimasti coinvolti collegiali e minorenni e su cui, nonostante gli sforzi congiunti assieme alle autorità tedesche, nessun indizio lampante era ancora venuto a galla. Sì, ripensandoci aveva davvero bisogno di quel bicchiere di vino. « I giornalisti continuano a starci con il fiato sul collo e, come se non bastasse, Esposito è peggio di un bambino. Non è un buon momento per essere me. » Accompagnò quelle parole con una piccola smorfia, arricciando il naso. Da quando era tornata dalla Danimarca si era buttata a capofitto nel lavoro, raccontando a sé stessa che era il modo migliore per riprendere i vecchi ritmi. In verità, darsi da fare e sobbarcarsi di responsabilità le teneva la mente impegnata, lontana da pensieri che, durante le feste, l’avevano tormentata più che mai. Forse era quello il motivo per cui, d’un tratto, aveva sentito il bisogno di concretizzare il desiderio di avere un cane: un patetico tentativo di trovare un surrogato di quel bambino che aveva consapevolmente scelto di abbandonare, come se dedicarsi ad un altro essere vivente potesse alleggerire il peso che portava sulla coscienza. Scontarne il prezzo non era affatto facile. Assorta in quei pensieri, la sua espressione divenne improvvisamente distante, le dita strette con più forza attorno al bicchiere. Impiegò qualche istante a riscuotersi, riportata alla realtà da un tonfo proveniente dal piano superiore. « Che cosa…? » Alzò lo sguardo sul soffitto e, dopo un paio di secondi, le urla del vecchio elfo circa un ‘mostro’ giunsero soffocate. “Merda.” « Ehm, Reg » Si sforzò di rivolgergli un sorriso. « devo dirti una cosa. Io h- » Prima che potesse finire la frase, un rumore di unghie sul legno, accompagnato da un uggiolare incontrollato, preannunciò di qualche secondo la comparsa di Chocopops alla base delle scale. Mandy si immobilizzò, lo sguardo fisso sul cane. “Tipregocomportatibenetipregotiprego.” « Choco, no! » Il tono di voce perentorio, il ditino alzato con aria autoritaria… Fu tutto inutile. Il cucciolo si lanciò nella loro direzione, puntando diritto su Regulus per saltargli in grembo, probabilmente attratto dalla novità che l’uomo rappresentava. « Signore, padrone! Un mostro, è un mostro! Ha aggredito Asterix, voleva uccidermi! » A peggiorare le cose, l’elfo comparve proprio in quel momento, pallido come un cencio. Amanda strinse le labbra, coprendosi il viso con la mano libera per celare una risata esasperata. Quando tornò a guardare Regulus, Chocopops stava tentando di leccargli il naso, scodinzolando vistosamente. “Oh, beh. Peggio di così non potrebbe andare.” « Regulus, ti presento Chocopops. Chocopops, Regulus. » Annunciò, con aria solenne, scolandosi l’ultimo sorso di vino.
     
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