Overhanging

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    « Questa storia non mi piace per niente » Aveva confessato a Nessie, quella notte, dopo averla aspettata sveglia per ore pur di esprimerle i suoi dubbi riguardo ciò che era accaduto durante l'evento di sanvalentino. Aveva iniziato a parlarne anche con Janis una volta arrivata nel dormitorio di grifondoro, in realtá, ma l'amica aveva finito col cadere in un sonno profondo durante l'infinito straparlare della bionda che nemmeno seppe dirsi con certezza da quanto tempo stesse effettivamente discutendo da sola come una sclerata visionaria. « ...capisci? Non sono nemmeno andati via assieme quando è finito tutto! È uscito prima Emile e poi Otis dopo qualche minuto, boh, questa volta la vedo grave, anche se Janis mi ha detto che secondo lei non sia successo assolutamente niente e rimangano due emeriti imbecilli » Si strinse fra le spalle, nel buio, trattenendo vicino alle labbra quel piccolo walkie-talkie rosa glitterato che Agnes le aveva regalato a Natale, con la promessa di tenerlo sempre acceso vicino al letto. È per le emergenze! Tipo se durante la notte sogno cose amorose e devo raccontarle a qualcuno prima che me ne dimentichi! « Non lo so, Ness. Avrei voluto parlarne con Otis, ma l'ho visto abbastanza sfuggevole...ed anche un po' piccato, a dire la sincera veritá. Secondo te dovrei farlo domani o lascio stare? » Si rotolò fra le coperte mentre Nessie dall'altra parte sembrò sospirare profondamente, pensierosa. « Ohi, io ormai voglio sapere cosa sia successo, non puoi lasciare stare e tenermi sulle spine così! Metti che magari di mezzo ci sia un triangolo amoroso, magari si contendono la stessa ragazza! » All'idea, una risata piena ed incontrollata sfuggì alle labbra di Maddison che per poco non svegliò Janis, la quale, nel letto adiacente al suo, si voltò infastidita e si portò il cuscino sulla testa con un mugugno colmo di disappunto. Ops. La bionda portò un palmo sulla bocca, allora, nel vano tentativo di tapparla ed abbassare i toni. « Ti pare possano litigare per una ragazza? » Sussurrò, nascondendo forse una certa preoccupazione nel tono di voce: seppur non lo desse a vedere, la piccola Carrow era molto gelosa del fratello, e forse ancora non era pronta a vederlo gironzolare per il castello con una ragazza che non fosse lei. O Nessie. Forse l'insinuazione di Agnes era stata in grado di metterle una pulce nell'orecchio e di farle prendere una posizione netta riguardo quella chiacchierata con Otis che aveva deciso di rimandare - o non fare assolutamente. « Però hai ragione... » Concluse, alla fine. Ormai non poteva rimanere con quell'enorme dubbio sulla coscienza e far finta di nulla. « ...ci parlerò domani. »

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    Avrebbe potuto benissimo chiedere ad Emile senza fare un giro assurdo per arrivare alle stesse conclusioni, ma Maddison conosceva perfettamente il fratello ed i suoi modi di fare scorbutici, sapeva già dal principio che non sarebbe mai arrivata a scucirgli alcuna informazione ed avrebbe semplicemente ricevuto in cambio una banale alzata di spalle, lasciandola a bocca asciutta. Tanto valeva tentare una strada differente. Con Otis in realtà non aveva una grande confidenza, la grifondoro, ma già sappiamo dal principio quanto Maddison sapesse concedersi più libertà del dovuto, quindi non avrebbe avuto alcun problema, nè tantomeno alcun freno, nell'atteggiarsi come l'amicona di turno super espansiva e super confidenziale. Ed eccola lì, infatti, nel primo pomeriggio del quindici febbraio, a ciondolarsi davanti all'aula di storia della magia, con i libri stretti fra le braccia ed un piede alzato contro alla parete, proprio difronte alla porta chiusa. Mancavano circa un paio di minuti al suono della campanella, e lei era già pronta a placcare Otis e trascinarlo via con una scusa. Non appena la porta dell'aula si spalancò ed i primi studenti iniziarono ad uscire, difatti, la bionda alzò la testa ed allungò il collo, agitando una mano verso l'alto nell' esatto istante in cui incrociò gli occhi scuri dell'amico. « O-T, devo parlarti! » Cinguettò, scollando la schiena dalla parete per avvicinarsi a lui e prenderlo sotto braccio, come se nulla fosse. « ...roba da giornalisti, ragazzi, scusate se ve lo rubo! » Sfarfallò le lunghe ciglia corvine verso alcuni suoi compagni, e, senza nemmeno attendere un cenno di assenso da parte del ragazzo, Maddison si affrettò a sgusciare via lungo il corridoio, portando fra le labbra un sorriso smagliante. « Com'è andata la lezione? Oggi D'Arcy durante astronomia se n'è uscito con un compito a sorpresa da noi, fortuna che non abbia avuto anche storia della magia o sarei morta definitivamente. » Come qualunque altra degna ragazza pettegola esistente sulla faccia del pianeta terra, Maddison la prese mooolto alla larga. Perchè andare subito al fulcro quando puoi fare conversazione? Un modo come un altro per mettere Otis a suo agio, visto che dava l'impressione di essere tesissimo. « Comunque volevo farti i complimenti per ieri! Mi è piaciuto molto come avete organizzato il tutto, anche se Weasley è stato davvero imbarazzante - davvero. Spero mi concederai l'onore di averti in radio come ospite, uno di questi giorni, magari per raccontare come vi siete giostrati per tirare fuori una serata così divertente! » E gli mollò il braccio che aveva tenuto stretto sotto al proprio fino ad allora, sospingendolo verso il cortile « Spero tu non abbia da fare, non vorrei tipo mandare a monte i tuoi impegni » Mugugnò, anticipandolo verso il cornicione, oltre gli enormi archi in pietra, affacciandosi verso lo strapiombo prima di sfilarsi lo zaino dalle spalle e poggiarlo a terra. Caspita, c'è un sacco di nebbia oggi! « Mi aiuti un attimo? » Allungò la mano verso di lui, avvicinandosi alla panchina più vicina per salire in piedi sulla seduta e, successivamente, arrampicandosi appunto sul cornicione, continuando a tenersi aggrappata ad Otis. Dopo un paio di pericolosissime manovre, ed un'agilità da fare invidia ad un felino, Maddison riuscì a sedersi rivolta verso il precipizio, mantenendo le gambe a penzoloni nel nulla « Vengo sempre qui quando ho bisogno di riflettere, lo trovo rilassante » ed anche piuttosto pericoloso, ma vabbè, dettagli! Semmai sparissi da scuola, sapete dove cercarmi. Nello strapiombo. Sulle pietre appuntite. Gli occhioni limpidi della grifona andarono a piantarsi in quelli del tassorosso prima di fargli cenno di prendere posto vicino a lei, battendo in modo eloquente il palmo sulla pietra fredda, a mo' di invito. « Ti ho portato qui perchè volevo chiederti una cosa, in realtà, ma non c'entra assolutamente nulla con il giornalismo »



    Edited by Flawless. - 2/3/2020, 13:15
     
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    «Com'è possibile che siamo al mese di Febbraio e lei non ha ancora avuto il tempo di acquistare il libro di testo, signor Allen?» Il Corvonero provò ad aprire la bocca per rispondere, ma il professore lo anticipò. «E lei appartiene alla casata di Priscilla Corvonero... Da non credere». Scosse la testa, contrariato, sostenendo un silenzio solenne che fu mantenuto talmente a lungo che Otis si chiese se l'uomo non stesse avvertendo un malore. «N-Non ho p-potuto...» Il povero Liam non riusciva neanche a parlare. E non era che il professore fosse, di per sé, una persona intimidatoria; di sicuro non lo era quanto per Otis lo fosse il professor Morgenstern, di DCAO... Doveva star avendo una brutta giornata. Storia della Magia era una disciplina continuamente snobbata dagli studenti, specialmente quelli più grandi, che ormai si proiettavano verso materie più pratiche come Volo, o Incantesimi, o Pozioni, persino; a Otis invece Storia non dispiaceva, perché con i tecnicismi non se la cavava benissimo, mentre aveva una memoria abbastanza fotografica da permettergli di ricordare bene le date. E poi era letteralmente studiare delle storie, dei racconti sulle imprese di Stregoni e Maghi, su draghi e folletti... Praticamente un sogno!
    Masticò la punta della matita, sperando che la partaccia al suo compagno finisse presto. «Ho sentito che ha discusso con il prof D'Arcy... A quanto pare voleva piazzare una verifica a sorpresa a quelli del quinto anno oggi, ma D'Arcy l'ha battuto sul tempo, avendo avuto lezione stamattina. Insomma, pare che nessuno gli abbia detto niente, ma il prof avrebbe iniziato a dare i numeri, inventandosi che tutti credono che la sua disciplina valga meno delle altre...» Lucy Hopkins, Serpeverde, bisbigliava alla sua compagna di banco senza curarsi del fatto che anche il resto della sua fila riuscisse perfettamente a sentirla. Si voltò a guardarla, e forse bastò questo per farle notare l'indiscrezione. Veronica, seduta accanto a Otis, roteò gli occhi al cielo, e lui sbuffò in una risatina, per poi riprendere a masticare la matita. Se quello che diceva Lucy era vero, il professore di Storia si confermava il suo preferito – incompreso e un po' frustrato, perché appassionato alla sua materia in un modo che pochi sembravano capire. Lui, però, lo capiva.
    Il Tassorosso non aveva chiuso occhio dalla sera precedente. Dopo la lite con Emi, a cui stava cercando strenuamente di non pensare, era riuscito a dormire solo per qualche ora, prendendo sonno tardi e svegliandosi molto presto per ripassare il Compendio, per la verifica di Erbologia del mattino. Era stato rallentato tutto il giorno, per cui neanche si rese conto di quanto la campanella sancì la fine di quella giornata scolastica. Come quasi sempre, il resto degli studenti – a parte qualche Corvonero in primissima fila – non aspettò che la campanella ebbe finito di suonare prima di tirarsi su e catapultarsi fuori dall'aula. Lui e Veronica lasciavano sempre che la fila si sfoltisse prima di uscire, perché tanto non erano quasi mai di corsa, e talvolta rimanevano persino a chiacchierare seduti sui banchi, approfittando del momento per poter parlare per bene o decidere cosa fare del resto del loro pomeriggio. Quel giorno, dopo la bufera di neve che aveva tempestato il Castello per tutta la settimana, era spuntato un sole talmente bello e splendente che nessun inglese degno di questo nome avrebbe potuto resistervi.
    «Ti va di fare qualcosa?» Le aveva detto pigramente, senza veramente avere voglia di fare niente di particolare, mentre richiudeva il tomo di Bathilda Bagshot e lo riponeva nello zaino. «Mi farebbe piacere, O', ma è il mio turno al Toyland... Facciamo domani?» Gli aveva chiesto inclinando un po' la testa di lato, con un sorriso di scuse. Erano usciti insieme dall'aula, finalmente, incrociando casualmente Emi, intento a chiacchierare con i suoi nuovi amici, più avanti. «Non ti pagano abbastanza per tutto il tempo che ci spendi...» Mormorò, mentre rivolgeva uno sguardo veloce a Émile, scherzando, ma non del tutto. Del tempo con la sua migliore amica gli avrebbe sicuramente fatto bene, in quel momento. Tirò su la bretella dello zaino mentre colse una mano agitarsi nella sua direzione. Con gli occhi rintracciò a chi la mano appartenesse, e il volto che si ritrovò a guardare gli provocò, come d'abitudine, una capriola allo stomaco. Veronica, punutalissima, gli assestò una gomitata nel fianco. «O-T, devo parlarti!» O-T? Maddison Carrow aveva un soprannome per lui?!
    Il fiato gli si mozzò, non avrebbe saputo dire se per la botta ricevuta da V o se per quella ricevuta, metaforicamente, da Maddie. «Ehi, Mads...!» Aveva risposto debolmente, assolutamente terrorizzato e vagamente sospettoso. Lanciò un paio di occhiate a destra e sinistra, assicurandosi che non ci fosse nessuno intento a ridacchiare in qualche angolo, e che lei si stesse effettivamente rivolgendo a lui. Lo prese sotto braccio, e immediatamente si irrigidì, impreparato. «...roba da giornalisti, ragazzi, scusate se ve lo rubo!» Con gli occhi spalancati guardò V, che però si stava evidentemente godendo fin troppo la scena; gli rivolse un pollice verso l'alto, e poi girò i tacchi. Che sta succedendo?
    «Com'è andata la lezione? Oggi D'Arcy durante astronomia se n'è uscito con un compito a sorpresa da noi, fortuna che non abbia avuto anche storia della magia o sarei morta definitivamente.» Aggrottò la fronte, confuso: Maddison l'aveva aspettato fuori dall'aula e trascinato via con una certa urgenza solo per discutere con lui di... Scuola? Non che si lamentasse, chiaramente. Annuì, quindi, enfaticamente, come a rimarcare la gravità di quanto raccontato da Maddie. «Cavolo, ne ho sentito parlare... Non... Cioè, non del fatto che saresti morta, ma che... Del litigio...» Puntò lo sguardo sul braccio di lei, intrecciato al suo: una sensazione mai provata prima. Stupenda come aveva immaginato. Si schiarì la gola. «Non che queste cose mi interessino... Sono pettegolezzi... Lucy Hopkins... Già», bofonchiò, continuando ad annuire con la fronte corrugata, come fosse confuso dalle sue stesse parole. Maddie sembrò non farci troppo caso, per fortuna. «Comunque volevo farti i complimenti per ieri! Mi è piaciuto molto come avete organizzato il tutto, anche se Weasley è stato davvero imbarazzante - davvero. Spero mi concederai l'onore di averti in radio come ospite, uno di questi giorni, magari per raccontare come vi siete giostrati per tirare fuori una serata così divertente!» Wow, okay, troppe informazioni tutte insieme, da registrare: gli stava facendo i complimenti, e... Sbagliava, o gli aveva chiesto un appuntamento? Perché andare in radio da lei era un appuntamento, no? Chiaramente! Aveva persino detto che sarebbe stato un “onore”. Nessuno dice cose del genere senza pensarlo davvero, che sarebbe un onore... O forse era solo un modo di dire, forse l'aveva detto tanto per, per sembrare gentile, forse neanche doveva prenderlo sul serio quell'invito, in fondo lei era Maddison Carrow, la Maddison Carrow... Era troppo tardi per rispondere? «Ascolto sempre la vostra radio, siete fortissimi... Un sacco divertenti... Mi piacciono anche i pezzi che passate, avete ottimi gusti... Anche se suppongo molte siano su richiesta, ma comunque...»
    Maddie adesso gli aveva lasciato il braccio, che lui probabilmente non avrebbe lavato mai più nella sua vita. Rimase in piedi, impalato, mentre lei lo conduceva verso il cortile esterno del Castello, già non più illuminato da sole ma coperto da una spessa coltre di nebbia bianca. «Spero tu non abbia da fare, non vorrei tipo mandare a monte i tuoi impegni» gli disse poi, mentre si sporgeva dal muretto, a strapiombo sulle montagne su cui era arroccato il Castello. Lui indietreggiò di un paio di passi, guardandola interdetto. «Mads, è pericoloso» – non aveva potuto fare a meno di esclamare. Lei, però, lo aveva ignorato. «Mi aiuti un attimo?» NO! Avrebbe voluto risponderle, ma chiaramente ingoiò il rospo e le strinse la mano, mentre si arrampicava su per il cornicione, sedendosi. Ringraziò il cielo di non avere paura delle altezze come quando era bambino, perché altrimenti avrebbe già rimesso il pranzo lì, davanti a lei, e riuscì a farsi coraggio quanto bastava per sporgersi anche lui, pur rimanendo in piedi, accanto a lei. Per qualche secondo tacquero, lui infilò le mani nelle tasche, il cuore pian piano più calmo. Non faceva così paura.
    «Vengo sempre qui quando ho bisogno di riflettere, lo trovo rilassante.» Spostò lo sguardo su di lei, a questo punto completamente cotto. Non c'era un gesto, una parola, un movimento di Maddie che non gli piacesse. E proprio per quella intensità sapeva che non sarebbe mai stato capace di dirle niente. Strinse le labbra annuendo debolmente, prima di chinare la testa.
    «E su cosa devi riflettere?»
    Lo invitò a sedersi accanto a lei, ma lui la guardò inclinando un po' la testa e alzando le sopracciglia. Cosa mi stai chiedendo di fare?! Alla fine cedette, sbuffando, e riuscì a sedersi alla prima botta, risparmiandosi così una serie di vergognose manovre di arrampicata. Vittoria.
    «Ti ho portato qui perché volevo chiederti una cosa, in realtà, ma non c'entra assolutamente nulla con il giornalismo». Rieccolo, il battito accelerato. I palmi cominciarono un po' a sudargli. Rimase a fissare il paesaggio di fronte a loro, maestoso e imponente. Erano così insignificanti, a confronto di quelle montagne millenarie. Persino l'importanza di Maddison sembrò sminuita da quella visione. Prese un respiro, non troppo profondo per non dare nell'occhio.
    «Che devi chiedermi?» Esalò infine, facendo ondeggiare le gambe nel vuoto intorno a loro. Tanto non dice quello che vorresti dicesse, O', toglitelo dalla testa.
     
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    Se Madds avesse malauguratamente perso il sorriso, per un motivo o per un altro, sarebbe bastato metterle davanti un Otis sbuffante per levarle la depressione di dosso. Non c'era niente di più divertente di Otis Branwell che gonfiava le guance e roteava gli occhi, palesando quello che non voleva assolutamente fare - o che faceva solo perchè assolutamente costretto dalle circostanze. Difatti, non appena il tassorosso prese posto vicino a lei sul cornicione, Maddison non potè fare a meno di soffocare una risatina divertita, spostando lo sguardo verso le rocce dello strapiombo giusto per non sbeffeggiarlo palesemente e metterlo ancora più in imbarazzo di quanto già non fosse. Che poi, perchè sei così a disagio, O'? Un'idea in realtà la grifona se l'era fatta: dopotutto lei ed Otis non erano amici, almeno non nel senso stretto del termine. Sì, diciamo che erano amici, ma erano amici come lo si poteva essere su facebook, e quindi questo li riduceva a due semplici conoscenti che avevano qualcosa in comune, ossia un legame diretto con Emilè Carrow. Ecco, Otis e Maddison erano due conoscenti, e probabilmente era piuttosto strano che due persone con un legame così indefinito si trovassero da sole, per la prima volta, a condividere una conversazione. Non era mai accaduto in precedenza, tranne quella volta imbarazzante, un'estate prima, quando Otis e Maddison si ritrovarono sul pianerottolo del secondo piano di casa Carrow a notte fonda, perchè entrambi necessitavano di usare il bagno. Vai prima tu, vado io? Nono, puoi andare. Vado i - ah, no vai pure tu. Ma quindi chi va per primo? Per il resto, a far da filtro fra loro, c'era sempre stata l'assidua presenza di Emilè. Già, era strano non avere il fratello attorno, ma Maddie non ne sentiva assolutamente la mancanza. Intanto, nella sua testa, la bionda iniziò a chiedersi se Otis fosse del suo stesso parere ma, nel chiederselo, iniziò anche a pensare che magari il tassorosso non avesse alcun piacere a stare lì, sul quel cornicione, proprio con lei. Chissà, se gli stava antipatica? Se fosse sempre stata l'effetto collaterale da dover sopportare per essere il miglior amico di Emilè? Beh, seppur Maddison, per natura, non riuscisse a nutrire particolari antipatie verso le persone, non era detto che per gli altri fosse lo stesso. Infatti la piccola Carrow a molti serpi stava antipatica, ad esempio. Almeno così aveva trovato scritto nel bagno delle ragazze. Arricciò il naso, a quel punto, forse non più tanto convinta di ciò che stava facendo, anche perchè le dinamiche tra Otis ed il fratello non erano assolutamente affari che la riguardavano. Peccato, però, fosse estremamente impicciona. «E su cosa devi riflettere?» Sbatacchiò le ciglia alla domanda del ragazzo, risvegliandosi dal leggero torpore che l'aveva avvolta, ma stavolta con una puntina in meno di argento vivo addosso. Forse Otis mi detesta, ecco perchè s'irrigidisce sempre quando mi vede! Come biasimarla. «...sulle...cose? Vengo qui anche quando devo preparare qualche pezzo per la radio o blablabla » Tagliò corto - perchè forse non gli interessa e lo annoio -, stringendosi lentamente fra le spalle e puntellando i palmi sulla roccia fredda, ai lati del bacino. Se prima non lo era, adesso l'impaccio si fece così denso che anche il silenzio aveva preso una connotazione differente, tanto che sembrava quasi rimbombare nell'immensità di quel paesaggio che si stagliava davanti agli occhi dei due studenti. La giovane grifondoro aveva assunto un atteggiamento totalmente differente rispetto a
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    quello avuto fino ad allora e, visto che sicuramente Otis non aveva il potere di leggere nella mente, chissà a cosa potesse andare a pensare. Sopratutto in un contesto come quello, quando la stessa Maddison gli aveva comunicato che aveva qualcosa da chiedergli. «Che devi chiedermi?» Le labbra chiuse di Maddie guizzarono un paio di volte a destra e sinistra, indecisa, poi un sospiro pieno le abbandonò i polmoni. Già lo abbiamo detto che sei un'impicciona, Madds? «Avrei voluto parlartene ieri sera dopo l'evento, e l'avrei anche fatto se Tux non mi avesse scelta ma, sai, tra una cosa e l'altra non mi sembrava il caso di fermarti. Sarebbe stato alquanto imbarazzante e poi non avremmo avuto molto tempo a disposizione » Si lasciò sfuggire un sorriso incerto, tirandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio appuntito. Emilè la prendeva sempre in giro per quel particolare, diceva che assomigliasse ad un elfo - ma un elfo di quelli rompiscatole. « So che probabilmente ora mi prenderai per pazza, anche perchè io e te abbiamo un rapporto - » un rapporto, può definirsi rapporto? « - come dire, indefinito? Si, ecco, indefinito. Nel senso che, sì, siamo amici, ma non di quegli amici come potete esserlo te ed Emil o te e Veronica...capisci che intendo? » Lo sperava davvero, anche perchè sentiva di stare per arrivare ad un vicolo cieco e aveva terminato le idee per essere ancora più specifica di quanto già non fosse stata. Insomma, il concetto era chiaro, no? Maddie non voleva assolutamente apparire inopportuna, ma magari sarebbe bastato dire ad Otis: "ehy, non vorrei essere inopportuna", invece che tessere tutta quella tela di parole facilmente fraintendibili. Però la bionda non si diede per vinta, andando avanti per la sua strada mentre un pallido rossore iniziava a colorarle le guance. Sì, Maddison Carrow aveva il terribile difetto di arrossire anche per delle cavolate o quando non c'era assolutamente ragione di arrossire. Okei, era arrivato il momento di svuotare il sacco e di colmare i dubbi. « Ieri sera ho notato come tu ed Emilè vi evitavate, volevo sapere se fosse successo qualcosa di grave. Cioè, è la prima volta che vi ho visti così distanti, e benchè conosciamo perfettamente Brontolo e sappiamo che sia, insomma, un po' permaloso, anche tu sembravi essere giù di corda » Lasciò ciondolare i piedi verso il vuoto, Maddie, stavolta puntando gli occhi chiari su quelli del tasso. Lo scrutò per qualche istante e, alla fine, forse per apparire più amichevole - in realtà nemmeno lei seppe dirsi per quale assurda ragione lo fece -, gli mollò un pugno amichevole sulla spalla. « Guarda che puoi raccontarmi tutto! A parte che terrò la bocca cucita - » non è vero, andrò subito a raccontarlo a Ness « - poi sono piuttosto brava ad ascoltare le persone. Avrei chiesto ad Emil di parlarmene se non fosse che lui non mi racconti mai un granchè e minimizzi. Poi, magari, tu potresti aver bisogno di sfogarti con qualcuno che conosce Emilè meglio di chiunque altro. Sono pur sempre sua sorella, no? »

     
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    Gli occhi azzurri di Otis, scuriti dal grigiore del cielo, si posarono brevemente sulla figura di Maddison, accanto a lui, che sembrava essere stata come improvvisamente riportata alla realtà dalla sua domanda. A che pensa? Lui avvertiva la stranezza di quella situazione, ma non avrebbe mai voluto darlo a vedere: la disinvoltura con cui lei se ne stava seduta lì, sul cornicione, a dondolare le gambe, cercava di emularla al meglio per fare una buona impressione. Era strano, trovarsi accanto ad una persona con cui non aveva mai veramente avuto una conversazione prima, ma che aveva sempre notato; era come se ci fosse una marea di cose di cui avrebbe voluto parlarle, come se finalmente avesse l'opportunità di farsi notare, di farsi conoscere e di dire le cose giuste che non aveva mai detto ad alta voce, di fronte a lei, per paura di non venire ascoltato e rimanere con la bocca aperta come un allocco. In momenti come quello non c'era nessun altro a coprire la sua voce – e forse questo faceva ancora più paura. Voleva stare attento a dire soltanto le cose giuste, ma ora che lei esitava a rispondere cominciava a venirgli il dubbio di aver posto una domanda stupida.
    «...sulle...cose? Vengo qui anche quando devo preparare qualche pezzo per la radio o blablabla» Annuì. Forse ho chiesto una cosa troppo personale. Si mordicchiò l'interno della guancia. «Anche io ho un posto così, nel Castello. Non è bello come questo, ma quando ho bisogno di pensare o di concentrarmi a volte mi siedo sotto le scalinate della Guferia.» Che scemenza! Che gliene frega? «Quelle più in alto, però, oltre le loro gabbie, altrimenti rischi che ti succeda com'è capitato a me al secondo anno, e che una civetta ti finisca addosso mentre cerca di passare dai vani delle finestre. Il custode non mi sopporta da quando feci perdere delle lettere a sua detta importantissime perché ostruivo il passaggio». Ma perché stai ancora parlando?
    «Avrei voluto parlartene ieri sera dopo l'evento, e l'avrei anche fatto se Tux non mi avesse scelta ma, sai, tra una cosa e l'altra non mi sembrava il caso di fermarti. Sarebbe stato alquanto imbarazzante e poi non avremmo avuto molto tempo a disposizione». Un familiare tuffo al cuore gli ricordò che averla vista andare via dalla festa di San Valentino con Tuesday Mortimer non aveva ancora smesso di fargli un po' male. Ma perché diceva che sarebbe stato imbarazzante? Aggrottò la fronte, rimanendo in ascolto, catturato dall'immagine di un paio di professori che passeggiavano sul viadotto, avvolti da una striscia di nebbia talmente fitta da sembrare tagliente, eppure abbastanza morbida da farti venire voglia di tuffartici dentro. Una civetta volò sopra le loro teste, più in alto di un paio di metri, e i due ragazzi ne seguirono la traiettoria con lo sguardo. «So che probabilmente ora mi prenderai per pazza, anche perché io e te abbiamo un rapporto – come dire, indefinito? Sì, ecco, indefinito. Nel senso che, sì, siamo amici, ma non di quegli amici come potete esserlo te ed Emil o te e Veronica...capisci che intendo?» Indefinito. A quel punto cominciò a sentirsi un po' più teso. Dove voleva arrivare, Maddie? Era pazzo? Stava facendo la “femmina”, come avrebbe detto Emi, e leggendo troppo tra le righe? Prese ad annuire come se avesse perfettamente capito cosa stesse intendendo, senza però avere alcuna idea di cosa volesse dirgli. «Certo, certo, chiaro, è un po' diverso...» Se non altro, però, avrebbe sempre potuto conservare il ricordo di quella conversazione in cui lei si era definita "sua amica". Talvolta ci si deve accontentare di minori, umili vittorie.
    ZX8iO2B

    «Ieri sera ho notato come tu ed Emilè vi evitavate, volevo sapere se fosse successo qualcosa di grave. Cioè, è la prima volta che vi ho visti così distanti, e benchè conosciamo perfettamente Brontolo e sappiamo che sia, insomma, un po' permaloso, anche tu sembravi essere giù di corda». Eh. Cambiò posizione, incrociando le gambe, più abituato alla precarietà della posizione e maggiormente capace di calibrare il peso. Il cuore prese a battergli più forte, al punto che per qualche istante pericoloso lo sentì pulsare nelle orecchie; d'improvviso il fatto di trovarsi pericolante sull'orlo di un burrone gli parve terribilmente calzante alla rischiosità di quell'argomento. Si portò istintivamente una mano al volto, poggiando il mento sul palmo e nascondendosi la bocca con le dita. Esitò a rispondere. Come aveva fatto prima, immaginandosi di buttarsi nella nebbia tutto intorno, fantasticò di voltarsi verso di lei e dirle tutto. Vuotare il sacco. Si divertiva ogni tanto a immaginare quello scenario, lasciandosi arrivare fino soltanto al punto in cui lui confessava, senza figurarsi la reazione di lei. Non l'avrebbe mai e poi mai fatto, era chiaro, però gli piaceva pensare a come sarebbero potute andare le cose se lui fosse stato il protagonista di una commedia romantica – di quelle babbane, dove tutti dicono sempre quello che pensano, e sanno sempre quello che vogliono, e il finale era sempre come tu ti auguravi, dove chiunque venisse rifiutato poi finiva col trovare qualcuno di migliore, dove l'amore trionfava. Non credeva funzionasse così nella vita vera – siamo tutti troppo complicati per l'amore, e poi credere alle favole era una cosa da bambini – però occasionalmente gli piaceva far finta che non fosse così. «Guarda che puoi raccontarmi tutto! A parte che terrò la bocca cucita – poi sono piuttosto brava ad ascoltare le persone. Avrei chiesto ad Emil di parlarmene se non fosse che lui non mi racconti mai un granchè e minimizzi. Poi, magari, tu potresti aver bisogno di sfogarti con qualcuno che conosce Emilè meglio di chiunque altro. Sono pur sempre sua sorella, no?» Quindi era questo. Era preoccupata per l'amicizia tra lui e suo fratello. Era comprensibile, e in fondo, Otis lo trovò apprezzabile, sebbene un pizzico deludente per tutta l'anticipazione che si era creato nella testa per quella loro conversazione. Non è che ci avesse creduto chissà quanto, però, eh...
    «Oh, no, non ti devi preoccupare.» Cominciò, pensando accuratamente alle parole da usare. «Emi e io siamo un po' diversi, su certe cose, e credo che lui abbia voglia di fare nuove esperienze, vedere persone diverse, fare certi passi che io non sono proprio prontissimo a compiere». Si strinse nelle spalle, tornando a distendere le gambe nel vuoto. Evitò di menzionarle il fatto che apparentemente si fosse fidanzato, non sapendo quanto fosse pubblica la cosa (o quanto fosse vera). «Poi si era offeso perché voleva fare il tronista...pfff, è uno scemo certe volte». Scosse la testa, scherzando solo in parte, ma desideroso di toccare l'argomento con leggerezza, per evitare di sbilanciarsi troppo. Era un tasto ancora un po' dolente, quello, ma del resto le cose tra di loro erano state chiarite la sera precedente più che abbondantemente, e non c'era molto altro che si potesse fare.
    Moriva dalla voglia di farle una domanda, però fu assalito da quella fastidiosa paranoia che sembrava prendere il controllo su di lui poco prima di dire una cosa che reputava importante. Ce l'aveva proprio lì, sulla punta della lingua, ma qualcosa addirittura di esterno sembrava non lasciargliela sputare fuori. E dài, dillo!!!! «Sssssssenti ma... A proposito di Tux...» Hai cominciato, ora devi finire la frase «...Com'èandataconluitiseidivertitastateinsiemeora?» Esalò, grattandosi la testa nel tentativo di camuffare il rossore acuto che sapeva essergli salito in volto. «Non dico niente a Emi, chiedo solo così...» Così, per curiosità. Doveva capire di che morte morire.
     
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    A volte la spensieratezza di Maddison fungeva semplicemente da copertura. Un sorriso qui, uno sguardo lì, un'alzata di spalle disinteressata atta a confondere chiunque avesse davanti a sè: puoi dirmi tutto, non ti giudico! In realtà, la grifona, era normalmente abituata ad essere schietta e diretta, perchè era fermamente convinta che la sincerità ripagasse in ogni caso - ed era ciò che ripeteva spesso ad Emil - però, come in ogni cosa, c'erano delle piccole situazioni per cui valeva l'eccezione. Beh, non con tutti si poteva essere trasparenti, a volte c'era la necessità di fare buon viso e cattivo gioco pur di restare sulla cresta dell'onda. E non si trattava solamente di linguaggio verbale, piuttosto esisteva un registro ben imbottito di sguardi, espressioni ed atteggiamenti che avrebbero potuto comunicare più di mille parole. Bastava captare senza captare veramente, apparire distratti ed assolutamente dormienti rispetto a qualunque cosa potesse avvenire nel raggio di un soffio. Secondo voi, come avrebbe potuto reagire Otis semmai Maddison avesse lasciato anche solo trasparire qualche vaga perplessività rispetto al suo modo di fare rigido e nervoso, oppure rispetto al leggero accenno di delusione che, per un impercettibile istante, attraversò le iridi celesti del tasso? Ve lo dico io: avrebbe iniziato a fingere. A fingere che non ci fosse alcun problema in quella conversazione, e che si sentisse completamente a proprio agio immerso in quel contesto. Cosa che evidentemente non era così. Perchè, si chiedeva ingenuamente la testolina della ragazza, Otis sembra volermi nascondere qualcosa? Seppur la grifona avesse francamente dichiarato che lei ed il tasso avessero un rapporto indefinito - ossia una semi-amicizia che in realtà nemmeno poteva definirsi tale in quanto la loro relazione era definita dalla semplice e costante presenza di Émile -, conosceva perfettamente Otis ed i suoi modi di fare. Sapeva che fosse una delle persone più riflessive che avesse mai avuto il piacere di conoscere in vita sua, sapeva che fosse un ottimo amico ma che con gli sconosciuti non andasse particolarmente d'accordo. L'avrebbe definito un pantofolaio visto che, a differenza sua, il tasso mostrasse la particolare propensione a non muoversi mai dalla propria comfort-zone; però, in tutto questo, Maddie non lo aveva mai visto nervoso come lo era in quel preciso momento. Aveva percepito che qualcosa non andasse, ma dissimulò abilmente e, tantomeno, si andò a chiedere se fosse stato il suo sesto senso femminile ad essersi rotto. Quello funzionava benissimo come sempre. «Oh, no, non ti devi preoccupare.» Pessimo tentativo. Sembrava camminasse sulle uova. «Emi e io siamo un po' diversi, su certe cose, e credo che lui abbia voglia di fare nuove esperienze, vedere persone diverse, fare certi passi che io non sono proprio prontissimo a compiere» Con i piedi ancora a penzoloni, a quel punto Maddie inclinò appena il capo di lato e corrucciò la fronte: nuove esperienze? « In che senso nuove esperienze, tipo drogarsi?» Ridacchiò, cercando di alleggerire la tensione «...Oddio, no, ti prego. Fermalo prima che diventi più rincitrullito di quanto non sia già » Scherzava, ovviamente, e sperava davvero che Otis cogliesse l'ironia perchè non era pronta a sorbirsi un: "nono, percarità, non si droga! Che vai a pensare!" come risposta. Ma anche se fosse sei così geloso di lui, O'? Cioè, Maddison non seppe dirsi quanto potesse reggere, in realtà, la scusa di una litigata fondata totalmente sul voler fare nuove esperienze. Se un giorno Nessie mi dicesse di voler allargare le sue amicizie, reagirei così? Beh, a pensarci bene, se avesse visto la sua posizione da migliore amica da walkie-talkie rosa glitterati vacillare, sì, sarebbe stata esattamente quella anche la sua reazione. Ciò non escludeva però che Otis nascondesse ben altro. «Poi si era offeso perché voleva fare il tronista...pfff, è uno scemo certe volte» Gli occhi chiari della grifona divennero grandi il doppio per lo stupore, quasi non ci credesse sul serio « Serio? » Cinguettò con divertimento, puntellando i palmi sul muretto solo per girare il busto un po' più verso di lui, con un piccolo ed improvviso saltello « Nessie si piegherà in due dalle risate appena glielo racconto, credo che passerà alla storia per questo. E' sorprendente che tu sia riuscito a non mandarlo a quel paese, 'O; questo fa di te un grande amico, davvero » Portò una mano sulle labbra per soffocare le risate prima di scuotere la folta chioma bionda «...E' proprio un pollo » Commentò infine a bassa voce, bonariamente, sovrappensiero. Émile aveva sempre posseduto l'indole da prima donna, fin da bambino: metteva il broncio per qualsiasi cavolata. Benchè fossero fratelli, Maddison ancora non riusciva a capire perchè per lui certe cose fossero così importanti, a volte arrivavano addirittura a diventare questioni di vita o di morte. Inspirò profondamente al pensiero che Otis potesse essersi sentito ferito dai comportamenti del fratello - che a volte erano esagerati, ammettiamolo -, e avrebbe voluto davvero piazzare qualche parola di conforto per almeno tentare di risollevargli il morale. In altri casi Maddison avrebbe potuto tranquillamente alzarsi, ringraziare Otis per le informazioni ricevute ed andarsene semplicemente. Insomma, non sembrava ci fosse molto altro d'aggiungere. Però, la bionda, sospettosa e volenterosa di consolare il ragazzo, restò immobile a soppesare la folta chioma di capelli scuri del tasso, sventolata dalla modesta brezza che si alzava dallo strapiombo. Erano
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    davvero molto lisci, degli spaghetti! «Sssssssenti ma... A proposito di Tux...» - «...Tux? Sì, dimmi pure! » Avete presente la sensazione di liberazione che si ha non appena ci si toglie un grosso peso di dosso? Ecco, Maddison la ebbe di riflesso mentre osservava le guance di Otis sgonfiarsi di botto. Magari era rimasta perchè, incosciamente, aspettava proprio gli chiedesse di Tux? O magari sperava glielo avrebbe chiesto? «...Com'èandataconluitiseidivertitastateinsiemeora? Non dico niente a Emi, chiedo solo così...» Beh, com'era andata con Tux. Era un tipo strano, piuttosto strano, maniacalmente strano, ma Maddie non era di certo la persona che spingeva sul patibolo la gente solo perchè non rispecchiava esattamente i limiti della sua normalità. La normalità era relativa, dopotutto. Impiegò un po' di tempo per assimilare la domanda e pensare ad una risposta adeguata, lasciando trapelare per un impercettibile attimo l'ombra di un leggero imbarazzo. Andiamo, sono una donna di mondo! Posso raccontare di un ragazzo ad un altro ragazzo. Nah, la verità era che fosse fin troppo strano, anche perchè ne avrebbe parlato prima con Otis che con Agnès e questo era forse paragonabile ad un tradimento. Ma non poteva tirarsi indietro solo per questa ragione. « Beh, mi sono divertita è stato un appuntamento... » grottesco? « ..singolare! E poi non so quanto possa definirsi appuntamento un giro nelle cucine con gli elfi domestici che ti ingozzano perchè è tardi ed hanno l'obbligo di spedirti in dormitorio! » Appiattì la stoffa nera sulle cosce prima di tirarle a sè, piegando le ginocchia e poggiandoci il mento su. Forse non proprio la posizione adatta per chi indossava una gonna. « E poi, no, non ci siamo messi assieme, tu ti metteresti mai assieme ad una persona dopo il primo appuntamento? Senza nemmeno averla conosciuta bene? Magari si rivela essere un serial killer o, boh, un assiduo lettore di Rita Skeeter. Non potrei mai stare con un tipo che prende per oro colato le sue notizie farlocche! » Passò un braccio sotto al suo, a quel punto, stringendosi ad Otis con un certo fare incuriosito e sproporzionatamente confidenziale « Tu invece che hai combinato ieri sera? » Sussurrò ad un suo orecchio, inarcando entrambe le sopracciglia « Credi non abbia notato che fossi vestito da vero damerino? E poi quei fiori che avevi in mano per chi erano? Ti sei spento quasi con tutti, quindi sospetto che tu sia filato da qualcuno alla fine della serata. Hai fatto cose romantiche sicuramente, però sono curiosa di sapere con chi! » Maddie sapeva essere davvero molesta ed impicciona, alle volte, ed in più era brava a creare subbuglio perchè aveva la mania di non sapersene stare ferma quando attendeva un pettegolezzo. Diventava elettrica. Difatti, scalpitante, prese a sistemare il cravattino del tasso senza sfilare il braccio da sotto il suo, livellando le righe nere-gialle sulla camicia. « Prometto di tenere la bocca cucita » Falso, la notizia sarebbe diventata virale nel giro di cinque secondi
     
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    «In che senso nuove esperienze, tipo drogarsi? Oddio no, ti prego. Fermalo prima che diventi più rincitrullito di quanto non sia già.» Stava rivelando troppo dell'amico a sua sorella? Doveva fare attenzione, se ne rese conto in quel momento, a non lasciarsi prendere la mano, dando a Maddie tutte le risposte e informazioni che cercava soltanto per potersi trattenere a chiacchierare con lei un altro po', soltanto perché Emi era l'argomento di conversazione più comodo su cui soffermarsi. Non sarebbe stato giusto, quell'errore l'aveva commesso troppe volte: si lasciava trasportare da quel segreto desiderio di piacere e dava aria alla bocca lasciando uscire qualsiasi cosa gli passasse per il cervello e ritenesse potesse aiutarlo nel suo intento. No! Così scoccò alla ragazza un'occhiata complice, sollevando un angolo della bocca e scuotendo brevemente la testa. «No, no, niente del genere. Solo... Cose diverse da quelle a cui siamo abituati. È normale che sia così, suppongo...» Non sapeva bene dove volesse andare a parare: era tutta una questione di bilanci, di equilibri, rivelare un po' di sé ma non troppo da rendersi vulnerabili, no? E quell'argomento per lui era particolarmente spigoloso, sensibile; qualsiasi cosa avesse risposto Maddie, se avesse mostrato troppo, avrebbe potuto ferirlo, non sentendosi compreso, o vedendosi riflesso nei suoi occhi come un po' noioso o, peggio ancora, infantile. In Otis convivevano perenni due lati apparentemente incompatibili, come una sorta di ossimoro vivente con i capelli disordinati e un po' d'ansia generalizzata: un lato antico, persino anziano a tratti, saggio, riflessivo e addirittura sicuro; un altro invece più involuto, uno quasi da bambino, in crisi di fronte ai compiti che sembrava che fosse obbligato a dover svolgere per potersi considerare a tutti gli effetti un adolescente in piena regola. In lui quei bisogni di autonomia, di indipendenza, di completa emancipazione prendevano forme diverse: forme più astratte, più concettuali, una libertà più di pensiero; e lui lo sapeva, di fare fatica, ma forse mai gli era parso così lampante come quando qualcuno che fino a quel momento era sempre stato al passo con lui aveva iniziato a spiccare il volo. Si sentiva un passo indietro, arrancante mentre cercava di correre dietro all'amico, che già si era sollevato da terra mentre lui dubitava di esserne capace. È che volare non era mai stata la sua specialità.
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    «Serio? Nessie si piegherà in due dalle risate appena glielo racconto, credo che passerà alla storia per questo.» «No». Una mano corse ad avvolgerle il polso, come per arrestarla fisicamente, fino a quando i suoi occhi cerulei non colsero il gesto che aveva compiuto. «Cioè, uhm... Non dirlo, dài. Magari non vuole essere preso in giro» Che pelle morbida che ha. Morbida e liscia. Si rifugiò nel cielo grigio di fronte a lui per sfuggire all'imbarazzo del momento, che probabilmente doveva aver avvertito soltanto lui. «È sorprendente che tu sia riuscito a non mandarlo a quel paese, 'O; questo fa di te un grande amico, davvero... E' proprio un pollo» Si strinse nuovamente nelle spalle, appoggiando il mento sul ginocchio. Lui non la vedeva così: non era poi così difficile, essere amici di Émi. Anzi: c'erano dei momenti in cui quasi si sorprendeva che loro due funzionassero assieme così bene, e se ne compiaceva, quasi sentendosi fortunato. Non l'avrebbe mai rivelato, è chiaro, ci sono cose che tra amici, anche i più cari del mondo, semplicemente non si dicono.
    «Beh, mi sono divertita è stato un appuntamento...» Stupendo? Da favola? Irripetibile? Voltò la faccia nella direzione opposta alla ragazza, fingendo vivo interesse per la superficie di pietra del muretto che stava graffiando con un sassolino, gli occhi chiusi per prepararsi all'impatto. «...singolare!» Phew, va bene, singolare non significa bello. No? «Ah, capisco, capisco...» Buttò lì, con studiata indifferenza. «E poi non so quanto possa definirsi appuntamento un giro nelle cucine con gli elfi domestici che ti ingozzano perchè è tardi ed hanno l'obbligo di spedirti in dormitorio!» «Ah-ah-ah. Eh già, immagino.... Ah-ah.... Terribile, è vero... Cioè magari tu avresti voluto stare più appartata con lui, e invece....» Ma che dici? Fortunatamente continuò a nasconderle il viso, dall'espressività drammaticamente trasparente. « E poi, no, non ci siamo messi assieme, tu ti metteresti mai assieme ad una persona dopo il primo appuntamento?» Se si trattasse di te anche subito. «No, no, hai ragione, cose da pazzi, no...» «Senza nemmeno averla conosciuta bene? Magari si rivela essere un serial killer o, boh, un assiduo lettore di Rita Skeeter. Non potrei mai stare con un tipo che prende per oro colato le sue notizie farlocche!» Uno sguardo sognante, a questo punto, non potè nasconderglielo, girandosi verso di lei con un sorriso quasi orgoglioso. Se ne intende pure di giornalismo. Maddison Carrow: tu sei la ragazza perfetta. Quello che accadde dopo fu scottante materiale al quale il giovane Tasso avrebbe ripensato, in svariati momenti negli anni a venire, come a uno degli eventi più importanti, e contemporaneamente imbarazzanti, della sua vita. All'improvviso, Maddie intrecciò il proprio braccio al suo, e si avvicinò, stringendosi a lui, a quel punto completamente paralizzato. Forse viola, forse piuttosto scarlatto, o addirittura porpora... Difficile definire il colorito che tinse le sue guance. Deglutì a fatica, si passò la lingua sulle labbra, cercò di tenere a bada il battito accelerato. Cosa fare? Dove mettere le mani? Avrebbe dovuto accarezzarla in qualche modo? Poteva restarsene così, fermo? Ma poi arrivò il colpo di grazia. «Tu invece che hai combinato ieri sera?» Se già normalmente avrebbe avuto difficoltà a risponderle, il fatto che la domanda fosse stata formulata in un sussurro sicuramente non aiutò. Il soffio delicato che gli accarezzò la nuca, ben distinto dal vento fresco che tirava in quel momento, lo fece inevitabilmente rabbrividire, ma il problema più grande, suo malgrado, non fu certo la pelle d'oca. «Credi non abbia notato che fossi vestito da vero damerino? E poi quei fiori che avevi in mano per chi erano? Ti sei spento quasi con tutti, quindi sospetto che tu sia filato da qualcuno alla fine della serata. Hai fatto cose romantiche sicuramente, però sono curiosa di sapere con chi!» Si schiarì la voce, gli occhi che saettavano da un punto all'altro del proprio campo visivo alla ricerca di qualcosa, una soluzione, un antidoto, un qualsiasi terribile e repulsivo pensiero che potesse aiutarlo a calmarsi. Ma Maddie doveva essere completamente (e fortunatamente) ignara di ciò che in lui stesse accadendo, perché strinse le dita attorno al nodo della sua cravatta, raddrizzandogliela, e, di fatti, peggiorando ulteriormente la situazione. A questo punto Otis era in apnea, il petto gonfio di sospiri e l'urgente impellenza di andare via prima che il suo problema si rendesse inesorabilmente evidente. «Prometto di tenere la bocca chiusa» Annuì, ritraendosi quasi di scatto, per quanto doloroso fosse per lui, dal tocco leggero di lei, incapace di sopportare ulteriormente quella piacevole forma di tortura. «Già, ehm, Madds... Mi dispiace ma si è fatto proprio tardi...» Ruotò sul posto, in modo da rivolgersi al cortile e da recuperare lo zaino, che immediatamente si premette sulle gambe. Batté le mani sulle ginocchia, continuando ad annuire a labbra strette, senza neanche permettersi di guardarla. Temporeggiò, aspettando che fosse il momento giusto per alzarsi. «Non mi sono proprio reso conto... Già... L'orario.... Il tempo vola quando... Uhm... Con la redazione, avevo dimenticato... Ma comunque ci sentiamo... Cioè ci vediamo, o no, come vuoi, se capita di incontrarsi... In giro...» Pensa alla faccia arrabbiata di Morgenstern... O a quella terrificante di D'Arcy... O al rospo che hanno trovato morto vicino al Lago Nero... «Okay, io vado... Scusa...» Si tirò su, finalmente sentendo di aver riacquisito almeno in parte il controllo, rivolgendo alla ragazza una profusione di sorrisi imbarazzanti e dispiaciuti prima di voltarsi e, quasi letteralmente, fuggire nella direzione opposta.
     
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