miss&mr romance tips

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    « Oh, cavolo! Fa freddissimisssimooo. » Una Agnès D’Arcy quasi congelata saltellò su sé stessa, sfregando le mani guantate sul mantello ricoperto di fiocchi di neve. Era infagottata dentro una sciarpa rosa pallido, dello stesso colore dei gaunti, che lasciava intravedere solamente gli occhi e alcune ciocche di lunghi capelli castani, leggermente umidi ed arruffati a causa del maltempo. La giornata di pallido sole invernale che sembrava preannunciarsi quella domenica si era ben presto trasformata in una bufera di neve, cogliendo di sorpresa gli studenti e finendo per spegnere persino l’entusiasmo dei più agguerriti: faceva troppo freddo per gironzolare per le viuzze di Hogsmeade, una cioccolata calda in Sala grande era sicuramente un’opzione più allettante. Non per questo, Nessie e Grace erano tornate dalla missione a mani vuote; al contrario, nella borsa di entrambe riposava una generosa e variegata quantità di dolciumi provenienti da Mielandia. Una soddisfazione non da poco, visto il tempo. « Che peccato. Per una volta che potevamo stare fuori tutto il pomeriggio. » Si lamentò, leggermente imbronciata, mentre sottobraccio a Grace percorreva il corridoio che le avrebbe condotte ai sotterranei e, di lì, alle rispettive Sale Comuni. Erano rientrate prima del previsto e Nessie aveva ancora una mezz’oretta di tempo prima dell’appuntamento con Otis in Sala Grande. Ne avrebbe approfittato per liberarsi di sciarpa, guanti e mantello e riscaldarsi un po’ davanti al caminetto della Sala Comune di Serpeverde. Magari sarebbe persino riuscita a recuperare la sensibilità alle dita. Giunte davanti alle cucine, la giovane Serpeverde si fermò, lo sguardo ad incontrare quello dell’amica. « Ti va se ci vediamo dopo cena? Magari possiamo suonare un po’, se non è troppo tardi. » Propose, senza riuscire a nascondere una nota speranzosa nella voce. Durante le vacanze invernali aveva toccato pochissimo il violino e, in seguito a quanto accaduto a Capodanno, la sua ispirazione sembrava essere svanita come neve al sole. Non solo, gli incubi legati al Lockdown erano ricominciati e, intimamente, Agnès non aveva mai sentito una necessità tanto impellente di mantenere il controllo su ciò che accadeva attorno a lei. Sebbene non lo avesse confessato a nessuno, eludendo persino le domande della psicologa, era evidente che vi fosse qualcosa di strano: il suo viso era tirato, segno che doveva aver perso qualche chilo, e gli occhi erano spesso gonfi ed arrossati, accompagnati da occhiaie scure che riusciva parzialmente a nascondere con uno strato di trucco. Non ne aveva parlato apertamente con nessuno, limitandosi a rispondere a monosillabi alle domande di Kylie, per poi liquidare la questione. Non era pronta a farlo, forse perché non era sicura di come avrebbe dovuto sentirsi al riguardo. Qualcuno era stato ucciso nelle sue immediate vicinanze, apparentemente senza motivo, in uno schema che ricordava sin troppo il Lockdown. Chiunque avrebbe potuto essere la vittima designata e quella consapevolezza la terrorizzava. « A dopo! » Stampò un bacetto sulla guancia di Grace e si diresse verso la Sala Comune di Serpeverde, impaziente di liberarsi del mantello umido. Il fuoco nel caminetto, allegro e scoppiettante, fu un toccasana. Il calore la fece ben presto sentire meglio e, dopo aver infilato in borsa un quadernino e una matita per poter prendere appunti, Nessie lasciò il dormitorio per raggiungere la Sala Grande. “Sono in anticipo. Magari non è ancora arrivato.” Gettò una rapida occhiata allo schermo del cellulare, con l’orologio digitale che segnava le 16.41, dubbiosa. Vista l’ora, i tavoli non erano molto affollati e, nonostante l’altezza minuta, non le fu difficile scorgere le figure familiari di Emi e Otis, seduti l’uno accanto all’altro ed intenti a conversare fitto fitto. Inarcò un sopracciglio, incuriosita. Chissà di cosa stavano parlando. « Ciao! » Trillò, una volta che li ebbe raggiunti, facendoli sobbalzare entrambi. Rivolse loro un sorriso di scuse, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli. « Scusate, non volevo spaventarvi. Ma ho finito prima del previsto, perciò… » Si strinse nelle piccole spalle, dondolando appena sulla punta di piedi, senza sapere bene cosa dire. « Che fate? » Lo sguardo scivolò sul tavolo, il piatto di Emi pieno di piccoli mignon sistemati nei pirottini da dolci e disposti in maniera tutt’altro che esteticamente piacevole. « Oh, no! La panna e la gelatina alla frutta non si devono toccare! » Si fece spazio in mezzo a loro, facilitata dai comodi jeans babbani, e sistemò con cura il contenuto del piatto dell’amico, premurandosi di non toccare i pasticcini con le dita. « Ecco. Molto meglio, no? » Spinse il piatto verso Emi, soddisfatta. Il disordine non riusciva proprio a sopportarlo, soprattutto se si trattava di cibo. « Ah, prima che mi dimentichi. » Aprì la borsa a tracolla e rovistò all’interno, ripescando un piccolo sacchettino di Mielandia contente qualche Cioccorana e schifezze varie. « Io e Grace siamo riuscite a passare da Mielandia prima della tempesta. Ti ho preso qualcosa, però ricordati che mi hai promesso la figurina di Morgana. Non riesco mai a trovarla. » Lasciò il pacchettino ad Emi e si voltò verso Otis, con uno svolazzo dei lunghi capelli. « Ho preso qualcosa anche per noi, nel caso in cui avessimo bisogno di un po’ di energia per rispondere alla posta. » Non aveva dimenticato l’assortimento di pallini acidi e schifezze varie presente alla prima riunione del giornalino scolastico e fare incetta di provviste in vista della loro collaborazione professionale le era sembrata una buona idea. « Sei pronto? Non vedo l’ora di rispondere a qualche lettera! » Le iridi verdastre brillarono d’entusiasmo e, battendo tra loro le piccole mani pallide, Agnès si rialzò in piedi con un movimento adulto ed elegante. Rifilò un bacio sulla guancia di Émile e afferrò la mano di Otis, quasi volesse incitarlo a seguirla. « Mi spiace rubartelo ma abbiamo intricati problemi di cuore da risolvere. » Annunciò, con aria solenne. Fece scivolare il braccio sotto quello del Tassorosso e lo trascinò verso l’atrio principale, fuori dalla Sala Grande. « Lo so che ti ho detto di restare in Sala Grande ma ho pensato che forse è un luogo un po’ troppo affollato. Abbiamo bisogno di concentrarci e non vorrei rischiare che le lettere giungessero ad orecchie indiscret- occhi, volevo dire occhi indiscreti. Vabbè, hai capito. » Stava prendendo davvero sul serio l’intera faccenda del giornalino scolastico e, di conseguenza, anche la privacy dei loro abbonati. « Perciò ho pensato che potremmo usare le cucine. Sono un po’ come la Sala Grande, ma con meno studenti: c’è cibo e fa caldo. » Ridacchiò e lo lasciò andare. Si sollevò sulla punta dei piedi e fece il solletico alla pera nel dipinto di natura morta che celava l’accesso alle cucine che, obbediente, si aprì per lasciarli passare. Nessie rivolse un largo sorriso agli elfi domestici, facendosi largo tra loro come se fosse un’ospite abitudinaria. « Quel tavolo è perfetto!» Con la borsa ancora a tracolla, afferrò uno sgabello e lo spostò in prossimità del tavolo, per poi ripetere l’operazione con il secondo. Una volta finito aveva le guance arrossate, per lo sforzo o per il caldo. Toccò ripetutamente lo sgabello, invitando Otis ad accomodarsi. « Ecco! Il nostro ufficio privato! » Allargò le braccia con aria soddisfatta, quasi volesse abbracciare l’intero ambiente. Vi erano sicuramente aule in disuso ed ambienti più consoni per occuparsi della posta del Doxy Pixie Wise ma, secondo la personalissima opinione di Nessie, nessuno era accogliente tanto quanto le cucine. E loro avevano bisogno della giusta atmosfera per potersi concentrare sui tormenti dei loro fedelissimi lettori. Mentre rovistava nella borsa, un elfo domestico si avvicinò, offrendo loro diversi stuzzichini: piccoli panini farciti, fette di torta e quant’altro. « Oh, no grazie. Non ho proprio fame, oggi. Però prenderei volentieri una tazza di thè, se possibile. Credo di avere il naso ancora ghiacciato. » Ne sfregò delicatamente la punta, che divenne bianca e poi rosa. Afferrò la matita e si sporse verso Otis, pronta a scrivere. « Allora… da dove cominciamo? » Domandò, con le iridi olivastre illuminate d’impazienza.


     
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    Otis, e ultimamente questo si verificava più spesso di quanto volesse, quel giorno era di cattivo umore. La giornata era partita malissimo: la fine del semestre si avvicinava e i compiti si erano moltiplicati vertiginosamente, e per quanto cercasse di fare del suo meglio per mantenere i buoni voti che era fiero di essersi riuscito a guadagnare fino ad allora, il sesto anno si stava dimostrano più difficile di quanto avesse previsto, così anche quella notte era rimasto in piedi per studiare. Verifiche su verifiche continuavano ad accavallarsi, al punto che persino lui, da sempre piuttosto mansueto e remissivo nell'assecondare le richieste dei professori, aveva protestato sbuffando e lamentandosi quando il prof di Pozioni aveva fissato una prova pratica due ore prima della verifica di Erbologia del prof Crouch. «Come pensano che dobbiamo fare a prepararci per entrambe nello stesso giorno?!»– aveva bisbigliato tra i denti al suo compagno di banco, durante l'ora di Astronomia, che continuava a tenere l'occhio spiaccicato nell'oculare del telescopio. «E poi mica dobbiamo solo studiare per le verifiche! Bisogna anche fare i compiti assegnati dalle altre materie, perché – senti questa – non ci giustificano! Antiche Rune ha chiesto 4 pagine di pergamene entro domani. Erbologia interroga su tutto il programma, e ha detto che ci saranno persino domande dell'anno scorso. DELL'ANNO SCORSO!» Il prof D'Arcy l'aveva fulminato con lo sguardo per quell'eccesso di esuberanza, mentre il resto della classe se ne stava in religioso silenzio ad ammirare le costellazioni prima di comporre l'ennesima mappa stellare. Aveva chiesto scusa alzando una mano e ricomponendosi, ma era rimasto arrabbiato e stressato per il resto del giorno. Ma ora arriva la parte peggiore: la latitanza notturna del suo migliore amico era iniziata proprio la sera prima. E di per sé il fatto che Emi avesse problemi di sonnambulismo, una passione segreta per il birdwatching notturno, una fidanzata con cui si sbacucchiava a lume di Lumos nell'armadio delle scope, o una nuova vita da vampiro, a Otis non preoccupava più di tanto. Era il fatto che non gli stesse dicendo la verità, ed era la brutta sensazione di pensare di star dormendo con di fronte l'amico, soltanto per poi alzarsi e scoprire che di lui non c'è traccia, a ferirlo e rammaricarlo. Per giunta, Otis non si trovava bene a studiare da solo: lui e l'amico avevano trovato un equilibrio sinergico perfetto, e studiavano insieme ormai da anni; adesso però lui era arrabbiato e offeso, e non trovava più altrettanto piacevole spendere del tempo con Emi. E anche se l'avesse voluto non avrebbe potuto, perché continuava a sgusciare via e a dargli buca all'ultimo.
    Quella mattina al suo risveglio non l'aveva neanche trovato nel letto, segno che non fosse ancora rientrato – o che fosse già uscito di soppiatto per non dovergli dare spiegazioni. Così gli aveva inviato qualche messaggio, ma le risposte dell'amico non erano state né sufficienti né tantomeno rassicuranti: qualcosa in lui era diverso. Non gli ci voleva quell'altro stress aggiunto, così, dopo un momento di esasperazione, si era detto che non avesse tempo per preoccuparsene, ora, e che si sarebbe concentrato su se stesso. Per questo si era messo a studiare, dopo un salto veloce in biblioteca, nella Sala Grande, pur avendo invitato l'amico a unirsi a lui. Fuori la tempesta di neve si faceva sempre più intensa, e questo gli bastò per sentirsi conciliato nel tentativo di ripassare per Erbologia senza di lui. Nella Sala non c'era molta gente, perché tutti preferiscono studiare in biblioteca o rimanersene in camera: visti gli alti soffitti era difficile riscaldare adeguatamente l'enorme stanza, ma Otis era già equipaggiato adeguatamente, e scribacchiava sulla sua pergamena stretto nel suo caldo giubbotto, che lo impediva un po' nei movimenti, ma non troppo.
    Alle 16, un'ora dopo, l'aveva raggiunto. Otis, offeso, non si era neanche disturbato di alzare la testa per salutarlo, bofonchiando un «Ehi». Émile invece si era comportato come se niente fosse, tranquillo e simpatico come al solito. «Hai visto che tempesta, lì fuori? Pare che sospenderanno le lezioni di Volo per i prossimi 3 giorni per il maltempo. Peccato.» «Già, un'autentica tragedia.» Fece lui di rimando, monotòno.
    L'amico andò a procurarsi dei pasticcini per fare merenda, mentre Otis rimase a scribacchiare e sfogliare, con foga aggressiva, le pagine del volume di Erbologia.
    MTOIVUi

    «Ciao!» Emi si spaventò al punto da fiondare un pasticcino così lontano che raggiunse il tavolo dei Serpeverde. Otis sbuffò in una risata, guardandolo di sottecchi. «Ehi, Ness!» «Ciao, Nessie...» borbottò Otis, poco predisposto a elargire sorrisi. Nessie però non parve neanche accorgersene. «Scusate, non volevo spaventarvi. Ma ho finito prima del previsto, perciò... Che fate?»
    Otis richiuse il libro, e avvitò il tappo alla boccetta di inchiostro. «Nessun problema, io tanto ho quasi finito... Vogliamo and-» «Oh, no! La panna e la gelatina alla frutta non si devono toccare!» Assistette alla scena senza particolare sorpresa: conosceva quel lato della ragazza, e ci si era ormai già ampiamente abituato, per cui non badava più troppo alle sue stranezze. Emi, invece, la guardò come se fosse completamente pazza. Ridacchiando, scavalcò la panca, raccolse tutti i propri oggetti e li ripose nello zaino. «Ho preso qualcosa anche per noi, nel caso in cui avessimo bisogno di un po' di energia per rispondere alla posta». Caramelle? Nessie, tu sì che sai come arrivare al cuore di un ragazzo come me! «Sei la migliore, Ness! Ma queste sono Api Frizzole!!» Disse, con la testa infilata nel sacchetto, prima di lanciarsene in bocca due. Aspettò che la Serpeverde finisse di parlare prima di salutare l'amico con un sorriso a labbra strette e un «A dopo» poco convinto.
    «...Perciò ho pensato che potremmo usare le cucine. Sono un po' come la Sala Grande, ma con meno studenti: c'è cibo e fa caldo» fece la ragazza, prendendolo sotto braccio e ridacchiando. Lui era a disagio davanti a tutta la sua espansività, ma non era il genere di cose che scoraggiasse Nessie dall'essere spontanea, e a Otis andava bene così. Così la seguì senza dire molto, annuendo di tanto in tanto, alleviando pian piano lo stress che gli pesava addosso.
    «Ecco! Il nostro ufficio privato!» Il fatto che lei avesse pensato proprio alle cucine per quella loro riunione di lavoro era tanto stravagante quanto prevedibile, per cui, sebbene non ortodossa, a Otis l'idea piacque. Un po' incerto prese posto sullo sgabello che lei aveva posizionato accanto a lui, seguendola con lo sguardo mentre faceva lo stesso e rovistava nella borsa per cercare le lettere. Si sfilò lo zaino, lasciandolo per terra, quando un elfo si avvicinò e gli offrì diversi stuzzichini. Com'era ovvio, Otis accettò di buon grado, e si riempì la bocca di diverse pizzette, lasciando da parte una fetta di torta per più tardi. Quando sono stressato devo mangiare.
    «Allora... da dove cominciamo?» Otis si grattò la testa, masticando animatamente il boccone fin troppo grande. Ingoiò a fatica. «Dalla prima, direi! Queeeeeesta... qui» fece, allungandosi sul tavolo per afferrare la prima lettera della piccola pila.

    CITAZIONE
    Caro DPW,
    mi sento un po' ridicolo a mandare un gufo di questo tipo, ma non so a chi chiedere e, chi lo sa, magari voi mi sarete in qualche modo utili. (Personalmente non credo, ma o la va o la spacca, oh).
    Comunque... Il fatto è che credo mi piaccia una persona. Cioè, una ragazza. È solo che io sono sempre un po' impacciato e non so come comportarmi, oltre al fatto che non credo di piacerle. E se anche dovessi avere la fortuna di sapere che lei ricambia i miei sentimenti, cosa dovrei fare?? Fare il primo passo? Non ho mai baciato nessuna prima e ho paura di fare la cosa sbagliata.
    HELP
    Un povero anonimo disperato


    Lesse la lettera ad alta voce, tenendola in mezzo in modo che potesse vederla anche Nessie. Non serve negarlo: sudò. Quella sembrava proprio la sua situazione con la sorella di Emi. Quando ebbe finito si grattò la fronte umida, incerto. «Tu che dici, da un punto di vista femminile? Forse serve più la voce di... una ragazza su... su una cosa così...» Bevve un lungo sorso d'acqua, già visibilmente provato. Ed erano solo all'inizio.«Io penso che... Mh... Forse dovrebbe provare a capire se lei prova lo stesso. Perché se non è così non serve a niente dichiararsi, sarebbe solo un'umiliazione, una figuraccia, un incubo, solo a pensarci preferirei ingoiare uno scorpione vivo... No? Giusto? Non si deve fare, vero?» Calmati, Otis!
     
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    « Dalla prima, direi! Queeeeeesta... qui » Dopo aver ripescato la prima lettera, Otis iniziò a leggerla ad alta voce, illustrando così i drammi sentimentali del loro primo lettore. Nessie gli si accostò leggermente, mantenendo lo sguardo fisso sulla lettera, con gli incisivi che affondavano leggermente nel labbro inferiore, un’abitudine poco signorile che stava tentando di perdere ma a cui ricorreva spesso, quando era nervosa o necessitava di concentrazione. “Questa è facile.” Era stato sufficiente che Otis arrivasse a metà della lettera per intuire che si trovavano davanti a una situazione tipica, talmente comune che spesso e volentieri veniva riproposta in tutte le salse e con tanto di fantasiose disavventure nei film babbani per adolescenti e giovani adulti. Otis, però, sembrava particolarmente in difficoltà. « Tu che dici, da un punto di vista femminile? Forse serve più la voce di... una ragazza su... su una cosa così... » Lo vide bere mezzo bicchiere d’acqua in un sorso solo, pallido come un cencio e agitato. «Io penso che... Mh... Forse dovrebbe provare a capire se lei prova lo stesso. Perché se non è così non serve a niente dichiararsi, sarebbe solo un'umiliazione, una figuraccia, un incubo, solo a pensarci preferirei ingoiare uno scorpione vivo... No? Giusto? Non si deve fare, vero?» Prima di entrare a far parte della redazione del Doxy Pixie Wise, Nessie aveva trascorso poco tempo in compagnia di Otis al di fuori delle lezioni in comune, quasi esclusivamente limitato alla presenza di Emile o di qualche Club di cui entrambi facevano parte. A dispetto di ciò, il Tassorosso le aveva sempre dato l’idea di un ragazzo tranquillo e posato, ipotesi che, dal suo punto di vista, era stata confermata in quei mesi di collaborazione professionale. “Forse ha la febbre.” Ipotizzò, tra sé e sé, scrutandolo con attenzione. « Ti senti bene? » Gli domandò, un filino preoccupata. « Sei più bianco del Barone Sanguinario! » Allungò la mano destra verso di lui, toccandogli la fronte, compiendo il medesimo gesto su di sé con la sinistra, per controllargli la temperatura. Era più fresco di lei. « No, non sei caldo. Forse hai mangiato troppo in fretta, è meglio se aspetti un po’ prima di finire anche quelle. » Si ritrasse e indicò le poche pizzette rimase, sistemate accanto alla generosa fetta di torta che l’elfo aveva portato poco prima. « Comunq-. Oh, grazie! » La creatura ricomparve proprio in quel momento, trotterellando verso di loro reggendo un vassoio su cui era posizionata un teiera di ceramica da cui si levava un filo di fumo, un piattino di biscotti al burro e tutto l’occorrente per il thè. Spinse il vassoio sul tavolo e, dopo aver rivolto ad entrambi un’occhiata soddisfatta, si allontanò allegramente. « Cosa stavo dicendo? Ah, sì. La lettera. » Afferrò il piatto e la tazzina e li sistemò davanti a sé, in attesa che la miscela rimanesse in infusione il tempo necessario. « Credo che dovremmo entrambi dare il nostro parere, è probabile che una visione più ampia possa essere maggiormente d’aiuto. Anche se forse abbiamo idee diverse, al riguardo. » Si strinse nelle spalle, rivolgendo ad Otis un piccolo sorriso. « Un po’ di thè? » Senza aspettare la risposta, afferrò la teiera e verso parte dell’infuso fumante nella seconda tazzina, sistemandola sul piattino e spingendo il tutto verso Otis. Nessie adorava il thè. Lo beveva sempre, caldo in inverno e con il ghiaccio in estate, preferendo il classico earl grey o le miscele fruttate. Si trattava di un vezzo ereditato da sua nonna Magnolia quando, durante l’infanzia, avevano fatto merenda assieme innumerevoli volte. Riempì anche la propria tazzina e la portò alle labbra, soffiando sul liquido fumante prima di berne un sorso. Il calore si espanse in gola e lungo l’esofago, sino allo stomaco, scacciando il ricordo del vento gelido che le si era insinuato sotto il mantello durante la gita ad Hogsmeade. « Sembra la trama di un film romantico. Lui ha una cotta ma non sa da dove iniziare. Comprensibile. » Annuì con aria saggia, bevendo un altro sorso di thè. « Se sapessimo di più sulle persone in questione sarebbe più facile dare un buon consiglio. Mmmh. Forse è meglio valutare più opzioni… per esempio, lui e la ragazza sono amici? Conoscenti? Oppure non si sono nemmeno mai rivolti la parola?. » Ragionò ad alta voce, un’espressione vagamente assorta dipinta sul visetto infantile. « Meglio andare per gradi. » Afferrò la penna e tracciò una linea verticale sul foglio, dividendolo in due colonne, pronta ad annotare le idee di entrambi per ciascuno scenario, quello “amicizia” e quello “perfetti sconosciuti”. « Se mi trovassi nei panni del nostro anonimo e avessi una cotta per un mio amico, diciamo… probabilmente cercherei di capire se è ricambiata, prima di rischiare. Se si è già amici è più facile, in un certo senso. Si può passare del tempo insieme senza bisogno di inventare scuse o forzare le cose. E poi potrebbe già sapere molto su di lei: cosa le piace fare, i suoi interessi, il suo tipo ideale. » Scoccò ad Otis un’occhiata significativa. Quelle erano tutte informazioni importantissime. « In questo caso potrebbe chiederle di passare del tempo insieme, magari approfittando di un hobby comune, e vedere cosa succede. » Si strinse nelle spalle. Le sembrava l’ipotesi migliore per evitare di fare figuracce. « Se invece non si conoscono… dovrebbe tentare di conoscerla un po’ meglio, magari approcciandola con la scusa dei compiti, chiederle di farsi aiutare in qualche materia, oppure grazie ad amici comuni. È già più complicato, eh? » Arricciò leggermente il naso. Quello scenario risultava piuttosto ostico. « Anche se… beh, io sono uscita con un sacco di ragazzi con cui non avevo mai parlato. Ma immagino che per una ragazza sia diverso. » Per lo meno evitò di menzionare che, in seguito, molti li aveva anche baciati. E scaricati. « Dipende anche dalla ragazza in questione, però se a lui piace davvero, dovrebbe cercare di smuovere la situazione. Non per forza dichiarandosi di punto in bianco, ma almeno mostrando dell’interesse nei confronti di lei, oppure non succederà mai nulla tra loro. » Lo annotò come punto valido per entrambe le colonne, prima di sporgersi a leggere la lettera, per rinfrescarsi le idee. Aggrottò leggermente la fronte. Forse era solo un’impressione ma la grafia le sembrava familiare. « Per quanto riguarda il bacio… per adesso è un problema secondario. Mica può andare lì e baciarla, di punto in bianco. E poi i baci a stampo li sanno dare tutti! Al massimo si può fare pratica sulla propria mano. Ecco, guarda. » Tanto per chiarire il punto, si portò il dorso della mano alle labbra e vi stampò un piccolo bacetto. « Facile, no? » Le sfuggì una risatina. « Da qualche parte nel baule dovrei avere un inserto di Teen Witch che spiega i vari tipi di bacio. Se ti va potremmo fare un piccolo speciale al riguardo. » Gli propose, battendo le mani tra loro, entusiasta all’idea. Sarebbe stato incredibilmente utile ed era sicura che sarebbe stato d’aiuto ad un sacco di studenti impacciati o troppo imbarazzati per discutere di simili argomenti. Di certo non potevano andare a chiedere spiegazioni a genitori o professori. « Sai, in genere si impara abbastanza in fretta ma baciare alla francese qualcuno che non lo ha mai fatto prima... » Una piccola smorfia di disappunto si dipinse sul viso di Nessie, mentre scuoteva il capo, facendo dondolare i lunghi capelli castani. « C’è sempre il rischio di ritrovarsi a pomiciare con la piovra gigante. Per non parlare della saliva. » Pronunciò le ultime parole in un veloce sussurro, scacciandole con un veloce movimento della mano, quasi si trattasse di una mosca fastidiosa. Essere un bravo baciatore era una caratteristica importantissima secondo Nessie, ancor più dell’aspetto fisico. Se avesse dovuto stilare una classifica l’avrebbe messa al secondo posto, subito dopo la gentilezza. « Tu, invece? Cosa faresti? » Si sistemò sullo sgabello, appoggiando il viso alla mano libera e avvicinando la penna al foglio, pronta ad appuntare i suggerimenti di Otis.
     
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