10 Whitehall Pl

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    Da un anno a quella parte, la soglia di socievolezza di Fawn Byrne si era abbassata in un modo che si sarebbe potuto definire strano. Però era genuinamente felice di poter passare il pre-serata con delle amiche, in mezzo a montagne di cibo, in un contesto che aveva la leggerezza come unica definizione. Aveva, tra le risate, appena finito di masticare un orsetto gommoso corretto, quando l'affermazione di Daffy attirò la sua attenzione. «Vi avverto, ragazze.. C’è un chilo di cipolla in questo coso.. Penso che mi staranno tutti ad un chilometro di distanza stasera. Avete un super-dentifricio da prestarmi?» Rabbuiarsi in risposta le venne istintivo. « Ma no! » Sbottò, con più enfasi di quanta non ne avrebbe meritata della semplice cipolla. « Dopo questo affronto, direi che il nostro amico abbia perso lo status di kebabbaro di fiducia. » Annuì in direzione della Baker, come per rafforzare il concetto. « Comunque io, se vuoi, ho delle mentine. Forse la wombo-combo dentifricio e mentine salva la situazione. Intanto smetti assolutamente di mangiare il kebab. Vai di patatine! » Spostò quindi lo sguardo sulle altre amiche. « Ok, se avere la fiatella non è il vostro sogno proibito, direi di evitare questa busta. » Busta che indicò con un cenno, come fosse maledetta, per concentrarsi sulla Stone. « Ma sai che non ne avevo idea neanch'io? Tu come l'hai scoperto? » Poi, siccome mangiare bene era un principio relativo, si allungò a prendere un paio di patatine, che si gettò in bocca. « Qualcuno vuole altro vino? »


    Edited by anagapesis - 18/8/2020, 12:17
     
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    « Tranquilla Daph, dopo se vai in bagno c'è un buon dentifricio anti-alito. E ora che ci penso dovrei avere anche del Fildimenta Interdentale da qualche parte nella dispensa... » Si gratta il mento, pensierosa, prima di addentare nuovamente il proprio panino. « Anche pefché » comincia, con la bocca ancora un po' piena « se non risolviamo questo problema poi Dean se la prende con me. » Coglie lo sguardo della mora, alla quale rivolge un occhiolino complice. Gli occhi nocciola ricadono poi su Fawn, alla quale porge il proprio bicchiere perché le versi dell'altro vino. « Ma guarda, non ricordo nemmeno più chi me l'ha detto. E nemmeno so dov'è stata tutto questo tempo... In America? Può essere? Boh, vabbè » Si stringe nelle spalle, decisa a lasciar cadere quell'argomento, che le interessa relativamente. « Comunque... » recupera una manciata di patatine, che riesce a infilare in bocca in un sol colpo. La finezza fatta persona, Stone. Sta per aggiungere qualcosa, chiedere alle ragazze altri gossip interessanti, quando un movimento brusco del braccio riesce a far rovesciare il bicchiere di June, pieno di vino, sul tappeto chiaro. Un classico. « E c'ha ragione poi Hugo quando dice che sono una bambina per queste cose! » si rimprovera ad alta voce, sbuffando pesantemente. Chiaro segno - insieme ai riflessi poco sotto controllo - che l'alcol sta iniziando ad agire. Si stringe poi nelle spalle, lancia un'ultima occhiata disinteressata alla macchia scura sul tappeto, prima di recuperare la bottiglia di vino e riempire nuovamente il bicchiere di June, alla propria destra. « Vabbè, fa niente, poi pulisco. Tiè, tu intanto bevi! »
     
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    Se solo pochi mesi prima qualcuno avesse detto a June che avrebbe potuto trascorrere un pre-serata allegro in compagnia di Malia Stone e poche altre ragazze, la Rosier ne avrebbe dubitato fortemente. Invece, seduta a gambe incrociate sul tappetto dell'appartamento di Malia, non faceva altro che spostare lo sguardo dall'una all'altra delle amiche, ascoltando racconti su visi più o meno noti a bocca aperta. « ...E niente, è finita che hanno dovuto lanciare un Periculum per chiamare l'infermiera, che li ha trovati tutti nudi e ridotti in quel modo negli spogliatoi. » Scoppiò a ridere a sua volta, rischiando di strozzarsi con una patatina fritta. Chissà che altro mi sono persa! Di tanto in tanto le faceva uno strano effetto ascoltare eventi di cui non era stata spettatrice, come se il periodo di Beauxbatons appartenesse ad un'altra vita, ormai. Bevve un sorso di vino, ricambiando lo sguardo di Malia con un'espressione interrogativa. «Ma chi, quella di Corvonero? Ma perché, se ne era andata?» Grazie per l'indizio, Daffy. « Ehm, io onestamente non credo nemmeno di sapere esattamente chi sia. » Ammise, tuffando una patatina nella maionese. Devo fare un po' di fondo, no? « Il nome mi dice qualcosa ma non ci ho mai parlato... credo. » Cercò lo sguardo di Fawn, in attesa che l'altra confermasse o smentisse quella supposizione. In caso di dubbio c'è solo una cosa da fare: rivolgersi alla Byrne. Sollevò il bicchiere in direzione di Daffy, brindando silenziosamente al suo kebab super saporito. « Almeno sai che se stasera qualcuno ti bacia è vero amore. » Ribattè, portando immediatamente il bicchiere alle labbra per nascondervisi dietro. Prima che potesse bere, però, Malia la urtò accidentalmente, facendole rovesciare il vino. « Merde! » Sbottò, notando la macchia allargarsi sul tessuto chiaro del tappetto. « Aspetta che prendo la bacchett- » Ma la Stone le aveva già riempito il bicchiere, invitandola a bere. Ridacchiò, già allegra. « Povero Hugo. Ci credo che è scappato da Ted, se fosse rimasto a casa lo avremmo terrorizzato. » Ragazze, pettegolezzi, cibo spazzatura e alcol. Una combo fantastica. Allungò la mano in direzione di Fawn, rivolgendole un'occhiata implorante per degli orsetti gommosi. « Direi che è giunto il momento di dare il via alle previsioni per la serata. Comincio io: scommetto che Fred alla fine viene. » Anche perché altrimenti lo vado a prendere a casa.
     
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    « Tranquilla Daph, dopo se vai in bagno c'è un buon dentifricio anti-alito. E ora che ci penso dovrei avere anche del Fildimenta Interdentale da qualche parte nella dispensa... Anche pefché se non risolviamo questo problema poi Dean se la prende con me. » Un momento di silenzio, dove lo sguardo smeraldino dell'americana venne attraversato da un lampo di palese, divertito interesse, chiaro segno del fatto che stesse per intervenire in qualche maniera, nove su dieci condendo la conversazione con una delle sue celebri battute. Era già sul punto di farlo, quando si verificò l'incidente. Un ulteriore attimo di silenzio, in cui il cuore della Byrne venne attraversato da una sensazione di leggera ansietta, prima che si ricordasse di una cosa importantissima: poter usare la magia. « No ok - non è così tragica. » Affermò, allungandosi a recuperare la bacchetta per castare un Gratta&Netta « Sento ancora puzza di alcool e dovrai arieggiare, ma non è tragica. » Lo sguardo, quindi, passò da un'amica all'altra, mentre negli occhi si palesava di nuovo quella luce divertita. « Prima le precisazioni: no, babes, lei non la conosci. Cioè, di vista quasi certamente perché era Senior al primo anno, ma non ci hai mai interagito... che io sappia. » Poi magari eravate culo e camicia e hai avuto un'inspiegabile perdita di memoria a breve termine. « Ma comunque boh, è tornata e okay. » Pausa « Pure io voglio l'America però. Non è giusto. » Si lamentò, fissando Malia e Tris solo perché le due, in America, erano state in coast to coast. Poi, come riprendendosi da quel momento di nostalgia indotta dall'alcool, batté le mani. « Ora le cose davvero importanti. » Pausa enfatica, dove fece scivolare lo sguardo sulle amiche una ad una. « Il trombotombola di questo rave, che condurrò io perché non solo sono prevedibile, ma qualcuno intende pure tornare a casa presto, a quanto sembra. » Alzò le mani, con un sorrisetto sulle labbra, come a sottolineare quel silenzioso: sono fuori dai giochi, mi dispiace.
     
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    « Comunque io, se vuoi, ho delle mentine. Forse la wombo-combo dentifricio e mentine salva la situazione. Intanto smetti assolutamente di mangiare il kebab. Vai di patatine! » Daffy strinse più forte il kebab tra le mani, stringendolo a sé e proteggendolo come una madre devota fa con il proprio figlio. Lanciò un'occhiata falsamente tragica alla Byrne, accarezzando il panino e cullandolo come se stesse piangendo. «MAI! IO LO AMO!» Scandì con un accenno di labbro inferiore protratto all'infuori, chiedendosi chi e dove le avrebbe finalmente dato l'Oscar che si meritava. Largo al talento! « Tranquilla Daph, dopo se vai in bagno c'è un buon dentifricio anti-alito. [...] Anche pefché se non risolviamo questo problema poi Dean se la prende con me. » Si voltò di scatto verso Malia, cogliendo l'occhiolino che le aveva rivolto. Trattenne una risatina, sicura di avere le guance arrossate. Afferrò un paio di patatine lanciandole addosso alla Stone e prendendola in pieno petto. L'età della maturità, proprio.. Diede un altro morso al suo panino. « Almeno sai che se stasera qualcuno ti bacia è vero amore. » Si voltò masticando, con la bocca piena, sciabolando le sopracciglia verso la coinquilina. Inghiottì. «Lo so che non vedi l'ora di farlo. E si, Junie, anche io voglio sposarti.» pronunciò quelle parole con un'enfasi tale da essere paragonabile solo ad una telenovela argentina. «Comunque accetto volentieri dentifricio e mentine. Sappiate che lo faccio solo per non asfissiarvi tutte. Non c'è di che.» Scoppiò in una risata, impegnandosi il più possibile per tenere la bocca chiusa e non spruzzare fuori il boccone, nel momento in cui il bicchiere di vino si rovesciò sul tappeto immacolato. Inghiottì il fretta il boccone, per poi sollevare le braccia verso il cielo ed urlare «OPA!!» come si fa nei brindisi in Grecia. Rimase ad osservare la scena, notando Fawn tirar fuori la bacchetta e riparare al danno quasi completamente. Continuava ad aver presente solo a grandi linee chi fosse la MacBride, ma si ritrovò ad annuire emozionata quando la Byrne lamentò il desiderio di andare in America. «Cavolo, quanto mi manca! Certo potremmo farcelo un weekend! Io e Fawn saremmo due ottime Cicerone. Vi faremmo scoprire tutto di NY!» Si infilò due patatine in bocca. « Direi che è giunto il momento di dare il via alle previsioni per la serata. Comincio io: scommetto che Fred alla fine viene. » Daffy ruotò il capo verso la Rosier, esibendo una faccia enormemente maliziosa. «Beato lui, allora!» Rispose con una piccola alzata di spalle. « Il trombotombola di questo rave, che condurrò io perché non solo sono prevedibile, ma qualcuno intende pure tornare a casa presto, a quanto sembra. » Si voltò verso Fawn scuotendo la testa. «Vada per il ruolo da conduttrice, ma non puoi ritirarti in questo modo! ... In che senso "qualcuno intende pure tornare a casa presto"? Eh no, questo non si fa!» Diede l'ultimo morso, per poi appallottolare la carta stagnola con cui era stato avvolto il kebab. «Non esistono orari, stasera! Possiamo rapirti ed Erik passerà tutta la serata a cercarti! Si farà mattina che neppure se ne sarà accorto! Mamma mia, che malvagità, Baker! Tu si che sei una criminale con i fiocchi! «E comunque, sarò prevedibile forse.. Ma io punto sul concepimento del secondo Royal Baby degli Almun. Voglio dire, l'avete visto l'anello con cui Albus le ha fatto la proposta? E' stupendo. Con un brillocco del genere al dito io mi sentirei in dovere di soddisfare tutti i suoi desideri ogni giorno! E nonostante tutto mi sembrerebbe di essere sempre in svantaggio!»



    Edited by peppermint. - 20/8/2020, 17:20
     
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    1 settmbre.
    Due ore più tardi, James sta bussando alla porta di casa di Malia e Hugo pronto a buttarla giù. E' fuori di sé e quando il cugino gli apre la porta, per poco non è sul punto di colpire la faccia del povero Hugo in assenza di una porta. « Ciao Hugo. » Asserisce stringendo i denti. « Andato bene il banchetto? » Il maggiore dei Potter e in tenuta da casa; è uscito senza portarsi appresso niente più che il cellulare e la giacca. Supera il cugino dandogli giusto una pacca sulla spalla in segno di saluto, per poi guardarsi intorno. E la vede. Seduta sul divano, intenta a digitare ancora una volta qualcosa sul cellulare. Non la saluta neanche. La fissa adirato e gli punta un dito contro. «Volevi chiarire? Ok chiariamo. » Si inumidisce le labbra e incrocia le braccia al petto. Non gli interessa se Hugo assiste; anzi.. tanto sei di famiglia. I panni sporchi si lavano in famiglia. « Però inizio io chiarendo un concetto molto preciso. Hai rotto il cazzo. » Sottolinea quelle parole con la stessa rabbia utilizzata la sera prima al banchetto. « Ma tu chi pensi di essere di preciso, eh Malia? Chi ti dà di preciso il diritto di farti i cazzi miei? Sindacare su come decido di gestire i cazzi della mia famiglia? » Solleva un sopracciglio piuttosto perplesso ma non per questo meno arrabbiato. « We, prendiamoci meno confidenza capito? Non hai alcun diritto di venire a rompermi il cazzo su come mi comporto io con Olympia, o con Albus o con il cazzo che mi pare, specie dopo aver deciso di fare l'offesa semplicemente perché mi sono permesso - cosa che continuo a pensare - di farti notare che sei una cazzo di bambina nel momento in cui rovesci addosso a mio cugino del vino mentre entrambi state lavorando. » Si passa la mano di fronte al viso e gli punta nuovamente il dito contro. « Ma tutto apposto? Seria? Poi vieni da me a chiarire pretendendo che io mi scomodi per la principessa che si è spalmata addosso al mio ennesimo cugino. » Allargò le braccia esasperato e scoppiò a ridere scuotendo la testa. « Non conosci alcun cazzo di limite, è questo il tuo problema. Per te tutto va bene, tutto è concesso finché qualcuno non ti dice chiaro e tondo in faccia che hai cagato fuori dal vaso. Beh, indovina Malia, hai cagato fuori dal vaso, di nuovo. »



     
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    « Ma chi è a quest'ora? Rispondi tu? » Bivaccata pigramente sul divano, sta controllando per l’ennesima volta il cellulare quando qualcuno bussa alla porta. Spunte blu. Nemmeno un messaggio di risposta. Che pezzo di merda. Nello sforzo di distrarsi dai propri pensieri, che la riportano al diverbio con James, Malia inizia a scorrere Wiztagram con fare svogliato, mentre Hugo raggiunge la porta. « Andato bene il banchetto? » Nel sentire quella voce s’irrigidisce di scatto, senza fare in tempo ad alzarsi in piedi, prima che James Potter le si pari davanti con tutta la propria furia ed evidente esasperazione. « Volevi chiarire? Ok chiariamo. » Ma in quell'espressione irritata non c'è traccia di buona disposizione, e al contrario preannuncia soltanto qualcosa di poco piacevole. E infatti la mora è costretta a restare in silenzio, sotto lo sguardo confuso di Hugo che la fa arrossire, e quello infuocato di James, capace di mortificarla. Le labbra serrate, ascolta tutto senza proferir parola, evidentemente colta in contropiede da quella rabbia inaspettata, per quanto giustificata. Ti ho fatto arrabbiare, ma quanto meno adesso sei qui, riesce a pensare, in quel frangente, quella parte del suo cervello che è solita vedere il bicchiere mezzo pieno anche in situazioni come questa. « Non conosci alcun cazzo di limite, è questo il tuo problema. Per te tutto va bene, tutto è concesso finché qualcuno non ti dice chiaro e tondo in faccia che hai cagato fuori dal vaso. Beh, indovina Malia, hai cagato fuori dal vaso, di nuovo. »
    Sospira, abbassando lo sguardo, intenta a nascondere quel velo di lacrime che affiorano in maniera spontanea, per l'agitazione e l'evidente imbarazzo. Umiliata, così si sente. « Va bene » pronuncia a mezza voce, dopo qualche momento di silenzio. « Io volevo solo... » Che volevi fare, di preciso, Mals? Scuote piano il capo. « Non volevo intromettermi nei fatti tuoi e della tua famiglia. Lo so che non c'entro niente. Però a me non sembra giusto così e te lo devo dire, James. Avrò anche cagato fuori dal vaso come dici tu, ma tu hai esagerato pure. » Si alza in piedi, improvvisamente infastidita di essere sovrastata da lui anche fisicamente. « Tu l'hai letteralmente picchiato, James. E io ho sbagliato, lo so. » Ultimamente finisce sempre così. Che sbaglio e basta. « Ma sinceramente non pensavo che a te potesse importare così tanto per un cazzo di bacio, per di più con una persona che probabilmente non rivedrò mai più nella mia vita. » Si stringe nelle spalle, mentre si porta una mano sul petto, quasi a volergli giurare quelle parole successive. « Non l'avrei fatto, se avessi saputo che ci tenevi fino a questo punto. » E nel parlare avverte la voce spezzarsi leggermente. Forse in fondo lo sapevo, che sarebbe finita così. Che avrei rovinato tutto quanto come sempre, come solo io so fare. Scuote piano il capo, per poi incrociare le braccia al petto. « E comunque non ho fatto l'offesa per quella cosa di Fred. Lo so che avevi ragione quando mi hai detto quelle cose, dopo la conferenza, e che ho fatto una stronzata. A lui ho anche chiesto scusa. » Fa spallucce, emettendo un profondo respiro e sostenendo il suo sguardo.
     
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    « La prima festa a cui partecipo e quasi ci scappano i morti? Me, channeling my inner Jessica Fletcher. » abbozza mentre fa levitare una tazza di té serale sul tavolino davanti al divano, pronta per Malia, mentre si appresta a preparare la propria. « Con questo non sto dicendo che non parteciperò mai più nella vita forever and ever ad una festa, maaaa.. » e quasi scatta quando prendono a "bussare" alla porta con la gentilezza con cui la Germania invase la Polonia. Un'occhiata furtiva alla coinquilina, prima di avvicinarsi lento e furtivo allo spioncino della porta. Cosa? Apre la porta, confuso. « James?! Ehi, buonasera. Ti sei ripreso? » ma il cugino ha visibilmente un diavolo per capello e lo supera per dirigersi come una furia proprio verso la coinquilina. E verso di lei riversa un fiume di parole cui Hugo assiste da spettatore esterno, ancora intento ad intingere la bustina del té nell'acqua bollente. Dovrebbe davvero lasciarli soli ma.. perché farlo? Come quelli che assistono ad un incidente stradale e provano la morbosa necessità di guardare, Hugo sentiva di voler rimanere, non fosse altro per provare alla fine a mettere pace tra i due. Una pace ben lontana. Il punto della questione sembra, ad una prima occhiata, ciò che è accaduto intorno alla figura del cugino Dave - argomento su cui Hugo drizza subito le antenne - e che ha provocato la reazione di James che avevano visto tutti. Il futuro auror se ne sta appoggiato al tavolo della cucina, ascoltando di gran gusto, e proprio non riusce a non intervenire. « Scusate se mi intrometto ma.. siete entrambi consapevoli che il cugino Dave non era il cugino Dave, vero? » Era stata una delle prime verifiche che aveva fatto appena tornato a casa. « Il cugino Dave, quello vero, è ancora in cura al St. Joseph di Newport dopo un esaurimento nervoso che non l'ha mai rimesso in sesto del tutto. » e si tira su gli occhiali, sorseggiando il suo tè. Scusate, proseguite pure.

     
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    « ..a me non sembra giusto così e te lo devo dire, James. Avrò anche cagato fuori dal vaso come dici tu, ma tu hai esagerato pure. » Annuisce James, visibilmente scosso e spazientito. « Non ti sembra giusto, uhm.. è così.. » Si volta verso Hugo e allarga le braccia esasperato. « A lei non sembra giusto. Beh Malia, UN SACCO DI COSE NON SONO GIUSTE. Tu non sei giusta! » Si passa una mano tra i capelli e si allontana, stringendo i denti e sfregandosi nelle mani ormai fuori di sé. « Tu l'hai letteralmente picchiato, James. E io ho sbagliato, lo so. » « Se lo meritava! » Sbotta di colpo puntandole ancora una volta il dito contro con veemenza.
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    Non vuole nemmeno parlare di Dave. Sa che se dovesse andare lungo quella strada, non riuscirà a trattenersi e la questione finirebbe in un bagno di sangue per tutti quanti. Lei continua, e James in tutta risposta pare sempre meno incline ad ascoltarla. Si sente stupido e tradito.. da Malia, da Charlie, da tutti coloro che hanno pensato il suo compleanno potesse essere ancora una volta il pretesto per dare sfogo ai loro peggiori istinti; non dovevo venire. Non te lo meriti neanche un chiarimento. « Scusate se mi intrometto ma.. siete entrambi consapevoli che il cugino Dave non era il cugino Dave, vero? Il cugino Dave, quello vero, è ancora in cura al St. Joseph di Newport dopo un esaurimento nervoso che non l'ha mai rimesso in sesto del tutto. » Volse lo sguardo nuovamente verso il cugino scuotendo la testa mentre si inumidisce le labbra. « Cugino Dave.. eh? Ok, parliamo del cugino Dave. » Non facciamolo, James. Lasciamo perdere. Vai a casa. « Mettiamo anche il caso che fosse il cugino Dave.. e non lo era! » E a quel punto si volta nuovamente verso la giovane Stone, intenzionato a ignorare le sue lacrime. « Perché proprio il cugino Dave, Malia? Di tutte le persone perché proprio lui? Durante - il - mio - fottuto - compleanno » Scuote la testa, stirando un sorriso sprezzante. « Col tuo far finta di niente ormai ci ho fatto il calo, ma che di tutte le persone andassi proprio col FOTTUTO CUGINO DAVE - » Provò una punta di delusione; James era semplicemente pentito di aver riposto così tanto su Malia. « La verità è che tu non sai fare altro che prendere, Malia. Tu spolpi le persone. Cerchi le loro attenzioni, ti guadagni la loro fiducia, il loro affetto.. tutto, e poi quando ti stanchi passi alla prossima persona. Al cugino Dave, Malia. Tu vuoi esserci, ma senza esserci, ecco. Vuoi ficcare il naso negli affari della mia famiglia, ma quando si tratta di esserci, non ci sei mai. E' facile sentirsi parte di qualcosa quando puoi non devi prenderti le responsabilità di quello che fai, eh? Era solo il cugino Dave.. sti cazzi!» Sbatte il pugno contro il muro alle proprio spalle e chiude gli occhi. « Albus è tornato a casa a pezzi, Olympia era sconvolta, metà dei tuoi amici sono finiti in una rissa, hanno urlato il nome di Eric in mezzo al cazzo di locale e chiunque l'ha sentito, ma tu eri troppo occupata a leccare la faccia del cugino Dave. » Pausa. « E poi mi scrivi scoccando le dita perché vuoi chiarirmi il fatto che ho esagerato? » Avrei dovuto fare molto, molto di peggio. « E' questo ciò che vuoi chiarire? Che ho esagerato picchiando il tuo ragazzo? »







     
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    « Il cugino Dave, quello vero, è ancora in cura al St. Joseph di Newport dopo un esaurimento nervoso che non l'ha mai rimesso in sesto del tutto. » La mora aggrotta la fronte, confusa, spostando per qualche secondo lo sguardo sul proprio coinquilino. « Come? Ne sei certo? » E quello chi cazzo era, allora? Ma non fa in tempo ad elaborare alcun tipo di ipotesi, perché James continua a ruota libera. « Mettiamo anche il caso che fosse il cugino Dave.. e non lo era! Perché proprio il cugino Dave, Malia? Di tutte le persone perché proprio lui? Durante - il - mio - fottuto - compleanno. » Abbassa lo sguardo, incapace di sostenere quello di lui. « Io non lo so... Non pensavo che... che potesse essere un problema per te, ecco... » Già, è proprio questo il problema, Mals. Tu non pensi. Non sarebbe ora di cominciare? Una vocina, nella sua testa, pare rispondere in automatico a quel suo incerto biascicare, che non va da nessuna parte. Lo sguardo, perso, per un istante cerca quello di Hugo, quasi a voler sondare la sua reazione. A cercare una conferma esterna. Faccio davvero così tanto schifo? Tutte le certezze che credeva di possedere le scivolano addosso lentamente, sotto quel fiume di parole che il ragazzo le riversa. « Col tuo far finta di niente ormai ci ho fatto il calo, ma che di tutte le persone andassi proprio col FOTTUTO CUGINO DAVE - » « Ah, il mio far finta di niente? » Si porta una mano al petto, e inarca un sopracciglio sorpresa, riuscendo ad assumere, anche se solo per un istante, una nota d'ironia. Ma poi James va avanti, ancora e ancora, e ogni parola è una goccia di veleno che si aggiunge alla medicina amara di quella serata. Tu spolpi le persone. Cerchi le loro attenzioni, ti guadagni la loro fiducia, il loro affetto.. tutto, e poi quando ti stanchi passi alla prossima persona. Non sa spiegarsi nemmeno, Malia, quale sia la forma di autocontrollo che la inchioda lì sul proprio posto, con le braccia incrociate al petto e i denti affondati nel labbro inferiore, nello sforzo di non esplodere a sua volta. Tutto ciò che pensa, in quel frangente, è che vorrebbe picchiarlo. Avvicinarsi a passo veloce e colpirlo con forza, assestargli un pugno in pieno viso, in modo da provocargli del dolore fisico. E farlo smettere. La violenza, sin dai tempi di Hogwarts, è sempre stato il modo più istintivo ed immediato per risolvere i conflitti - non per nulla gioco a Quidditch. Eppure rimane lì ferma, malgrado quell'insopportabile groviglio all'altezza dello stomaco. « Albus è tornato a casa a pezzi, Olympia era sconvolta, metà dei tuoi amici sono finiti in una rissa, hanno urlato il nome di Eric in mezzo al cazzo di locale e chiunque l'ha sentito, ma tu eri troppo occupata a leccare la faccia del cugino Dave. E poi mi scrivi scoccando le dita perché vuoi chiarirmi il fatto che ho esagerato? E' questo ciò che vuoi chiarire? Che ho esagerato picchiando il tuo ragazzo? »
    Scuote la testa rapidamente, esasperata. « Ah, quindi adesso sono una merda anche perché non mi sono accorta di quello che è successo ieri sera? Faccio schifo perché non ho visto Albus nella rissa? In mezzo a quel caos? Quanta gente fuori di sé ci stava ieri, James? Tu per primo stavi a farti leccare la faccia da qualcun altro. » Se proprio vogliamo dirla tutta. Sostiene il suo sguardo, senza celare una punta di fastidio nel pronunciare quelle parole. Poi sospira, nel tentativo di calmarsi. Quando riprende a parlare, si sforza di essere più pacata. « Ascolta, io non c'ho capito più niente... Avevo pure le allucinazioni. Non ci crederai, e puoi anche pensare che sia tutta una scusa, ma sono convinta che abbiano infilato qualcosa in uno dei drink che ho bevuto. È stato troppo strano. Ma è andata così ieri, non posso più farci niente... e sono già abbastanza dispiaciuta per non esserci stata come dovevo, per tutti quanti. » Ma grazie comunque per esserti aggiunto alla carrellata dei sensi di colpa. Sono un'amica di merda, lo so. Sospira, passandosi una mano sul viso, visibilmente rammaricata. « E comunque no, James, io volevo chiarire semplicemente perché mi sembrava il caso. Perché ieri è stato brutto. » Perché un po' male ha fatto. « Perché non pensavo che potessi reagire in quel modo, e non credevo ti importasse così tanto. Non... Non me lo aspettavo, ecco. » Si stringe nelle spalle, fulminea a stropicciarsi un occhio con il pugno chiuso, asciugando segretamente una lacrima che sfugge al suo controllo. Non fare la bambina. Sei ridicola. « E quindi volevo chiederti scusa. A questo punto mi rendo conto che non vale niente, però... scusa. » Serra le labbra in una linea retta, per poi emettere un leggero sospiro, ancora evidentemente scossa da quelle parole. Fosse stato qualcun altro, a pronunciarle, forse avrebbe reagito diversamente. Avrebbe riso, o magari risposto a tono, e invece adesso si sente solo esausta. Derubata da qualsiasi energia. Per un istante, nella stanza cade il silenzio, interrotto unicamente dal ritmo cadenzato dell'orologio a forma di gufo appeso ad una parete, proprio sopra la testa di Hugo. Già, in tutto ciò c'è anche Hugo, fermo lì a guardare. Malia sospira e, con cautela, compie un piccolo passo in direzione di James. « Ma tu ti senti veramente così, James? Spolpato da me? Pensi che mi sia stancata? È così? » Le labbra piene si piegano in una smorfia contrita, mentre tiene le braccia ancora strette al petto - quasi a volersi riparare preventivamente dai prossimi colpi di lui. Punta gli occhi in quelli scuri di lui, con decisione. « Io non sono passata a nessun'altra persona. » A differenza di qualcun altro, ma dettagli. « Lo sai - lo sapete tutti e due - quanto ci tengo alla vostra famiglia, e quanto vi voglio bene, tutti quanti. Ma non voglio... ecco, non voglio più ficcare il naso se non sono gradita. »

     
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    « Tu per primo stavi a farti leccare la faccia da qualcun altro. » Soffia pesantemente fuori dalle narici James, scuotendo la testa. Vuoi veramente mettere a paragone le due cose? « Lascia Lily fuori da questa faccenda! Non è la stessa cosa! Fino a prova contraria lei non è tua cugina! » E non lo era davvero, la stessa cosa; non lo era per sin troppi motivi. James era visibilmente alterato, e riusciva a stenti di mantenere il segreto di Charlie per sé. Un coglione, ecco cosa sono, fedele fino all'ultimo, anche quando sono stato tradito su ogni livello possibile. « E quindi volevo chiederti scusa. A questo punto mi rendo conto che non vale niente, però... scusa. » Ci fu un momento in cui lo sguardo di James si ammorbidì; la rabbia passò in secondo piano solo per realizzare la cosa peggiore in quel suo discorso. Malia sentiva il bisogno di chiedergli scusa. Malia gli voleva bene, così tanto che sentiva di mandargli di continuo messaggi del tenero che egli stesso manderebbe a un qualunque dei suoi amici. Malia è solo un'amica. E' tutto ciò che vuole essere. Si morde il labbro inferiore e si passa le mani tra i capelli, annuendo, colto da quella consapevolezza che ora gli appare più lampante che mai. « Ma tu ti senti veramente così, James? Spolpato da me? Pensi che mi sia stancata? È così? Io non sono passata a nessun'altra persona. » Lo sguardo scuro di James incontra per un secondo quello di Malia; non dice niente, eppure cerca di scavare nelle iridi della ragazza, il senso di ciò che sta dicendo. Davvero? Forse il punto è che Malia non è mai passata davvero a James; non è mai stata sua. Il loro percorso è stato una lunga scia di occasioni mancante. « Lo sai - lo sapete tutti e due - quanto ci tengo alla vostra famiglia, e quanto vi voglio bene, tutti quanti. Ma non voglio... ecco, non voglio più ficcare il naso se non sono gradita. » Ed è proprio nel momento in cui Malia decide di rivolgersi anche a Hugo che gli dimostra per l'ennesima volta ciò che avrebbe dovuto realizzare molto tempo addietro. Sto solo perdendo tempo. Alza gli occhi verso il soffitto stirando un sorriso amaro mentre si sfrega le mani incassando il colpo.
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    « Si Malia, lo sappiamo.. » Compie una leggera pausa mentre riporta lo sguardo più tranquillo seppur amareggiato sulla figura della ragazza. « ..ma tu mi hai spolpato comunque. » Si stringe nelle spalle e si dirige senza aggiungere altro verso la porta. « Scusa il disturbo, Hug. La prossima volta chiamo prima di venire, giuro. » Sdrammatizza James, mentre getta uno sguardo rassegnato al giovane Weasley. « Ci vediamo domani in campo. » E dicendo ciò si chiude la porta alle spalle, spolpato per davvero. E' così che ti senti quando hai ragione ma non ce la fai ad andare fino in fondo? Sì.. è il sapore della sconfitta - la peggiore forma di sconfitta. E fa pure peggio quando sai che non c'è un modo per vincere.



     
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    Avvolta nel pesante cappotto di lana che la proteggeva dal freddo dicembrino londinese, Zoe si prese qualche istante per osservare la facciata pulita ed elegante del palazzo in cui abitava Hugo. Niente male. Davvero niente male. Con un sorrisino soddisfatto sulle labbra dipinte di rosso ciliegia, salì i pochi gradini facendo risuonare i tacchi sull'asfalto, ben attenta a non rovesciare il prezioso carico che reggeva in mano, prima di pigiare il campanello per un paio di secondi. La voce del giovane Weasley le rispose quasi subito, nonostante fosse in anticipo di una decina di minuti. « Hugo, sono Zoe. Mi apri? » Salì sino al terzo piano, come Hugo le aveva indicato per messaggio, e bussò delicatamente contro lo stipite della porta socchiusa con la mano libera. « Permesso! » Si annunciò, accompagnata da un piacevole odore di caffé e prodotti da forno, ormai un tutt'uno con quello altrettanto dolce di pelle e capelli. « Buongiorno! » Trillò, incredibilmente allegra. Si avvicinò ad Hugo e gli stampò un bacetto sulla guancia, lasciandovi impressa la forma della labbra; un comportamento tipico di Zoe, ma un tantino inconsueto nei confronti di Hugo che, ai suoi occhi, aveva sempre rappresentato solamente il fratello minore di Dory e a cui non aveva mai riservato particolari attenzioni al di là di semplice cordialità. Forse un tantino troppo affettuosa, ma se decideremo di convivere tanto vale iniziare con il piede giusto. Gli allungò un bicchiere di caffé ancora bollente ed un sacchetto di carta contente una brioche. « Come promesso. Spero di non averti scombinato troppo i piani. » Si strinse nelle spalle con un sorriso civettuolo e fece qualche passo nella stanza, lasciando vagare gli occhi chiari sul piccolo ingresso. Carino. Forse un po' spoglio, ma almeno è pulito. Certo, si vede che manca un tocco femminile. « Allora » Riprese, subito dopo aver bevuto un sorso di cappuccino di soia alla vaniglia. Parte del suo cervello stesse già pensando a quali fotografie appendere per rendere l'ambiente più moderno e sofisticato, un piano machiavellico di cui il povere Hugo era del tutto ignaro. « come stai? Sei pronto per la sessione d'esami? » Riportò tutta l'attenzione su di lui, scrutandolo con i grandi occhi azzurri accesi d'interesse. Checché si dicesse della sua capacità di risultare insopportabile a coloro che non le andavano a genio, in caso di necessità Zoe era in grado di essere la più dolce ed amabile delle ragazze - una particolarità che le era stata utilissima durante gli anni trascorsi ad Ilvermony. « Dory mi ha detto che hai partecipato al Certamen Salemianum. Deve essere stato emozionante, raccontami tutto! » Mentre parlava si sfilò la giacca e si accomodò sul bracciolo del divano, accavallando le gambe con un movimento elegante che accorciò di diversi centimetri l'orlo di pizzo della gonna. Praticamente si sentiva già a casa.



     
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    Stava sorseggiando il primo tè della giornata, Hugo, quando il campanello trillò per tutto l'appartamento, segnalandogli l'arrivo di Zoe con la quale si era messo d'accordo via messaggio. « Ehi! Sali! » Le aprì il portone e socchiuse l'entrata principale, per poi guardarsi intorno. L'appartamento era veramente spoglio, da quando Malia aveva lasciato la casa e con lei tutte le sue cose: Hugo, in tal senso, era una persona davvero minimalista e non si era mai preoccupato dell'arredamento di casa. Un tavolo per mangiare e un divano su cui buttarsi la sera non sono un arredamento sufficiente? Zoe Finnigan arrivò come un vero e proprio uragano, che si abbatté su uno Hugo ancora in fase di risveglio, pur essendo un mattiniero aveva comunque bisogno del suo tempo per carburare e il caffè di Zoe avrebbe aiutato non poco. « Dai, non dovevi! Però un caffè non si rifiuta mai! No, niente scombinamento: oggi non ho lezione né tirocinio. » Beatamente ignaro del bello stampo di labbra che la strega gli aveva lasciato sulla guancia, la invitò ad accomodarsi. « Io sto bene. Abbiamo iniziato il terzo a pieno ritmo, sembra che sarà un anno molto più pratico rispetto ai precedenti. Ho affrontato qualche esonero per ora, ma erano tutte prove pratiche in vista degli orali. » Stava per chiederle di rimando come procedesse a Giornalismo, ma Zoe lo precedette chiedendogli del Certamen. Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Hugo, a distanza di più di un mese lo ricordava come una delle esperienze più belle intraprese al College. « Sì! E' stato grandioso, c'erano studenti da tutto il mondo! Il team Hogwarts era formato da studenti di un po' tutti i corsi, io ho gareggiato contro gli auror stranieri: ci hanno assegnato un grande caso e dovevamo sbrogliarlo. E intendo in ogni parte! Analizzare il delitto, trovare le prove, incastrare i colpevoli. Quelli di Magisprudenza poi hanno svolto il processo. » Era stato come partecipare ad una partita di Cluedo in realtà aumentata, un gran divertimento per un tipo come Hugo. « Dovresti partecipare, l'anno prossimo! Davvero, c'erano prove in praticamente tutti gli ambiti possibili, compreso quello letterario. Se non sbaglio, la prova era qualcosa come "annunciare a mezzo stampa il delitto". » Il mago, dal canto suo, era più che convinto a presentarsi di nuovo, non fosse altro per gareggiare nuovamente contro gli americani, che in fatto di raccolta prove si erano dimostrati dei draghi. « E tu come te la passi? Ti serviva una camera un po' più in centro? » Senza neanche volerlo, lo spirito da investigatore ficcanaso di Hugo venne a galla. Qual è il motivo che spinge una ragazza a fare un trasferimento in pieno anno accademico inoltrato e con un freddo boia fuori? Problemi nella vecchia casa? Sfrattata? Ma soprattutto, non ha freddo con quella gonna?!


     
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    Il sorriso che si aprì sul viso del giovane Weasley le confermò di aver toccato il tasto giusto. Bingo! Lo ascoltò parlare, ritrovandosi a sorridere a sua volta per l'entusiasmo che trapelava da ogni parola. Anche se spesso le sue migliori qualità veniva oscurate dall'aria saccente e incontentabile, Zoe era una ragazza estremamente ambiziosa e, per natura, apprezzava coloro che mostravano le medesime aspirazioni. « Sono sicura che sei stato bravissimo, dopotutto hai ereditato il cervello di tua madre! » Seamus le aveva raccontato un miliardo di volte quanto Hermione Granger era sveglia e intelligente fin dai tempi di Hogwarts. La strega più brillante del suo anno, secondo diverse persone. Annuì, dondolando il piedino fasciato nello stivale. « Ammetto di essere stata tentata già quest'anno. Mi sarebbe piaciuto tantissimo ed è un'esperienza che fa sicuramente un'ottima figura sul curriculum, solo che ero appena arrivata, mi hanno offerto due diversi lavori part-time e le lezioni stavano per cominciare. Non era il momento migliore per volare altrove e mettere tutto in pausa. » Si strinse nelle spalle, rassegnata. « Però ho intenzione di arrivare preparata il prossimo anno, anche perché alcuni americani erano miei compagni ad Ilvermony e ti posso assicurare che c'è ancora qualche rivalità in sospeso. » E io non sono certo tipo da porgere l'altra guancia. « Se hai intenzione di ripetere l'esperienza magari parteciperemo insieme. Ti avverto già, sei mesi prima si inizia con le simulazioni. » Gli rifilò un occhiolino scherzoso, pur non scherzando affatto. Dietro quella sua aria da barbie si nascondeva una stacanovista pronta a tutto pur di arrivare in vetta, anche a ricorrere a mezzi poco ortodossi. « Più o meno. » Quella risposta suonò troppo vaga anche alle sue orecchie e Zoe la accompagnò ad un sorrisetto sornione. « Diciamo che vivere in Irlanda non è per niente comodo. Le passaporte sono poche, detesto condividere la casa con mio padre e mio nonno, il clima fa ancora più schifo di quello di Londra e praticamente non c'è nient'altro che colline e pecore. E non le merinos, eh. » Sgranò gli occhi, con aria eccessivamente teatrale, mentre scuoteva il capo accompagnata dall'ondeggiare dei lunghi capelli biondo cenere. « In un mese ho perso tutta l'abbronzatura dell'estate, tempo altri due e mi sarei trasformata in una versione moderna di Jane Austen. » Una vera anima antica. Che poi è il modo carino per dire 'sfigata'. « Londra, invece... » Sospirò, a metà tra l'emozionata e il rassegnato. « beh, non è la California, ma almeno è una capitale. C'è vita, cose da fare, luoghi da scoprire. » Il suo tono di voce salì di un'ottava, mentre gesticolava appena con la mano libera. « Tra l'altro, questo palazzo è davvero bello. La facciata è elegante, mi piace. » Gli sorrise ancora, quasi stesse facendo un complimento allo stesso Hugo. « Che dici, mi fai fare un piccolo tour? » Domandò, scendendo dal divano con un piccolo saltello.



     
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    Le sorrise imbarazzato, rigirandosi tra le dita affusolate il bicchiere di caffè d'asporto. Non era abituato ai complimenti gratuiti, ma non per questo non erano graditi! Soprattutto quando questi riguardavano l'intelligenza e il proprio retaggio da figlio di una delle streghe più brillanti dell'attuale Comunità Magica. Nessuno è mai veramente immune da certe carezze all'ego. « Certo, capisco. Il Certamen non è un evento in cui si improvvisa, poco ma sicuro. » disse il mago che, in tutta franchezza, un po' era volato oltreoceano improvvisando. Non si era veramente preparato né aveva effettuato simulazioni, complice la confusione della prima volta, ma aveva semplicemente sfruttato le conoscenze di due anni di studio serio e monacale. A posteriori, poteva dire di non aver fatto una brutta figura. Ascoltò il racconto di Zoe sulle sue alterne vicende e si ritrovò a ridere piano quando il discorso virò col vivere con parenti. Io sono di Londra e potrei benissimo stare a casa da mamma e papà.. ma sono qui. Indovina perché? Dopo la Guerra Santa, aveva sentito con forza il fiato dei genitori ansiosi sul collo: non che li biasimasse, per mesi avevano pensato che Hugo fosse morto nella Loggia Nera. Ciò nonostante, aveva ritenuto che fosse meglio per tutti tagliare un po' il cordone ombelicale.« Mi sembrano tutti validi motivi per iniziare questa avventura londinese! » Non che Zoe avesse realmente deciso di trasferirsi là ma, a giudicare dalle prime impressioni, sembrava piacerle molto. A dirla tutta, Hugo non aveva badato granché all'estetica della palazzina o dell'appartamento in sé, aveva soltanto seguito Malia e col tempo si era ambientato in quella che ormai chiamava "casa". « Oh certo, vieni! L'ingresso l'hai già visto, questa è la zona giorno e lì dietro trovi la cucina. Dai pure un'occhiata! » le spiegò, indicandole una piccola porta oltre il tavolo in cui si trovava ancora la tazza di tè e il pc acceso. « Per questo corridoio invece si va alle camere. Quella porta in fondo da al bagno, è in comune. » Ci tenne a sottolinearlo. Con Malia non aveva mai avuto grossi problemi di organizzazione, anche in virtù del fatto che avevano orari molto diversi e l'amica passava molto tempo a Falmouth ad allenarsi. Spero che Zoe non sia una di quelle che ci mette tre ore per lavarsi la mattina. Poco prima del bagno si aprivano due porte, una di fronte all'altra. « Questa a sinistra è la mia stanza e questa.. è la tua. » Precedette la ragazza in una stanza molto luminosa, abbastanza spaziosa ma completamente vuota, mobili a parte. Hugo tendeva a tenere la porta sempre chiusa, gli faceva un effetto stranissimo vederla così spoglia dopo la permanenza della sua amica. Si voltò verso la ragazza, entrambe le mani cacciate nelle tasche dei pantaloni e un sorriso lievemente imbarazzato. « E questo è quanto, tour finito! Breve ma intenso. » e indietreggiò un po', per lasciare il campo libero a Zoe di fare i propri giri e le proprie valutazioni.


     
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