Panna montata al veleno

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    Fondamenti di Patologie da Veleni. Un nome un programma. Un esame del primo anno che, per forza di cose, lui non ha dato. Non c'erano certi esami ad Alchimia nell'Istituto di Spjallr anche se, ovviamente, è già ben indirizzato sull'argomento dei veleni, usati spesso e volentieri in ambito chimico. Ma questo è tutto. E l'esame è a metà Febbraio. E lui sta, evidentemente, in mezzo alla merda. Tra il tirocinio - che continua a fargli cadere i coglioni tanto è noioso stare negli archivi, fortuna Jane e i suoi continui strappi alle regole che gli permettono di fuggire in pronto soccorso di tanto in tanto - e il panico dilagante che imperversa post Capodanno, e suddetto panico lui ce l'ha pure in casa, visto che Peter sembra essersi trasformato in Poirot, tanto è voglioso di trovare prove, nemmeno fosse effettivamente un Auror, Zip ha lasciato che l'idea di dare quell'esame scivolasse in secondo piano sulla lista delle sue priorità. Ma poi è arrivato la Carlisle a ricordargli il lavoro in coppia che avrebbe dovuto presentare proprio per quell'esame. L'aveva guardato, dritto negli occhi, con quel suo sorrisetto da faccia da cazzo che voleva tanto dirgli "Bello, tu all'esame ti presenterai e se sarai anche impreparato, tanto meglio così godrò nel poterti bocciare." E Zip, anima pia da crocerossino in certe situazioni, avrebbe pure deciso di acconsentire all'arrivare completamente impreparato per generare così un possibile orgasmo alla donna, cosa che, ne è assolutamente certo, non succede da tanto, ma no. E' troppo sicuro di sé e soprattutto ambizioso per potersi permettere di fare un passo indietro sulla sua ascesa, un simile scivolone solo per soddisfare le aspettative, fin troppo basse, sul suo conto. E' per questo che ha contatto Betty Branwell alla fine, decisamente tardi sulla tabella di marcia, ma abbastanza in anticipo, se si studia anche la notte, secondo la sua logica da procrastinatore seriale. Forse ci ha messo un po' a convincersi a scriverle, dopo che la Carlisle gliel'ha assegnata come compagna di studio, perché sa perfettamente, tramite Peter e le mille testate in merito, che è stata lei a trovare il corpo di Donovan durante la notte di Capodanno. Quello stesso Capodanno a cui lui non ha partecipato, anche se Nate gliel'abbia ribadito più volte, per una piccola visitina al Nord, per andare a trovare gli amici di un intero anno scolastico, gli stessi con i quali ha fatto talmente baldoria da ricordarsi poco e niente della serata quando si è risvegliato abbracciato ad un peluche verde a forma di capra. E mai, prima di quel momento, è stato felice di aver evitato un proiettile vagante così di sforo. Lui che di drammi ne ha vissuti fin troppi in vita sua, anche quello di vedersi rovinato il Capodanno no. Avrebbe sicuramente apprezzato il gioco di ruolo di cui gli ha parlato Peter, questo sì, ma per il resto "no thanks." E le cose qui sono due: non conosce abbastanza bene la biondissima di casa Tassorosso, ma tutti la dicono come molto dolce, molto posata, molto tutto e, in tutta sincerità, ha paura di beccarsi un suo possibile crollo di nervi, che sarebbe pure umano avere, in seguito ad un evento tanto tragico. Ma lui non sarebbe il migliore dei confessori per raccogliere un simile scapoccio da una perfetta sconosciuta. "Era ricoperta del suo sangue. Ovunque." Gli ha detto Peter ed è con questa visione di fronte agli occhi che si appresta ad entrare nella saletta del college dove si sono dati appuntamento. Con gli occhiali da sole - perché quella mattina il sole in Scozia a deciso di ricordare a tutti che esiste anche lui da quelle parti - e le mani lasciate libera a ciondolare intorno ai fianchi. Ti prego, smentisci le dicerie. Ti prego, non metterti a piangere. E' un mantra, quello, che continua a ripetersi, non appena la individua
    ad un tavolo, che dà proprio su una delle finestre fatte di mosaici colorati, e le si avvicina con sicurezza, la stessa che non può dire di avere interiormente riguardo quel pomeriggio di studi. Ma che spera vivamente sia un'occasione proficua e non una perdita di tempo. « Ciao. Scusa il ritardo. » Lo è soltanto di cinque minuti, ma le buone maniere impartitegli dal Clavis, di tanto in tanto, riescono ad emergere oltre la corazzata di una vita di sregolatezza e scorribande. Le sorride, dopo essersi tolto gli occhiali per poi prendere posto davanti a lei, mentre si sfila la tracolla passandola sopra la testa. Ancor prima di aver messo piede dentro la stanza, aveva deciso di non toccare in nessun modo l'argomento incriminato e allora, senza troppi giri di parole, tira fuori le dispense e il libro di testo. « Allora, la Carlisle vuole che le diciamo entro domani l'argomento del progetto, visto che a quanto pare tutti gli altri gruppi l'hanno giù fatto e noi siamo gli unici che, e qui cito testualmente "Non hanno preso sul serio il compito, tanto da rispettarne le scadenze." » Tanto perché è sempre poco cagacazzi, la signora e non si smentisce mai. « Io punterei sull'intossicazione da veleno di Drago. Un'allecchinamento pazzesco, dato che sembra essere ossessionata dai draghi, ma credo che ce la caveremmo abbastanza bene. In più ho degli appunti di roba che ho studiato al Nord, sulle proprietà del veleno dell'Ungaro Spinato, sarebbe già un passo in avanti in più. » Minimo sforzo, massima resa. Alza gli occhi su di lei, arricciando le labbra mentre l'osserva per qualche istante, alla ricerca di qualche segno di cedimento. Di qualche falla, di qualsiasi cosa.. « Che ne dici? »

     
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