Everybody talks (too much)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    622
    Reputation
    +15

    Status
    Anonymes!

    Non sapeva come fosse successo, ma Savannah doveva aver fatto due più due ed essere giunta alla conclusione che fosse accaduto qualcosa tra lui e Max. Per quanto deliranti fossero le lettere della sorella e per quanto tirato per i capelli risultasse il ragionamento che l'aveva portata a trarre quelle somme, la bionda si trovava comunque nel giusto. D'altronde, ad essere paranoici, ogni tanto ci si deve pur prendere per teoria delle probabilità. Nel leggerle, tuttavia, il Serpeverde non si scompose per nulla: sua sorella era piuttosto avvezza a sfoggiare il proprio lato da Drama Queen, e comunque andasse, Derek era il tipo di persona che - proprio come un felino - riusciva sempre ad atterrare sulle zampe. In ogni caso gli fu piuttosto lampante che, necessariamente, la mossa successiva dovesse essere quella di contattare Max. La Picquery doveva di certo aver già fiutato l'odore del fumo che usciva dalle orecchie e dell'amica, ma non era detto che fosse completamente al corrente della situazione. Dopo ciò che era successo quella fatidica notte, i due si erano parlati per lo stretto necessario, insabbiando completamente l'accaduto. Galeotta fu una festa e la poca lucidità dei due conoscenti! Col tempo, Derek aveva trovato dentro di sé un vago sentimento di rimorso per ciò che era avvenuto tra lui e Max: un evidente errore. Stupido e incosciente, si era lasciato andare a degli eccessi senza alcuna consapevolezza del limite. Una di quelle classiche cose che si possono facilmente catalogare sotto l'etichetta di errori di gioventù. Quando si dice che la curiosità uccise il gatto. E Derek, come qualsiasi adolescente annoiato, si era lasciato incuriosire da quelle sostanze che circolavano con gran facilità tra i suoi conoscenti, ritrovandosi poi nella situazione di non saper discernere il giusto dallo sbagliato. Perché se fosse stato nei suoi retti sensi avrebbe potuto capire che Max non ci stava con la testa e che dunque non era nelle condizioni di intendere e di volere. Sì, ma non lo eri neanche tu - le parole, quelle, che si era ripetuto più volte in seguito a quella serata. Eppure, non importava quante volte le reiterasse nei propri pensieri: quel senso di colpa non riusciva comunque a toglierselo di dosso.
    hqehtkV
    L'aveva vista in biblioteca. Qualche ora dopo aver ricevuto i gufi di Savannah, Derek aveva incrociato Max ad uno dei tavoli da studio, in compagnia di Nana. Le aveva salutate entrambe, scambiandoci qualche chiacchiera di circostanza prima di far scivolare discretamente un bigliettino nelle mani della mora. Il contenuto era breve e semplice: "Ci vediamo tra venti minuti nella sala di registrazione. Emergenza." « Va bene ragazze. Io penso che andrò a riordinare un po' di cose in studio prima della trasmissione di oggi pomeriggio. Ci si vede. » E con quelle parole, il Serpeverde si era velocemente dileguato, prendendo i corridoi fino allo studio in cui lui, Max e Maddie andavano in onda con le puntate del loro programma radiofonico. Era una fortuna che lui e la Picquery condividessero quello spazio: gli forniva l'alibi perfetto per poter scambiare quattro chiacchiere senza per forza risultare sospetti - specialmente a Saw, che di occhi ne aveva pure dietro la nuca. Una volta dentro, poggiò la propria borsa su una delle sedie, assicurandosi che tutti i microfoni fossero ben spenti e dandosi da fare per rimettere effettivamente in ordine l'ambiente in attesa dell'arrivo di Max. Quando questa fece il suo ingresso, Derek le fece cenno di chiudersi la porta alle spalle. Quantomeno con questi decreti non ci dovremmo preoccupare di lasciare fuori i cellulari nel terrore dello Shame. In linea di massima non si riteneva un fervente sostenitore di quelle precauzioni, ma doveva dire che in certi casi potevano tornare utili. « Saw mi ha mandato queste, qualche ora fa. » disse, passandole i due fogli di pergamena che aveva ricevuto dalla sorella. Si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia al petto mentre le dava il tempo di leggere; gli occhi ben puntati sul volto di lei per capire quanto ne sapesse di quella situazione e, in caso, quali fossero i suoi pensieri a riguardo. Quando Max ebbe finito di scorrere con lo sguardo tra le righe, il giovane Hamilton fece schioccare la lingua sul palato. « Nella mia risposta, tecnicamente non ho ne' smentito ne' confermato.. » fece una pausa « ..diciamo che in parole povere le ho solo dato della paranoica e detto che tutte queste storie sono frutto di gelosia. Che poi è la verità. » Di ciò, Derek ne era certo. La sua convinzione si basava sull'idea che la fortunata intuizione di sua sorella non fosse frutto di pensiero logico, quanto piuttosto dell'indole possessiva e permalosa che la contraddistingueva e che, spesso, la portava a vedere complotti da tutte le parti. Il fatto che ci avesse indovinato era niente più che una coincidenza. Mosse una mano come a voler scansare quell'argomento, che in ogni caso non era il motivo per cui l'aveva chiamata lì. Qualunque cosa frullasse nella testa di sua sorella, in quel momento non aveva alcuna importanza. « Volevo metterti al corrente per darti un vantaggio, e poi anche per capire come intendi gestire questa situazione. » Le lanciò uno sguardo eloquente, sollevando appena le sopracciglia. « Cioè..dovremmo metterci d'accordo su una versione da dare, o su una linea comune da seguire, altrimenti sarà una Waterloo dichiarata. »


     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    473
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Ma Crouch è serio oppure si è fumato una delle sue piantine prima di assegnarci i compiti? » Sibila, vagamente irritata, con una guancia spalmata sulle pagine aperte del suo manuale di Erbologia. La stessa Erbologia nella quale non è assolutamente portata perché non è portata nemmeno in Pozioni, con tutti i bilanciamenti, i numeri, le dosi e quelle cose lì, e quindi, di conseguenza, è tutta una catena senza fine. Un domino continuo che sembra non avere né capo né coda. Sbuffa, sonoramente, nel sentire Nana scribacchiare, intenta, da brava studentessa qual è, con la media più perfetta di Hogwarts, a finire di compilare il suo saggio sulle proprietà e gli usi della Centinodia. « Dov'è che trovi la voglia? La forza? » Le domanda, cercando di tenere il volume della voce basso abbastanza da non essere percepito dall'orecchio fin troppo fino - al contrario della sua comprovata miopia simil talpa - della signorina Murphy. « Perché ti piace così tanto studiare? » E perché a me frega meno di zero? Se l'è domandato spesso, Max, nell'osservare la bionda immersa nel migliorare, giorno dopo giorno, i suoi voti così da poter avere una carriera futura luminare. Già, perché lei pensa effettivamente a cosa farà un giorno. Anzi, lei lo sa già, a differenza sua. Ed è un pensiero ricorrente nella sua testa, ormai, da qualche mese. Se riuscirò a diplomarmi, poi? A parte il saper sfilare, fare scenate per finire sbattuta su qualche copertina patinata, così da proseguire la sua campagna "Facciamo uscire di testa Cassandra Black", lei non ha effettivamente niente per le mani. Sì, c'è qualche materia che le piace, ma in tutta sincerità lo studio non le piace, si muove, fa sport, ma non ne è una patita, sa fare un po' di questo, un po' di quell'altro ma alla fine dei giochi rimane soltanto questo: lei è un po' tutto e allo stesso tempo niente. Però quando mi calavo roba, ero concentrata, operativa, produttiva.. pensa per una frazione di secondo, mentre rialza il volto dal libro, tastandosi la guancia, alla ricerca delle grinze formatesi sulla pelle. Nana dal canto suo si stringe nelle spalle e sorride. Quando studia, lei è rigorosa, è efficiente e non ammette distrazioni. Nemmeno se quelle arrivano proprio da Max. Così la mora sbuffa, cercando di mettere la testa in quel saggio che dovrebbe scrivere ma nel quale non riesce a tenere l'attenzione per più di qualche minuto. La testa viaggia altrove, vorrebbe letteralmente essere da un'altra parte e così cerca distrazioni, la Picquery, guardandosi attorno. Altri, come Nana, sono chini sui loro tomi, intenti ad apprendere quanto più possibile. Altri, come lei, si guardano intorno, chi seguendo l'andamento danzante delle particelle di polvere in aria, chi cercando ispirazione della svogliatezza altrui. Ed è proprio mentre scruta il territorio intorno a sé che incrocia lo sguardo di Derek. Che viene verso il suo tavolo. E' ormai diventata piuttosto brava a dissimulare il tutto, partendo dal presupposto che lei di quella sera ha veramente due ricordi, vaghi e pure in croce. Una delle sue ultime feste prima del tracollo, prima del toccare con un dito la morte, senza nemmeno esserne pienamente cosciente. Lui parla, fa il carino come suo solito, lasciando che il suo charme fuoriesca da ogni poro ed entrambe sorridono, rispondono con qualche battuta e sembra tutto estremamente di circostanza. Che vuoi veramente, Derek? Si ritrova a domandarsi, fin quando lui, con estrema nonchalance, dandole leggermente le spalle per rivolgersi direttamente a Nana, lascia scivolare un bigliettino nella sua direzione. Max aggrotta le sopracciglia, facendo scomparire all'istante il pezzo di carta sotto il tavolo. E' sinceramente confusa da quel comportamento, soprattutto perché lei e Derek, dopo quella famigerata notte, oltre a non averne mai davvero parlato, non si sono mai calcolati più di tanto, se non in radio. « Va bene ragazze. Io penso che andrò a riordinare un po' di cose in studio prima della trasmissione di oggi pomeriggio. Ci si vede. » « Uhm, sì.. ciao! » Risponde di rimando la mora, mentre abbassa gli occhi verso le proprie gambe, coperte a metà dalla gonna decisamente accorciata. Lì dove ha aperto il bigliettino. "Ci vediamo tra venti minuti nella sala di registrazione. Emergenza." Sulle prime si domanda cosa ci sia di così urgente e segreto da doverle scrivere addirittura un bigliettino così, furtivamente. Non può essere per la radio. O forse sì? Ho fatto qualche casino? In un attimo, le terminazioni nervose della ragazza prendono a friggere, tanto è forte la vampata d'ansia che la investe. Lei e l'ansia, dopotutto, hanno un brutto rapporto da quando ha undici anni. Niente di nuovo sotto il cielo, dovrebbe esserci ormai abituata, anche con le infinite tecniche insegnatele dagli svariati psicologi incontrati negli anni. Ma no, se c'è una cosa che ha capito è che ogni ansia è diversa. Ogni ansia ha il suo colore, a seconda della criticità della situazione. Ogni ansia ha la sua importanza, la sua valenza. Ogni ansia la mette a dura prova, in modo differente, andando a sovraccaricare il suo sistema nervoso. Respira lentamente, per calmarsi, si tortura le dita, finge di essere normale aspettando che la lancetta dell'orologio che porta al polso segni la fine dei venti minuti. E quando lo fa, balza in piedi come una molla a cui è stata data la carica. "Ci vediamo tra venti minuti nella sala di registrazione. Emergenza." « Vado, devo andare. Sì, alla radio. » Sei troppo agitata, calmati, cazzo. « Derek avrà bisogno di una mano per oggi pomeriggio. » Annuisce, come a voler rafforzare il concetto, cosicché Nana non le possa dire effettivamente nulla. La saluta, frettolosamente, e altrettanto frettolosamente esce dalla biblioteca, direzione radio. Fa in tempo ad entrare, che Derek, solo con l'ausilio delle dita, le indica la porta. Devo chiuderla. E lo fa, prima di tornarlo a guardarlo, ancora più confusa da quell'aria di segretezza e cospirazione. « Allora? Questa emergenza? » « Saw mi ha mandato queste, qualche ora fa. » Reattiva come non mai, si sporge in avanti per prendere i fogli che le sta mostrando. Scandaglia le parole che la bionda ha scritto, immaginando anche quanto si sia trattenuta nel non dirgliene di peggio. Ecco perché oggi era così strana, si ritrova a pensare. E io che pensavo fosse perché ho scelto Nana ieri sera.. « Nella mia risposta, tecnicamente non ho ne' smentito ne' confermato....diciamo che in parole povere le ho solo dato della paranoica e detto che tutte queste storie sono frutto di gelosia. Che poi è la verità. » Non può che annuire a quelle parole. Per quanto Saw sia la sua migliore amica, una delle poche persone che sembra accettarla per com'è, nonostante le cattive voci che ci sono in giro su di lei, se ha un difetto è proprio la gelosia. E' gelosa delle sue cose così come lo è dei suoi affetti, delle sue relazioni. C'è una parte di lei che, forse, assai codardamente, quando ha capito chi fosse effettivamente quel ragazzo, quando ha ricollegato il volto sbiadito dei suoi ricordi a quello di Derek, non è stata sincera per questo. Non le ha detto niente per paura di perdere una delle sue colonne portanti. « Volevo metterti al corrente per darti un vantaggio, e poi anche per capire come intendi gestire questa situazione. Cioè..dovremmo metterci d'accordo su una versione da dare, o su una linea comune da seguire, altrimenti sarà una Waterloo dichiarata. »
    Annuisce nuovamente, lasciando andare i fogli sul tavolo e si ritrova a stringere le braccia al petto, con le spalle che si poggiano al muro. « Grazie, hai fatto bene a dirmelo. Perché è chiaro che sono io la prossima mossa sulla sua scacchiera. E' già strano che non abbia affrontato direttamente me, a dire il vero. » Anche se riesce a trovare un senso di quel passaggio. Forse voleva semplicemente capire se ci fosse qualcosa di cui parlare con me, allarmandomi in seconda battuta e magari creare un casino dal nulla. « Io sarei per dirle tutto. » Se ne esce poi fuori, dopo qualche istante di silenzio, mentre lo fissa con i suoi occhioni felini. « C'è poco da starci a ragionare intorno. Avremmo dovuto farlo fin da subito. Le abbiamo mentito per tutto questo tempo e poi per cosa? Per una scopata che io non ricordo, che tu molto probabilmente non ricordi. » Si tortura il labbro inferiore, mentre cerca di mettere ordine alla miriade di pensieri che ha in testa. « Una volta tolto il dente, l'unica sarà arginare i danni, sperando che non faccia scoppiare la terza guerra magica per tutto il tempo che siamo rimasti in silenzio. Perché lo sappiamo bene entrambi: lei lo vedrà come un tradimento. » Prosegue, prima di arrivare a realizzare quella che è l'unica idea possibile, per lei, da attuare. « Le diremo che è tutta colpa mia. Che ti ho passato delle pillole, che stavi fuori, che non ce ne siamo resi conti.. » Prende a blaterale, mentre comincia a muoversi, staccandosi dalla parete, in tondo, seguendo il naturale movimento dei suoi pensieri. Caotico. « Non può non crederci, in fondo. Lei sa la verità. » La stessa verità che Derek non sa. E' certa che Saw non gli abbia detto nulla, fedele com'è al concetto di vera amicizia. Lei. Già, lei. « Tre giorni dopo quella festa io sono andata in overdose. Ed è in una clinica di recupero che ho passato la scorsa estate, non al ritiro buddista super esclusivo, super elegante, di cui mia madre ha riempito le sue dichiarazioni. » Si stringe nelle spalle, come a voler fingere che non vi sia dell'imbarazzo nell'averlo reso partecipe di quel suo piccolo segreto. E che non vi sia alcuna vergogna. Falso. « Sa in che condizioni psicofisiche ero l'anno scorso e non sarà difficile per lei credere che sia stata tutta opera mia. Le pasticche le buttavo giù come niente, le portavo sempre dietro dentro una scatolina di caramelle per la gola, lei lo sa. Sarebbe plausibile che ti abbia drogato io, esattamente nelle mie corde. » Continua a dirlo. Lei lo sa. Lo guarda infine, cercando di non distogliere lo sguardo con tutta se stessa. Smettila di fare la codarda per una volta. « E' tua sorella. Siete legati dal sangue..non puoi permetterti di mettere tutto a rischio. »
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    622
    Reputation
    +15

    Status
    Anonymes!

    « Grazie, hai fatto bene a dirmelo. Perché è chiaro che sono io la prossima mossa sulla sua scacchiera. E' già strano che non abbia affrontato direttamente me, a dire il vero. » Annuì, sospirando appena. Effettivamente trovava strano che Saw non fosse corsa come una furia a chiedere spiegazioni da Max, o che quanto meno non avesse pensato di prenderli entrambi allo stesso momento ma separatamente. Se da un lato ciò giocava a loro favore, dandogli modo di organizzarsi, dall'altro si stagliava come una tattica decisamente bizzarra per un tipo come Savannah. Il tipo che prima spara e poi fa le domande - si corresse mentalmente. « Io sarei per dirle tutto. » Il Serpeverde sgranò appena gli occhi, sorpreso dalle parole della compagna. Non sapeva se quello di Max fosse panico o un tardivo risveglio della coscienza, e di certo in quel momento fu difficile trattenersi dall'usare la legilimanzia per rubare quell'informazione dal suo cervello. A che pro? - fu la domanda che sorse spontanea tra i suoi pensieri. E' passato così tanto tempo, abbiamo evitato tutto così bene..perché uscircene proprio ora con la verità? A chi potrebbe mai giovare? Di certo non a lui, ne' tanto meno a Max o a Savannah. « C'è poco da starci a ragionare intorno. Avremmo dovuto farlo fin da subito. Le abbiamo mentito per tutto questo tempo e poi per cosa? Per una scopata che io non ricordo, che tu molto probabilmente non ricordi. Una volta tolto il dente, l'unica sarà arginare i danni, sperando che non faccia scoppiare la terza guerra magica per tutto il tempo che siamo rimasti in silenzio. Perché lo sappiamo bene entrambi: lei lo vedrà come un tradimento. » Sorrise appena, inclinando il capo di lato come ad appoggiare silenziosamente quelle parole. Era vero: Saw avrebbe visto quell'atto come un tradimento, per lo più aggravato dall'occultamento delle informazioni. Nel mondo di sua sorella, Max e Derek si sarebbero dovuti mettere in ginocchio sui ceci, chiedendole umilmente di venir graziati; solo a quel punto, dopo essersi cosparsi il capo di cenere e aver ascoltato attentamente una lunga ramanzina, la bionda avrebbe sospirato, scuotendo il capo per poi dar sfoggio della propria magnanimità perdonandoli. Un mondo decisamente fantasioso, ma sicuramente bello, per lei. Era difficile, per Derek, rimanere stupito nel sentire di tutte le persone con cui sua sorella litigava quotidianamente, di tutti coloro che la detestavano dal profondo del cuore. Savannah era una ragazza piena di difetti - ma era davvero così tanto peggiore di loro? Per quanto il giovane Hamilton potesse capire i sentimenti di astio che molte persone nutrivano nei confronti della sorella, non riusciva comunque a empatizzare del tutto con loro. Sarà stato il legame di sangue, sarà stato che lui ci era cresciuto e la conosceva meglio di chiunque altro, ma c'era dell'altro. C'era anche la certezza del fatto che quanto meno, Saw, i suoi lati peggiori aveva il coraggio di metterli alla luce del sole. Un coraggio che molti dei suoi contestatori non avevano, così come mancavano anche delle palle necessarie a tenerle testa. C'era poca comprensione che Derek potesse mostrare a queste persone.
    « Le diremo che è tutta colpa mia. Che ti ho passato delle pillole, che stavi fuori, che non ce ne siamo resi conti..Non può non crederci, in fondo. Lei sa la verità. » A quelle parole, il Serpeverde aggrottò la fronte, allibito. Scosse tuttavia il capo con veemenza, come a rifiutare quella proposta che, per i suoi gusti, puzzava troppo di codardia. No vabbè, la verità o la si dice tutta o non la si dice per niente. « Tre giorni dopo quella festa io sono andata in overdose. Ed è in una clinica di recupero che ho passato la scorsa estate, non al ritiro buddista super esclusivo, super elegante, di cui mia madre ha riempito le sue dichiarazioni. » Rimase di stucco di fronte a quell'ammissione. Un'ammissione che, forse, avrebbe dovuto aspettarsi, ma che comunque lo colpì particolarmente, facendolo sentire - se possibile - ancora più in colpa per gli avvenimenti di quella notte. « Oh.. » mormorò, stupito. « ..mi dispiace, Max, non immaginavo. » Si morse il labbro inferiore, leggermente a disagio per quella che sembrava quasi un'intrusione nella vita privata della compagna. « Però sono contento che tu ne sia uscita. Ti fa molto onore. » Non sono tante le persone che possono raccontare la tua stessa storia. « Sa in che condizioni psicofisiche ero l'anno scorso e non sarà difficile per lei credere che sia stata tutta opera mia. Le pasticche le buttavo giù come niente, le portavo sempre dietro dentro una scatolina di caramelle per la gola, lei lo sa. Sarebbe plausibile che ti abbia drogato io, esattamente nelle mie corde. E' tua sorella. Siete legati dal sangue..non puoi permetterti di mettere tutto a rischio. » Distolse lo sguardo per un istante, trovandosi a sospirare mentre le sue labbra si incurvavano in una linea amara. Scosse il capo, lentamente, staccandosi dall'appoggio che aveva trovato contro il tavolo di legno per posizionarsi di fronte a Max e guardarla bene negli occhi. « Se è questo che vuoi fare - dirle la verità - io non ti sarò di ostacolo. » Inclinò il capo di lato, come a passare all'altro piatto della bilancia. « Non ti nascondo che, a mio parere, per quanto nobile sia la mossa, il gioco non vale la candela. » Si strinse nelle spalle, con semplicità. « Si tratta pur sempre di chiedere scusa, di fare ammenda per un qualcosa che non solo non la riguarda, ma su cui per giunta non avevamo nemmeno granché controllo. » Sciolse le braccia dalla posizione conserta che aveva assunto poco prima, sollevando appena le mani come in segno di resa. In fin dei conti, per come la vedeva lui, quella era la storia di Max più che la sua - specialmente alla luce di ciò che lei gli aveva appena confessato. « Ma non è mia intenzione mettermi in mezzo alle dinamiche della vostra amicizia. Dunque, se credi di doverle la verità, ti appoggerò. Tuttavia.. » e qui, il dito indice di Derek si frappose tra loro due. « ..non ho alcuna intenzione di metterla sul piano di te che mi hai drogato. A dirla tutta, data la sostanza della verità, mi pare sia superfluo aggiungere questo dettaglio che sa soltanto di giustificazione da parte mia e ulteriore colpevolizzazione da parte tua. » Fece una pausa, scuotendo leggermente il capo. « Non ci sono colpevoli o vittime. Non è questo il punto, Max. Il punto è che è successo ciò che succede ad almeno la metà dei nostri coetanei, ma nel nostro caso è diventata una caccia alle streghe. » Perché in mezzo a tutto questo non ci sta una persona ragionevole, ci sta mia sorella. Quello non lo disse, sebbene fosse già di per sé lampante dallo sguardo eloquente del ragazzo. « L'hai detto anche tu: io e Savannah siamo legati dal sangue. Non può fare con me quello che fa con tutti gli altri, semplicemente perché sono suo fratello e questa è una cosa che non si può cambiare a piacimento. » Con te e con Maeve, però, è ben diverso. « Non ho bisogno di una giustificazione per ciò che è accaduto. La verità è più che sufficiente. »


     
    .
  4.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    473
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Oh.. ..mi dispiace, Max, non immaginavo. Però sono contento che tu ne sia uscita. Ti fa molto onore. » Lei abbassa lo sguardo, puntandolo sulle punte delle proprie scarpe lucide, diventate in pochi secondi il centro pulsante di tutta la sua attenzione. Se solo sapessi quanto vorrei semplicemente una dose, in questo momento. Mi basterebbe anche mezza pasticca annacquata con un po' di birra. Giusto il tempo di alleggerire il peso della mia testa. Giusto un po'. Se lo sapessi, capiresti che niente mi fa onore. Le mani, dietro la schiena, sembrano volersi aggrappare al muro, per paura di cadere, con le unghie corte e i loro segni dei suoi raptus da ansia pura che la portano a rosicchiarsele, spingono forte contro la parete nell'esatto momento in cui sente il ragazzo muoversi. Non rialza lo sguardo, non subito, mentre gli occhi felini si concentrano sulle sue scarpe. Chissà se sono di marca, pensa fissandole, come se fosse la cosa più importante, in quel momento. « Se è questo che vuoi fare - dirle la verità - io non ti sarò di ostacolo. Non ti nascondo che, a mio parere, per quanto nobile sia la mossa, il gioco non vale la candela. [..] Ma non è mia intenzione mettermi in mezzo alle dinamiche della vostra amicizia. Dunque, se credi di doverle la verità, ti appoggerò. Tuttavia....non ho alcuna intenzione di metterla sul piano di te che mi hai drogato. A dirla tutta, data la sostanza della verità, mi pare sia superfluo aggiungere questo dettaglio che sa soltanto di giustificazione da parte mia e ulteriore colpevolizzazione da parte tua. » Esitante, rialza lo sguardo e lo lascia incatenare a quello di lui, non con poca difficoltà. Parlare di certe cose, con persone che non rientrano nella cerchia stretta delle persone di cui lei si fida, è un qualcosa che non ha mai fatto. Non ha mai davvero fatto niente per smentire le voci piuttosto particolari che girano sul suo conto, non nascondendo mai le sue passioni e i modi in cui le piaceva sballarsi. Eppure parlarne così apertamente..forse è il modo in cui Derek non abbia mai davvero niente a sua sorella riguardo quanto successo tra di loro. C'è una parte di lei che si fida, insensatamente, andando persino contro ad un'altra voce nella testa che continua a dirle che l'ha fatto soltanto per "paura" della reazione che avrebbe ottenuto confessandolo alla bionda. Vuole semplicemente mantenere lo status quo. Fa una smorfia, con le mani che si liberano dalla presa della sua schiena, così da poter incrociare le braccia contro il petto. A voler mettere una barriera tra di loro, un muro superfluo con il quale pensa
    di potersi proteggere. Proteggersi poi da cosa, esattamente? Non lo sa. Annuisce soltanto, forse fin troppo distante con i pensieri per capire effettivamente cosa le stia dicendo. « Non ho bisogno di una giustificazione per ciò che è accaduto. La verità è più che sufficiente. » Lui sembra aver finito di dire la sua e allora lei si mordicchia l'interno della guancia destra, rimuginando sopra il da farsi. « Grazie per aver capito. » Capito un po' tutto. Lo fissa, in qualche istante di silenzio, mentre accenna un sorriso timido. Nemmeno te lo chiedo di non dire niente a nessuno. Mi fido, ti prego, non farmene pentire. Sono parole, quelle, che non dice ma che pensa nei secondi che passano a fissarsi. « Quindi, se me lo chiede, glielo dico. » Sembra volersi convincere, parlando ad alta voce. « Cioè, no, aspetta, glielo chiedo solo se me lo chiede? » Inclina la testa di lato, con i denti che affondano sul labbro inferiore. « No, se vedo che continua con il mutismo selettivo, glielo dico io. Tanto è inutile continuare a negare. Poi magari c'è quella volta che non ti ricordi di mentire, che dici una cosa di traverso e sospetto, lei comincia l'interrogatorio che i magiavvocati possono solo accompagnare e viene fuori la verità, nel peggiore dei modi possibili. » Alla fine è convinta, sente di doverglielo. Un cambio di cuore tardivo ma che non avrebbe potuto gestire in tempi addietro e ora, in cui sicuramente è più lucida, può decidere di imbarcarsi in questa missione, finalmente. « Io ci tengo davvero a tua sorella. » Dice poi. « Mi rimane vicina seppur la mia reputazione vada a minacciare non poco quella brillante e luminare di lei. Ma lei continua a volermi e non per pura comodità perché ho una madre famosa che potrebbe farle dei favori, ma perché lei mi vuole bene davvero. » Di questo ormai ne è certa. « E ne vuole anche a te. Tanto. Lascia che il suo lato più superficiale esca allo scoperto, la maggior parte delle volte, ma è solo una difesa e tu lo sai. Anche tutta questa scenata, per quanto sì, sappiamo entrambi quanto sia effettivamente gelosa dei suoi affetti, sono convinta che abbia in parte origine dall'amore che prova nei tuoi confronti. » Perché, in fondo, secondo te per quale motivo è così gelosa delle poche sincere relazioni che ha? Perché ha paura. Paura di perderci tutti. Si stringe nelle spalle. « Sono convinta che, se se lo ricorderà in mezzo all'incazzatura generale, i danni dell'uragano che ci aspetteremmo, non saranno così gravi. » In fondo, Max è seriamente convinta di aver sempre avuto la chiave di lettura di Saw, la stessa che molti hanno sempre deciso di non vedere perché continuare a prendere lei come la stronza di turno, noncurante di qualsiasi essere umano nelle sue immediate vicinanze, è sicuramente più comodo. Avere un colpevole a cui scaricare la colpa di ogni nostra azione è sempre più semplice. « Comunque sia, mi dispiace.. » Alla fine mormora, con il tono di voce incerto, mentre gli lancia un'occhiata svelta. «.. di come sia andata quella sera? » Inarca un sopracciglio, sarcasticamente. « Cioè, oddio, non di quello che è successo, ma del come.. » continua a brancolare nel buio, effettivamente incapace di districarsi in quel discorso contorto e solo un pelino imbarazzante. « Oddio, io solitamente non faccio così schifo a spiegarmi. Immagino che sia il fatto che non ho mai avuto conversazioni del genere, di certo non così imbarazzanti. Comunque ecco, volevo solo dirti questo. Che boh, non è colpa tua. Niente di tutto quello che è successo. » Con la mano fa un ampio cerchio a mezz'aria tra di loro, sfiorandolo appena. « Non so, ora nei film sarebbe quel momento specifico dove i due si abbracciano e si dicono che non c'è alcun risentimento? » Ridacchia, rilassandosi definitivamente con un sospiro leggero che lascia le sue labbra rosate. « Quindi.. siamo okay? »
     
    .
  5.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    622
    Reputation
    +15

    Status
    Anonymes!

    « Grazie per aver capito. » Si strinse nelle spalle, stirando un piccolo sorriso. Non aveva alcun motivo per mostrare una scarsa considerazione nei confronti di Max: sarebbe stato solo ingiusto e immotivato, usarla come capro espiatorio. « Quindi, se me lo chiede, glielo dico. Cioè, no, aspetta, glielo chiedo solo se me lo chiede? » Sospirò, mostrandole con la propria espressione quanto poco lui potesse esserle utile ai fini di quella decisione. « Non lo so, Max. Dovresti fare ciò che ti fa sentire più a tuo agio, a questo punto. E' il vostro rapporto: io c'entro solo di sbieco. » « No, se vedo che continua con il mutismo selettivo, glielo dico io. Tanto è inutile continuare a negare. Poi magari c'è quella volta che non ti ricordi di mentire, che dici una cosa di traverso e sospetto, lei comincia l'interrogatorio che i magiavvocati possono solo accompagnare e viene fuori la verità, nel peggiore dei modi possibili. » Una breve risata fuoriuscì dalle labbra del ragazzo a quelle parole, accompagnata da un lieve annuire. Savannah era bravissima ad estorcere le informazioni che voleva, quando lo voleva. Derek non stentava a credere che con un po' di impegno, sua sorella sarebbe potuta arrivare ovunque: aveva il cipiglio che serviva a conquistarsi la leadership e a sfruttare ogni situazione in maniera tale che potesse tornarle dritta in tasca. In fin dei conti erano pur sempre stati educati dalle stesse persone e con gli stessi valori. Gli Hamilton avevano la straordinaria abilità di cadere sempre sulle proprie zampe, anche quando sembrava più improbabile. « Io ci tengo davvero a tua sorella. Mi rimane vicina seppur la mia reputazione vada a minacciare non poco quella brillante e luminare di lei. Ma lei continua a volermi e non per pura comodità perché ho una madre famosa che potrebbe farle dei favori, ma perché lei mi vuole bene davvero. » Fu costretto a trattenere un sorriso a quelle parole, mordendosi l'interno del labbro. Sapeva quanto Savannah tenesse alle persone intorno a sé; spesso e volentieri si rifiutava di ammetterlo, probabilmente per proteggersi dal dare l'impressione di essere vulnerabile, ma in fondo al cuore le importava davvero di quelle amiche strette che si era messa intorno. Ciò non toglieva che le parole della mora suonassero piuttosto strane alle orecchie di Derek, quasi come se Max provasse riconoscenza nei confronti della bionda, che nonostante tutti i motivi per scansarla decideva comunque di tenersela accanto. Magnanima, mia sorella. Derek, in questo, era diverso. Sceglieva le proprie frequentazioni in maniera piuttosto oculata, soppesandone prima i pro e i contro. Non era raro vederlo insieme a persone di una risma completamente diversa dalla sua, o la cui reputazione raschiava il fondo del barile; una strategia anche quella. Spesso erano proprio i peggiori a farlo risaltare meglio, a dare l'impressione che per lui i muri fossero caduti - quelli tra classi sociali, tra casate, tra famiglie e così via. Sua sorella, però, in questo era molto più emotiva e difficilmente si sarebbe tenuta alla costola qualcuno che mal sopportava. « E ne vuole anche a te.
    4783802f34b5951d4dee511d8cc4b1fadbcad3ae
    Tanto. Lascia che il suo lato più superficiale esca allo scoperto, la maggior parte delle volte, ma è solo una difesa e tu lo sai. Anche tutta questa scenata, per quanto sì, sappiamo entrambi quanto sia effettivamente gelosa dei suoi affetti, sono convinta che abbia in parte origine dall'amore che prova nei tuoi confronti. Sono convinta che, se se lo ricorderà in mezzo all'incazzatura generale, i danni dell'uragano che ci aspetteremmo, non saranno così gravi. »
    In fondo, ne era convinto anche Derek. Non per chissà quale ragione di natura emotiva, ma perché semplicemente era troppo infantile persino per Saw illudersi di poter tranciare un rapporto di sangue per via di una scappatella. Terrà il punto per un po' e poi se la farà passare. « E' vero, Max: l'affetto può spiegare molto del suo atteggiamento. Ma spiegazione e giustificazione non sono la stessa cosa. » disse, sollevando l'indice come a voler puntualizzare quel concetto che forse la sua interlocutrice stava dando per scontato. « Non tutto ciò che è comprensibile è anche lecito. Saw è abbastanza grande da poter capire questa sottile differenza. » Sospirò, fermando gli occhi scuri in quelli della concasata. « Non credo che nessuno di noi le debba spiegazioni riguardo la propria vita sentimentale. Così come credo sia piuttosto malsano prendere episodi del genere come un affronto personale contro di lei. E' questo ciò che io vorrei lei capisse, da questa situazione. Per la sua crescita, per poter vivere i suoi affetti in maniera più libera e salutare ma anche per non ritrovarsi a dover continuamente eliminare persone dalla sua vita semplicemente perché non rispondono all'idea che lei si è fatta di esse. » Si strinse nelle spalle, sottolineando quelle parole dette in tutta onesta tranquillità con un gesto semplice. « Purtroppo non possiamo controllare tutto e tutti. E per quanto la risposta emotiva di Saw abbia le proprie ragioni, ciò non la rende più accettabile - capisci? » Pausa. « Deve imparare quale sia il limite..altrimenti tutti continueranno sempre a trattarla come una bambina. » E nessuno si auspicherebbe mai un simile trattamento per la propria sorella. Derek la conosceva meglio di chiunque altro e sapeva quali immense potenzialità lei celasse dentro di sé; potenzialità non completamente sfruttate, bloccate dal filtro mentale di cui non era ancora riuscita a disfarsi. In questo, Derek voleva solo aiutarla. Voleva vederla crescere e diventare la donna che aveva il potenziale di essere: sicura, forte e rispettata. Non vederla rimanere allo stadio di una ragazzina che fa i capricci.
    « Comunque sia, mi dispiace..di come sia andata quella sera? Cioè, oddio, non di quello che è successo, ma del come.. » Ridacchiò a quelle parole un po' incerte della Picquery, scuotendo il capo e facendole un cenno della mano come a farle capire che non c'era bisogno di continuare - che aveva capito cosa intendesse dire. « Oddio, io solitamente non faccio così schifo a spiegarmi. Immagino che sia il fatto che non ho mai avuto conversazioni del genere, di certo non così imbarazzanti. Comunque ecco, volevo solo dirti questo. Che boh, non è colpa tua. Niente di tutto quello che è successo. » La risata del ragazzo si smorzò in un sorriso più dolce, più comprensivo, portandolo ad annuire. « Grazie ma..davvero, non hai nulla di cui scusarti, Max. Certe cose succedono e basta: è inutile arrovellarcisi troppo sopra. » « Non so, ora nei film sarebbe quel momento specifico dove i due si abbracciano e si dicono che non c'è alcun risentimento? Quindi.. siamo okay? » Annuì di nuovo, questa volta con più vigore, prima di allargare le braccia per dar seguito alle sue parole, abbracciandola in una maniera quasi fraterna. Sebbene tra loro ci fosse stata quella parentesi passata, Derek non si sentiva in imbarazzo nel condividere con lei i propri spazi. Era successo, non se ne erano nemmeno accorti, ma c'era stato. Tuttavia questo non aveva cambiato la propria disposizione nei confronti di Max. « Certo che siamo okay. » disse, una volta riprese le distanze. « E a tal proposito..dimmi come preferisci agire. Cioè: personalmente credo sia meglio se con Saw parliamo separatamente, anche perché credo che con me vorrà approfondire pure il versante Maeve. Però non so..se vuoi che ci andiamo insieme, a me va bene lo stesso. Come ti senti più a tuo agio. »


     
    .
  6.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    473
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « E' vero, Max: l'affetto può spiegare molto del suo atteggiamento. Ma spiegazione e giustificazione non sono la stessa cosa. » Ragiona su quelle due parole, di getto, riuscendo subito a trovarvi un nesso così veritiero da lasciarla lì ad annuire. Sa bene che ciò che gli ha appena donato non è altro che una spiegazione dell'atteggiamento di Saw nei confronti di Derek, eppure, in fondo, pensavo potesse essere anche una giustificazione. Forse perché nel mio mondo, le due cose sono sempre stata la medesima e identica cosa. Quando si ritrovava a ficcare le mani nell'armadietto dei medicinali della madre alla ricerca di qualche pillola da buttare giù, lungo la gola per potersi sentire istantaneamente meglio, il suo comportamento veniva spiegato e giustificato dalla sua sofferenza esistenziale. Il suo farsi costantemente era spiegato dal volere sfuggire all'ennesimo attacco di panico e il suo fare del male agli altri, nei suoi momenti di sregolatezza più totale, veniva giustificato a se stessa con la scusa "Non ero in me." Per questo viene colpita, nell'immediato, dalle parole di lui. Non credevo vi fosse differenza. Neanche tutti i terapisti, gli psicologi, gli psicoterapeuti del mondo erano riusciti a farle vedere quell'evidenza, eppure eccola lì, piuttosto evidente, spiegatale da niente di più che un ragazzo della sua stessa età. « [..] Deve imparare quale sia il limite..altrimenti tutti continueranno sempre a trattarla come una bambina. » Alla fine dei conti, non riesce più a capire quanto quelle parole non sono rivolte direttamente a lei, seppur si senta il bersaglio principale di esse. "Deve imparare quale sia il limite." Tu l'hai mai davvero imparato, il tuo? Una domanda più che lecita quella che le pone la sua testa nello stesso istante in cui lui termina di pronunciare l'ultima parola. Ed è una non risposta che si dà, il momento successivo. E' forse stata l'overdose il suo limite, ma non ne è davvero sicura. I limiti di un tossico cambiano, così come cambiano le sue ossessioni. E lei è volata di fiore in fiore fin troppe volte. Dagli ansiolitici all'ossicodone, dall'eroina alla cocaina. E ora, ora che dovrebbe essere pulita, ha comunque avuto modo di traslare, di muovere la sua ossessione altrove. Su Nana. Perché è così che fanno i tossici: saltano di droga in droga, alla ricerca di un po' di sollievo da quella precedente. Serra la mandibola con forza e faticosamente cerca di cambiare discorso, lì, nella sua mente, cominciando a blaterare scuse, riguardo quella notte, non sapendo nemmeno lei bene dove voler andare a parare. « Grazie ma..davvero, non hai nulla di cui scusarti, Max. Certe cose succedono e basta: è inutile arrovellarcisi troppo sopra. » Lui è sicuramente più diplomatico e lucido di lei, tanto da farle cenno di poter smettere anche lì, senza bisogno di continuare ad incartarsi su se stessa e su quei pensieri caotici, senza né capo né coda. Sì, forse è fin troppo imbarazzante. Accenna un sorriso, mentre cerca di sdrammatizzare il tutto con una battuta scadente su ciò che accade solitamente nei film, dopo una discussione stramba sì, ma chiarificatrice come lo è stata la loro e forse perché non conosce davvero il ragazzo, non si aspetta il suo farsi avanti, inglobandola in un abbraccio che la lascia di stucco. Con le mani, inizialmente lungo i fianchi, che si muovono poi, quasi con timore, a stringere il busto di lui. Avverte una strana sensazione nel momento in cui si abbandona, letteralmente, contro la sua spalla. Nel momento in cui si lascia abbracciare senza respingere. E' come se Derek le stesse dando la possibilità di rilassarsi, giusto un attimo, di riprendere fiato e di accantonare le sue mille turbe, anche solo per un po'. Gliene è grata, immensamente, seppur preferisca non aprire bocca, decisa semplicemente a respirare a fondo, così come sente il bisogno impellente di fare, alla ricerca di un po' d'aria, un po' di spazio per la sua testa. «
    Certo che siamo okay. »
    Lui scivola via, mentre le braccia di lei vorrebbero opporre una minima resistenza, avida di affetto e attenzioni così come può essere soltanto un'insicura cronica. Ma lo lascia andare, vergognandosi anche un po' di aver avuto quell'idea, di chiedergli qualche altro secondo in più. « E a tal proposito..dimmi come preferisci agire. Cioè: personalmente credo sia meglio se con Saw parliamo separatamente, anche perché credo che con me vorrà approfondire pure il versante Maeve. Però non so..se vuoi che ci andiamo insieme, a me va bene lo stesso. Come ti senti più a tuo agio. » Scrolla la testa, di rimando, sapendo già piuttosto chiaramente di volerle parlare da sola. Senza spalle né accompagnatori. Senza alcuna paura, senza alcuna vergogna, un confronto privo di alcun fattore esterno. « No, ci voglio parlare da sola. » Abbozza un sorrisetto, decisamente più convinto e meno mesto di quelli fatti fino a quel momento. « Hai ragione te: in fondo, questa è la storia mia e di Saw, tu c'entri poco e niente. » Saresti potuto essere chiunque, ci ha detto solo di sfiga che fossi proprio il fratello della mia miglior amica. Si stringe nelle spalle, mentre le dita corrono a sistemarsi l'orlo della gonna, leggermente ripiegato verso l'alto per la pressione esercitata dai loro corpi durante l'abbraccio. « Spero che sia andato bene l'appuntamento con Maeve. » Si ritrova a dire, con sincerità, mentre cerca di immaginarsi quei due assieme. Mai l'avrebbe potuto anche solo pensare, specie per l'avversione provata dalla rossa nei confronti dell'iscriversi all'iniziativa per San Valentino. « Trattamela bene. » Alla fine dice, improvvisamente più seria, svestita di alcuni veli di quel divertimento ritrovato nel tono della sua voce. E fallo anche con Saw, mi raccomando. Hai ragione a non volerla trattare da bambina ma non fare l'errore di trattarla da cretina. Lo sguardo si sofferma sull'orologio del padre, che porta al polso. « Oh, se qui abbiamo finito.. » l'indice che vaga tra di loro, ad indicare lo spazio che li distanzia, metaforicamente - possiamo anche metterci ai nostri posti, che Maddie sarà qui a breve. Sono quasi le 16. » Commenta lentamente, per poi portarsi verso una delle poltroncine che si trova intorno al tavolo rotondo, al centro della stanza, lì dove vi sono i microfoni e tutto l'occorrente per portare avanti una puntata del Dear Pureblood People. Vi si siede sopra, sistemandosi per qualche istante, prima di trovare una posizione che la faccia stare comoda. Poi gli lancia un'occhiata, con uno degli angoli della bocca che si alza, istintivamente. "Grazie", mima con le labbra prima di ridacchiare, con il viso che si nasconde dietro la spalla, capendo infine di aver trovato ben più del fratello della sua miglior amica in quella stanza. Già, forse un amico, chissà.
     
    .
5 replies since 6/3/2020, 20:10   215 views
  Share  
.