Apartament n°28

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    'appartamento di Olympia, Azura e Rafael si trova in Woodstock Street, situato in una palazzina appartenuta, un tempo, ad un certo signor Blythe (deceduto durante la battaglia di Hogsmeade). Al piano inferiore ora vi è un negozio di libri antichi, gestito dalla signorina Cuthbert. L'appartamento si trova al primo piano ed è accessibile tramite la porta azzurra a piano terra o dalla scala antincendio che dà direttamente su un finestrone. La cosa che risulta lampante nell'entrare in casa è quanto somigli ad un serraglio, tanta è forte la presenza di piante (e di animali). Il tutto unito ad uno stile colorato, a richiamare qualcosa di etnico, nell'arredo prevalentemente in legno e con candele e lanterne sparse un po' ovunque. Vi è un'ampia sala con una grande libreria alle spalle del divano (1, 2 e 3) che è direttamente comunicante con una piccola cucinetta nel quale è presente il tavolo per i pasti. Dalla sala è possibile accedere ad un'anticamera adibita ad una serra che Olympia ha costruito nel tempo (1 e 2). Attraversando quest'ultima, si può accedere ad un finestrone che dà su un terrazzo molto piccolo, ma dal quale è possibile ammirare la figura frastagliata delle alte torri di Hogwarts.

    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità




    Edited by anesthæsia¸ - 21/9/2020, 10:26
     
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    10/02/2020, Olympia, Azura e Nymisa

    Hanno finito da poco di cenare, tutte insieme, cosa che non succede da molto. Lympy continua a lavare i piatti, per poi lanciare un'occhiata a Nym, facendole un lieve cenno con il capo verso Zura. In fondo, entrambe hanno potuto appurare quanto, nell'ultimo periodo, sembra essere evanescente, a volte quasi completamente assente, persino a se stessa. E vorrebbero semplicemente ricordarle che loro ci sono. « Facciamo qualcosa? Giochiamo a qualche gioco da tavola? » Butta lì, riponendo l'ultimo piatto sullo scolapiatti, per poi chiudere il pomello dell'acqua. « Magari preparo la cioccolata calda, che dite? » La butta lì, guardando entrambe, mentre Chesire e Willy Wonka cominciano a miagolare, palesemente affamati e alla ricerca di qualche crocchetta. E di qualche coccola post cena.

     
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    Nym per una sera ha deciso di non voler studiare, ha abbandonato i suoi libri in un angolo del salotto ed ha cenato con le due coinquiline: una cena tranquilla al termine della quale si è adoperata per ripiegare la tovaglia e pulire il tavolo.
    Non può non notare le occhiate di Olympia in direzione di una strana Zura: hanno entrambe notato qualcosa di strano.
    Sììì! Esclama Nym. Monopoli! Io prendo il fungo! Ha già deciso per tutte e tre, ma non ricorda affatto dove sia stato riposto.
    I miagolii disperati dei due rompiscatole di casa la distraggono un momento, e non ci pensa due volte a puntare il dito contro il suo felino. Cheshire smettila, sei grasso! Si rivolge al suo gattaccio rotondo, grasso e guercio da un occhio. Miagola dispettoso, vuole i croccantini. Come nella migliore delle associazioni a delinquere, il micio di Olympia si è unito al trambusto. Willy, non fare comunella con lui! Lo rimbecca, mentre riempie le loro ciotoline.
    Per farlo si avvicina ad Olympia, le da un colpetto col fianco scacciandola. Faccio io Lympy. Zura, doppia panna e marshmallow?


    Edited by winterfell's queen - 14/3/2020, 08:46
     
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    Azura non ha praticamente neanche toccato il cibo che ha nel piatto. Mentre le sue coinquiline hanno già finito e Lympy lava i piatti, lei traccia linee su e giù con la forchetta, giocherellando con il purè di patate. Appare pensierosa. Sta per alzarsi per tornarsene in camera sua, quando Lympy propone un gioco da tavolo e Nym nomina il Monopoli. Non ha troppa voglia, e direbbe di no se non fosse che lei è veramente fortissima, al Monopoli. «Siete proprio sicure? Non dovete uscire, stasera?» Comincia, reticente, ma loro non badano alla sua esitazione. «Ma sei stata il fungo l'altra volta! Io sono sempre la candela!» fa seria, per poi rompere la facciata con un sorriso incerto. Annuisce alla domanda di Nym, che sembra aver ormai appreso come le piaccia bere la cioccolata calda. Cade il silenzio per qualche secondo, mentre Azura fruga nel mobiletto del salone in cui tengono i giochi da tavolo. Torna in cucina con lo stesso sguardo assorto e un po' spento, ma già più distratta dai brutti pensieri su cui continuava a rimuginare. «Allora Nym, che te ne pare del Regno Unito ora che hai avuto tempo per ambientarti?» dice poi, sistemando il tabellone sul tavolo. Ricordava quando era arrivata dagli Stati Uniti anni prima, e l'effetto era stato decisamente disorientante.
     
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    Non dovete uscire? Reprime un sorrisetto amaro sul nascere, mentre dà loro ancora le spalle, finendo di sistemare il lavello. « Povero Ches, è leggermente sovrappeso, ma non così tanto. » Scherza su, prima di voltarsi verso il tavolo, dopo aver ridacchiato alla mezza culata di Nym, lì dove Zura ha già cominciato a sistemare la plancia da gioco. « Io la boccetta di vino allora. » Le sembra super appropriato, soprattutto perché lei, a Monopoli, è ormai un assunto, è una vera schiappa e gioca, solitamente, per spirito di squadra che per vero e proprio divertimento. « Di sicuro questo bel gattone adora l'Inghilterra. Non sembra aver risentito troppo del cambio d'aria, già dal primo giorno. » Se ne esce, mentre Chesire prende a strusciarlesi contro le caviglie, fin quando non lo prende in braccio. Lo carezza sulla testa, lì dove sembra piacergli tanto e, come succede sempre, il suo corpo si rilassa, all'istante. « E il nuovo lavoro poi? Sei già andata per il colloquio oppure ti devono far risapere? »

     
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    No no, stasera stiamo qui con te! Sei contenta? Prende in giro Zura, la punzecchia per avere una sua genuina reazione: vuole capire, ed è consapevole che anche Olympia voglia lo stesso.
    Prendo io la candela dai, fa lo stesso! Le sorride da sopra la spalla, vorrebbe esserle più vicina ma non osa fare un passo in più per non diventare inopportuna ed invadente, ma le ripete ancora di prendere il fungo e pare la stia esortando a drogarsi con gli allucinogeni.
    Un'altra occhiata al gatto, ha già spolverato la sua pappa e cerca le attenzioni delle ragazze. È formoso, rotondamente formoso - Scherza, Chesh col pancino pieno è tranquillo e rilassato: un vero peluche vibrante. [color=darkblue]<b>- mio dolce rotolo di ciccia e pelo arancione. Lo vezzeggia, dandogli un buffetto sul capo. Nym ha le dita sporche di cacao, che spalma birbante sulla testa del povero ed ignaro felino.
    Quando le domandano del Regno Unito, incanta mestolo e tegame perché cucinino da soli, e si arrampica sul bancone della cucina accanto ai fornelli. Le osserva, scruta Lympy e Zura, quasi non sa come iniziare. È avvolgente, di certo non mi sento sola, ma si respira aria misteriosa - Dice loro. - e gotica, guglie e tetti appuntitissimi ovunque. Cimiteri con statue inquietanti e pioggia ragazze, piove sempre. il tono diventa lamentoso quando accenna alla pioggia, ma immediatamente dopo il suo broncio diventa un sorriso. Spero di abituarmi velocemente come Cheshire. Aggiunge, e fa schioccare la lingua sul palato: il micione alza la testa e sembra farle l'occhiolino.
    Le domandano del lavoro finalmente trovati mentre osserva il cioccolato bollire lentamente, placido come si prospetta essere quella serata. Oh dovrei cominciare a breve, sapete si tratta di prendere appuntamenti e accompagnare gente nelle varie sale. Ci girano tipi... Fa loro, interrompendosi per riempire le tazze di golosità. Trasportandone due su tre al tavolo da gioco, si avvicina alle due. ... Un po' strani. Lo dice bisbigliando, come se quelli potessero sentirla da lì dentro.
    Torna indietro, prende la propria tazza e si siede incrociando una gamba sotto al sedere. È nuovamente allegra. Voi invece che novità avete? Mh?


    Edited by winterfell's queen - 14/3/2020, 08:50
     
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    «Sì, certo...» risponde debolmente alla domanda (retorica?) di Nym, non perché stia mentendo ma perché in realtà è consapevole di essere diversa da solito e sa di non essere una presenza particolarmente piacevole, visto il suo stato d'animo. Vorrebbe parlarne, ma qualcosa – forse la sensazione di non sapere neanche da dove cominciare, o il desiderio di sfuggire quanto più possibile ai pensieri macabri, che però continuano lo stesso a perseguitarla – continua a trattenerla. Cerca di dare il suo meglio, però, invece di chiudersi in camera e lasciare il mondo intero fuori, come vorrebbe. «Hai detto bene» mormora mentre apre il pensile dove le ragazze tengono le tazze. «Lympy, quella verde, giusto?» Chiede, prima di prenderne una anche per sé e per Nym: ognuna ne ha una che religiosamente usa, anche se a volte Azura la cambia, in base all'umore. Sta per chiudere l'anta del mobile quando adocchia la tazza che ha comprato alle bancarelle dei campionati di Quidditch di qualche anno prima. Il volto di Eric Donovan le rivolge un sorriso mentre stringe la sua scopa e ci salta su con energia. Azura rimane a guardare l'immagine per un po', mordicchiandosi il labbro. Sente già le lacrime riempirle gli occhi. «Uhm... Che dicevo?» La afferra per spostarla più in alto, dove gli occhi del ragazzo non possono incontrare i suoi; poi si volta, sorridendo a Nym. «Già, gotica, misteriosa. Sounds like England» fa poi, calcando un accento inglese che malamente le riesce. Ridacchia, mimando con le labbra uno “scusa” alla Potter. Lascia le tazze sul mobile accanto ai fornelli, e ci si appoggia, distrattamente guardando fuori dalla finestra. «Aspetta, io non so niente! Dov'è questo nuovo lavoro?»
    Che novità avete? Azura rimane religiosamente in silenzio, mentre Nym versa la cioccolata nelle loro tazze e va a sedersi. Esita, incerta su se debba o meno vuotare il sacco. Poi si volta, ancora non del tutto sicura. Al diavolo. «È un po' dura...» Comincia, continuando a stare in piedi. «Uhm... Dopo Capodanno mi... Mi è tornato tutto in mente. Del lockdown, del sequestro...» sbuffa, stizzita dalle lacrime che iniziano (di nuovo) a riempirle gli occhi. Le scaccia con la mano, stringendosi nelle spalle. «Ma non è una cosa solo mia, ci stiamo passando tutti. Andrà bene, mi passerà». Tira su col naso, sorridendo appena, e va a sedersi con le altre, intrecciando le mani attorno alla tazza fumante. «Scusate, non voglio deprimervi! Giochiamo!»
     
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    « Quella verde è perfetta. » Scocca un'occhiata d'intesa con la bionda, complice ormai la loro convivenza da quasi un anno a questa parte. Ne hanno passate di ogni, loro due, sempre su rette parallele, all'apparenza, abbastanza vicine ma mai a toccarsi veramente, in fondo. Accoglie la tazza con una smorfia che alza entrambi gli angoli delle sue labbra e rimane in silenzio nell'ascoltare Nym, prima di intromettersi, bellamente per rispondere alla domanda di Zura. « Ha avuto il coraggio di andare a portare il curriculum alla Herondale, al Centro d'Addestramento. Cioè, capito? » Si guardano, occhi azzurri contro occhi verdi. Barbara Herondale, in fondo, è la sua insegnante di combattimento corpo a corpo e lei, più di tutte lì dentro, sa quanto sia sfiancante quel suo atteggiamento pungente, tanto da essersi beccata, tra gli studenti, il soprannome di "Nazista" dopo le prime settimane di lezioni. « Ora vi beccherete tutti i giorni, tra le lezioni e i turni lavorativi. » E' come se volesse rassicurare la bionda, in qualche modo, del fatto che avrà comunque sempre qualcuno di amico a guardarle le spalle, sia durante gli allenamenti estenuanti, sia al Ministero, grazie ai loro tirocini paralleli. E' quando lei parte con il discorso "Capodanno" che Olympia prende un sorso di cioccolata, come a voler tenere impegnata la bocca per qualche secondo. Non ne hanno mai davvero parlato, faccia a faccia, se non quando si sono beccate a Berlino, al QGA tedesco, dopo aver risposto alle tremila domande insidiose degli Auror. « Non ci stai deprimendo. » Dice alla fine, ricercando lo sguardo scuro di Nym come ad avere una sua conferma. « Se vuoi parlarne, possiamo farlo, anzi, anche a me farebbe bene, a dire il vero. » E' l'ennesima ricaduta, quella, per lei. La numero "ormai ho perso il conto" di una serie ciclica di continui bassi. In mezzo a pochissimi alti. « Eric era un ragazzo che frequentava Hogwarts, più grande di noi. » Spiega a Nym, per renderla partecipe di quella grande fetta di storia che le manca. E un po' ti invidio, sai? « Rimanere chiusi lì dentro, senza poter uscire, di nuovo, è stato..terrificante. » Ammette, sentendosi già un po' meglio. « Io mi sono barricata nella cabina tutta la notte. Con dei petardi che non sapevo nemmeno come usare come arma, nell'evenienza. » Un sorriso, quello che appare sulle sue labbra, che risulta di un amaro simile al fieno.

     
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    Ho fatto forse una cazz- cavolata? Non dovevo andarci? A Nym era parsa una buona possibilità per tirare su una buona paga e continuare ad impegnarsi negli studi. Ma si era forse sbagliata? Avrebbe dovuto interpellare prima le due coinquiline per sondare il terreno? Era partita in quarta ma forse avrebbe dovuto consultare prima loro due, che in quelle terre ci erano cresciute.
    Ci beccheremo chi, noi due? Domanda, guardando prima la rossa e poi la biondina, rivolgendo a lei la sua attenzione. A volte si sente un po' rimbambita, fuori corda rispetto alle sue coinquiline ed in generale al resto dei maghi del vecchio continente. Le pare di essere un po' più addormentata, o svampita, ma sono soltanto momenti che durano un secondo di puro terrore.
    Le viene quasi da tirare un sospiro di sollievo quando finalmente Zura decide di aprirsi con loro due, ma deve mordersi le labbra per non farlo. Deve affondare i denti nella carne morbida della bocca per starsene zitta e buonina. Incontrando lo sguardo di Olympia concede ai propri muscoli di sciogliersi ed abbandona un poco la tazza che sino a quel momento ha tenuto talmente stretta da credere di poterla ridurre in briciole. Siamo contente che tu abbia deciso di parlarci, finalmente. Sussurra alla bionda, regalandole un sorriso gentile.
    Ascolta le spiegazioni, annuisce. Si dispiace.
    Mi dispiace ragazze, deve essere stato terribile. Dice loro, quasi scusandosi per non essere stata con loro a proteggerle. Avesse frequentato Hogwarts, sarebbero state amiche? Una domanda sciocca quella che le passa per la mente, mentre ciò che vorrebbe fare è soltanto abbracciare le due ragazze. Andrà meglio col tempo, farete pace con quello che vi è successo di brutto. Lo dice e spera sia vero. Prega perché sia davvero così per entrambe, che la sofferenza diventi un lontano ricordo pacifico con cui convivere. Ma non tenetelo dentro ragazze. Capito Zura? Parlaci! Domanda alla bionda, la esorta. Ma mentre parla a lei, guarda Olympia con grande attenzione perchè capisca che quelle parole sono anche per lei.
     
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    «Ha avuto il coraggio di andare a portare il curriculum alla Herondale, al Centro d'Addestramento. Cioè, capito?» Zura mise temporaneamente da parte il suo cattivo umore per qualche secondo, sinceramente colpita dalla notizia appresa. «Ci beccheremo chi, noi due?» «Al QGA?! E perché non ne sapevo niente? Oh, Dio, che bello sarà averti lì, Nym... È un incubo ogni giorno di più, quel posto!» Le strinse il braccio, prendendo poi un sorso di tè. «E al mattino magari se abbiamo gli stessi orari potremo scendere insieme, e non dovrò uscire di casa che fuori è ancora buio tutta sola...» E magari il problema fosse solo quello, per lei. Nella lista di Cose Che Odio del Corso Auror che Azura aveva accuratamente compilato all'inizio di quel nuovo anno di addestramento, la voce svegliarsi presto era solo al 23esimo posto.
    Ascoltò le parole di Olympia, e approfittò della sua spiegazione a Nym per ricomporsi e riprendere a sorridere alle amiche. Annuì alle parole di entrambe, una ciocca di capelli biondi che le ricadde sul viso chino. Uno sguardo distratto si posò poi sulle rose bianche, nel vaso colorato di argilla che si era divertita a scolpire la scorsa estate. I fiori le erano stati regalati ormai un mese prima, ma erano ancora in perfetto stato. «È tutto okay, davvero. Ultimamente sto facendo brutti sogni sulla faccenda e mi torna alla mente. Paradossalmente è più facile sapendo che ci sono tante persone che hanno vissuto le stesse cose – ti aiuta a non farti sentire pazzo.» Nel pronunciare quelle parole guardò Olympia, l'ombra di un sorriso che le compariva sul volto. La Tassorosso la ammirava molto, e non soltanto in qualità di sua Salvatrice, avendola accolta quando non aveva nessun altro posto. La trovava coraggiosa, forte, la combattente che Azura cercava tanto di essere. In fondo, e questo era un segreto che difficilmente avrebbe confessato per timore di sembrare troppo insicura, le sarebbe tanto piaciuto assomigliarle di più. «Però prometto che se dovessi svegliarmi nel bel mezzo della notte dopo un incubo orribile non mi farò alcun problema ad alzarmi, svegliarvi, e raccontarvi tutto! Va bene?» Scherzò, con un sorriso che le arricciò il naso. Cambiò posizione sulla sedia, incrociando le gambe, come a scrollarsi il malumore – e quella conversazione – di dosso. Scosse appena i capelli, che le ricaddero sulle spalle. «Piuttosto! Siamo tutte single questo San Valentino, giusto? Organizziamo qualcosa, vero??» Fece, sporgendosi un po' in avanti verso le coinquiline, con uno sguardo malizioso sul volto.
     
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    Ascolta le parole di Zura, osserva le reazioni di Nym e si sente il cuore un po' più caldo nel capire che ha affianco delle persone che la capiscono. Non è facile instaurare un rapporto con degli sconosciuti che diventano tuoi coinquilini, ma qui è diverso. Giorno dopo giorno, anche andandosi a ritagliare dei momenti come questo, loro sembrano riuscire ad edificare, pietra dopo pietra, un legame sempre più forte e intimo. Quello di cui Lympy ha bisogno in quel preciso istante. « Già. Sentirsi pazzi insieme è il primo passo per provare a tornare alla normalità. Sempre insieme. » Allunga una mano sopra il tavolo a stringere quella d Zura, per poi sorridere a Nym, sillabando un "grazie". Perché se la bionda è riuscita a sentirsi al sicuro, in quel loro piccolo spazio, è anche merito suo che con la sua collaborazione l'ha reso tale. « Direi che è perfetto. » Si ritrova a dire, la rossa, mentre sorride. « Potrei anche darti asilo politico dentro il letto, se solo Willy darà il suo benestare. » A questo punto ridacchia, con le le dita che giocherellano con la propria pedina scelta per il Monopoly. Gioco che attende lì, sul tavolino, ma che è passato in secondo piano. Specie dopo l'ultima domanda di Azura. No, ti prego, non parliamo del San Valentino, mormora in testa, mentre una smorfia, molto simile a quella di Disgusto di "Inside Out" quando vede i broccoli, si profila sulle sue labbra carnose. In fondo per quello è seriamente un argomento fin troppo spinoso. « Cosa vorreste fare? » Domanda, fissando prima l'una poi l'altra cercando d'assumere un'espressione quanto più neutrale possibile. « Fosse per me, giornata al tirocinio, serata maschere, un po' d'erballegra e questa ricorrenza passerebbe senza troppi intoppi. » Insomma, il più indolore possibile. Ma nel guardarle entrambe, si rende conto che forse uscire e svagarsi un po', in qualche pub londinese magari, non farebbe male a nessuno. Potrei portarle a provare lo stand up comedy, pensa lì per lì, chiedendosi poi se fosse il caso di renderle partecipi di quel suo piccolo guilty pleasure che si concede da qualche mese a questa parte. « Okay, ho capito, volete uscire. » Fa una risata, scrollando la testa. « Allora abbiamo bisogno di fiumi d'alcol. E di qualcuna di quelle. » Fa un cenno del capo verso la serra, lì dove qualche piantina cresce indisturbata, con la cura e l'amore che vi mette la rossa. « Potrei anche offrirmi di fare da spalla, se vi dovesse servire. Anche se metto subito le mani avanti: non sono troppo brava in questo lavoro, ma ci metterei tutto l'impegno del mondo. » Si porta entrambi gli indici e i medi davanti alla bocca, per il classico giuramento da scout. Parola di lupetto.

     
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    Inspira. Era stata una lunga giornata, costellata da un tempo dubbio e una serie di interazioni sociali non richieste e, spesso e volentieri, assolutamente inutili. Espira. Hogwarts: la sua possibilità per saperne sempre di più su creature magiche e non. Hogwarts: covo di ragazzini in età pre-puberale che avrebbe cancellato dalla terra con uno schiocco di dita. Inspira. Non era amante dei ragazzini Rafael, se non si fosse capito. Ripensando al periodo in cui anche lui aveva quell'età gli viene da alzare la cornetta del telefono e chiamare sua madre per scusarsi. Espira. Sollevò le mani verso l'alto Rafael, tenendo sempre gli occhi chiusi, prima di fare un passo in avanti sul materassino e assumere la posizione del guerriero numero uno. Inspira. Potete tranquillamente immaginare dove, senza lo yoga, si spingerebbero le voglie omicide del ragazzo nei confronti degli altri esseri umani. Espira. « Froy. » Senza scomporsi di un millimetro, lo spagnolo ammonì il suo cane dopo che questo gli diede una zampata contro la caviglia. « Lalo. » Per non offendere nessuno chiamò in causa anche il secondo bassotto, pur sapendo che quello molesto mentre lui faceva yoga era sempre Froy. Inspira. Rafael era sul suo solito materassino, davanti al letto di camera sua, solita mise composta da pantaloni della tuta grigi, maglietta a maniche corte bianca e scalzo, a cercare di eliminare dal corpo lo stress accumulato quel giorno al castello. Spoiler alert: non ce l'aveva ancora fatta. Espira. Dopo aver ripetuto la posizione anche per l'altra gamba, il ragazzo si mise a quattro zampe sul materassino per concludere la routine con la balasana. In quel momento, non uno ma entrambi i cani gli saltarono sulla schiena. « No. No, por favor, scendete. » Il problema del ragazzo però era non riuscire a offendere i suoi due bambini. Quei bassotti potevano distruggergli la stanza che lui probabilmente non sarebbe mai riuscito ad arrabbiarsi con loro. « Aiuto. » Non urlava quasi mai lo spagnolo - anche se quando lo faceva lo faceva benissimo - e sperava che la porta aparta lo aiutasse a raggiungere una delle due coinquiline. Era seduto sui talloni, con le braccia distese in avanti, la fronte appoggiata al pavimento e due cani sulla schiena. Decisamente era richiesto un aiuto esterno. Inspira, espira, inspira, espira. Forse avrebbe fatto meglio con dello xanax.
     
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    Ha il naso dentro il pesante tomo di Istituzioni di coltivazioni magiche da più di quattro ore di fila. E' talmente immersa nella lettura da essersi accorta a fatica dei miagolii interdetti - misti a veri e pesanti soffi - di Willy Wonka, non appena compariva in corridoio uno dei cani di Rafael e da non essersi completamente resa conto delle ore passate sopra quella prima materia, di cui ha seguito soltanto due lezioni in croce, ma che sa già che la farà dannare fin quando non riuscirà a dare l'esame. Ogni tanto si porta la tazza di tè alla curcuma e zenzero alle labbra, si arriccia i capelli tra le dita mentre la piuma bianca continua a correre sopra le pagine del suo quaderno - rigorosamente di carta riciclata -, riempendola di schemi e appunti sotto sua espressa dettatura. « Povero fagiolo corridore, ci credo che è refrattario alla raccolta se i coltivatori si presentano con le camicie di forza per cercare di acciuffarlo. » Commenta tra sé e sé, prima di alzare gli occhi dalla pagina per lanciare un'occhiata alla piuma d'oca. « Questo non c'è bisogno che lo scrivi. » Alza un angolo delle labbra, lanciando una veloce occhiata al telefono, schermo contro la superficie della scrivania per non distrarsi, mutato appositamente per non avere la tentazione di rispondere agli eventuali messaggi arrivati. E' quando sta per ritornare allo studio che, dopo aver costatato che la luce del giorno sta lentamente lasciando posto al buio, fuori dalla finestra, sente una specifica voce chiedere aiuto. Si allarma immediatamente - seppur la voce dello spagnolo non abbia chissà quale inflessione dolorosa in essa -, saltando in piedi, con la mano che corre al cellulare già pronta a "Non lo so, potrebbe essergli successo di tutto, magari gli è uscita una spalla e c'è bisogno di un medimago!" Esce fuori dalla sua stanza e corre verso quella del ragazzo, bloccandosi sulla porta non appena i suoi occhi smeraldini si ritrovano a rimirare il siparietto più strambo e divertente a cui abbia avuto il piacere d'assistere nell'ultimo periodo. Scoppia a ridere, in un moto di contentezza che le libera il cuore dalle pesantezze accumulate nell'ultimo periodo post rave. « Zuraaaa, corri! » La chiama, sbilanciandosi all'indietro verso il corridoio per richiamare la sua attenzione, il tono di voce ancora estremamente ilare. « Scusa, non credo di aver capito bene: vuoi per caso una mano, Rafa? » Gli domanda, abbassando un po' la schiena per inclinare il capo per incontrare i suoi occhi, in quella strana posizione yoga che non riconosce affatto. « Froy, Lalo, in posa! Ma quanto siete belli? » Richiama l'attenzione dei due bassotti, divertita, con la mano che scivola nella tasca davanti dei pantaloni della tuta per ripescare il cellulare. « Scusa ma James non me lo perdonerebbe mai se non immortalassi questa cosa. Sai, il brocode! »

     
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    «Frullate tutto fino ad ottenere una crema omogenea... È omogenea?» Rimosse il mixer dalla base, dando al contenitore qualche colpetto col palmo aperto, per saggiarne la consistenza. «Che dici, Willy? Continuo?» Willy Wonka
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    miagolò pigramente in tutta risposta, appollaiato sullo sgabello di fronte al bancone, dopo essersi sporto con debole interesse verso il composto che Azura stava creando. Si strinse nelle spalle, la ragazza, incastrando nuovamente il frullatore sulla propria base. «Okay, poi –» fece, battendo le mani, consultando il libro di ricette sporco e appiccicoso che teneva aperto sul tavolo di lavoro «poi filtrate il composto ottenuto attraverso un colino a maglie strette... CE L'HO!» «Aiuto» «Che succede?» Fece distratta, completamente assorta dal delicato passaggio che era impegnata a compiere il quel momento, china sul bicchiere che progressivamente si andava riempiendo del latte di mandorla appena preparato. «Oddio, sembra proprio latte di mandorla...» bisbigliò, prima di rendersi conto che il bicchiere non fosse un recipiente sufficientemente capiente. «Oddio, aspetta, no, fermoooo». Con le mani impegnate – una a tenere il colino, l'altra la brocca – si spostò sul lavandino, tentando come potè la manovra azzardata di capovolgere quanto appena versato nel bicchiere nel mixer. «Zuraaaa, corri!» «ARRIVOO» A questo punto decisamente allarmata, abbandonò il contenitore pieno sul bancone sporcato dal latte traboccato, acchiappando al volo un canovaccio per pulirsi le mani. «Scusate, facevo il latte di man– no AIUUTOOOO ma che CARINI!» Si avvicinò ridendo, pronta a far scendere i cani, prima di rendersi conto che Olympia stesse scattando una foto. «Rafa, ti PREGO, non smettere mai di fare yoga con Froy e Lalo nella stanza. Ma sai che anche loro possono fare yoga con te? Proprio fare le stesse pose, c'è un sacco di gente che lo fa!» Disse poi, prima di mettersi in posa accanto a lui per la foto della coinquilina. Solo alla fine del servizio fotografico si decise a prendere in braccio i due bassotti, depositandoli a terra solo dopo qualche carezza dietro le orecchie. Poi si sedette a terra, a gambe incrociate, rimanendo a guardare il coinquilino che sedeva sul proprio materassino da yoga. Un po' titubante, ancora non abbastanza in confidenza con il ragazzo e temendo di disturbare, si avvolse le ginocchia con le braccia, silenziosa. «Rafa, ma... posso rimanere a fare yoga con te? O tipo ti disturbo un sacco?»
     
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    Tristemente, Rafael si trovava in una situazione il cui unico commento poteva solo essere 'oltre il danno pure la beffa'. Non bastava essere ancorati al suolo, sottomesso da due pesi piuma che poteva ma non voleva rimuovere in malo modo. Unica consolazione: quel lato così sottomesso e fragile lo spagnolo lo mostrava quando aveva a che fare con i suoi cani, per il resto del tempo era una vegetariana statua di marmo, insensibile e disinteressata alle sorti del 89% delle persone del pianeta. « Scusa, non credo di aver capito bene: vuoi per caso una mano, Rafa? » Espirando sonoramente, il ragazzo cercò di mantenersi zen nel rispondere. « Credo tu abbia capito benissimo. » Ah no, aspettate, c'è anche un secondo modo di dire pienamente calzante: non c'è mai fine al peggio. La coinquilina numero due si affrettò ad arrivare in camera di Rafael, godendosi la scena che, a dire questo, era tutt'altro che ilare. « Rafa, ti PREGO, non smettere mai di fare yoga con Froy e Lalo nella stanza. Ma sai che anche loro possono fare yoga con te? Proprio fare le stesse pose, c'è un sacco di gente che lo fa! » Certo, perché moriva dalla voglia di trovarsi un'altra volta in una situazione come quella. « Preferisco tenermi questi momenti per me. E poi estaban durmiendo quando ho iniziato. » Ahia. Iniziare a parlare spagnolo era per lui un sintomo di nervosismo, un po' come quando alle persone normali si divaricano leggermente le narici o gli si ispessiscono le vene. « Scusa ma James non me lo perdonerebbe mai se non immortalassi questa cosa. Sai, il brocode! » Anche questa volta un lungo respiro e tanto zen. « Questa cosa è passibile di denuncia, lo sai? » Non c'era davvero bisogno che qualcun altro lo vedesse in quel modo. Mandare certe foto a James poi! Rafael non era particolarmente ferrato quando si trattava di social o, in generale, tecnologie, quindi per quello che ne sapeva lui quella foto poteva anche finire su un giornale. Finalmente però, nonostante i soprusi aggiuntivi, il ragazzo venne liberato dal gioco che erano i suoi due bassotti sulla schiena e poté, finalmente, raddrizzarla. Stese le braccia verso il soffitto, rimanendo tuttavia in ginocchio e con il sedere appoggiato ai talloni. « Rafa, ma... posso rimanere a fare yoga con te? O tipo ti disturbo un sacco? » Chiaramente l'indizio poco velato iniziale non era arrivato, ma non gli sembrava il caso di rimarcare ulteriormente la cosa. « Sinceramente mi è passata la voglia. » Attimi di silenzio. Guardò prima Olympia poi Azura prima di parlare nuovamente. « Tè? » Non era bravo con le parole, quindi propose un'attività che avrebbe permesso lui di stare in silenzio a sorseggiare qualcosa. Del resto lo avevano "salvato" - o meglio, Azura lo aveva fatto, la rossa si meritava una cuscinata in piena faccia -, non gli pareva educato cacciarle dalla camera. « Y tu non stavi cucinando? » Era un'ipotesi la sua: aveva solo sentito qualcuno armeggiare in cucina, aveva un cinquanta e cinquanta di indovinare.
     
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