Apartament n°28

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    « Questa cosa è passibile di denuncia, lo sai? » Seh, addirittura. Lo commenterebbe ad alta voce se solo non avesse capito, con il tempo, quanto Rafael non sia propriamente il tipo di ragazzo più incline a quel tipo di scherzi, ma al massimo il tipo che taglia corto con un palese trigger leggibile nei lineamenti del viso. « Non vuoi rendere partecipe un tuo carissimo amico della cucciolanza dei tuoi cani? » Sciabola le sopracciglia ramate non appena Zura lo aiuta a liberarsi dai due animaletti festanti e pieni di vitalità e i loro sguardi chiari possono incontrarsi senza dover mettersi in posizioni particolarmente scomode. « Crudele! » Lo apostrofa sarcastica per poi trovarsi di fronte al fatto se sia il caso o meno di mandare la foto al fratello, sentendosi, per un attimo, effettivamente in colpa. Entra in gioco una quisquilia morale che la va a toccare lì dove è più fragile. Okay, magari la tengo per me, non vorrei che veramente si sia offeso del fatto che possa andare a compromettere la sua privacy. Si gratta la nuca, per qualche istante distante dalla discussione che intercorre tra i due coinquilini, risvegliata soltanto dalla domanda che esce dalla bocca dello spagnolo subito dopo. Annuisce, guardando per l'orologio sul cellulare prima di bloccarne lo schermo. Manca poco alle 20. « Se ci aggiungiamo i biscotti non dobbiamo nemmeno pensare a cosa preparare da mangiare questa sera. Se ci aggiungiamo il gelato è proprio la cena dei campioni. » Si stringe nelle spalle per poi girare i tacchi e andare verso la cucinetta, lì dove incontra gli occhi della sua palla di pelo rossa che osserva lo scorrazzare dei due bassotti scodinzolanti dall'alto del suo sgabello, con aria decisamente sprezzante. No, non ha preso decisamente bene questa cosa della convivenza con dei cani. Gratta la nuca del signor Wonka, lasciando che le unghie affondino tra le sue orecchie, lì dove lo sa decisamente più sensibile alle coccole. Annusa l'aria, poi, accorgendosi solo in quel momento di quel profumo dolciastro di cui è inondato l'ambiente. « Che stavi cucinando, Zù? » Le domanda, inarcando un sopracciglio nella sua direzione, mentre la bacchetta volteggia in aria e la teiera vola dalla credenza a riempirsi d'acqua sotto il rubinetto del lavello prima di depositarsi dolcemente sopra il fuoco acceso di uno dei fornelli. « Senti che profumino invitante » prosegue, prima di avviarsi verso il salotto, lì dove il caro, piccolo Vincent saltella nell'habitat che è stato appositamente ricreato per lui, tra montagne di monetine dorate e collane con gemme non esattamente pregiate. « Io considererei la possibilità di abbandonare la carriera Auror per mettere su una bella pasticceria tutta tua. » Continua, buttando lì quella battuta scherzosa, seppur si sia domandata più di una volta se quella scelta da Azura sia effettivamente la sua strada, visti le emozioni non sempre positive che la colgono al ritorno dalle lezioni e gli allenamenti. Apre la porticina a Vince e questo corre subito verso la sua mano, salendo il braccio fino ad appollaiarsi sopra la sua spalla. Chissà perché, mh? Infatti riesce quasi a sentirla la zampetta che prova ad allungarsi verso la catenina di nonna Molly che porta al collo. « Non ci pensare nemmeno » gli intima sottovoce, tornando verso la cucinetta per prendere posto all'isola in legno. « Io di certo sarei la tua prima cliente se continui a preparare prodotti vegani. » Fissa la bionda sciabolando le sopracciglia rosse. « Ed è un mercato assolutamente fiorente al momento! »

     
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    «Sinceramente mi è passata la voglia». Azura chinò appena il capo, mentre accarezzava uno dei due bassotti del coinquilino – che ancora faticava a distinguere – che le stava allegramente appollaiato tra le gambe, con la testolina poggiata sul ginocchio. Due cagnolini dalla personalità allegra e giocosa, cioè quasi l'opposto del loro padrone, e lei faticava a capire come facessero a essere stati scelti come animali da compagnia da un tipo come Rafael. Lo avrebbe visto bene con, che so, un pitone. O magari addirittura un uccello, come il Fwooper o una fenice; mai e poi mai dei comunissimi e tenerissimi bassotti. Insomma, Rafael, per lei, era la conferma che non è mai giusto giudicare un libro dalla copertina, e che gli stereotipi sulle somiglianze tra animale domestico e padrone siano complete balle. Del resto, nonostante la convivenza con il ragazzo andava avanti ormai da più di quattro mesi, difficilmente Azura avrebbe potuto affermare di averlo cominciato a conoscere – sebbene riuscisse a destare la sua curiosità in modo del tutto celato. Ogni tanto andava, non senza sentirsi in colpa per l'invadenza che sapeva lo avrebbe infastidito, a sbirciare
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    nella sua parte di dispensa, per capire che cosa gli piacesse mangiare di più; altre volte, quando tornava a casa e lui era nell'appartamento da solo, si fermava sulla soglia, non si annunciava, e rimaneva in ascolto, desiderosa di cogliere un qualsiasi dettaglio del suo modo di essere quando pensava nessuno lo guardasse – ma mai niente. Rimaneva puntualmente delusa, rinunciando all'impresa di fronte all'impenetrabile e granitica facciata del coinquilino, che mai aveva lasciato trasparire di più di qualche superficiale e anagrafico dato personale. «Tè?» Alzò la testa, sorridente, e annuì un paio di volte, senza però avere il cuore di alzarsi, con Froy che sembrava stare lì lì per cominciare a sonnecchiare sulla sua gamba. «Se ci aggiungiamo i biscotti non dobbiamo nemmeno pensare a cosa preparare da mangiare questa sera. Se ci aggiungiamo il gelato è proprio la cena dei campioni Era capitato solo saltuariamente che si ritrovassero tutti e tre, amorevolmente riuniti attorno al tavolo della sala da pranzo, a cenare insieme. Un po' per lo studio che li occupava a ogni ora, un po' per l'introversione che li contraddistingueva – chi più e chi meno – i ragazzi non volevano mai essere troppo invadenti dello spazio e del tempo altrui; Azura, però, apprezzava molto ogni volta che riuscivano a far coincidere i loro orari e passare un po' di tempo insieme a chiacchierare. Sopratutto se questo le forniva ulteriori opportunità per fare amicizia con Rafael. «Io forse sul gelato passo, e temo che dovrete farlo anche voi...» Cominciò alla fine, dopo aver delicatamente fatto scivolare il musino di Froy giù dalla propria gamba e averlo lasciato a dormicchiare sul parquet. In cucina, cominciò a trafficare con gli utensili che aveva lasciato in disordine sul bancone, riordinando e ripulendo qui e lì – più perché sapeva che i suoi coinquilini non apprezzassero il disordine che per un suo personale cruccio. «Più che altro perché l'hofinitoieri...» bisbigliò infine, con aria indaffarata, scandendo a stento le proprie parole per non farsi sentire. «Che stavi cucinando, Zù?» «Latte di mandorla!» Fece, grata dello spunto che le aveva offerto la coinquilina. «E infatti se volete domani, con calma, posso provare a fare il gelato con il latte di mandorla! Eh? Che ne dite? Scegliamo noi il gusto, ne possiamo fare forse due vaschette con quello che ho preparato!» Cominciò a lavare i piatti, nonostante avrebbe perfettamente potuto risparmiarsi la fatica con un incantesimo, per il piacere di trattenersi a chiacchierare in cucina per il maggior tempo possibile. «Se volete però ne posso mettere un po' da parte stasera e vi preparo un milkshake! EH? EH??» Anche meno, Zù. «Io considererei la possibilità di abbandonare la carriera Auror per mettere su una bella pasticceria tutta tua» Ridacchia anche lei alla battuta di Lympy, forse più veritiera di quanto non le piacerebbe. «Io sarei la tua prima cliente se continui a preparare prodotti vegani. Ed è un mercato assolutamente fiorente al momento!» Scosse la testa, ridendo, mentre con la testa le faceva cenno di venire ad aiutarla, asciugando i piatti che aveva finito di lavare. «Mh, i maghi non sono esattamente una popolazione propensa ad una filosofia come quella vegana... Basta pensare a quello che mettiamo nelle pozioni» commentò, con una stretta di spalle. «Secondo me non prenderà mai piede nella maggioranza visto quanto è diffuso per noi l'uso di animali e parti di animali da secoli e secoli, ormai, e le insostituibili proprietà di alcuni di loro... però chissà» continuò, più o meno deliberatamente deviando il punto centrale di ciò che Olympia voleva suggerirle.
     
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    « Crudele! » Lo spagnolo soppesò per un attimo quella parola, tra sé e sé, realizzando che era un po' che non se la sentiva dire. « La próxima vez, fallo senza dirmelo. » Eccola la sua natura da Serpeverde che strisciava fuori. Se vuoi fare qualcosa di illegale - per usare un'iperbole - fallo, ma non farti beccare facendolo. Il concetto era più o meno quello, anche se una foto rubata era decisamente collocata sul polo opposto della scala di illegalità a cui pensava Rafael. Oddio, dipendeva poi dalla foto, ma un ragazzo intento a fare yoga che viene sottomesso dai suoi cani e usato come divano non era decisamente qualcosa di così scabroso. « Se ci aggiungiamo i biscotti non dobbiamo nemmeno pensare a cosa preparare da mangiare questa sera. Se ci aggiungiamo il gelato è proprio la cena dei campioni. » Rafael si sfregò il naso con l'indice e poi si rialzò in piedi. Cena con i biscotti... quella gli giungeva nuova. « Spero siano tanti biscotti. » Al ché, allungò una mano verso Azura per aiutarla a tirarsi in piedi. « Sennò ordino algo... da qualche parte. » Poteva anche essere magro lo spagnolo, ma tra lo yogo e il nervoso che quotidianamente ho tenevano in movimento, all'ora dei pasti mangiava quantità di cibo non indifferenti.
    « Io forse sul gelato passo, e temo che dovrete farlo anche voi... Più che altro perché l'hofinitoieri... » Arrivati in cucina, Rafael e Olympia assistettero alla confessione della coinquilina riguardo alla loro non più cena. « Comida rápida sia! » Lasciandosi scappare un mezzo sorriso, ma roba proprio di un quarto di secondo, lo spagnolo iniziò a tastarsi le tasche dei pantaloni realizzando di non avere il telefono. Non aveva mai il telefono lui quando serviva. Motivo? Era un po' tecnofobo e un po' impedito, la peggior combinazione possibile. Continuò la sua ricerca solitaria dell'apparecchio, girando per casa e nello specifico in camera sua, da dove riemerse nuovamente seguito dai suoi due figlioli scodinzolanti ma senza smartphone. « EH? EH?? » Giunse evidentemente sulla fine di un discorso che chiaramente non aveva seguito. « ¿Que? » Guardo prima una poi l'altra, ignorando le zampe di Lalo e Froy sui suoi piedi e sulle sue gambe. Se ne prendeva in braccio uno poi doveva prendere in braccio anche l'altro. Assolutamente no. « Io considererei la possibilità di abbandonare la carriera Auror per mettere su una bella pasticceria tutta tua » Ah ma avevano cambiato discorso. « Io sarei la tua prima cliente se continui a preparare prodotti vegani. Ed è un mercato assolutamente fiorente al momento! » Senz'altro un bel cambiamento. Rimase zitto Rafael però, non sapendo bene cosa dire e come dirlo. « Que sai cucinare? » Quella domanda era un po' una metonimia: sapeva tanto poco sulle sue coinquiline, quindi praticamente ogni domanda era un modo per imparare di più su di loro. Quello che però gli giunse all'orecchio fu un grosso schiaffo metaforico.
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    Una realtà che ha sempre vissuto ma mai registrato fino in fondo. « ...l'uso di animali e parti di animali da secoli e secoli, ormai, e le insostituibili proprietà di alcuni di loro... » Oddio, oddio, oddio. Non ci aveva mai pensato. Tutti quegli anni a scuola, durante le lezioni di pozioni, lui aveva... Alzò il braccio destro per afferrarsi il sinistro, assumendo una posizione di difesa per così dire, una posa tipica da bambino che si sente in colpa. Per un attimo rimase a bocca aperta, poi la richiuse e rimase in silenzio. « Io mangerei nella tua pasticceria. » Per il momento, l'unica cosa che gli venne in mente di fare fu tornare all'argomento precedente, mettendo in un angolo la questione animalista del fare pozioni. Davvero non ci aveva mai pensato prima? E dire che si reputava intelligente! « Ahora pero non trovo il telefono. Ordiniamo o no? » Perché, in caso di risposta affermativa, doveva ordinare una di loro due, ma in caso di risposta negativa si ritornava alla quantità di biscotti a disposizione del trio.
     
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    Non può che scoppiare a ridere nel sentire la confessione, tutta d'un fiato, di Zura e il misfatto con il gelato ormai da considerarsi andato. « Ci sto per il milkshake. Però forse con quello e il tè ci facciamo poco per cena. » Si ritrova a commentare mentre guarda il piccolo snaso muoversi completamente a suo agio dalle sue spalle alla sua testa, appollaiandosi, dopo qualche giro, tra i suoi capelli. Mi hai preso per un nido? Non fa in tempo ad esternare quelle parole alla creatura quando Zura si butta a capofitto in uno dei punti ciechi della materia che lei stessa ha deciso di studiare e approfondire negli anni di college. Più lei parla, più un forte senso di nausea le risale lo stomaco, costringendola ad un'espressione decisamente inorridita. Lavorare con parti di animali è la cosa che l'ha più amareggiata negli anni - tanto da riuscire a farla vomitare alla sua prima lezione di Pozioni, appena arrivata ad Hogwarts - sentendo di poter provare a fare la differenza proprio decidendo di imboccare quella strada per la vita, decisa a portare una boccata d'aria fresca in quel campo ancora così ancorato alle tradizioni passate. « Per fortuna la nuova generazione è più attenta e sensibile a certe tematiche. » Commenta, cercando di mandare giù il groppo che le si è fermato in gola per riacquistare una certa parvenza di normalità. « Posso affermare con assoluta sicurezza che non sono così insostituibili come possono apparire certe proprietà animali. Ci vorrà forse di più a trovare una pianta che possa eguagliarle, ma niente è impossibile in questo campo. » E' una branca ancora così poco esplorata, in fondo. Soprattutto se si pensa che gli antichi druidi, padri della magia recente, non usavano altro che erbe per la Pozionistica e la medicina. « Io mangerei nella tua pasticceria. » Guarda Rafael da sopra la spalla e non può che annuire. « E io ho un sacco di amici vegetariani/vegani. » Tutte le Scamander sarebbero lì a fare la fila. Sciabola le sopracciglia, mentre Vince comincia a tirarle i capelli, molto stile Remy e Alfredo di Ratatouille, facendole capire che vuole scendere. « Vedi quanta clientela avresti? Cominci già a farsi un pensierino, dì la verità. » Sorride, allontanandosi per riportare lo snaso nella sua casetta, lì dove gli riempie la scodella di mangime. Alla domanda di Rafael, lo stomaco della rossa risponde con un gorgoglio volto a richiedere attenzioni. « I Tre Manici ha messo il nuovo menù vegetariano autunnale proprio ad inizio settimana. » Si appresta a dire, tornando verso la cucina non appena sente borbottare la teiera a cui rivolge un colpetto di bacchetta per spegnere il fuoco sottostante. « Scegliete i vostri campioni, gente. » Dice ad entrambi mentre la scatolina dei tè si adagia al centro dell'isoletta, aprendosi per rivelare la varietà di tè diversi che vi sono al suo interno. Per sé Olympia sceglie un tè bianco al lampone i cui fiori inebrianti fa scivolare nell'infusore che finisce direttamente nella sua tazza. « Ah, aspetta, c'è anche quel nuovo posticino che ha aperto vicino al campus. Nama Foods, tipo, dove niente viene cucinato per lasciare intatte le proprietà dei cibi. » Aggiunge sul piatto quella possibilità mentre la mano scivola verso la tasca per recuperare il cellulare, già pronta a prendere le ordinazioni di ognuno di loro.

     
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    7 Novembre

    Nella notte tra venerdì e sabato Ted non era riuscito a chiudere occhio. Una parte di sé non riusciva ancora a credere al fatto che Byron fosse stato arrestato, come se la sola possibilità gli sembrasse assurda. Eppure c'è stato un tempo in cui me lo aspettavo da un momento all'altro. Però quel tempo era lontano, seppellito sotto tutti i trattati di pace, le convenzioni e la sicurezza forse un po' ingenua che tutti loro fossero ormai vaccinati dal virus della storia che si ripete. E a quel punto, Ted, che si ripetesse quasi ci sperava - perché un'ingiustizia palese gli avrebbe dato l'alibi per smuovere mari e monti. Nulla era peggio di ciò che provava in quel momento: la netta sensazione di avere le mani legate, di poter solo..aspettare.
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    Si era presentato a casa di Olympia ancora scosso, con le occhiaie pesanti e le palpebre sbarrate sugli occhi arrossati dallo sforzo di rimanere aperti. Era palesemente stanco morto, ma non sarebbe riuscito a dormire nemmeno con una dose di sedativo per cavalli. E infatti solo un'occasione tanto sconvolgente poteva vederlo sveglio e vestito alle sette di un sabato mattina così uggioso. Quando Olympia aprì la porta, il ragazzo le stirò un sorriso meccanico, abbassandosi il cappuccio della felpa da cui usciva qualche ciuffo di capelli bagnato dalla pioggia. « Avrei portato la colazione ma è tutto ancora chiuso. » Si fece largo in casa, guardandosi intorno. « Leonard e Rafael stanno dormendo? » Una domanda che le pose principalmente per capire quale tono di voce tenere. Entrato in cucina si appoggiò contro un bancone, passandosi le mani sul volto stanco e sospirando pesantemente prima di portare lo sguardo sulla rossa con una veloce stretta di spalle. La frustrazione nei suoi movimenti era palpabile. « Dire che non ci credo per nulla alla colpevolezza di Byron lo do già per superfluo. Il punto è che non credo nemmeno ci siano prove nei suoi confronti che sono incriminanti al punto tale da arrestarlo. » O forse voleva credere che fosse così per non dover mettere in discussione i propri punti fermi, proteggendosi da quella che aveva la potenzialità di essere una delle delusioni più grosse della sua vita. « L'hanno arrestato a Cherry Island. Di fronte a tutti quanti. All'unico evento post-restaurazione che abbia davvero tenuto conto della storia Ribelle. » Scosse il capo nervosamente. « Non voglio fingere di intendermene chissà quanto di macchinazioni politiche, ma questo era un messaggio bello e buono. Se è evidente pure a me, poi, a maggior ragione. » Sospirò, incrociando le braccia al petto. « Tuo padre che ha detto? » Ted sapeva a grandi linee che c'erano stati degli attriti in famiglia in seguito all'arresto, specialmente nei confronti di Harry e Ron. Tuttavia per quella sua natura che lo portava alla lealtà cieca, il giovane Lupin non riusciva a credere che il proprio padrino - l'uomo che l'aveva a tutti gli effetti cresciuto come fosse figlio proprio - fosse stato muto complice di quella situazione.

     
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    Ha preso sonno un paio di volte per poi risvegliarsi subito dopo, con gli occhi sbarrati, fissi sul soffitto, mentre la mente elaborava congetture su congetture. "Domani vado da papà e vedo che mi sa dire. Come se poi io potessi fare qualcosa. Non posso fare niente, chiaro, ma voglio sapere. E se non mi dice niente lui, vado da zio Ron che sicuro ha dormito in salotto stanotte e sarà talmente scocciato che basteranno i banana pancakes alla Nutella per farlo parlare. E se facessimo una manifestazione? No, meglio, un sit-in davanti al QGA. No, peggio, davanti al Ministero. Dovranno ascoltarci per forza. Ottima idea, ma ora non posso scrivere a nessuno, sono le quattro e venti del mattino. Domani contatto il mondo, sì". La mattina, appena si costringe ad uscire dal letto, si mette la vestaglia di pile, si dà una sciacquata veloce al viso prima di raccogliere la cascata di capelli rossi in uno chignon di fortuna e il suo unico pensiero è Byron, pensiero che le procura una forte stretta allo stomaco. Sobbalza, presa alla sprovvista, quando sente suonare alla porta e fissa l'orologio di scatto. Sette e quattro. « Dovevo aspettarmelo fossi tu. » Commenta dopo aver aperto a suo cugino, lo sguardo assente e stanco che le fa capire subito in che stato si ritrova. In fondo io e te in quel castello ci avevamo messo le radici, anni fa. « Dormono. Rafa però è abbastanza mattiniero, potrebbe palesarsi da un momento all'altro. » Ergo, voce bassa. Senza pensarci troppo punta la bacchetta verso i fornelli, lì dove una teiera ricolma d'acqua e una caffettiera si adagiano sul fuoco elegantemente. Lui parla e lei non si fa problemi ad asciugargli i capelli e la felpa con un incanto prima di aprire la credenza alla ricerca di cibo. « E' ovvio che non sia stato lui. » Annuisce con voce ferma, facendo eco alle sue parole. « Così come credo che sia stato tutto architettato un po' tanto nei minimi dettagli. L'ordinanza è arrivata, guarda caso, proprio ieri pomeriggio e loro giustamente, da legge, sono tenuti ad arrestare il sospettato nel giro di poco. Certo. Tutto un po' troppo conveniente. » E' estremamente sospettosa e cospirazionista, così come non è nella sua natura, ma è forse la sua cieca lealtà alla causa che è stata quella dei Ribelli ad aver cambiato la percezione del mondo che la circonda. « Secondo te mio padre ha voluto dire qualcosa ieri sera? A parte, chiaramente, roba come "Nessuno mi capisce, non posso parlare, il segreto professionale, tanto per voi ho torto sempre io". » Rotea gli occhi, esasperata e con un sospiro che lascia le labbra piene mentre una ciotola di biscotti vegani e un pacco di Pan di Stelle - Leo perdonami, te le ricompro - planano di fronte a lui. « Se la delibera c'è stata, qualche prova devono averla trovata. O fabbricata ad hoc o da imputare a qualcun altro. La cosa che non capisco è perché. Quest'amministrazione si è sempre descritta come innovatrice, progressista, lontana dalle vecchie maniere. Allora perché prendersela con l'ex Governatore dei Ribelli? Cosa rappresenta? A che serve una mossa del genere, ora? »

     
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    « E' ovvio che non sia stato lui. Così come credo che sia stato tutto architettato un po' tanto nei minimi dettagli. L'ordinanza è arrivata, guarda caso, proprio ieri pomeriggio e loro giustamente, da legge, sono tenuti ad arrestare il sospettato nel giro di poco. Certo. Tutto un po' troppo conveniente. » Gesticolò nella sua direzione, strabuzzando gli occhi come a dire "ecco, esattamente". Forse Ted voleva vederci più marcio del dovuto, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la netta sensazione che qualcosa stesse bollendo in pentola. La sua, tuttavia, non era una fine mente politica: ci capiva poco di quegli scacchieri e non riusciva a vedere piani precisi a meno che qualcuno non gli indicasse la direzione giusta in cui guardare. Il primo, seppur lieve, sorriso della giornata arrivò quando Olympia gli rispose circa le mosse del padre. Scosse leggermente il capo, tuffando una mano nel pacco di pan di stelle per prenderne un paio e cominciare a sgranocchiarli. « Vabbè, tipico Harry insomma. » fece una pausa, masticando con cura un biscotto. « Cioè, lo capisco. Qualunque cosa sapesse, era in una posizione di merda. » Ed eccolo che, come al solito, Ted prendeva le difese del Prescelto. « Insomma, a essere licenziati è un attimo, e così almeno potrà monitorare la situazione dall'interno. Sono sicuro che se dovesse venire a conoscenza di qualche scorrettezza ce lo dirà subito. » Perché non dovrebbe? Ha dimostrato più e più volte, fin da quando era solo un bambino, di essere disposto anche a lasciarci le penne per fare giustizia. « Se la delibera c'è stata, qualche prova devono averla trovata. O fabbricata ad hoc o da imputare a qualcun altro. La cosa che non capisco è perché. Quest'amministrazione si è sempre descritta come innovatrice, progressista, lontana dalle vecchie maniere. Allora perché prendersela con l'ex Governatore dei Ribelli? Cosa rappresenta? A che serve una mossa del genere, ora? » Sospirò, sfregando le mani per disfarsi della polvere di biscotto, solo per poi stringersi nelle spalle in un moto di arrendevole frustrazione. « Non lo so. » disse in un filo di voce, con lo sguardo perso nel vuoto. Sono sicuro che Byron lo saprebbe. Se fosse qui con noi, se potesse parlare, troverebbe una ragione precisa a tutto quanto. Ma non è qui. « Cioè..forse rappresenta ancora una minaccia. La gente l'ha seguito in capo al mondo già una volta, voltando le spalle alle istituzioni e affidandogli la propria lealtà e il proprio destino, in barba a tutti i rischi che ciò comportava. Chi ti garantisce che non possa farlo di nuovo? » Prese un sospiro. Persino Ted era conscio del forte potere politico che Byron deteneva nel mantenere un certo tipo di equilibrio. Una sua sola parola avrebbe riportato tante persone sulle barricate. « Se Byron avesse voluto prendere il potere, gli sarebbe bastato schioccare le dita. Forse si sono sentiti sotto ricatto. Ma non capisco perché..cioè, se non hai intenzione di fare la merda e mettere su un'altra dittatura, Byron se ne sta buono nel suo angolo - e questo lo ha già dimostrato. » Però ci sono tipi di lealtà che non puoi cancellare. E quelli saranno sempre una minaccia a qualsiasi ordine o tipologia di potere. Nessuno può mettere la mano sul fuoco e giurare che Byron Cooper non si sveglierà una mattina con l'idea di far leva sul proprio potere e prendersi tutto il piatto. Fece una pausa, mordicchiandosi il labbro inferiore con titubanza mentre tamburellava un piede a terra. « Credi che possa accadere di nuovo? Una cosa come il Regime, dico. »

     
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    « Insomma, a essere licenziati è un attimo, e così almeno potrà monitorare la situazione dall'interno. Sono sicuro che se dovesse venire a conoscenza di qualche scorrettezza ce lo dirà subito. » Si ritrova a sorridere, tanto velocemente quanto amaramente. « Credi davvero che verrà messo a conoscenza di tutto ciò che interesserà Byron? » Gli domanda, in maniera del tutto disincantata, come è poco frequente nell'attitudine di Olympia Potter. Che scorrettezze pensi possa vedere veramente? « Non è un caso se Collins non l'ha scelto per la task force più stretta e super segreta. E' troppo vicino alla causa. E' troppo coinvolto. Quanti degli attuali Auror facevano parte dei Ribelli? Quanti, anche se non esplicitamente, simpatizzavano per la nostra causa? Neanche mio padre potrà molto, così come non potrà zio Ron. » Una constatazione, quella, a cui una nottata di sonno irrequieto è riuscito a portarla. Fa una smorfia nell'addentare un frollino vegano dal sapore tanto amaro e scialbo in quella mattinata. « Non so, credo sia prassi che i coinvolti non si occupino direttamente del caso. » Una constatazione fumosa, che lascia un po' il tempo che trova nel momento in cui rialza gli occhi olivastri sul moro che prova a dare una risposta alla sua domanda. « La memoria storica. » Fa eco alle parole di lui, dopo qualche secondo passato a rimuginare, con il boccone da mandare giù. « Hai ragione, Byron incarna in sé ormai un ideale che tutti noi abbiamo seguito, a cui tutti noi abbiamo giurato fedeltà..ma appunto, ha già dato prova di non essere interessato minimamente al potere. Non l'ha mai voluto, a grazia plenaria concessa a tutti, non è tornato tra gli Auror, è stato nel suo, senza creare problemi.. » Deglutisce con lo sguardo nuovamente basso per la minaccia delle lacrime che non vedono l'ora di velare i suoi occhi. « Il semplice docente, non ha fatto altro che questo ultimamente. » Un sussurro quasi udibile il suo, mentre nei suoi pensieri si affollano i momenti in cui lui è stato il suo professore, decidendo di accogliere tra le sue fila un pulcino indifeso del sesto anno, scappato da un attentato per essere catapultato a Cherry Island. Un uccellino spaventato, che non sapeva molti degli incantesimi che chiunque sapeva padroneggiare tra i Ribelli e che lui ha scelto di proteggere sotto la sua ala, insegnandole tutto ciò che effettivamente quell'uccellino sa ora. « Credi che possa accadere di nuovo? Una cosa come il Regime, dico. » Bastano quelle parole a riscuoterla, facendola visibilmente tremare, dalla testa ai piedi, gli occhi grandi che si fissano in quelli scuri di Ted. « Se dovesse succedere, preferirei morire. » Deglutisce, sbattendo le ciglia una volta, prima di muovere la bacchetta in aria per preparare una tazzina di caffè a lui e riempire la sua tazza con l'acqua bollente, il filtro già pronto al suo interno. « Non lo so Ted e l'idea di rivivere un'altra volta tutto quello che abbiamo già vissuto mi spaventa da morire. » Sospira beandosi delle spire di calore che si alzano dalla sua tazza. « Spero di non arrivare a tanto questa volta, spero che se dovesse succedere, lo capiremo in tempo e ci muoveremo di conseguenza. » Come? Non ne ho idea. Poi una specie d'illuminazione. « E se l'avessero fatto fuori così per questo? » Gli occhi segnati di neri lo fissano. « Non c'è più la guida che univa tutti così da poter attaccare nel momento di confusione. Potrebbe essere scacco matto. » Si gratta la nuca, con fare frenetico. « In qualche modo andrebbero rassicurati gli altri. Per cercare di ricordare a tutti che solo uniti i sacrifici passati di Byron non saranno vanificati in futuro. »

     
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