Take Me Out Night, San Valentino 2020

"Siamo lieti di comunicarti che sei tu uno dei fortunatissimi tronisti". Mazza oh, proprio una fortunella sono. Nel momento in cui ha aperto il cofanetto a forma di cuore, con le trombe che suonavano a festa, i coriandoli e i preservativi, Max si è sentita tutt'altro che baciata dalla dea bendata, soprattutto perché lei a quel cavolo di evento si è iscritta solo per Nana. E il non averla affianco la terrorizza, non poco. Ha pensato più e più volte di darsi malata, di dare forfait, così da lasciare la possibilità a qualcun altro di partecipare per trovare veramente ciò di cui ha bisogno. Un desiderio, quello, che lei non ha, affatto. Ma alla fine, desiderando ad ogni suo passo di calarsi qualche pasticca o magari affogare tutta quell'ansia in un bel bicchiere di vino rosso, la moretta si presenta in perfetto orario nella Stanza delle Necessità, con la targhetta con il suo nome appuntata alla mise che ha scelto per la serata. E' quando si posiziona dietro il pesante drappo rosso che viene affiancata da Maeve. La stessa Maeve che è lì, per colpa sua. Le rivolge un sorriso che forse mal cela il suo nervosismo. « Allora, quanto sei contenta di essere qui? Dai che magari trovi lo charmant dagli occhi scuri. » Sciabola le sopracciglia, con una punta di sarcasmo, mentre sente che, al di là della tenda, la serata sta prendendo inizio. « I preservativi li hai portati dietro, che non si sa mai? » Continua ad incalzarla, come a voler saggiare la sua pazienza, prima che le parole di quello che, dalla voce, le sembra essere Charlie Weasley, prendono a descriverla. "..e che ama le caramelle dalle forme strane datele dagli sconosciuti." Per un attimo, Max si sente sbiancare, sentendosi chiamata in causa, con i suoi panni sporchi messi alla mercé di chiunque ci sia dall'altra parte. Ma poi ricorda a se stessa chi è lei veramente: la stessa che fa di tutto pur di mettere in ridicolo sua madre sulle copertine dei giornali e che la storia della sua overdose, per quanto ben insabbiata dalla stessa donna, è ormai una leggenda che passa di bocca in bocca. Perciò mette su un bel sorriso, si risistema la giacca che le cade a pennello ed è pronta ad uscire. No, ancora un'ultima cosa. « Ah, comunque ti ho iscritta io. Per fare una cosa tutte insieme. Sai, tutte per una, una per tutte? Quella roba lì. Mi ringrazierai dopo. » Le fa un occhiolino, prima di oltrepassare le tende. Quello che si ritrova davanti ha del sovrannaturale, con tutti quei ragazzi che hanno deciso di partecipare. Siamo tutti così disperati da non trovare qualcuno da soli? Scandaglia i volti, sorridendo poi a Charlie nell'avvicinarsi a lui, sorride un po' a tutti quelli che conosce già, Saw, Leena, Maddie, a Derek un qualcosa di tiratissimo simile ad una smorfia, quasi uguale a ciò che riserva a Nessie, per poi soffermarsi maggiormente su Nana, con un angolo della bocca tirato verso l'alto. « Ciao a tutti. Io sono Max Picquery, ho da poco fatto diciassette anni e sono una Serpeverde. »

Max aspetta, leggermente a disagio, nel profondo, senza però lasciar trapelare nulla all'esterno. E' messa sotto esame, così come accade spesso con sua madre, ma in quel momento si sente strana, come se ci fosse qualcosa di diverso. E capisce all'istante qual è la casuale che è in quel suo gioco mentale, perché quando Nana le sorride, incoraggiandola, per poi rimanere accesa, lei tira un respiro di sollievo, come se quel gesto di solidarietà valesse molto di più di ciò che forse la stessa bionda intendesse. Ma io la leggo come mi pare. Una campanella suona, alla sua destra e lei si volta, di scatto, osservando per qualche istante il volto del moro, il capo della redazione del giornalino, se non sbaglia. Le rimangono impressi gli occhi, di un vivido azzurro, prima che questi si spengano insieme alla luce della sua postazione. Ha come l'impressione di riconoscerli, ma questa scivola via non appena un'altra campanella trilla. Quella di Leena, alla quale rivolge un'occhiata neutra, mentre vorrebbe soltanto sorriderle per confortare quella che, ne è abbastanza certa, sia l'ennesima paranoia che è nata nel cuore dell'amica alla vista di Nana. Gli occhi verdastri si muovono tra coloro che hanno deciso di rimanere accesi, invogliandola a fare un passo avanti, decisa, in qualche modo, a ripagare quella fiducia. E trova l'occasione nel momento in cui deve dire qualcosa su di sé. « Allora, credo di essere abbastanza noiosa, a dire il vero. Sono di New York, americana fino al midollo e sento ancora di esserlo profondamente, sicuramente per l'accento che non mi abbandonerà mai e per il fatto che il Regno Unito mi sta un po' stretto. Nessuna città al mondo è New York, scusatemi! Ho frequentato Ilvermorny, smistata tra i Tuono Alato e fin da piccola ho avuto l'inutilissima capacità di saper dire, all'istante, da quante lettere è composta una parola. Anche una bella lunga. » Cazzo, questa cosa sfigatissima potevi anche risparmiartela. « Adoro il verde, anche se non sono sicura che sia esattamente quello che voi chiamate verde, dato che sono leggermente daltonica. » Ridacchia, perché a lei quella particolarità, del non vedere esattamente il mondo come lo vedono gli altri, l'ha sempre fatta sentire un po' diversa, sì, ma anche speciale. Come se il suo, di mondo, fosse fatto solo per lei. « Ho un corvo di nome Rheya e cinque tatuaggi. Adoro i cocktail babbani, soprattutto quelli a base di gin. » Decide di rimanere completamente su un terreno neutrale e superficiale, perché è certa che molti di loro si stiano domandando quanto ci sia di vero nelle voci che circolano. Potrebbe anche aprirsi all'ascolto delle loro menti, ma no, non può farlo. E a che pro, poi? A quel punto si fissa su Nana. « Oh, e ormai sono conosciuta come "Mad Max". Per chi non sa la storia, beh, che rimanga acceso perché la racconterò solo in separata sede. »