Caos calmo

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    E' seduta sul divano nel proprio salotto; il manuale di diritto delle corti speciali interazioni magiche aperto al nuovo capito che si era proposta di finire entro la mattina. La Gazzetta del Profeta adagiata sulle ginocchia e un tè fumante tra le mani, mentre legge inorridita la sezione degli approfondimenti politici. Hanno inserito un'intera analisi dettagliata delle conseguenze delle nuove direttive del Ministero. Ad ogni riga la sua fronte si corruga ulteriormente, come se non riuscisse proprio a credere a quanto sta leggendo. Finita la prima carrellata di informazioni, l'istinto la porta ad afferrare il cellulare e cercare il contatto di Albus tra le ultime chiamate. Nessuno squillo. Solo un messaggio acustico preregistrato. « Rete disabilitata. La invitiamo a consegnare il suo dispositivo presso uno dei centri di raccolta del Ministero della Magia il prima possibile. Buona giornata. » Nuovo tentativo di chiamata. Stesso messaggio. Ancora: Rete disabilitata. E ancora finché giunge a ripetere la stessa azione almeno una decina di volte. Alla fine getta la spugna, Mun, convinta che stare attaccata a un telefono che non intende collaborare non risolverà certo le troppe domande che si sta ponendo in quel preciso istante. Si richiede inoltre alle vittime dello Shame totale collaborazione per i futuri interrogatori e indagini in merito alle effettive modalità operative dello stesso. Sono quelle le parole che ha in testa mentre supera le barriere magiche di Azkaban per il suo turno. Il cellulare lo ha lasciato a casa, motivo per cui le guardie la lasciano passare senza grandi controlli. Verifica istintivamente il tabellone delle presenze e dei turni, rendendosi conto che oggi negli uffici legali è da sola. Un velo di delusione e di rabbia si insinua nella sua mente, mentre sale in fretta e furia le scale fino al secondo piano della struttura, sbattendo la borsa sulla sua piccola scrivania piena di scartoffie. Sperava che Nate ci fosse, quel giorno; per la prima volta da quando il loro rapporto si è bruscamente interrotto, aveva una gran voglia di metterlo con le spalle al muro nell'intento di obbligarlo a dirle tutto ciò che aveva spifferato al Ministero. Inutile. Avrebbe dovuto portare a termine il turno, e poi, eventualmente cercarlo altrove. Forse era a casa, oppure lo avrebbe trovato in biblioteca nel campus. Forse.. La prima parte del turno si svolse in maniera decisamente lenta. Compilò scartoffie per tutta la mattinata, osservando piuttosto snervata di tanto in tanto l'orologio appeso alla parete, finché non scattò la prima pausa. Chiese di Albus e poi di Sirius. Il primo era in palestra insieme ad altre guardie, e decise di non disturbarlo; il secondo, chi lo sa? Il suo responsabile lo portava ogni giorno in luoghi sempre più disparati all'interno della prigione. Eppure, in quella prigione, qualcun altro c'era. Qualcuno di cui forse poteva fidarsi più che dei primi due e che forse poteva sapere qualcosa di più in merito. Non aveva bisogno di essere rassicurata, Mun, né di essere trattata con i guanti. Aveva bisogno di informazioni, di una linea di azione. Avevano bisogno di un piano, una rete di copertura. Doveva risvegliarsi da quel torpore. Ma se Jude lo sapeva, perché non me l'ha detto? Decise di scrollarsi quell'idea di dosso. Mun e Jude vivevano ormai da anni in un giro di sospetto infinito, ma dopo l'ultima volta, in cui Mun ha deciso di dirgli le cose esattamente come stavano, nutriva almeno la speranza che qualcosa fosse cambiato nel cuore del fratello. Quel punto in sospeso tra i due, continuava a nuocere gravemente alla sua sanità mentale.
    Jude era un perenne punto di domanda; un rapporto a cui la piccola Carrow aspirava di dare nuovo lustro, senza mai giungere realmente a un punto di svolta. Non si capivano; o forse, semplicemente, erano troppo orgogliosi per seppellire l'ascia di guerra. Anche e soprattutto per questo motivo, giunta di fronte alla porta dell'infermeria di Azkaban, si fermò per un istante. Ispirò profondamente e tentò inutilmente di apparire poco scossa. Infine sfiorò tre volte con le nocche la superficie metallica della porta, prima di aprirla con delicatezza, lasciando permeare all'interno dell'ambiente asettico solo la testolina dai capelli corvini. Apprese con sollievo che il fratello si trovava all'interno della grande stanza da solo. Osservò per un istante l'ambiente con un che di stupore, prima di entrare chiudendosi la porta alle spalle. Roteò quasi istintivamente il pomello, bloccando la porta, sospirando affondo. « Hai da fare? » Chiese abbozzando pochi passi nella direzione della sua postazione. Sembrava quasi strano rivolgersi a lui priva di un atteggiamento ostile. Ma in quel momento, si rese conto che qualunque forma di ostilità ci fosse tra i due, non le importava minimamente, e non aveva nemmeno problemi a calpestare il suo orgoglio pur di capire se Jude avesse qualche informazione utile circa la situazione che si prospettava loro davanti. Avanzò quindi di conseguenza fino alla scrivania dietro la quale era seduto e lasciò cadere delicatamente di fronte ai suoi occhi il numero stropicciato della Gazzetta di quella mattina. Mun se l'era rigirata tra le mani costantemente da quella mattina, tornando a ripassare mentalmente alcune delle cose più rilevanti che aveva letto tra le righe scritte da prestigiosi quanto imparziali giornalisti di punta del giornale. « L'hai letta? » Gli chiese istintivamente tentando di tastare il terreno ulteriormente. Accavallò le gambe, incrociando contemporaneamente le braccia al petto, come se tentasse di proteggersi in anticipo da qualunque bomba sarebbe scoppiata in seguito a quelle terribili notizie. « Hanno nominato lo Shame nei decreti. » Continuò di conseguenza, studiando le sue reazioni in merito, come se tentasse di capire quale fosse esattamente la sua oppinione e il suo stato d'animo in merito. A quel punto della storia, molti di loro sapevano quali erano stati i giocatori messi sotto torchio dallo Shame. Un comune buon senso li aveva portati a parlarne poco tra loro, e ancor meno chiedere, quali fossero stati i motivi per cui erano stati attirati all'interno di quelle trappole. Di certo chiunque fosse stato punito dalla dea vendicativa, aveva dei segreti. Segreti che, avrebbero dovuto restare tali, e che Mun aveva rispettato con discrezione, concedendo a tutte le vittime di cui fosse venuta a conoscenza, la gentilezza di non risultare invasiva. Se i vostri segreti sono anche solo per metà terribili quanto i miei, allora vale la pena continuare questo giro di omertà. « Tu sei più nel giro.. sai.. l'Astra, la famiglia, gli amici.. hai sentito qualcosa in merito? Qualcuno parla di questa cosa? » La prende alla larga, Mun, perché non sa precisamente come chiedergli se ha sempre saputo che uno dei suoi migliori amici li ha letteralmente venduti nelle mani di una serie di persone che non avrebbero mai potuto capire né per quale motivo non hanno parlato, né tanto meno quali sono state le motivazioni che li hanno costretti a fare ciò che li hanno resi così vulnerabili in primo luogo. D'altronde nemmeno lui ha capito, se ha parlato con così tanta leggerezza. E' uno di loro. E' sempre stato uno di loro. Troppo comodo nel suo privilegio per capire che, il mondo è un po' più complicato di così. « Non so proprio come ne usciremo da questa cosa. Ho paura che continueranno a scavare.. e scavare ancora.. e.. » E distruggerci. E al centro di quel casino, i Carrow sarebbero stati letteralmente annientati. « ..dimmi che sai qualcosa che può esserci utile. » Perché io sono disposta a tutto. Non m'interessa quanto dovrò sporcarmi le mani. Di mezzo c'è la mia famiglia. Tutta. I miei fratelli, i miei figli, il mio fidanzato.



     
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    Non ti intromettere in questioni che non ti riguardano. Forse uno degli ultimi messaggi che Jude aveva ricevuto prima che il Ministero della Magia decidesse di bloccare qualsiasi forma di comunicazione tramite il Wiznet. Un messaggio duro, aspro; un messaggio spinoso che il giovane aveva digerito con una certa fatica, ma che aveva avuto anche il potere di farlo riflettere nonostante lo avesse mandato su tutte le furie. Non ti intromettere. Fitz Gauthier, in un testo di pochi caratteri aveva annientato le opinioni di Jude che già da parecchio tempo stava accusando il fatto di sentirsi un escluso. Arrivava sempre per ultimo a sapere le cose dai suoi amici, dai suoi stessi familiari, e questo anche per colpa sua - anzi, principalmente per colpa sua. Era sempre stato il primo ad avere la presunzione di farsi vedere disinteressato, di lasciarsi scivolare le cose addosso e porsi alle persone con un certo distacco. Superficiale, alzava le spalle quando gli veniva chiesto un parere e se ne lavava brutalmente le mani semmai qualcosa non lo riguardasse direttamente. Non mi interessa, una frase che aveva ripetuto spesso in faccia agli amici, alla stessa Mun che era una delle persone più care che avesse, ed anche a Sirius durante il primo periodo della loro relazione. Nulla aveva il potere di scalfire la sua attenzione, e questa era un po' la pecca che toccava a tutti i narcisisti: essere così pieni di sè da non avere spazio per gli altri. Ma questo accadeva prima che Jude si rendesse davvero conto di aver viaggiato per così tanto tempo nella direzione sbagliata. Era un pensiero che aveva maturato durante i due anni condivisi con Sirius che, seppur ingenuo, gli aveva saputo insegnare molte più cose di quante si potesse effettivamente immaginare. Dopo la rottura col suo fidanzato, Jude era ripiombato bruscamente nei panni di una vecchia persona che, ormai, non riconosceva più affine. Si sentiva isolato quel tanto d'arrancare negli ultimi due mesi, d'arrivare a porsi in pole position per sentirsi almeno un po' più parte del gruppo...peccato però che gli sforzi non sembravano lo stessero ripagando nel modo adeguato. Sì, il messaggio di Fitz lo aveva frustrato, così come lo aveva frustrato il fatto di sentirsi cristallizzato in una realtà che non desiderava più avere per sè stesso. Ora che Sirius non era più il suo principale confronto, il suo principale confidente e spalla, Jude boccheggiava un po' come un pesce fuor d'acqua. Non ti sei mai interessato ad un cazzo ed ora ti interessi? Da quell'episodio, Jude aveva passato le sue giornate a chiedersi se non fosse davvero arrivata l'ora di scoprire tutte le carte in tavola ed agitare la manina in mezzo all'acqua, come un naufrago desideroso solamente di non morire annegato. Beh, se il suo orgoglio non l'avesse trovata una mossa patetica e decisamente fuori dai suoi comportamenti abituali, il giovane non avrebbe atteso nemmeno un singolo istante prima d'agire. Sia mai andare ad elemosinare qualcosa di simile all'affetto. Diviso tra la voglia di rimanere integro ma allo stesso tempo di cambiare registro, alla fine il collegiale aveva optato col restare in bilico sul filo del rasoio con un sorta d'immotivato rodimento di culo a fargli da contorno. Come sempre, del resto. Mentre archiviava alcune scartoffie durante il suo tirocinio, quella mattina, Jude tutto si aspettava fuorché ricevere una visita inaspettata da parte di Amunet. In realtà, una visita da parte della gemella se la aspettava, un po' perchè dopo
    Capodanno non avevano ancora avuto modo di parlare dell'accaduto, un po' perchè era inverosimile che la sorella gli concedesse così tanta tregua rispetto all'argomento Sirius. Beh, sicuramente era stata messa al corrente di cosa fosse accaduto e, soprattutto, di come Jude avesse trattato il piccolo Potter. Sapeva anche dell'ultima lettera che si erano scambiati e a cui Jude non aveva risposto? Possibile « Hai da fare? » Proprio per questa ragione, il moro, quando Amunet fece capolino oltre la porta, riempì a fondo i polmoni e solamente dopo un po' di esitazione scosse il capo. Poggiò i fascicoli sul tavolino laccato che aveva davanti a sè e, semplicemente, rimase in attesa della strigliata che si immaginava sarebbe arrivata a lavargli le orecchie. Dopotutto la faccia funerea che aveva in volto non lasciava sottintendere molto altro; hai scelto proprio il momento peggiore « Se dobbiamo parlare di Sirius possiamo farlo durante la pausa pranzo? » Biascicò debolmente, tirando giù gli occhiali dal naso con un breve sospiro esausto. In quel momento non aveva la testa per parlare di qualcosa che ancora aveva il potere di trafiggergli il petto, aveva bisogno di rilassarsi per poterne discutere tranquillamente. E sicuramente quello non era un luogo che aveva il potere di rilassarlo. Però si dovette ricredere delle sue convinzioni, Jude, non appena il suo sguardo incrociò la Gazzetta che la sorella stropicciava fra le mani. « L'hai letta? » Il collegiale non era un appassionato dei quotidiani, ma da quando il padre era venuto a mancare, aveva preso l'abitudine di sfogliarli, ogni tanto. Diceva di doversi mantenere aggiornato semmai un giorno avesse dovuto prendere le redini della famiglia al fianco di suo fratello Deim, ma la cosa era andata decisamente scemando quando era arrivato a comprendere che, quella, non sarebbe stata la sua strada. « No, perchè? » Lo sguardo si fece improvvisamente cupo mentre si allungava a sfilarle la carta dalle mani e leggere i primi titoli « Hanno nominato lo Shame nei decreti. » Si bloccò alla notizia. Gli occhi si alzarono dalle pagine consunte e grigiastre, andando alla ricerca delle pupille cerulee di Amunet « ...non è possibile » Mugugnò, confuso, andando subito alla ricerca della pagina interessata per leggerla in totale silenzio. Intanto un grosso orologio a pendolo portava il tempo alle sue spalle. « Questa cosa non ha un fottuto senso » Perchè in cuor suo Jude credeva che la storia fosse chiusa, sepolta. Che chiunque si fosse celato dietro lo Shame avesse finito di giocare con loro e li avesse abbandonati, mollati come un incubo abbandona gli occhi alle prime luci dell'alba. Ed invece eccolo lì a fare ritorno, con la stessa forza di un onda in risacca. « Tu sei più nel giro.. sai.. l'Astra, la famiglia, gli amici.. hai sentito qualcosa in merito? Qualcuno parla di questa cosa? Non so proprio come ne usciremo da questa cosa. Ho paura che continueranno a scavare.. e scavare ancora.. e.. » Un sorriso amaro lo colse alla prima insinuazione "tu sei più nel giro". Beh, non a quanto sembrava. « Non ne sapevo niente » Chiuse il giornale, lapidario, preoccupato, portando il palmo di una mano a massaggiarsi le labbra mentre puntava lo sguardo nel vuoto, meditabondo. Perchè fare una domanda così mirata, perchè la decisione di menzionare l'Astra, la famiglia, quando nel giro rientrava molta più gente « Mi auguro che non sia così, ma per scriverlo addirittura in un decreto significa che il Ministero è entrato a conoscenza di molte più cose di quante immaginiamo, e probabilmente non si fermerà qui » Quella storia non gli piaceva assolutamente, in primis perchè l'incolumità di Amunet, così come quella di Sirius e la sua, erano compromesse. Qualcuno aveva parlato, qualcuno aveva fatto un salto in più ed aveva voluto far crollare tutti quanti « Dobbiamo iniziare a pensare ad un modo per tirarcene fuori e capire cosa sappiano per giocare d'anticipo » Era l'unico modo che avevano per uscirne indenni, forse. « ...non voglio vedere la mia vita mandata a puttane da questo. Perchè mi hai chiesto se sapessi qualcosa, Mun? Cosa ti ha fatto pensare che io ne sapessi più di te?»

     
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    « Se dobbiamo parlare di Sirius possiamo farlo durante la pausa pranzo? » Scuote la testa Mun, con un aria rassegnata e al contempo funebre, forse addirittura sconfitta. Aveva perso sin troppo tempo a interessarsi alle questioni di cuore - le sue e quelle degli altri - finché non si era resa conto che in fondo, è tutto irrilevante. Certo non avrebbero potuto ignorare l'elefante nella stanza per sempre, ma in fondo, in quel momento, entrambi i fratelli Carrow si trovavano in un punto morto sul piano sentimentale - chi più chi meno - e Mun non si sentiva né di provare ulteriormente a rimediare agli errori del passato, né tanto meno a ergersi a grande esperta pronta a impartire consigli di riappacificazione al prossimo, anche se il prossimo era suo fratello e la rottura con la sua metà le era caduta tra capo e collo come una doccia fredda. Non si aspettava quell'epilogo tra i due. Che tra Siri e Jude ci fosse qualcosa di profondo lo avevano capito tutti, tranne forse i diretti interessati. Mun li aveva osservati, li aveva guardati - all'inizio persino con sospetto, come se volesse trovare in quell'unione l'esatto ingrediente stonante che ne avrebbe annullato gli effetti; si era resa conto tuttavia che tra loro c'era molto più di quanto davano a vedere. Non era solo il fatto che spesso e volentieri l'uno appariva come naturale estensione dell'altro, ma anche banalmente l'improvviso mutamento del fratello in merito alle sue convinzioni. Seppur Judah non volesse ammetterlo, con il più piccolo dei Potter si era sbilanciato oltremisura, si era esposto, aveva scoperto il fianco. Solo l'amore riesce a metterci così tanto in discussione. Il momento stesso in cui aveva deciso di non tenere più nascosta quella relazione, Judah aveva scoperto il fianco, in una maniera in cui non aveva mai fatto prima e in un modo che non avrebbe mai potuto prevedere - contro le imposizioni della famiglia, contro le credenze e principi con cui erano nati e cresciuti. Vorrebbe puntualizzare che parlarne nella pausa pranzo, significherebbe parlarne a pochi metri dal diretto interessato, ma non lo fa, perché non è questo il punto. Si è imposta di mantenere una linea, di dare spazio alle priorità, alle cose più urgenti. E quindi, consegnata la Gazzetta al giovane rampollo dagli occhi color ghiaccio, attende in silenzio che lui possa scorrere velocemente le righe dello speciale sui decreti. Ha avuto tanto tempo per affrontare quella situazione nella giusta ottica, ma ora si rende conto che non c'è né un momento giusto, né un modo giusto per farlo. Ha avuto tempo per sistemare la questione prima che diventasse più grande di loro, ma Mun, dal canto suo si è concentrata su altro, perché nonostante sia ormai una madre e abbia delle responsabilità non indifferenti, continua ad avanzare nella vita con troppa poca lungimiranza. Ha quindi deciso di proposito, anche in quella circostanza, di volgere lo sguardo altrove, guardando al suo rapporto in crisi, alla sua famiglia in declino, al lavoro arretrato, agli esami che rimandava di continuo. Volevo una pausa. La vorrei ancora. Ma a quanto pare, noi, questo lusso non possiamo permettercelo. « ...non è possibile. Questa cosa non ha un fottuto senso » Una reazione più che lecita con la quale Mun avrebbe potuto persino empatizzare, se solo non avesse sentito alcune rivelazioni personalmente. I Carrow sono sforzati di mantenere in piedi i loro castelli di carte per anni; prima ancora dell'inizio del Lockdown, prima ancora che Abraxis morisse, prima ancora che tutta la loro famiglia cadesse in parte in rovina. « Mi auguro che non sia così, ma per scriverlo addirittura in un decreto significa che il Ministero è entrato a conoscenza di molte più cose di quante immaginiamo, e probabilmente non si fermerà qui » Mun si inumidisce istintivamente le labbra, alzando lo sguardo in quello del fratello. Quegli sguardi eloquenti che s'incontrano sono sempre stati destinati a capirsi; anche quando i loro proprietari hanno deciso volutamente di ignorarne le implicite sensazioni che creavano quella collisione, quegli occhi, dalle tonalità quasi identiche, hanno parlato per loro prima che potessero aprire bocca. Allunga istintivamente le dita in direzione del giornale, indicandogli la sezione che riguarda le vittime dello Shame. « Sanno dello Shame. Parlano delle vittime dello Shame. » Sospira scuotendo la testa. « Se capiscono come ci ha inchiodati, sarà solo questione di tempo prima che inizino a saltare fuori nomi, luoghi, situazioni. » Stringe i denti e chiude per un istante gli occhi. La situazione è molto più grande di loro. Tutto ciò che è accaduto negli ultimi anni è collegato; è tutto parte integrante di un disegno estremamente diramato. « Dobbiamo iniziare a pensare ad un modo per tirarcene fuori e capire cosa sappiano per giocare d'anticipo. ..non voglio vedere la mia vita mandata a puttane da questo. Perché mi hai chiesto se sapessi qualcosa, Mun? Cosa ti ha fatto pensare che io ne sapessi più di te? » Non ha mai pensato che sarebbero arrivati a parlare in questi termini, che tutti i loro segreti sarebbero stati davvero minacciati da un imprevisto tanto insignificante quanto paradossalmente importante come l'errore umano. Era questo, in fondo, ciò che Mun non aveva considerato nei suoi calcoli, nel suo continuare a remare precisamente nella direzione che le sembrava più consona alla sua posizione. Era riuscita a scampare la quarantena postbellica del CIM, ai manifesti appesi in giro per Londra ai tempi della guerra civile, era riuscita a sopravvivere alle terribili atrocità avvenute tra le mura di Hogwarts, e prima ancora, aveva trovato il modo per liberarsi dalla gabbia costruita da suo padre. Ma mai si sarebbe immaginata che la fine di quel castello di carte sarebbe stato l'errore umano. Ma si sarebbe immaginata che prima o poi, le vicissitudini della vita li avrebbero portati a temere per la loro incolumità a quei livelli. C'era al bando la loro vita, il loro futuro, la loro famiglia, cose per cui, Mun in passato temeva molto meno rispetto ad ora. Ora ho davvero tanto da perdere. C'erano stati momenti in cui la piccola Carrow aveva agito d'istinto, colta da un senso di sfrenata disperazione. E ora, ne stava pagando il prezzo.
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    « Non credo che sappiano molto per ora, altrimenti.. » Asserisce deglutendo mentre lo osserva con uno sguardo dilaniato. « ..altrimenti avrebbero fatto molto di più. Ma temo che potrebbero andare oltre. Scavare. » Compie una leggera pausa, tempo in cui tamburella le dita sul scrivania in un moto di acuto nervosismo. « Temo che potrebbero scoprire perché siamo stati dei target così semplici. » Scuote la testa e si copre il volto con le mani tentando di riordinare i propri pensieri. Eravamo facilmente ricattabili. E se scoprono su cosa si basano quei ricatti? « Credevo fossimo d'accordo! Abbiamo sbagliato tutto, Jude. Davo per scontato che tutti fossimo sulla stessa barca. Io.. io.. io ero certa che nessuno avrebbe parlato. Per l'amor del cielo, ci ha rapiti e nessuno di noi ha fatto assolutamente nulla per sottrarsi! Per mesi! » Mun si è sbagliata. Ha dato per scontato che, chiunque avesse acconsentito al gioco dello Shame allo stesso livello a cui lo avevano fatto loro, lo aveva fatto perché aveva davvero tanto da perdere. Una gentile illusione, in fondo, considerato che, qualcuno conosceva i loro segreti e che forse, a quel punto era solo questione di tempo prima che lo sporco sotto il tappeto di ciascuno di loro emergesse. Ma un accordo muto, immagino, non è mai un accordo. Tira quindi un lungo sospiro e tenta di mettere a fuoco i ricordi che riguardano l'incontro con Nate un paio di settimane prima in uno degli uffici di Azkaban. « Prima di Capodanno, Douglas - » Douglas. Non più Nathan. Non più Nate. Da quando le ha confessato quanto accaduto, nell'animo della piccola Carrow, per il suo ex migliore amico, c'è solo odio e rancore. « -mi ha cercata. Era sospettoso e.. paranoico. Si è liberato dei nostri cellulari e poi mi ha portata in uno degli uffici al piano di sotto. » Tenta di essere il più dettagliata possibile, per dipingergli la situazione nella maniera più accurata possibile. « Mi ha confessato che Eurus Flamel l'ha convocato al Ministero. » Pausa. « Ha testimoniato. » Ora, quella storia assume una dimensione molto più reale. Se lo dici a voce alta, diventa reale. Si alza di scatto dalla sedia, dirigendosi verso uno degli armadietti estraendo dal suo interno una fialetta. Non voglio che tu pensi che sto mentendo, o che sto cercando in qualche maniera di distruggere i tuoi castelli di carte, Jude. So cosa significa sentirsi togliere le certezze da sotto i piedi. Questa volta non sto facendo i capricci. Non lo sto facendo perché mi manchi, o perché egoisticamente vorrei che tu fossi più dalla mia parte che dalla parte di tutti gli altri. Lo faccio perché siamo davvero sulla stessa barca. Da pari. Si punta quindi la bacchetta contro la tempia e dopo essersi concentrata su quel particolare momento della propria esistenza, ne estrae i il ricordo, imbottigliandolo con attenzione. « Dopo avermelo confessato, mi ha chiesto di non dire niente a nessuno. Sapeva già che non sarei stata d'accordo con quello che ha fatto, ma lo ha fatto lo stesso. Immagino che a questo punto non ha detto niente nemmeno a te.. ma credo sia giusto che tu sappia con chi stai condividendo le tue colazioni. » E dicendo ciò posa di fronte ai suoi occhi la fialetta dei ricordi contente il ricordo dell'incontro con Nate ad Azkaban, osservandolo con attenzione. « Non mi ha detto nient'altro.. la situazione è.. degenerata.. abbastanza in fretta. » Ed io sono stata anche troppo buona con lui. Ho continuato a bramare il suo supporto e le sue attenzioni, finché non mi ha pugnalato alle spalle. Traditore. La parte più razionale di Mun sapeva che di fronte al suo scatto di veemenza non avrebbe ricevuto una reazione diversa da quella effettivamente verificatasi, ma ciò non le impediva di provare comunque un odio spropositato nei confronti del trattamenti ricevuto. « Non so cos'ha detto o perché lo ha fatto. A questo punto però non è da escludere che stia collaborando con il Ministero. Quindi devi stare attento a cosa dici e cosa fai mentre state insieme. » Un silenzio assordante riempie l'infermeria per qualche minuto, tempo in cui, Mun posa la mano sulla spalla del fratello carezzandola dolcemente, tentando di tenere a bada qualunque esplosione improvvisa. « Ci ho pensato però. Non so come andrà fino in fondo, o quanto tempo abbiamo, ma condividere lo stesso tetto.. può avere dei vantaggi. Se ce la giochiamo tutti bene. » Forse è tempo di giocare a modo nostro. Alla maniera dei Carrow.

     
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    « lo sapevo che andava a finire cosí. » Fu piú forte di Judah l'istinto che lo spinse a gettare il giornale sulla scrivania con un certo disappunto, lasciando volare a terra qualche foglio dalle pile piú alte di scartoffie. Immaginava che l'assurda storia dello Shame non sarebbe finita con quell'ultima minaccia inviata a tutti durante i tirocini o, qualche mese piú tardi, con quell'orribile Capodanno finito nel peggiore dei modi, con un morto e tre ore di interrogatorio ciascuno - sempre che in quell'episodio ci fosse lo zampino dello Shame, s'intende. Ma come si poteva sospettare altrimenti? Il giovane Carrow lo aveva sempre saputo, sin da quando Sirius lo aveva trascinato a quella stupida assemblea studentesca un anno prima, che la storia dello Shame non era roba con cui scherzare. Ci aveva addirittura litigato col piccolo Potter per questo, perchè Jude disapprovava il fatto che desse troppa importanza a quell'applicazione e, invece di ignorarla, ne accettava le sfide. Judah era stato il primo a rifiutarsi ed a non volerci entrare dentro, benchè alla fine si trovó costretto a rimanere con due piedi in una scarpa per via delle persone a cui voleva bene. Per tutelarle come poteva, a modo suo visto che si era sempre un po' sentito l'eroe della situazione. Mun, davanti a lui, sembrava spaventata, preoccupata ma, ancor di più, appariva in bilico. Come se sapesse qualcosa, ma non avesse coraggio di dirlo o, perlomeno, non avesse ancora trovato il modo adatto per farlo. Jude cercava di scrutarla, insistentemente, massaggiandosi la fronte sotto i polpastrelli ruvidi delle dita. Lo percepiva dai suoi occhi che stava per sganciare una bomba. Lo si percepiva anche dai suoi discorsi che sembravano sottintendere molto di più. « Credevo fossimo d'accordo! Abbiamo sbagliato tutto, Jude. Davo per scontato che tutti fossimo sulla stessa barca. Io.. io.. io ero certa che nessuno avrebbe parlato. Per l'amor del cielo, ci ha rapiti e nessuno di noi ha fatto assolutamente nulla per sottrarsi! Per mesi! » Che fossimo d'accordo, chi? Si chiedeva silenziosamente il ragazzo, nell'intimità della sua mente. Perchè la sorella dava l'impressione di essere così delusa, così amareggiata, così preoccupata. Il primo pensiero saettò verso Sirius, il secondo verso Albus. Perchè no, dopotutto poteva aver svuotato il sacco e magari aver reso più concreta la separazione momentanea fra lui ed Amunet. Magari la sorella ci stava girando molto attorno perchè, seppur sconvolta, tutto desiderava fuorchè accendere nuovamente la miccia fra il padre di Lily e Jude. «...Dimmelo e basta, non girarci attorno» tagliò corto il rampollo, senza far trasparire alcun sospetto, tantomeno alcuna preoccupazione o latente rabbia. Non poteva perdere la pazienza, non poteva tornare agli atteggiamenti esplosivi di un tempo; non poteva essere tanto ipocrita dopo aver deliberatamente accusato Sirius di non essere cresciuto affatto durante quei due anni di relazione, mentre lui - secondo il suo cervello - era maturato più di quanto potesse immaginare. Per un attimo ebbe la sensazione di rivedere la determinazione e la quiete tipica di suo fratello, Deimos, quando poggiava entrambi i gomiti alla scrivania ed aspettava le brutte notizie senza tradire alcun turbamento. Atteggiamento tipico dei ricchi, in realtà: autoritari, imperturbarbili e talmente tanto orgogliosi ed egocentrici da essere convinti di poter risolvere qualunque situazione. « Prima di Capodanno, Douglas - » Douglas. « Nate » Corresse, inarcando le sopracciglia con fare interrogativo mentre congiungeva le mani sotto al mento, palmo contro palmo. Qual è il motivo di tanta freddezza, Mun? No, in realtà Jude era così fiducioso nei confronti dell'amico che non temeva, nè supponeva, fosse lui il problema nella faccenda. Sapeva che tra lui e la sorella non corresse buon sangue, tra alti e bassi, da dopo il lockdown e, altrettanto, conosceva la volubilità di Amunet nei confronti del giovane Douglas. Prima amici, poi no, poi di nuovo amici. « -mi ha cercata. Era sospettoso e.. paranoico. Si è liberato dei nostri cellulari e poi mi ha portata in uno degli uffici al piano di sotto. » - « ..e allora? » Fin qui niente di strano - paranoia a parte -, sennonché Jude iniziò a ticchettare lentamente la gamba sotto al tavolo mentre nella testa incominciava ad insediarsi l'idea che Nate - il suo amico Nate, quello con cui condivideva casa, affitto, cene, feste ed altre cazzate -, avesse preferito di gran lunga prendere la sorella da parte prima di Capodanno - quanto prima? - per rivelarle qualunque cosa sapesse, piuttosto che avere l'accortezza di informare prima lui. Stronzo. No, sicuramente Mun non aveva scelto il giorno adatto - anzi, il periodo adatto - per rivelargli una cosa del genere. Soprattutto non dopo che Jude aveva dovuto incassare l'accusa di Fitz sul "farsi i cazzi propri". Ma ancora nutriva un po' di speranza, JJ, magari Nate aveva avuto le sue ragioni per tenergli la cosa nascosta, magari ancora una volta c'entravano Sirius o Albus ed aveva semplicemente chiesto una mano ad Amunet pur di trovare il giusto modo per comunicargli qualunque brutta notizia. Ma erano passati addirittura mesi da allora. « Mi ha confessato che Eurus Flamel l'ha convocato al Ministero. Ha testimoniato. » Silenzio. Il più duro dei silenzi. In un primo momento Jude non recepì, anzi, gli venne addirittura da ridere quasi a sdrammatizzare e a dirsi che non fosse assolutamente possibile una cosa del genere. Le labbra, difatti, si contorsero in una smorfia sbieca mentre una mano andò a nasconderla; non c'erano segni di divertimento sul suo volto, solo incredulità che, a poco a poco, si materializzò nello sguardo. Era stato come apprendere di un lutto: negazione poi accettazione. Amunet, d'altro canto, nemmeno sembrava essere divertita dall'altra parte della scrivania, quasi con i lucciconi agli occhi per l'intensità di ciò che stava raccontando. Devo rimanere calmo. « Dopo avermelo confessato, mi ha chiesto di non dire niente a nessuno. Sapeva già che non sarei stata d'accordo con quello che ha fatto, ma lo ha fatto lo stesso. Immagino che a questo punto non ha detto niente nemmeno a te.. ma credo sia giusto che tu sappia con chi stai condividendo le tue colazioni. » Immagino che a questo punto non ha detto niente nemmeno a te. Stronzo, di nuovo. Doppiamente stronzo. Così stronzo, vigliacco e forse arrivista da non aver avuto nemmeno la faccia di informare Jude. E chissà se fosse l'unico nella cerchia del Clavis a non saperlo; probabile di sì vista la risposta di Fitz, ed a tante altre piccole cose che aveva notato da dopo il lockdown. Magari Jude era semplicemente l'ultimo della piramide. Lo scarto, e questo lo faceva incazzare ancor più di quanto effettivamente dovesse essere. « cos'altro ti ha detto? » e tutto ciò che riuscì a dire con un filo di voce roco. Un grugnito, com'era solito farne, ma stavolta molto più pesante e profondo. L'espressione era assolutamente scura e funerea, e non prometteva nulla di buono. « Non mi ha detto nient'altro.. la situazione è.. degenerata.. abbastanza in fretta. Non so cos'ha detto o perché lo ha fatto. A questo punto però non è da escludere che stia collaborando con il Ministero. Quindi devi stare attento a cosa dici e cosa fai mentre state insieme.» Beh, grazie dell'avvertimento arrivato dopo...quanto, esattamente? Chissà se Jude avesse già detto qualcosa di scomodo a riguardo, se già fosse stato schedato e messo agli atti. Se il Ministero stesse già controllando i suoi spostamenti e le sue abitudini.
    Lasciò avvicinare la sorella, a quel punto, trovando un impercettibile conforto non appena gli accarezzò la spalla. Erano passati mesi dall'ultimo segno di affetto che Jude aveva ricevuto. Ogni tanto anche lui ne aveva bisogno. « Ci ho pensato però. Non so come andrà fino in fondo, o quanto tempo abbiamo, ma condividere lo stesso tetto.. può avere dei vantaggi. Se ce la giochiamo tutti bene. » Non riusciva a capire perchè Nate avesse deciso di parlare. Anzi, probabile lo capisse: pararsi il culo a discapito degli altri, così da far fuori ogni probabile futuro avversario o rivale ancor prima che la staffetta ai ruoli di punta possa anche solo avere inizio. Nate Douglas era sempre stato una persona rivolta con lo sguardo verso il dopo, determinato e deciso su chi volesse diventare, ma Jude mai avrebbe immaginato che sarebbe ricorso a metodi tanto meschini per riuscire nel suo intento. Quella era una prerogativa di Edric, forse addirittura di Jude, ma di certo non di Douglas. Quante cose nuove si scoprono di una persona anche quando credi di conoscerla da sempre « Da lui non me l'aspettavo » confessò amareggiato, prima di poter proseguire « non sapevo assolutamente nulla di questa faccenda, altrimenti avresti sentito parlare di stragi ancor prima che Nate potesse anche solo pensare di fare una cosa del genere. Che figlio di puttana.» e si passò una mano sul volto prima di lasciarla scivolare ed appoggiare la stessa su quella di Amunet, a stringerle le dita. La prima volta, dopo anni, che avevano una conversazione stando sulla stessa sponda del fiume. « Non possiamo muoverci alla cieca, non dopo così tanto tempo e con questo - indicò il giornale - rischiando di fare più danni di quanti già non siano stati fatti. La cosa peggiore è che nemmeno posso risolverla prendendolo a pugni, ormai tra decreti ed articoli si è mossa una macchina troppo grande per potercela rischiare così. Potrebbe aver fatto nomi per quanto ne sappiamo, e solo Dio sa come il Ministero stia progettando di muoversi » Ticchettò le dita sulla scrivania, pensieroso e turbato, dondolandosi appena sulla sedia. Se fosse incazzato? Lo era. Lo era spropositatamente, ma adesso il controllo aveva la precedenza. « Chi altro lo sa oltre me? Albus, Sirius? A chi lo hai detto prima di venire qui? » Raccolse di fretta gli occhiali da vista dalla scrivania, inforcandoli per poi alzarsi ed iniziare a sbottonare il camice bianco che indossava « Potremmo davvero avere un vantaggio solamente se recuperiamo il tempo perso e siamo tempestivi...soprattutto discreti. L'unica cosa che mi viene adesso in mente da fare è racimolare più informazioni possibili per giocare a modo nostro, con qualche asso nella manica » e noi Carrow siamo bravissimi in questo «...Gaunt era uno dei firmatari del decreto, giusto? Ho un'idea stupida in testa, potrebbe essere utile come no. » Il camice venne poggiato sulla poltrona mentre Jude recuperava a piccole falcate la distanza che lo separava dalla sorella, giusto per guardarla negli occhi da più vicino. Era sempre stata Amunet quella più riflessiva fra i due, Jude invece era molto più impulsivo. « Facciamo irruzione nel suo ufficio, vediamo se troviamo qualcosa. Qualche lettera, qualche comunicazione da parte del Ministero o da parte della stessa Flamel. Visto che siamo qui - e non sappiamo per quanto ancora - possiamo almeno tentare » Anche se sarebbe significato fare un grosso buco nell'acqua o farsi beccare, probabilmente. « ...e se proprio lo reputi necessario possiamo coinvolgere anche i Potter. Tanto dovrebbero essere qui anche loro, no?» Benchè uno lo detesti e l'altro sia il mio ex. Forse era davvero arrivato il momento per Jude di uscire dal guscio e smetterla di far finta di nulla, di incassare in continuazione e recitare la parte dell'indifferente che non era assolutamente. Era tempo di tornare in vetta alla piramide.

     
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    « Da lui non me l'aspettavo non sapevo assolutamente nulla di questa faccenda, altrimenti avresti sentito parlare di stragi ancor prima che Nate potesse anche solo pensare di fare una cosa del genere. Che figlio di puttana. » Mun abbasso lo sguardo. Le dispiace persino di aver ipotizzato che Jude potesse sapere qualcosa senza averla messa al corrente, ma a questo punto non posso escludere niente. Non so più quali sono i miei amici. Sospira profondamente cercando di carpire le sue emozioni. Un tempo, Jude era l'unica persona a cui Mun si rivolgeva. Era il suo confidente, il suo migliore amica, la persona che le avrebbe fatto ben volentieri da scudo umano per il quale, la piccola Carrow avrebbe fatto altrettanto. Ora lo studia, cercando di capire se ancora qualcosa di tutto ciò persiste. Non c'è una sola ipotesi per cui Mun non correrebbe a proteggerlo, anche contro la sua volontà. Nonostante tutto, la sua vicinanza le scalda il cuore, la intenerisce, la mette in quella particolare condizione in cui si sente con ben poche persone: la consapevolezza di essere disposta a tutto. « Non possiamo muoverci alla cieca, non dopo così tanto tempo e con questo rischiando di fare più danni di quanti già non siano stati fatti. La cosa peggiore è che nemmeno posso risolverla prendendolo a pugni, ormai tra decreti ed articoli si è mossa una macchina troppo grande per potercela rischiare così. Potrebbe aver fatto nomi per quanto ne sappiamo, e solo Dio sa come il Ministero stia progettando di muoversi » « No. Non puoi assolutamente fargli sapere che sei a conoscenza di tutto questo. » Si affretta a dire con uno slancio in avanti, quasi colta dal panico. Ci resta solo questa carta. E molti contano in fondo sul fatto che Mun e Jude non si parlano, che lei, in un certo qual modo non ha più poi molto su cui contare. Lentamente le persone si sono allontanate da lei, e lei ha fatto altrettanto con gli altri. Ma ora molti hanno qualcosa da perdere, e questa è una cosa che non molti anticiperanno. « Chi altro lo sa oltre me? Albus, Sirius? A chi lo hai detto prima di venire qui? » Un velo di vergogna si dipinge sul suo volto; i sensi di colpa l'attanagliano in maniera preponderante. Un sentimento logorante, che non riesce a celare, e che la porta a deglutire pesantemente. Il peso di nascondere alla sua metà quanto appreso dall'incontro con Douglas, la sta divorando dentro. Sa di mentirgli deliberatamente, e seppur il loro rapporto sia traballante e in bilico, seppur non sia nemmeno più convinta che Albus sia la sua dolce metà, vivere sotto il suo stesso tetto e sapere di nascondergli di proposito qualcosa di talmente grave, la distrugge. « Non l'ho detto a nessuno. » S'inumidisce istintivamente le labbra abbassando lo sguardo. « Nemmeno ad Albus. » Continua stringendosi nelle spalle. « Credo che per un po' ho tentato di raccontarmi che non fosse vero.. » Mi sono bloccata capisci? « Non sapevo come affrontare questa cosa. Allo stato attuale, considerando da chi arriva questa coltellata alla schiena, non so nemmeno più di chi fidarmi. Io mi fidavo del suo giudizio, Jude. Eravamo apposto.. ero certa che avrebbe chiuso la bocca. Eppure - maledetto! - nonostante sapesse che non ero d'accordo con questa cosa, è comunque andato a cantare come un gallo nel pollaio. Sapeva che non approvavo.. me l'ha detto da subito. Ma non gliene è fregato nulla! Chissà cosa voleva ottenere.. l'eroe! » Si sente delusa, Mun, seppur sia consapevole del fatto che lei per prima ha nascosto tante cose a sin troppe persone. Si è basata in quel gioco sbilenco sulla sola consapevolezza del fatto che fossero tutti sulla stessa barca. Pensava che, il fatto che nessuno avesse parlato per parecchio tempo, stava a significare che tutti avevano qualcosa da perdere, e non erano solo impauriti dal gioco spietato dello Shame. « Io ero certa che tutti avessero qualcosa da proteggere. Anche lui.. » Sospira affondo, provando con tutta se stessa di non cadere in un gorgoglio di ipotesi sparate per aria in merito. « Potremmo davvero avere un vantaggio solamente se recuperiamo il tempo perso e siamo tempestivi...soprattutto discreti. L'unica cosa che mi viene adesso in mente da fare è racimolare più informazioni possibili per giocare a modo nostro, con qualche asso nella manica. ...Gaunt era uno dei firmatari del decreto, giusto? Ho un'idea stupida in testa, potrebbe essere utile come no. » Corruga la fronte Mun, mentre solleva lo sguardo negli occhi del fratello. Per la prima volta dopo tanto tempo, quelle iridi le riportano alla mente un mare calmo; quegli occhi tumultuosi le donano serenità e tranquillità. Si sente a casa, in compagnia di uno spirito che le è sempre stato affine e nei confronti dei quali è sempre stata attirata come una calamita anche contro voglia. Due poli opposti, sin troppo simili, eppure complementari, in grado di incastrarsi perfettamente. Prese istintivamente la mano di lui tra le sue, abbassando lo sguardo su quel contatto che prese a carezzargli istintivamente le nocche con il pollice, quasi volesse accertarsi che stesse mantenendo la calma. Sto correndo un grosso rischio con te, nonostante la tua impulsività. Ma per una volta, mi fido più di te. Al momento forse sei l'unico di cui mi fido realmente e in tutto. Ti prego resta calmo. Resta lucido. « Facciamo irruzione nel suo ufficio, vediamo se troviamo qualcosa. Qualche lettera, qualche comunicazione da parte del Ministero o da parte della stessa Flamel. Visto che siamo qui - e non sappiamo per quanto ancora - possiamo almeno tentare ...e se proprio lo reputi necessario possiamo coinvolgere anche i Potter. Tanto dovrebbero essere qui anche loro, no? »
    bESenzT
    Restò a pensarci su per un po'. Non poté fare a meno di ammettere a se stessa che quella proposta stuzzicava la sua curiosità e anche il suo spirito di affamato di ricevere qualche risposta. Eppure, guardandolo negli occhi, trovò paradossalmente la forza di desistere, per quanto, a un livello quasi subconscio quella proposta sembrava stimolare la sua foga di avere tutto e subito. « Non credo sia molto saggio. » Decretò alla fine sollevando lo sguardo negli occhi di ghiaccio di lui, cercando una qualche forma di conferma. « Non solo non sappiamo se troveremo qualcosa ma.. siamo ad Azkaban. » La prigione di massima sicurezza. Ci sarà pure un motivo per cui si chiama così. Per quanto Mun si fidava delle proprie capacità, tanto quanto di quelle fratello, una parte di sé, non era certa che fossero pronti per affrontare quell'eventualità. Non avevano la più pallida idea di quali fossero i mezzi adoperati da Gaunt per tenere al sicuro i propri segreti - sempre che li tenesse lì, sotto il naso di tutti. « Non possiamo fare mosse avventate. Dobbiamo tentare di comportarci nella maniera più naturale possibile, capisci? » Lo guarda di sottecchi con un tocco di furbizia che sfiora quella luce grigiastra che attraversa le iridi di lei. « Queste notizie non possono toccarci - in alcun modo. » Non possiamo impazzire, né comportarci come ladri a casa nostra. Si sfrega le mani in maniera maniacale, passandosi infine una mano tra i capelli, mentre prende a fare avanti e indietro nella stanza con un moto quasi ossessivo. « Dobbiamo sfruttare il vantaggio che abbiamo. Tu vivi assieme a Douglas. Devi scoprire cosa sa. Senza metterlo con le spalle al muro. So che non è semplice.. » Io per prima al momento, se solo ne avessi l'occasione gli spaccherei la faccia. Una violenza inaudita, quella che montava nel petto della piccola Carrow, solo nel ricordare ancora una volta la faccia bastonata con cui le aveva raccontato cosa aveva fatto. « ..ma devi fingere. Devi tentare di mettere su la sceneggiata della tua vita. Vivi assieme a lui.. siete amici. Qualcosa dovrà pur contare. Abbiamo un grosso vantaggio in questo; probabilmente non conta sul fatto che io possa raccontare qualcosa a te. In fondo non siamo in buoni rapporti da parecchio. » Si stringe nelle spalle fermandosi, alzando in maniera eloquente un sopracciglio, osservandolo con un'espressione furbesca. « Se necessario, getta altro fango su di me.. digli che abbiamo litigato, che ti ho fatto qualche altra infamata. Digli qualunque cosa si vuole sentirsi dire.. ricorri ad ogni mezzo necessario, ma scopri cosa ha raccontato. » Si inumidisce le labbra e azzarda ancora una volta qualche passo nella sua direzione. « Se sappiamo qual è il suo canale di comunicazione, possiamo tentare di contattare qualcuno al Ministero. Qualche amico, l'abbiamo ancora. » Pausa. « Tutti hanno un prezzo, Jude.. e tutti possono essere comprati. Con le buone, o con le cattive. E senza sporcarci le mani. » E' questo il nostro modo. E' questa la vita che dobbiamo seguire questa volta. Che Mun fosse disposta a tutto a quel punto, era piuttosto chiaro. Non aveva paura di impiegare le sue risorse e quelle della sua famiglia per salvare la pelle a se stessa e ai suoi cari. « Dobbiamo solo restare sulla stessa barca. Io e te. » A quel punto stringe i denti e abbassa lo sguardo. « Non ho voglia di dirlo ad Albus. Io e lui non parliamo.. non so nemmeno se ce la faremo. E poi, lui non è proprio capace di gestire certe cose. Ci manca solo che facciamo la figura di merda, dando a Douglas anche l'occasione di fare la vittima. » Si stringe nelle spalle. « Su Sirius decidi tu. E' una tua scelta.. se ti senti a tuo agio.. e se pensi possa aiutare in qualche modo. » Anche se, forse per una volta, preferirei tenere i Potter fuori da tutta questa faccenda.



     
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    « Non l'ho detto a nessuno. Nemmeno ad Albus. » Una confessione su cui non avrebbe scommesso e che, Jude, nemmeno aveva preso lontanamente in considerazione potesse esistere. Ed eccolo, infatti, apparire interdetto e bloccato, col proprio camice tenuto sospeso a mezz'aria fra il suo corpo e l'appendiabiti poco distante. Davvero? Per un attimo si disse che fosse impossibile una cosa del genere, che sicuramente Mun gli stesse mentendo solamente per non offendere il suo orgoglio già ferito, magari anche per evitare un'eventuale discussione su un'ipotesi che Jude teneva in canna nel caso in cui, sua sorella, avesse risposto in modo affermativo alla sua domanda: "Beh, ti sei rivolta a me su loro consiglio o non sono stati abbastanza capaci di aiutarti?". Anche quando si trattava semplicemente di Amunet, di una persona di cui in teoria Judah si sarebbe dovuto fidare ciecamente, il sospetto di un doppio gioco permeava la coltre di pensieri diffidenti che, per indole caratteriale, il collegiale riservava verso chiunque. Fu difficile per lui, non appena incassò del tutto la veridicità di quanto ammesso dalla sorella, esimersi dall'impettirsi con velato narcisismo. Prese un sospiro a pieni polmoni, tentando di non lasciar intravedere la propria superbia di fronte alla notizia di aver vinto su Albus, almeno per una volta. « Credo che per un po' ho tentato di raccontarmi che non fosse vero.. Non sapevo come affrontare questa cosa. Allo stato attuale, considerando da chi arriva questa coltellata alla schiena, non so nemmeno più di chi fidarmi. Io mi fidavo del suo giudizio, Jude. Eravamo apposto.. ero certa che avrebbe chiuso la bocca. Eppure -
    tenor
    maledetto! - nonostante sapesse che non ero d'accordo con questa cosa, è comunque andato a cantare come un gallo nel pollaio. Sapeva che non approvavo.. me l'ha detto da subito. Ma non gliene è fregato nulla! Chissà cosa voleva ottenere.. l'eroe! Io ero certa che tutti avessero qualcosa da proteggere. Anche lui..»
    Per quanto la fierezza di Jude fosse decollata per qualche istante, alzando l'asticella della sua autostima già montata, il peso dell' infedeltà di Nate gli ripiombò addosso come un secchio colmo d'acqua ghiacciata. Dio ti da, Dio ti toglie; ed in questo caso Jude poteva dirsi di aver ritrovato una complicità andata perduta, ma al contempo aveva perso la lealtà di un amico che credeva fidato. Chissà cosa ci fosse alla base della spudorata confessione di Nate, chissà quali vantaggi gli avessero promesso e chi fosse stato a persuaderlo e trascinarlo sulla strada del becero egoismo. « Andiamo, Nate non ha mai avuto un cazzo da perdere.» Sbottò duramente, inclinando il capo con furioso scetticismo « Non l'ho mai visto legarsi a nessuno al di fuori del solito gruppetto che a quanto pare non ha saputo nemmeno proteggere dal suo protagonismo, probabile non abbia mai tenuto veramente a nessuno di noi - la cosa che mi fa più schifo è che l'ho sempre trattato come un fratello. E' una persona vuota, e questa ne è la dimostrazione definitiva. Tutti sono sacrificabili, eccezion fatta per sè stessi; è la prima regola che insegnano a magisprudenza, dovresti saperlo meglio di me. Pare lui ne abbia colto in pieno lo spirito.» E forse Judah nemmeno lo pensava davvero. Insomma, la sua reazione era più che comprensibile, così come comprensibili erano state le parole affilate che aveva riservato nei riguardi di quello che ormai si poteva considerare un effetto collaterale del Clavis, dell'Astra e metà della sua vita passata fra i banchi di Hogwarts. Era davvero arrivato a privarsi di tutto quello di cui si era circondato fino a quel momento per mero autocompiacimento? Una mano sfiorò la fronte dolorante, a massaggiarla sotto le dita appuntite. Non ci stava capendo più niente, ma si sentiva determinato ad aiutare la sorella e ad agire, benchè si fosse ripromesso varie volte di non sporcarsi le mani. Lo faceva per Sirius, per Lily, per Jay che in realtà non gli era niente, ma aveva saputo incomprensibilmente conquistarlo, benchè fosse figlio di una persona che meno vedeva e meglio stava. Quello di cui era sicuro era che ormai le cose si fossero fatte serie, che ormai nessuno di loro potesse più agire con la banalità ed irresponsabilità di un adolescente. Già, adolescenti, gli stessi che avevano affrontato le logge nemmeno un paio di anni prima e che, si presupponeva, avessero imparato molto dalla vicenda. A conti fatti sembrava non essere andata esattamente così. Jude era il primo a non essersi scollato di dosso l'irresponsabilità di un diciassettenne, nonostante vantasse costantemente di aver raggiunto un livello di maturità tale da impedirgli di ricadere negli stessi errori di un tempo. Però, di fatto, era quello che adesso se ne stava con la bacchetta in mano, sfoderata dalla manica della camicia, pronto ad andarsene in giro per un carcere di massima sicurezza con l'intento di saccheggiare l'ufficio di Gaunt. Con la stessa facilità di un bambino che ruba caramelle a Mielandia. Fortunatamente Mun era lì, pronta a bloccarlo dal fare cazzate di cui si sarebbe amaramente pentito. « Non credo sia molto saggio. Non solo non sappiamo se troveremo qualcosa ma.. siamo ad Azkaban. » Seppur lucidamente, anche lui reputasse non fosse ragionevole andarsene in giro per Azkaban come se nulla fosse, Jude scrollò semplicemente le spalle, troppo presuntuoso per ammettere di aver avuto un'idea del cazzo. « ...lo so che siamo ad Azkaban, avremmo usato tutte le precauzioni del caso, non sarei stato così stupido da proportelo se non avessi avuto un piano in mente » Brontolò burbero, benchè di piani in mente non ne avesse mai avuti e sarebbe partito per la tangente facendo a meno di qualunque cautela. Difatti non perseverò sulla linea, cosa che non avrebbe sicuramente fatto nel caso in cui fosse stato assolutamente certo di avere uno schema infallibile sul quale agire. Osservò la propria mano successivamente, stretta con dolcezza fra quelle piccole ed affusolate di Amunet. « Non possiamo fare mosse avventate. Dobbiamo tentare di comportarci nella maniera più naturale possibile, capisci? Queste notizie non possono toccarci - in alcun modo. » - « Lo dici come se fosse una passeggiata » In fondo non era lei a condividere un voto infrangibile con Nate. « Dobbiamo sfruttare il vantaggio che abbiamo. Tu vivi assieme a Douglas. Devi scoprire cosa sa. Senza metterlo con le spalle al muro. So che non è semplice..ma devi fingere. Devi tentare di mettere su la sceneggiata della tua vita. Vivi assieme a lui.. siete amici. Qualcosa dovrà pur contare. Abbiamo un grosso vantaggio in questo; probabilmente non conta sul fatto che io possa raccontare qualcosa a te. In fondo non siamo in buoni rapporti da parecchio. Se necessario, getta altro fango su di me.. digli che abbiamo litigato, che ti ho fatto qualche altra infamata. Digli qualunque cosa si vuole sentirsi dire.. ricorri ad ogni mezzo necessario, ma scopri cosa ha raccontato.» A quel punto Jude socchiuse gli occhi, indietreggiando di qualche passo per poggiare l'incavo della schiena contro la scrivania, spostando il peso in una posizione d'ascolto, con entrambe le braccia incrociate al petto. Amunet gli stava chiedendo molto più di quanto potesse realmente fare, ma il ragazzo sospirò semplicemente senza interromperla. « Se sappiamo qual è il suo canale di comunicazione, possiamo tentare di contattare qualcuno al Ministero. Qualche amico, l'abbiamo ancora. Tutti hanno un prezzo, Jude.. e tutti possono essere comprati. Con le buone, o con le cattive. E senza sporcarci le mani. » Agire alla vecchia maniera, come solo un Carrow avrebbe saputo fare. Niente regole, niente limiti, nessuna mossa leale, Amunet stava implicitamente pregando Jude di ritornare ciò che era un tempo. Una persona doppiogiochista e subdola, ma questa volta con un obiettivo ed una motivazione. Mi stai chiedendo di tornare lo stesso mostro che ero? E solo Dio sapeva quanto la sua vera natura, reclusa in chissà quale parte della sua testa, scalpitasse all'eventualità. Doveva necessariamente tenerla a bada. « ...Mun » la richiamò in un soffio, quasi a lasciar intendere non fosse capace a mantenersi calmo e, soprattutto, non fosse più una persona irragionevole ed istintiva. Sarebbe stato complicato, per Jude, guardare Nate con gli stessi occhi con cui lo aveva guardato fino a quella stessa mattina, quando si erano ritrovati a condividere la stessa colazione e a scherzare, addirittura. Si sarebbe posto domande di carattere morale a profusione, e questo gli avrebbe reso difficile rimanere di buon umore e non apparire scostante. Avrebbe voluto dirle chiaramente che gli stava chiedendo troppo. « Dobbiamo solo restare sulla stessa barca. Io e te. » Eppure Amunet non si fermava, continuava come un diavolo tentatore ad indicargli la via del non ritorno. La strada che se avrebbe intrapreso, difficilmente lo avrebbe riportato indietro. Il fatto che in quel momento non ci fosse nemmeno l'assidua presenza di Sirius a riportarlo in carreggiata avrebbe potuto avere effetti devastanti sulla sua percezione cinica dell'intero universo. E poi, cosa ne sarebbe rimasto di Jude? « Devi dirlo anche ad Albus. » Una cosa che non si sarebbe mai immaginato di dire, ma Judah sentiva l'assoluto bisogno di dividere quel fardello con qualcuno. Si trovava fra due fuochi e, seppur arrabbiato, furioso, doveva ammettere a sè stesso che non si trattava solamente di lui, Mun e Nate. « Non ho voglia di dirlo ad Albus. Io e lui non parliamo.. non so nemmeno se ce la faremo. E poi, lui non è proprio capace di gestire certe cose. Ci manca solo che facciamo la figura di merda, dando a Douglas anche l'occasione di fare la vittima. » Cosa ti fa credere che io possa riuscire a mantenere il controllo? Perchè, , Jude ci avrebbe provato ma non avrebbe mai potuto giurare di riuscire nell'intento. Dobbiamo avere un piano B, e qualche testa in più avrebbe fatto comodo. « Su Sirius decidi tu. E' una tua scelta.. se ti senti a tuo agio.. e se pensi possa aiutare in qualche modo. » A Sirius non aveva pensato, ed il primo istinto fu scuotere il capo. Avevano appena iniziato a riparlarsi e forse andare dritti da lui per scaricare semplicemente la patata bollente non era la cosa migliore da fare. « ...No, non lo dirò a Sirius, non me la sento. Almeno per il momento. » e perchè io posso rifiutarmi di dirlo a Sirius quando sto costringendo Mun ad andare da Albus? « Capisci quello che mi stai chiedendo di fare? Io sarò sempre dalla tua parte, anche quando non sembra, ma per quanto sia incazzato con Nate sai perfettamente che siamo amici da tanto tempo e non so se riuscirò a far finta di nulla. » Poggiò la bacchetta sulla scrivania dopo averci giocherellato, pensieroso, puntando gli occhi chiari in quelli della sorella. La scrutò per una manciata di secondi prima di schiudere nuovamente le labbra « Credi che io sia come papà, non è così? » Così forte, così spietato. Se fosse stato così non avrebbe nemmeno potuto fargliene una colpa visto che era stato lo stesso Jude il primo a millantare e a rafforzare quella somiglianza. Lo stesso sangue freddo, lo stesso autocontrollo. Fu una domanda a bruciapelo, se ne rese conto a scoppio ritardato. « Non ti prometto nulla, ma tenterò di fare ciò che mi chiedi..» Anche se l'unica cosa che farei al momento sarebbe spaccargli la faccia «..dopotutto sono la stessa persona che si è presentata a casa del tuo...fidanzato? con una mazza chiodata per farlo fuori. » Sbuffò un sorriso ironico, arricciando appena le labbra. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. « ...ancora lo è? Il tuo fidanzato, intendo. Da quant'è che non vi parlate? » Amunet aveva una faccia sbattuta, esausta. Si vedeva perfettamente non se la passasse bene, e questo di Nate era solamente l'ennesimo problema che si andava ad aggiungere a quelli che già avevano. «..non è un grande periodo per la squadra Potter-Carrow »



    Edited by the soul of morthacci yours. - 22/4/2020, 18:59
     
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