Appartamento n. 2

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    L'
    appartamento di Peter, Zip e Spike si trova ad Hogsmeade, in Fairy Oak numero due.
    È di proprietà di Judah Carrow. L’abitazione consta di tre stanze da letto (1) perennemente disordinate -, tutte affacciate su un lungo corridoio che conduce alla stanza principale, una cucina che funge anche da soggiorno (1 - 2). L’arredamento è rustico, personalizzato dagli inquilini con grovigli di joystick vecchio modello e cd sparsi ovunque (1). Si potranno anche apprezzare eventuali paia di jeans, t-shirt o calzini come soprammobili di un salotto decisamente confusionario. All’esterno dell’appartamento, vi è un giardinetto all’inglese, recintato da uno steccato.

    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    30 Aprile 2020

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    Sono le cinque e mezza del pomeriggio quando la sveglia di Peter inizia a suonare come un'ambulanza. Spalanca gli occhi, il povero Paciock, rendendosi conto con difficoltà del fatto che la dimensione spazio-temporale in cui ha vissuto fino a pochi attimi prima sia stata soltanto frutto di un sogno. Peccato. Ricorda vagamente una spiaggia molto assolata e una camicia a fiori giallo sgargiante. Forse anche qualche cocktail. Ok, facciamo una decina di cocktail - sarebbe più realistico. «Chi è il Wookie più figo del mondo?», domanda a Chew, venuto a controllare se il padrone fosse ancora vivo. «Sì, sì.», conferma Piti, grattandolo dietro le orecchie e accarezzando l'idea di premiarlo con un biscottino - e di premiarsi con una generosa fetta di pane con marmellata, burro d'arachidi o qualunque altra schifezza sia presente al momento nell'appartamento numero due di Fairy Oak. Premiarsi per che cosa, dato che ha dormito tutto il pomeriggio senza studiare una riga dei libri di testo di Erbologia, non è dato saperlo. «Ciao criminale!», saluta così Spike, quando lo vede, senza una ragione precisa. Di recente ha preso l'abitudine di sparare soprannomi a cavolo, in perfetta sintonia col suo stile di vita assolutamente insensato. «Qual buon vento ti porta in queste lande desolate?», lande desolate che sono quelle dello sgabuzzino con la lavatrice, alludendo all'ipotesi di cattivo gusto che Spike non si lavi. Arriccia il naso per dargli fastidio e avvalorare con una bugia la propria ipotesi incredibilmente scema.
     
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    Era stata una vera e propria, colossale, gigantesca giornata di merda. Quella mattina si era svegliato in ritardo ed era stato costretto a saltare la colazione, aveva perso il conto di quante casse di frutta e verdura aveva scaricato al mercato babbano, Lyra Malfoy aveva disdetto la loro scopatina fissa del giovedì pomeriggio e, ciliegina sulla torta, mentre tornava a casa era persino venuto a piovere: comprensibile, dunque, perchè Spike non fosse proprio di ottimo umore. Ancora sullo zerbino, scalciò via le vecchie sneakers di tela, talmente pregne d'acqua che dei pesci rossi avrebbero potuto comodamente sguazzarci dentro, e reggendole in mano avanzò a piedi nudi sino alla lavanderia, un piccolo sgabuzzino in cui era stata incastrata a forza una lavatrice. Non vedeva l'ora di togliersi di dosso quei vestiti bagnati ed appiccicosi, fumarsi una canna e concentrarsi su qualche lettura interessante, costretto a rimpiazzare le dolci attenzioni della Malfoy con il buon vecchio do-it-yourself. Che cazzo di giornata di merda. « Peter. » Rispose al saluto del coinquilino, entrando nello sgabuzzino. Il fatto che fosse bagnato da capo a piedi la diceva lunga. « I calzini. Devo svuotare la lavatrice, tutti i miei calzini sono lì dentro. » E si indicò i piedi, pallidi e nudi, a contatto con il pavimento freddo. La lavatrice deve mangiarseli, non è possibile che spariscano così. O forse è colpa di Chewie. Non gli sfuggì l'espressione fintamente disgustata dell'amico e, inarcando un sopracciglio con aria maliziosa, Spike gli si avvicinò di un passo. « Se ti va, la prossima volta facciamo un lavaggio delicato assieme. Bianchi e colorati, una cosa molto trasgressiva. » E ammiccò stupidamente. « Devo lavare tutto, ho beccato la pioggia. Vuoi aggiungere qualcosa? » Gli chiese, sfilandosi in un colpo solo maglioncino e maglietta e gettando tutto dentro il cesto della roba sporca. « Sai dov'è Zip? » Si tastò il retro dei jeans zuppi alla ricerca delle sigarette, ne estrasse una miracolosamente asciutta dal pacchetto e la accese con un colpo di bacchetta. Inspirò profondamente e, reggendola in bilico tra le labbra, aprì lo sportello della lavatrice, iniziando a recuperare gli indumenti umidi, gettandoli a casaccio nella bacinella pulita. « Oh oh. » Gongolò all'improvviso, ripescando con due dita un perizoma di pizzo nero, chiaramente femminile, finito chissà come tra la sua roba. Forse era della moretta del corso di Medimagia, oppure della barista di Starbucks. Guardò Peter con aria sorniona e glielo lanciò, diritto in faccia. « Te lo regalo, Piti. Si intona ai tuoi occhi. » Sghignazzò. E poi dicono che non sono generoso: è un regalo stupendo, e può sempre riciclarlo!
     
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    Ecco, forse l'argomento calzini sarebbe meglio evitare di toccarlo. Lo sguardo di Piti corre al carlino trotterellante al suo seguito, appassionato di misteriosi trofei scovati in giro per l'appartamento numero due - che si tratti di torsoli di mele caduti dal cestino della spazzatura o pantofole spaiate, poco importa. «Uhm sì, certo. Un'orgia di calzini diversi è proprio quello che la lavatrice desidera da noi.», bofonchia distratto, pregando di non fossilizzare nella propria memoria una battuta del genere. Se mamma captasse quel suggerimento di lavare insieme panni bianchi e colorati, anche solo per scherzo, lo spedirebbe ad Azkaban per una decina d'anni, tempo minimo affinché si raggiunga un livello accettabile di pentimento. «Penso sia al club di duelli. Pols, una roba del genere. Fa bene, la rabbia va sfogata.», dice Peter, grande maestro di vita, studioso di etica e filosofia, perfettamente consapevole di come gestire la rabbia e il risentimento. Non a caso, ha bruciato il biglietto per la partita dei Falcons regalatogli da James, incazzato perché, due giorni prima, l'amico ha dato buca a Dungeons and Dragons. Comportamento assolutamente maturo. «Cos...», blatera, prima che una stoffa scura s'infilzi tra i denti. La agguanta, rendendosi conto di cosa Spike voglia dire. Un perizoma nero in pizzo. «Amico, sei poco gentile. Le fai tornare a casa senza niente sotto? Mi cadi dal cuore... Qualche lezione di galanteria non guasterebbe.», con professore Piti, ovviamente, meraviglioso uomo d'altri tempi. «A tal proposito, lezione numero uno. Muffliato. Troppo rumore, bro, davvero. Mi fa piacere scoprire che le tue prestazioni siano apprezzate, però capito...», e spalanca gli occhi, convinto di avere appena proferito una verità assoluta e sacrosanta. «Ma ti voglio bene lo stesso. La nostra amicizia supererà l'inquinamento acustico.», gli poggia la mano sulla spalla, dandogli una pacca, ergendosi a papà di famiglia che ne sa una più del diavolo. «Comunque, andiamo a svuotare la dispensa che non mangio da... Cazzo, da tre ore.»
     
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    Annuì alle parole di Peter, dando un altro lungo tiro alla sigaretta. « E' successo qualcosa o ha solo i coglioni girati così, tanto per? » Non era sua intenzione ficcare il naso negli affari del loro coinquilino e, da che mondo e mondo, Spike era un grande sostenitore dell'incanalare la rabbia in maniera costruttiva, soprattutto se, in qualche modo, la valvola di sfogo includeva sesso o sangue e botte a volontà, magiche o babbane che fossero. Al contempo, però, dietro quell'aria da cazzone menefreghista dotato di un singolo neurone, era cresciuto troppo in fretta, costretto ad assumere i panni dell'adulto di casa, e gli veniva naturale preoccuparsi per pochi eletti, Zip compreso. « Non sapevo nemmeno fosse lì. Magari è un regalo. » Sfoggiò un'espressione innocente, stringendosi nelle spalle. Proprio un grazioso souvenir. « Non posso mica mettermi a inviare gufi a tutte per chiedere se se lo sono dimenticato, no? Sai che palle se poi si offendono? » Roteò palesemente gli occhi al cielo, seccato alla sola prospettiva. Talvolta le donne erano davvero incomprensibili. Forse era proprio per quello che, puntualmente, si ritrovava a rincorrere l'ennesima ragazza che rientrava nel suo campo visivo. Non che fosse disperato o non avesse degli standard, semplicemente il gentil sesso era il suo punto debole. « Scusa, bro. » Sollevò entrambe le mani, colpevole. « Non volevo disturbare ma sai, visto il silenzio radio proveniente da camera tua... » Sollevò entrambe le sopracciglia, eloquente. « volevo darti un po' di ispirazione. » Cazzo, siamo giovani una volta sola. « Hai deciso di votarti a Dio? O stai facendo lo sciopero del sesso per qualche nobile causa? » Lo punzecchiò, finendo di svuotare la lavatrice. Non era un mistero che Spike Lyons avesse un'opinione piuttosto singolare sulle relazioni di coppia, ossia che fossero la più grande stronzata mai partorita dall'uomo. Escluso suo padre, lui sicuramente si aggiudicava il primo posto nella top-ten degli escrementi. « Mh, non è una cattiva idea. » L'ultima cosa che aveva mangiato era... un caffè, probabilmente. Il suo stomaco brontolò. « Se inizi a preparare qualcosa di commestibile, finisco con la lavatrice e arrivo. » Raggiunse Peter in cucina una decina di minuti dopo, con indosso i pantaloni della tuta, una maglietta slavata e i capelli ancora umidi a causa della doccia. « Abbiamo da mangiare o ordiniamo qualcosa? » Non era sicuro che la dispensa fosse piena, né a chi spettava il turno della spesa, quella settimana. Senza contare che Spike non era propriamente uno chef, le sue capacità si fermavano a qualche toast bruciacchiato, purè e piatti precotti, il minimo indispensabile per non morire di fame.
     
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    James non aveva l'abitudine di presentarsi a casa di nessuno senza annunciarsi. Un'abitudine quella esemplare, dovuta alla sua educazione ferrea, fatta di pane di mortificazioni made in Ginevra Potter. In quel caso tuttavia, lui, si era annunciato, solo che il suo interlocutore non rispondeva ai suoi messaggi da circa cinque giorni. Aveva scritto a Peter chiedendogli di vedersi, almeno cinque giorni prima, ma dopo non aver ricevuto risposta alcuna, aveva assunto che il migliore amico era morto, oppure semplicemente non aveva mai visto recapitare quel messaggio. Ormai abituato ad aver visto estrarre la chiave di riserva da sotto il tappeto di casa quindi, James, fa scattare la serratura penetrando nell'ingresso pressoché deserto che da sul salotto con cucina a vista. E dal corridoio che porta alle camere da letto che sente un vociare distinto tra cui riconosce perfettamente le voce di Peter e quella presumibilmente di Spike, coinquilino del migliore amico, nonché ex compagno di casata e ottima compagnia di uscite ai tempi in cui entrambi erano ancora due fringuelli. Una frequentazione quella, che - si disse James, era proprio il caso di recuperare. Seguito il vociare indistinto, si appoggia contro il muro e batte le mani energicamente un paio di volte. « Ma bravo coglione! Non rispondi a una cazzo di lettera, e poi si scopre pure che hai ancora la testa sulle spalle. » A dargli il benvenuto, prima che possa spiegare perché ha fatto irruzione in casa loro come se niente fosse, ci pensa Chew, al quale dà un'energica grattata dietro le orecchie. « Proprio vero che i cani sono meglio delle persone. Tu ti ricordi ancora di me, a differenza del tuo padrone deficiente. » Saluta Spike con un cenno della testa per poi volgere lo sguardo verso Peter. « Ma tu li leggi i gufi ogni tanto? Ti ho chiesto se volevi venire alla partita di calcetto coi ragazzi tipo una settimana fa. Niente! »


     
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    18 Dicembre

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    Quando Peter apre la porta di casa, alle sue spalle c'è un completo disastro. Maglioni, felpe, jeans e cinture lanciati alla rinfusa sul divano - non riesce più neanche a distinguere tra il proprio vestiario e quello dei coinquilini, probabilmente immerso nello stesso marasma; alcuni croccantini di Chewbecca per terra - li ha appena fatti cadere, da bravo carlino delinquente; tabella col piano della settimana scarabocchiata da cima a fondo - con note del tipo Zip scemo, Spike traditore della patria, comprare patatine, regalo ad Olympia sbrigati - quest'ultimo appunto cerca di nasconderlo mentre la rossa osserva, visibilmente provata, l'entità della confusione. «A cosa devo questa piacevole ed inaspettata sorpresa? Se sei in spedizione punitiva per togliermi l'affidamento di Chew, sappi che stai facendo un grosso errore, mentre la prende in giro con la solita infinità di parole, cancella col dito indice la scritta incriminata, lasciando distrattamente una parte di scritta: "regalo a pia sbrigati". Un intensissimo odore di bruciato interrompe all'istante la conversazione, facendo volare Piti ai fornelli. Spegne il fuoco e piange le sue uova con pancetta delle cinque del pomeriggio - sì, per merenda - carbonizzate. Si sofferma un attimo sull'elemento pancetta. Di fronte a una veg. Stiamo messi benissimo. «Asporto??», propone, accennando al menù di Starbucks finito a terra sul tappeto sporco di caffè. Un Gratta e Netta silenziosissimo vola a nascondere le ulteriori prove della sua sbadataggine.
     
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    Quella mattina Olympia si è alzata, ha dato un'occhiata al calendario appeso alla parete, si è accorta che manca soltanto una settimana a Natale e improvvisamente si è trasformata, corpo e anima, in Buddy di Elf. Ha girato per tutta la giornata con un vestitino verde, dai bottoni rossi sul davanti e la gonna a scacchi, un cappellino di lana dal pon pon sulla punta e un'ampia sciarpa che le avvolge il bavero del cappotto mentre si è mossa tra una lezione, la Tana per un pranzo veloce con i nonni e la messa per iscritto della lista di ingredienti da recuperare l'indomani per il cenone e il pranzo di Natale e infine il Mercatino di beneficenza, dove ha recuperato le ultime cose che ha deciso l'accompagneranno a casa di Peter. La stessa casa alla quale porta sta bussando proprio in quel momento. Sorride a Peter, stringendosi appena nelle spalle. « Non ero qui per questo, ma vedendo le condizioni della casa potrei quasi ripensarci. Povero il mio bambino. » Si sporge appena oltre la spalla del moro per dare una veloce occhiata all'ambiente circostante. Arriccia involontariamente il nasino. « Come fate a vivere in un simile caos? Non dirmi che tutti i grandi artisti l'hanno fatto e lo fanno perché è un falso mito. » Sciabola le sopracciglia prima di sfoderare la bacchetta per voltarsi verso la porta d'ingresso lasciata aperta per un motivo. L'incanto di levitazione fa librare al centro del salotto un alberello dalle punte innevate, con qualche bacca rossa qua e là. « Baby Yoda è perfetto, veramente, ma ho pensato che avesse bisogno di compagnia. » Lo guarda, per valutarne la reazione, mentre si spoglia degli indumenti inutili, ben attenta a sistemarli sopra la testiera dell'unica sedia libera dalla confusione. Quando Chew arriva dall'altra stanza, tutto trafelato e con il fiatone, la rossa l'accoglie con moine e carezze, prima di tirarlo su con sè, abbracciandolo. « Sono stata al mercatino di Diagon Alley, un paio di giorni fa, e ho beccato una cosa che sono certa adorerai. » Con ben poca umiltà, sì. Gli indica la busta che ha poggiato di fianco alla borsa, facendogli cenno di farsi avanti mentre continua a farsi riempire di baci dal cagnolino nel frattempo. Al suo interno Peter non troverà altro che alcune scatole contenenti decorazioni varie ed eventuali di Star Wars, con tanto di Darth con il cappello da Babbo Natale e la sua spada sfoderata, pronto ad un'epica battaglia con Luke con il maglione da renna. Un ottimo puntale, secondo il suo modesto parere. « Ho pensato che potesse essere un'idea carina.. - » prende a dire, improvvisamente rallentata nel trovare le parole giuste « - ..fare l'albero insieme. »


    Edited by anesthæsia¸ - 27/12/2020, 19:18
     
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    «Il tuo bambino -», mette un particolare accento sulla parola tuo, pur perfettamente consapevole di quanto Chew inspiegabilmente preferisca Olympia a lui, «- vive da principe, in questa casa. Nella quale il caos è una forma d'art...» « Non dirmi che tutti i grandi artisti l'hanno fatto e lo fanno perché è un falso mito. », sono così prevedibile? - si domanda Peter, mentre volge lo sguardo al soffitto per non mostrare - dato che la gran parte delle emozioni gli si leggono in faccia, non è così complicato da interpretare - il suo disappunto per esser stato ampiamente sgamato. E' pericolosa, miss Potter. Più di quanto la gente non immagini - si ritrova a pensare scherzosamente. Tuttavia, miss Potter è anche estremamente dolce in quel suo abito da elfo magico con albero di Natale innevato al seguito. Ed è anche estremamente bella mentre tira fuori le decorazioni in stile Star Wars che non si sa come, né tanto meno dove, ha trovato. Ma ecco le spiegazioni: « Sono stata al mercatino di Diagon Alley, un paio di giorni fa, e ho beccato una cosa che sono certa adorerai. » «Intendi a parte il fatto che pensi così tanto a me da recarti al mercatino di Diagon Alley per comprarmi le decorazioni? Perché sì, adoro questa situazione, devo dirlo.», un sorriso beffardo ed una faccia da schiaffi si confezionano all'istante sul viso di Peter Paciock. Il nostro ruffiano ringrazia felice, adocchiando un modellino in miniatura del Millenium Falcon che, vabbè... Che ve lo diciamo a fa'? « Ho pensato che potesse essere un'idea carina fare l'albero insieme.», Peter rimane un attimo in silenzio perché, insomma, con le emozioni non è così bravo come nella recitazione. Sorride e basta, stavolta senza faccia da schiaffi, e fa volare l'albero nel punto giusto del soggiorno, dove sarà più semplice affaccendarsi per decorarlo. «Allora... Vediamo... Prima bisogna aprire i ramoscelli, giusto?», nel farlo, ovviamente, ne rompe uno. Controlla se Olympia l'ha visto e lo fa immediatamente sparire. Salvo poi essere recuperato da quel furgante di Chew, che lo porta alla rossa in attesa che lei, a sua volta, lo lanci da qualche parte.
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    Sei un ruffiano, Chewbecca. Mi rovinerai! - si lamenta Peter, silenziosamente, iniziando a srotolare le lucine per posizionarle sull'albero. Quando nota una pallina con dentro la neve finta... Beh, il resto è storia. «Uhm... Potter?», richiama la sua attenzione. Nell'esatto istante in cui lei si volta, dopo aver trasfigurato il trofeo in una pallina di neve - certo che, poi, Olympia saprà ri-trasformarlo nella decorazione iniziale, vero?! - la lancia alla rossa colpendola su una spalla. Si nasconde subito dietro il divano, in attesa di essere a sua volta colpito.
     
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    «Intendi a parte il fatto che pensi così tanto a me da recarti al mercatino di Diagon Alley per comprarmi le decorazioni? Perché sì, adoro questa situazione, devo dirlo.» Scuote la testa, la rossa, mentre incontra la faccia di bronzo che le propina Peter in tutta risposta. « Saresti da correggere sotto così tanti punti di vista, caro il mio Paciock. » Scocca la lingua contro il palato, con evidente - e altrettanto giocoso - disappunto. « E' o non è un enorme pallone gonfiato il tuo padroncino, mh? » Si ritrova a commentare, stritolando con dolcezza il muso di Chew prima di annuire in direzione del moro, in risposta alla sua domanda. « E' la prima volta in vita tua che fai l'albero di Natale, Pan? » Gli indirizza la domanda, lasciando che il cagnolino si muova nello spazio del salone prima di avvicinarsi anche lei al suo centro, lì dove il ragazzo ha ritenuto essere il punto migliore per ergere la loro creazione. Avrei qualcosa da ridire! Ammette a se stessa, costringendosi però a mordersi la lingua per far sì che il ragazzo si possa sentire effettivamente a suo agio con le proprie scelte a riguardo. L'albero è per casa sua, dopotutto, tu che c'entri? Si accovaccia per arrivare alla prima fila di ramoscelli, con le ginocchia che finiscono a terra, patendo il freddo per i primi istanti. « Ma i termosifoni sono accesi? » Domanda Olympia, prima di lanciare un'occhiata al pannello del termostato. Scuote la testa, notando per un istante che la temperatura segnata è di 17 gradi e, con un leggero movimento di polso, la manopola si gira e va a segnare il numero 23. Come minimo. « Un altro punto da aggiungere alla già lunghissima lista "Come fate ad abitare in questa casa ed essere ancora vivi?" » Ridacchia non appena Chewie le riporta un ramoscello - per cui lancia un'occhiata incuriosita al moro - prima di lanciarglielo a sua volta. « Allora, stavo pensando no..che vuoi fare il giorno d- » Non fa in tempo a finire la frase che quel subdolo di un Paciock la colpisce, richiamandone l'attenzione. « Ma che? » Si guarda il vestito, riscoprendo sopra il tessuto delle piccole particelle bianche, al tatto fredde e bagnate. « Non solo mi colpisci a tradimento, per di più di spalle. NO. Trasformi anche in neve le decorazioni, che ho preso per te, distruggendole irrimediabilmente. » Scuote la testa, rialzandosi, con le mani che scivolano ai fianchi mentre si guarda intorno. Con un movimento di bacchetta e un Evanesco non verbale, il divano magicamente scompare, lasciando cadere il moro con le spalle a terra. Senza pensarci due volte, trasforma due poveri Stormtrooper in due palle di neve. « Io che volevo parlare del tuo compleanno, povera scema. » Lo colpisce sulla pancia con entrambe le armi, ridacchiando. « Ti merito solo questo. » Dice prima di sgattaiolare via, verso il reparto notte, intrufolandosi dentro la prima porta che le capita a tiro. La stanza del delinquente numero 1.


    Edited by anesthæsia¸ - 27/12/2020, 19:18
     
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    Chew si fa corrompere prima che Piti riesca a tentare di accaparrarsene il favore. E' già sommerso dalle coccole di Lympy e non ha affatto intenzione di riceverne di meno. « E' la prima volta in vita tua che fai l'albero di Natale, Pan? », riesce a leggere una sottospecie di schernimento, motivo per cui risponde con una smorfia. «Diciamo che il mio talento principale consiste nel mettere il puntale.», lo dice come se fosse un compito di estrema maestria. Chiariamoci: Peter adora il Natale. C'è nato in mezzo, quindi figuriamoci. Solo che... Organizzare, sistemare, addobbare non è mai stato il suo forte. La sua famiglia lo sa: motivo per cui agli altri il compito di realizzare l'albero in tutto e per tutto, a lui quello di concludere con il puntale. E il mondo ha sempre continuato a girare. Mentre spiega l'importanza della sua mansione, Lympy aumenta la temperatura dei termosifoni - sì ma poi non senti caldo con quel vestito natalizio pesante, così per dire? - e mister Paciock si lagna: «Guarda, ti assicuro che si sta una pacchia in questa meravigliosa Fairy Oak numero due..», e soprattutto non c'è mai nessuno perché gli altri della Banda Bassotti stanno sempre in giro a commettere crimini. E' in quel momento che Piti ha l'idea di rinfrescare Olympia attraverso una vera e propria battaglia di palle di neve, nascondendosi poi dietro il divano che... Svanisce. «Ma è gioco sleal -», viene colpito da due pallottole che fanno più male di quelle vere. E' così, Olympia Potter? - si risveglia in lui uno spirito competitivo che Morgana ce ne scampi. « Io che volevo parlare del tuo compleanno, povera scema. », mi fai il regalo? - gli occhi si accendono di una luce scoppiettante prima di rendersi conto che Olympia sta scappando! - la insegue ma la porta della sua stanza si chiude tipo a doppia mandata. Mannaggia alle streghe più brillanti della loro età! Il nostro povero Peter non se ne potrà mica uscire con un Alohomora da quattro soldi... Figuriamoci. Come minimo ci vorrebbe un Bombarda, evento che però distruggerebbe il legno della porta della sua cameretta. E poi Judah Carrow gli farebbe la solita tiritera. «Molto comodo fuggire di fronte alle proprie responsabilità!», la porta su una questione morale - anche se profondamente incoerente, dato che lui per primo si è nascosto dietro il divano neanche due minuti fa. Comunque. Inizia a raccontare dei tormenti del povero Chew separato dalla sua rossa preferita, legge da Wiznet un passo di Rapunzel - sciogli la tua treccia, te ne prego! -, inizia a bussare creando un ritmo stile beatbox. Niente. Non resta che tornare alla vecchia maniera. E cioè fare il giro: esce di casa e arriva alla rispettiva finestra - dove ovviamente la rossa lo sta aspettando. Inizia a fare dei gesti tipo it's very cold outside e, poi, inizia a scrivere una frase al contrario sulla finestra, sfruttando le goccioline di condensa - sei bellissima, mi apri? -, ruffianeria portami via.
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    Ma anche tanta verità. «Iniziavo a temere che mi avresti lasciato a congelare fuori.», borbotta nel momento in cui gli viene aperto e si arrampica sul davanzale, lasciandosi cadere sul pavimento della stanzetta. Credevi che la guerra fosse finita? - in battaglia tutto è lecito. E infatti Peter adesso le lancia neve vera, raccolta poco prima che la finestra venisse spalancata. «Un ingegno smisurato per il mago è dono grato.», afferma, paragonando il proprio colpo basso ad un esempio di illustre intelligenza. Subito dopo si avvicina alla parete dove è poggiata una Lympy ingannata. «L'ho fatto perché, sai, credo la mia presenza basti a riscaldarti.», conferma, avvicinando la mano al muro e bloccandola in quella posizione. Con l'altra mano, invece, servendosi del mignolo, va a scostarle i capelli dal viso.
     
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    «Molto comodo fuggire di fronte alle proprie responsabilità!» Le spalle poggiate contro la porta della stanza di Peter, il petto che fa su e giù, tornando lentamente alla normalità dopo quella piccola corsetta domestica e la testa che viene scrollata più e più volte nell'ascoltare la trafila di inutili scuse che il Paciock prova ad elencare. « Spiegaglielo che è tutta colpa della tua insolenza se ora si ritrova ad essere separato dall'unica e sola rossa del suo cuore. » Ribatte, ritrovandosi a ridacchiare subito dopo nell'assistere al suo decantarle anche pezzi di Rapunzel, a cui risponde che non ha i capelli abbastanza lunghi, con tanto di un falsissimo "Mi dispiace!" Poi, improvvisamente, il silenzio. Tanto strano quanto sospettosa è la faccia che assume la rossa, con la bacchetta alla mano che si infila nella fessura che si apre quando schiude la porta per vedere dove sia effettivamente finito il ragazzo. Niente, l'unico rumore che avverte è il ronfare di Chew dalla sala, caduto evidentemente tra le braccia di Morfeo. Non ci mette molto a capire qual è il piano geniale di Peter, che ha deciso di uscire per fare la scena di quello duro, che può resistere benissimo anche al freddo e al gelo. Così si porta alla finestra, con le sopracciglia inarcate nel guardarlo destreggiarsi tra un'esibizione attoriale e l'altra. Scuote la testa, dicendosi poco convinta delle sue interpretazioni, seppur sia effettivamente preoccupata che possa morire congelato, vista la spessa coltre di neve che si è andata posando su tutta Hogsmeade. Così sta per aprirgli, senza pensarci oltre, quando lui prende a scrivere sul vetro, lasciandola lì a sorridere come un'emerita cretina. Perché in fondo quei momenti la imbarazzano quanto la riempiono di un'immotivata felicità che la colloca in una di quelle bolle piene di tranquillità e pace con il mondo. « Ovviamente le sviolinate non hanno sortito effetto. Semplicemente non potevo lasciare orfano di padre il mio tesoro. » Fa una smorfia, arricciando le labbra mentre lui risale il davanzale e la colpisce nuovamente, stavolta con della neve fresca. Indietreggia, presa alla sprovvista, la bacchetta che cade chissà dove, rotolando sotto il letto e le dita che corrono al petto, lì dove il tessuto del vestito è completamente fradicio. « Devo essermi persa il passaggio dell'ingegno smisurato nel tuo caso. » Borbotta sarcastica, con le spalle ormai al muro. «L'ho fatto perché, sai, credo la mia presenza basti a riscaldarti.» Un ribadire che è un grandissimo pallone gonfiato le risale la gola ma quando alza gli occhi, lui è fin troppo vicino e lei si ritrova a deglutire. Segue il movimento del suo mignolo, a labbra schiuse. « E' questa la tua gran mossa? » Si ritrova a commentare, più per non lasciargli lo sfizio di avere l'ultima parola che altro. « Fossi in te, rivedrei qualcosina onestamente. » Sorride, l'indice che si sposta lungo il suo petto con fare disinvolto, prima di salire in punta di piedi, la schiena che scivola contro il muro e i nasi che si scontrano per qualche secondo prima di baciarlo. E c'è un repentino cambio d'atmosfera, dal gelo della neve al caldo che sprigiona quell'incontro di labbra, le dita che si stringono contro il tessuto della felpa, per poi infilarsi al di sotto, risalendo la schiena nuda. Si stacca giusto qualche secondo, lo fissa mentre riprende fiato e poi lo aiuta a togliersi la maglia, la testa completamente vuota, quando dall'altra stanza prende a propagarsi una musica. « Cosa..? » Si irrigidisce subito, lasciando andare la presa e guardando verso la porta socchiusa. « Sono tornati i tuoi coinquilini? » Domanda a mezza bocca per poi sgusciare via, controllando di essere effettivamente in ordine, per poi sbucare in sala. Lì dove Chew si è seduto sul telecomando della radio e ha fatto partire una canzone a caso. « Sembra che non approvi molto eventuali impennate di temperatura. Un sabotatore nato! » Ridacchia nel carezzargli la testolina, per poi avvicinarsi allo stereo e cambiare traccia fin quando non trova una che le vada a genio. Allunga poi una mano verso di lui, cominciando ad ancheggiare in maniera ridicola. « Mi concedi questo ballo? »
     
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    « Ovviamente le sviolinate non hanno sortito effetto. Semplicemente non potevo lasciare orfano di padre il mio tesoro. », a Peter viene subito da dire qualcosa tipo 'guarda, non ci crede nessuno', ma se la risparmia perché è sicuro che, di lì a breve, farà anche peggio. Quindi meglio non rincarare la dose in partenza. « Devo essermi persa il passaggio dell'ingegno smisurato nel tuo caso. », il Grifondoro quasi non la sta a sentire, avanza senza paura e le è di fronte, il mignolo che le scosta i capelli e l'altra mano a un palmo dal suo viso, sulla parete fredda. «Pensi di saper fare di meglio?», domanda, proprio nell'esatto istante in cui lei lo sorprende facendo effettivamente di meglio. Lo bacia. Peter chiude gli occhi e affonda la mano tra i suoi capelli morbidi, percorrendo poi l'arco della schiena di Lympy e spingendosi sempre più in basso, sino all'elastico dei jeans. Nel frattempo le bacia il collo lentamente, arrivando al lobo dell'orecchio che mordicchia malizioso. «Dici dovremmo fermarci?», propone, col solo scopo di stuzzicare per andare avanti sempre di più, finché... « Sono tornati i tuoi coinquilini? », Peter è a petto nudo e con qualche altro problema momentaneo. «Zip è coi fratelli, Spike... Boh tipo da s...», rimane un attimo interdetto, perché potrebbe realmente trattarsi di lui. E' andato a fare un po' di spesa ma non ha specificato quando sarebbe rientrato. «Merda..», ed è subito mezza corsa a recuperare la felpa e la tranquillità, per quanto non sia semplice in un frangente come quello. « Sembra che non approvi molto eventuali impennate di temperatura. Un sabotatore nato! », Lympy lo precede in cucina, appurando l'ultima marachella di Chewbecca. Fra, ma che stronzo sei? Ne abbiamo parlato un sacco di volte, quando - e se - io e Lympy andremo nella mia stanza da letto, te devi fare il palo, non quello che interrompe, per Morgana... Ad ogni modo, la situazione è così buffa che non ha cuore di rimproverare quel maledetto stronzo disgraziato ma contemporaneamente dolcissimo amore suo di un carlino. La Potter sembra pensarla allo stesso modo, tanto che sceglie la prossima canzone e, da sorprendente ballerina, propone: « Mi concedi questo ballo? », mister Paciock si trova nel proprio territorio, per cui coglie al balzo l'occasione. Tuttavia, lascia che sia lei a guidare. Ride quando la vede dondolarsi giusto un po' fuori tempo. Segue quello stile aggiungendo qualche mossa robotica - le trova fighe, inutile tentare di dissuaderlo in merito. Poi, la solita genialata: sale sul divano e inizia a scuotere la testa a destra e a sinistra,
    invitando la Grifondoro a seguirlo. «Rockin' around the christmas tree..», le si avvicina e le sussurra all'orecchio le parole della canzone, facendole quasi perdere l'equilibrio sul cuscino posto dietro i suoi piedi. Alla fine agevola la caduta, così che Olympia si ritrovi praticamente distesa, e lui esageratamente vicino. Continua a sussurrarle all'orecchio la canzone da lei scelta, mettendoci un po' del suo stile a metà tra il pop e il rock. Si stacca soltanto per arrivare allo stereo e far partire la canzone successiva - in perfetto mood anni ottanta, uno dei suoi gruppi preferiti. «Allora, Potter, dov'è il tuo spirito competitivo? Siamo a zero con l'albero. Tu facciata anteriore, io quella posteriore - ti lascio immaginare perché e, no, la risposta non è: preferisco mostrare agli ospiti il tuo lato, inizia a disporre alcune palline a tema Star Wars, i movimenti sempre in linea col ritmo della canzone. «Per caso ti va di restare poi a cena, tipo?», lui la butta lì. E poi, di una cosa è sicuro: niente coinquilini quella sera. Tutti meravigliosamente impegnati.

    Lo so che la gif non c'entra niente, ma il mood è quello.


     
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    Ne era certa, Peter non la lascia lì da sola, a ballare come una cretina, ma si appresta ad unirsi a lei, dando uno dei suoi migliori spettacoli, com'era prevedibile. Salta sul divano e via con la danza epilettica, invitandola ad unirsi a lui. Stranamente non se lo fa ripetere due volte la rossa: si toglie le scarpe e lo segue, stendendo le braccia verso il cielo prima di portarsi una mano, chiusa a pugno, davanti alla bocca per continuare a cantare quella che è, a tutti gli effetti, una delle sue canzoni natalizie preferite. E' talmente presa a saltare su e giù, cantando come meglio le riesce - perché non ho bevuto prima? Al karaoke sembro sempre Maria Callas dopo qualche bicchierino di tequila - che non si accorge della mossa in avanti di Peter, fa un passo all'indietro, il piede entra in fallo tra un cuscino e l'altro e, vabbè, è stato bello vivere per almeno vent'anni, pensiero fisso mentre cade all'indietro. Ma lui sicuramente è dotato di riflessi più pronti dei suoi e la salva dal rompersi l'osso del collo contro lo spigolo del divano. Spalanca gli occhi ritrovandoselo ad una spanna dal naso, lo stesso che usa per carezzare quello di lui mentre continua a cantare e lui sì che lo sa fare bene. La fa sorridere, mentre finge di essere una groupie pronta a strapparsi i capelli per lui. « Peter, Peter guarda me, mandami un bacio, TE NE PREGO! » Urla simulando un tono di voce stridulo e quasi nasale, con tanto di mani febbricitanti che si dimenano a mezz'aria. Poi lui cambia canzone e lei per qualche istante si irrigidisce lungo il divano e rimane così, per qualche istante, mentre lui si rialza per tornare verso l'albero, parlando di un qualcosa che effettivamente Olympia non ascolta davvero. Non ascolta quella canzone da due anni e ora si ritrova a sentirla con lui. This year, to save me from tears I'll give it to someone special. Sono forse quelle parole a farla risvegliare. « Mmh.. » si ritrova a confabulare mentre riappoggia i piedi a terra, sbattendo le palpebre verso di lui. « E se non è "perché so perfettamente che il tuo lato, rossa del mio cuore, risplenderà di luce propria!" sentiamo, per quale motivo io mi becco il davanti e tu il dietro? » Inarca un sopracciglio, lanciandogli un'occhiata divertita prima di arrivare forse ad un'altra conclusione e quindi alzarsi per andare verso di lui, con l'indice puntato contro il suo petto e due o tre spanne al di sotto di lui. « C'era per caso qualche doppio senso tra le righe, Paciock? » Sguardo truce che ha sempre dedicato sia a lui che a suo fratello nel ritrovarsi per puro caso nella stessa loro stanza quando si mettevano a parlare di ragazze. Poi l'indice scivola via lasciando spazio ad un piccolo "pat pat" assestato contro la sua felpa. « Perché mi sento in dovere di informarti che per certe cose dovresti proprio impegnarti. » Non sa nemmeno lei perché sta tirando così tanto la corda. Non è mai stata così provocatoria prima d'ora con lui, ma quel giorno c'è qualcosa nell'aria, qualcosa che la spinge ad essere più audace, sentendosi più libera e quasi meno impacciata. « Tipo, okay! Mi prepari qualcosa tu? » Sciabola le sopracciglia con fare eloquente mentre prende ad incantare alcune decorazioni che fluttuano a mezz'aria posizionandosi solo quando la punta della bacchetta gli indica loro la posizione. « Avrei proposto "Il lato peggiore cucina", ma mi sembrava più delicato non sottolinearlo. » Ridacchia, fissandolo tra le fronde dell'abete. « Comunque dato che prima mi hai interrotto, l'argomento "compleanno" si è bruciato automaticamente e quindi passerò al successivo, tanto spaventoso quanto da decidere abbastanza celermente. » Inarca un sopracciglio nell'incontrare i suoi occhi. « Capodanno. Idee? »
     
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