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.01 marzo 2021, h. 23:16.
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.Dopo il messaggio di Daffy aveva cercato i suoi genitori, gli aveva raccontato brevemente l'accaduto e si era assicurato che lasciassero la festa indisturbati. I giornalisti erano in agguato, pronti ad assaltare qualsiasi personalità di spicco. Lui, come tutti i Chudley, aveva ricevuto un messaggio minatorio dal loro addetto stampa. Nessuna dichiarazione. Scritto in lettere cubitali, così che nessuno potesse fraintendere i suoi ordini. Era riuscito a passare inosservato, mentre teneva Winter al suo fianco per riaccompagnarla a casa. L'aveva lasciata sotto casa e prima di salutarsi si erano scambiati i numeri di telefono. Dopo averla salutata non poté fare a meno di pensare al vocale della sorella, James Potter arrestato; una notizia assurda. James era un compagnone, il primo a far gruppo e a buttarla in caciara; non esattamente l'identikit di un assassino. Prese velocemente il telefono per telefonare i genitori e assicurarsi che fossero tornati a casa indisturbati. « Oliver caro, abbiamo appena saputo del figlio di Potter. » Grazie alle conoscenze politiche del padre non aveva alcun dubbio che la notizia fosse arrivata anche al loro orecchio. « Papà ha saputo qualcosa in più? » Sperava che proprio grazie a quelle conoscenze fosse in grado di strappare qualche informazione in più al ministero. « A quanto dice tuo padre il ministero ha serrato le fila. » Un comportamento comprensibile quando l'imputato era tanto famoso. « Va bene, vado da Daffy, ci sentiamo domani. » « Va bene, dì a tua sorella che vi aspetto domenica per cena e niente scuse! » Non ebbe tempo di rispondere che la madre chiuse la telefonata, sicuramente per non dargli la possibilità di ribattere e sgusciare via dalla sacrosanta cena di famiglia settimanale. Lungo la strada si fermò dalla sua caffetteria preferita per fare rifornimento di caffè e brioches calde, i messaggi di sua sorella non lasciavano dubbi sul tasso alcolico del suo sangue. Mangiare qualcosa di dolce e della caffeina le avrebbero sicuramente fatto bene. Raggiunse velocemente il cottage che la sorella divideva con l'amica, stava per bussare quando si accorse delle chiavi che penzolavano appese alla porta. Scosse la testa con un sorriso, che sbadata. «Nocciolina?! Sei in casa o rischio di trovarti svenuta sulle scale? » Entrò in casa, ricordandosi di estrarre le chiavi e riporle all'interno. Appoggiò i sostanziosi rifocillamenti per disfarsi della giacca del completo, tolse il papillon e aprì i primi bottoni della camicia. Era meno ingessato e più comodo di prima. Sbirciò nel salotto e scorse la sorella accucciata in veranda. La raggiunse, appesantito da tutti gli avvenimenti della serata. Si sedette al suo fianco e da bravo fratello maggiore prese per sé la birra che aveva tra le mani per porle la bomba calorica che aveva preso per lei. « Mangia qualcosa, sono ancora caldi. » Quando vivevano a New York le brioches calde nel cuore della notte erano una loro tradizione. Prese il suo con cremosa farcitura al pistacchio e granella di cioccolato bianco. « Una giornata perfetta finita nel peggiore dei modi... » Una serata all'insegna della beneficenza che tutti avrebbero ricordato come il giorno in cui James Potter venne arrestato per omicidio..
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.«Mamma e papà?» Sorrise alla sorella rassicurandola, i loro genitori erano più che abituati a gestire serate come quella, avevano lasciato la festa in pochissimi minuti senza lasciarsi intralciare dallo scompiglio. « Stanno bene, sono già a casa...mamma era solo preoccupata per te, ma le ho detto che sarei passato io e che domani mattina le avresti scritto. » La guardò con decisione, come per farle capire che quel messaggio doveva assolutamente partire; altrimenti la mamma avrebbe chiesto la sua testa servita su un piatto d'argento. «E dimmi un po’... La biondina con cui ti ho visto socializzare, di quale parte della giornata fa parte? Di quella perfetta o di quella finita nel peggiore dei modi?» Oliver era letteralmente stupito che avesse aspettato fino a quel momento per sottoporlo all'interrogatorio in stile Daphne. Dopo il bacio con Winter si era brevemente guardato intorno, temendo di vederla spuntare all'improvviso dietro di lui; pronta a fargli il terzo grado e a minacciare Win con lo sguardo. Guardò l'orologio e poi spostò lo sguardo sulla sorella. « Quanto ti è costato aspettare fino adesso per chiedere?! » Non si era mai mostrato insofferente di fronte all'interesse della sorella per la sua vita sentimentale, dopotutto anche lui era molto protettivo nei suoi confronti. « Diciamo che è una parte della giornata che devo ancora capire. » Incomprensione che nasceva in primis dai suoi pensieri e dalla confusione dei suoi stessi sentimenti. « Quindi cara sorellina non so esattamente cosa dirti. » Scrollò le spalle, prendendo uno dei cornetti che aveva portato. « Di conseguenza, la parte migliore è stata senza ombra di dubbio giocare con te nocciolina. » Nonostante ciò preferiva che Daffy continuasse la propria carriera nelle holyhead harpies, non voleva che il loro rapporto fosse gravato da paragoni; inoltre giocare con lei avrebbe significato essere costantemente distratto dall'idea che la sorella potesse farsi male; un istinto da fratello maggiore che non avrebbe potuto sopprimere tanto facilmente. «Comunque dico davvero.. Mi è piaciuto essere dalla stessa parte, per una volta.» Annuì alla parole della sorella. « Inoltre mamma e papà per una volta non hanno dovuto decidere per chi tifare. » Quando giocavano uno contro l'altra era quasi comico vedere i suoi genitori schierarsi per poi cambiare idea in continuazione nel corso della partita. « Tu invece come stai? Com'è andata la tua serata? » Conosceva la sorella meglio di sé stesso, sapeva che c'era qualcosa che non andava e non poteva fare a meno di preoccuparsi. « Ovviamente intendo prima che succedesse tutta quell'assurdità dell'arresto di Potter. » Un'accusa di omicidio che persino per lui era totalmente assurda, una mossa mediatica del nuovo governo; studiata a tavolino per renderla più eclatante possibile..
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.« Mi raccomando Oliver non dimenticare niente di tutto quello che ti ho messo sulla lista. » La voce di sua madre era affannata, preoccupata e stanca. Da quando i suoi genitori erano stati informati delle ferite riportate da Daphne non si erano dati pace. Sua madre non lasciava il capezzale della sorella, aveva occupato la poltrona reclinabile e da lì non si era più schiodata; mentre suo padre aveva percorso in lungo e in largo il San Mungo, cercando di placare la rabbia e la preoccupazione che solo un genitore poteva provare. Oliver dal canto suo si era quasi interamente ristabilito. La prima notte in ospedale era stata tremenda, la pozione per aggiustare le ossa era efficace quanto dolorosa; ma per sua fortuna aveva dato i suoi frutti. Per questo motivo non poteva fare altro che fare di tutto per stare al fianco della sorella e allo stesso tempo lasciare che sua madre sentisse di avere il controllo della situazione. « Mamma non ti preoccupare...ho scritto a June per farmi aiutare a raccogliere le sue cose. » Rispose il ragazzo al telefono. « Oh June, beata ragazza...» « Esatto, conosce Daffy alla perfezione e saprà sicuramente dove tiene tutto ciò di cui ha bisogno ok? » Non sarebbe stato facile placare l'animo da mamma orsa della signora Baker. Non avrebbe perso la figlia di vista per un lungo periodo di tempo. « Il medico è passato? » Odiava non essere in ospedale, alla viglia dell'operazione, ma sua madre non sembrava in grado di darsi pace; combattuta tra la voglia di rimanere accanto alla figlia e il bisogno di raccogliere le cose che le avrebbero permesso di affrontare la convalescenza. « Sì, sì...l'hanno portata a fare gli ultimi controlli e poi dovrebbe ottenere il via libera. » Annuì pensieroso, mentre cercava di fare il possibile per rendere il tutto più sopportabile a sua sorella e ai loro genitori. « Sono arrivato a casa di Daffy, ci sentiamo più tardi...chiamami se dovessero esserci novità. » Raccomandazione quasi futile con sua madre. Nei momenti in cui si allontanava dall'ospedale riceveva dalla madre un dettagliatissimo update sulle condizioni della sorella. « Ok tesoro, a più tardi. » Ricambiò il saluto della madre e lasciò scivolare il telefono nella tasca posteriore dei jeans. Suonò il campanello dell'abitazione della sorella. sua madre gli aveva allungato il paio di chiavi di Daphne, ma vista la presenza di June non gli sembrava il caso di entrare come se niente fosse. Suonò il campanello e attese che la ragazza gli aprisse. Non la vedeva dal giorno dello scontro, proprio come lui aveva persone di cui preoccuparsi; persone che contavano più di ogni altra cosa. Un tratto che da bravi fratelli maggiori sembravano condividere. Quando June gli aprì la porta non poté fare a meno di sorriderle, un sorriso forzato che purtroppo non raggiungeva il suo sguardo. Come lui aveva ancora il segno di alcune escoriazioni, abrasioni superficiali che sarebbero guarite in breve tempo. « Ehiii... » Come stai, avrebbe voluto chiederle, ma una parte di sé non poteva fare a meno di ammettere di conoscere già la risposta a quella semplice domanda. Male, perchè solo così si poteva stare quando si veniva nuovamente messi di fronte agli orrori dello scontro. « Grazie per l'aiuto June... » Prese dalla tasca del pantalone la lista stilata dalla madre di cui aveva accennato alla ragazza. « Devo ammettere che metà di quelle cose non so nemmeno cosa siano, mentre la maggior parte nn saprei nemmeno dove cominciare a cercarla. » Dubitava che Daphne avrebbe gradito di scoprire che suo fratello aveva frugato tra le sue cose; motivo per cui aveva chiesto aiuto alla migliore amica di sua sorella..
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.Aseguì la ragazza all'interno dell'abitazione, lasciandosi guidare fino alla camera della sorella. Varcare le soglie del mondo di Daphne fu come ricevere un pungo nello stomaco. In quel momento aveva sotto gli occhi quella che era sempre stata la vita di Daphne. Sulle pareti campeggiavano le foto con gli amici, le medaglie vinte e gli scatti rubati delle partite. Prese in mano una cornice e non poté fare a meno di sorridere di fronte a quella fotografia. Avevano intorno gli undici anni ed erano a cavallo della stessa scopa, più che decisi a far venire un infarto alla madre mentre sfrecciavano insieme per casa. Oliver aveva lo stesso identico scatto in camera sua; uno scatto testimone del loro legame e di quella passione sportiva che non aveva fatto altro che avvicinarli sempre di più. Posò lo scatto e non poté fare a meno di pensare che June aveva già fatto gran parte del lavoro. Benedetta June. L'idea di mettere le mani tra le cose della sorella gli sembrava sbagliata, come se stesso invadendo la sua privacy nel momento in cui, più che mai, aveva bisogno di sentirsi al sicuro. « Dunque... i pigiami. Ci pensi tu? Se ricordo bene dovrebbero essere nel secondo cassetto, io mi occupo del... resto. » dabravo soldatino aprì il cassetto che le aveva indicato la ragazza, al suo interno sembravano esserci pigiami di ogni foggia, colore e fantasia. « Direi che questo con gli hamburger e quest'altro con gli unicorni sono perfetti. » Il tipo di pigiami che si aspettava da sua sorella. « Però dovrei prendere anche qualcosa di più sobrio...altrimenti chi la sente mia madre. » Aggiunse un semplice pigiama a righe, certo che Dapne avrebbe optato per quelli più spiritosi. Infilò tutto nella borsa, avendo cura di piegarli ordinatamente; non voleva correre il rischio di essere accusato di aver buttato le cose alla rinfusa. Sul comodino c'era un libro cominciato, ma mai finito, vista la posizione del segnalibro. Lo aggiunse al resto degli oggetti e diede nuovamente un occhi alla lista della madre. « Secondo te ha davvero bisogno di tutte queste cose? » Molti dei punti sulla lista sembravano più oggetti da Mamma Baker piuttosto che da Daphne. « Ho la sensazione che mia madre voglia sommergerla di oggetti così da impedirle di pensare. » Una possibilità che anche lui agognava. Spostò la sua attenzione sul resto degli oggetti sul comodino e prese tra le mani il portachiavi appeso all'abat-jour. Lui ne aveva uno identico, ricordo della prima coppa del mondo di quidditch a cui avevano assistito da spettatori. Senza pensarci troppo lo infilò nella borsa. « Daffy come sta? » Si voltò verso June, mentre cercava di trovare le parole giuste per rispondere alla sua domanda. Bene, avrebbe voluto dirle, ma era una menzogna; una menzogna bella e buona. « Non sta bene. » Ed entrambi sapeva benissimo che oltre le ferite fisiche riportate dalla ragazza, erano quelle psicologiche a preoccupare tutti maggiormente. « Non posso fare a meno di chiedermi se si sentirà mai più al sicuro. » Lo scontro ad Hogwarts li aveva messi ancora una volta in pericolo, costringendoli ancora una volta a combattere per la propria vita. « Fisicamente ha davanti a sé una lunga strada per rimettersi in sesto, ma la conosci...è tremendamente cocciuta. » Qualità che in momenti come quelli poteva fare la differenza tra il perseverare e l'arrendersi; Oliver inoltre avrebbe fatto di tutto per assicurarsi che continuasse a lottare. Proprio come Daphne aveva fatto per lui qualche anno addietro dopo l'incidente che aveva rischiato di mettere fine alla sua carriera sportiva. « Q-quando la vedi... potresti dirle che può chiamarmi quando vuole, appena si sente meglio? Anzi, deve chiamarmi appena si sente meglio. A qualunque ora, anche in piena notte. » Posò una mano sul volto della ragazza, quasi a volerla confortare; rassicurarla. « Sono certo che lo farà, non appena i medici abbasseranno le dosi di antidolorifici, la prima cosa che farà sarà pretendere di parlare con te e mangiare un hamburger. » Non necessariamente in questo ordine, avrebbe voluto aggiungere. « Tu stai bene? Sei riuscita a parlare con la tua famiglia? » Proprio come lui aveva persone di cui curarsi persone a cui erano andati tutti i suoi pensieri nel momento dell'attacco; così come il primo pensiero per lui era stata Daphne mentre cercava di allontanarsi dal campo di quidditch. «Stanno tutti bene? » Anche se la parola bene era un eufemismo in un momento come quello..